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L'ordinazione alle Donne non è possibile ne oggi ne mai (Documentazione ufficiale)

Ultimo Aggiornamento: 22/10/2017 16:26
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11/09/2009 23:07
 
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Donne prete? No grazie!

 di Mario Palmaro

Periodicamente ritorna la richiesta di ordinare donne al sacerdozio. La Chiesa si è pronunciata definitivamente per il no. Spieghiamo perché. Ma qualcuno, anche tra i cattolici, finge di non saperlo.

[Da "Il Timone" n. 21, Settembre/Ottobre 2002]

"Ordinare sacerdoti delle donne? Sarebbe la stessa cosa che celebrare messa con la Coca Cola". Il Cardinale Giacomo Biffi - cui notoriamente non fa difetto la schiettezza - usò una volta questa immagine colorita per liquidare senza troppe disquisizioni teologiche un punto fermo del Magistero cattolico di sempre: il sacerdozio e riservato agli uomini per volontà stessa di Cristo. Ma nonostante la tradizione ininterrotta in questo senso, e nonostante i ripetuti e definitivi interventi della Chiesa di Roma, ogni tanto l’argomento torna d’attualità sulle pagine dei giornali e sugli schermi televisivi. Nelle scorse settimane, ad esempio, ha fatto rumore la pittoresca iniziativa di un vescovo scismatico, tale Romulo Antonio Braschi, che a giugno ha "ordinato" - si fa per dire - sacerdoti sette donne cattoliche: quattro tedesche, due austriache e un’americana. La strana cerimonia si è svolta a bordo di una motonave in viaggio sul Danubio. Il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinal Joseph Ratzinger, è subito intervenuto con un "monito" di poche righe che contempla la sanzione della scomunica per le sette battezzate - salvo pentimento e pubblica ammissione dell’errore - e che chiarisce le idee all’opinione pubblica intorno alla questione delle "donne-prete".

L’avvenuta "ordinazione sacerdotale" - si legge nel documento di Ratzinger, che usa volutamente le virgolette nel definire il fatto contestato - è una vera e propria "simulazione di un sacramento e perciò invalida e nulla e costituisce un grave delitto contro la divina costituzione della Chiesa".

Un dibattito che dura da anni

Dunque, anche se si tratta di una carnevalata, essa è particolarmente grave non tanto per gli effetti che produce - che sono inesistenti - quanto per il danno arrecato alle anime di coloro che "giocano" con i sacramenti, disprezzandoli e suscitando scandalo presso i fedeli. Per intenderci: l’ordinazione di una donna è paragonabile al matrimonio fra due persone dello stesso sesso. Anche se la celebrazione si svolge secondo il rito previsto dalla Chiesa, non produce alcuna conseguenza per mancanza di un presupposto fondamentale.

Nonostante le parole di Ratzinger, è prevedibile che i cattolici sentiranno ancora parlare di "sacerdozio femminile", perché oggi nel mondo sono molti, cattolici e non, a "battersi" affinché la Chiesa cambi ciò che in realtà non è in suo potere cambiare.

Negli Stati Uniti opera da diversi anni una suora benedettina, Jhoan Chittister, che auspica l’introduzione del sacerdozio femminile da parte di Roma. La Catholic Theological Society of America il 6 giugno 1997 ha votato, con 216 sì, 10 astensioni e 22 no, un documento in cui si dice che "esistono seri dubbi sulla autorità della dottrina cattolica (che nega di avere il potere di ordinare donne sacerdote) sia sulle radici nella Tradizione".

Nei mesi scorsi, un’associazione di donne cattoliche messicane ha proposto l’ordinazione di donne come forma di "democratizzazione della Chiesa". In alcuni sinodi locali, donne cattoliche impegnate a vario titolo nella Chiesa sostengono la possibilità che la Chiesa "cambi idea". Negli anni Novanta, un importante porporato, a un giornalista che gli chiedeva se fosse favorevole alle donne prete, rispose: "Credo che se ne riparlerà nel prossimo millennio". Come dire: chi vivrà, vedrà... Vi sono poi teologi cattolici - docenti anche in facoltà pontificie, come ad esempio la Gregoriana di Roma - che ritengono infondata la dottrina cattolica secondo cui le donne non potranno mai accedere al sacerdozio.

