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Confutazioni delle dottrine dei testimoni di Geova (di don G. Cattafesta)

Ultimo Aggiornamento: 19/09/2009 22:32
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IL CANONE BIBLICO
a) Trasmissione del Testo Sacro

b) Numero dei libri componenti la Bibbia.



TRASMISSIONE DEL TESTO

"Bibbia" = libri = raccolta di vari libri. A partire da Mosè (circa 1500 anni prima di Cristo) fino a S. Giovanni Evangelista, che scrisse l'Apocalisse verso il 90 dopo Cristo, trascorsero più di 1600 anni, durante i quali furono composti tutti i libri sia del V.T. come del N.T.

Il V.T. fu composto in massima parte in ebraico, alcuni libri furono scritti in greco, alcune parti in aramaico. Il N.T. (ad eccezione del vangelo di Matteo, che fu scritto originariamente in aramaico) è tutto in greco.

Prima della invenzione della stampa (1450 d.c.) i libri (e quindi la Bibbia) venivano scritti a mano: i documenti (o copie) si chiamavano "manoscritti"; chi li trascriveva si chiamavano "amanuensi". Materia adoperata : Papiro o pergamena. Tali documenti vengono chiamati "codici".

Cosa ci dà la sicurezza che il testo greco, aramaico o ebraico nelle nostre mani sia identico a quello che uscì dalle mani degli Autori sacri?

La scienza critica raccoglie tutti i manoscritti esistenti, che attraverso i secoli si sono moltiplicati dipendendo l'uno dall'altro. La scienza critica esamina questi manoscritti, li cataloga, li confronta, ne mostra le reciproche dipendenze o somiglianze, ne nota le differenze ed arriva alla ricomposizione di un testo corretto degli errori. Lavorando così a ritroso, si arriva per quanto è possibile fino all'età di composizione del testo sacro.

I testimoni di Geova riconoscono e sfruttano questo lavoro di trascrizione dei codici e del loro confronto critico. In "La verità vi farà liberi", al cap. XVI, pag. 211 :L'opera di scrivere gli ispirati o canonici libri delle Scritture in linguaggio greco fu compiuta quando Giovanni scrisse il suo libro. Così il canone (cioè le Scritture autoritative) fu terminato, non solo in riguardo alle scritture greche, ma anche dell'intera Bibbia ..... Nessuno degli scritti originali autografi di questi libri ispirati da Dio sono oggi in esistenza, ma il grande Autore della "verace scrittura" cagiona la manifattura di altre copie in esatto accordo con le originali. Gli Ebrei o Giudei esercitarono la più scrupolosa cura nella fedele copiatura e nella preservazione delle scritture ebraiche". Pag. 213 "I cristiani furono i primi a specializzarsi non in rotoli, ma in manoscritti in forma di libri, con le pagine e le copertine" Pag. 217 "Nei susseguenti secoli vi fu molta sapiente investigazione e critica degli originali manoscritti della Bibbia in lingua greca, per ottenere il corretto o accurato testo come quello scritto dagli Apostoli e dai loro compagni".

Nessuno, tanto meno i cattolici, mette in dubbio che l'autore della Bibbia sia Dio. Non si fa questione dell'autore della Bibbia, ma della sua trasmissione.

Tutti i manoscritti del N.T. che vanno dal sec. IV al sec. IX sono stati composti solo nella Chiesa Cattolica, perchè in quel periodo i protestanti (sorti nel sec. XVI) ed i Testimoni di Geova apparsi nel sec. XIX non erano ancora nati. Gli Ebrei, da parte loro, non provvedevano certo alla trascrizione del N.T., in quanto questo a loro non interessava.

I "cristiani" citati a pag. 213, quali specialisti nel comporre codici, altri non potevano essere che Cristiani Cattolici.

