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LE 7 PAROLE DI MARIA NEI VANGELI, il suo ruolo e le Nozze di Cana

Ultimo Aggiornamento: 12/07/2015 23:39
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Alla scuola di Maria

di ALBERTO RUM

Le sette parole di Maria


Le sette parole di Maria, la Vergine del silenzio, dell’ascolto e della preghiera, scaturiscono tutte armoniosamente dalla pienezza del suo cuore, innamorato di Dio e dei suoi progetti di amore e di salvezza.


Nella Marialis cultus (=MC) Paolo VI ha offerto alla Chiesa quattro splendide icone mariane:
- la Vergine in ascolto,
- la Vergine in preghiera,
- la Vergine Madre,
- la Vergine offerente.

Ci soffermiamo qui a contemplare la Vergine in ascolto, che accoglie con libera fede e obbedienza la parola di Dio, aderendo docilmente ai suoi disegni di amore e di salvezza.

Le parole di Maria scaturiscono tutte dall’atteggiamento interiore e dall’abbandono fiducioso e generoso in Dio, che rendono la Vergine di Nazareth sempre attenta alla sua Parola (cf Lc 11,28).

Di fede in fede

1 - 2 All’angelo messaggero di Dio, Maria chiede una spiegazione: «Come è possibile? Non conosco uomo» (Lc 1,34). Avuta la risposta, ella dice all’angelo: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Nell’enciclica Deus caritas est, Benedetto XVI ci offre questa immagine di Maria donna di fede: «"Beata sei tu che hai creduto", le dice Elisabetta (cf Lc 1,45). Il Magnificat – un ritratto, per così dire, della sua anima – è interamente tessuto di fili della Sacra Scrittura [...]. Così si rivela che nella Parola di Dio è veramente a casa sua, ne esce e vi rientra con naturalezza. Ella parla e pensa con la Parola di Dio, la Parola di Dio diventa parola sua, e la sua parola nasce dalla Parola di Dio. Così si rivela, inoltre, che i suoi pensieri sono in sintonia con i pensieri di Dio, che il suo volere è un volere insieme. Essendo intimamente penetrata della Parola di Dio, ella può diventare madre della Parola incarnata» (n. 41).


3 - 4 Nel mistero della Visitazione Maria, entrata nella casa di Zaccaria, saluta Elisabetta. Quel suo saluto era un invito alla gioia messianica, eco di quello dei profeti alla figlia di Sion, motivato dalla venuta di Dio in mezzo al suo popolo. Nella visita alla madre del precursore Maria effonde nel cantico del Magnificat il suo spirito in espressioni di glorificazione a Dio, di umiltà, di fede, di speranza (cf Lc 1,39-55). Così, «nella sua esultanza Maria proclamava profeticamente in nome della Chiesa: "L’anima mia magnifica il Signore" e "tutte le generazioni mi chiameranno beata", strettamente collegate anche all'immagine della Chiesa la quale Magnifica il Signore ed è proclamata Santa. Infatti, il cantico della Vergine, dilatandosi, è divenuto preghiera di tutta la Chiesa in tutti i tempi» (MC 18).

5 Nel ritrovare Gesù tra i dottori, Giuseppe e Maria restano stupiti, e Maria gli dice: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo» (Lc 2,48). Tornati a Nazaret, Gesù stava loro sottomesso. Maria, sua madre, serbava tutte queste cose nel suo cuore. Questa pagina di Luca sta a dirci che la Vergine Maria, nel cammino della sua vita terrena, avanzò nella peregrinazione della fede, e che serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un segno divino, se ne stette, soffrendo profondamente col suo Unigenito, e associandosi con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata, e finalmente dallo stesso Gesù morente in croce fu data quale madre al discepolo con queste parole: «Donna, ecco tuo figlio» (Gv 19,26).

6 – 7 Alle nozze di Cana, venuto a mancare il vino, Maria dice a Gesù: «Non hanno più vino». Poi dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». «Manifestando al Figlio con delicata implorazione una necessità temporale, Maria ottiene anche un effetto di grazia: che Gesù, compiendo il primo dei suoi segni, confermi i discepoli nella fede in lui» (MC 18). «Ulteriore argomento del valore pastorale della devozione alla Vergine nel condurre le anime a Cristo, siano le parole stesse che ella rivolse ai servitori delle nozze di Cana [...]. Parole in apparenza limitate al desiderio di porre rimedio a un disagio conviviale, ma, nella prospettiva del quarto evangelo, sono come una voce in cui sembra echeggiare la formula usata dal popolo di Israele per sancire l’Alleanza sinaitica, o per rinnovarne gli impegni, e sono anche una voce che mirabilmente si accorda con quella del Padre nella teofania del monte Tabor: "Ascoltatelo!"» (MC 57).

Ai primi di settembre 2007, Benedetto XVI, invitando i giovani giunti a Loreto a mettersi alla scuola di Maria per imparare da lei a rispondere generosamente alle richieste del Signore, rivolse questa preghiera alla Vergine venerata nella Santa Casa: «Maria, Madre del sì, tu hai ascoltato Gesù e conosci il timbro della sua voce e il palpito del suo cuore. Stella del mattino, parlaci di Lui e raccontaci il tuo cammino per seguirlo nella via della fede».

Alberto Rum



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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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UMILE: Una parola fuori moda


L’umiltà è una virtù sorpassata, questo lo sapevamo già. Ma oggi il termine stesso genera fastidio e se fosse possibile lo si vorrebbe persino cancellare dal vocabolario corrente.


Umile è l’accattone, il pezzente, il puliscivetri. Anche chi abita in periferia e fatica ad arrivare alla quarta settimana non ama definirsi umile. Essere umili dà fastidio. Forse qualche volta lo siamo anche, quando ci presentiamo davanti ad un’autorità o allo strapotere della burocrazia. Ma questo è solo servilismo. Non umiltà.

L’umiltà, intesa come virtù, cioè forza, è tutt’altra cosa. È forza, anzitutto, e non debolezza, poiché trae il suo vigore dall’avere in sé la consistenza della sua origine e l’energia per il suo futuro.

La sua origine

Umiltà proviene dalla radice latina humus, che descrive il "livello del terreno", il luogo della vita vegetale, che è a sua volta matrice di quella animale, quindi anche di quella "umana". Ecco perché gli antichi videro l’Homo provenire dall’humus.

