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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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14 e 15 Settembre: Festa Liturgica ESALTAZIONE DELLA CROCE e di Maria Addolorata

Ultimo Aggiornamento: 14/09/2015 09:08
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Riflettendo anche su questo thread:
Difendere INSIEME LA CROCE, il Crocefisso nostro SEGNO di Vittoria


comprendiamo anche che cosa significa "l'AMORE PIU' GRANDE....."


                    

Oggi è la Festa Liturgica dell'Esaltazione della Croce....cosa significa per noi?

Intanto ci facciamo aiutare dalla Liturgia delle Ore, dalle Letture di questa mattina leggiamo, Preghiamo e facciamo RUMINATIO, ossia meditazione...

Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di sant'Andrea di Creta, vescovo
(Disc. 10 sull'Esaltazione della santa croce; PG 97, 1018-1019. 1022-1023).

La croce è gloria ed esaltazione di Cristo

Noi celebriamo la festa della santa croce, per mezzo della quale sono state cacciate le tenebre ed è ritornata la luce. Celebriamo la festa della santa croce, e così, insieme al Crocifisso, veniamo innalzati e sublimati anche noi. Infatti ci distacchiamo dalla terra del peccato e saliamo verso le altezze. È tale e tanta la ricchezza della croce che chi la possiede ha un vero tesoro. E la chiamo giustamente così, perché di nome e di fatto è il più prezioso di tutti i beni. È in essa che risiede tutta la nostra salvezza. Essa è il mezzo e la via per il ritorno allo stato originale.

Se infatti non ci fosse la croce, non ci sarebbe nemmeno Cristo crocifisso. Se non ci fosse la croce, la Vita non sarebbe stata affissa al legno. Se poi la Vita non fosse stata inchiodata al legno, dal suo fianco non sarebbero sgorgate quelle sorgenti di immortalità, sangue e acqua, che purificano il mondo. La sentenza di condanna scritta per il nostro peccato non sarebbe stata lacerata, noi non avremmo avuto la libertà, non potremmo godere dell'albero della vita, il paradiso non sarebbe stato aperto per noi. Se non ci fosse la croce, la morte non sarebbe stata vinta, l'inferno non sarebbe stato spogliato.

È dunque la croce una risorsa veramente stupenda e impareggiabile, perché, per suo mezzo, abbiamo conseguito molti beni, tanto più numerosi quanto più grande ne è il merito, dovuto però in massima parte ai miracoli e alla passione del Cristo. È preziosa poi la croce perché è insieme patibolo e trofeo di Dio. Patibolo per la sua volontaria morte su di essa. Trofeo perché con essa fu vinto il diavolo e col diavolo fu sconfitta la morte. Inoltre la potenza dell'inferno venne fiaccata, e così la croce è diventata la salvezza comune di tutto l'universo.

La croce è gloria di Cristo, esaltazione di Cristo. La croce è il calice prezioso e inestimabile che raccoglie tutte le sofferenze di Cristo, è la sintesi completa della sua passione. Per convincerti che la croce è la gloria di Cristo, senti quello che egli dice: «Ora il figlio dell'uomo è stato glorificato e anche Dio è stato glorificato in lui, e subito lo glorificherà » (Gv 13,31-32).
E di nuovo: «Glorificami, Padre, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse» (Gv 17,5). E ancora: «Padre glorifica il tuo nome. Venne dunque una voce dal cielo: L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò» (Gv 12,28), per indicare quella glorificazione che fu conseguita allora sulla croce. Che poi la croce sia anche esaltazione di Cristo, ascolta ciò che egli stesso dice: «Quando sarò esaltato, allora attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Vedi dunque che la croce è gloria ed esaltazione di Cristo
.

Responsorio
    
R. Croce gloriosa, dai tuoi rami pendeva il prezzo della nostra libertà; * per mezzo tuo il mondo è redento con il sangue del Signore.
V. Salve, croce, consacrata dal corpo di Cristo; le sue membra su di te risplendono come gemme;
R. per mezzo tuo il mondo è redento con il sangue del Signore.


Inno  TE DEUM
Noi ti lodiamo, Dio *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell'universo.

I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;

le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.

Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.

Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell'assemblea dei santi.

[
*] Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.


[
*] Quest'ultima parte dell'inno si può omettere.


Orazione
O Padre, che hai voluto salvare gli uomini con la morte in croce del Cristo tuo Figlio, concedi a noi, che abbiamo conosciuto in terra il suo mistero di amore, di godere i frutti della redenzione nel cielo. Per il nostro Signore.


R. Amen.
Benediciamo il Signore.

R. Rendiamo grazie a Dio






Per ulteriori approfondimenti e collegamenti:

IL SEGNO DELLA CROCE (segno e simbolo fondamentale per ogni Cattolico)


La Pia Pratica della VIA CRUCIS (storia e Preghiera)  (che si può dire ogni giorno, non solo in Quaresima e specialmente ogni Venerdì....)

SACRO CUORE DI GESU' (Preghiere, Meditazioni, Riflessioni) (meditando il Sacro Costato dal quale scaturì Sangue ed Acqua)

La preziosa Coroncina alla Divina Misericordia

Preghiamo per i SACERDOTI e per le Vocazioni



Litanie della Passione di Gesù Cristo



Signore, pietà.




Signore, pietà.
Cristo, pietà.
Cristo, pietà.
Signore, pietà.
Signore, pietà.

O Gesù, Figlio del Dio vivente,        abbi pietà di noi
O Gesù, Sacerdote e Redentore,                ""
O Gesù, Uomo dei dolori,                             "
O Gesù, rifiutato dal tuo popolo,                  "
O Gesù, venduto per trenta denari,           "
O Gesù, agonizzante nel Getsemani,         "
O Gesù, triste fino alla morte,         "
O Gesù, coperto di sudore di sangue,   "
O Gesù, tradito da Giuda con un bacio,   "
O Gesù, preso e legato come un malfattore,   "
O Gesù, abbandonato dai tuoi discepoli, "
O Gesù, accusato da falsi testimoni, "
O Gesù, rinnegato per tre volte da Pietro, "
O Gesù, proclamato reo di morte, "
O Gesù, oltraggiato e coperto di sputi, "
O Gesù, colpito con i pugni, "
O Gesù, condotto in catene da Pilato, "
O Gesù, schernito da Erode, "
O Gesù, posposto all'assassino Barabba. "

O Gesù, coperto di piaghe nella flagellazione,
"
O Gesù, coronato di spine, "
O Gesù, presentato al popolo come re di burla, "
O Gesù, condannato a morte, "
O Gesù, caricato del peso della croce, "
O Gesù, condotto al supplizio come un agnello, "
O Gesù, spogliato delle vesti, "
O Gesù, inchiodato alla croce, "
O Gesù, innalzato in croce tra due malfattori, "
O Gesù, schernito e bestemmiato sulla croce, "
O Gesù, amareggiato con fiele ed aceto, "

O Gesù, che ci hai donato Maria come Madre,
"
O Gesù, obbediente fino alla morte di croce, "
O Gesù, morto d'amore per noi, "
O Gesù, trafitto da una lancia, "
O Gesù, deposto dalla croce, "
O Gesù, dato in grembo alla Madre, "
O Gesù, chiuso nel sepolcro, "
O Gesù, vittima di riconciliazione per i peccati, "
O Gesù, olocausto d'amore divino,"
O Gesù, ostia di pace per il mondo intero, "
O Gesù, risorto da morte il terzo giorno, "
O Gesù, che hai conservato le piaghe gloriose per mostrarle al Padre, "

Da ogni male,
Liberaci,

o Signore
Dall'ira, dall'odio e da ogni cattiva volontà,   liberaci
Dalla superbia della vita, liberaci
Dalla concupiscenza degli occhi e della carne, liberaci
Dalla durezza di cuore,                                              "
Dalla morte improvvisa,                                            "
Dalla dannazione eterna,                                           "

Per il tuo sudore di sangue,                                    
 "
Per la tua dolorosa flagellazione,                             "
Per la tua coronazione di spine,                               "
Per il tuo faticoso cammino col peso della croce, "
Per la tua crudele crocifissione,                               "
Per le tue sacre piaghe,                                             "
Per la tua morte,                                                         "
Nell'ora della nostra morte,                                      "
Nel giorno del giudizio,                                             "




Ti adoriamo, o Cristo, e Ti benediciamo;
Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.


Preghiamo:


O Dio, nostro Padre, che ci hai riconciliati con Te, per mezzo del Sangue del tuo Figlio, agnello innocente, fà che nulla ci strappi dalla tua amicizia e dal tuo amore.
Tu che hai associato la Vergine Maria alla Passione del tuo Figlio, concedici, per sua intercessione, il frutto di ogni bene per la salvezza.
Tu che hai risuscitato Gesù da morte per mezzo del tuo Spirito, dono anche ai nostri corpi mortali la vita nel tuo Spirito.
Per Cristo nostro Signore.

Amen.

[Modificato da Caterina63 14/09/2015 09:08]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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14/09/2009 13:28
 
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il Papa, all'Angelus di ieri, ricorda che oggi la Chiesa celebra la festa dell’Esaltazione della Santa Croce e il giorno seguente la Madonna Addolorata:
 
Cari amici, domani celebreremo la festa dell’Esaltazione della Santa Croce, e il giorno seguente la Madonna Addolorata.La Vergine Maria, che credette alla Parola del Signore, non perse la sua fede in Dio quando vide il suo Figlio respinto, oltraggiato e messo in croce. Rimase piuttosto accanto a Gesù, soffrendo e pregando, fino alla fine. E vide l’alba radiosa della sua Risurrezione. Impariamo da Lei a testimoniare la nostra fede con una vita di umile servizio, pronti a pagare di persona per rimanere fedeli al Vangelo della carità e della verità, certi che nulla va perso di quanto facciamo”.






 Una ricorrenza, ha detto ieri il Papa all’Angelus, che ci spinge a “testimoniare la nostra fede con una vita di umile servizio, pronti a pagare di persona per rimanere fedeli al Vangelo della carità e della verità”.
In questo servizio di Alessandro Gisotti, ripercorriamo alcuni insegnamenti di Benedetto XVI sulla centralità della Croce nella vita di ogni cristiano:


“Il segno della Croce è in qualche modo la sintesi della nostra fede perché ci dice quanto Dio ci ha amati; ci dice che, nel mondo, c’è un amore più forte della morte”:
il 14 settembre di un anno fa, Benedetto XVI sottolinea così il significato della Festa dell’Esaltazione della Santa Croce.
 
Il Papa è in pellegrinaggio a Lourdes, un luogo dal quale Maria ci invita “ad alzare gli occhi verso la Croce di Gesù per trovarvi la sorgente della vita, la sorgente della Salvezza”.
 “Per essere guariti dal peccato, guardiamo il Cristo crocifisso!”, esortava Sant’Agostino.
La Chiesa, afferma il Pontefice in quell’occasione, ci invita “ad elevare con fierezza questa Croce gloriosa affinché il mondo possa vedere fin dove è arrivato l’amore del Crocifisso per gli uomini”.

Per questo, il segno della Croce è “il gesto fondamentale della preghiera del cristiano”:

 
Segnare se stessi con il segno della Croce è pronunciare un sì visibile e pubblico a Colui che è morto per noi e che è risorto, al Dio che nell’umiltà e debolezza del suo amore è l’Onnipotente, più forte di tutta la potenza e l’intelligenza del mondo” (Angelus, 11 settembre 2005).
 
