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Communionis Notio: Lettera ai Vescovi sulla Chiesa intesa come Comunione

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2015 23:42
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CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE



LETTERA AI VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICA
SU ALCUNI ASPETTI DELLA CHIESA INTESA COME COMUNIONE

 

INTRODUZIONE

1. Il concetto di comunione (koinonía), già messo in luce nei testi del Concilio Vaticano II(1), è molto adeguato per esprimere il nucleo profondo del Mistero della Chiesa e può essere una chiave di lettura per una rinnovata ecclesiologia cattolica(2). L'approfondimento della realtà della Chiesa come Comunione è, infatti, un compito particolarmente importante, che offre ampio spazio alla riflessione teologica sul mistero della Chiesa, « la cui natura è tale da ammettere sempre nuove e più profonde esplorazioni(3). Tuttavia, alcune visioni cclesiologiche palesano un'insufficiente comprensione della Chiesa in quanto mistero di comunione, specialmente per la mancanza di un'adeguata integrazione del concetto dicomunione con quelli di Popolo di Dio e di Corpo di Cristo, e anche per un insufficiente rilievo accordato al rapporto tra la Chiesa come comunione e la Chiesa come sacramento.

2. Tenuto conto dell'importanza dottrinale, pastorale ed ecumenica dei diversi aspetti riguardanti la Chiesa intesa come Comunione, con la presente Lettera, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha creduto opportuno richiamare brevemente e chiarire, ove necessario, alcuni degli elementi fondamentali che debbono essere ritenuti punti fermi, anche nell'auspicato lavoro d'approfondimento teologico.

I

LA CHIESA, MISTERO DI COMUNIONE

3. Il concetto di comunione sta « nel cuore dell'autoconoscenza della Chiesa(4), in quanto Mistero dell'unione personale di ogni uomo con la Trinità divina e con gli altri uomini, iniziata dalla fede(5), ed orientata alla pienezza escatologica nella Chiesa celeste, per quanto già incoativamente una realtà nella Chiesa sulla terra(6).

Affinché il concetto di comunione, che non è univoco, possa servire come chiave interpretativa dell'ecclesiologia, dev'essere inteso all'interno dell'insegnamento biblico e della tradizione patristica, nelle quali la comunione implica sempre una duplice dimensione: verticale(comunione con Dio) ed orizzontale (comunione tra gli uomini). E' essenziale alla visione cristiana della comunione riconoscerla innanzitutto come dono di Dio, come frutto dell'iniziativa divina compiuta nel mistero pasquale. La nuova relazione tra l'uomo e Dio, stabilita in Cristo e comunicata nei sacramenti, si estende anche ad una nuova relazione degli uomini tra di loro. Di conseguenza, il concetto di comunione dev'essere in grado di esprimere anche la natura sacramentale della Chiesa mentre « siamo in esilio lontano dal Signore(7), così come la peculiare unità che fa dei fedeli le membra di un medesimo Corpo, il Corpo mistico di Cristo(8), una comunità organicamente strutturata(9), « un popolo adunato dall'unità del Padre del Figlio e dello Spirito Santo(10), fornito anche dei mezzi adatti per l'unione visibile e sociale(11).

4. La comunione ecclesiale è allo stesso tempo invisibile e visibile. Nella sua realtà invisibile, essa è comunione di ogni uomo con il Padre per Cristo nello Spirito Santo, e con gli altri uomini compartecipi nella natura divina(12), nella passione di Cristo(13), nella stessa fede(14), nello stesso spirito(15). Nella Chiesa sulla terra, tra questa comunione invisibile e la comunione visibile nella dottrina degli Apostoli, nei sacramenti e nell'ordine gerarchico, vi è un intimo rapporto. In questi divini doni, realtà ben visibili, Cristo in vario modo esercita nella storia la Sua funzione profetica, sacerdotale e regale per la salvezza degli uomini(16). Questo rapporto tra gli elementi invisibili e gli elementi visibili della comunione ecclesiale è costitutivo della Chiesa come Sacramento di salvezza.

Da tale sacramentalità deriva che la Chiesa non è una realtà ripiegata su se stessa bensì permanentemente aperta alla dinamica missionaria ed ecumenica, perché inviata al mondo ad annunciare e testimoniare, attualizzare ed espandere il mistero di comunione che la costituisce: a raccogliere tutti e tutto in Cristo(17); ad essere per tutti « sacramento inseparabile di unit(18).

