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Perchè una sezione dedicata alla FSSPX? Chiarimenti necessari

Ultimo Aggiornamento: 01/11/2009 23:46
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18/09/2009 12:31
 
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lunedì 13 aprile 2009

Tradizione o riscoperta della Verità ?






Dal sito ufficiale della FSSPX ritengo utile quanto segue per evitare di lasciarci, noi stessi, catturare dalle notizie di stampa le quali sono spesso strumentalizzate, manipolate e CONTRO il desiderio stesso del Pontefice a favore della FSSPX...  Occhiolino

di Daniele Nigro

"Ogni Cattolico è, per il fatto stesso di essere cattolico, uomo della Tradizione. Infatti il termine tradizione viene dal latino “tradere”, che significa tramandare"
[1]. Con questo pensiero di San Pio X Mons. Bernard Fellay delinea il significato profondo del movimento interiore che è stato alla base della frattura tra la Chiesa di Roma e Mons. Marcel Lefebvre. Aggiungendo che la Chiesa ha come scopo quello di tramandare ciò che ha ricevuto.

Credo che da questo concetto si debba partire per comprendere lo spirito del libro-intervista che, grazie anche all’acutezza dei suoi autori, riesce, allargando il respiro della questione e non soffermandosi solo sugli aspetti della celebrazione liturgica, a rivelarci profondità e contraddizioni della Fraternità San Pio X.
Partendo infatti dal presupposto che Tradizione non significa replicare il passato, ma tramandare lo spirito che lo ha animato, Fellay cerca di far emergere proprio questo “spirito”.

Colpisce subito la fermezza del superiore della Fraternità nell’affermare che né lui, né Mons. Lefebvre si siano mai sentiti “lefebvriani”, ma solo ed esclusivamente cattolici; cioè appartenenti a quella Chiesa che << è Nostro Signore Gesù Cristo il quale si è unito alle anime per le quali ha versato il proprio sangue sulla Croce >>
[2]. Anche se, a differenza di quello che fece San Francesco subendo umiliazioni e affrontando grandi difficoltà, hanno preferito collaborare alla “santificazione” della Chiesa dal suo esterno almeno dal momento della consacrazione dei vescovi, atto sicuramente necessario per la continuità della Fraternità, ma che di fatto, a seguito della scomunica, li ha posti fuori dalla “comunità”.

Sicuramente vanno riconosciuti meriti alla chiara esposizione di Mons. Bernard Fellay, che orienta l’attenzione su argomenti e problemi per troppo tempo accantonati, dando soluzioni coraggiose.

Di estrema attualità é la teoria sulla responsabilità personale dei vescovi per le anime a loro affidate da Dio, oggi troppe volte mistificata da una millantata collegialità che ne ostacola il ministero pastorale e il restringimento della loro visione indirizzata esclusivamente alla terra sottovalutando il fatto che "volgendo lo sguardo verso il Cielo si troverebbe più facile la soluzione ai problemi terren"
[3].
Si potrebbe cioè asserire con Fellay che l’uomo di oggi, sia egli fedele o consacrato, non volge più lo sguardo verso il Cielo; e ciò che la Chiesa dovrebbe tornare a dire all’uomo è quello che ha sempre detto in tutti i tempi: "Bisogna tornare a ricordare agli uomini la Croce "
[4]. Bisogna tornare ad insegnare i comandamenti e spiegare che servono a santificarsi.

Lo sguardo verso il Cielo, però, non deve farci dimenticare che siamo nel mondo e se è vero che Gesù stesso ci ha detto che la via semplice e larga del mondo porta alla dannazione, non ha esitato a venire nel mondo, a farsi giudicare e mettere a morte da questo stesso mondo per redimerci e per insegnarci la via stretta del Cielo. Non dobbiamo rinunciare a camminare nel mondo e a mischiarci con esso, perché solo così potremo adempiere alla missione che Cristo stesso ci ha affidato, che è quella di “tramandare”, di far scoprire a tutti gli uomini che accogliere Colui che è tutto Amore non toglie niente alla nostra vita, ma la arricchisce e la trasforma in qualcosa di profondo e meraviglioso.

