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Davanti al Protagonista di Joseph Ratzinger e il Gesù di Nazareth in CD Mp3

Ultimo Aggiornamento: 13/04/2012 12:27
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sabato 12 settembre 2009

“Cuore semplice e riservato”. Don Alessandro Galeotti parla di Ratzinger e dei Suoi scritti.

Intevista a don Alessandro Galeotti, il collaboratore di Rinascimento Sacro che sta curando per Cantagalli la collana benedettiana "Strumenti per la Riforma".



di Elisa Manieri

L'Editore Cantagalli ha pubblicato recentemente una raccolta di scritti del Cardinal Joseph Ratzinger sulla liturgia dal titolo “Davanti al Protagonista”. Per tracciare le fila del percorso spirituale che ha portato Sua Santità Benedetto XVI a regalare al lettore, ancora una volta, una visione dell’assoluta bellezza di Cristo, abbiamo intervistato Don Alessandro Galeotti, Direttore della collana Strumenti per la Riforma. Don Alessandro sottolinea il significato della riflessione liturgica dell’Autore, che in questo libro “sonda la profondità della domanda umana e la tenera maternità della Chiesa” non sfuggendo alle critiche ma affrontandole “con un coraggio che i più troveranno impensabile, tanto è vero che il primo testo della raccolta definisce la Chiesa come una Compagnia che ha necessità di riforma, sempre e in profondità”.

Di cosa parla Sua Santità Benedetto XVI, nel nuovo volume pubblicato dalle Edizioni Cantagalli?
“Il volume “Davanti al Protagonista” raccoglie scritti ed interventi del cardinal Joseph Ratzinger sulla Chiesa e sulla liturgia. È un percorso che, come sempre fa il papa, non parte da luoghi comuni e non si afferma grazie al consenso, ma entra, con la profonda semplicità tipica dell’Autore, nella natura dell’argomento. Ovviamente quando si parla di liturgia, non si può dimenticare che essa ha una duplice fonte: il senso religioso dell’uomo, che attinge all’esperienza elementare di desiderio, e la tradizione potente della Chiesa che viene incontro alla nostra libertà abbracciandola”.

Spesso definite letture complicate, affini alla filosofia e alla teologia, cosa significa secondo lei, leggere i testi scritti dal Papa?

“La realtà in genere smaschera i luoghi comuni. Gli scritti del professor Ratzinger prima, poi del cardinale e infine di Benedetto XVI non sono mai “complicati”: il cuore semplice di un uomo riservato, ma sensibile al bello e al dramma dell’uomo, avendo attraversato anche epoche tragiche come il secondo conflitto mondiale, parla proprio per essere compreso, con una semplicità e un’apertura di speranza impressionanti. La filosofia e la teologia in fondo sono l’esperienza normale delle nostre giornate: di fronte alla nascita di un figlio, alla morte di un amico, alla estenuante quotidianità o al contraccolpo, di fronte agli occhi della donna amata, ogni uomo fa filosofia e teologia, si interroga sul proprio Destino, sul proprio significato. È quello che la banalizzazione del quotidiano tenta di farci dimenticare, ma che risulta insopprimibile. Ratzinger ha una lettura chiara, che non parte da dogmatismi, ma proprio dall’esperienza elementare di ciascuno”.

Come Direttore di una collana religiosa, in base a quali parametri sceglie i testi da editare?
“La caratteristica dell’epoca contemporanea è quella della confusione: dentro e fuori la Chiesa, nella cellula familiare come in un orizzonte più ampio, quello sociale, e quello delle relazioni tra culture che oggi inesorabilmente si incontrano, a livello globale. A questa confusione si cerca di rispondere inventandosi una solidità che non si riesce a ritrovare e creando una irenica tensione ad un futuro senza radici, parlando di progresso, ma senza mai definire una meta (mi viene in mente la celeberrima battuta di un film con Totò e De Filippo: “per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?”). Da qualche decennio anche nella Chiesa si è affermata la stessa dinamica, cercando un progresso per se stesso, proprio mentre si cercava di cancellare le radici della Tradizione che ci ha generato, avendo come oggetto un uomo perfetto, che non esiste, obliando la stanchezza e il limite del singolo e della comunità. E così gli uomini entrano in chiesa e non trovano Dio, ma un bel discorso sociologico, spiritualista o moralista, che non interessa il cuore, né aggiunge nulla alla congerie di informazioni che già ci piovono addosso. La collana “Strumenti per la Riforma” nasce proprio da questa necessità di sviluppare una riflessione sul cuore dell’esperienza cristiana: Cristo che si è fatto uomo per farci incontrare il Padre. Non è venuto a risolvere i problemi, ma il dramma umano. Parafrasando un celebre libro (“Il dramma dell’umanesimo ateo”), credo ci si trovi davanti alla “farsa di un Cristianesimo ateo”. Ma negli ultimi decenni sono sorti autori che impongono una seria riflessione sul fatto liturgico, riflessione che dopo il Concilio non fu affrontata imponendo un cambiamento (che era necessario), ma che si è rivelato ideologico e devastante”.

