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La Chiesa in Brasile

Ultimo Aggiornamento: 21/04/2010 23:08
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Il saluto del presidente della conferenza episcopale

La missione continentale una sfida da raccogliere


 BrasileAll'inizio dell'udienza monsignor Antônio Munoz Fernandes, arcivescovo di Maceió, presidente della Conferenza episcopale regionale Nordeste II del Brasile, ha rivolto al Papa un indirizzo di saluto a nome dei vescovi presenti. Dopo aver ribadito la fedeltà e la comunione dei presuli brasiliani con il Papa, l'arcivescovo ha parlato dell'impegno della Chiesa locale nel mettere in pratica le direttive del documento della v conferenza di Aparecida "siamo una Chiesa missionaria e samaritana" ha detto " al servizio della vita e della speranza".

Il punto di partenza, ha poi spiegato, è "la constatazione dei mutamenti profondi che riguardano la realtà. È un  cambiamento  di  epoca, nel  quale il significato della vita è messo in discussione in tutte le sue dimensioni". L'esclusione e l'abbandono di una moltitudine di persone, emarginate, ignorate nel loro dolore e nella loro sofferenza, annientate e negate nella loro condizione umana, è qualcosa di evidente che contraddice il progetto di Dio e sfida la Chiesa ad assumersi un impegno nel quale la vita occupi un posto preminente. Del resto "nuove forme di povertà e di esclusione - è stata la sua denuncia - stanno nascendo e volti diversi di questa realtà, frutto dell'esclusione sociale, si stanno delineando dinanzi a noi". Il riferimento era a una povertà "che porta l'essere umano a sperimentare non solo l'esclusione, ma anche la condizione di essere inutile e da scartare in un sistema che innalza lo sviluppo economico e il lucro a valori assoluti". Di qui "il lamento che nasce dai poveri dell'umanità, che esige un atteggiamento realmente profetico da parte dei discepoli di Gesù".

Dal canto suo "la Chiesa come la samaritana, incontra il maestro, seduto accanto ai pozzi della storia, che offre l'acqua che disseta, genera vita, suscita conversione, ridà vigore e spinge alla missione. Invita a un processo di abbandono della routine e della vita comoda, spingendo a una revisione delle strutture, dei metodi e dei mezzi che non rispondono più alla trasmissione audace della buona novella del Vangelo. Si percepisce un desiderio esplicito che la realtà della missione sia qualcosa in grado di penetrare il tessuto della vita ecclesiale in tutte le sue dimensioni, anche con la necessaria conversione delle persone, delle strutture e delle istituzioni che, obsolete, non servono più a trasmettere la buona novella liberatrice di Gesù e a promuovere la cultura della vita". È il momento, secondo il presule, di "passare da una pastorale di conservazione a un atteggiamento decisamente missionario nel campo dell'evangelizzazione".

"La nostra - ha concluso - vuole essere una Chiesa samaritana e pellegrina, una Chiesa sempre in cammino, che partecipa alla storia delle persone, solidale con tutti coloro che incontra lungo il cammino, emarginati, abbandonati ed esclusi, e ai quali viene negata la condizione di esseri umani. Una Chiesa che non sia un mero passante, frettoloso, con impegni superficiali che rendono insensibili, ma una Chiesa che ha il tempo di fermarsi accanto alle persone e di curare le loro ferite, senza orari stabiliti per la fine del viaggio, con risorse per suscitare negli altri una catena di solidarietà e di comunione con la vita umana ferita. Una Chiesa della speranza, capace di pronunciare una parola nel turbinio del mondo. Una Chiesa in cui la vita, sebbene fragile, ha il sapore dell'eternità. Una Chiesa sposa di Gesù Cristo che cammina alla sua presenza e che risveglia nei suoi figli il sogno di lavorare e di servire con tutte le proprie forze".


(©L'Osservatore Romano - 18 settembre 2009)



QUI IL DISCORSO DEL PAPA AI VESCOVI DEL BRASILE

FORTE MONITO DEL PAPA: I PRETI FACCIANO I PRETI, I LAICI FACCIANO I LAICI

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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24/09/2009 18:31
 
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Intervista all'arcivescovo Sérgio da Rocha, presidente della Conferenza episcopale regionale Nordeste4 del Brasile, in occasione della visita "ad limina"

Una Chiesa povera al servizio dei poveri


di Nicola Gori


Una Chiesa povera al servizio dei più poveri. Svolge la sua missione in una delle regioni forse tra le più disagiate del Brasile, nello Stato del Piauí, il meno sviluppato del Paese. Non dispone di molti sacerdoti, ma può contare sulla collaborazione di un laicato responsabile e maturo. È l'immagine della comunità ecclesiale nella regione Nordeste4 del Brasile così come si delinea dall'intervista rilasciata al nostro giornale dall'arcivescovo di Teresina, monsignor Sérgio da Rocha, presidente della Conferenza episcopale regionale, in occasione della visita
ad limina Apostolorum.

