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Lettera aperta alla FSSPX di Padre Giovanni Scalese ed altre LETTERE APERTE per cercare e trovare la Verità nella carità

Ultimo Aggiornamento: 03/08/2012 13:45
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20/09/2009 16:02
 
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Per comprendere la Lettera di padre Giovanni, è utile approfondire anche come egli stesso combatta quelle amare e false interpretazioni dopo il Concilio che tanti danni hanno recato alla Chiesa...

dal blog di padre Giovanni Scalese, traggo stamani una stupenda riflessione sul "frutto amaro del Concilio"
http://querculanus.blogspot.com/2009/06/il-frutto-piu-amaro-del-concilio.html


Il frutto piú amaro del Concilio
Sul primo post di questo blog elencavo una serie di frutti non previsti e non desiderati del Concilio Vaticano II:

«La riforma liturgica ha rese deserte le chiese; il rinnovamento della catechesi ha diffuso l’ignoranza religiosa; la revisione della formazione sacerdotale ha svuotato i seminari; l’aggiornamento della vita religiosa sta mettendo a rischio l’esistenza di molti istituti; l’apertura della Chiesa al mondo, nonché favorire la conversione del mondo, ha significato la mondanizzazione della Chiesa stessa».

Successivamente, a proposito di tali frutti, ho parlato di "eterogenesi dei fini". Nei giorni scorsi, ripensando alle reazioni scomposte di alcuni (non tanto semplici fedeli, quanto soprattutto Vescovi) a certi fatti (prima il motu proprio Summorum Pontificum, poi la remissione della scomunica ai quattro Vescovi lefebvriani, ora la decisione della Fraternità San Pio X di procedere a nuove ordinazioni sacerdotali), stavo riflettendo che c'è un altro frutto non previsto e non desiderato, forse il piú amaro di tutti: la divisione all'interno della Chiesa.

Fra gli obiettivi del Concilio c'era l'ecumenismo, inteso in senso ampio, sia come ristabilimento dell'unità dei cristiani, sia come perseguimento dell'unità della famiglia umana, attraverso il dialogo interreligioso e la collaborazione con gli uomini di buona volontà. Che cosa non si è fatto in questi anni per realizzare tali obiettivi? In certi casi si è messa a rischio la stessa identità di cristiani cattolici pur di trovare qualche punto in comune con i fratelli non-cattolici o non-cristiani o non-credenti. Saremmo ingiusti se dicessimo che non ci sono stati punti risultati; ma certo questi sono notevolmente al di sotto delle aspettative.

Ora, oltre a tali scarsi risultati, dobbiamo prendere atto che si sono create nuove divisioni, questa volta all'interno della Chiesa cattolica stessa. Che divisioni, nella Chiesa, ci siano sempre state (fin dalle origini), è un dato di fatto. Che sia necessario che ci siano divisioni, lo dice San Paolo (1 Cor 11:19 "perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi"). Che non ci si debba scandalizzare di tutto ciò, siamo d'accordo. E però si rimane un po' male nel constatare che il Concilio, annziché creare unità, ha provocato nuove divisioni.

È vero — ce lo ha ricordato lo stesso Pontefice in non ricordo piú quale occasione — è successa la stessa cosa dopo tutti i concili. Ma in quei casi posso capirlo, perché si trattava di concili dogmatici, che definivano dottrine, che a qualcuno potevano apparire nuove. Prendiamo come esempio il Vaticano I: capisco che ad alcuni la definizione dell'infallibilità pontificia poteva sembrare una novità rispetto alla tradizione della Chiesa. Per questo stesso motivo posso capire che ad alcuni certe "novità" del Vaticano II siano potute apparire come una rottura con la tradizione. Ma faccio fatica a capire l'atteggiamento di quanti quotidianamente si appellano al Concilio e al suo "spirito" e poi si mostrano tanto accaniti contro i loro fratelli tradizionalisti. Il Vaticano II non è stato un Concilio dogmatico; non ha definito nessuna nuova dottrina; il suo unico scopo era quello di trovare un nuovo "stile": ciò che era in ballo non erano i contenuti, ma il modo di proporre i contenuti di sempre. E invece che cosa è avvenuto? Si è assolutizzato ciò che era relativo, trasformandolo cosí in ideologia, senza rendersi conto di rinnegare cosí nei fatti ciò che si afferma a parole: si parla di dialogo, unità, carità; forse si praticano tali virtú coi "lontani", ma poi non si ammette alcuna tolleranza verso i fratelli della stessa Chiesa.

