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CAMMINO SPIRITUALE (Sintesi dell'opera di S.Giovanni della Croce)

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2009 11:28
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21/09/2009 11:28
 
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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/11/2002 20.17

LA NOTTE PASSIVA

PUNTO 6

La notte passiva dei sensi.

Quando Dio vede che l'anima ha fatto tutto il suo possibile per purificarsi da ogni attaccamento affettivo ai beni creati e per cercare solo Dio in pura fede, allora Lui stesso si muove per purificarla: toglie all'anima ogni consolazione sia naturale che soprannaturale, immergendola nella aridità più profonda per tutto ciò che Lo riguarda.(Mt.4,1)

In genere l'aridità si manifesta nel modo seguente:

- prima l'anima pregava con fervore e con facilità; ora invece è incapace di formulare affetti e sentimenti per Dio.

- prima godeva nel pensare alle grazie ricevute dal Signore; ora si vede povera e peccatrice e degna solo di disprezzo.

- prima gioiva per il bene che riusciva a compiere o per le opere di carità; ora si sente inutile, fiacca e priva di entusiasmo.(Cant.3,1-2)

Questa situazione interiore può essere generata o direttamente da Dio nell'anima o da avvenimenti dolorosi che portano a sradicarsi dai vani attaccamenti.(Deut.1,19) "Dio si comporta con l'anima come una madre amorosa col suo tenero figlio, che dapprima porta sulle sue braccia e ricopre di carezze, ma poi man mano che cresce, lo depone dalle braccia e lo fa camminare con le proprie gambe, affinché egli, perdendo i difetti di un bambino, si dia a cose più sostanziali". (Eb.5,14)

Tuttavia a volte le aridità possono essere determinate dai peccati veniali e da vizi o imperfezioni; seguono i criteri per distinguere se l'aridità dipende dalla volontà di Dio:

a) L'anima che non trova gusto nelle cose spirituali non riesce a trovarne neppure in quelle materiali e sensibili.

b) L'anima non trovando gusto nelle cose spirituali pensa di non essere gradita al Signore e di non servirlo come conviene (nel caso fosse tiepidezza non si avrebbe tale preoccupazione); inoltre l'anima sente l'inclinazione a rimanere sola e quieta e una forza interiore derivante da un principio di arida contemplazione.(Ger.15,16-17)

Dapprima l'esperienza dell'aridità è dolorosa, (e alcuni tornano indietro verso le consolazioni derivanti dalle creature), poi, se accettata volontariamente come e perchè Dio la vuole, allora diventa fonte di nuova forza e luce interiore.(Lu.13,24)

Dall'aridità o vuoto della notte del senso, l'anima ricava l'umiltà di spirito in quanto vedendosi tanto arida e misera non pensa più di essere migliore degli altri ma anzi peggiore e questo corregge la superbia spirituale. Di qui nasce l'amore del prossimo perchè lo stima senza giudicarlo come faceva in passato quando vedeva sè piena di fervore e gli altri no.(1Cor.10,12)

Nell'aridità le anime diventano sottomesse e obbedienti nel cammino spirituale e si correggono dall'avarizia spirituale in quanto non trovano gusti in nessun esercizio devoto a cui si applicano con moderazione per il disgusto che vi provano volendo il Signore che le anime imparino a fare ogni cosa solo per amore (Cant.8,5). Vengono inoltre riformati i vizi della lussuria e della gola spirituale che derivavano appunto dai gusti che ora vengono estinti insieme a tutti gli altri gusti di cose materiali.

Anche gli ultimi tre vizi, ira invidia e accidia vengono vinti attraverso le tentazioni e i travagli dell'aridità in cui l'anima diventa mite con sè stessa e col prossimo.(Mar.16,9)

Se l'aridità resta nonostante la determinazione dell'anima ad accettarla volentieri secondo la volontà di Dio, a poco a poco, Egli la introdurrà in un nuovo e più perfetto rapporto con Lui:


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Da: TeòfiloInviato: 02/01/2002 21.15

 PUNTO 7 

 Contemplazione passiva.