Come si potrebbe definire la Chiesa nella circoscrizione ecclesiastica regionale del Nordeste4?

La Chiesa del Nordeste4 ha un volto realmente missionario. Viviamo in un momento particolare di rinnovamento missionario nelle comunità, nello spirito di Aparecida. Nelle otto diocesi che compongono la nostra Chiesa locale si stanno realizzando con entusiasmo le visite e le missioni popolari nel quadro più ampio della missione continentale. La missionarietà, del resto, faceva già parte della vita della nostra comunità, abituata ai pellegrinaggi, all'incontro con gli altri, all'accoglienza fraterna. Per questo nella nostra regione il rinnovamento missionario raccomandato da Aparecida ha trovato una pronta e generosa risposta, soprattutto da parte dei fedeli laici. Oltre a ciò, nonostante la scarsità di risorse umane ed economiche, le Chiese del Nordeste4 stanno portando avanti da diversi anni, insieme con quelle del Nordeste5 (Maranhão), un progetto missionario in Mozambico, con l'invio di missionari, offrendo sostegno spirituale e materiale. Siamo in una regione molto povera del Brasile, ma abbiamo la ricchezza della fede, in particolare la pietà popolare, che anima la vita del nostro popolo. Abbiamo la gioia di avere nello stato del Piauí la più alta percentuale di cattolici del Brasile. Nonostante ciò non possiamo accontentarci. Come Chiesa missionaria, vogliamo avanzare sempre più nell'evangelizzazione dei poveri e dei sofferenti, delle periferie urbane e delle zone rurali, di quanti si trovano lontani dalle comunità, tenendo però anche presenti, con particolare attenzione, le sfide della cultura urbana, soprattutto i "nuovi areopaghi". 

Il Grido degli Esclusi è il tema di un'iniziativa che avete adottato recentemente. Rientra nel quadro del vostro impegno in favore dei poveri e per promuovere la giustizia sociale?

La missione nel Nordest brasiliano non potrebbe non tener conto dei poveri, delle situazioni di esclusione, poiché viviamo fra i più bisognosi del Brasile. Fra di noi i poveri non sono solo evangelizzati, sono anche evangelizzatori. L'evangelizzazione esige la missione profetica. Quest'ultima però non si deve limitare alle parole, alla predicazione o alle semplici denunce. Deve essere accompagnata dall'annuncio, e anche dall'esperienza, dalla gioia e dalla speranza che nascono dall'incontro con Cristo. Deve tradursi in gesti concreti. Nelle nostre diocesi sono molte le iniziative intraprese dalle comunità parrocchiali, dalle pastorali sociali, dalle commissioni di Iustitia et Pax, dalle commissioni di difesa e promozione della vita, dalla Caritas, dai movimenti e organismi ecclesiali. Fra queste iniziative vi è il "Grido degli Esclusi", proposto dalla Conferenza episcopale brasiliana, in occasione della giornata in cui si commemora l'indipendenza del Paese (il 7 settembre), iniziativa che finora però si è diffusa poco nel Piauí. Nella Conferenza episcopale del Nordeste4 ha maggiore rilevanza il pellegrinaggio della terra e dell'acqua, che in questo anno 2009 ha avuto come tema "La migrazione forzata e il lavoro in condizione di schiavitù", problemi molto presenti nella realtà del Piauí. Nelle nostre diocesi si realizzano inoltre numerosi progetti sociali e iniziative di solidarietà, come è avvenuto quest'anno, in occasione delle alluvioni, provocate dalle forti piogge, che hanno lasciato molte famiglie senza tetto. La solidarietà dimostrata in innumerevoli modi dal popolo del Piauí è stata ammirevole.

Qual è stato il ruolo dei laici nell'evangelizzazione?