5. La comunione ecclesiale, nella quale ognuno viene inserito dalla fede e dal Battesimo(19), ha la sua radice ed il suo centro nella Santa Eucaristia. Infatti, il Battesimo è incorporazione in un corpo edificato e vivificato dal Signore risorto mediante l'Eucaristia, in modo tale che questo corpo può essere chiamato veramente Corpo di Cristo. L'Eucaristia è fonte e forza creatrice di comunione tra i membri della Chiesa proprio perché unisce ciascuno di essi con lo stesso Cristo: « nella frazione del pane eucaristico partecipando noi realmente al Corpo del Signore, siamo elevati alla comunione con lui e tra di noi: ?Perché c'è un solo pane, un solo corpo siamo noi, quantunque molti, noi che partecipiamo tutti a un unico pane' (1 Cor 10, 17)(20).

Perciò l'espressione paolina la Chiesa è il Corpo di Cristo significa che l'Eucaristia, nella quale il Signore ci dona il suo Corpo e ci trasforma in un solo Corpo(21), è il luogo dove permanentemente la Chiesa si esprime nella sua forma più essenziale: presente in ogni luogo e, tuttavia, soltanto una, così come uno è Cristo.

6. La Chiesa è Comunione dei santi, secondo l'espressione tradizionale che si trova nelle versioni latine del Simbolo apostolico a partire dalla fine del IV secolo(22). La comune partecipazione visibile ai beni della salvezza (le cose sante), specialmente all'Eucaristia, è radice della comunione invisibile tra i partecipanti (i santi). Questa comunione comporta una spirituale solidarietà tra i membri della Chiesa, in quanto membra di un medesimo Corpo(23), e tende alla loro effettiva unione nella carità costituendo « un solo cuore ed una sola anima(24). La comunione tende pure all'unione nella preghiera(25), ispirata in tutti da un medesimo Spirito(26), lo Spirito Santo « che riempie ed unisce tutta la Chiesa(27).

Questa comunione, nei suoi elementi invisibili, esiste non solo tra i membri della Chiesa pellegrinante sulla terra, ma anche tra essi e tutti coloro che, passati da questo mondo nella grazia del Signore, fanno parte della Chiesa celeste o saranno incorporati ad essa dopo la loro piena purificazione(28). Ciò significa, tra l'altro, che esiste una mutua relazione tra la Chiesa pellegrina sulla terra e la Chiesa celeste nella missione storico-salvifica. Ne consegue l'importanza ecclesiologica non solo dell'intercessione di Cristo a favore delle sue membra(29), ma anche di quella dei santi e, in modo eminente, della Beata Vergine Maria(30). L'essenza della devozione ai santi, così presente nella pietà del popolo cristiano, risponde perciò alla profonda realtà della Chiesa come mistero di comunione.

II

CHIESA UNIVERSALE E CHIESE PARTICOLARI

7. La Chiesa di Cristo, che nel Simbolo confessiamo una, santa, cattolica ed apostolica, è la Chiesa universale, vale a dire l'universale comunità dei discepoli del Signore(31), che si fa presente ed operante nella particolarità e diversità di persone, gruppi, tempi e luoghi. Tra queste molteplici espressioni particolari della presenza salvifica dell'unica Chiesa di Cristo, fin dall'epoca apostolica si trovano quelle che in se stesse sono Chiese(32), perché, pur essendo particolari, in esse si fa presente la Chiesa universale con tutti i suoi elementi essenziali(33). Sono perciò costituite « a immagine della Chiesa universale(34), e ciascuna di esse è « una porzione del Popolo di Dio affidata alle cure pastorali del Vescovo coadiuvato dal suo presbiterio(35).