Mentre la contemplazione attiva era raggiungibile da chiunque con la propria diligenza e non era accompagnata da aridità, la contemplazione passiva invece è operata da Dio stesso senza che l'anima possa far niente per provocarla e nasce e cresce nell'aridità interiore; vi sono tre segni che permettono di distinguere se l'anima è condotta da Dio a questa nuova esperienza:

a) l'anima deve accorgersi di non riuscire più a meditare.

b) Pur non potendo meditare non sente il desiderio di pensare o gustare altre cose in particolare.

c) L'anima gode di rimanere nell'attenzione amorosa e generale di Dio, in pace interiore, senza considerare nulla in particolare nè passare col pensiero da una cosa all'altra.

In tale stato i sensi restano immersi nell'aridità mentre lo spirito, che inizialmente non distingue ancora quello che le accade, poco a poco si andrà abituando alla sospensione della meditazione e si troverà immersa in questa amorosa e pacifica avvertenza di Dio senza sforzo da parte sua; l'anima dovrà anzi evitare di far qualcosa come meditare, ragionare, e così via perchè disturberebbe l'opera che Dio va compiendo in lei.(Cant.8,14)


PUNTO 8

Periodo di transizione.

Per un certo periodo che varia a seconda delle anime, Dio far… sentire con facilità l'intimo godimento di Lui che ridonda anche nei sensi i quali essendo più purificati del passato, sentono maggiormente i gusti dello spirito. Tuttavia, poichè la purificazione non è ancora perfetta in quanto le manca la parte principale e più importante, avrà altre aridità, prove, tentazioni e angustie talvolta molto più intense di quelle passate, che però dureranno poco tempo e che sono come il preannuncio e la preparazione alla purificazione dello spirito che dovrà venire se Dio la riterrà in grado di sostenerla. (Cant.5,7-8)

Durante questo periodo l'anima può illudersi di essere giunta ormai alla meta cioè di essere santa, mentre in essa sono stati rimossi solo gli ostacoli più grossolani. Infatti nella purificazione passiva dei sensi gli attacchi sensibili vengono purificati solo in superficie, ma conservano ancora profonde radici, anche se l'anima non se ne accorge. Da queste radici potrebbero germogliare ancora tutti gli attaccamenti di prima per cui si renderà necessaria la purificazione ben più profonda e terribile della " NOTTE DELLO SPIRITO". (Rom.5,3) (Mt.27,46)

Molte anime, in questo periodo vanno soggette a visioni o locuzioni di Gesù, della Madonna, dei Santi, talvolta autentiche, talvolta provocate dal demonio o dalla propria fantasia -2N.2,3.

In tal modo si rafforza l'illusione di essere ormai sante perdendo così l'umiltà e il timor di Dio che è la chiave e la custodia di tutte le virtù.

In presenza di tali fenomeni soprannaturali le anime devono rimanere molto distaccate da quello che loro accade imparando a spogliare l'appetito spirituale per progredire nella perfezione della nuda fede, ricordando che un solo atto di amor di Dio da parte di altri che non sono favoriti da quei fenomeni vale molto di più di tutte le visioni, le profezie i miracoli che possano essere fatti.

Occorre confidare tutto al proprio direttore spirituale ed esercitare la virtù dell'obbedienza e della pazienza che apportano all’anima grandi beni spirituali.


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/11/2002 20.18
PUNTO 9

 LA NOTTE PASSIVA DELLO SPIRITO.