Quanto è importante leggere nella cultura cattolica?
“Uno degli strumenti per cui si afferma una cultura e si tramanda con speranza è proprio la lettura. Purtroppo oggi la cultura cattolica è nel popolo una chimera: allo studio e all’acribia nella riflessione, si è sostituita la discussione. Certo, è sempre più evidente una domanda di ‘sacro’ nelle librerie. In fondo è una domanda di verità su se stessi, che a volte però ottiene solo risposte volgari”.

Editate testi religiosi non legati al Cristianesimo?
“L’editrice ha evidentemente una consuetudine cattolica, ma questo non vuol dire necessariamente sacra o religiosa, ma propriamente universale: ci interessa l’uomo. Crediamo che la modalità più intelligente e appassionata per questo sguardo sia proprio quello della Chiesa cattolica. Ma parliamo a questo uomo e in questa società, per esempio, ha avuto un ottimo successo un piccolo testo sul dr. House, vero fenomeno delle fiction di questi anni”.


SOTTO TORCHIO

Libro e autore preferito
Graham Greene, “Il potere e la gloria”

Il libro da consigliare ai lettori
Joseph Ratzinger, “Davanti al Protagonista”

Ultimo libro letto
François Trochu, “Il curato d’Ars” e Romano Amerio “Stat veritas”

Leggere è
Conoscenza, e la conoscenza è sempre un avvenimento



Fonte Sienalibri



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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01/11/2009 13:53
 
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Joseph Ratzinger/ Benedetto XVI, “Davanti al protagonista. Alle radici della liturgia”



di Roberto De Mattei.


L’impulso dato alla liturgia romana dal Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI non si esprime solo nel numero crescente di messe tradizionali celebrate in ogni parte del mondo, ma anche nella inaspettata fioritura di scritti e articoli che di quel rito motivano e diffondono le ragioni.Tra i testi apparsi nelle ultime settimane, il primo da ricordare è il volume di Joseph Ratzinger/ Benedetto XVI, “Davanti al protagonista. Alle radici della liturgia”, pubblicato da Davide Cantagalli, una raccolta di contributi apparsi tra il 1977 e il 2005, che ci permette di avere un quadro unitario del pensiero del Papa in tema di liturgia.

Alcuni testi sono tratti da opere note, come
l’Introduzione allo spirito della liturgia (2001), ma altri preziosi perché di difficile reperimento, come la prefazione all’edizione francese del libro di mons. Klaus Gamber, “La Réforme liturgique en question (1992)”, e la conferenza presso l’abbazia di Fontgombault nel corso del convegno sulla liturgia che si tenne dal 22 al 24 luglio 2001.Quest’ultimo convegno internazionale, a cui il cardinale Ratzinger partecipò per tre giorni, aprendo e chiudendo i lavori, costituisce un passaggio chiave della “svolta liturgica” degli ultimi anni. Un attivo e colto parroco romano, don Roberto de Odorico, ha annunciato come imminente la pubblicazione integrale degli atti dell’incontro, già apparsi in lingua inglese e francese, con il titolo “La Questione liturgica”.

Altre iniziative vanno segnalate.La prima è la stampa degli atti del convegno, tenutosi a Roma, dal 16 al 18 settembre 2008, su il Motu Proprio Summorum Pontificum, “Una ricchezza spirituale per tutta la chiesa” a cura del padre domenicano Vincenzo M. Nuara. Il volume, che vede la partecipazione di relatori come Nicola Bux, Manfred Hauke, Michael Lang, Camille Perl, Massimiliano Zangheratti, è aperto da una lettera di mons. Guido Pozzo, segretario della Pontificia commissione “Ecclesia Dei” e da una presentazione di padre Giovanni Cavalcoli, anch’egli teologo domenicano. Alla casa editrice che lo stampa, Fede e Cultura, si deve, in questi stessi giorni, la pubblicazione del volume “Liturgia fonte di vita” di don Mauro Gagliardi, con prefazione dell’arcivescovo Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il clero.