Nella sua lettera ai Vescovi del 10 marzo 2009, Benedetto XVI spiegava che il motivo principale che lo aveva indotto a revocare la scomunica ai quattro Vescovi lefebvriani era esattamente la fedeltà al Concilio:

«Condurre gli uomini verso Dio, verso il Dio che parla nella Bibbia: questa è la priorità suprema e fondamentale della Chiesa e del Successore di Pietro in questo tempo. Da qui deriva come logica conseguenza che dobbiamo avere a cuore l’unità dei credenti. La loro discordia, infatti, la loro contrapposizione interna mette in dubbio la credibilità del loro parlare di Dio. Per questo lo sforzo per la comune testimonianza di fede dei cristiani – per l’ecumenismo – è incluso nella priorità suprema ... Chi annuncia Dio come Amore "sino alla fine" deve dare la testimonianza dell’amore: dedicarsi con amore ai sofferenti, respingere l’odio e l’inimicizia – è la dimensione sociale della fede cristiana, di cui ho parlato nell’Enciclica Deus caritas est».

Non so se i tradizionalisti condividano tale prospettiva: essere oggetto di quell'ecumenismo da loro spesso criticato! Ma da un punto di vista "conciliare", ciò che ha fatto il Papa dovrebbe essere scontato: la carità, la riconciliazione, che devono essere praticate con tutti gli uomini, devono essere esercitate, innanzi tutto, all'interno della Chiesa. Potrebbe sembrare ovvio; ma, a quanto pare, non lo è. Il Santo Padre, nella sua lettera, è stato costretto a constatare con amarezza che

«A volte si ha l’impressione che la nostra società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi — in questo caso il Papa — perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo».

Dopo tanti bei discorsi, ecco il risultato. Forse il Vaticano II dovrebbe costituire una lezione per la Chiesa: nessun Concilio aveva mai scritto tanti documenti, diciamo pure, tanti bei documenti, con i quali non si può non essere d'accordo. Ed ecco, che cosa sono stati capaci di produrre tali documenti? Divisione. Certo, tale risultato non è stato in alcun modo voluto: si voleva l'unità, ed è arrivata la divisione. Proprio perché non voluto, tale risultato non può essere addebitato al Concilio. Eppure, c'è qualcosa non torna. Forse, all'origine del Concilio c'è stato un pizzico di presunzione, di voler giudicare il passato e di essere in grado di riformare la Chiesa con le nostre mani. Forse è mancata al Vaticano II la modestia, l'umiltà di chi sa che la fedeltà al Vangelo non è frutto di umana pianificazione, ma puro dono della grazia.


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Come non condividere queste riflessioni?

e possiamo approfondire ulteriormente.....
 

Paolo VI fin da subito ebbe modo di piangere, letteralmente, su questi frutti amari già ben visibili ai suoi tempi tanto da fargli dire: sono stato incompreso, sono stato abbandonato da tutti!
Come laica che è vissuta in quegli anni drammatici, cresciuta e formata, la contestazione che vivevamo non era solo politica... erano fiumi di battezzati che scendevano nelle piazze per rivendicare un "amore libero" finendo per colpire ed entrare anche dentro la Chiesa proprio in qualità di MEMBRA di questo Corpo che avrebbe dovuto (come è sempre stato e sempre sarà) resistere agli attacchi infernali....

Ero a Roma e ricordo bene queste contestazioni tanto da rammentare di come le suore Domenicane ci facevano pregare il Rosario, a braccia spalancate affinchè la Chiesa venisse risparmiata dall'ondata impazzita della rivolta....questo ricordo lo custodisco gelosamente nel cuore perchè crescendo questa pratica "tradizionale" è andata spegnendosi nelle Parrocchie in nome di che cosa?

Come laica credo che il frutto più amaro del Concilio, non in quanto strumento, ma in quanto alle sue stesse stupende conclusioni, sia stato proprio L'IMPOVERIMENTO  della Tradizione di stampo anche (dico anche perchè non è solo questo) devozionale PURO, semplice, che richiamava la nostra attenzione di adolescenti a non abbracciare la contestazione che tanto andava di moda, quanto di continuare a supplicare Colui che solo poteva difendere la Chiesa da questi tremendi attacchi esterni ed interni...
Come dissi con dolore, mi venne insegnato letteralmente ad "odiare"  i così detti "Tradizionalisti" , ad odiare nel senso che negli anni '80 ci veniva detto che erano loro il "fumo di Satana"  di cui parlava Paolo VI, che erano loro il dolore della Chiesa e che andavano evitati come la peste....ci dissero che il Catechismo san Pio X era stato vietato dalla NUOVA CHIESA NATA DAL CONCILIO perchè vecchio e superato e NON più utile alla situazione attuale della Chiesa...come laici cosa dovevamo fare?

Abbiamo creduto a questi pastori, abbiamo abbracciato "il vento nuovo del Concilio", abbiamo abbandonato la strada "vecchia" per quella nuova senza sapere dove stessimo andando, fidandoci di chi ci guidava...