Durante la notte passiva dei sensi, l'anima era inaridita nella sua parte sensibile, ma godeva nello spirito di una pace profonda, causata dalla consapevolezza di essere amata da Dio e di riamarlo. Se Dio decide di introdurre l'anima nella purificazione dello spirito, le toglie anche questa consapevolezza; e se la notte dei sensi è amara e terribile per i sensi, la notte dello spirito non ha confronti perchè è orribile e spaventosa per lo spirito.(Giobbe 19,6-22) Tuttavia è necessaria per rimuovere il principale ostacolo all'unione con Dio, che è rappresentato dall'amore di sè.(Sal.88(87))


Ecco come avviene questa purificazione:

Dio infonde nell'anima una "contemplazione oscura" di Lui per cui l'anima senza capire come ciò avvenga, si ritrova davanti alla perfezione di Dio e scopre la propria bruttezza, impurità e indegnità. Questo confronto getta l'anima nelle tenebre e nella disperazione: nelle tenebre perchè la luce di Dio abbaglia la vista dell'anima, nella disperazione perchè vedendosi tanto "impura e miserabile le sembra che Dio le sia contro e che lei sia diventata contraria a Dio". 2N.5,5 (Is.38,10-15)

Questa convinzione di essere riprovata da Dio e giustamente castigata, rigettata e indegna per sempre di Lui, è una pena paragonabile ai dolori dell'inferno; l'anima si sente anche abbandonata e disprezzata dalle persone care; non riesce a pregare e se lo fa non sente nè gusto nè forza sembrandole che Dio non la voglia affatto ascoltare; talvolta non riesce a fare neanche i propri doveri senza distrazioni, dimenticanze e tristezze nel cuore. Inoltre questa purificazione è accompagnata da forti tentazioni, angustie e da dure prove che durano tanto più a lungo quanto maggiore è il grado di purezza a cui Dio vuole condurre l'anima.(2Cor.4,8-11)

Man mano che in questo stato viene dissipata ogni stima di sè e svuotata da ogni egoismo e attaccamento, Dio penetra in lei sempre più intimamente. Ora l'anima impara a non avere altro sostegno che la Fede, la Speranza e la Carità che diventano la sua unica attività interiore e che le permettono di vincere il demonio, il mondo e la carne contro cui prima le era toccato di lottare. Così fortificata e purificata, l'anima ora è diventata temibile anche per il demonio che non osa attaccarla per non essere sconfitto, in quanto vede che essa va sicura incontro al suo Sposo il quale, dall'intimo dell'anima dove dimora segretamente e sostanzialmente, porge ora alla sua sposa il bacio dell'amore.

In questo bacio o "tocco sostanziale di divina unione tra Dio e l'anima" ella riceve un bene maggiore di ogni altro (Cant.7,10) e si avvia verso una sempre più stretta relazione con il suo Sposo attraverso le varie fasi dell'unione con Lui che qui ci si limita unicamente ad elencare e che si potranno trovare adeguatamente descritti in altri testi di S. Giovanni della Croce:


10) L'INIZIO DELL'UNIONE

11) IL FIDANZAMENTO SPIRITUALE

12) IL MATRIMONIO SPIRITUALE

13) L'UNIONE TRASFORMANTE.


E' evidente che queste ultime tappe sono il coronamento del cammino spirituale delineato in queste pagine e verso cui ogni anima dovrebbe cercare di tendere con la Grazia di Dio; Gesù infatti invita tutti: "sforzatevi di entrare per la porta stretta" (Lu.13,24) e "siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" assicurandoci anche che "tutto è possibile a Dio".


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/11/2002 20.19

PRIMA STROFA

Oh fiamma d'amor viva,
che amorosamente ferisci
della mia anima il più profondo centro!
poiché non sei più dolorosa,
se vuoi, ormai finisci;
squarcia il velo di questo dolce incontro.

     Sentendosi, ormai, l'anima tutta infiammata nella divina unione e avendo il palato tutto impregnato di gloria e amore, e riversando sin dall'intimo della sua sostanza fiumi di gloria, sovrabbondando di gioia, e vedendo sgorgare dal suo  seno fiumi di acqua viva, che il Figlio di Dio disse sarebbero sgorgati da tali anime (Gv 7,38), le sembra di essere trasformata in Dio con tanta forza, e così altamente da Lui posseduta e adorna di tali beatitudine da non esserne separata che da un velo sottile.
E siccome vede che quella fiamma delicata d'amore, che arde in lei, ogni volta che l'investe la esalta con soave ed eccelsa gloria, tanto che ogni volta che l'assorbe e la travolge crede che le doni la vita eterna, le sembra che, ormai, manchi molto poco perché il velo di questa vita mortale si rompa, ma che per questo poco non finisce di essere glorificata essenzialmente, e si rivolge con grande desiderio alla fiamma, che è lo Spirito Santo, perché squarci il velo della vita mortale per mezzo di quel dolce incontro, e termini di comunicarle veramente ciò che ogni volta sembra concederle, ossia la gloria assoluta e perfetta. Così dice:

Oh fiamma d'amor viva


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/11/2002 20.20

2. L'anima, per sottolineare il sentimento e la riconoscenza con cui parla in queste quattro strofe, mette in ogni verso le parole Oh! e quanto!, che esprimono affettuoso compiacimento e che, ogni volta che si pronunciano, fanno comprendere di ciò che è spirituale più di quello che si comunica con la lingua. La oh! serve per descrivere un grande desiderio e un'ardente preghiera rivolta a persuadere; e per ottenere entrambi gli effetti l'anima l'usa in questa strofa, perché con essa esprime e confessa il suo grande desiderio, chiedendo all'amore che la liberi

3. Questa fiamma d'amore è lo spirito del suo Sposo, cioè lo Spirito Santo, che l'anima sente già in sé, non solo come fuoco che la possiede consumandola e trasformandola in soave amore, bensì anche come fuoco che, oltre a questo, in essa arde e getta fiamme, come già dissi .
E questa fiamma ogni volta che fiammeggia bagna l'anima nella gloria e la rinfresca per forgiarla con vita divina.

Tale è l'azione dello Spirito Santo nell'anima trasformata in amore che gli atti compiuti interiormente da lei sono un fiammeggiare, sono vampe d'amore nelle quali la volontà dell'anima, fatta tutt'amore con quella fiamma, sublimemente ama.

E cosi, questi atti d'amore dell'anima sono preziosissimi e uno di essi merita e vale molto di più di quanto ha compiuto in tutta la sua vita senza tale trasformazione, per quanto grande possa essere stato.  
E la differenza che esiste tra l'abitudine e l'atto è la stessa che vi è fra la trasformazione d'amore e la fiamma d'amore, che a sua volta è la medesima che vi è fra il legno acceso e la sua stessa fiamma; poiché la fiamma è effetto del fuoco lì presente.


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Consiglia  Messaggio 8 di 11 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/11/2002 20.21
4. Possiamo perciò affermare che il modo abituale dell'anima, che si trova in stato di trasformazione d'amore, sia come quello del legno investito sempre dal fuoco e che i suoi atti sono la fiamma che nasce dal fuoco d'amore, che promana tanto più veemente, quanto più intenso è il fuoco dell'unione. In questa fiamma si uniscono e si innalzano gli atti della volontà, estasiata e assorta nella fiamma dello Spirito Santo, come l'angelo che salì a Dio con la fiamma del sacrificio di Manoach
(Gdc 13,20).
  
In tale stato l'anima non può compiere da sé alcun atto, in quanto è lo Spirito Santo che li compie e la muove in essi: di conseguenza tutti i suoi atti sono divini, essendo Dio stesso colui che la crea e la muove.
 A motivo di ciò, l'anima crede che ogni volta che questa vampa fiammeggia, facendola amare con diletto e gusto divino, le stia concedendo la vita eterna, poiché la eleva all'azione di Dio in Dio

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Consiglia  Messaggio 9 di 11 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/11/2002 20.22

5. Di questo genere sono le parole che Dio pronuncia nelle anime purificate e monde, parole tutte ardenti, poiché come disse Davide: La tua parola è accesa con veemenza (Sal 118,140); e il profeta: Le mie parole non sono forse come fuoco? (Ger 23,29). Tali parole, come Egli stesso dice per mezzo di san Giovanni (6,64), sono spirito e vita e vengono percepite dalle anime che hanno orecchie per ascoltarle, quelle che, come ho già detto, sono pure e innamorate. Infatti, coloro che hanno il palato corrotto e gustano altre cose non possono gustare lo spirito e la vita di queste parole che, anzi, appaiono loro senza sapore. Perciò, quanto più il Figlio di Dio pronunciava parole sublimi, tanto più alcuni provavano disgusto per la loro stessa impurità, come accadde quando predicò la sublime e amorosa dottrina della sacra Eucaristia, che molti di loro rifiutarono (Gv 6,60-61.67).