I laici sono stati i nuovi protagonisti della missione. I fedeli, uomini e donne, hanno avuto un ruolo fondamentale nell'evangelizzazione, soprattutto nella catechesi e nella missione continentale. È importante tenere presente che nel Piauí la fede è stata trasmessa da una generazione all'altra, nelle famiglie, grazie ai laici, poiché in molte zone era difficile che vi fosse un sacerdote. Vista la mancanza dei presbiteri, il che accade ancora oggi in alcune località, l'azione dei laici è divenuta sempre più necessaria. È cresciuta la consapevolezza della loro importanza nella vita delle comunità e nei diversi ambiti sociali. Dobbiamo però ancora fare molto per una loro maggiore partecipazione dei fedeli laici all'evangelizzazione.

Come è stato accolto il documento di Aparecida nelle diocesi?

Il documento di Aparecida è stato molto ben accolto nelle nostre diocesi. Sono stati organizzati diversi incontri di riflessione a vari livelli. Alcune situazioni sono state riesaminate proprio alla luce di Aparecida. Le otto diocesi del Piauí stanno mettendo in pratica il progetto della missione continentale, con il coordinamento di una commissione centrale. Si sta anche realizzando un grande progetto di distribuzione e utilizzazione di Bibbie, con il sostegno della Conferenza episcopale del Brasile, progetto che si dovrebbe realizzare in modo più intenso alla fine dell'anno in tutte le diocesi dello Stato.

Cosa sta facendo la Chiesa per fronteggiare fenomeni sociali quali le migrazioni forzate, il lavoro in condizioni di schiavitù, la violenza?

La realtà sociale dello Stato del Piauí è fra le più difficili del Brasile. Quasi il 60 per cento della popolazione del Piauí vive grazie all'aiuto del governo federale, con la "bolsa familia", e il 25,8 per cento è analfabeta. Il Piauí è generalmente additato come lo Stato più povero del Brasile. Fra le conseguenze di questa situazione ci sono la migrazione forzata e il lavoro in condizione di schiavitù, che colpiscono gran parte delle famiglie, provocando molta sofferenza e anche la morte di lavoratori, come è stato denunciato dalle commissioni di Iustitia et Pax e da enti della società civile. Cerchiamo di intensificare i nostri sforzi al servizio dei migranti, favoriamo l'incontro fra le Chiese di origine e le Chiese di destinazione dei migranti, andiamo a visitarli nelle piantagioni di canna da zucchero, nelle quali lavorano. Inoltre proponiamo diversi progetti. Solo nell'arcidiocesi di Teresina, sono più di quaranta i progetti sotto la responsabilità dell'azione sociale arcidiocesana.


(©L'Osservatore Romano - 25 settembre 2009)
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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A colloquio con monsignor Ramos Krieger, arcivescovo di Florianópolis, in visita "ad limina"

Un futuro per i giovani
vittime di violenza e droga




di Nicola Gori

Una Chiesa luogo di incontro tra etnie e popolazioni diverse, che nel corso dei secoli si sono integrate e hanno dato vita a una realtà dinamica e in continua espansione. Uno Stato, quello di Santa Catarina, dagli indici di sviluppo tra i più alti dell'intero Paese, dove oltre l'80 per cento della popolazione vive in aree urbane e oltre il 70 si definisce cattolico. È questa la realtà religiosa e sociale del territorio della regione ecclesiastica Sul4 del Brasile. Ne parla in questa intervista al nostro giornale monsignor Murilo Sebastião Ramos Krieger, arcivescovo di Florianópolis e presidente della Conferenza episcopale regionale, in visita ad limina Apostolorum.

Quali sono i tratti caratteristici della Chiesa nel Sul4 del Brasile?

La Conferenza episcopale regionale Sul4, con le sue dieci diocesi, è formata da un mosaico di etnie, ognuna con i suoi valori e le sue tradizioni. Agli indigeni che abitavano qui, si unirono i portoghesi, soprattutto dalle Azzorre, nel XVIII secolo, gli africani nel xix, i tedeschi, gli italiani, i polacchi, gli ucraini e gli austriaci, alla fine del XIX secolo. A partire dalla metà dello scorso secolo, lo Stato di Santa Catarina ha vissuto un vasto processo di urbanizzazione. Attualmente, dei quasi sei milioni di abitanti, distribuiti in 293 municipi, l'83 per cento vive nelle aree urbane e solo il 17 per cento nelle zone rurali. Negli anni quaranta del secolo scorso, la situazione era opposta. Cerchiamo metodi efficaci per evangelizzare le città, ossia per entrare nei condomini, negli edifici, nelle periferie. Circa il 73 per cento della popolazione si definisce cattolica. In seno al cattolicesimo vi è una ricca presenza di diverse espressioni della religiosità popolare. Risaltano le Festas do Divino, i Ternos de Reis, la processione de Passos e quella do Senhor Morto, le fraternità, i santuari. È soprattutto attorno a queste espressioni che il popolo ha conservato la sua fede ed è stato evangelizzato. Attualmente si sta lavorando molto nell'ambito dei gruppi biblici di riflessione, coordinati da responsabili laici. Sta anche crescendo il ministero delle visite e della benedizione delle case. La nostra regione è stata, per lungo tempo, un grande "granaio" di vocazioni sacerdotali e religiose. Ora sentiamo il bisogno di dare un nuovo impulso a questa pastorale. Nell'assemblea regionale di pastorale del 2008, abbiamo constatato la necessità di passare da una "pastorale di conservazione" a una pastorale decisamente missionaria, in linea con gli orientamenti di Aparecida. Abbiamo osservato quanto sia urgente, in un mondo segnato dall'individualismo, lavorare affinché la spiritualità del nostro popolo sia più biblica ed ecclesiale.

