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dal dialogo: SULLA CONFESSIONE del 20/06/2005

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2009 07:27
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13/09/2009 07:24
 
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Da: Soprannome MSNChisolm3 Inviato: 23/06/2005 8.53
Caro Teofilo, preciso e accurato come sempre, riguardo all'evoluzione (o consolidamento) della prassi penitenziale del corso della storia, tu dici:
 
Nella storia infatti non sempre la remissione dei peccati ha avuto la stessa forma di amministrazione, ed anche oggi coesistono diverse forme di remissione secondo il giudizio dell'autorità attuale. Ad esempio troviamo accanto alla confessione privata anche quella comunitaria. Oppure particolari forme di remissione durante gli anni giubilari.
 
Che io sappia, la "confessione comunitaria" è un rito penitenziale da non confondere col sacramento della riconciliazione che rimane nell'intimo incontro tra penitente e confessore. La sua origine, ma questo lo saprai meglio di me, è testimoniata nella Didachè:
 
Il giorno domenicale del Signore, riunitevi per spezzare il pane e rendere grazie, dopo aver inoltre confessato i vostri peccati...
 
Dunque, la valenza della cd "confesione comunitaria" è quella di rito collettivo, propedeutico, preparatorio a..., rito in cui il popolo di Dio si riconosce nella solidarietà del peccato condiviso per assicurarsi la solidarietà e l'efficiacia della grazia di Cristo, cioé del suo perdono. Poi, però, il peccato viene riconosciuto e rimesso in camera caritatis.
Tale perdono è individuale e, per prassi, non può esistere una seduta in cui ciascuno sbandiera i propri peccati per una assoluzione generale. Non tanto per una questione di pudore, quanto per l'unicità della salvezza operata da Cristo per ciascuno di noi.
 
Altra cosa è l'assoluzione in articulo mortis, data in circostanze speciali e particolari: es. i facchini che trasportano la macchina di S. Rosa per Viterbo, gli operai detti "sanpietrini" che si arrampicano sul Cupolone per manutenzione, i soldati prima di un'operazione rischiosa, dove non c'è il tempo sufficiente per la confessione auricolare particolare.
 
Mi permetto di specificare queste cose per evitare che la prassi della Chiesa venga fraintesa, specialmente se, a volte alcune persone sembrano vadano a cercare proprio quello: il fraintendimento.
 
Con la solita stima,
Chisolm
 

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 23/06/2005 11.10
Caro Chisolm......te la sentiresti di allungare in due parole la differenza fra la confessione comunitaria e la confessione privata?
 
Dai..fai questo regalo al Gruppo prima di prenderti le meritate ferie.........
 
Non devi mica farci un trattato, ma sul serio..puntualizzare solo alcuni punti fermi perchè ho notato che quando si parla di questo Sacramento, leggo che ci sono molte persone che non comprendono questa differenza........
 
a te la tastiera.........
 
Fraternamente caterina

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Da: Nylus Inviato: 23/06/2005 11.26
Questo messaggio è stato eliminato dal gestore o dall'assistente gestore.

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Da: Soprannome MSNChisolm3 Inviato: 23/06/2005 11.44
Cercherò di farlo il prima possibile.
Sono impicciatissimo col lavoro. Non è una fuga, ma una promessa.
Comunque, se tu lo avessi disponibile, c'è il volumetto specifico per ogni sacramento (edito da Paoline). Sono dei gioiellini perché in essi c'è tutto quel che serve per comprendere sia la parte rituale liturgica, sia la sostanza stessa del sacramento.
Per dei semplicioni come noi sono ottimi.
A proposito, poco fa a momenti mi investono. E sì che stavo andando solo al bar... Che però è vicino alla chiesa...
Avessero frainteso?
Chisolm
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Consiglia Elimina    Messaggio 82 di 98 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 23/06/2005 11.59
Bene Chisolm..la chiacchierata al telefono con te è sempre preziosa......e come ti dicevo conosco questi libricini e dovrei avere in casa questo sulla confessione........
 
Comprendo il tuo "fuggire" anch'io sono in partenza questo fine settimana.......e non potrò seguire i dialoghi, ma abbiamo validi collaboratori.......
Chiedo solo agli iscritti di avere PAZIENZA.se non ricevessero immediate risposte....questo è il periodo critico.......
 
