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L'ordinazione alle Donne non è possibile ne oggi ne mai (Documentazione ufficiale)

Ultimo Aggiornamento: 22/10/2017 16:26
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10/01/2014 12:15
 
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  La Parola:
«Il celibato sacerdotale, che la Chiesa custodisce da secoli come fulgida gemma, conserva tutto il suo valore anche nel nostro tempo»
(Paolo VI).
  

IDENTITÀ SACERDOTALE E CELIBATO TRA ORIENTE E OCCIDENTE
  

Philip Goyret, professore straordinario di ecclesiologia alla Pontificia Università della Santa Croce e vicedecano della stessa, ha tenuto recentemente nell’Ateneo romano una lezione-conferenza sul tema: Identità sacerdotale e celibato tra Oriente e Occidente nell’ambito degli incontri del terzo corso di aggiornamento per giornalisti.

Ha esordito dicendo che in Oriente c’è il presbiterato uxorato, mentre in Occidente, nella Chiesa latina, non esiste questa possibilità. Fino al Concilio di Trento non vi era l’obbligo ad essere celibi, anche se c’era una relazione di convenienza tra il celibato e il sacerdozio e i ministri venivano "reclutati" tra le persone mature e di provata fede anche tra gli sposati. Non esistevano i seminari, che vennero istituiti proprio con il Concilio di Trento per rendere più preparati coloro che si apprestavano a svolgere un ruolo così delicato per la salvezza delle anime. Nello stesso tempo il medesimo Concilio stabiliva definitivamente l’obbligo del celibato per i sacerdoti.

Treviso, 15.9.2007: ordinazione sacerdotale, da parte dell'ordinario locale mons. Andrea Bruno Mazzocato, ora arcivescovo di Udine, del religioso paolino don Stefano Stimamiglio.
Treviso, 15.9.2007: ordinazione sacerdotale, da parte dell’ordinario locale mons. Andrea Bruno Mazzocato,
ora arcivescovo di Udine, del religioso paolino don Stefano Stimamiglio (foto G. Giuliani).

Tale posizione venne ribadita dal Vaticano II nel decreto Presbyterorum ordinis (n. 16). E nel Codice di diritto canonico (n. 277) viene sottolineato che «i chierici sono tenuti all’obbligo di osservare la continenza perfetta e perpetua per il regno dei cieli, perciò sono vincolati al celibato che è un dono particolare di Dio mediante il quale i ministri sacri possono aderire più facilmente a Cristo con cuore indiviso e sono messi in grado di dedicarsi più liberamente al servizio di Dio e degli uomini».

Ciò che Goyret ha messo in evidenza è che l’origine di questo celibato sta nell’identità sacerdotale che si richiama direttamente a Cristo e in particolare a Cristo sacerdote e vittima. Concetti, questi, che coincidono in quanto, nel Sacramento dell’ordine, è insito il sacrificio di Cristo che si autodona in modo totale, esclusivo e per sempre. La stessa dignità ha il Sacramento del matrimonio cristiano dove esistono le stesse caratteristiche di autodonazione esclusiva e totale dei coniugi l’uno per l’altro.

«Il celibato sacerdotale – ha detto il prof. Goyret – si richiama al rapporto sponsale di Cristo con la Chiesa. Vi è presente quindi quell’elemento escatologico che il presbitero deve testimoniare con la sua vita di come saranno le cose dopo, perché nell’al di là non ci saranno più uomini e donne che si sposano».

L'abside della chiesa di santa Maria assunta (sec. XVII) di Civita (Cosenza), Eparchia di rito greco-cattolico di Lungro.
L’abside della chiesa di santa Maria assunta (sec. XVII) di Civita (Cosenza), 
Eparchia di rito greco-cattolico di Lungro (foto A. Giuliani).

Il relatore ha messo in evidenza che le origini teologiche del celibato risalgono direttamente alla Scrittura e al Vangelo (Mt 19, 11-12): «Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

Nelle ultime battute Goyret ha sottolineato l’importanza e la sacralità del celibato anche per la Chiesa d’Oriente, dove il vescovo deve essere necessariamente celibe e dove, una volta ordinato, il sacerdote non può più sposarsi. D’altra parte, pur potendosi sposare prima di essere ordinati, «il celibato dei presbiteri – recita così il Catechismo della Chiesa cattolica – è in grande onore presso le Chiese orientali e numerosi sono i presbiteri che l’hanno scelto liberamente per il regno di Dio».

Ma chi potrà mai proteggere il dono meraviglioso del celibato nel sacerdozio? Ritengo, più che mai, l’affidamento alla Vergine Maria.