La difficile situazione dei giovani - segnata da disoccupazione, violenza, ingiustizie sociali - interpella anche la comunità ecclesiale. Quali iniziative sono state prese?

Il prodotto interno lordo dello Stato di Santa Catarina occupa la settima posizione fra le ventisette unità della Federazione. Il nostro Stato è fra i tre Stati brasiliani con il migliore indice di sviluppo umano. Ciononostante, dobbiamo ancora fronteggiare gravi problemi sociali, uno dei quali è la violenza urbana, che ha come cause principali il traffico e il consumo di droghe. Nella regione di Grande Florianópolis si sta realizzando, con la Chiesa come protagonista, un lavoro nel campo della formazione e della preparazione professionale dei giovani. Poiché le risorse governative per queste iniziative sono insufficienti e instabili, si cerca di coinvolgere la società - soprattutto gli imprenditori - nei diversi programmi, a partire da una certezza: un giovane che ha prospettive di vita non si lascerà coinvolgere dal mondo della droga. I risultati sono stati molto positivi: un significativo numero di giovani delle periferie, preparati in corsi preuniversitari, frequenta ora l'università locale. Altri, dopo essere stati formati, entrano nel mercato del lavoro.

Dinanzi alla povertà e ai bisogni primari di gran parte della popolazione, quali strumenti di solidarietà sono stati attivati?

Il servizio nella società, soprattutto quello diretto ai più poveri, è sostenuto dalla pastorale sociale nei suoi molteplici campi: Caritas, pastorale dell'infanzia, dei giovani, della salute, dei minori, pastorale carceraria, microprogetti alternativi. Ci si sforza di organizzare bene le Campagne di fraternità, che sono un fattore importante della presenza pubblica della Chiesa utile per rafforzare i fondi diocesani di solidarietà. In occasione delle grandi inondazioni che hanno colpito lo Stato di Santa Catarina nel 2008, la maggior parte delle persone senza alloggio sono state assistite proprio in queste strutture.

In che modo la Chiesa fa udire la propria voce contro la corruzione a livello sia politico sia economico?

Si promuove la partecipazione di persone e associazioni legate alla Chiesa nei diversi consigli municipali che - laddove funzionano - sono importanti strumenti per l'approvazione di politiche pubbliche. Si tratta, tuttavia, di una presenza ancora un po' timida. Già in occasione della recente campagna Ficha limpa, per impedire la candidatura di persone con gravi problemi con la giustizia, Santa Catarina è stato uno degli Stati che ha maggiormente collaborato con raccolte di firme in ogni parrocchia. Più che elaborare testi propri sulla corruzione politica ed economica, le nostre diocesi hanno divulgato le frequenti note della Conferenza episcopale del Brasile sulle sfide che deve affrontare il Paese.

Come viene promossa l'evangelizzazione in una società che si sta secolarizzando sempre di più?

Torno all'assemblea che abbiamo tenuto nel 2008. Per rispondere alle sfide che avevamo di fronte, ci siamo resi conto della necessità di promuovere l'attività dei laici nell'evangelizzazione, intensificare la formazione biblica e catechetica dei laici, ampliare la presenza pubblica della Chiesa, anche nel mondo universitario, ricercare una pastorale organica e d'insieme, rafforzare il processo di iniziazione cristiana e la promozione vocazionale e mettere in atto una salda pastorale urbana e del turismo. Abbiamo scelto alcune priorità: nell'ambito dell'assistenza alla persona, il ministero delle visite a domicilio e dell'accoglienza; nell'ambito della comunità, i gruppi di riflessione in famiglia e la pastorale organica; nell'ambito della società, l'articolazione delle pastorali sociali. Chiaramente questi obiettivi erano già fra le nostre preoccupazioni e, in maggiore o minor grado, li stavamo già realizzando. Ora però, oltre alle direttive della Conferenza episcopale nazionale, abbiamo una spinta in più per raggiungere questi obiettivi: gli appelli del documento di Aparecida.