Buon lavoro a tutti
 
Fraternamente Caterina

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Consiglia Elimina    Messaggio 83 di 98 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gestore Inviato: 23/06/2005 13.31
Presentazione della lettera apostolica in forma di "motu proprio" Misericordia dei su alcuni aspetti della celebrazione del sacramento della penitenza
 
Alle ore 11.30 di giovedì 2 maggio 2002, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si tiene la Conferenza Stampa di presentazione della Lettera Apostolica in forma di "Motu proprio" Misericordia Dei su alcuni aspetti della celebrazione del Sacramento della Penitenza.
Prendono parte alla Conferenza Stampa l’Em.mo Card. Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; l’Em.mo Card. Jorge Arturo Medina Estévez, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; S.E. Mons. Julián Herranz, Arcivescovo titolare di Vertara, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi.

 

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. JOSEPH RATZINGER

Che l'umanità abbia bisogno di purificazione e di perdono, è del tutto evidente in questa nostra ora storica. Proprio per questo il Santo Padre nella sua Lettera Apostolica Novo millennio ineunte ha auspicato fra le priorità della missione della Chiesa per il nuovo millennio "un rinnovato coraggio pastorale per proporre in modo suadente ed efficace la pratica del sacramento della Riconciliazione" (n. 37).

A questo invito si riallaccia il nuovo Motu proprio Misericordia Dei e concretizza teologicamente, pastoralmente e giuridicamente alcuni importanti aspetti della prassi di questo Sacramento. Il Motu proprio sottolinea innanzitutto il carattere personalistico del Sacramento della Penitenza: come la colpa malgrado tutti i nostri legami con la comunità umana è ultimamente qualcosa di totalmente personale, così anche la nostra guarigione, il perdono deve essere totalmente personale. Dio non ci tratta come parti di un collettivo - egli conosce ogni singolo per nome, lo chiama personalmente e lo salva, se è caduto nella colpa. Anche se in tutti i sacramenti il Signore si rivolge direttamente al singolo, il carattere personalistico dell'essere cristiani si manifesta in modo particolarmente chiaro nel sacramento della penitenza. Ciò significa che sono parti costitutive del sacramento la confessione personale e il perdono rivolto a questa persona. L'assoluzione collettiva è una forma straordinaria e possibile solo in ben determinati casi di necessità; essa presuppone inoltre - proprio a partire dall'essenza del sacramento - la volontà di provvedere alla confessione personale dei peccati, non appena ciò sarà possibile. Questo carattere fortemente personalistico del Sacramento della Penitenza era stato un po' messo in ombra negli ultimi decenni a motivo di un sempre più frequente ricorso all'assoluzione collettiva, che era considerata sempre più come una forma normale del sacramento della Penitenza - un abuso, che ha contribuito alla progressiva scomparsa di questo sacramento in alcune parti della Chiesa.

Se il Papa ora riduce nuovamente i confini di questa possibilità, potrebbe insorgere l'obiezione: ma il sacramento della penitenza ha pur subito nella storia molte trasformazioni, e perché non anche questa? Al riguardo occorre dire che la forma del sacramento manifesta in realtà nel corso della storia notevoli variazioni, ma la componente personalistica gli era sempre essenziale.

La Chiesa ha avuto coscienza ed ha coscienza che solo Dio può perdonare i peccati (cfr Mc 2,7). Perciò doveva imparare a discernere con attenzione, quasi con timore, quali poteri il Signore le aveva trasmesso e quali no. Dopo un lungo cammino di maturazione storica il Concilio di Trento ha esposto in una forma organica la dottrina ecclesiale sul sacramento della penitenza (DS 1667-1693; 1701-1715).