Risulta oltretutto interessante rilevare come questo scarso slancio verso la Croce si è manifestato visivamente nella liturgia con la progressiva emarginazione di questa dall’altare. Il celebrante, l’uomo del sacrificio, durante la celebrazione non guarda più alla Croce non è più rivolto verso il segno della nostra redenzione, ma si sostituisce ad essa catalizzando su di sè anche l’attenzione dei fedeli. Forse è vero che oggi il sacerdote non si senta più uomo del sacrificio, ma solo uomo della “Parola”, disattendendo lo stesso spirito del Concilio che nella Costituzione Lumen Gentium dice testualmente che i presbiteri "Esercitano il loro sacro ministero soprattutto nel culto eucaristico o sinassi, dove, agendo in persona di Cristo [103] e proclamando il suo mistero, uniscono le preghiere dei fedeli al sacrificio del loro capo e nel sacrificio della messa rendono presente e applicano fino alla venuta del Signore (cfr. 1 Cor 11,26), l’unico sacrificio del Nuovo Testamento, quello cioè di Cristo, il quale una volta per tutte offrì se stesso al Padre quale vittima immacolata (cfr. Eb 9,11-28) [104] ".

E proprio il tema della liturgia, al quale viene semplicisticamente ricondotto il pensiero della Fraternità San Pio X, acquista uno spessore interessante nel corso dell’intervista. Esso permea tutto il libro e riaffiora costantemente, facendo comprendere come la liturgia non sia una mera rappresentazione di un evento, non sia un compartimento a tenuta stagna, ma il momento in cui l’intera esperienza cristiana prende forma. L’ideale diventa così fattuale. Fellay partendo dalla testimonianza di un americano ricorda come "che accade nella messa è un mistero "
[5]. È vero che mai le parole saranno adeguate per esprimere una realtà così grande e meravigliosa, ed infatti ritengo che il problema non sia la lingua nella quale si scelga di celebrare il rito.

Il latino, certo, rende meglio il carattere di universalità della Chiesa; una Chiesa che non è chiesa di Francia, d’Italia, di Germania, ma che comprende tutti i redenti dal Sangue Prezioso dell’Agnello. La questione, invece, si gioca sul contenuto e sulla dignità della celebrazione. Una liturgia composta, dignitosa, bella, aiuta qualsiasi individuo ad avvicinarsi a Dio e ad iniziarsi al mistero più di ogni dotta disquisizione mistagogica.

Compito della Chiesa deve essere quello di indicare il vero significato della liturgia e della partecipazione ad essa, a catechizzare la liturgia stessa. Elemento di netta distinzione con gli altri culti è la ferma certezza che quella particola e quel vino sono il Corpo ed il Sangue di Cristo. Non si mette in scena una rappresentazione, ma si verifica ancora una volta il più grande dono che Cristo ha fatto all’uomo: il sacrificio di Se stesso per la sua salvezza. Solo recuperando il profondo significato della liturgia la sua forma potrà tornare ad essere "il Cielo sulla terra"
[6].

I temi del peccato, del demonio e dell’inferno, troppo spesso eliminati dalle catechesi e dalle omelie e ridotti a mere superstizioni per ignoranti e creduloni, vengono esaminati con equilibrio e coraggio facendo riscoprire il profondo senso della riconciliazione con Dio ed il significato di peccato che si sostanzia nel "contravvenire al dovere fondamentale di ricambiare l’amore di Dio"
[7], al quale segue il giusto castigo liberamente scelto dall’uomo.