“Quale mirabile cosa è mai il possedere la Croce! Chi la possiede, possiede un tesoro”, affermava Sant’Andrea di Creta. Eppure, per il mondo la Croce è scandalo, un patibolo infamante. Ma, spiega il Papa, i cristiani “non esaltano una qualsiasi croce, ma quella Croce che Gesù ha santificato con il suo sacrificio, frutto e testimonianza di un immenso amore”:
 
“Cristo sulla Croce ha versato tutto il suo sangue per liberare l'umanità dalla schiavitù del peccato e della morte. Perciò, da segno di maledizione, la Croce è stata trasformata in segno di benedizione, da simbolo di morte in simbolo per eccellenza dell'Amore che vince l'odio e la violenza e genera la vita immortale” (Angelus, 17 settembre 2006).

Benedetto XVI sottolinea inoltre il legame indissolubile tra la celebrazione eucaristica e il mistero della Croce, binomio ribadito nell’Esortazione post-sinodale “Sacramentum Caritatis”: 
“L’Eucaristia è mistero di morte e di gloria come la Croce, che non è un incidente di percorso, ma il passaggio attraverso cui Cristo è entrato nella sua gloria (cfr Lc 24,26) e ha riconciliato l’umanità intera, sconfiggendo ogni inimicizia”. (Angelus, 11 settembre 2005)
 
“Maria, presente sul Calvario presso la Croce – sottolinea Benedetto XVI – è ugualmente presente, con la Chiesa e come Madre della Chiesa, in ciascuna delle nostre celebrazioni eucaristiche”. Per questo, nessuno meglio di Maria può “insegnarci a comprendere e vivere con fede e amore la Santa Messa”:
 
“Quando riceviamo la santa Comunione anche noi, come Maria e a lei uniti, ci stringiamo al legno, che Gesù col suo amore ha trasformato in strumento di salvezza, e pronunciamo il nostro 'Amen', il nostro 'sì' all’Amore crocifisso e risorto”. (Angelus, 11 settembre 2005)
 
Ecco perché alla Festa dell’Esaltazione della Santa Croce è strettamente legata la memoria liturgica della Madonna Addolorata che si celebra domani. “Il suo dolore forma un tutt’uno con quello del Figlio”, ma - afferma il Papa -, è “un dolore pieno di fede e di amore”. Sul Calvario, infatti, la Vergine partecipa alla potenza salvifica del dolore di Cristo, “congiungendo il suo ‘fiat’, il suo ‘sì’ a quello del Figlio”:
 
“Spiritualmente uniti alla Madonna Addolorata, rinnoviamo anche noi il nostro ‘sì’ al Dio che ha scelto la via della Croce per salvarci. Si tratta di un grande mistero che è ancora in atto, fino alla fine del mondo, e che chiede anche la nostra collaborazione. Ci aiuti Maria a prendere ogni giorno la nostra croce e a seguire fedelmente Gesù sulla via dell'obbedienza, del sacrificio e dell'amore”. (Angelus, 17 settembre 2006)




[Modificato da Caterina63 14/09/2009 13:29]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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La festa dell'Esaltazione della Croce nella tradizione bizantina

Oggi ha portato l'Altissimo
come grappolo pieno di vita


di Manuel Nin


La festa dell'Esaltazione della Croce - Universale esaltazione della Croce preziosa e vivificante è il suo titolo nei libri liturgici di tradizione bizantina - ha un'origine gerosolimitana collegata alla dedicazione della basilica della Risurrezione, edificata sulla tomba del Signore nel 335, e anche alla celebrazione del ritrovamento della reliquia della Croce da parte dell'imperatrice Elena e del vescovo Macario, rappresentati nell'icona della festa.

La Croce ha un posto rilevante nella liturgia bizantina:  viene commemorata tutti i mercoledì e venerdì dell'anno col canto di un tropario, la terza domenica di Quaresima, il 7 maggio e il 1° agosto, sempre presentata come luogo di vittoria di Cristo sulla morte, della vita sulla morte, luogo di morte della morte. La celebrazione del 14 settembre è preceduta da una prefesta il 13, che celebra appunto la dedicazione della basilica della Risurrezione, e si prolunga  con  un'ottava  fino  al giorno 21.
 

CroceI testi dell'ufficiatura mettono ripetutamente in parallelo l'albero del paradiso e quello della Croce:  "Croce venerabilissima che le schiere angeliche circondano gioiose, oggi, nella tua esaltazione, per divino volere risollevi tutti coloro che, per l'inganno di quel frutto, erano stati scacciati ed erano precipitati nella morte"; "nel paradiso un tempo un albero mi ha spogliato, perché facendomene gustare il frutto, il nemico ha introdotto la morte; ma l'albero della Croce, che porta agli uomini l'abito della vita, è stato piantato sulla terra, e tutto il mondo si è riempito di ogni gioia"; "la Croce che ha portato l'Altissimo, quale grappolo pieno di vita, si mostra oggi elevata da terra:  per essa siamo stati tutti attratti a Dio, e la morte è stata del tutto inghiottita. O albero immacolato, per il quale gustiamo il cibo immortale dell'Eden, dando gloria a Cristo!".

Uno dei tropari dell'ufficiatura vespertina, con delle immagini toccanti e profonde, riassume tutto il mistero della salvezza:  "Venite, genti tutte, adoriamo il legno benedetto per il quale si è realizzata l'eterna giustizia:  poiché colui che con l'albero ha ingannato il progenitore Adamo, viene adescato dalla Croce, e cade travolto in una funesta caduta. Col sangue di Dio viene lavato il veleno del serpente, ed è annullata la maledizione della giusta condanna per l'ingiusta condanna inflitta al giusto:  poiché con un albero bisognava risanare l'albero, e con la passione dell'impassibile distruggere nell'albero le passioni del condannato". In un altro tropario, l'incarnazione di Cristo, Dio nella carne, è presentata come l'esca che nella Croce attira e vince il nemico:  "Per te è caduto colui che con un albero aveva ingannato, è stato adescato da Dio che nella carne in te è stato confitto, e che dona la pace alle anime nostre".

Diversi testi fanno una lettura cristologica dei tanti passi dell'Antico Testamento che la tradizione patristica e liturgica ha letto e interpretato come prefigurazioni del mistero della Croce del Signore:  "Ciò che Mosè prefigurò un tempo nella sua persona, mettendo così in rotta Amalek e abbattendolo, ciò che Davide cantore ordinò di venerare come sgabello dei tuoi piedi, la tua Croce preziosa, o Cristo Dio"; "tracciando una croce, Mosè, col bastone verticale, divise il Mar Rosso per Israele che lo passò a piedi asciutti, poi lo riunì su se stesso volgendolo contro i carri del faraone, disegnando, orizzontalmente, l'arma invincibile"; "nelle viscere del mostro marino, Giona stendendo le palme a forma di croce, chiaramente prefigurava la salvifica passione:  perciò uscendo il terzo giorno, rappresentò la risurrezione del Cristo Dio crocifisso nella carne che con la sua risurrezione il terzo giorno ha illuminato il mondo".

Alla fine del mattutino si svolge il rito dell'esaltazione e della venerazione della santa Croce. Il sacerdote prende dall'altare il vassoio che contiene la Croce preziosa collocata in mezzo a foglie di basilico - l'erba profumata che, secondo la tradizione, era l'unica a crescere sul Calvario e che attorniava la Croce quando fu ritrovata - e in processione lo porta tenendo il vassoio sulla sua testa fino alla porta centrale dell'iconostasi e in mezzo alla chiesa. Lì depone il vassoio su un tavolino, fa tre prostrazioni fino a terra e, prendendo in mano la Croce con le foglie di basilico, guardando a oriente, la innalza sopra il proprio capo, poi l'abbassa fino a terra e infine traccia il segno di croce, mentre i fedeli cantano per cento volte "Kyrie eleison".

Ripetendo questa grande benedizione verso i quattro punti cardinali e di nuovo verso oriente, il sacerdote invoca la misericordia e la benedizione del Signore sulla Chiesa e sul mondo intero. Al termine, il sacerdote innalza la Croce e con essa benedice il popolo che poi passa a venerarla e riceve delle foglie di basilico, per ricordare il buon profumo del Cristo risorto che tutti i cristiani sono chiamati a testimoniare nel mondo.



(©L'Osservatore Romano - 14-15 settembre 2009)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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14/09/2009 23:39
 
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15 settembre: Beata Vergine Maria Addolorataaddolorata

La Madonna è venerata nel mondo cristiano con un culto di iperdulia, che si estrinseca in vari titoli, quanti le sono stati attribuiti nei millenni per le sue virtù, il suo patrocinio, la sua posizione di creatura prediletta da Dio, per il posto primario occupato nel piano della Redenzione, per la sua continua presenza accanto all’uomo evidenziata anche dalle tante apparizioni.

Nel calendario delle celebrazioni mariane vi sono:
1° gennaio la B.V.M. Madre di Dio;
23 gennaio lo Sposalizio della B.V.M.;
2 febbraio la Presentazione al Tempio di Gesù e la Purificazione di Maria;
11 febbraio Beata Vergine di Lourdes;
25 marzo l’Annunciazione;
26 aprile B.V.M. del Buon Consiglio;
13 maggio Beata Vergine di Fatima;
24 maggio Madonna Ausiliatrice;
31 maggio Visitazione di M.V.;
a giugno Cuore Immacolato di Maria;
2 luglio Madonna delle Grazie;
16 luglio B.V. del Carmelo;
5 agosto Madonna della Neve;
15 agosto Assunzione della Vergine;
22 agosto B.V.M. Regina;
8 settembre Natività di Maria;
12 settembre SS Nome di Maria;
15 settembre B. V. Addolorata;
19 settembre B. V. de La Salette;
24 settembre B.V. della Mercede;
7 ottobre B.V. del Rosario,
21 novembre Presentazione della B.V.M.;
8 dicembre Immacolata Concezione,
10 dicembre B. V. M. di Loreto.

Inoltre l’intero mese di Maggio è dedicato alla Madonna, senza dimenticare la suggestiva e devota Novena dell’Immacolata, poi vi sono le celebrazioni locali per i tantissimi Santuari Mariani esistenti; come si vede la Vergine ha un culto così diffuso, che non c’è mese dell’anno in cui non la si ricordi e veneri.

A mio parere però, fra i tanti titoli e celebrazioni, il più sentito perché più vicino alla realtà umana, è quello di Beata Vergine Maria Addolorata; il dolore è presente nella nostra vita sin dalla nascita, con il primo angosciato grido del neonato, che lascia il sicuro del grembo materno per proiettarsi in un mondo sconosciuto, non più legato alla madre e in preda alla paura e spavento; poi il dolore ci segue più o meno intenso, più o meno costante, nei suoi vari aspetti, fisici, morali, spirituali, lungo il corso della vita, per ritrovarlo comunque al termine del nostro cammino, per l’ultimo e definitivo distacco da questo mondo.

E il dolore di Maria, creatura privilegiata sì, ma sempre creatura come noi, è più facile comprenderlo, perché lo subiamo anche noi, seppure in condizioni e gradi diversi, al contrario delle altre prerogative che sono solo sue, Annunciazione, Maternità divina, Immacolata Concezione, Assunzione al Cielo, Apparizioni, ecc. le quali da parte nostra richiedono un atto di fede per considerarle.