I codici, dunque, su cui è stato ricostruito il testo biblico, appartengono alla tradizione Cattolica. Sbagliano i protestanti ed i Testimoni di Geova a pretendere di collegarsi con i tempi Apostolici, perchè, per fare questo, o devono accettare il materiale della tradizione cattolica (e allora riconoscono la tradizione cattolica) o la debbono rinnegare (ed allora non Hanno più il modo di ricostruire la Bibbia)





NUMERO DEI LIBRI COMPONENTI LA .BIBBIA

(CANONE)



La parola Greca "canone" significa "regola" "norma". Fu impiegata sin dal sec. IV per designare la collezione dei libri sacri della Bibbia. Da allora si parla di libri canonici, in contrapposizione ai non canonici, a seconda che facciano parte o no della suddetta collezione o canone.

I termini protocanonici e deuterocanonici risalgono al sec. XVI ed indicano, tra i libri che compongono il canone del V.T., la distinzione di quelli che concordemente furono riconosciuti datutti come facenti parte della collezione, da quelli sul cui carattere ispirato era sorto qualche dubbio lungo i secoli.


CANONE DEL VECCHIO TESTAMENTO


La divergenza sulla canonicità dei libri del V.T. risale al sec. I d.c. e la si trova presso i Giudei. Lo storico Flavio Giuseppe (contra opionem 5,8-9) tramanda, senza nominare esplicitamente i singoli titoli, un canone che escludeva i libri deuterocanonici; d'altra parte, la versione greca, detta dei SETTANTA, fatta da Giudei Alessandrini qualche secolo prima di Cristo, contiene anche i libri deuterocanonici.

Ciò dimostra che tali libri venivano letti nelle adunanze della sinagoga e considerati ispirati.

I Giudei che escludevano dal Canone i libri deuterocanonici ritenevano quali requisiti indispensabili di un libro sacro:

a) la lingua ebraica

b) la qualità profetica dell'autore supposto anteriore ad Esdra;

c) l'origine palestinese del libro.

Tale criterio non era condiviso dai Giudei ellenizzati della diaspora, che leggevano generalmente la Bibbia nella versione greca. Del resto non mancano indizi per supporre che anche presso i Giudei palestinesi in un primo tempo questi libri, specialmente i più antichi, fossero ammessi. I Giudei della diaspora, infatti, dovettero ricevere certamente, in origine, il loro canone dai correligionari della Palestina, e quindi ricevettero da essi anche i libri deuterocanonici. Quando però più tardi, per il rigorismo degli scribi palestinesi, prevalsero i requisiti sopra esposti il canone fu ridotto ai soli protocanonici, anche gli alessandrini accolsero tale sentenza, ripudiando l'antica versione dei settanta.

Gesù Cristo e gli Apostoli non hanno lasciato un catalogo ufficiale dei libri ispirati canonici, ma dalle loro allusioni conservate nel N.T. e dall'uso frequente della versione dei settanta, risulta in pratica che ritenevano per ispirati anche i deuterocanonici.

Anche i più antichi Padri della Chiesa, citano ed usano indifferentemente le due serie di libri (Clemente Romano, Ippolito, Ireneo, Tertulliano, Clemente Alessandrino, Cipriano). Di modo che per i primi due secoli non risulta alcuna incertezza circa l'ispirazione e l'autorità dei libri deuterocanonici. Solo verso la fine del sec. II, le controversie frequenti con i Giudei, che ormai concordemente rigettavano i libri deuterocanonici, condussero gli apologeti a non desumere i loro argomenti da questi scritti non ammessi dai loro avversari.

Si trattava perciò di una norma pratica da seguire più che di un principio teorico.

Origene per esempio riferisce il canone dei Giudei, tuttavia usa i deuterocanonici come libri ispirati. Così Atanasio, Cirillo di Gerusalemme, Epifanio, Gregorio di Bisanzio, nelle cui opere non è difficile ritrovare citazioni di deuterocanonici come libri ispirati.