Noi, poiché siamo moderni, questo rapporto con l’humus lo abbiamo rimosso. La ragione? Non va d’accordo col piercing e i tatuaggi, con le notti brave e lo sballo. Soprattutto non va d’accordo con il nostro insaziabile desiderio di libertà. Così ci allontaniamo dalla natura, procreiamo un uomo nuovo che sia in grado di mutare col mutare del desiderio e sia in grado di produrre sempre nuove ed esaltanti esperienze di piacere.


Le nostre velleità

Oggi dall’humus primigenio ci separa una fuorviante catena alimentare industriale, la quale ci induce a pensare che la carne di manzo provenga dalle scatolette di latta ed il latte nasca nei "tetrabrik".

Siamo totalmente desensibilizzati rispetto a ciò che avviene "sotto" il livello dell’humus e dimentichiamo la sua insostituibile forza generatrice.

"Umile" trattiene per noi soltanto il significato di inutile, rifiuto, inadatto. Anche se abbiamo visto che i rifiuti sono in grado di paralizzare una città.

Chi può accettare oggi di "essere umile"? Chi considera l’umiltà come la virtù che ci consente di stare con i piedi ben piantati su quell’humus che ci ha generati e ci consente tuttora di mantenerci in vita? Oggi tutti preferiscono sentirsi "liberi", altro che umili!

Come se i rami di un albero, invece di essere connessi l’uno all’altro e tutti al tronco, e mediante questo all’humus che tutti li alimenta e mantiene in vita, fluttuassero in aria per il semplice fatto che non è più di moda rimanere legati al tronco. Così un rametto può illudersi di essere un tronco, e ciascuno può illudersi di essere più grande e potente, mentre in effetti resta un fuscello inerte in balia di ogni stormire di vento.

In natura tali fantasmagoriche strutture non sono permesse e noi, volenti o nolenti, facciamo parte della natura, anche quando lo neghiamo con tutte le forze, o ci illudiamo di avere risorse sufficienti per poterlo fare.

Le nostre illusorie libertà sono in realtà condizionate e devono fare i conti col limite delle risorse. Non si può far finta di nulla, perché altrimenti sballiamo clamorosamente il calcolo di ogni nostra funzione economica, vitale e sociale.

La società in cui viviamo è una sommatoria di individui sedicenti "liberi", totalmente privi della rigeneratrice forza vitale che può derivare soltanto da una visione "umile" del mondo, cioè collegata alle sue matrici biologiche. In tali condizioni non può restare che la violenza, contro la natura e le persone, e l’unica, vera, libertà residua resta quella dei potentati economici che il problema dell’umiltà non se lo pongono e giocano a proprio esclusivo vantaggio con questa enorme massa di boriosi travicelli vaganti, privi di radici e di linfa.

Da qui nasce il senso di sfiducia ampiamente diffuso là dove manca l’umiltà. Da qui proviene il desiderio di morte e l’insignificanza della vita quando si nega all’umiltà il suo valore di virtù. D’altra parte se viene meno l’umiltà come virtù, ossia come forza, viene meno anche il valore, cioè la forza della vita. Chi è umile ama la vita e sa lasciarsi incantare dalla forza della meraviglia.

La Vergine Maria, la madre della Vita, ce lo insegna.

Giuseppe Pelizza



[SM=g1740734] [SM=g1740750]

La parola UMILE la troviamo circa 13 volte nella Bibbia:

2Samuele 22,28
Tu salvi la gente umile,
mentre abbassi gli occhi dei superbi.


Salmi 73,21
L'umile non torni confuso,
l'afflitto e il povero lodino il tuo nome.

Salmi 137,6
eccelso è il Signore e guarda verso l'umile
ma al superbo volge lo sguardo da lontano.

Proverbi 29,23
L'orgoglio dell'uomo ne provoca l'umiliazione,
l'umile di cuore ottiene onori.

Siracide 11,1
La sapienza dell'umile gli farà tenere alta la testa,
gli permetterà di sedere tra i grandi.

Siracide 13,20
La condizione umile è in abominio al superbo,
così il povero è in abominio al ricco.

Siracide 29,5
Prima di ricevere, ognuno bacia le mani del creditore,
parla con tono umile per ottenere gli averi dell'amico;
ma alla scadenza cerca di guadagnare tempo,
restituisce piagnistei e incolpa le circostanze.

Siracide 35,17
La preghiera dell'umile penetra le nubi,
finché non sia arrivata, non si contenta;

Isaia 60,14
Verranno a te in atteggiamento umile
i figli dei tuoi oppressori;
ti si getteranno proni alle piante dei piedi
quanti ti disprezzavano.
Ti chiameranno Città del Signore,
Sion del Santo di Israele.

Isaia 66,2
Tutte queste cose ha fatto la mia mano
ed esse sono mie - oracolo del Signore -.
Su chi volgerò lo sguardo?
Sull'umile e su chi ha lo spirito contrito
e su chi teme la mia parola.

Sofonia 3,12
Farò restare in mezzo a te
un popolo umile e povero;
confiderà nel nome del Signore.

Zaccaria 9,9
Esulta grandemente figlia di Sion,
giubila, figlia di Gerusalemme!
Ecco, a te viene il tuo re.
Egli è giusto e vittorioso,
umile, cavalca un asino,
un puledro figlio d'asina.


Matteo 11,29
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.

La parola UMILTA' invece 12 volte:

Giobbe 22,23
Se ti rivolgerai all'Onnipotente con umiltà,
se allontanerai l'iniquità dalla tua tenda,

Proverbi 15,33
Il timore di Dio è una scuola di sapienza,
prima della gloria c'è l'umiltà.

Proverbi 18,12
Prima della caduta il cuore dell'uomo si esalta,
ma l'umiltà viene prima della gloria.

Proverbi 22,4
Frutti dell'umiltà sono il timore di Dio,
la ricchezza, l'onore e la vita.

Sofonia 2,3
Cercate il Signore
voi tutti, umili della terra,
che eseguite i suoi ordini;
cercate la giustizia,
cercate l'umiltà,
per trovarvi al riparo
nel giorno dell'ira del Signore.

Luca 1,48
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Atti 20,19
ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei.

Efesini 4,2
con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore,

Filippesi 2,3
Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso,

Colossesi 2,23
Queste cose hanno una parvenza di sapienza, con la loro affettata religiosità e umiltà e austerità riguardo al corpo, ma in realtà non servono che per soddisfare la carne.

Colossesi 3,12
Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza;

1Pietro 5,5
Ugualmente, voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché
Dio resiste ai superbi,
ma dà grazia agli umili.