Veder morire un figlio è per una madre il dolore più grande che ci sia, non vi sono parole che possano consolare, chi naturalmente aspettando di poter morire dopo aver generato, allevato ed educato, l’erede e il continuatore della sua umanità, vede invece morire il figlio mentre lei resta ancora in vita, quel figlio al quale avrebbe voluto ridare altre cento volte la vita e magari sostituirsi ad esso nel morire.

I milioni di madri che nel tempo hanno subito questo immenso dolore, a lei si sono rivolte per trovare sostegno e consolazione, perché Maria ha visto morire il Figlio in modo atroce, consapevole della sua innocenza, soffrendo per la cattiveria, incomprensione, malvagità, scatenate contro di lui, personificazione della Bontà infinita.

Ma non fu solo per la repentina condanna a morte, il dolore provato da Maria fu l’epilogo di un lungo soffrire, in silenzio e senza sfogo, conservato nel suo cuore, iniziato da quella profezia del vecchio Simeone pronunziata durante la Presentazione di Gesù al Tempio: “E anche a te una spada trapasserà l’anima”.

Quindi anche tutti coloro che soffrono nella propria carne e nel proprio animo, le pene derivanti da malattie, disabilità, ingiustizia, povertà, persecuzione, violenza fisica e mentale, perdita di persone care, tradimenti, mancanza di sicurezza, solitudine, ecc. guardano a Maria, consolatrice di tutti i dolori; perché avendo sofferto tanto già prima della Passione di Cristo, può essere il faro a cui guardare nel sopportare le nostre sofferenze ed essere comprensivi di quelle dei nostri fratelli, compagni di viaggio in questo nostro pellegrinare terreno.

Ma la Madonna è anche corredentrice per Grazia del genere umano, perché partecipe dell’umanità sofferente ed offerta del Cristo, per questo lei non si è ribellata come madre alla sorte tragica del Figlio, l’ha sofferta indicibilmente ma l’ha anche offerta a Dio per la Redenzione dell’umanità.

E come dalla Passione, Morte e Sepoltura di Gesù, si è passato alla trionfale e salvifica Resurrezione, anche Maria, cooperatrice nella Redenzione, ha gioito di questa immensa consolazione e quindi maggiormente è la più adatta ad indicarci la via della salvezza e della gioia, attraversando il crogiolo della sofferenza in tutte le sue espressioni, della quale comunque non potremo liberarci perché retaggio del peccato originale.

               Maria alla Croce

CULTO

La devozione alla Madonna Addolorata, che trae origine dai passi del Vangelo, dove si parla della presenza di Maria Vergine sul Calvario, prese particolare consistenza a partire dalla fine dell’XI secolo e fu anticipatrice della celebrazione liturgica, istituita più tardi.
Il “Liber de passione Christi et dolore et planctu Matris eius” di ignoto (erroneamente attribuito a s. Bernardo), costituisce l’inizio di una letteratura, che porta alla composizione in varie lingue del “Pianto della Vergine”.

Testimonianza di questa devozione è il popolarissimo ‘Stabat Mater’ in latino, attribuito a Jacopone da Todi, il quale compose in lingua volgare anche le famose ‘Laudi’; da questa devozione ebbe origine la festa dei “Sette Dolori di Maria SS.” Nel secolo XV si ebbero le prime celebrazioni liturgiche sulla “compassione di Maria” ai piedi della Croce, collocate nel tempo di Passione.

A metà del secolo XIII, nel 1233, sorse a Firenze l’Ordine dei frati “Servi di Maria”, fondato dai Ss. Sette Fondatori e ispirato dalla Vergine. L’Ordine che già nel nome si qualificava per la devozione alla Madre di Dio, si distinse nei secoli per l’intensa venerazione e la diffusione del culto dell’Addolorata; il 9 giugno del 1668, la S. Congregazione dei Riti permetteva all’Ordine di celebrare la Messa votiva dei sette Dolori della Beata Vergine, facendo menzione nel decreto che i Frati dei Servi, portavano l’abito nero in memoria della vedovanza di Maria e dei dolori che essa sostenne nella passione del Figlio.

Successivamente, papa Innocenzo XII, il 9 agosto 1692 autorizzò la celebrazione dei Sette Dolori della Beata Vergine la terza domenica di settembre.
Ma la celebrazione ebbe ancora delle tappe, man mano che il culto si diffondeva; il 18 agosto 1714 la Sacra Congregazione approvò una celebrazione dei Sette Dolori di Maria, il venerdì precedente la Domenica delle Palme e papa Pio VII, il 18 settembre 1814 estese la festa liturgica della terza domenica di settembre a tutta la Chiesa, con inserimento nel calendario romano.

Infine papa Pio X (1904-1914), fissò la data definitiva del 15 settembre, subito dopo la celebrazione dell’Esaltazione della Croce (14 settembre), con memoria non più dei “Sette Dolori”, ma più opportunamente come “Beata Vergine Maria Addolorata”.


                      Santi

Le devozioni

I Sette Dolori di Maria, corrispondono ad altrettanti episodi narrati nel Vangelo: 1) La profezia dell’anziano Simeone, quando Gesù fu portato al Tempio “E anche a te una spada trafiggerà l’anima”. – 2) La Sacra Famiglia è costretta a fuggire in Egitto “Giuseppe destatosi, prese con sé il Bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto”. – 3) Il ritrovamento di Gesù dodicenne nel Tempio a Gerusalemme “Tuo padre ed io angosciati ti cercavamo”. – 4) Maria addolorata, incontra Gesù che porta la croce sulla via del Calvario. – 5) La Madonna ai piedi della Croce in piena adesione alla volontà di Dio, partecipa alle sofferenze del Figlio crocifisso e morente. – 6) Maria accoglie tra le sue braccia il Figlio morto deposto dalla Croce. – 7) Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù, in attesa della risurrezione.

La liturgia e la devozione hanno compilato anche le Litanie dell’Addolorata, ove la Vergine è implorata in tutte le necessità, riconoscendole tutti i titoli e meriti della sua personale sofferenza.

La tradizione popolare ha identificato la meditazione dei Sette Dolori, nella pia pratica della ‘Via Matris’, che al pari della Via Crucis, ripercorre le tappe storiche delle sofferenze di Maria e sempre più numerosi sorgono questi itinerari penitenziali, specie in prossimità di Santuari Mariani, rappresentati con sculture, ceramiche, gruppi lignei, affreschi.

Le processioni penitenziali, tipiche del periodo della Passione di Cristo, comprendono anche la figura della Madre dolorosa che segue il Figlio morto, l’incontro sulla salita del Calvario, Maria posta ai piedi del Crocifisso; in certi Comuni le processioni devozionali, assumono l’aspetto di vere e proprie rappresentazioni altamente suggestive, specie quelle dell’incontro tra il simulacro di Maria vestita a lutto e addolorata e quello di Gesù che trasporta la Croce tutto insanguinato e sofferente.

In certe località queste processioni, che nel Medioevo diedero luogo anche a rappresentazioni sacre dette “Misteri”, assumono un’imponenza di partecipazione popolare, da costituire oggi un’attrattiva oltre che devozionale e penitenziale, anche turistica e folcloristica, cito per tutte la grande processione barocca di Siviglia.



                              Croce


``Le espressioni artistiche

Al testo del celebre “Stabat Mater”, si sono ispirati musicisti di ogni epoca; tra i più illustri figurano Palestrina, Pergolesi, Rossini, Verdi, Dvorak.
La Vergine Addolorata è stata raffigurata lungo i secoli in tante espressioni dell’arte, specie pittura e scultura, frutto dell’opera dei più grandi artisti che secondo il proprio estro, hanno voluto esprimere in primo luogo la grande sofferenza di Maria.
La vergine Addolorata è di solito vestita di nero per la perdita del Figlio, con una spada o con sette spade che le trafiggono il cuore.

Altro soggetto molto rappresentato è la Pietà, penultimo atto della Passione, che sta fra la deposizione e la sepoltura di Gesù. Il termine ‘Pietà’ sta ad indicare nell’arte, la raffigurazione dei due personaggi principali Maria e Gesù, la madre e il figlio; Maria lo sorregge adagiato sulle sue ginocchia, oppure sul bordo del sepolcro insieme a s. Giovanni apostolo (Michelangelo e Giovanni Bellini). Capolavoro dell’intensità del dolore dei presenti, è il ‘Compianto sul Cristo morto’ di Giotto.

Nel Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso (Isernia), secondo l’apparizione del 1888, Gesù è adagiato a terra e Maria sta in ginocchio accanto a lui e con le braccia aperte lo piange e lo offre nello stesso tempo.

In virtù del culto così diffuso all’Addolorata, ogni città e ogni paese ha una chiesa o cappella a lei dedicata; varie Confraternite assistenziali e penitenziali, come pure numerose Congregazioni religiose femminili e alcune maschili, sono poste sotto il nome dell’Addolorata, specie se collegate all’antico Ordine dei Servi di Maria.

L’amore e la venerazione per la Consolatrice degli afflitti e per la sua ‘compassione’, ha prodotto, specie nell’Ordine dei Servi splendide figure di santi, ne citiamo alcuni: I Santi Sette Fondatori, s. Giuliana Falconieri, s. Filippo Benizi, s. Pellegrino Laziosi, s. Antonio Maria Pucci, s. Gabriele dell’Addolorata (passionista), senza dimenticare, primo fra tutti, s. Giovanni apostolo ed evangelista, sempre accanto a lei per confortarla e condividerne l’indicibile dolore, accompagnandola fino al termine della sua vita.

Il nome Addolorata ebbe larga diffusione nell’Italia Meridionale, ma per l’evidente significato, ora c’è la tendenza a sostituirlo con il suo derivato spagnolo Dolores.


Autore:
Antonio Borrelli



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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14/09/2009 23:54
 
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Seconda Lettura dalla Liturgia delle Ore Festa della Beata Vergine Addolorata

Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate
(Disc. nella domenica fra l'ottava dell'Assunzione 14-15; Opera omnia, ed. Cisterc. 5 [1968] 273-274)

La Madre di Gesù stava presso la croce

Il martirio della Vergine viene celebrato tanto nella profezia di Simeone, quanto nella storia stessa della passione del Signore. Egli è posto, dice del bambino Gesù il santo vegliardo, quale segno di contraddizione, e una spada, dice poi rivolgendosi a Maria, trapasserà la tua stessa anima (cfr. Lc 2,34-35)

Una spada ha trapassato veramente la tua anima, o santa Madre nostra! Del resto non avrebbe raggiunto la carne del Figlio se non passando per l'anima della Madre. Certamente dopo che il tuo Gesù, che era di tutti, ma specialmente tuo, era spirato, la lancia crudele non poté arrivare alla sua anima.

Quando, infatti, non rispettando neppure la sua morte, gli aprì il costato, ormai non poteva più recare alcun danno al Figlio tuo. Ma a te sì. A te trapassò l'anima. L'anima di lui non era più là, ma la tua non se ne poteva assolutamente staccare. Perciò la forza del dolore trapassò la tua anima, e così non senza ragione ti possiamo chiamare più che martire, perché in te la partecipazione alla passione del Figlio, superò di molto, nell'intensità, le sofferenze fisiche del martirio.