(©L'Osservatore Romano - 4 dicembre 2009)
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03/12/2009 22:30
 
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Intervista al vescovo di Rio Grande monsignor Stroeher

Sostegno alla vita e attenzione per i poveri




Centosessanta anni sono ormai trascorsi dalla fondazione della prima diocesi facente parte della Conferenza episcopale regionale Sul3 del Brasile. Una comunità che da allora è diventata adulta e a sua volta missionaria. Attualmente la Chiesa è impegnata su vari fronti, a cominciare dalla difesa della vita, dal suo concepimento fino al suo termine. In occasione della visita ad limina Apostolorum, abbiamo chiesto a monsignor José Mário Stroeher, vescovo di Rio Grande e presidente della Conferenza, di illustrarci la realtà di questa comunità.

Come potrebbe definire la realtà della Chiesa Conferenza episcopale della regione Sul3 del Brasile?

La realtà della regione ecclesiastica Sul3 è ricca di speranze. Centosessanta anni fa venne creata la prima diocesi nello Stato. Nel 1848 sorse la diocesi di São Pedro do Rio Grande do Sul. Nel 2010 si celebrerà il centenario della creazione dell'arcidiocesi di Porto Alegre. Ma anche altre festeggeranno l'anniversario della fondazione, dato che nel 1910 furono create le diocesi di Pelotas, Santa Maria e Uruguaiana.
In questi centosessanta anni la vita cristiana è cresciuta e le vocazioni si sono moltiplicate. Molti missionari sono partiti per altre terre. Oggi le diocesi comprese nella regione del Sul3 sono diciotto, raggruppate in quattro organismi interdiocesani.

L'evangelizzazione è una priorità della Chiesa. Come viene promossa nelle varie diocesi?

Ogni tre anni teniamo l'assemblea regionale dell'azione evangelizzatrice e definiamo un progetto comune per le diciotto diocesi. In questo triennio le priorità sono la tutela della vita, la formazione e la gioventù. L'asse centrale è la conversione per la missione.

La crisi economica sta favorendo la presa di coscienza dei valori umani e cristiani finora poco considerati?

La crisi economica può portare le persone a un maggiore avvicinamento a Dio oppure a ricorrere ancora di più ai beni materiali. Attualmente assistiamo a una rinascita religiosa, con il moltiplicarsi di gruppi di credenti. Allo stesso tempo, sta crescendo l'interesse per la Bibbia. La lettura orante della Parola di Dio rafforza la fede nelle persone e nelle comunità.

Con quali strumenti i vescovi intervengono per una vita politica più giusta e libera dalla corruzione?

In ogni organismo interdiocesano esiste una scuola di formazione politica. La Campagna di fraternità affronta ogni anno un tema legato al senso civico e all'inserimento dei cristiani nella vita sociale e politica. Nel 2010 il tema sarà l'economia e la vita.

Nella pastorale delle vostre Chiese locali che posto occupa la difesa della dignità della vita umana?

La priorità principale delle nostre Chiese locali è la tutela della vita. Tutte le attività pastorali si prodigano nella lotta per una maggiore tutela della dignità delle persone, soprattutto fra le più bisognose. Dal 1° al 7 ottobre di ogni anno si celebra la settimana nazionale della vita. L'8 ottobre si celebra la giornata nazionale del nascituro. I servizi pastorali, i vescovi e i cristiani in generale si preoccupano di impedire che una mentalità permissiva in tema di aborto si diffonda nella società e si rifletta anche nella legislazione. Finora, grazie a Dio, ci siamo riusciti. Nell'ultima conferenza nazionale sulla salute, il clima generale, contrariamente ad altre volte, è stato di sostegno alla vita.