8. La Chiesa universale è perciò il Corpo delle Chiese(36), per cui è possibile applicare in modo analogico il concetto di comunione anche all'unione tra le Chiese particolari, ed intendere la Chiesa universale come una Comunione di Chiese. A volte, però, l'idea di « comunione di Chiese particolari », è presentata in modo da indebolire, sul piano visibile ed istituzionale, la concezione dell'unità della Chiesa. Si giunge così ad affermare che ogni Chiesa particolare è un soggetto in se stesso completo e che la Chiesa universale risulta dalriconoscimento reciproco delle Chiese particolari. Questa unilateralità ecclesiologica, riduttiva non solo del concetto di Chiesa universale ma anche di quello di Chiesa particolare, manifesta un'insufficiente comprensione del concetto di comunione. Come la stessa storia dimostra, quando una Chiesa particolare ha cercato di raggiungere una propria autosufficienza, indebolendo la sua reale comunione con la Chiesa universale e con il suo centro vitale e visibile, è venuta meno anche la sua unità interna e, inoltre, si è vista in pericolo di perdere la propria libertà di fronte alle forze più diverse di asservimento e di sfruttamento(37).

9. Per capire il vero senso dell'applicazione analogica del termine comunione all'insieme delle Chiese particolari, è necessario innanzitutto tener conto che queste, per quanto « parti dell'unica Chiesa di Cristo(38), hanno con il tutto, cioè con la Chiesa universale, un peculiare rapporto di « mutua interiorit(39), perché in ogni Chiesa particolare « è veramente presente e agisce la Chiesa di Cristo, Una, Santa, Cattolica e Apostolica(40). Perciò, « la Chiesa universale non può essere concepita come la somma delle Chiese particolari né come una federazione di Chiese particolari(41). Essa non è il risultato della loro comunione, ma, nel suo essenziale mistero, è una realtà ontologicamente e temporalmente previa ad ogni singolaChiesa particolare.

Infatti, ontologicamente, la Chiesa-mistero, la Chiesa una ed unica secondo i Padri precede la creazione(42), e partorisce le Chiese particolari come figlie, si esprime in esse, è madre e non prodotto delle Chiese particolari. Inoltre, temporalmente, la Chiesa si manifesta nel giorno di Pentecoste nella comunità dei centoventi riuniti attorno a Maria e ai dodici Apostoli, rappresentanti dell'unica Chiesa e futuri fondatori delle Chiese locali, che hanno una missione orientata al mondo: già allora la Chiesa parla tutte le lingue(43).

Da essa, originata e manifestatasi universale, hanno preso origine le diverse Chiese locali, come realizzazioni particolari dell'una ed unica Chiesa di Gesù Cristo. Nascendo nella e dallaChiesa universale, in essa e da essa hanno la loro ecclesialità. Perciò, la formula del Concilio Vaticano II: La Chiesa nelle e a partire dalle Chiese (Ecclesia in et ex Ecclesiis)(44), è inseparabile da quest'altra: Le Chiese nella e a partire dalla Chiesa (Ecclesiae in et ex Ecclesia)(45). E' evidente la natura misterica di questo rapporto tra Chiesa universale e Chiese particolari, che non è paragonabile a quello tra il tutto e le parti in qualsiasi gruppo o società puramente umana.

10. Ogni fedele, mediante la fede e il Battesimo, è inserito nella Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica. Non si appartiene alla Chiesa universale in modo mediatoattraversol'appartenenza ad una Chiesa particolare, ma in modo immediato, anche se l'ingresso e la vita nella Chiesa universale si realizzano necessariamente in una particolare Chiesa. Nella prospettiva della Chiesa intesa come comunione, l'universale comunione dei fedeli e lacomunione delle Chiese non sono dunque l'una conseguenza dell'altra, ma costituiscono la stessa realtà vista da prospettive diverse.

Inoltre, l'appartenenza ad una Chiesa particolare non è mai in contraddizione con la realtà chenella Chiesa nessuno è straniero(46): specialmente nella celebrazione dell'Eucaristia, ogni fedele si trova nella sua Chiesa, nella Chiesa di Cristo, a prescindere dalla sua appartenenza o meno, dal punto di vista canonico, alla diocesi, parrocchia o altra comunità particolare dove ha luogo tale celebrazione. In questo senso, ferme restando le necessarie determinazioni di dipendenza giuridica(47), chi appartiene ad una Chiesa particolare appartiene a tutte le Chiese; poiché l'appartenenza alla Comunione, come appartenenza alla Chiesa, non è mai soltanto particolare, ma per sua stessa natura è sempre universale(48).




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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