Cominciò allora a circolare presso i Greci una distinzione dei libri della Bibbia:

a) libri certi ammessi da tutti = omologumena;

b) libri controversi =antilegomena (deuterocanonici)

c) libri apocrifi o spuri.

Nella Chiesa Latina, dopo il suo ritorno dall'oriente, S. Girolamo si attenne al canone giudaico.

La grande maggioranza degli scrittori latini mantenne categoricamente l'ispirazione e la canonicità dei libri controversi. Rappresentante di questa opinione fu Agostino che conservò la genuina tradizione della Chiesa con l'opera personale e con proclamazioni conciliari da lui promosse.

Lutero, pur rispettando la tradizione ecclesiastica, manifestò una certa esitazione nel ripudiare i deuterocanonici e si accontentò di relegarli in fondo alla sua traduzione.


CANONE DEL NUOVO TESTAMENTO



Nel N.T. spesso gli autori stessi ispirati indicano l'occasione e altre circostanze che causavano la compilazione dello scritto; troviamo anche chiari accenni alla formazione di collezioni più o meno ampia, contenenti almeno una parte degli scritti apostolici.

AT 1,1-2 "Nel mio primo libro ho già trattato, o Teofilo di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio, fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo". 2 Pt 3,15-16 "La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; così egli fa in tutte le lettere, in cui tratta di queste cose. In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre scritture, per loro propria rovina"

I Padri apostolici non hanno tramandato un catalogo completo dei libri componenti il N.T.; spesso anche nelle loro citazioni, fatte più a senso che letteralmente, è difficile stabilire con esattezza il libro a cui si riferiscono; tuttavia il numero sempre più esteso di tali citazioni, più o meno dirette, ci permette di ritenere che vi fosse un corpus completo almeno degli scritti di S. Paolo.

Una prova che presso i primi cristiani già fosse in uso un canone dei libri del nuovo testamento è la reazione sorta contro Marcione, quando questi volle redigere un'altro secondo principi suoi personali ed eterodossi dalle repliche di Ireneo, Tertulliano, Ippolito, appare chiaro che Marcione non fu il primo a fissare una collezione di scritti ispirati, ma solo un riformatore del canone comune secondo le sue idee particolari. Risale a quest'epoca (circa 170-80) un documento nella chiesa romana importantissimo per la storia del canone del N.T., cioè il frammento o canone muratoriano, scoperto da L. A. Muratori nel 1740: esso testimonia che erano riconosciuti ispirati 4 vangeli, 13 lettere di S. Paolo non parla di quella agli Ebrei, gli Atti degli Apostoli, due o tre lettere di Giovanni, la lettera di Giuda, l'Apocalisse, e forse due lettere di Pietro.

I dissensi sulla canonicità di alcuni libri (non riportati nel canone muratoriano), si appianarono a poco a poco, specialmente per l'insegnamento dei grandi dottori, quali Girolamo ed Agostino e per il pronunciamento dei concili di Ippona (393) e di Cartagine (397 e 419).

Lutero da principio avversò la lettera di Giacomo perchè contraria al suo caposaldo teologico della salvezza per la sola fede.

In seguito si tornò ad ammettere i libri discussi, di modo che dal sec. XVII in poi non ci fu alcuna differenza per il canone del N.T. fra cattolici e protestanti.