(©L'Osservatore Romano - 4 dicembre 2009)
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05/12/2009 19:42
 
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Il Papa ai vescovi delle regioni Sul 3 e Sul 4
della Conferenza episcopale del Brasile in visita «ad limina»

La scuola cattolica al servizio della società
come le altre istituzioni educative

Benedetto XVI mette in guardia da certi principi ingannevoli della teologia della liberazione



"La scuola cattolica non può essere pensata né vive separata dalle altre istituzioni educative". Lo ha ribadito il Papa rivolgendosi ai vescovi delle regioni Sul 3 e Sul 4 della Conferenza episcopale brasiliana ricevuti, nella mattina di sabato 5 dicembre, in visita ad limina Apostolorum.

Pubblichiamo qui di seguito una nostra traduzione in italiano del discorso pronunciato dal Papa:

Venerati fratelli nell'episcopato,
Do il benvenuto e saluto tutti e ciascuno di voi, nel ricevervi collegialmente nell'ambito della vostra visita ad limina. Ringrazio monsignor Murilo Krieger per le parole di devota stima che mi ha rivolto a nome di tutti voi e del popolo affidato alle vostre cure pastorali nelle regioni ecclesiastiche Sul 3 e 4, esponendo anche le vostre sfide e le vostre speranze. Nell'ascoltare queste cose, sento levarsi dal mio cuore azioni di rendimento di grazie al Signore per il dono della fede misericordiosamente concesso alle vostre comunità ecclesiali e da esse zelantemente conservato e coraggiosamente trasmesso, in obbedienza al mandato che Gesù ci ha lasciato di portare la sua Buona Novella a ogni creatura, cercando di pervadere di umanesimo cristiano la cultura attuale.

Riguardo alla cultura, il pensiero si volge a due ambiti classici in cui essa si forma e comunica - l'università e la scuola -, fissando l'attenzione principalmente sulle comunità accademiche che sono nate all'ombra dell'umanesimo cristiano e che s'ispirano a esso, onorandosi del nome di "cattoliche". Ora "è proprio nel riferimento esplicito e condiviso da tutti i membri della comunità scolastica - sia pure in grado diverso - alla visione cristiana, che la scuola è "cattolica", poiché i principi evangelici diventano in essa norme educative, motivazioni interiori e insieme mete finali" (Congregazione per l'Educazione Cattolica, La scuola cattolica, n. 34).

Possa essa, in una convinta sinergia con le famiglie e con la comunità ecclesiale, promuovere quella unità fra fede, cultura e vita che costituisce l'obiettivo fondamentale dell'educazione cristiana.
Anche le scuole statali, secondo diverse forme e modi, possono essere aiutate nel loro compito educativo dalla presenza di professori credenti - in primo luogo, ma non esclusivamente, i professori di religione cattolica - e di alunni formati cristianamente, come pure dalla collaborazione delle famiglie e della stessa comunità cristiana. In effetti, una sana laicità della scuola non implica la negazione della trascendenza, e neppure una mera neutralità dinanzi a quei requisiti e valori morali che si trovano alla base di un'autentica formazione della persona, includendo l'educazione religiosa.

La scuola cattolica non può essere pensata né vivere separata dalle altre istituzioni educative. Essa è al servizio della società: svolge una funzione pubblica e un servizio di pubblica utilità, non riservato solo ai cattolici, ma aperto a tutti coloro che desiderano usufruire di una proposta educativa qualificata. Il problema della sua equiparazione giuridica ed economica alla scuola statale potrà essere correttamente impostato solo se partiamo dal riconoscimento del ruolo primario delle famiglie e da quello sussidiario delle altre istituzioni educative.

Nell'articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo si legge: "I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli". L'impegno plurisecolare della scuola cattolica va in questa direzione, spinto da una forza ancora più radicale, ossia dalla forza che fa di Cristo il centro del processo educativo.

Questo processo, che ha inizio nelle scuole primaria e secondaria, si realizza in modo più alto e specializzato nelle università. La Chiesa è stata sempre solidale con l'università e con la sua vocazione di condurre l'uomo ai più alti livelli della conoscenza della verità e del dominio del mondo in tutti i suoi aspetti. Mi compiaccio di esprimere la mia viva gratitudine ecclesiale alle diverse congregazioni religiose che fra di voi hanno fondato e sostenuto rinomate università, ricordando loro tuttavia che queste non sono proprietà di chi le ha fondate o di chi le frequenta, ma espressione della Chiesa e del suo patrimonio di fede.