In occasione del primo anniversario del Motu proprio pontificio, le suore francescane dell’Immacolata, di Città di Castello, ristamparono da parte loro il volumetto “La Santa messa” di dom Prosper Guéranger, l’abate di Solesmes che restaurò il Rito romano nel XIX secolo. Oggi, le stesse benemerite claustrali francescane propongono un altro libricino sullo stesso tema: “
Questa è la Messa”, di Henri Daniel Rops il celebre storico e accademico di Francia.

Il testo è stato tradotto, e in alcuni punti rimaneggiato, dall’edizione in lingua inglese, che apparve negli Stati Uniti, nel 1958, con una ampia prefazione dell’arcivescovo Fulton Sheen.L’opera appare tanto più significativa in quanto Daniel Rops – il cui nome è stato recentemente ricordato anche da Benedetto XVI nel suo
Gesù di Nazaret – non può essere ascritto al movimento tradizionalista o “ultramontano” francese. Scrittore cattolico di largo successo, di posizioni politiche e religiose “moderate”, egli dà voce in questa operetta fatta di riflessioni teologiche e di elevazioni spirituali, a quello che, fino alla riforma liturgica del 1969 era l’“unum sentire” della chiesa cattolica. Questo antico “unum sentire” sembra riaffiorare e prender corpo in un movimento che non è solo liturgico, ma anche teologico, per la stretta relazione che unisce fede e liturgia, secondo l’antica massima lex orandi, lex credendi.

A Fontgombault il cardinale Ratzinger toccò questo tema, sottolineando come l’idea teologica del sacrificio stesse divenendo estranea alla moderna liturgia, omologandola al Credo luterano. Per Lutero, infatti, parlare di sacrificio era “il più grande e più spaventoso abominio” nonché una “maledetta empietà”. Ma oggi, secondo il cardinale, una parte non trascurabile di liturgisti sembra praticamente giunta al risultato di dare sostanzialmente ragione a Lutero contro il Concilio di Trento.“Il nuovo illuminismo oltrepassa però di gran lunga Lutero (…). Ritorniamo al nostro quesito fondamentale: è giusto qualificare l’eucarestia come divin sacrificio o è questa una maledetta empietà? (…) La scrittura e la tradizione formano un tutto inseparabile, ed è questo che Lutero (…) non ha potuto vedere”.

Tutti i volumi che abbiamo citato ripropongono la medesima verità: il sacrificio della Messa non è un memoriale, o una semplice oblazione, come volevano i protestanti, ma un vero sacrificio, offerto da Cristo, sacerdote e vittima. Oggi si sente spesso parlare dell’eucaristia come “banchetto” o “cena”. Il rito romano antico non permette equivoci di sorta. Nulla meglio di esso esprime ciò che la messa è nella sua essenza: santo sacrificio. Il sacerdote che celebra la messa secondo il rito tradizionale non può ingannarsi a questo proposito. Nella liturgia romana si esprime, senza errori, la fede della chiesa cattolica sul sacramento dell’eucaristia.

Il nuovo movimento liturgico di cui Benedetto XVI ha più volte auspicato la nascita non è solo il ritrovamento della dimensione estetica della liturgia, sfigurata da chitarre e battimani nelle cerimonie ecclesiastiche.
Se la liturgia esprime la fede come il linguaggio esprime il pensiero, la rinascita liturgica non può che accompagnarsi a una rinascita dottrinale. Il rito antico si ripropone oggi in tutta la sua forza che deriva dal suo impianto teologico, dalla sua sacralità e dalla sua sobria bellezza.

In questo senso la ricchezza della liturgia latino-gregoriana è realmente la vera speranza della chiesa.Il secondo
convegno promosso da padre Vincenzo Nuara per celebrare il Motu Proprio Summorum Pontificum si aprirà a Roma il 17 ottobre presso l’Istituto del Buon Pastore e si preannuncia come un’importante tappa di questo movimento di rinascita ecclesiale.




© Copyright Il Foglio, 27 ottobre 2009. Tramite Raffaella di Papa Ratzinger Blog che, come sempre, ringraziamo.