[SM=g1740733]
[Modificato da Caterina63 25/09/2009 21:21]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Sguardo sintetico alla presenza di Maria nel Nuovo Testamento, da uno studio di Don Claudio Doglio, missionario del PIME di Genova - Nervi
 

1. Maria nelle Lettere di Paolo


In tutto il suo epistolario solo una volta san Paolo fa riferimento alla madre di Gesù e quest'unica volta è un accenno indiretto. Nella Lettera ai Galati, mentre sta trattando il tema della giustizia di Dio donata agli uomini per grazia, affronta il serio rapporto fra la legge e la fede e cerca di chiarire la funzione di tali componenti. Per chiarire il suo argomentare teologico, Paolo fa un esempio concreto: paragona la legge ad un pedagogo, un maestro incaricato di seguire ed educare una persona finché non raggiunga la maggiore età. Così, egli dice, il periodo dell'antica alleanza corrisponde a questa fase della minore età e c'era bisogno della legge come di un pedagogo. Ma ora, aggiunge, è successo qualcosa di nuovo, di profondamente innovatore: è giunta la pienezza del tempo e Dio è entrato direttamente nel nostro mondo e nella nostra vita.
"Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio,
(a) nato da donna,
(b) nato sotto la legge,
(b') per riscattare coloro che erano sotto la legge
(a') perché ricevessimo l'adozione a figli" (Gal 4,4-5).
La novità di Gesù Cristo consiste proprio nella partecipazione alla nostra condizione umana, rendendo noi uomini capaci di partecipare alla condizione divina. Dio si è fatto come noi, per farci come lui. Dio si è fatto figlio dell'uomo, perché l'uomo diventi figlio di Dio; Dio si è sottomesso alla legge di Mosè, perché l'umanità intera sia liberata dalla legge del peccato e della morte. In questo sintetico quadro di teologia della redenzione, l'Apostolo fa riferimento alla nascita di Gesù da una "donna": evidentemente si tratta di Maria, ma egli non la nomina; la ricorda per sottolineare la partecipazione completa alla nostra situazione di uomini che nascono da donna. Paolo vuol dire: è diventato uno di noi, proprio come noi.
Inoltre, con buona probabilità, l'espressione paolina fa riferimento ad una formula presente nel libro di Giobbe, che serve per evidenziare la debole fragilità ed inconsistenza della creatura umana. Diceva infatti l'antico poeta: "L'uomo, nato di donna, breve di giorni e sazio di inquietudine, come un fiore spunta ed avvizzisce, fugge come l'ombra e mai si ferma" (Gb 14,1-2). Dio ha condiviso in Gesù questa fragilità umana; il ruolo di Maria è stato quello di offrirgli la debolezza della carne, perché egli potesse renderla forte con il dono dello Spirito.




2. Maria nel Vangelo di Marco


Per avere informazioni su Maria dobbiamo rivolgerci agli evangelisti, giacché gli altri autori del NT, non hanno in alcun modo parlato della figura e del ruolo di Maria. Consideriamo prima i brani evangelici inerenti a Maria e riportati da tutti e tre i Vangeli Sinottici, cioè Marco, Matteo e Luca; questa uniformità nella tradizione ci garantisce una antica e costante divulgazione di tali particolari; ci dice cioè che molte comunità cristiane riflettevano sulla figura ed il ruolo di Maria.

L'incredulità di Nazaret
Solo una volta Marco chiama per nome la madre di Gesù e lo fa nel racconto della scarsa accoglienza tributata a Gesù nel suo paese di origine (Mc 6,1-6). Anche Matteo e Luca riportano lo stesso episodio (Mt 13,53-58; Lc 4,16-28) ed entrambi riferiscono la stessa domanda meravigliata che gli abitanti di Nazaret si rivolgono l'un l'atro, stupiti dalla sapienza del loro concittadino Gesù: "Non è costui l'artigiano, il figlio di Maria e fratello di Giacomo e di Joses, di Giuda e di Simone?" (Mc 6,3). Il nome della madre è ricordato proprio per sottolineare lo stupore della gente; gli abitanti di Nazaret restano increduli di fronte a quest'uomo che conoscono bene, figlio di questa donna che conoscono bene, parente (questo è il significato semitico del generico titolo di "fratello") di persone che conoscono bene. Evidentemente persone semplici e normali; persone come tutte le altre che abitano in un piccolo villaggio sperduto sulle colline di Galilea. Come può quest'uomo "qualunque" essere il Messia? È il grave dubbio che affligge i nazaretani, è il dubbio che impedisce loro di accogliere con fede il dono di Dio, capace di superare tutte le apparenze e tutti gli schemi convenzionali degli uomini. Maria, dunque, compare anche nel vangelo di Marco con la stessa funzione sottolineata da Paolo: segna la piena partecipazione del Cristo alla situazione "qualunque" dell'uomo.

I veri parenti di Gesù
Un'altra volta Marco concorda con gli altri Sinottici nel riportare un episodio in cui compare la madre di Gesù, anche se non viene chiamata per nome. Si tratta di un testo che, in passato, era stato considerato "anti-mariologico", sembrava cioè che parlasse male di Maria e quindi conveniva che un devoto predicatore non vi facesse riferimento tessendo gli elogi di Maria!
Si tratta dell'episodio in cui la madre di Gesù ed i suoi parenti vanno a cercarlo (Mc 3,31-35; Mt 12,46-50; Lc 8,19-21); Marco, solo lui, riporta anche il motivo di questa ricerca: "perché dicevano: È fuori di sé!" (Mc 3,21). I suoi non lo capiscono! Vogliono riportarlo a casa, ma la folla impedisce loro di avvicinarsi a Gesù; allora fanno passare la voce e qualcuno vicino al Maestro gli sussurra: "Ecco tua madre e i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano" (Mc 3,32).
Gesù sembra non reagire bene; si domanda chi sia sua madre e chi siano i suoi fratelli? Non li voleva riconoscere? Li voleva ignorare? O non piuttosto, voleva cogliere l'occasione propizia per un grande insegnamento, secondo il suo abituale modo di insegnare con allusioni ed esempi concreti e simbolici? Credo proprio che per questo motivo Gesù abbia volto gli occhi tutt'intorno, guardando coloro che gli sedevano vicino e dicendo: "Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi fa la volontà di Dio, egli è mio fratello, sorella e madre" (Mc 3,35).
La vera parentela con Gesù, insegna il Maestro, non sta nei rapporti di sangue, ma nella fiduciosa imitazione, nella totale disponibilità al piano di Dio: è parente di Gesù chi, come lui, è pronto e disponibile a fare la volontà di Dio.
L'evangelista Luca ritocca lievemente questa risposta e spiega in tal modo che cosa si intenda per volontà di Dio: "Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica" (Lc 8,21).
Questa risposta di Gesù sminuisce la figura di Maria? Assolutamente no! Anzi, spiega chiaramente in che cosa consista la grandezza di Maria. Gesù non dice: Maria non è mia madre, ma lo siete voi. Gesù esprime le condizioni per essere suoi congiunti, in che cosa, cioè, consiste il rapporto di maternità nei suoi confronti. Tali condizioni in Maria si sono realizzate in modo pieno ed evidente: ella è veramente una persona che ha ascoltato la parola di Dio e l'ha messa in pratica ed è stata pienamente disponibile alla volontà di Dio. Su questo punto si soffermerà soprattutto la riflessione di Luca ed i Padri della Chiesa approfondiranno il tema della maternità di Maria, fino a dire che ella concepì "prius mente quam ventre", accolse il mistero di Dio con la piena disponibilità dell'animo prima che con il corpo; è veramente Madre di Gesù non per i legami della carne e del sangue, ma per l'obbedienza sincera e accogliente della sua anima. Maria è il vero discepolo!