Non fu forse per te più che una spada quella parola che davvero trapassò l'anima ed arrivò fino a dividere anima e spirito? Ti fu detto infatti: «Donna, ecco il tuo figlio» (Gv 19,26). Quale scambio! Ti viene dato Giovanni al posto di Gesù, il servo al posto del Signore, il discepolo al posto del maestro, il figlio di Zebedeo al posto del Figlio di Dio, un semplice uomo al posto del Dio vero. Come l'ascolto di queste parole non avrebbe trapassato la tua anima tanto sensibile, quando il solo ricordo riesce a spezzare anche i nostri cuori, che pure sono di pietra e di ferro?

Non meravigliatevi, o fratelli, quando si dice che Maria è stata martire nello spirito. Si meravigli piuttosto colui che non ricorda d'aver sentito Paolo includere tra le più grandi colpe dei pagani che essi furono privi di affetto. Questa colpa è stata ben lontana dal cuore di Maria, e sia ben lontana anche da quello dei suoi umili devoti.

Qualcuno potrebbe forse obiettare: Ma non sapeva essa in antecedenza che Gesù sarebbe morto? Certo. Non era forse certa che sarebbe ben presto risorto? Senza dubbio e con la più ferma fiducia. E nonostante ciò soffrì quando fu crocifisso? Sicuramente in modo veramente terribile. Del resto chi sei mai tu, fratello, e quale strano genere di sapienza è il tuo, se ti meravigli della solidarietà nel dolore della Madre col Figlio, più che del dolore del Figlio stesso di Maria? Egli ha potuto morire anche nel corpo, e questa non ha potuto morire con lui nel suo cuore? Nel Figlio operò l'amore superiore a ogni altro amore. Nella Madre operò l'amore, al quale dopo quello di Cristo nessun altro amore si può paragonare.

Responsorio Cfr. Lc 23, 33; Gv 19, 25; Lc 2, 35
R. Quando giunsero sull'altura del Calvario, lo crocifissero. * Presso la croce di Gesù stava sua madre.
V. La spada del dolore trafisse la sua anima.
R. Presso la croce di Gesù stava sua madre.

Orazione
O Dio, tu hai voluto che accanto al tuo Figlio, innalzato sulla croce, fosse presente la sua Madre Addolorata: fa' che la tua santa Chiesa, associata con lei alla passione del Cristo, partecipi alla gloria della risurrezione. Egli è Dio e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

R. Amen.
Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio.


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15/09/2009 10:52
 
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deformazioni del culto a Maria [titolo dei Montfortani post-conciliari: anche chi non ha sensibilità tradizionale capisce l'ABC del Cristianesimo]

2. I devoti scrupolosi



[94] I devoti scrupolosi sono persone che temono di disonorare il Figlio onorando la Madre; di abbassare l'uno innalzando l'altra. Non sanno tollerare che si diano alla Vergine le lodi giustissime datele dai santi Padri. Ve dono a malincuore che davanti ad un altare della Vergine santa stiano inginocchiate più persone che davanti al SS. Sacramento, come se le due cose fossero incompatibili e come se coloro che pregano la Vergine santa non pregassero Gesù Cristo per mezzo di lei! Non vogliono che si parli tanto spesso di Maria né che tanto spesso a lei si ricorra. Ecco alcuni detti a loro familiari: «A che pro tanti rosari, tante confraternite e devozioni esterne in onore del la Vergine santa? Quanta ignoranza in tali pratiche! È mettere in ridicolo la nostra religione. Parlateci piuttosto di coloro che sono devoti di Gesù Cristo (pronunciano spesso questo nome senza scoprirsi il capo: lo dico così tra parentesi!). Bisogna ricorrere a Gesù Cristo: egli è il nostro unico Mediatore. Si deve predicare Gesù Cristo: questa sì che è cosa seria!» .

Ciò che costoro vanno dicendo è vero in un certo senso. Rispetto, però, all'applicazione che essi ne fanno, per ostacolare la devozione a Maria, è molto pericolosa ed è una sottile insidia del maligno nascosta sotto il pretesto di un bene maggiore, perché mai si onora di più Gesù Cri sto, come quando si onora di più la Vergine santa. Infatti, si onora lei per onorare più perfettamente Gesù Cristo, e ci si rivolge a lei come alla via che conduce al traguardo verso cui tendiamo: Gesù Cristo.

[95] La santa Chiesa, con lo Spirito Santo, benedice in primo luogo la Vergine santa e, poi, Gesù Cristo: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!» Gesù . Non perché la Vergine santa sia da più di Gesù Cristo o a lui uguale - sarebbe eresia intollerabile l'affermarlo -, ma perché è necessario benedire prima Maria per benedire in modo più perfetto Gesù Cristo. Diciamo dunque con tutti i veri devoti della Vergine santa, contro i suoi falsi devoti scrupolosi: «O Maria, tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù».



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16/09/2009 14:51
 
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Scrive l'autore di questo video:

Squarciato a metà il velo del Tempio
piomba il buio sulla terra
mentre una scintilla in stilla dacqua e sangue
feconda la storia piaghe e gloria

Cronaca Divina:

il mio Signore muore sulla croce

il mio Signore nasce in fredda notte
povero tra poveri
scansati i Troni le Potestà Dominazioni
l'adorano i pastori limplorano madri, centurioni. Incanto santo

il mio Signore è ebreo sigillo d'Alleanza
schiusa al mondo
amore giustizia la bellezza
verità potenza la salvezza

è dolce più del miele riarso più del sale
amaro più del fiele
è immenso più del mare / è immenso più del cuore

è calore carnale è respiro fetale è la vita che vive.

è la vita che vive ciò che la precede la segue e sopravanza
non una sentenza ma Mistero
lamore il bello vero

chi sono se tu ti curi di me?

Eli Eli lama sabactani

(Testo di Giovanni Lindo Ferretti - Musica PGR - Album "Ultime notizie di Cronaca, 2009)

*
PS Le foto sono il frutto del mio lavoro di questi anni. Questo video è insieme una preghiera, un pensiero, un ringraziamento, un minimo omaggio.
lacognizione.blogspot.com




[SM=g1740717] [SM=g1740720]

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12/09/2010 23:18
 
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La storia dell'invenzione e dell'Esaltazione della Santa Croce su cui, per opera di Gesù Cristo, fu compiuta la redenzione di tutto il genere umano, è troppo interessante per essere passata sotto silenzio. Facciamone dunque qualche cenno.

INVENZIONE DELLA SANTA CROCE

Costantino detto il Grande, figlio di Costanzo Cloro e di S.Elena, dopo essere stato presente alla morte del proprio padre nella Gran Bretagna, fu dichiarato imperatore in suo luogo il giorno 25 luglio 306. Investito della suprema autorità, cominciò a regnare nell'Inghilterra, nelle Gallie e nella Spagna che erano i paesi dominati da Costanzo quando da Diocleziano fu associato all'impero. a dopo qualche anno, sentendo che massenzio in Roma cercava di usurpargli il trono, mosse dal Reno contro di lui, e sapendo che il suo nemico era assai maggiore di forza, dacchè non aveva meno di duecentomila uomini, chiama in soccorso il Dio dei Cristiani, per i quali aveva una gran propensione. La sua speranza non lo tradì, ma anzi, il giorno inanzi alla battaglia, trovandosi alle porte di Roma qualche ora dopo il meriggio, a vista di tutto il suo esercito, non che di lui che ne era a capo, apparve in cielo una croce più luminosa del sole, e intorno alla quale si leggevano queste parole - Con questa bandiera tu vincerai - in hoc signo vinces.

La notte seguente Gesù Cristo gli apparve in sogno, e mostrandogli di nuovo la croce apparsa in cielo il giorno avanti, gli comandò di farne subito costruire una in tutto simile a quella che gli era mostrata, e di usarla come stendardo di guerra, che avrebbe certissima la vittoria. Appena svegliato l'imperatore diede gli ordini opportuni per fare questa nuova bandiera tanto famosa sotto il nome di 'labaro', la quale consisteva in una lunga picca tutta coperta di oro traversata in alto da un altro legno che formava una croce dalle cui braccia pendeva un velo tessuto d'oro e pietre preziose. Al sommo della croce brillava una ricca corona d'oro, nel cui mezzo stavano le lettere greche indicanti il nome di Cristo. Con questa nuova bandiera che veniva portata dai veterani più distinti per valore e per pietà, si avanzò Costantino verso Massenzio, e al Ponte Milvio, detto ora il Ponte Molle, lo sconfisse per modo che il tiranno prese la fuga e si annegò nel Tevere il 28 ottobre del 312. Questa è quella grande vittoria che determinò Costantino a dichiarare la religione cristiana libera in tutto l'impero; il chè fece con formale decreto, sottoscritto in Milano nell'anno 313; tanto più che, vinto Massenzio, trionfò anche su Licinio, imperatore d'oriente, persecutore fierissimo del Cristianesimo, e così divenne egli solo padrone del mondo conosciuto a quei tempi. Pochi sono i fatti che abbiano tante prove tante quante ne abbia l'apparizione della Croce a Costantino. Eusebio ci assicura di averlo appreso alla bocca stessa dell'imperatore. lattanzio che scrisse prima di Eusebio ne parla come di fatto innegabile.

Risoluto Costantino di sfar trionfare la Croce in tutte la parti del suo impero, comandò prima di tutto di abbattere quei templi profani che l'Imperatore Adriano aveva fatto innalzare sopra il Santo Sepolcro, dopo di averlo riempito di terra e nascosto alla vista comune con un pavimento di pietra. Datone l'ordine a Draciliano, governatore della Palestina e partecipatene la notizia a s. Macario vescovo di Gerusalemme, santa Elena, madre dell'Imperatore, quantunque fosse già sugli ottant'anni, volle prendere personalmente la direzione, e pose ogni suo studio nel ricercare la Santa Croce. Dopo un lungo scavare, si giunse a scoprire il Sepolcro, e in sua vicinanza tre croci della stessa grandezza e della stessa forma, per cui non si poteva distinguer quale fosse quella del salvatore, tanto più che il titolo ordinato da Pilato era confuso tra i vari legni.

nell'impossibilità di riconoscere quale delle tre croci fosse quella che si cercava, s,Macario suggerì all'imperatrice di portarle tutte e tre alla casa di una gentildonna che era moribonda. Fatta una fervida preghiera, e portate le croci alla casa dell'ammalata, si provò a toccarla con esse: ma mentre alcun effetto si ebbe dalle prime, al tocco della terza l'ammalata si vide perfettamente guarita. Alcuni altri riferiscono che la Santa Croce era stata riconosciuta per l'istantanea resurrezione di un morto che sopra di essa fu steso, mentre nulla era avvenuto posandolo sulle altre due croci.

Riconosciuta la vera Croce, si fondò una chiesa nel luogo in cui fu trovata, ed ivi la si depose in una grande custodia di sommo valore. Una porzione però fu da S.Elena mandata al suo figlio in Costantinopoli, e un altra spedita alla chiesa da lei fondata in Roma e che ora si conosce sotto il nome di Santa Croce di Gerusalemme, alla quale regalò anche il titolo della Croce. La parte più considerabile della Santa Croce, fu fatta chiudere da S.Elena in un astuccio d'argento e lasciata a Gerusalemme sotto la custodia del vescovo s. Macario che la depose nella magnifica chiesa costruita sul Santo Sepolcro.