In tal senso, amati fratelli, vale la pena ricordare che, lo scorso agosto, ha compiuto venticinque anni l'Istruzione Libertatis nuntius della Congregazione per la Dottrina della Fede, su alcuni aspetti della teologia della liberazione; in essa si sottolineava il pericolo che comportava l'accettazione acritica da parte di alcuni teologi di tesi e metodologie provenienti dal marxismo. Le sue conseguenze più o meno visibili fatte di ribellione, divisione, dissenso, offesa, anarchia, si fanno ancora sentire, creando nelle vostre comunità diocesane grande sofferenza e una grave perdita di forze vive. Supplico quanti in qualche modo si sono sentiti attratti, coinvolti e toccati nel proprio intimo da certi principi ingannatori della teologia della liberazione, di confrontarsi nuovamente con la suddetta Istruzione, accogliendo la luce benigna che essa offre a mani tese; a tutti ricordo che "la "regola suprema della propria fede" (della Chiesa) ... proviene dall'unità che lo Spirito ha posto tra la Sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il magistero della Chiesa in una reciprocità tale per cui i tre non possono sussistere in maniera indipendente" (Giovanni Paolo II, Fides et ratio, n. 55).

Che, nell'ambito degli organismi e comunità ecclesiali, il perdono offerto e accolto in nome e per amore della Santissima Trinità, che adoriamo nei nostri cuori, ponga fine alla sofferenza dell'amata Chiesa che peregrina nelle terre della Santa Croce.

Venerati fratelli nell'episcopato, nell'unione con Cristo ci precede e ci guida la Vergine Maria, tanto amata e venerata nelle vostre diocesi e in tutto il Brasile. In Lei troviamo, pura e non deformata, la vera essenza della Chiesa e così, attraverso di Lei, impariamo a conoscere e ad amare il mistero della Chiesa che vive nella storia, ci sentiamo profondamente parte di essa, diveniamo a nostra volta "anime ecclesiali", imparando a resistere a quella "secolarizzazione interna" che minaccia la Chiesa e i suoi insegnamenti.

Mentre chiedo al Signore di effondere l'abbondanza della sua luce su tutto il mondo brasiliano della scuola, affido i suoi protagonisti alla protezione della Vergine Santissima e imparto a voi, ai vostri sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai laici impegnati, e a tutti i fedeli delle vostre diocesi, una paterna benedizione apostolica.



(©L'Osservatore Romano - 6 dicembre 2009)

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Brasile: al via la Campagna di Fraternità sul motto "Non potete servire Dio e il denaro" [SM=g1740722]




da Radio Vaticana



Si apre oggi in Brasile la “Campagna di Fraternità” incentrata sul tema “Economia e vita”. L’iniziativa, che si pone in continuità con le precedenti edizioni ecumeniche, è promossa quest’anno dall’insieme delle denominazioni rappresentate nel Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Paese. L’annuale iniziativa di solidarietà e di evangelizzazione è organizzata dal 1964, sempre in tempo quaresimale, dalla Conferenza episcopale brasiliana. Ma perché è nata la Campagna di fraternità? Risponde al microfono di Cristiane Murray, padre Gabriele Cipriani, passionista che ha lavorato all’organizzazione di questa edizione della Campagna:

R. – Per creare una nuova cultura in questo Brasile, dove vivono persone molto ricche e altre che muoiono di fame: la cultura del Vangelo e della fraternità. Per fare questo vengono ogni anno proposti temi sociali e temi che si riferiscono all’esercizio della carità cristiana. E questo per fare in modo che la società brasiliana acquisisca una coscienza della fraternità sempre più grande e non soltanto a parole, ma soprattutto con i fatti. Ogni anno, quindi, ci proponiamo delle azioni al di là della colletta della fraternità che ci permette di raccogliere fondi per progetti di assistenza alle persone più bisognose affinché escano dalla povertà. Ci proponiamo azioni che portino ad un cambiamento culturale, sociale e – in questo anno particolarmente – ad un cambiamento dell’economia in questo Paese.


D. – Un tema, questo, anche molto in sintonia con l’ultima Enciclica del Papa, “Caritas in veritate”…


R. – Di fatto non potevamo sperare in un appoggio così propizio e maggiore di quello dell’Enciclica di Benedetto XVI. C’è una sintonia molto grande tra l’Enciclica “Caritas in vertitate” ed il testo della nostra Campagna della Fraternità, che ha come motto biblico “Non potete servire Dio e il denaro”. L’economia è vista, in questa nostra campagna, come un’economia che deve essere al servizio delle persone, della vita umana e della vita stessa del Pianeta. La scelta del tema, “Economia e vita”, propone una visione dell’economia a partire proprio dai criteri cristiani: il criterio della condivisione e dei beni; il criterio del donare quel che si ha in più; il criterio di ridare a chi è stato tolto. Tutto questo è scritto nell’Enciclica ed anche nei testi della nostra Campagna della Fraternità. La Campagna comincia oggi, primo giorno di Quaresima, un tempo in cui i cristiani sono chiamati a pensare in modo nuovo e a manifestare la carità attraverso azioni concrete.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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21/04/2010 23:08
 