CANONE CATTOLICO DEL VECCHIO TESTAMENTO



Libri Storici Libri Didattici Libri Profetici


1) Genesi 22) Giobbe 29) Isaia

2) Esodo 23) Salmi 30) Geremia

3) Levitico 24) Proverbi 31) Lamentazioni

4) Numeri 25) Ecclesiaste o Qoèlet 32) Baruc

5) Deuteronomio 26) Cantico dei Cantici 33) Ezechiele

6) Giosuè 27) Sapienza 34) Daniele

7) Giudici 28) Ecclesiastico o Siracide 35) Osea

8) Ruth 36) Gioele

9) I Samuele o I dei Re 37) Amos

10) II Samuele o II dei Re 38) Abdia

11) I dei Re o III dei Re 39) Giona

12) II dei re o IV dei Re 40) Michea

13) I Cronache o I Paralipomeni 41) Nahum

14) II Cronache o II Paralipomeni 42) Abacuc

15) Esdra 43) Sofonia

16) Neemia o II Esdra 44) Aggeo

17) I Maccabei 45) Zaccaria

18) II Maccabei 46) Malachia

19) Tobia

20) Giuditta

21) Ester








CANONE DEL NUOVO TESTAMENTO

Libri Storici

1) Vangelo di Matteo 2) Vangelo di Marco 3) Vangelo di Luca 4) Vangelo di Giovanni

5) Atti degli Apostoli.

Libri Didattici

6) Lettera ai Romani 7) Prima lettera ai Corinti 8) Seconda lettera ai Corinti 9) Lettera ai Galati 10) Lettera agli Efesini 11) Lettera ai Filippesi 12) Lettera ai Colossesi 13) Prima lettera ai Tessalonicesi 14) Seconda lettera ai Tessalonicesi 15) Prima lettera a Timoteo 16) Seconda lettera a Timoteo 17) Lettera a Tito 18) Lettera a Filomene 19) Lettera agli Ebrei 20) Lettera di S. Giacomo 21) Prima lettera di S. Pietro 22) Seconda lettera di S. Pietro 23) Prima lettera di S. Giovanni 24) Seconda lettera di S. Giovanni 25) terza lettera di S. Giovanni 26) Lettera di S. Giuda


Libro Profetico

27) Apocalisse



CANONE PROTESTANTE

Lutero rigettò sette libri del Vecchio Testamento ossia: Tobia; Giuditta; Sapienza; Ecclesiastico;

Baruch; Primo dei Maccabei; Secondo dei Maccabei;

e sette libri del Nuovo Testamento: Lettera di S. Giacomo; Lettera di S. Giuda; Lettera agli Ebrei; Seconda di S. Pietro; Seconda di S. Giovanni; Terza di S. Giovanni; Apocalisse.

Calvino si conformò a Lutero solo per i libri del Vecchio Testamento. I Testimoni di Geova seguono Calvino.


Quale è dunque il criterio da seguire per determinare il numero dei libri ispirati e quindi sacri e componenti la Sacra Bibbia?

E' certo che la Sacra Bibbia non dà in nessun luogo l'elenco dei libri ispirati. E' vero che S. Pietro ricorda le lettere di S. Paolo, ma non dice quali e quante siano: "La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza, come anche il carissimo fratello nostro Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che egli è stata data; così egli fa in tutte le lettere, in cui tratta di queste cose. In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre scritture, per la loro propria rovina" 2 Pt 3,15-16.

E' certo che non tutti i libri della Bibbia dicono di essere stati scritti per ispirazione divina. Il criterio, dunque, per determinare i libri sacri va ricercato fuori dalla Bibbia stessa.

Per i cattolici è la decisione della Chiesa docente basata sulla tradizione, cioè sul suo insegnamento che, non contenuto nella Bibbia, è passato di generazione in generazione fino a noi, sia oralmente che per iscritto. Non altrettanto chiaro è l'atteggiamento dei Testimoni di Geova. A pag. 208 del libro "La verità vi farà liberi" così si legge a proposito di quei libri che essi rispettano del canone del Vecchio Testamento: "Altri libri che dimostrano evidentemente di non essere ispirati e pertanto non veraci o non provenienti da Dio, furono nascosti dal pubblico. Perciò essi divennero chiamati "Apocrifi", che significa "nascosto" poichè sono spurii, falsi, non genuini d'ispirazione divina. Sino al giorno presente i libri apocrifi non sono stati inclusi nel Canone Ebraico". Essi non dicono in che consista quella "dimostrazione evidente" di cui parlano. A pag. 213 dello stesso libro portano come argomento contro i libri dei Maccabei il fatto che essi non sono contenuti nel Codice Vaticano (300 d.c.).