Da tutte le parti concorsero sempre i fedeli a venerare si gran Reliquia, ed è pur rimarcabile il fatto che da San paolino è riferito nella sua lettera a Severo, cioè che per quanti pezzetti venissero staccati da essa, non veniva mai a scemarsi, riproducendosi a misura che veniva tagliata come fosse legno ancora vivo. S.Cirillo di Gerusalemme, che viveva 25 anni dopo la Invenzione della Santa Croce, protesta che dopo essersene distribuiti tanti pezzetti da trovarsene in ogni parte del mondo, la Croce era ancora della stessa grandezza e grossezza, come se non fosse mai stata toccata da alcuno, e paragonava questo fatto ai pani moltiplicati nel deserto per sfamare cinquemila persone.

un piccolo appunto:

Chi volesse venerare le Reliquie della Vera Croce sappia che da Costamntinopoli, furono portate a Venezia, prima durante la IV crociata nel 1204, poi dai profughi della città, invasa dai turchi nel 1453. Arttualmente hanno la loro collocazione nell cappella delle reliquie, all'iterno del tesoro di San Marco.
Altri due importanti frammenti della Croce sono in possesso: uno nella Scuola Grande di s. Giovanni Evangelista, come documentato anche dal celebre ciclo pittorico di Vittore Carapaccio, l'altra alle Gallerie dell'Accademia, dentro il magnifico reliquiario appartenuto al cardinale Bessarione.
Le spoglie mortali di s.Elena si trovano, sempre a Venezia, nella chiesa a lei dedicata.


Un grazie al Blog della FSSP (Fraternita san Pietro di Venezia)

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14/09/2010 13:23
 
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ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE - IN EXALTATIONE SANCTÆ CRUCIS (f) - 14 settembre


ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE
MISSALE ROMANUM
14 SETTEMBRE

Gli Orientali oggi celebrano la Croce con una solennità paragonabile a quella della Pasqua. Costantino aveva fatto costruire a Gerusalemme una basilica sul Golgota e un’altra sul Sepolcro di Cristo Risorto. La dedicazione di queste basiliche avvenne il 13 settembre dei 335. Il giorno seguente si richiamava il popolo al significato profondo delle due chiese, mostrando ciò che restava del legno della Croce del Salvatore. Da quest’uso ebbe origine la celebrazione del 14 settembre. A questo anniversario si aggiunse poi il ricordo della vittoria di Eraclio sui Persiani (628), ai quali l’imperatore strappò le reliquie della Croce, che furono solennemente riportate a Gerusalemme. Da allora la Chiesa celebra in questo giorno il trionfo della Croce che è segno e strumento della nostra salvezza. «Nell’albero della Croce tu (o Dio) hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dall’albero traeva vittoria, dall’albero venisse sconfitto, per Cristo nostro Signore» (prefazio).

L’uso liturgico che vuole la Croce presso l’altare quando si celebra la Messa, rappresenta un richiamo alla figura biblica del serpente di rame che Mosè innalzò nel deserto: guardandolo gli Ebrei, morsicati dai serpenti erano guariti. Giovanni nel racconto della Passione dovette aver presente il profondo simbolismo di questo avvenimento dell’Esodo (cf prima lettura), e la profezia di Zaccaria, quando scrive: «Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto » (Zc 12,10; Gv 19,37).

Il simbolo della croce ha sacralizzato per secoli ogni angolo della terra e ogni manifestazione sociale e privata. Oggi rischia di essere spazzato via o peggio strumentalizzato da una moda consumistica. Tuttavia rimane sempre un simbolo che fa volgere lo sguardo a tutti i «crocifissi» di sempre: i poveri, gli ammalati, i vecchi, gli sfruttati, i bambini subnormali, ecc. Essi sono i più degni di essere collocati nel «vivo» delle nostre messe. A noi, figli del «benessere», verrà la salvezza tramite loro, per i quali è sempre valida la parola del Vangelo: «Avevo fame... avevo sete... ero forestiero... ero nudo... ero malato...» (Mt 25).





EVANGÉLIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Ioánnem, 12, 31-36

In illo témpore: Dixit Iesus turbæ Iudæórum: Nunc iudícium est mundi: nunc princeps huius mundi eiiciétur foras. Et ego si exaltátus fúero a terra, ómnia traham ad meípsum. (Hoc autem dicébat, signíficans qua morte esset moritúrus). Respóndit ei turba: Nos audívimus ex lege, quia Christus manet in ætérnum: et quómodo tu dicis: Opórtet exaltári Fílium hóminis? Quis est iste Fílius hóminis? Dixit ergo eis Iesus: Adhuc módicum lumen in vobis est. Ambuláte dum lucem habétis, ut non vos ténebræ comprehéndant: et qui ámbulat in ténebris, nescit quo vadat. Dum lucem habétis, crédite in lucem, ut fílii lucis sitis.

In quel tempo Gesù disse: “ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me". Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire. Allora la folla gli rispose: "Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come dunque tu dici che il Figlio dell'uomo deve essere elevato? Chi è questo Figlio dell'uomo?". Gesù allora disse loro: "Ancora per poco tempo la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce, perché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce credete nella luce, per diventare figli della luce". Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose da loro.



La croce è gloria ed esaltazione di Cristo

Dai «Discorsi» di sant'Andrea di Creta, vescovo
(Disc. 10 sull'Esaltazione della santa croce; PG 97, 1018-1019. 1022-1023)

Noi celebriamo la festa della santa croce, per mezzo della quale sono state cacciate le tenebre ed è ritornata la luce. Celebriamo la festa della santa croce, e così, insieme al Crocifisso, veniamo innalzati e sublimati anche noi. Infatti ci distacchiamo dalla terra del peccato e saliamo verso le altezze. E' tale e tanta la ricchezza della croce che chi la possiede ha un vero tesoro. E la chiamo giustamente così, perché di nome e di fatto è il più prezioso di tutti i beni. E' in essa che risiede tutta la nostra salvezza. Essa è il mezzo e la via per il ritorno allo stato originale.

Se infatti non ci fosse la croce, non ci sarebbe nemmeno Cristo crocifisso. Se non ci fosse la croce, la Vita non sarebbe stata affissa al legno. Se poi la Vita non fosse stata inchiodata al legno, dal suo fianco non sarebbero sgorgate quelle sorgenti di immortalità, sangue e acqua, che purificano il mondo. La sentenza di condanna scritta per il nostro peccato non sarebbe stata lacerata, noi non avremmo avuto la libertà, non potremmo godere dell'albero della vita, il paradiso non sarebbe stato aperto per noi. Se non ci fosse la croce, la morte non sarebbe stata vinta, l'inferno non sarebbe stato spogliato.

E' dunque la croce una risorsa veramente stupenda e impareggiabile, perché, per suo mezzo, abbiamo conseguito molti beni, tanto più numerosi quanto più grande ne è il merito, dovuto però in massima parte ai miracoli e alla passione del Cristo. E' preziosa poi la croce perché è insieme patibolo e trofeo di Dio. Patibolo per la sua volontaria morte su di essa. Trofeo perché con essa fu vinto il diavolo e col diavolo fu sconfitta la morte. Inoltre la potenza dell'inferno venne fiaccata, e così la croce è diventata la salvezza comune di tutto l'universo.

La croce è gloria di Cristo, esaltazione di Cristo. La croce è il calice prezioso e inestimabile che raccoglie tutte le sofferenze di Cristo, è la sintesi completa della sua passione. Per convincerti che la croce è la gloria di Cristo, senti quello che egli dice: «Ora il figlio dell'uomo è stato glorificato e anche Dio è stato glorificato in lui, e lo glorificherà subito» (Gv 13, 31-32).

E di nuovo: «Glorificami, Padre, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse» (Gv 17, 5). E ancor: «Padre glorifica il tuo nome. Venne dunque una voce dal cielo: L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò» (Gv 12, 28), per indicare quella glorificazione che fu conseguita allora sulla croce. Che poi la croce sia anche esaltazione di Cristo.


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L'Esaltazione della croce nella tradizione siro-occidentale

Tu sei
l'albero della vita


di Manuel Nin


Il 14 settembre, come tutte le altre tradizioni liturgiche di oriente e di occidente, anche quella siro-occidentale celebra la festa dell'Esaltazione della santa Croce. La festa ha un'origine gerosolimitana collegata alla dedicazione della basilica della Risurrezione, che venne edificata sulla tomba del Signore nel 335, e con la celebrazione del ritrovamento della reliquia della Croce da parte dell'imperatrice Elena, madre dell'imperatore Costantino.

I testi dell'ufficiatura sottolineano chiaramente in primo luogo il tema della croce come arma di vittoria per i cristiani:  "Segnato il nostro volto con l'immagine preziosa della croce, tu ci fai la grazia, o Dio, di essere preservati dal nemico e di vincere le sue suggestioni. La croce santa sia per noi un'arma invincibile contro il nemico".

La festa coinvolge nella lode tutta la creazione che la inneggia alla croce come luogo dove avviene la salvezza, con delle espressioni cristologiche proprie della tradizione siriaca:  "Celebrando l'esaltazione della croce cosparsa con le gocce del sangue vivificante del Verbo di Dio incarnato, gli eserciti del cielo intonano la lode ed esultano per la salvezza del genere umano. Venite popoli, adorate la croce di salvezza, per cui il mondo ha ottenuto la nuova vita".

Nell'ufficiatura del vespro la liturgia siro-occidentale collega in primo luogo l'esaltazione della croce con gli imperatori Costantino ed Elena, ma soprattutto con la vita della Chiesa stessa che la regge come vanto e sostegno:  "Oggi la croce è apparsa a Costantino ed Elena come segno di vittoria. Oggi gli apostoli si rallegrano e con Paolo cantano:  Il nostro vanto è la croce di nostro Signore Gesù Cristo. Oggi i martiri e i confessori esultano perché tu, o Cristo, appeso sulla croce, sei la loro ricompensa. Oggi la santa Chiesa si rallegra perché è la regina assisa alla tua destra vestita con la tua croce".

In parecchi inni Efrem il Siro parla della croce di Cristo come timone della nave che è la Chiesa e che Cristo, il pilota, conduce a porto tranquillo. In un secondo momento, introducendo sempre la parola "oggi", la liturgia della festa si sofferma su una lettura in chiave cristologica di una lunga serie di fatti veterotestamentari che prefigurano la redenzione di Cristo operata per mezzo della sua croce:  "Oggi Abramo esulta perché il mistero della croce gli fu rivelato per mezzo dell'agnello che vide impigliato nel cespuglio. Oggi Mosè, il primo dei profeti, si rallegra perché ha tracciato il segno della croce con le sue mani stese e oranti in forma di croce. Oggi Eliseo il profeta è nella gioia per il legno gettato nell'acqua e che fece galleggiare il ferro pesante, tipo della nostra natura umana che tu, o Cristo, hai innalzato e onorato per mezzo della tua croce".

La croce ancora viene cantata nella liturgia siro-occidentale come albero di vita, rifugio dei cristiani, compimento di tutti i misteri della Chiesa, saggezza dei credenti.