Fraternamente CaterinaLD

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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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22/03/2012 17:05
 
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Professor Ratzinger ci parli della felicità. Raccolte in un volume le lezioni tenute negli anni Settanta alla Facoltà teologica del Triveneto


Raccolte in un volume le lezioni tenute negli anni Settanta alla Facoltà teologica del Triveneto

Professor Ratzinger ci parli della felicità

Rari e preziosi. Bastano due aggettivi per riassumere gli scritti di Joseph Ratzinger che le Edizioni Messaggero Padova e la Facoltà Teologica del Triveneto manderanno in libreria il prossimo 26 marzo nel volume Salvezza cristiana e storia degli uomini. Joseph Ratzinger con Luigi Sartori tra i teologi triveneti (1975-1976), a cura di Ermanno Roberto Tura e con la postfazione di Andrea Toniolo (Padova 2012, pagine 232). Il libro è incentrato su due incontri svoltisi a metà degli anni Settanta a Roana (Vicenza) su invito dell’Istituto di Cultura Cimbra, a cui parteciparono Luigi Sartori, esponente autorevole della teologia italiana e, come principale relatore, Joseph Ratzinger. Gli scritti del futuro Pontefice sono due. Il primo, La problematica “ad extra” per un dialogo con le culture (da cui è tratto il primo estratto che anticipiamo), è l’intervento che il professore tenne al primo convegno (2-3 aprile 1975), dedicato a «Salvezza cristiana tra storia e aldilà». L’altro, Alcune forme bibliche ed ecclesiali di “presenza” dello Spirito nella storia (secondo stralcio in basso), ripropone invece la lezione tenuta dal professor Ratzinger nell’aprile 1976, durante l’incontro «Spirito Santo e storia».

Credo che la storia dello sviluppo delle parole sia come uno specchio in cui leggere il progredire del pensiero umano. Il termine «felicità» ha sostituito progressivamente, nel sentimento e nel parlare comune fuori dell’area teologica, il termine classico di «salvezza». Ciò ha significato la perdita della pregnanza cosmica contenuta nel concetto cristiano di salvezza. Col termine «salvezza» era connotata la salvezza del mondo, entro la quale si realizza quella personale. Invece felicità, ora, riduce il contenuto della salvezza a una sorta di benessere individuale, a una «qualità» del vivere dell’uomo inteso come individuo; in questa prospettiva il «mondo» non viene considerato più per se stesso e globalmente, ma solo in funzione individualistica.
Si ha così un depotenziamento del contenuto teologico della salvezza. Se non che al termine «felicità» sta subentrando prepotentemente un altro termine più fortunato, vale a dire il termine «futuro». Questo termine per così dire, riabilita l’intenzione profonda che era nascosta nel termine «salvezza». La «felicità» fu intesa sempre più in senso autonomo e opposto, rispetto al «salvarsi l’anima».

Ma così l’uomo, affamato di piacere, chiuso nell’orizzonte ristretto dei suoi sogni immediati, ha cominciato a confrontarsi con gli altri, con i più fortunati e più felici di lui. Non potendo sopportare la presenza di altri uomini più felici di lui, ha cominciato a sognare e a lottare per un futuro di uguaglianza per tutti. L’ideale borghese non basta più, perché l’uomo non puo restare isolato, da solo; ha fame di una felicità totale, più grande.
Ritorna allora l’intenzione rivolta al mondo, alla salvezza del mondo, nel senso di operare un cambiamento del mondo, tale che offra condizioni per una felicità più piena per tutti. Il «futuro» pertanto assorbe nella sua utopia ciò che prima poteva evocare di senso e significato sia il termine «salvezza», sia il termine «felicità».
Futuro, ecco la nuova parola: il marxismo su di essa gioca la sua chance.

Nei confronti di questa storia dei termini, la teologia deve confessare di essersi lasciata compromettere nel processo di riduzione, di caduta, di perdita di senso nel genuino concetto biblico di salvezza. Duplice riduzione, anche in teologia: anzitutto privatizzazione e interiorizzazione della salvezza, che la riduce a problema della pura e semplice «salvezza dell’anima»; e poi adattamento al modello borghese, senso individualistico della salvezza.