3. Maria nel Vangelo di Matteo


Oltre ai brani appena ricordati, l'evangelista Matteo ricorda la madre di Gesù nei primi due capitoli della sua opera, quando presenta l'origine di Gesù e le profonde radici che ha nel popolo di Israele e nella storia della salvezza.
Tuttavia, l'attenzione di Matteo è rivolta soprattutto alla figura di Giuseppe, discendente di Abramo e di Davide, "lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato il Cristo (Mt 1,1-16).
La serie delle generazioni per via di padre subisce nell'ultimo anello una variazione: l'evangelista non ripete la formula abituale dicendo: "Giuseppe generò Gesù", magari aggiungendo la maternità come aveva fatto per altri quattro casi, cioè notando: "Giuseppe generò Gesù da Maria". L'ultimo anello della genealogia è una novità letteraria, perché è una assoluta novità teologica: il giusto Giuseppe offre il legame con i patriarchi, ma il Cristo non nasce da lui, ma dalla madre sola. E non afferma neppure: "Maria generò Gesù"; ma sostituisce il verbo attivo ("generò") con la forma passiva ("fu generato"). Matteo vuole sottolineare l'intervento di Dio: si tratta, infatti, dell'abituale costrutto chiamato "passivo teologico", dove il soggetto sottinteso è sempre Dio stesso. Dunque vuol dire: "da Maria Dio generò Gesù". La vera origine di Gesù è Dio, Maria è stata lo strumento personale e consapevole di tale intervento di Dio.
Il mistero della nascita è presentato da Matteo come una illustrazione della profezia di Isaia (7,14): l'oracolo della "Vergine" in Maria si realizza (Mt 1,18-25).
"Giuseppe prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù" (Mt 1,25).
Dopo l'evento, la comunità cristiana ha potuto comprendere il senso dell'antica profezia; il modo originale e nuovo della nascita di Gesù ha finalmente illuminato l'oscuro detto del profeta.
Negli altri episodi del Vangelo dell'Infanzia secondo Matteo, Maria compare ancora come protagonista vicino a Gesù e a Giuseppe: i Magi videro il bambino con Maria sua madre (Mt 2,11); l'angelo invita Giuseppe a prendere il bambino e sua madre (Mt 2,13) e a fuggire in Egitto per sfuggire alla persecuzione di Erode; Giuseppe esegue fedelmente, prende con sé il bambino e sua madre (Mt 2,14) e fugge in Egitto. La stessa scena si ripete al contrario, quando, morto Erode, i tre possono ritornare tranquillamente al loro paese ed altre due volte l'evangelista ripete l'espressione "il bambino e sua madre" (Mt 2,20.21). È evidente l'intento di sottolineare il ruolo di Maria come madre, contrapposto al ruolo di Giuseppe che si prende cura amorosa di loro, ma mai è chiamato padre.



4.  Maria nel Vangelo di Luca


Il grande narratore e teologo di Maria è l'evangelista Luca. A lui dobbiamo gli splendidi quadri dell'Infanzia in cui la figura della Madre svolge un ruolo da protagonista. Luca, più di ogni altro evangelista, dedica attenzione a Maria; non solo descrive molti episodi della sua esistenza, ma soprattutto sviluppa una autentica teologia mariana, presentando Maria come la figura del vero discepolo e del vero credente. Nella visione del terzo evangelista Maria è la prima "cristiana", il modello del cristiano. Verifichiamo nei testi questa affermazione di principio.

Maria accoglie la Parola di Dio
Luca presenta Maria in una scena inaugurale che ha il preciso compito di caratterizzare il ruolo della madre: abitualmente si parla del racconto dell'annunciazione, ma, secondo il genere letterario proprio del brano, sarebbe meglio chiamare questo testo la vocazione di Maria (Lc 1,26-38).
Si tratta, infatti, di un racconto di vocazione, molto simile a quello in cui è narrata la chiamata di Gedeone (Gdc 6,11-24): Dio, per mezzo di un suo messaggero, chiede la collaborazione ad una persona umana per la realizzazione di una grande impresa. A Gedeone e a molti altri personaggi dell'AT Dio aveva chiesto di collaborare con lui per liberare il popolo di Israele da qualche difficile situazione. A Maria Dio chiede la disponibilità e la collaborazione per l'evento decisivo della liberazione di tutta l'umanità.
In questa direzione si muove, infatti, il saluto dell'angelo: "Rallegrati, trasformata dalla grazia: il Signore è con te!" (Lc 1,28).
In Maria è presente il resto santo del popolo di Israele; in lei si realizza la figura profetica della Figlia di Sion e della nuova Gerusalemme: per questo le viene rivolto il saluto che è un invito alla gioia, comunemente rivolto dai profeti al nuovo popolo di Dio (cfr. Gl 2,21-23; Sof 3,14; Zac 9,9). Il suo nome proprio è sostituito da un titolo onorifico: il termine greco "kecharitom‚ ne" può essere tradotto, oltre che con "piena di grazia", anche con l'espressione "trasformata in modo permanente dall'intervento benevolo di Dio". Un'espressione analoga è utilizzata da Paolo nella lettera agli Efesini, ma questa volta è detto di tutti i cristiani "trasformati dalla grazia del battesimo" (Ef 1,6): potremmo dire che Maria è l'archetipo del cristiano, la prima beneficiaria della grazia divina, la prima "rinnovata". Infine l'angelo le assicura la presenza di Dio con una formula che accompagna sempre, nell'AT, un mandato straordinario (cfr. Es 3,12; Gs 1,9; Gdc 6,12).
Maria "a queste parole rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto" (Lc 1,29). È una reazione saggia: ella ha intuito infatti che le viene prospettata una grande missione. L'angelo le annuncia la maternità del Messia e le spiega che questo evento non è in contrasto con il suo "desiderio di verginità": per intervento dello Spirito di Dio Maria sarà madre proprio perché vergine, nel corpo e nel cuore, cioè totalmente disponibile a Dio. La "virginitas cordis" di cui parla Sant'Agostino, è un frutto della grazia: Maria è vergine perché trasformata dalla grazia, e diventa Madre dell'uomo nuovo proprio perché rinnovata nel profondo dall'intervento creatore di Dio.
Maria accoglie dunque nella fede il progetto di Dio: "Eccomi, sono la serva del Signore: avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38).
Con il titolo di serva Maria riconosce di essere stata incaricata di un grande compito, sa di essere al servizio del Signore e si dichiara completamente disponibile. Non solo: esprime l'entusiasmo e la gioia di questa disponibilità. Il verbo greco tradotto con "avvenga" ("g‚noito") è un ottativo, cioè una forma che esprime un desiderio ed una gioia: Maria non accetta con rassegnazione, ma accoglie con entusiasmo e dice in sostanza: "Sono proprio contenta che avvenga quello che hai detto, non desidero altro!". Ecco il modello del credente e del discepolo.

