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Lettera di mons. B. Fellay ad Amici e Benefattori della FSSPX

Ultimo Aggiornamento: 24/12/2011 08:37
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10/05/2010 21:25
 
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Il viaggio missionario di Benedetto XVI nella sinagoga di Roma.

L’ultima lettera agli amici e benefattori [1], di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Bernard Fellay, senz’altro rincuora chi attende con ansia il ristabilirsi della piena comunione della Fraternità San Pio X con la Chiesa. Non manca infatti - da parte del presule Svizzero - il riconoscimento dell’azione di Benedetto XVI in favore di tutto ciò che sta a cuore non solo alla FSSPX, ma a tutti i buoni cattolici.

Tuttavia vi sono ancora alcune espressioni senza dubbio ingenerose nei confronti del Santo Padre.

Mi riferisco in particolare alla frase seguente:

“questi sforzi sono ancora insufficienti per arrestare la decadenza e la crisi della Chiesa, soprattutto vedendo un certo numero di atti che si collocano nella triste linea del suo Predecessore, come le visite alla sinagoga e al tempio protestante”.

Vorrei soffermarmi sulle riserve circa la visita alla sinagoga di Roma, perché mi sembra proprio assurdo che una parte del mondo tradizionalista non comprenda quanto Benedetto XVI sta facendo per ri-equilibrare la teologia cattolica circa la religione ebraica, mentre lo capiscono benissimo i progressisti e gli Ebrei stessi.

Cito alcune frasi (corsivi nostri)

Hans Küng:

È mancata la continuità del dialogo con gli ebrei: il papa ha reintrodotto l’uso preconciliare della preghiera per l’illuminazione degli ebrei [...] e prende in seria considerazione l’ebraismo solo in quanto radice storica del cristianesimo, e non già come comunità di fede che tuttora persegue il proprio cammino di salvezza”[2].

Riccardo Di Segni:

A) sulla nuova preghiera “pro conversione Iudaeorum”

“Su questo mutamento del testo tutti i rabbini del mondo hanno dichiarato la loro preoccupazione, seppur con diversi livelli di allarme”[3].

B) sul concetto di dialogo secondo Benedetto XVI

Lei come intende il dialogo?

«Come uso della parola per rispettarsi».

Benedetto XVI ha un altro approccio?

«Sin da quando era cardinale, Ratzinger diceva che il dialogo è missione».

Tradotto?

«Per Ratzinger il dialogo serve a convincere l’altro che è lui a sbagliare, per farlo passare nelle proprie file. Già i presupposti storici lo rendono complicato, se poi il dialogo assume queste finalità…»[4].

Questi giudizi costituiscono una vera e propria probatio ex adversariis che la condotta di Benedetto XVI nei confronti degli Ebrei è ineccepibile da un punto di vista cattolico.

* * *

Ma adesso veniamo ad esaminare il discorso del Papa, pronunciato il 17 gennaio 20101, nella sinagoga di Roma.

Che cosa ha detto sostanzialmente?

Il Papa ha citato il suo discorso ad Auschwitz, in cui aveva fornito l’interpretazione teologica della shoa:

“In fondo, quei criminali violenti, con l'annientamento di questo popolo, intendevano uccidere quel Dio che chiamò Abramo, che parlando sul Sinai stabilì i criteri orientativi dell'umanità che restano validi in eterno. Se questo popolo, semplicemente con la sua esistenza, costituisce una testimonianza di quel Dio che ha parlato all'uomo e lo prende in carico, allora quel Dio doveva finalmente essere morto e il dominio appartenere soltanto all’uomo - a loro stessi che si ritenevano i forti che avevano saputo impadronirsi del mondo. Con la distruzione di Israele, con la Shoa, volevano, in fin dei conti, strappare anche la radice, su cui si basa la fede cristiana, sostituendola definitivamente con la fede fatta da sé, la fede nel dominio dell'uomo, del forte”[5].