Carlo Mafera,
Roma
  

In merito alla problematica sollevata dal lettore, si consiglia la lettura, oltre che della Sacerdotalis caelibatus (1967) di Paolo VI, di: N. Pederzini, Solo Tu, Esd 2009, pp.190, € 10,00 





  

ORDINAZIONE DELLE DONNE? «NO, NON È TRA LE QUESTIONI RIFORMABILI»

28/01/2015  Lo spiega con chiarezza Stella Morra, vice-presidente delle teologhe italiane a FC : "È sbagliato dire che le donne nella Chiesa per contare di più devono essere come gli uomini, cioè avere il sacerdozio. Non è una questione di potere né di quote rosa".

Nella Chiesa cattolica l’ordinazione delle donne e tantomeno la consacrazione delle donne vescovo non è possibile. Lo dice con chiarezza Stella Morra, vice-presidente delle teologhe italiane e docente alla Pontificia università Gregoriana e al Pontificio ateneo Sant’Anselmo: “Non è tra le questioni riformabili”. 

Perché?
“Lo esclude la Lettera apostolica di Giovanni Paolo II, Ordinatio sacerdotalis, del 22 maggio 1994 sull'ordinazione sacerdotale riservata soltanto agli uomini. Qui troviamo esposte in maniera precisa ed esauriente le ragioni teologiche sulle quali il Magistero pontificio basa l'esclusione delle donne dal sacerdozio ministeriale. Per ora vale questo testo”.

E in futuro?
“Può darsi che si possa tornare sulla questione. Ma per ora la questione è chiusa dal punto di vista formale. Inoltre c’è il n. 1577 del catechismo della Chiesa cattolica che risponde così alla domanda su chi può ricevere l’ordine sacro: “Riceve validamente la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile. Il Signore Gesù ha scelto uomini per formare il collegio dei dodici Apostoli, e gli Apostoli hanno fatto lo stesso quando hanno scelto i collaboratori che sarebbero loro succeduti nel ministero. Il collegio dei Vescovi, con i quali i presbiteri sono uniti nel sacerdozio, rende presente e attualizza fino al ritorno di Cristo il collegio dei Dodici. La Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta fatta dal Signore stesso. Per questo motivo l'ordinazione delle donne non è possibile”.

Quindi non è una questione di pari opportunità?
“Assolutamente no. Anzi è sbagliato dire che le donne nella Chiesa per contare di più devono essere come gli uomini, cioè avere il sacerdozio. Non è una questione di potere né di quote rosa, almeno se il ministero sacerdotale è inteso, come dovrebbe essere, come un servizio”.

Ma le donne devono contare di più nella Chiesa?
“Ripeto che non è una questione di spazi di potere. Va ripensato il ruolo della donna e va attuato il Concilio. Ma voglio ricordare che le donne hanno già una presenza molto fattiva nella vita della Chiesa. Il problema è che spesso il loro lavoro non appare nel volto pubblico della Chiesa. Tuttavia limitarsi al dibattito sul sacerdozio femminile rischierebbe solo di fornire un alibi e poi di non risolvere niente”.



Concordiamo con quanto espresso dalla teologa tuttavia... tuttavia cerchiamo di chiarire una frase espressa nell'intervista e che potrebbe generare FALSE PROSPETTIVE    dice la teologa: 
E in futuro?
“Può darsi che si possa tornare sulla questione. Ma per ora la questione è chiusa dal punto di vista formale."

RISPONDIAMO: NO! assolutamente NO! non esiste un punto di vista formale ed uno informale senza compromettere l'intera dottrina....  è un punto NON riformabile! non c'è alcun "può darsi che...." il fatto che si possa tornare sulla questione sarebbe solo per riaffermare la posizione irriformabile della Chiesa. che non è affatto solo una questione FORMALE ma piuttosto altamente TEOLOGICA e DOTTRINALE, insomma è un dogma definitivo e non riformabile, punto! 
Insomma, famo a capisse....   si tratta di Famiglia S-Cristiana....... Se non lasciano aperta una porta... tradiscono il loro progressismo   





DIACONESSE, QUANDO RATZINGER E WOJTYLA SBARRARONO LA STRADA ALLE INIZIATIVE AMBIGUE

Diaconesse, quando Ratzinger e Wojtyla sbarrarono la strada alle iniziative ambigue
 
 
1. Da taluni Paesi sono pervenute ai nostri Dicasteri alcune segnalazioni di programmazione e di svolgimento di corsi, direttamente o indirettamente finalizzati all'ordinazione diaconale delle donne. Si vengono così a determinare aspettative carenti di salda fondatezza dottrinale e che possono generare, pertanto, disorientamento pastorale.


2. Poiché l'ordinamento ecclesiale non prevede la possibilità di una tale ordinazione, non è lecito porre in atto iniziative che, in qualche modo, mirino a preparare candidate all'Ordine diaconale.


3. L'autentica promozione della donna nella Chiesa, in conformità al costante Magistero ecclesiastico, con speciale riferimento a quello di Sua Santità Giovanni Paolo II, apre altre ampie prospettive di servizio e di collaborazione.