Se si basano, allora, sulla presenza o no di quei libri in qualche codice, ammettono che il criterio per stabilire il numero dei libri sacri non è nella Bibbia, ma proprio nella tradizione (Cattolica).

I Testimoni di Geova insistono col dire che è sacro quel libro che contiene profezie avveratisi o che viene citato da altri libri sacri. Ma le profezie, ad esempio, dell'Apocalisse non sono ancora avverate; tanti libri da essi accettati non sono citati in alcun altro libro sacro!

Risalendo il corso dei secoli fino ai tempi apostolici si riscontra che in maggioranza i libri furono riconosciuti sacri sempre e da tutti. Solo alcuni (i sette del Vecchio Testamento + i sette del Nuovo Testamento) furono oggetti di discussione per qualche tempo e in qualche parte della Chiesa. Per i sette libri del Vecchio Testamento negati da Lutero, i dubbi parziali cominciarono agli inizi del III secolo e dureranno fino al V secolo (dal 200 al 400): Il motivo di tale discussione era dovuto al fatto che gli Ebrei posteriori a Cristo non accettavano quei sette libri perchè o non scritti o non tramandati in ebraico, ma in greco. Giova comunque notare che accanto ai Padri che mettevano in dubbio tali libri (Origene, S: Cirillo di Gerusalemme, S. Atanasio, S. Epifanio, S. Gregorio Nazianzieno, S. Ilario e in qualche periodo, S. Girolamo) ce ne erano tanti altri che li ritenevano sacri (S. Cipriano, S. Ippolito, S. Dionigi d'Alessandria, S. Efrem, S. Basilio, S. Gregorio Nisseno, S. Ambrogio, S. Giovanni Crisostomo, S. Agostino).

Tali discussioni cessano completamente dal secolo VI. Anche a proposito dei sette libri del Nuovo Testamento negati da Lutero avvenne la stessa cosa.

Per quanto, infine, riguarda il riferimento dei Protestanti all'atteggiamento degli Ebrei, giova osservare:

1) E' certo che almeno ad Alessandria di Egitto, gli Ebrei avevano un canone identico a quello attuale dei Cattolici. Infatti l'antica traduzione greca della Bibbia, detta dei "settanta" e composta tra la metà del III secolo e la fine del II secolo a.c. contiene anche i sette libri esclusi dai Protestanti. Essi non si trovano in appendice, ma regolarmente inseriti nel corpo del codice, secondo l'ordine del Canone Cattolico.

2) E' da ritenersi che anche per gli Ebrei di Palestina avessero il canone usato da quelli di Alessandria, stando i rapporti molto cordiali tra gli Ebrei di Egitto e di Palestina.

3) Lo stesso Giuseppe Flavio, contemporaneo alla distruzione di Gerusalemme del 70 d.c., che ripetutamente protesta di non usare se non libri ritenuti sacri, si servì dei due libri dei Maccabei per la stesura della sua opera intitolata "Antichità Giudaiche".

4) Nel N.T. troviamo 350 citazioni del V.T. delle quali circa 300 riproducono il testo della versione greca dei LXX. Ciò dimostra che ai tempi di Gesù e degli Apostoli anche in Palestina traduzione degli Alessandrini godeva pieno favore, senza che troviamo alcuna traccia di riserva rispetto ai sette libri esclusi dai protestanti.

5) Non è escluso che una corrente di Ebrei di Palestina abbia scartato dal novero dei libri sacri quei sette in discussione.

Ma essi scartano anche i Proverbi, Ezechiele, il Cantico dei Cantici, l'Ecclesiaste ed Ester e solo un Sinodo degli Ebrei del 90 d.c. mise fine alle contestazioni sorte contro l'origine divina di questi libri.

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