Maria crede alla Parola di Dio
L'episodio che segue la vocazione di Maria presenta il risvolto concreto dell'accoglienza: colei che è disponibile per Dio è pronta immediatamente a mettersi in viaggio per andare ad aiutare la parente Elisabetta che aspetta un bambino nonostante l'età avanzata (Lc 1,39-45). L'incontro tra le due donne diventa una testimonianza gioiosa dell'opera che Dio sta compiendo e l'occasione di una lode fiduciosa alla misericordia di Colui che si è ricordato del suo popolo e si sta prendendo cura dei suoi amici.
In questa occasione Elisabetta proclama la beatitudine di Maria: "Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45).
Maria è beata perché donna di fede. La sua felicità consiste nella fiducia che ha riposto pienamente nel suo Signore. Ella è chiaramente un modello per ogni credente, beato proprio perché credente. Con forza sottolinea Agostino: "Beatior Maria percipiendo fidem Christi quam concipiendo carnem Christi"; la fede è fonte di maggiore felicità, rispetto al fatto di essere madre secondo la carne. Continua il grande dottore: "A nulla sarebbe giovato a Maria la vicinanza materna, se non fosse stata contenta di portare Cristo più nel cuore che nella carne". Il valore della maternità di Maria sta dunque nell'atteggiamento originale di fede che l'ha resa possibile.
Come dice Sant'Ireneo, ella "obbedendo divenne causa della salvezza per sé e per tutto il genere umano". Molti Padri ha così confrontato e contrapposto la fede di Maria alla sfiducia di Eva, l'obbedienza di Maria alla disobbedienza di Eva. Ancora Ireneo di Lione afferma: "Il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione con l'obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva aveva legato con la sua incredulità, la vergine Maria l'ha sciolto con la sua fede". Così nel famoso inno mariano "Ave Maris Stella", la liturgia esprime la convinzione profonda che ha guidato la composizione letteraria dell'evangelista Luca: "Sumens illud Ave, Gabrielis ore, funda nos in pace, mutans Evae nomen".

Maria conserva la Parola di Dio
Luca prosegue nella sua teologia mariana ed aggiunge ancora un particolare significativo al ritratto di Maria modello del discepolo. Ella è colei che ascolta la Parola di Dio, crede a Colui che le ha parlato e custodisce nel suo cuore la rivelazione.
Nel commento alla parabola del seminatore e del diverso esito della seminagione, Luca spiega, in modo leggermente diverso da Marco e Matteo, che "il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza" (Lc 8,15). Sembra una definizione di Maria! E non è un'opinione degli esegeti: lo stesso evangelista ha caratterizzato così la madre di Gesù. Ben due volte, infatti, nel Vangelo dell'Infanzia egli ha notato questo atteggiamento di Maria, dopo la visita dei pastori: "Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore" (Lc 2,19); e al momento del ritorno a Nazaret dopo l'episodio dello smarrimento di Gesù dodicenne nel tempio di Gerusalemme: "Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore" (Lc 2,51).
Ancora un'altra volta Luca ritorna su questo atteggiamento mariano, tipico del discepolo, ed è in un episodio simile a quello conservato dalla tradizione sinottica sui veri parenti di Gesù. Una donna del popolo, entusiasmata dalla predicazione di Gesù, alza la voce e proclama beata la madre di un così bravo figlio. Anche in questo caso Gesù dà una risposta che è parsa erroneamente anti-mariologica: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono" (Lc 11,28).
Viene ribadito il valore della maternità di Maria, nella fede prima che nella carne, e viene additata Maria come autentico modello del discepolo credente, colui che ascolta la parola, la conserva e la mette in pratica.

Maria ha camminato nella fede
Un ultimo particolare, molto importante, viene sottolineato dalla costituzione dogmatica "Lumen gentium" al n.58, dove si dice che la Beata Vergine Maria "in peregrinatione fidei processit", cioè avanzò nel pellegrinaggio della fede. L'autorevole testo conciliare intende ribadire l'atteggiamento di fede che ha guidato l'esistenza di Maria e sottolineare che ella non aveva chiaro tutto dall'inizio, non comprendeva perfettamente il senso della sua vicenda e non sapeva in anticipo come si sarebbero svolti gli eventi. Maria viveva di fede, non di visione! Come noi, camminava giorno per giorno in situazioni spesso incomprensibili, ma sempre fidandosi di Dio.
Un altro episodio narrato dal solo Luca ci permette di evidenziare questo aspetto. Mi riferisco allo smarrimento di Gesù in Gerusalemme (Lc 2,41-50). In quell'occasione Maria vive un momento di angoscia e di turbamento: cerca affannosamente il figlio per tre giorni e non sa dove trovarlo. Quando alla fine lo incontra nel tempio, non si esime da un bonario rimprovero che dice tutto il proprio dolore e, soprattutto, manifesta la sua incomprensione dell'evento: "Figlio, perché ci hai fatto così?" (Lc 2,48).
E Gesù le risponde con una domanda retorica che lascia chiaramente intendere che i suoi genitori non sapevano: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?".
Ma essi non compresero le sue parole (Lc 2,49-50).
Maria conserva e rimedita nel suo cuore questi eventi e queste parole: il senso di tutto non le è chiaro, ma cerca di renderle chiare alla luce di Dio. Cammina nella fede: si fida di Dio e, anche lei, solo dopo la Pasqua di risurrezione comprenderà il senso di quelle parole. Il suo "perché?" iniziale era il segno di un’incomprensione dei discepoli di fronte al mistero della morte del Cristo; e la risposta del Cristo non è una spiegazione razionale e logica: "Perché? Perché sì!". Perché è la volontà del Padre da accogliere con fede e fiducia. Maria, come i discepoli, ha capito il senso della vita di suo Figlio solo col tempo e solo con la Risurrezione.