4. Le Congregazioni sottoscritte - nell'ambito delle proprie competenze - si rivolgono, pertanto, ai singoli Ordinari affinché vogliano spiegare ai propri fedeli ed applicare diligentemente la suindicata direttiva.


Questa Notificazione è stata approvata dal Santo Padre, il 14 settembre 2001.


Dal Vaticano, 17 settembre 2001


Joseph Card. Ratzinger
Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede


Jorge Arturo Card. Medina Estévez
Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti


Darío Card. Castrillón Hoyos
Prefetto della Congregazione per il Clero
 


Ecco chi erano le "diaconesse" nella Chiesa primitiva

La Commissione teologica internazionale ha studiato di recente la questione delle cosiddette “diaconesse” presenti nei primi secoli della Chiesa e ha appurato che non si trattava di donne che avessero ricevuto l’ordine sacro attraverso l’imposizione delle mani, ma di alcune incaricate in modo permanente a compiere determinati servizi, come ad esempio di istruire le donne catecumene (che avevano chiesto di ricevere il battesimo), di sorvegliare la porta durante la liturgia o servizi di carità.
In particolare avevano l’incarico di aiutare le donne a svestirsi e rivestirsi nella celebrazione del battesimo che a quei tempi si faceva per immersione.
Non va dimenticato che il termine “diacono” significa “servitore”.
Sant’Epifanio dice: “Quantunque ci siano nella Chiesa delle diaconesse, tuttavia non sono incaricate di servizi sacerdotali o per servizi simili, ma per sorvegliare sui buoni costumi delle donne”.
Di diaconesse parla anche San Paolo: “Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre: ricevetela nel Signore, come si conviene ai credenti, e assistetela in qualunque cosa abbia bisogno; anch'essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso” (Rm 16,1-2). Qui San Paolo parla di una donna che svolgeva funzioni di servizio all’interno della Chiesa.
Va ricordato che in antico c’erano anche delle sacerdotesse ed episcopesse, ma questi titoli designavano le mogli o le madri dei sacerdoti e dei vescovi, e non avevano alcun titolo di consacrazione. Per questo è insensata la pretesa di alcuni progressisti moderni che vorrebbero dare alle donne l'ordinazione diaconale e far compiere loro gesti liturgici.


 

ANCHE PAPA FRANCESCO DICE UN CHIARO "NO" AL SACERDOZIO ALLE DONNE   (alleluia!!)

dall'intervista sull'aereo che lo riportava dalla Svezia, qui la fonte ufficiale:

Adesso una domanda della televisione svedese: Anna Cristina Kappelin, di Sveriges TV.

Anna Cristina Kappelin:

Buongiorno. La Svezia, che ha ospitato questo importante incontro ecumenico, ha una donna a capo della propria Chiesa. Che cosa ne pensa? E’ realistico pensare a donne-preti anche nella Chiesa Cattolica, nei prossimi decenni? E se no, perché? I preti cattolici hanno paura della competizione?

Papa Francesco:

Leggendo un po’ la storia di questa zona, dove siamo stati, ho visto che c’è stata una regina che è rimasta vedova tre volte; e ho detto: “Questa donna è forte!”. E mi hanno detto: “Le donne svedesi sono molto forti, molto brave, e per questo qualche uomo svedese cerca una donna di un’altra nazionalità”. Non so se sia vero!... Sull’ordinazione di donne nella Chiesa Cattolica, l’ultima parola chiara è stata data da San Giovanni Paolo II, e questa rimane. Questo rimane. Sulla competizione, non so…

[domanda della stessa giornalista, fuori campo]

Papa Francesco:

Se leggiamo bene la dichiarazione fatta da San Giovanni Paolo II, va in quella linea. Sì. Ma le donne possono fare tante cose, meglio degli uomini. E anche nel campo dogmatico – per chiarire, forse per dare una chiarezza, non soltanto fare riferimento a un documento –, nella ecclesiologia cattolica ci sono due dimensioni: la dimensione petrina, che è quella degli apostoli – Pietro e il collegio apostolico, che è la pastorale dei vescovi – e la dimensione mariana, che è la dimensione femminile della Chiesa. E questo l’ho detto più di una volta. Io mi domando, chi è più importante nella teologia e nella mistica della Chiesa: gli apostoli o Maria, nel giorno di Pentecoste? E’ Maria! Di più: la Chiesa è donna. E’ “la” Chiesa, non è “il” Chiesa. E’ la Chiesa. E la Chiesa sposa Gesù Cristo. E’ un mistero sponsale. E alla luce di questo mistero si capisce il perché di queste due dimensioni: la dimensione petrina, cioè episcopale, e la dimensione mariana, con tutto quello che è la maternità della Chiesa, ma in senso più profondo. Non esiste la Chiesa senza questa dimensione femminile, perché lei stessa è femminile.



 

[Modificato da Caterina63 02/11/2016 16:57]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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