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Consiglia Elimina    Messaggio 18 di 33 nella discussione 
Da: TeòfiloInviato: 13/02/2002 22.54

6. Se tali persone, però, non gustano questo linguaggio di Dio, che parla nell'intimo, non devono pensare che altri non lo gustino. Infatti, lo gustò san Pietro quando disse a Cristo: Dove andremo Signore, che hai parole di vita eterna? (Gv 6,69). E la Samaritana dimenticò l'acqua e l'anfora per la dolcezza delle parole di Dio (Gv 4,28). Essendo quest'anima così vicina a Dio da essere trasformata in fiamma d'amore, in cui le si comunica il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, sarà cosa tanto incredibile affermare che assapori un riflesso di vita eterna, anche se non perfettamente, perché non lo permette la condizione di questa vita? Infatti, è tanto sublime il diletto che quella fiamma dello Spirito Santo produce in essa, che le permette di pregustare il sapore della vita eterna. Per questo chiamala fiamma viva; non perché non sia sempre viva, bensì perché produce tal effetto, ossia in quanto permette all'anima di vivere in Dio spiritualmente e provare la vita di Dio nel modo in cui dice David: Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivo (Sal 83,3). Non perché sia necessario dire che Dio sia vivo, perché sempre lo è, bensì per fare comprendere che lo spirito e il senso fatti vivi in Dio vivamente gustano Dio, e ciò è gustare Dio vivo, vita di Dio e vita eterna. Né disse David Dio vivo, se non perché vivamente lo gustava, anche se non in modo perfetto, ma solo come un riflesso di vita eterna. E così, in questa fiamma, l'anima sente tanto vivamente Dio e lo gusta con tanto sapore e soavità, che:

Oh fiamma d'amor viva che amorosamente ferisci.


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Consiglia Elimina    Messaggio 19 di 33 nella discussione 
Da: TeòfiloInviato: 17/02/2002 16.00

7. Ossia, che con il tuo ardore amorosamente mi tocchi. Infatti, essendo questa fiamma fiamma di vita divina, essa ferisce l'anima con tenerezza di vita di Dio, e tanto e così profondamente e teneramente la ferisce che la scioglie in amore, affinché si compia in lei ciò che avvenne alla Sposa dei Cantici, che tanto si intenerì da sciogliersi e così disse: Appena il mio Sposo parlò, l'anima mia si sentì liquefare (Ct 5,6). Poiché questo è l'effetto che la parola di Dio produce nell'anima.

8. Ma come si può dire che la ferisca, se nell'anima non vi è nulla che possa essere ferito, in quanto essa è già tutta bruciata dal fuoco d'amore?
E' cosa meravigliosa che l'amore non stia mai ozioso, bensì in continuo movimento e che, come la fiamma, getti di continuo vampate qui e là; e l'amore, il cui compito è ferire per innamorare e dilettare, siccome in quest'anima è presente quale viva fiamma, le procura le sue ferite, come fiammate tenerissime di delicato amore, esercitando in modo giocondo e festoso le arti e i giochi d'amore quasi fosse nel palazzo delle sue nozze, così come fece Assuero con la sua sposa Ester (2,17), mostrando le sue grazie, scoprendo le sue ricchezze e la gloria della sua grandezza, perché si compisse in quest'anima ciò che si dice nei Proverbi: Mi dilettavo tutto il giorno, giocando innanzi a lui tutto il tempo, scherzando sulla rotonda terra, e il mio diletto consiste nello stare con i figli degli uomini (8,30-31); vale a dire nel comunicarle a loro. Perciò, queste ferite, che sono i suoi giochi, sono vampate di tocchi delicati che toccano l'anima di quando in quando, provocate dal fuoco d'amore, che non rimane mai ozioso.