La stessa figura i Giovanni Paolo II, a causa della strumentalizzazione dei Media, veniva presentata come "finalmente un Papa MODERNO", poi con il tempo mi chiedevo: ma perchè, san Pio X non fu un Papa "moderno" del suo tempo? e così tutti i Papi che venivano eletti, non venivano forse visti come un VENTO NUOVO nel proprio tempo?
Cominciavo a chiedermi, da laica: perchè questa voglia di NUOVO E DI NOVITA'?
Credo che il frutto più amaro del Concilio sia stato anche questa ondata di "voglia di nuovo" ed ebbi a tremare meditando le parole di san Paolo:
1Timoteo 4

1 Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, 2 sedotti dall'ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza.

1Timoteo 1

1 Paolo, apostolo di Cristo Gesù, per comando di Dio nostro salvatore e di Cristo Gesù nostra speranza, 2 a Timòteo, mio vero figlio nella fede: grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro.
3 Partendo per la Macedonia, ti raccomandai di rimanere in Efeso, perché tu invitassi alcuni a non insegnare dottrine diverse 4 e a non badare più a favole e a genealogie interminabili, che servono più a vane discussioni che al disegno divino manifestato nella fede. 5 Il fine di questo richiamo è però la carità, che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera. 6 Proprio deviando da questa linea, alcuni si sono volti a fatue verbosità, 7 pretendendo di essere dottori della legge mentre non capiscono né quello che dicono, né alcuna di quelle cose che dànno per sicure.
8 Certo, noi sappiamo che la legge è buona, se uno ne usa legalmente; 9 sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e i profanatori, per i parricidi e i matricidi, per gli assassini, 10 i fornicatori, i pervertiti, i trafficanti di uomini, i falsi, gli spergiuri e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina, 11 secondo il vangelo della gloria del beato Dio che mi è stato affidato.

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e non siamo noi forse, come battezzati, membra del Corpo di Cristo, diventati tutto questo drammatico elenco paolino? Non abbiamo sostenuto forse l'aborto e il divorzio? non abbiamo avuto sacerdoti che hanno contestato e contestano alla Chiesa le sue Leggi?
Come non tremare davanti a questi moniti? Non è tutto questo frutto della divisione scaturita da quel NON voler più usare i termini come scomunica, ERESIA, descritto da Giovanni XXIII in apertura del Concilio? Non si è forse confuso l'uso della Divina Misericordia con un tacito consenso alla deriva dottrinale etica, morale e liturgica imposta in nome di una falsa interpretazione delle volontà stesse del Concilio?

Se il Papa come ragionevolemente dice che "non erano queste le intenzioni dei Padri conciliari", si continua tuttavia ad omettere chi, potendo agire autorevolmente per evitarlo, NON lo fece.... e i laici cosa potevano fare? Ne ho conosciuti molti che si sono RITIRATI o di spontanea volontà o perchè costretti, dalle attività parrocchiane, per continuare nel silenzio del proprio Calvario di andare avanti in obbeienza si alla Chiesa, ma rigettando ogni diabolica illusione sul concetto di NUOVO...

Non era una Chiesa NUOVA di cui avevamo bisogno, ma di UN CUORE NUOVO DENTRO DI NOI e questa mancata visione credo sia scaturita proprio da quella superbia e presunzione di essere "NOI" gli autori di una Chiesa DIVERSA che attirasse gli uomini con ogni compromesso possibile, rigettando anche il proprio passato rifarsi una "verginità" con un bel Mea Culpa, VERGOGNARSI DEL PROPRIO PASSATO, dimenticando che non era e non è questa la sua Missione....
Da questa deriva non potevano che scaturire frutti acerbi che non potevano e non possono maturare....

I Tradizionalisti (FSSPX) sono stati tratti in errore anche dal comportamento dei laici i quali, ingannati dalla realtà dei fatti, si opponevano ad essi senza cercare una via di dialogo già a suo tempo, ma bensì noi vedevamo loro come il "fumo di satana" (come preti e vescovi insegnavano, Dio ne è testimone!) e loro ovvaiamente ci vedevano come frutto della rottura del Concilio... impossibile in questa ottusità poter trovare una strada del dialogo...

Benedetto XVI che ha avuto parole di rispetto e di dolore per questi Tradizionalisti nel MP dove li descrive come "persone che hanno sofferto" e sottolineando di ben saperlo perchè egli stesso fu testimone...non è semplicemente un "riformatore", ma è un richiamo visibile della voce di Dio sul peccato più grave che abbiamo commesso: quello della divisione....quello della rottura...
Il tutto non si potrà riparare in un anno o due, occorre RIPARTIRE DAL CUORE NUOVO formato nella Tradizione che custodisce il Deposito della Fede...e non da una nuova Chiesa o da una Chiesa del passato....





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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