Dove il Papa si allontanerebbe dalla verità cattolica, richiamando in una sinagoga il discorso in cui aveva dichiarato che la Shoa è stata compiuta in odio ad ogni Rivelazione soprannaturale, in ultima analisi in odio a Gesù Cristo?

Il resto del discorso è un compendio della dottrina sociale della Chiesa ricavato dai dieci comandamenti.

È da notare che i dieci comandamenti spiegati così, in modo che nessun ebreo possa fare alcuna critica, sono molto più corretti di tante interpretazioni rabbiniche, che vanno per la maggiore anche tra gli Ebrei italiani.

Prendiamo ad esempio la questione dell’aborto e della pillola omicida RU 486.

In Israele esiste una legge che consente l’aborto simile alla legge italiana, e, secondo le interpretazioni ebraiche - talmudiche e non - della legge, una donna ebrea può certamente abortire quando la sua vita è seriamente minacciata, ed è aperta la discussione nel caso di una grave malformazione del feto, quando la salute della donna è minacciata (anche non gravemente) e quando una donna concepisce dopo una violenza carnale. In questi casi, stando alle parole del rabbino Di Segni, se una donna decide di abortire, “quanto prima lo fa meglio è”, e di conseguenza, “questo tipo di ricorso farmacologico (la pillola RU 486) potrebbe essere incluso nelle soluzioni possibili”[6].

È in questo contesto che il Papa è andato in una sinagoga a ribadire che:

“Le “Dieci Parole” chiedono il rispetto, la protezione della vita, contro ogni ingiustizia e sopruso, riconoscendo il valore di ogni persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio. Quante volte, in ogni parte della terra, vicina e lontana, vengono ancora calpestati la dignità, la libertà, i diritti dell’essere umano! Testimoniare insieme il valore supremo della vita contro ogni egoismo, è offrire un importante apporto per un mondo in cui regni la giustizia e la pace, lo “shalom” auspicato dai legislatori, dai profeti e dai sapienti di Israele”.

E se anche gli Ebrei alla fine della visita del Papa hanno canto un inno di Maimonide in cui si professa che il Messia deve ancora venire, chi mai potrebbe pensare che la Chiesa Cattolica avvalli o dichiari possibile una simile opinione?

In conclusione, la visita alla sinagoga ha mostrato solo fedeltà alla nostra religione e amore al popolo ebraico (ma non ai suoi errori).

E questo atteggiamento non è una novità post-conciliare, ma fa parte del patrimonio patristico. Vorrei citare alcune belle considerazioni di S. Agostino, che commenta da par suo l’episodio delle due meretrici che si contendono il figlio rimasto vivo davanti al re Salomone. Secondo il grande dottore la madre che vuole salvo il bambino è figura della Chiesa; eccone uno stralcio del discorso:

“Il giudizio dato dal re nella disputa sorta tra le due donne ci insegna che dobbiamo combattere per la verità e allontanare l'ipocrisia, cioè la falsa madre, dal dono spirituale della Chiesa, cioè dal bambino vivo, figlio dell'altra; non dobbiamo tollerare che essa spadroneggi sulla grazia concessa ad altri, mentre non ha potuto conservare la sua. Lo dobbiamo fare, difendendo e combattendo, non però fino al pericolo della divisione. La sentenza del giudice infatti, quando questi comandò di dividere in due il bambino, aveva lo scopo non di spezzare l'unità del bambino, ma di provare l'amore della madre. Il nome Salomone infatti, come viene interpretato dai latini, significa pacifico. Il re pacifico non dilacera le membra che nella loro unità e concordia racchiudono uno spirito vitale”[7].

Cosa significano le frasi secondo cui bisogna evitare il pericolo della divisione e il re pacifico non dilacera le membra che nella loro unità e concordia racchiudono uno spirito vitale? Proprio quello che ha fatto il Santo Padre, che con il suo magistero difende e combatte, esclude cioè una via di salvezza parallela nell’ebraismo, e nella prassi pastorale non vuole dilacerare le membra, facendo tutto il possibile per giungere a quel “tutto Israele” che “alla fine sarà salvato”, secondo la profezia di San Paolo (cf Rom 9-11).