La "capitolazione" degli anglicani

I primi a cedere alle lusinghe del mondo in questa materia sono stati gli anglicani - rispetto ai quali esiste peraltro il problema della validità di tutte le loro ordinazioni - che già a partire dagli anni Settanta discutevano animatamente se ammettere le donne al sacerdozio. Il 30 novembre 1975 Paolo VI scrisse una lettera all’arcivescovo di Canterbury Coggan, esortandolo a non erigere un nuovo ostacolo - oltre ai molti già esistenti - sul cammino verso l’unità dei cristiani. Purtroppo, nel 1992 il sinodo anglicano - sempre più terrorizzato dalla fuga di fedeli che ha colpito i protestanti inglesi - è capitolato e ha votato a favore delle ordinazioni femminili. li primo effetto della decisione è stata un’immediata fuga di sacerdoti e laici anglicani, intere parrocchie con il relativo clero, che hanno chiesto e ottenuto di farsi cattolici. Ma se Londra piange, Roma non ride.

Nel senso che anche fra i cattolici - come ammette esplicitamente Giovanni Paolo II nella sua Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis - "la questione è stata messa in discussione". Questo stato di cose indusse Paolo VI a incaricare la Congregazione per la Dottrina della Fede affinché si pronunciasse chiaramente in materia. Ne scaturì la Dichiarazione Inter Insignores, del 15 ottobre 1976, in cui veniva ribadita la dottrina tradizionale.

Cosa dice il Magistero

Secondo questa dichiarazione, la Chiesa ritiene di non avere il potere di ordinare donne al sacerdozio "per ragioni veramente fondamentali", che possiamo riassumere così:

a. l’esempio di Cristo, che scelse i suoi apostoli soltanto fra gli uomini;
b. la pratica costante della Chiesa, che ha imitato Cristo nello scegliere soltanto gli uomini;
c. il magistero della Chiesa, che ha costantemente ricondotto alla volontà di Dio l’esclusione femminile al sacerdozio.

La scelta di Gesù fu assolutamente libera e sovrana, così come scelse Pietro come primo Papa non certo per far contento il sindacato dei pescatori. Del resto, non fu ordinata sacerdote nemmeno Maria, Madre di Dio e della della Chiesa, a dimostrazione che l’esclusione delle donne non ne mortifica affatto la dignità e non dipende affatto da un livello di dignità inferiore. Semplicemente, dal fatto che uomini e donne sono diversi.

Un’ulteriore parola definitiva, che avrebbe dovuto chiudere ogni inutile discussione almeno fra i cattolici, è venuta da Giovanni Paolo II con la breve Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis, del 22 maggio 1994, nella quale si legge testualmente: "In virtù del mio ministero di confermare i fratelli, dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa". Tale affermazione - spiegava la Congregazione per la Dottrina della Fede in una nota del 1995 - trova fondamento nella parola di Dio, si deve considerare appartenente al deposito della fede, è proposta infallibilmente dal magistero ordinario ed esige un consenso definitivo, in quanto irreformabile. Ciò significa che nessun Papa e nessun collegio dei vescovi in futuro potrà modificare questa posizione. Foss’anche nel prossimo millennio.

Ricorda

"Chiamando solo uomini come suoi apostoli, Cristo ha agito in un modo del tutto libero e sovrano. Ciò ha fatto con la stessa libertà con cui, in tutto il suo comportamento, ha messo in rilievo la dignità e la vocazione della donna, senza conformarsi al costume prevalente e alla tradizione sancita anche dalla legislazione del tempo. Pertanto, l’ipotesi che egli abbia chiamato come apostoli degli uomini, seguendo la mentalità diffusa al suoi tempi, non corrisponde affatto al modo di agire dl Cristo". (Giovanni Paolo II, Mulieris dignitatem, n. 26).