Il risultato è che oggi la vera risposta della fede può essere oscurata da due parti. Dall’una parte, la memoria «eucaristica» dell’amore del Signore e della sua promessa viene cambiata in una memoria «pericolosa» (Bloch), strumento di una religione dell’invidia. Dall’altra parte, il cristianesimo può essere considerato come fattore di mantenimento della situazione attuale del mondo, privilegiante piccoli gruppi potenti.
Oggi, poi, si sentono voci di stanchezza e di rassegnazione anche da parte di coloro che hanno patrocinato il superamento dell’immobilismo e la radicale immissione nella «lotta per il nuovo». Il momento euforico della ragione tecnologica d’Occidente e della ragione rivoluzionaria d’Oriente sembra passato. Sta subentrando una crisi di stanchezza.
Occorre reagire. La teologia stessa deve aiutare l’uomo d’oggi a trovare possibilità, le più profonde e vere, di cambiamento del mondo. Una tale strategia deve essere nuova nel senso che sia capace di allargare e superare appunto i cerchi sia della razionalità tecnologica occidentale, sia della razionalità rivoluzionaria orientale. L’uomo non si accontenta più di un supplemento, di una aggiunta quantitativa di felicità; né di una semplice distribuzione più equa dei beni presenti. Egli domanda qualcosa di totale, di veramente nuovo, di più profondo.

Perciò, per comprendere e per rispondere a questa domanda radicale dell’uomo, a questa sua sete di felicità, la prima cosa da fare è di avere il coraggio di appellarsi a una «ragione totale», vale a dire a una ragione che non sia soltanto «produttiva», che non prenda la realtà come oggetto, ma che sia anche aperta all’ascolto del «tu», dell’amore, anche dell’amore eterno e della sua forza trasformatrice. Svegliare la ragione, perché non si addormenti nel dato, anche quello calcolato e prevedibile. Le sue «fortune» vengono anzi proprio da ciò che non abbiamo previsto!

(L'Osservatore Romano 23 marzo 2012)

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Quando sulla metro o sull’autobus vedo i ragazzi con le cuffiette e il lettore MP3 penso che ascoltino musica. Se le cuffiette le indossa un signore di mezza età in motorino penso stia ripassando la presentazione aziendale. Ma chissà quanti di loro inizieranno a farsi accompagnare dalle parole di Bendetto XVI su Gesù? La novità della Lev, la Libreria Editrice Vaticana è l’apertura al mercato multimediale. Da qualche giorno infatti è in libreria Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione di Joseph Ratrzinger- Benedetto XVI. La voce è quella calda e tranquilla del grande Ugo Pagliai. Una scelta molto felice, perché Pagliai interpreta perfettamente la semplice chiarezza dell’illustre autore. Un passo importante nella strategia editoriale della LEV che si appresta anche a pubblicare il primo E-Book nei prossimi giorni: la raccolta delle catechesi di Benedetto XVI.

Sotto la direzione di Don Giuseppe Costa, esperto professore di comunicazione ed editoria, salesiano e autore tra l’altro di diversi saggi sulla editoria religiosa, la Lev ha fatto il salto da “tipografia” di lusso per i testi ufficiali del Vaticano con l’aggiunta di pochi altri titoli, a vera e propria editrice con una strategia di mercato che permette ora alla editrice vaticana di essere sempre in prima fila in molti saloni internazionali. Certo avere tra gli autori Joseph Ratzinger è un grande vantaggio, ma la linea editoriale di Don Costa è soprattutto quella di offrire un catalogo ampio con molti titoli di diversi argomenti che possano accontentare un vasto pubblico di lettori. Il problema di fondo resta un po’ quello della distribuzione che se può contare sulle grandi case commerciali per i titoli di Benedetto XVI, soffre un po’ per gli altri autori. Intanto la proposta dell’ audiolibro per il secondo volume del Gesù di Papa Benedetto è una ottima proposta.

In molti paesi europei gli audio libri sono già realtà editoriali affermate e anche in Italia si comincia a capire che non è un prodotto destinato solo ai non vendenti. Per presentare l’opera martedì 17 aprile alle ore 17.30 presso la Radio Vaticana in Piazza Pia, 3 sarà proprio Ugo Pagliai a leggere dal vivo alcuni passaggi del libro del Papa. Oltre a Don Giuseppe Costa, Direttore della Libreria Editrice Vaticana ci sarà Franca Salerno della Radio Vaticana da anni la voce femminile più esperto nella resa radiofonica di testi di spiritualità. L’edizione è stata affidata alla Emons- audiolibri rappresentata da Flavia Gentili.

 

Ugo Pagliai

Ugo Pagliai, che con semplice eleganza presta la sua voce al Papa, è uno dei più grandi interpreti del teatro italiano. Noto al grande pubblico grazie alle sue interpretazioni in diversi sceneggiati televisivi degli anni settanta, nel 2000 ha diretto ed interpretato Giobbe di Karol Wotyla. L’audio libro, Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, letto da Ugo Pagliai si compone di un 1 cd MP3, versione integrale 9 ore e 53 minuti e costa meno 19, 90 euro.

 

 

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