Preghiamo dunque perché certi ambienti tradizionalisti la smettano di vedere pericoli dove non ci sono e possiamo presto salutare il giorno della piena riconciliazione della FSSPX con la Chiesa – riconciliazione temuta e osteggiata dai progressisti, ma desiderata da tutti i buoni cristiani.

don Alfredo Morselli, Stiatico di San Giorgio di Piano, 10 maggio 2010

NOTE

[1] Lettera agli amici e benefattori, n 76; cf. tinyurl.com/2an5zpt visitato il 10/05/10.

[2] Hans Kung, «Benedetto XVI ha fallito, Repubblica, 15 aprile 2010.

[3] «Ebrei e cattolici. Dialogo o conversione?» Colloquio di Lia Tagliacozzo con Riccardo Di Segni, in tinyurl.com/ygcrl9t, visitato il 14/3/2010.

[4] Magazine del Corriere della Sera (giovedì 6 marzo 08), intervista di Vittorio Zincone a Rav Riccardo di Segni; cf.http://tinyurl.com/333oau7, visitato il 10/05/10.

[5] Benedetto XVI, Discorso durante la visita al campo di Auschwitz, 28 maggio 2006. Citazione dal sito WEB della Santa Sede: tinyurl.com/3cjqe4, visitato il 24 marzo 2010.

[6] David Bibi, «L'aborto e la RU486 secondo gli ebrei: intervista a Riccardo Di Segni», Radio Radicale, 4-8-2009, ore 18.27; cf. tinyurl.com/2bv2jrk, visitato il 10/05/10.

[7] S. Agostino di Ippona, Discorso 10. Trattato sul giudizio di Salomone nei confronti delle due meretrici, 4.




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Don Alfredo!!!!  
Lasci che l'abbracci, le baci le mani non solo perchè venerande, ma anche per ciò che ha scritto.... Laughing  
Credevo di essere una aliena avendo affrontato in un forum l'argomento della visita del Papa e una persona a cui voglio bene, proprio non è riuscita a capire che quella visita, in quella visita non c'è stato uno sbaglio e che anzi, il Papa ha lanciato dei chiarissimi segnali di un ecumenismo molto più sincero che non si fondi sul "volemose bene", ma che nel volersi bene NON nasconda ciò che ci divide...  
 
Sono 5 anni che soffro per la questione ecumenica (ed anche interreligiosa) perchè, lo confesso, mi aspettavo dal Papa degli atti più incisivi, più diretti... ma con il tempo ho cominciato a dire a me stessa: "se non comprendi, attendi con pazienza e PREGA! Preoccupati di perseverare nella Fede, fai il tuo ed abbi fede...." Smile  
 
Io non discuto sulla sofferenza di mons. Fellay che porto nel cuore, e non discuto sulla sofferenza di taluni "tradizionalisti", tuttavia non sarebbe ingiusto attribuire a Benedetto XVI atteggiamenti ecumenici "lontani dalla Tradizione".....??  
 
Ottimo il riferimento sul come il Papa, MAESTRO NELLA FEDE, abbia spiegato i Dieci Comandamenti nell'interpretazione Cattolica....e non affatto sincretista, infatti è vero che una parte del mondo ebraico è favorevole all'aborto.... come è possibile questo quando il Comandamento vale per tutti?  
 
Il Papa è andato li da Sommo Pontefice in questi Tempi e non certo si sarebbe mai potuto pretendere, ma men che meno volere, che vi andasse con la CULTURA del passato....  
La Cultura NON è nemica della Verità quando si attiene ad essa... e la Verità non teme nè il dialogo tanto meno una visita alla Sinagoga o in una comunità luterana....  
 
Grazie don Alfredo! grazie di tutto cuore....

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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