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Appello dei vescovi dell'Argentina in occasione della plenaria

Matrimonio e famiglia
bene inalterabile


Buenos Aires, 21. "Il bene del matrimonio e della famiglia è immutabile e inalterabile. Non esiste una realtà analoga che possa eguagliarlo, sostituirlo. Il matrimonio non costituisce una mera unione tra persone qualsiasi, ma ha caratteristiche proprie, peculiari che rendono tale istituto il fondamento della famiglia e della società. Ciò è riconosciuto nelle grandi culture del mondo. Ciò è riconosciuto dai trattati internazionali recepiti dalla nostra Costituzione.  Questo è stato sempre compreso  e  tramandato dal nostro popolo".  

Lo  ha  ribadito  la Conferenza  episcopale  argentina  durante la novantanovesima assemblea plenaria incentrata sulla posizione della Chiesa  a  riguardo  dei disegni di legge di modifica del codice civile che prevedono il "matrimonio" tra persone dello stesso sesso e persino la possibilità per queste coppie di adottare bambini.

I presuli sottolineano che è compito delle istituzioni pubbliche proteggere l'istituto del matrimonio tra un uomo e una donna attraverso la garanzia delle disposizioni legislative che devono poter garantire e promuovere il suo insostituibile ruolo e contributo per il bene comune della società. "Se si concedesse un riconoscimento legale - ammoniscono i vescovi - alle unioni tra persone dello stesso sesso, o si ponessero su un piano giuridico analogo a quello del matrimonio e della famiglia, lo Stato si porrebbe in contraddizione con i suoi doveri in quanto altererebbe i principi del diritto naturale e l'ordinamento pubblico della società argentina".

I vescovi affermano che la "differenza non è sinonimo di discriminazione", in quanto "la natura non fa discriminazioni quando ci fa maschio o femmina". Così pure "il nostro codice civile non discrimina quando richiede la condizione di essere maschio e femmina per il matrimonio, riconosce solo una realtà naturale". Le situazioni giuridiche di reciproco interesse tra persone dello stesso sesso - evidenziano i presuli - possono essere "sufficientemente  tutelate  dal diritto comune".

L'essere umano è creato a immagine di Dio. "Questa immagine - sottolineano i presuli - si riflette non soltanto nei singoli, ma è proiettata sulla complementarità e reciprocità dell'uomo e della donna, nella loro comune dignità e indissolubile unità, sempre chiamata matrimonio nelle società e culture del mondo. Il matrimonio è il modo di vivere che caratterizza una comunione unica tra persone, in esso si attua pienamente l'esercizio della funzione sessuale umana, si realizzano la complementarità e la reciprocità tra i sessi, la ricchezza della loro mirabile fertilità. Il matrimonio è un dono della creazione".

L'unione di persone dello stesso sesso manca di elementi biologici e antropologici del matrimonio e della famiglia. "È assente - ribadiscono i presuli argentini - la dimensione coniugale e di apertura alla trasmissione della vita. Al contrario, il matrimonio e la famiglia, ospita le nuove generazioni di uomini, è dinamico alveo di vita. Fin dal loro concepimento, i bambini hanno il diritto inalienabile di sviluppare all'interno delle loro madri e di nascere e crescere nell'alveo naturale del matrimonio. Nella vita familiare e nel rapporto con il padre e la madre, i bambini scoprono la propria identità, si formano nella personalità e raggiungere l'autonomia personale".

I vescovi rivolgono anche un appello "alla coscienza dei legislatori affinché, nel decidere una questione di tale gravità, tengano conto di queste verità fondamentali, per il bene del Paese e  delle generazioni future".
"In questo clima di Pasqua, e all'avvio dei sei anni 2010-2016 di celebrazioni per il Bicentenario dell'indipendenza del Paese - conclude il documento della Conferenza episcopale argentina - invitiamo i nostri fedeli a pregare intensamente Dio nostro Signore perché illumini i nostri leader e specialmente i legislatori. Vi chiediamo, inoltre, di non esitare a parlare in difesa e per la promozione dei grandi valori che hanno forgiato la nostra Nazione e sono la speranza della Patria".


(©L'Osservatore Romano - 22 aprile 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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