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Communionis Notio: Lettera ai Vescovi sulla Chiesa intesa come Comunione

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2015 23:42
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20/01/2012 11:49
 
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"Riforma" di Benedetto XVI -


ROMA, 19 gennaio 2012 –
E' la "riforma", dice, la chiave di interpretazione del Concilio Vaticano II e dell'evoluzione del magistero, "nella continuità del soggetto Chiesa". È ciò che Lefebvre e i tradizionalisti non hanno mai voluto accettare. Gilles Routhier ricostruisce il passato e il presente della controversia.

Nell'indire un Anno della fede in coincidenza con il cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II, Benedetto XVI è tornato a insistere sulla necessità di una "giusta ermeneutica" di quell'evento.
La corretta comprensione del Concilio – precisano le istruzioni per l'Anno della fede – non è la cosiddetta "ermeneutica della discontinuità e della rottura", ma quella che lo stesso Benedetto XVI ha definito "l’ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa".

La definizione è ripresa dal memorabile discorso tenuto dal papa alla curia romana il 22 dicembre 2005. Discorso che fu interpretato all'epoca come prevalentemente diretto a confutare la concezione progressista del Vaticano II come rottura col passato e "nuovo inizio" per la Chiesa.
In realtà, quel discorso – specie nel suo sviluppo finale sul tema della libertà religiosa – aveva come sfondo principale un'altra corrente di pensiero e di azione, quella tradizionalista, e in particolare il seguito del vescovo scismatico Marcel Lefebvre (nella foto).Joseph Ratzinger conosce a fondo i lefebvriani. Da cardinale prefetto della congregazione per la dottrina della fede aveva negoziato e discusso con loro per anni. E da papa ha impegnato molte energie per riconciliarli con la Chiesa.

Un autorevole storico della Chiesa italiano, Giovanni Miccoli, in un recente volume dal titolo "La Chiesa dell'anticoncilio", edito da Laterza, accusa Benedetto XVI di condividere con i lefebvriani una buona parte delle loro tesi di opposizione al Vaticano II.

Ma è così?

Un altro storico della Chiesa e teologo, il canadese Gilles Routhier, professore all'Università di Laval, Québec, e autore di un libro sulla recezione e l'ermeneutica del Concilio tradotto in Italia dall'editrice Vita & Pensiero dell'Università Cattolica di Milano, non è d'accordo.

Su "La Rivista del Clero Italiano", edita anch'essa da Vita & Pensiero, Routhier ha ripercorso, in un ampio saggio in due puntate, l'intero tragitto della controversia tra Roma e i lefebvriani. Ne ha analizzato gli avvicinamenti, le rotture, i cambiamenti di linea. Per concludere che sia l'ermeneutica "della discontinuità e della rottura", sia quella "della continuità", propugnate entrambe a fasi alterne dai lefebvriani e da altre correnti tradizionaliste, restano invincibilmente distanti dall'ermeneutica "della riforma" proposta da Benedetto XVI, con la sua concezione dinamica della tradizione.

Ecco qui di seguito un estratto del saggio di Routhier, con sottotitoli redazionali.

Il testo integrale è nel sito de "La Rivista del Clero Italiano", sui numeri 11 e 12 del 2011:
"Sull'interpretazione del Vaticano II - I e Sull'interpretazione del Vaticano II - II" e sul blog di S. Magister Chiesa.espressonline.it del 19.01.2012

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[SM=g1740733] riflettendo, proviamo a rispondere....


L'articolo è molto interessante, anche con i relativi collegamenti, ma.... quanti leggeranno tutti sti papiri? quanti sacerdoti sono davvero così informati? quanti davvero si informano?    
E poi, ma perchè complicare tutto? la fede non doveva essere una espressione semplice?    
Concordo sulla necessità ed urgenza di una giusta, corretta ed unica ermeneutica per la lettura del Concilio, ma è indispensabile associare a questo la CONDANNA UFFICIALE degli errori, di ciò che fu errore, come ragionevolmente spiega lo stesso padre Giovanni Cavalcoli o.p. nel suo eccellente libro contro gli errori di K.Rehner.... attendiamo dal Papa la condanna ufficiale degli errori, altrimenti questa lettura giusta dell'ermeneutica non avverrà mai...    
   
un esempio?    
sulla stessa rivista citata, del Clero, è riportato un articolo di Enzo Bianchi sul "il presbitero e la preghiera".... Undecided    
ora mi fermo e mi domando: che cosa dovrebbe insegnare AD UN PRESBITERO un laico come Enzo Bianchi che ha fondato una comunità dedita alla preghiera SINCRETISTA, dove ognuno vive la preghiera nel modo proprio, dove la Messa è celebrata solo la Domenica e dove il "presbitero" non è altro che uno come degli ospiti non cattolici della sua comunità?  
 
Un altro esempio?    
K.Rehner continua ad essere insegnato ed usato come maestro nei seminari...nei Redemptoris Mater i seminaristi di un altro laico, Kiko,  per i primi due anni, NON studiano come i seminaristi diocesani.... non usano lo stesso programma, ma solo quello di Kiko.....    
e allora, se il Papa non estirpa l'errore e non ammonisce i Vescovi, gli unici e veri Maestri dei Seminari CATTOLICI, a vietare ogni infiltrazione estranea alla preparazione dei presbiteri, chi lo deve fare? Embarassed    
Per la verità il Papa questi allarmi li ha lanciati e nell'Anno Sacerdotale ha ammonito e spinto i Vescovi non solo alla vigilanza, ma anche ad usare l'autorevolezza del proprio bastone.... ma se i Vescovi disobbediscono, che si fa?    
Si resta vigili, si avvertono i cristiani di questi malesseri, e si prega.....
 
 
Insomma..... il discorso sull'ermeneutica mi sta anche bene ma... perchè si continuano a prendere come simbolo di discontinuità mons. Lefebvre con la FSSPX e invece non si prende come discontinuità K.Rehner, Kiko Arguello, Enzo Bianchi, ecc..ecc..ecc...?  
Non sono forse persone come queste, libere di INSEGNARE NELLA CHIESA, anzi spesse volte IMPOSTE dai Vescovi nelle nostre Parrocchie.... che hanno spinto la FSSPX, specialmente oggi, a trincerarsi ancora di più in una giustificazione del proprio stato?  
Non è forse la disobbedienza dei Vescovi al Summorum Pontificum del Papa a sottolineare l'impossibilità di una applicazione autentica della corretta ermeneutica del Concilio? 

Non si vorrà far credere che gli unici che non hanno capito il Concilio nel verso giusto sarebbero la FSSPX, dipinti come i veri nemici di questa ermeneutica?  
E' possibile che qualche Rivista Cattolica, illustre e seguita, scriva un giorno con tutta onestà e con la politica scorretta che spesso i nemici della Chiesa sono dentro e sono fra quelli che dicono di stare con il Papa salvo poi vivere con le proprie idee, disobbedendogli?

VI INVITIAMO A LEGGERE ANCHE QUI: LA RIFORMA DI BENEDETTO XVI E I 50 ANNI DAL CONCILIO, A CHE PUNTO SIAMO?
 
[SM=g1740733]




[Modificato da Caterina63 20/01/2012 12:03]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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