Uno dei testi del vespro della festa associa nella lode, senza distinzione, Cristo e la croce stessa con gli stessi titoli cristologici dati e all'uno e all'altra:  "Signore, re della gloria, ti lodiamo perché hai fatto della croce il vanto di coloro che credono in te. Tu sei l'albero della vita per coloro che in te sperano, e sei anche l'albero che mai appassisce, medico e rimedio di coloro che appassiscono nel peccato. Tu sei l'albero della vita piantato nel bel mezzo del paradiso e porti tutti alla terra della promessa. Tu sei lo scettro di forza mandato da Sion contro i nemici vinti con la tua croce. Tu sei il mistero segreto e nascosto, manifestato a tutti gli uomini".

L'ufficiatura notturna della festa, divisa in tre parti, prevede il canto di due salmi per ognuna di esse:  i salmi 43 e 60 per la prima; 135 e 138 per la seconda, e il lungo cantico di Abacuc (3, 1-19) per la terza. In quest'ufficiatura notturna troviamo ben sei inni di sant'Efrem il Siro, due per ognuna delle parti, in cui l'autore canta il mistero della croce di Cristo con delle immagini e dei simboli sviluppati nella sua poesia teologica, dove il legno della croce è sempre fonte di un lungo sviluppo simbolico.

Efrem accosta volentieri Cristo innalzato sulla croce al carro dei cherubini descritto dal profeta Ezechiele:  "Cavalca la croce, sebbene, invisibilmente, cavalcasse il carro, quello dei cherubini. Rimasero svergognati i crocifissori che lo fecero montare sul legno glorioso rivestito di simboli. Ho visto la bellezza di Adamo, immagine di Colui che lo ha plasmato e la bellezza della croce, cavalcatura del Figlio del suo Signore".

Ancora Efrem allarga la simbologia della croce alla spada del cherubino collocato alle porte del paradiso, e la presenta anche come la lancia che uccide la morte:  "Beato sei anche tu, legno vivente, che fosti una lancia invisibile per la morte. Quella lancia infatti aveva colpito il Figlio:  trafitto da essa, con essa egli uccise la morte. La sua lancia ha allontanato la lancia, poiché il suo perdono ha strappato il nostro documento di debito. Il paradiso gioì perché erano tornati gli espulsi. Sia benedetto, Lui che mediante la sua croce ha forzato il passaggio verso il paradiso".

Sant'Efrem mette in parallelo, in uno dei suoi inni e con delle immagini poetiche molto belle, i due alberi, quello del paradiso e quello della croce:  "E poiché Adamo si era avvicinato all'albero, si precipitò poi verso il fico. Divenne simile al fico, delle cui foglie era coperto. Florido di foglie a modo di un legno, Adamo venne presso il legno glorioso, da esso si rivestì di gloria, da esso acquistò splendore, da esso udì la verità, che sarebbe di nuovo entrato nell'Eden".

Infine, in uno degli inni sulla crocifissione, Efrem ancora canta il tema evangelico del prendere la propria croce e seguire Cristo, rivolgendosi a Simone di Cirene che porta la croce di Cristo e a Simone Pietro che muore anche lui in croce:  "Beato anche tu, Simone, che hai portato durante la vita la croce dietro al nostro Re. Sono fieri coloro che portano le insegne dei re ma svanirono i re con le loro insegne. Beate le tue mani che si alzarono e portarono in processione la croce che si chinò e ti donò la vita. Il tuo fardello ti ha portato nella dimora della vita e ti ha trasferito là, poiché è il vascello del Regno".


(©L'Osservatore Romano - 15 settembre 2010)


La croce è un dono troppo prezioso


[Dagli scritti di Santa Gemma Galgani] - ...Mi ha detto poi Gesù: «Sai, figlia mia, in che maniera io mi diverto a mandare le croci alle anime a me care? Io desidero possedere l'anima loro, ma intera, e per questo la circondo di croci, e la chiudo nelle tribolazioni, perché non mi scappi di mano; e per questo io spargo le sue cose di spine, perché non si affezioni a nessuno, ma provi ogni suo contento in me solo. È l'unica via per vincere il demonio e giungere a salvezza: Figlia mia, quanti mi avrebbero abbandonato, se non li avessi crocifissi! La croce è un dono troppo prezioso, e da esso si apprendono molte virtù!»







[Modificato da Caterina63 15/09/2010 15:38]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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15/09/2010 15:34
 
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mercoledì 15 settembre 2010

Onoriamo l'Addolorata!  NON SEPARIAMO MAI LA MADRE DAL FIGLIO!!


Il zelantissimo scrittore Sant'Alfonso Maria de Liguori, nel suo capolavoro intitolato “Le Glorie di Maria”, ha ricordato le grandi grazie che Gesù ha promesso ai devoti dei patimenti della Madonna Addolorata. Venne rivelato a Santa Elisabetta che San Giovanni Evangelista, dopo che la Beata Vergine fu assunta in cielo in anima e corpo, desiderava ardentemente rivederla. Dio gli concesse questa grazia, e permise di farle rivedere la sua cara Madre Celeste insieme al Redentore Divino.

La Madonna domandò a Gesù qualche grazia speciale per i divoti dei dolori che patì nel vedere l'atroce Passione di suo Figlio, e Gesù promise per essi quattro grazie principali:

1. Chi invoca la Madonna per i suoi dolori, prima della morte meriterà far vera penitenza di tutti i suoi peccati.
2. Egli custodirà questi devoti nelle tribolazioni in cui si trovano, specialmente nell'ora della morte.
3. Imprimerà in loro la memoria della sua Passione, e in cielo ne darà loro il premio.
4. Egli porrà tali devoti nelle mani di Maria affinché ella ne disponga a suo piacere, e ottenga loro tutte le grazie che desidera.

Pertanto è vivamente raccomandabile accendersi nella devozione alla Madonna Addolorata, e diffonderla il più possibile.




Fraternamente CaterinaLD

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15/09/2010 15:37
 
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Devoti pensieri mariani


In occasione dell'odierna memoria della Beata Vergine Maria Addolorata, riporto alcuni pensieri mariani tratti dagli scritti di quel grande devoto della Madonna che fu Sant'Alfonso Maria de Liguori:

* Oh quanti beati non vi sarebbero ora in Cielo, se Maria con la sua potente intercessione non ve li avesse condotti!

* s. Bernardo ci assicura della divina grazia e della salvezza eterna, se noi siamo perseveranti nella devozione a Maria

* la devozione verso la santa Vergine non solo è utile, ma anche moralmente necessaria.

* molto si deve temere della salvezza di taluno che poco stima la devozione verso la Beata Vergine e trascura di procurarsi la sua intercessione; poiché costui, secondo il sentimento di s. Bernardo, si chiude il canale delle grazie alla sua salvezza necessarie

* non v'è alcuno, quantunque scellerato, che Maria non possa salvarlo con la sua intercessione

* oh che morte felice fanno specialmente i devoti della Madre di Dio! Il p. Binetti narrava che essendo andato ad assistere ad un moribondo che era stato devoto della Beata Vergine, egli gli disse: «Padre, non potete credere la consolazione che porta in morte il ricordarsi di aver servito alla Madonna. Ah padre mio, se sapeste qual contento io provo per aver servito a questa madre mia! Io non so spiegarlo».

* Rivelò la stessa Beata Vergine a Santa Brigida non trovarsi al mondo peccatore così nemico di Dio, che se a lei ricorra ed invochi il suo aiuto, non ritorni a Dio e recuperi la sua grazia.

* E' difficilissimo che un'anima perseveri in grazia di Dio e si salvi senza una special devozione alla Madre di Dio; che perciò ella si chiama la Madre della perseveranza.

* Chi ama veramente la Madonna è sicuro del paradiso, come se già fosse in paradiso

Consiglio di rileggere le promesse fatte da Gesù ai devoti dell'Addolorata. Cliccare qui.

Fraternamente CaterinaLD

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13/09/2011 08:29
 
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[SM=g1740717] [SM=g1740720] In questo tempo in cui si muove battaglia per rimuovere il Crocefisso dai muri, il santo Padre ci invita a riportarlo anche sugli Altari, a renderlo visibile perchè "la nostra fede non è affatto PRIVATA"!
Certo, dobbiamo incarnare Gesù dentro di noi e nel cuore, ma dobbiamo anche testimoniarlo nei segni che Lui ci ha lasciato.

Il 14 settembre la Chiesa fa "Esaltazione della Croce" per ricordare all'uomo di ogni tempo l'opera della Redenzione e l'Amore di Dio... il 15 è anche la Memoria della Madonna Addolorata, nessuno osi separare mai la Madre dal Figlio!

Buona meditazione
it.gloria.tv/?media=193948

T.: Ti saluto o Croce, santa, che portasti il Redentor:
gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.


( Sei vessillo glorioso di Cristo, sua vittoria e segno d’amor:
il suo sangue innocente fu visto come fiamma sgorgare dal cuor)

1 Sei Vessillo glorioso di Cristo, sei salvezza di un popol fedel;
grondi Sangue innocente sul Cristo, che Ti volle martirio crudel.

2 Tu nascesti fra braccia amorose d’una Vergine Madre, o Gesù;
tu moristi fra braccia pietose d’una Croce che data ti fu.

3 O Agnello divino, immolato sulla Croce crudele, pietà!
Tu, che togli dal mondo il peccato, salva l’uomo che pace non ha.

4 Dona a tutti speranza, Signore, crocifisso e risorto per noi:
tu che effondi la pace del cuore nel tuo Spirito di santità.

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org



[SM=g1740717]



[SM=g1740722] Vexilla Regis prodeunt: Fulget Crucis mysterium,
Quae vita mortem pertulit, Et morte vitam protulit.

Quae vulnerata lanceae Mucrone diro, criminum
Ut nos lavaret sordibus, Manavit unda et sanguine.

Impleta sunt quae concinit David fideli carmine,
Dicendo nationibus: Regnavit a ligno Deus.

Arbor decora et fulgida, ornata Regis purpura,
Electa digno stipite tam sancta membra tangere.

Beata, cuius brachiis Pretium pependit saeculi:
Statera facta corporis, tulitque praedam tartari.

O Crux ave, spes unica, hoc Passionis tempore!
Piis adauge gratiam, reisque dele crimina.

Te, fons salutis Trinitas, collaudet omnis spiritus:
Quibus Crucis victoriam largiris, adde praemium. Amen.

www.gloria.tv/?media=194676



[SM=g1740720]


[SM=g1740738] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

[Modificato da Caterina63 15/09/2011 11:21]
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14/09/2011 11:21
 
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14 settembre. Esaltazione della S. Croce: "Buon Compleanno, Summorum Pontificum!". E grazie, Santità!

14 Settebre 2011

IV Anniversario

della Lettera Apostolica motu proprio data
Summorum Pontificum

di Sua Santità Papà

B E N E D E T T O X V I

del 07 Luglio 2007, entrata in vigore il 14 settembre 2007

e illustrata, per la sua applicazione, dalla
Istruzione
UNIVERSAE ECCLESIAE

della Pontificia Commissione dell'Ecclesia Dei

A Voi, Santo Padre, la nostra più sincera gratitudine!
Benedicto, summo Pontifici et universali Patri, pax, vita et salus perpetua!

***


Testo ufficiale del Motu Proprio in latino qui (sito della Santa Sede), e qui in una traduzione fedele e ormai ufficiosa (ma non ufficiale) nel sito di Una Vox.