Bibliografia

Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis, 1994.
Giovanni Paolo II, Lettera apostolica, Mulieris dignitatem, 1988.
Paolo VI, Rescritto alla lettera di Sua Grazia il Rev.mo dott. F.D. Coggan, Arcivescovo di Canterbury, sul ministero sacerdotale delle donne, 1975.
Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Inter Insignores circa la questione dell’ammissione delle donne al sacerdozio ministeriale, 1976.

Il Timone


Ma leggiamo il Catechismo 

I tre gradi del sacramento dell’Ordine

1554 « Il ministero ecclesiastico di istituzione divina viene esercitato in diversi ordini da quelli che già anticamente sono chiamati Vescovi, presbiteri, diaconi ». 169 La dottrina cattolica, espressa nella liturgia, nel Magistero e nella pratica costante della Chiesa, riconosce che esistono due gradi di partecipazione ministeriale al sacerdozio di Cristo: l’Episcopato e il presbiterato. Il diaconato è finalizzato al loro aiuto e al loro servizio. Per questo il termine « sacerdos » – sacerdote – designa, nell’uso attuale, i Vescovi e i presbiteri, ma non i diaconi. Tuttavia, la dottrina cattolica insegna che i gradi di partecipazione sacerdotale (Episcopato e presbiterato) e il grado di servizio (diaconato) sono tutti e tre conferiti da un atto sacramentale chiamato « ordinazione », cioè dal sacramento dell’Ordine:

« Tutti rispettino i diaconi come lo stesso Gesù Cristo, e il Vescovo come l’immagine del Padre, e i presbiteri come senato di Dio e come collegio apostolico: senza di loro non c’è Chiesa ». 170

….

L’ordinazione dei diaconi – « per il servizio »

1569 « In un grado inferiore della gerarchia stanno i diaconi, ai quali sono imposte le mani “non per il sacerdozio, ma per il servizio” ». 191 Per l’ordinazione al diaconato soltanto il Vescovo impone le mani, significando così che il diacono è legato in modo speciale al Vescovo nei compiti della sua « diaconia ». 192

1570 I diaconi partecipano in una maniera particolare alla missione e alla grazia di Cristo. 193 Il sacramento dell’Ordine imprime in loro un sigillo (« carattere ») che nulla può cancellare e che li configura a Cristo, il quale si è fatto « diacono », cioè servo di tutti. 194 Compete ai diaconi, tra l’altro, assistere il Vescovo e i presbiteri nella celebrazione dei divini misteri, soprattutto dell’Eucaristia, distribuirla, assistere e benedire il Matrimonio, proclamare il Vangelo e predicare, presiedere ai funerali e dedicarsi ai vari servizi della carità. 195

1571 Dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa latina ha ripristinato il diaconato « come un grado proprio e permanente della gerarchia », 196 mentre le Chiese d’Oriente lo avevano sempre conservato. Il diaconato permanente, che può essere conferito a uomini sposati, costituisce un importante arricchimento per la missione della Chiesa. In realtà, è conveniente e utile che gli uomini che nella Chiesa adempiono un ministero veramente diaconale, sia nella vita liturgica e pastorale, sia nelle opere sociali e caritative « siano fortificati per mezzo dell’imposizione delle mani, trasmessa dal tempo degli Apostoli, e siano più strettamente uniti all’altare, per poter esplicare più fruttuosamente il loro ministero con l’aiuto della grazia sacramentale del diaconato ». 197

Chi può ricevere questo sacramento?

1577 « Riceve validamente la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile [“vir”] ». 206 Il Signore Gesù ha scelto uomini [“viri”] per formare il collegio dei dodici Apostoli,207 e gli Apostoli hanno fatto lo stesso quando hanno scelto i collaboratori 208 che sarebbero loro succeduti nel ministero. 209 Il collegio dei Vescovi, con i quali i presbiteri sono uniti nel sacerdozio, rende presente e attualizza fino al ritorno di Cristo il collegio dei Dodici. La Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta fatta dal Signore stesso. Per questo motivo l’ordinazione delle donne non è possibile. 210






[Modificato da Caterina63 02/08/2016 23:01]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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