5. Maria nel Vangelo di Giovanni


L'evangelista Giovanni si pone su un altro livello narrativo e piega i racconti tradizionali al suo intento tipicamente teologico: egli vuole presentare i fatti concreti della vita terrena dell'uomo Gesù come il simbolo ed il segno, cioè la rivelazione del Padre e della sua opera di salvezza. Giovanni elabora una precisa e profonda teologia simbolica. Le sue pagine non possono essere lette come racconti di cronaca, giacché non intendono mai fermarsi ai fatti, ma vogliono sempre scendere in profondità e cogliere il mistero.
Giovanni non nomina mai Maria per nome, ma due volte presenta la Madre di Gesù, in due scene altamente significative e strettamente collegate fra di loro.

Maria a Cana
La madre di Gesù compare nel IV Vangelo mentre è presente allo sposalizio che si compie in Cana di Galilea. Anche Gesù e i suoi discepoli vengono invitati a quelle nozze. Tutto l'episodio è ricco di simbolismo e, nell'economia del racconto giovanneo, esso rappresenta l'archetipo dei segni che Gesù compie, cioè il simbolo per eccellenza di tutta l'opera messianica. Nel racconto delle nozze di Cana (Gv 2,1-11), dunque, Giovanni presenta in modo sintetico il senso ed il valore dell'intervento divino in Gesù.
Le nozze sono il tipico segno dell'incontro fra Dio ed il suo popolo ed il vino è il segno della gioia e dell'amore. In questa cornice l'evangelista presenta una festa che sta perdendo gusto, l'alleanza che non ha più vitalità. A quella festa la madre è presente; ne fa parte naturalmente, mentre Gesù vi viene invitato insieme ai suoi discepoli. Si viene così a creare intorno a Gesù una doppia situazione di rapporto: quello della madre e quello del discepolo. La stessa duplicità sarà presente nell'altro racconto in cui compare la madre: ai piedi della croce.
Nell'impostazione simbolica giovannea Maria non è chiamata per nome, ma indicata con il nome di funzione, cioè "madre", proprio per sottolineare il ruolo di origine e di preparazione: la madre è il segno dell'Israele fedele, il resto santo che attende la novità del Messia ed è disponibile al suo dono nuovo. È questo Israele fedele che si accorge della mancanza di vino e del rischio che l'alleanza nuziale finisca e fallisca: alla madre, infatti, Gesù si rivolge chiamandola "Donna". Non è una bella espressione, se il senso del testo è realistico; Gesù si sarebbe dimostrato scortese e sgarbato. Ma nell'ottica giovannea questo titolo diventa un chiaro riferimento al simbolo femminile in quanto tale, il simbolo di Israele sposa di Dio. Nel racconto delle nozze nessun accenno si fa della sposa: dimenticanza? Penso di no! La sposa è presentata nella figura della madre.
Prima di intervenire Gesù chiede se fra di loro c'è relazione ed afferma che la sua "ora" non è ancora venuta: espressione tipica di Giovanni per indicare l'evento decisivo, il momento culminante della glorificazione del Figlio e del dono dello Spirito, cioè l'ora della croce. L'episodio delle nozze è dunque un anticipo di ciò che si compirà in pienezza sulla croce. La madre reagisce dimostrando coi fatti che fra lei ed il Messia c'è relazione ed invita i servi a fare ciò che egli dirà: è esplicito l'invito a seguire la novità del Cristo.
Tale novità si manifesta nel vino ottimo che giunge alla fine e colma le sei idrie di pietra che servivano per la purificazione dei Giudei: simbolo della imperfezione della legge scritta su tavole di pietra ed incapace di purificare davvero il cuore. Il vino eccellente è il segno della grazia messianica e della sua nuova alleanza, delle sue nuove nozze. Ma il capotavola non capisce e non sa da dove viene l'eccellente vino che ha assaggiato. Come i capi dei Giudei non sanno da dove viene Gesù e non vogliono comprendere i suoi segni, il capotavola sputa sentenze e dimostra di non aver capito niente.
Invece i servi che hanno fatto la volontà del Messia, che ne hanno accolto la novità sanno da dove viene il vino; ed i discepoli sanno riconoscere nel segno del vino la Gloria, cioè la presenza potente ed operante di Dio in Gesù. Per questo credettero in lui.
Tutto il mistero di Gesù Cristo è presentato in questo gioiello narrativo e la madre vi compare come rappresentante del popolo fedele, Sposa di Dio che spalanca le proprie braccia per accogliere la Novità.

Maria ai piedi della croce
Nel momento della crocifissione l'"ora" è venuta e di nuovo la "donna" è lì presente, in piedi presso la croce (Gv 19,25-27) ed è presente anche il discepolo che Gesù amava.
Di nuovo troviamo accanto a Gesù la figura della madre e del discepolo, nessuno dei due chiamato per nome, ma indicati con un termine di funzione. La "madre" precede e dà l'origine; il "discepolo" impara, segue e continua. La madre rappresenta il passato, il discepolo il futuro; la madre è l'Israele fedele, il discepolo è il nuovo popolo fedele che Gesù ama. Sono realmente Maria e Giovanni; ma sono anche simbolicamente queste due grandi realtà della storia della salvezza.
Nell'ora decisiva, Gesù chiama la madre "donna" e le affida il discepolo: è il momento del passaggio, del cambiamento dell'alleanza e dell'accoglienza del nuovo figlio. Al discepolo Gesù affida la madre e da quel momento egli la prese "con sé": è il fondamento della maternità spirituale di Maria per ogni discepolo del Cristo e dell'eredità spirituale dell'antica rivelazione affidata alla Chiesa.
Alla madre e al discepolo, misticamente uniti, il Messia consegna il suo Spirito, la sua vita, la vita stessa di Dio.