Questi tocchi, dice, avvengono e feriscono

della mia anima il più profondo centro!


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Consiglia  Messaggio 10 di 11 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/11/2002 20.23
 9. Questa festa dello Spirito Santo accade nella sostanza dell'anima, dove né la forza del senso né il demonio possono arrivare, e perciò è più sicura, sostanziale e dilettevole, quanto più è interiore; perché quanto più è interiore, più è pura, e quanta più purezza vi è, tanto più abbondantemente, frequentemente, abitualmente Dio si comunica. E maggiore è il diletto e la gioia dell'anima e dello spirito, perché è Dio 1'unico agente, non facendo essa niente da parte sua. E poiché costei non può fare nulla da sé, se non per mezzo e con l'aiuto del senso corporeo, dal quale in questo momento è completamente libera e lontana, il suo unico scopo, ormai, è quello di ricevere da Dio, il quale solamente può nel fondo dell'anima, senza l'aiuto dei sensi, operare e muoverla. E, così, tutti i movimenti di quest'anima sono divini, sebbene appartengano anche all'anima, perché nonostante li compia Dio, essa dà il suo assenso volontariamente.
E siccome dire che ferisce nel più profondo centro dell'anima sembra suggerire che essa possiede altri centri più profondi, è bene spiegare come ciò possa essere.

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Consiglia  Messaggio 11 di 11 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/11/2002 20.24

10. In primo luogo bisogna sapere che l'anima, in quanto spirito, non possiede né alto né basso, né maggior o minore profondità nel suo essere, come accade invece per i corpi quantitativi; e poiché in essa non vi sono parti, non vi è differenza fra dentro e fuori, essendo tutta allo stesso modo, e non ha centro più o meno profondo quantitativamente Quindi non può essere in una parte più illuminata che in un'altra, come i corpi fisici, ma tutta più o meno alla stessa maniera, come l'aria, che è illuminata più o meno ugualmente in ogni sua parte.

11. È chiamato centro più profondo delle cose il punto estremo a cui può giungere il loro essere, la virtù e la forza delle loro azioni e movimenti, e che non può essere oltrepassato, così come il fuoco o la pietra, che hanno virtù, movimento naturale e forza per giungere al centro della loro sfera, e non possono superarlo né non giungervi, né non rimanerci, se non a causa di qualche impedimento contrario e violento.
Secondo ciò, diremo che la pietra, quando si trova dentro la terra, sebbene non sia nel più profondo di essa, in qualche modo si trova nel suo centro, poiché è dentro la sfera della sua attività e del suo movimento, ma non diremo che si trova nel più profondo centro della terra; e così, sempre le resta virtù, forza e inclinazione per scendere e giungere sino a quest'ultimo e profondo centro se le verrà tolto dinanzi l'ostacolo; e quando vi sarà giunta, e non avrà in sé più virtù e inclinazione a muoversi, diremo che si trova nel suo più profondo centro.


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Consiglia Elimina    Messaggio 24 di 33 nella discussione 
Da: TeòfiloInviato: 09/03/2002 21.44

12. Il centro dell'anima è Dio. Quando sarà giunta a Lui secondo tutta la capacità del suo essere e secondo tutta la forza della sua azione e inclinazione, essa sarà giunta all'ultimo e più profondo suo centro in Dio, e ciò accadrà quando con tutte le sue forze comprenderà e amerà e gioirà in Dio. Ma finché non è giunta a tanto, il che non può accadere in questa vita mortale, nella quale l'anima non può giungere a Dio secondo tutte le sue forze, nonostante sia per grazia e dono divino in questo suo centro che è Dio, avendo ancora movimento e forza per procedere oltre, sebbene sia nel centro, ma non nel più profondo, non può essere soddisfatta, poiché può ancora procedere oltre nelle profondità divine.

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