I Padri del Concilio di Trento hanno compreso le parole del Risorto ai suoi discepoli in Giov. 20, 22s come le specifiche parole dell'istituzione del sacramento: "Ricevete lo Spirito Santo! A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (DS 1670; 1703; 1710). A partire da Giov. 20 essi hanno interpretato Mt 16, 19 e 18, 18 e compreso il potere delle chiavi della Chiesa come potere di remissione dei peccati (DS 1692; 1710). Erano pienamente consapevoli dei problemi di interpretazione di questi testi ed hanno fondato pertanto l'interpretazione nel senso del sacramento della penitenza con l'ausilio dell' "intelligenza della Chiesa", che si esprime nel consenso universale dei Padri (1670; 1679; 1683; importante 1703). Il punto decisivo in queste parole di istituzione consiste nel fatto che il Signore affida ai discepoli la scelta fra remittere et ligare, retinere et solvere: i discepoli non sono semplicemente uno strumento neutrale del perdono divino, piuttosto è loro affidato un potere di discernere e così un dovere di discernere nei singoli casi. I Padri hanno visto qui il carattere giudiziale del sacramento. Al sacramento della penitenza appartengono pertanto essenzialmente due aspetti: da una parte quello sacramentale, cioè il mandato del Signore, che va al di là del potere proprio dei discepoli, ed anche della comunità dei discepoli della Chiesa; dall'altra l'incarico della decisione, che deve essere fondata oggettivamente, quindi deve essere giusta ed in questo senso ha carattere giudiziale. Appartiene così al sacramento stesso la "iurisdictio", che esige un ordinamento giuridico da parte della Chiesa, ma naturalmente deve essere sempre orientata all'essenza del sacramento, alla volontà salvifica di Dio (1686s). Trento si differenzia così chiaramente dalla posizione riformata, secondo cui il sacramento della penitenza significa solo una manifestazione di un perdono già concesso nella fede, quindi non pone nulla di nuovo, ma solo annuncia, ciò che nella fede sempre già esiste.

Questo carattere sacramentale-giuridico del sacramento ha due importanti implicazioni: si tratta, se le cose stanno così, di un sacramento diverso dal battesimo, di un sacramento specifico, che presuppone un particolare potere sacramentale, quindi che è legato all'ordine (1684). Se però deve esserci una valutazione giudiziale, allora è chiaro che il giudice deve conoscere la fattispecie da giudicare. Nell'aspetto giuridico è implicita la necessità della confessione personale con la comunicazione dei peccati, per i quali deve essere chiesto il perdono a Dio e alla Chiesa, perché essi hanno infranto quell'unità di amore con Dio donata nel battesimo. A partire di qui il Concilio può dire che è necessario "iure divino" confessare tutti e singoli i peccati mortali (can. 7, 1707). Il dovere della confessione è istituito - così ci dice il Concilio - dal Signore stesso e costitutivo del sacramento, non lasciato quindi alla disposizione della Chiesa.

Non è dunque nel potere della Chiesa sostituire la confessione personale con l'assoluzione generale: questo ci ricorda il Papa nel nuovo Motu proprio, che è così espressione della coscienza della Chiesa a riguardo dei limiti del suo potere - esprime il legame con la parola del Signore, che obbliga anche il Papa. Solo nella situazione di necessità, nella quale la salvezza ultima dell'uomo è in gioco, l'assoluzione può essere anticipata e la confessione rimandata ad un momento, in cui per questo sarà data la possibilità: questo è il vero senso di ciò che in modo piuttosto oscuro viene reso con la parola assoluzione collettiva. Qui è ora nondimeno compito della Chiesa definire quando si è in presenza di una tale situazione di necessità. Dopo che negli ultimi decenni - come già accennato - si erano diffuse interpretazioni estensive per molti motivi insostenibili del concetto di necessità, il Papa in questo documento dà precise determinazioni, che devono essere applicate nei particolari da parte dei Vescovi.

E' allora questo un testo, che pone nuovi pesi sulle spalle dei cristiani? E' proprio il contrario: il carattere totalmente personale dell'esistenza cristiana viene difeso. Certamente, la confessione della propria colpa può apparire spesso pesante alla persona, perché umilia il suo orgoglio e lo confronta con la sua povertà. Ma è proprio di questo che abbiamo bisogno; proprio di questo soffriamo, che ci rinchiudiamo nel nostro delirio di incolpevolezza e così ci chiudiamo anche davanti agli altri e nei confronti degli altri. Nelle cure psicoterapeutiche si esige dalle persone di portare il peso di profonde e spesso pericolose rivelazioni circa la loro interiorità. Nel sacramento della Penitenza si depone con fiducia nella bontà misericordiosa di Dio la semplice confessione della propria colpa. E' importante fare questo senza cadere nello scrupulo, nello spirito di confidenza proprio dei figli di Dio. Così la confessione può divenire un'esperienza di liberazione, nella quale il peso del passato ci abbandona e noi possiamo sentirci ringiovaniti per merito della grazia di Dio, che ci ridona ogni volta la giovinezza del cuore.


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