14 Settembre 2009
Link 1; Link2 (l'esaltazione della S. Croce nel rito bizantino).
14 Settembre 2010
link 3



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09/09/2012 16:30
 
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[SM=g1740733] Forse pochi conoscono questa Lettera Pastorale che il cardinale Martini scrisse alla Diocesi Ambrosiana quando era Arcivescovo di Milano nel giugno 2000, per il grande Giubileo del Nuovo Millennio.
Riteniamo questo il modo più giusto per ricordare il lungo lavoro pastorale di questo pastore della Chiesa, al di là di ogni polemica, e raccomandando la sua anima all'abbracio della Santissima Trinità e di Maria Santissima.

Ricordiamo anche il 14 e 15 settembre Festa della Esaltazione della Croce e di Maria Addolorata!

www.gloria.tv/?media=330546



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[SM=g1740720]


[SM=g1740720] Cari Amici, in occasione della Festa dell'Esaltazione della Croce e della Beata Vergine Maria Addolorata, il 14 e 15 settembre, vi offriamo un dolcissimo canto-preghiera, in formato karaoke, davvero sensibile al tema.
Tratto dal "Laudario di Cortona", secolo XIII
www.gloria.tv/?media=330665


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[SM=g1740738]


Nel silenzio. 3: Il silenzio dello spirito.

Pubblicato 12 ottobre 2011 | Da Monica


La beata Chiara Luce Badano una volta ha detto:

“La realtà per me più importante è stato il riscoprire Gesù abbandonato. Prima lo vivevo piuttosto superficialmente e lo accettavo per poi aspettarmi la gioia… Ho capito che stavo sbagliando tutto. Non dovevo strumentalizzarlo ma amare Lui e basta.”


In poche parole ha riassunto l’essenza della vita di un cristiano.

Cercare il Signore, voler stare con Lui, porlo al centro dell’esistenza perché ne sia il vero e solo Signore… tutto ciò non vuol dire cercare delle consolazioni, voler sperimentare gioie e gusti spirituali. Anzi, tale ricerca finirebbe per essere solo ingordigia spirituale. Cupidigia fine a sé se stessa e al nostro egoismo.

Amare davvero Gesù vuol dire cercare di essere il più possibile uguali a Lui, e se Lui è il Povero e l’Abbandonato, allora la nostra aspirazione più pura non può che essere quella di rendere noi stessi ugualmente poveri ed abbandonati.

La via che conduce a Dio è la via della Croce. Non ve ne sono altre.



Dopo il silenzio dei sensi vi è un silenzio più profondo nel quale occorre addentrarci: il silenzio dello spirito. Far tacere in noi tutti i gusti spirituali, tutti i modi che abbiamo sperimentato in passato, ogni cosa deve essere messa a tacere.

San Giovanni della Croce ne parla come della seconda notte, quella più profonda, in cui il buio è totale: nulla ci sostiene, in essa, se non la fede. La fede stessa costituisce l’essenza di questa notte. Solo attraversando tali tenebre possiamo giungere alla meta che è Dio. Dimenticare ogni esperienza spirituale che possiamo aver vissuto perché esse non sono Dio, fermarci ad esse vorrebbe dire non andare più avanti. Chi è ricco di qualcosa, qualsiasi cosa, fosse pure una preziosa esperienza dello spirito, non è più vuoto, non può più accogliere ciò che il Signore vuole donargli…

A nulla deve attaccarsi l’anima se non al volersi conformare totalmente a Dio. Voler essere come Dio vuole che si sia. Volere la volontà di Dio…

«I mezzi a disposizione dell’anima per arrivare a tale unione, non consistono nel capire, nel gustare, nel sentire, nell’immaginare Dio, né in qualsiasi altra attività umana, ma nella purezza e nell’amore, cioè nello spogliamento e nella rinuncia assoluta a tutto per amore di Dio».

«In questo cammino di unione, iniziare a camminare significa lasciare la propria via o, meglio, passare oltre; lasciare il proprio modo di agire significa entrare in ciò che non ha un modo, cioè in Dio. Difatti l’anima che perviene a tale unione non ha più modi o maniere personali né tantomeno si attacca o può attaccarsi ad essi; intendo dire modi di capire, di gustare, di sentire. Pur possedendoli tutti in sé, agisce come chi non ha nulla e possiede tutto».

(S Giovanni della Croce, “Salita al monte Carmelo”)

Monica Granata
www.simonospetras.org/2011/10/nel-silenzio-3-il-silenzio-dello-...

riporto questa riflessione:La beata Chiara Luce Badano una volta ha detto:

“La realtà per me più importante è stato il riscoprire Gesù abbandonato. Prima lo vivevo piuttosto superficialmente e lo accettavo per poi aspettarmi la gioia… Ho capito che stavo sbagliando tutto. Non dovevo strumentalizzarlo ma amare Lui e basta.”
---------------------------------

Chiara aveva capito, a causa del male che l'aveva colpita, che incontrare e seguire Cristo non è una passeggiata, non sono battimani e schitarrate, ma una vera PASSIONE che parte da quella Incarnazioneprodigiosa per finire dalle braccia di Maria, sulle braccia DELLA CROCE ...... aveva capito che Gesù va amato da lì, partendo dalla realtà della sua esistenza per noi, crocifisso e risorto.....


[SM=g1740738] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

[Modificato da Caterina63 14/09/2012 11:00]
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A cinque anni dall'entrata in vigore del Motu Proprio

 
Roma, Santa Maria Maggiore, 14 settembre 2007
Ricordiamo il giorno luminoso in cui è finita, speriamo per sempre, quella sorta di “cattività babilonese” che a livello liturgico tutti i cattolici hanno subito fin dall'entrata in vigore della Riforma Liturgica di Paolo VI. L'immagine non è perfetta; ma è originale: è quella di partenza del filmato che sono riuscita ad avere da Repubblica e che spero risulti visibile da qui (interessanti le interviste: laici con le idee chiare, mi sembra). La celebrazione è sotto l'immagine della Salus populi Romani, nella Cappella Borghese, di fronte a quella, dall'altra parte della navata, dove c'è la tomba di San Pio V. Non c'è stato un grande afflusso di persone (qualcuna si è ancora aggiunta); ma c'è da tener conto che l'evento non era stato pubblicizzato ed inoltre era stato fissato per le 3 del pomeriggio (ora di certo non praticabile per chi lavora). Io c'ero!
Da allora le Sante Messe usus antiquior si sono moltiplicate. Ma siamo ancora ben lontani da una liberalizzazione piena. Conosciamo tutti le difficoltà, soprattutto da parte dei vescovi, per la maggior parte renitenti e, incomprensibilmente per dei Pastori, con molti pregiudizi. Ci manca inoltre una nostra "pastorale" e un vescovo... ma la Grazia abbonda e confidiamo nel Signore e nelle Sue meraviglie.
 
Marzo 1945: nella cattedrale di Colonia (Köln) distrutta dai bombardamenti degli "Alleati", si continua a celebrare la Santa Messa. Di fronte al Santissimo Sacramento, i fedeli si inginocchiano anche se su detriti e calcinacci.


1° luglio 1951: don Joseph Ratzinger è stato ordinato sacerdote da appena due giorni, ma in occasione della Prima Messa del suo confratello don Rupert Berger, si presta come suddiacono. Il futuro Benedetto XVI è il secondo da sinistra.

Le foto sono tratte dal blog CATHOLICVS:
http://catholicvs.blogspot.com/search/label/Fotos antiguas de la Santa Misa


[SM=g1740738]

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[SM=g1740717] [SM=g1740720] Cari Amici, il 14 settembre ricordiamo l'Esaltazione della Croce di Nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha redenti e salvati... e il giorno successivo, il 15, la Chiesa ha voluto mirabilmente associarvi la Madre Addolorata che, ai piedi della Croce, ha collaborato alla nostra Redenzione con il Suo Figlio, patendo per noi, sopportando lo strazio del Figlio morente per noi....

Cosa ci costa dedicare 10 minuti per contemplare la potenza della Croce attraverso la quale ci è stata data la gioia eterna?
Ecco un video karaoke attraverso il quale pregare e contemplare, imparando le parole....
qui a seguire vi offriamo anche la traduzione.

www.youtube.com/watch?v=8p9fl2mXsMY

Crux fidélis

Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis!
Nulla talem silva profert fronde, flore, gérmine.
Dulce lignum, dulces clavo dulce pondus sústinens!

(Croce fedele, nobile albero, unico tra tutti! Nessun bosco ne offre uno simile per fiore, fogliame, germoglio. Dolce legno, dolci chiodi, che sostenete il dolce peso.)

- Pange lingua, gloriosi, proelium certaminis,
et super Crucis tropaeo dic triumphum nobilem,
qualiter Redemptor orbis immolatus vicerit.

(Esalti ogni lingua nel canto lo scontro e la grande vittoria,
e sopra il trofeo della Croce proclami il suo grande trionfo,
poichè il Redentore del mondo fu ucciso e fu poi vincitore.)

Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis!
Nulla talem silva profert fronde, flore, gérmine.

(da qui un versione tipo)
- Quando venit ergo sacri plenitudo temporis,
missus est ab parce Patris, Natus orbis conditor,
atque ventre verginali, carne factus prodiit.

(E quando il momento fu giunto del tempo fissato da Dio,
ci venne qual dono del Padre il Figlio, creatore del mondo;
agli uomini venne incarnato nel grembo di Vergine Madre.)

Dulce lignum, dulces clavo dulce pondus sústinens!
Dolce legno, dolci chiodi, che sostenete il dolce peso.

- Vagit infans inter arta conditus praesaepia,
membra pannis involuta, Virgo Mater alligat,
et manus pedesque et crura stricta cingit fascia.

(Vagisce il Bambino, adagiato in umile, misera stalla,
le piccole membra ravvolge e copre la Vergine Madre,
ne cinge le mani ed i piedi, legati con candida fascia.)

Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis!
Nulla silva talem profert fronde, flore, gérmine.

- Lustra sex qui iam peregit tempus implens corporis,
se volente, natus ad hoc, passioni deditus,
Agnus in crucis levatur immolandus stipite.

(Compiuti trent'anni e conclusa la vita mortale,
il Signore offriva se stesso alla morte, per noi,
in Croce è innalzato l'Agnello che viene immolato per noi).

Dulce lignum, dulces clavo dulce pondus sústinens!
Dolce legno, dolci chiodi, che sostenete il dolce peso.

- Aequa Patri Filioque, inclito Paraclito,
sempiterna sit beatae Trinitati gloria;
cuius alma nos redemit atque serva gratia

( Al Padre sia gloria ed al Figlio, e all'inclito Paraclito;
sia gloria alla sempre ed Eterna Trinità;
il Suo Amore l'anima ha redento, servo della grazia)

*******



[SM=g1740717]

[SM=g1740750] [SM=g1740752]

[Modificato da Caterina63 12/09/2014 09:08]
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14/09/2014 13:49
 
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    segue l'Omelia del Papa

FESTA DELL'ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

SANTA MESSA CON IL RITO DEL MATRIMONIO

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO


Basilica Vaticana
Domenica, 14 settembre 2014

Video

 

La prima Lettura ci parla del cammino del popolo nel deserto. Pensiamo a quella gente in marcia, guidata da Mosè; erano soprattutto famiglie: padri, madri, figli, nonni; uomini e donne di ogni età, tanti bambini, con i vecchi che facevano fatica… Questo popolo fa pensare alla Chiesa in cammino nel deserto del mondo di oggi, fa pensare al Popolo di Dio, che è composto in maggior parte da famiglie.