6.
Maria negli Atti degli Apostoli

Solo una volta Luca ricorda Maria dopo l'ascensione di Gesù, ma quest'unica volta rappresenta una pennellata magistrale nella composizione dell'icona mariana.
Dopo che Gesù è salito al cielo, gli Apostoli tornano a Gerusalemme e si raccolgono nel cenacolo; l'autore ne ripete l'elenco dei nomi e poi ne descrive l'attività: "Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù, e con i fratelli di lui" (At 1,14).
Due aggettivi tanto cari a Luca, assidui e concordi, sono applicati all'inizio della vicenda ecclesiale all'azione della preghiera: gli Apostoli sono perseveranti, continuano l'opera di Gesù e non si stancano; gli Apostoli sono uniti e affiatati fra di loro, un cuor solo ed un'anima sola. In questa perfetta realtà di Chiesa Maria è presente, partecipe dell'assiduità e della concordia, partecipe della preghiera: meglio ancora potremmo dire, interpretando il pensiero di Luca, modello del discepolo e del credente che persevera nella fede, è concorde coi fratelli e viene in comunione con il suo Signore nella preghiera fiduciosa.
Realmente questo versetto degli Atti presenta Maria come la Madre della Chiesa.



7. Maria nell’Apocalisse

La visione del capitolo 12 nell'Apocalisse di San Giovanni è stata abitualmente applicata a Maria; si tratta però di una applicazione secondaria, frutto di posteriore riflessione teologica.
Il senso primario della "Donna vestita di sole" è probabilmente quello di indicare simbolicamente l'umanità nella sua gloria originale, nello splendore del progetto divino: è l'immagine dell'umanità ideale, come Dio la sogna e la vuole realizzare.
In questa direzione allora possiamo anche parlare di una simbologia ecclesiale: la Chiesa, infatti, è il principio dell'umanità nuova, trasformata dal mistero pasquale del Cristo ed in crescita verso la pienezza del Regno.
Approfondendo ancora questa interpretazione, possiamo trovare un'immagine mariana, in quanto Maria è la creatura umana nello splendore originale e rispecchia perfettamente il progetto di Dio; inoltre è tipo della Chiesa, primizia della novità che il Cristo dona a tutti gli uomini che lo accolgono con il cuore e la disponibilità di Maria.

Conclusione

Non trovo migliori parole conclusive di quelle adoperate da un nuovo prefazio mariano inserito nel Messale Romano: in questo testo di preghiera eucaristica si fa memoria biblica della figura di Maria e la si onora come membro eletto del Corpo ecclesiale nella celebrazione della salvezza donata da Dio.
Si tratta di una sintesi mirabile di teologia mariana che sottolinea, con finezza esegetica, gli aspetti fondamentali che la Parola di Dio ha insegnato sulla persona ed il ruolo della Madre del Messia.
La Beata Vergine Maria "all'annunzio dell'angelo accolse nel cuore immacolato il Verbo di Dio e meritò di concepirlo nel grembo verginale. Ai piedi della croce, per il testamento d'amore del Figlio, estese la sua maternità a tutti gli uomini, generati dalla morte di Cristo per una vita che non avrà fine. Immagine e modello della Chiesa orante, si unì alla preghiera degli Apostoli nell'attesa dello Spirito Santo. Assunta alla gloria del cielo, accompagna con materno amore la Chiesa e la protegge nel cammino verso la patria, fino al giorno glorioso del Signore".

http://www.latheotokos.it/modules.php?name=News&file=article&sid=380

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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06/03/2010 19:32
 
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Maria ai piedi della Croce nella tradizione bizantina

Madre sposa di Dio
noi ti magnifichiamo


di Manuel Nin

In quaresima la tradizione bizantina celebra la Divina liturgia soltanto la domenica e il sabato. Nelle diverse ufficiature delle ore troviamo dei tropari chiamati theotòkia, dedicati appunto alla Madre di Dio (theotòkos), dove si esprime il suo dolore ai piedi della croce, insieme al dolore ma soprattutto alla fede di tutta la Chiesa.



I testi presentano la meraviglia di Maria di fronte alla crocifissione del Figlio. È il dolore della madre che si unisce a quello di tutta la creazione:  "Tutto il creato trasmutava e si contraeva scuotendosi. E la pura Vergine, tua Madre, dolente a te gridava:  Ahimè, Figlio mio, dolcissimo mio Salvatore, che cos'è mai questo spettacolo nuovo, straordinario e strano?". In alcuni tropari assistiamo addirittura a un dialogo tra Maria e Cristo:  "Figlio amatissimo, che spettacolo inaudito vedo mai? Ed egli a lei:  Madre immacolata, ciò si rivelerà vita per tutto il mondo".

Il dolore e lo sgomento della Madre mettono in luce il contrasto tra Cristo datore di vita e coloro che danno la morte:  "Come dunque il popolo inchioda alla croce te, il solo datore di vita, la mia dolcissima luce?". Uno dei theotòkia della terza domenica di Quaresima, dedicata alla santa Croce, riassume la fede cristiana:  "Oggi colui che per essenza è inaccessibile, diventa per me accessibile, e soffre la passione per liberare me dalle passioni; colui che dà la luce ai ciechi, riceve sputi da labbra inique e, per i prigionieri, offre le spalle ai flagelli. Vedendolo sulla croce, la pura Vergine e Madre dolorosamente diceva:  Figlio mio, tu, splendido di bellezza più di tutti i mortali, appari senza respiro, sfigurato, senza più forma né bellezza! Mia luce! Non posso vederti addormentato, sono ferite le mie viscere e una dura spada mi trapassa il cuore".

Le domande di Maria ai piedi della croce diventano la professione di fede della Chiesa:  "Perché non reggo al vederti pendere dal legno, tu, Creatore e Dio di fronte al quale trema l'universo?". "O Figlio mio, coeterno al Padre e allo Spirito, che è mai questa tua ineffabile economia, per la quale hai salvato la creatura plasmata dalle tue mani immacolate?". La fede cristiana, formulata nei primi grandi concili ecumenici, è riassunta in questi tropari:  "Colei che alla fine dei tempi ti ha partorito, o Cristo, vedendo pendere dalla croce te, generato dal Padre che non ha principio, gridava:  Gesù amatissimo! Com'è possibile che tu, glorificato come Dio dagli angeli, sia ora volontariamente crocifisso, o Figlio, da iniqui mortali? Come ti vide innalzato sulla croce, la tua Madre immacolata, o Verbo di Dio, maternamente gemendo diceva:  Che è dunque, Figlio mio, questo spettacolo nuovo e strano? Come dunque sei nella morte tu, vita dell'universo?".