In questa ottica anche l’uso della libertà ritorna ad avere il suo significato autentico: "la libertà non può essere esercitata nella scelta del fine, ma nella scelta dei mezzi per raggiungere il fine"
[8]. Dio non ha certo fatto il dono della libertà all’uomo perché potesse dannarsi. La libertà viene consegnata all’uomo affinché egli possa giungere alla Verità. Possa cioè intraprendere con coscienza e vera adesione il cammino che conduce al fine ultimo: la santità; così la Lumen Gentium > (1 Ts 4,3; cfr. Ef 1,4) >>. L’uomo ha la possibilità di aderire alla chiamata del Signore fino al “calar del giorno”.

Non importa per quanto tempo egli viva la Verità. Importa il suo totale abbandono alla Verità, poiché solo questo lo trasforma e rigenera, solo questo lo rende figlio e quindi partecipe dell’eredità di Cristo. Al “calar del giorno” la scelta non può più essere mutata. Ed a riguardo Fellay ricorda che "mentre in vita l’uomo può dirigersi verso Dio o allontanarsi da Lui, dopo la morte l’anima rimane fissa nella sua decisione per l’eternità… a quel punto non potrà mutare la sua scelta sulla quale verrà giudicata"
[9].

L’accenno all’ecumenismo e ai suoi cattivi frutti risulta alquanto riduttivo, poiché se è vero che in alcuni sia passata l’idea di ecumenismo come uguaglianza e pari dignità delle varie religioni, Benedetto XVI, come già faceva Giovanni Paolo II, ha più volte ribadito, con espressioni certo differenti dettate dai tempi, ciò che in sostanza disse Pio IX nel Concistoro del 1861 e che Fellay ricorda: "C’è una sola religione vera e santa, fondata ed istituita da Cristo Nostro Signore. Madre e nutrice delle virtù, distruttrice dei vizi, liberatrice delle anime, indicatrice della vera felicità. Essa si chiama: Cattolica, Apostolica, Romana"
[10]. Ne tale verità può portare a chiudersi e ad isolarsi ostacolando quel confronto che serve a fare aprire i cuori alla Verità.

A Benedetto XVI dobbiamo tutti riconoscenza perché con il suo gesto di amore incondizionato ci ha insegnato concretamente che cosa è la Chiesa e che cosa è la fede Cattolica, e cioè qualcosa che unisce e non che divide; dimostrando oltremodo che padre è colui che fa festa e uccide il vitello grasso perché il figlio che era perduto è stato ritrovato.

È proprio vero, a tutti gli uomini di oggi " serve la Verità, che si trova solo nella Chiesa "
[11].


[1] GNOCCHI-PALMARO, Tradizione Il vero volto, p.49.
[2] Ibidem, p. 39.
[3] Ibidem, p. 70.
[4] Ibidem, p. 60.
[5] Ibidem, p. 94.
[6] N.BUX, La Riforma di Benedetto XVI. La liturgia tra innovazione e tradizione, Casale M.,2008, p 17.
[7] GNOCCHI-PALMARO, Tradizione Il vero volto, p. 137.
[8] Ibidem, p. 127.
[9] Ibidem, p. 142.
[10] Ibidem p. 101.
[11] Idem p. 150.







L'ho letto già due volte... .lo consiglio a chiunque voglia davvero conoscere il vero volto della FSSPX, le speranze che ci uniscono e i nodi che lo stesso Pontefice sta portando al pettine


Lo consiglio anche per evitare, chi vuole parlare della FSSPX, di esprimersi in modo inesatto o solo per sentito dire...e si scoprirà che la FSSPX è davvero molto più unita al Pontefice di quanto lo siano certe comunità che si dicono cattoliche dentro la Chiesa...

I problemi ci sono è vero, ma proprio per questo l'utilità di questo libro sta nel fatto che esso aiuta a capire quali essi siano realmente...e di quanto sia indispensabile la mediazione portata avanti dal Papa...

E' un libro che può interessare solo a chi ama davvero la verità...



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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