Questo fa pensare alle famiglie, le nostre famiglie, in cammino sulle strade della vita, nella storia di ogni giorno… E’ incalcolabile la forza, la carica di umanità contenuta in una famiglia: l’aiuto reciproco, l’accompagnamento educativo, le relazioni che crescono con il crescere delle persone, la condivisione delle gioie e delle difficoltà… Le famiglie sono il primo luogo in cui noi ci formiamo come persone e nello stesso tempo sono i “mattoni” per la costruzione della società.

Ritorniamo al racconto biblico. A un certo punto «il popolo non sopportò il viaggio» (Nm 21,4). Sono stanchi, manca l’acqua e mangiano solo la “manna”, un cibo prodigioso, donato da Dio, ma che in quel momento di crisi sembra troppo poco. Allora si lamentano e protestano contro Dio e contro Mosè: “Perché ci avete fatto partire?...” (cfr Nm 21,5). C’è la tentazione di tornare indietro, di abbandonare il cammino.

Viene da pensare alle coppie di sposi che “non sopportano il viaggio”, il viaggio della vita coniugale e familiare. La fatica del cammino diventa una stanchezza interiore; perdono il gusto del Matrimonio, non attingono più l’acqua dalla fonte del Sacramento. La vita quotidiana diventa pesante, e tante volte, “nauseante”.

In quel momento di smarrimento – dice la Bibbia – arrivano i serpenti velenosi che mordono la gente, e tanti muoiono. Questo fatto provoca il pentimento del popolo, che chiede perdono a Mosè e gli domanda di pregare il Signore perché allontani i serpenti. Mosè supplica il Signore ed Egli dà il rimedio: un serpente di bronzo, appeso ad un’asta; chiunque lo guarda, viene guarito dal veleno mortale dei serpenti.

Che cosa significa questo simbolo? Dio non elimina i serpenti, ma offre un “antidoto”: attraverso quel serpente di bronzo, fatto da Mosè, Dio trasmette la sua forza di guarigione che è la sua misericordia, più forte del veleno del tentatore.

Gesù, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, si è identificato con questo simbolo: il Padre, infatti, per amore ha «dato» Lui, il Figlio Unigenito, agli uomini perché abbiano la vita (cfr Gv 3,13-17); e questo amore immenso del Padre spinge il Figlio, Gesù, a farsi uomo, a farsi servo, a morire per noi e a morire su una croce; per questo il Padre lo ha risuscitato e gli ha dato la signoria su tutto l’universo. Così si esprime l’inno della Lettera di san Paolo ai Filippesi (2,6-11). Chi si affida a Gesù crocifisso riceve la misericordia di Dio che guarisce dal veleno mortale del peccato.

Il rimedio che Dio offre al popolo vale anche, in particolare, per gli sposi che “non sopportano il cammino” e vengono morsi dalle tentazioni dello scoraggiamento, dell’infedeltà, della regressione, dell’abbandono... Anche a loro Dio Padre dona il suo Figlio Gesù, non per condannarli, ma per salvarli: se si affidano a Lui, li guarisce con l’amore misericordioso che sgorga dalla sua Croce, con la forza di una grazia che rigenera e rimette in cammino sulla strada della vita coniugale e familiare.

L’amore di Gesù, che ha benedetto e consacrato l’unione degli sposi, è in grado di mantenere il loro amore e di rinnovarlo quando umanamente si perde, si lacera, si esaurisce. L’amore di Cristo può restituire agli sposi la gioia di camminare insieme; perché questo è il matrimonio: il cammino insieme di un uomo e di una donna, in cui l’uomo ha il compito di aiutare la moglie ad essere più donna, e la donna ha il compito di aiutare il marito ad essere più uomo. Questo è il compito che avete tra voi. “Ti amo, e per questo ti faccio più donna” – “Ti amo, e per questo ti faccio più uomo”. 

E’ la reciprocità delle differenze. Non è un cammino liscio, senza conflitti: no, non sarebbe umano. E’ un viaggio impegnativo, a volte difficile, a volte anche conflittuale, ma questa è la vita! E in mezzo a questa teologia che ci dà la Parola di Dio sul popolo in cammino, anche sulle famiglie in cammino, sugli sposi in cammino, un piccolo consiglio. E’ normale che gli sposi litighino, è normale. Sempre si fa. Ma vi consiglio: mai finire la giornata senza fare la pace. Mai. E’ sufficiente un piccolo gesto. E così si continua a camminare. Il matrimonio è simbolo della vita, della vita reale, non è una “fiction”! E’ sacramento dell’amore di Cristo e della Chiesa, un amore che trova nella Croce la sua verifica e la sua garanzia. Auguro a tutto voi un bel cammino: un cammino fecondo; che l’amore cresca. Vi auguro felicità. Ci saranno le croci, ci saranno. Ma sempre il Signore è lì per aiutarci ad andare avanti. Che il Signore vi benedica!



  




ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 14 settembre 2014

Video

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il 14 settembre la Chiesa celebra la festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Qualche persona non cristiana potrebbe domandarci: perché “esaltare” la croce? Possiamo rispondere che noi non esaltiamo una croce qualsiasi, o tutte le croci: esaltiamo la Croce di Gesù, perché in essa si è rivelato al massimo l’amore di Dio per l’umanità. È quello che ci ricorda il Vangelo di Giovanni nella liturgia odierna: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio Unigenito» (3,16). Il Padre ha “dato” il Figlio per salvarci, e questo ha comportato la morte di Gesù, e la morte in croce.

Perché? Perché è stata necessaria la Croce? A causa della gravità del male che ci teneva schiavi. La Croce di Gesù esprime tutt’e due le cose: tutta la forza negativa del male, e tutta la mite onnipotenza della misericordia di Dio. La Croce sembra decretare il fallimento di Gesù, ma in realtà segna la sua vittoria. Sul Calvario, quelli che lo deridevano gli dicevano: “Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce” (cfr Mt 27,40). Ma era vero il contrario: proprio perché era il Figlio di Dio Gesù stava lì, sulla croce, fedele fino alla fine al disegno d’amore del Padre. E proprio per questo Dio ha «esaltato» Gesù (Fil2,9), conferendogli una regalità universale.

E quando volgiamo lo sguardo alla Croce dove Gesù è stato inchiodato, contempliamo il segno dell’amore, dell’amore infinito di Dio per ciascuno di noi e la radice della nostra salvezza. Da quella Croce scaturisce la misericordia del Padre che abbraccia il mondo intero. Per mezzo della Croce di Cristo è vinto il maligno, è sconfitta la morte, ci è donata la vita, restituita la speranza. Questo è importante: per mezzo della Croce di Cristo ci è restituita la speranza. La Croce di Gesù è la nostra unica vera speranza! Ecco perché la Chiesa “esalta” la santa Croce, ed ecco perché noi cristiani benediciamo con il segno della croce. Cioè, noi non esaltiamo le croci, ma la Croce gloriosa di Gesù, segno dell’amore immenso di Dio, segno della nostra salvezza e cammino verso la Risurrezione. E questa è la nostra speranza.

Mentre contempliamo e celebriamo la santa Croce, pensiamo con commozione a tanti nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati e uccisi a causa della loro fedeltà a Cristo. Questo accade specialmente là dove la libertà religiosa non è ancora garantita o pienamente realizzata. Accade però anche in Paesi e ambienti che in linea di principio tutelano la libertà e i diritti umani, ma dove concretamente i credenti, e specialmente i cristiani, incontrano limitazioni e discriminazioni. Perciò oggi li ricordiamo e preghiamo in modo particolare per loro.

Sul Calvario, ai piedi della croce, c’era la Vergine Maria (cfr Gv 19,25-27). E’ la Vergine Addolorata, che domani celebreremo nella liturgia. A Lei affido il presente e il futuro della Chiesa, perché tutti sappiamo sempre scoprire ed accogliere il messaggio di amore e di salvezza della Croce di Gesù. Le affido in particolare le coppie di sposi che ho avuto la gioia di unire in matrimonio questa mattina, nella Basilica di San Pietro.


Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

domani, nella Repubblica Centroafricana, avrà inizio ufficialmente la Missione voluta dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per favorire la pacificazione del Paese e proteggere la popolazione civile, che sta gravemente soffrendo le conseguenze del conflitto in corso. Mentre assicuro l’impegno e la preghiera della Chiesa cattolica, incoraggio lo sforzo della Comunità internazionale, che viene in aiuto dei Centroafricani di buona volontà. Quanto prima la violenza ceda il passo al dialogo; gli opposti schieramenti lascino da parte gli interessi particolari e si adoperino perché ogni cittadino, a qualsiasi etnia e religione appartenga, possa collaborare per l’edificazione del bene comune. Che il Signore accompagni questo lavoro per la pace!

Ieri sono andato a Redipuglia, al Cimitero Austro-Ungarico e al Sacrario. Là ho pregato per i morti a causa della Grande Guerra. I numeri sono spaventosi: si parla di circa 8 milioni di giovani soldati caduti e di circa 7 milioni di persone civili. Questo ci fa capire quanto la guerra sia una pazzia! Una pazzia dalla quale l’umanità non ha ancora imparato la lezione, perché dopo di essa ce n’è stata una seconda mondiale e tante altre che ancora oggi sono in corso. Ma quando impareremo, noi, questa lezione? Invito tutti a guardare Gesù Crocifisso per capire che l’odio e il male vengono sconfitti con il perdono e il bene, per capire che la risposta della guerra fa solo aumentare il male e la morte!

Ed ora saluto cordialmente tutti voi, fedeli romani e pellegrini provenienti dall’Italia e da vari Paesi.

 

Vi chiedo, per favore, di pregare per me. A tutti auguro buona domenica 



   

 
 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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Sesso: Femminile
09/09/2015 14:13
 
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[SM=g1740717] [SM=g1740720] Cari Amici, non possiamo far finta di nulla per quanto sta avvenendo a tanti nostri fratelli e sorelle in Cristo. Anche Papa Francesco nell'omelia del mattino, 7 settembre 2015, ha fatto una sorta di appello a stare pronti perchè non sappiamo cosa accadrà a noi domani e a pregare affinchè il Signore ci dia la grazia e il coraggio che hanno dimostrato e stanno dimostrando, questi nostri Martiri di oggi.

In questo video vogliamo proprio fare nostre queste parole del Pontefice e il dolore di questa gente, un Karaoke per cantare un Inno di fede, di speranza e di carità. Non un cantare "perchè ti passa" come si suol dire per sdrammatizzare quanto piuttosto cantare per unire le nostre voci, cantare pregando, pregare cantando, e avere il coraggio di testimoniare la nostra fede in Cristo nei nostri rispettivi ambiti di vita quotidiana.
Cominciamo bene questo Anno del Giubileo straordinario il quale è per noi rafforzato e benedetto dal Giubileo dell'Ordine Domenicano per i suoi 800 anni di vita.

gloria.tv/media/6zz9c1qBGBA

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org




[SM=g1740738] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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