Maria e la Chiesa ai piedi della croce piangono colui che volontariamente è salito su di essa, colui che veramente è Dio e uomo, il Verbo incarnato:  "O Vergine tutta immacolata, Madre del Cristo Dio, una spada trapassò la tua anima santissima quando vedesti il tuo Figlio e Dio volontariamente crocifisso. Di fronte alla passione del Figlio, la pura, gemendo dolorosamente, innalzava con grida questo lamento:  Come hanno potuto consegnarti al giudizio di Pilato te che incessantemente gli angeli glorificano con inni? Inneggio, o Verbo, alla tua grande e inesprimibile compassione!". I theotòkia insistono sulla morte volontaria di Cristo sulla croce:  "La Vergine Madre tua, o Cristo, vedendoti morto, disteso sul legno, nel pianto gridava:  Che è, Figlio mio, questo terribile mistero? Come tu che doni la vita eterna a tutti, muori volontariamente in croce?".

Un altro aspetto rilevante di questi testi liturgici è il parallelo stabilito tra Cristo e Maria, l'"agnello" e l'"agnella", un tema che la liturgia bizantina riprende nei testi della Settimana Santa:  "Vedendo te, o Verbo, crocifisso con i ladroni, quale agnello paziente, trafitto al fianco dalla lancia, l'agnella come madre esclamava:  Come può una tomba ricoprire il Dio incircoscrivibile? Vedendo te, pastore immacolato, appeso al legno, l'agnella gemendo come madre gridava:  A morte ti hanno consegnato, in cambio della nube distesa per il passaggio del tuo popolo. Colei che non ha sposo resta senza il Figlio".

Può sorprendere in alcuni tropari l'insistenza sul parto indolore di Maria, ma sono testi che si soffermano sul contrasto tra la gioia del parto di Maria e il suo dolore per la crocifissione, e in qualche modo mettono in parallelo due icone, quella della nascita di Cristo e quella di Maria ai piedi della croce di Cristo:  "Che è questo fatto prodigioso e inusitato? Così la Vergine gridava al Signore come madre:  le doglie che non ho conosciuto nel partorirti, o Figlio, raggiungono penetranti il mio cuore".

Maria infine, come la Chiesa, intercede ai piedi della croce:  "O Vergine tutta immacolata, Madre del Cristo Dio, una spada trapassò la tua anima santissima quando vedesti il tuo Figlio e Dio volontariamente crocifisso:  non cessare di supplicarlo, o benedetta,  perché  in  questo  tempo di  digiuno  ci  doni  il  perdono  delle colpe".


(©L'Osservatore Romano - 7 marzo 2010)

Fraternamente CaterinaLD

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Preparatio ad Missam: II Domenica dopo l'Epifania


Il miracolo di Cana.

 
Il terzo Mistero dell'Epifania ci mostra la realizzazione dei piani della divina misericordia sul mondo, come pure ci manifesta una terza volta la gloria dell'Emmanuele. La Stella ha guidato l'anima alla fede, l'Acqua santificata del Giordano le ha conferito la purezza, il Banchetto nuziale la unisce al suo Dio. Abbiamo cantato lo Sposo che usciva radioso incontro alla Sposa; l'abbiamo sentito chiamarla dalle vette del Libano; ora che l'ha illuminata e purificata, vuole inebriarla del vino del suo amore.

Si è preparato un banchetto, un banchetto nuziale; la Madre di Gesù vi assiste; poiché, dopo aver cooperato al mistero della Incarnazione del Verbo, è giusto che sia associata a tutte le opere del suo Figliuolo, a tutti i favori che egli prodiga ai suoi eletti. Ma nel bel mezzo del banchetto viene a mancare il vino. Fin'allora la Gentilità non aveva conosciuto il dolce vino della Carità; la Sinagoga non aveva prodotto che graspi selvatici. Cristo è la vera Vite, come dice egli stesso. Egli solo poteva dare quel vino che allieta il cuore dell'uomo (Sal 103), e offrirci a bere di quel calice inebriante che David aveva cantato (Sal 22).

Maria dice al Salvatore: "Non hanno più vino". Spetta alla Madre di Dio far presenti a lui le necessità degli uomini, dei quali pure è la madre. Tuttavia, Gesù le risponde con una apparente freddezza: "Che importa a me e a te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora". Questo perché, in quel grande Mistero, egli avrebbe agito non più come Figlio di Maria, ma come Figlio di Dio. Più tardi, nell'ora che deve venire , apparirà agli occhi di quella stessa Madre, morente sulla croce, secondo l'umanità che aveva ricevuta da essa. Maria ha compreso subito l'intenzione divina del suo Figliuolo, e proferisce le parole che ripete sempre a tutti i suoi figli: Fate quello che vi dirà.

Ora c'erano il sei grandi recipienti di pietra, ed erano vuoti. Il mondo, infatti, era giunto alla sua sesta età, come insegnano sant'Agostino e gli altri dottori insieme con lui. In queste sei età, la terra aspettava il suo Salvatore, che doveva ammaestrarla e salvarla. Gesù ordina di riempire d'acqua i recipienti; ma l'acqua non era adatta per il banchetto dello Sposo. Le figure, le profezie dell'antico mondo erano quell'acqua; e nessun uomo, fino all'avvento della sesta età in cui Cristo che è la Vite doveva comunicarsi, avrebbe stretto alleanza con il Verbo divino.

Ma quando è venuto l'Emmanuele, egli non ha che una parola da dire: "Attingete subito". Il vino della nuova Alleanza, quel vino che era riservato per la fine , riempie esso solo i recipienti. Assumendo la nostra natura umana, natura debole come l'acqua, egli ne ha voluto la trasformazione e l'ha elevata fino a sé, facendoci partecipi della natura divina (2Pt 4,1); ci ha resi capaci di stringere l'unione con lui, di formare l'unico corpo di cui egli è il Capo, la Chiesa di cui è lo Sposo, e che amava da tutta l'eternità d'un amore così ardente che è disceso dal cielo per celebrare queste nozze con essa.

San Matteo, l'Evangelista dell'umanità del Salvatore, ha ricevuto dallo Spirito Santo l'incarico di annunciarci il mistero della fede mediante la Stella; san Luca, l'Evangelista del Sacerdozio, è stato scelto per istruirci sul mistero della Purificazione mediante le Acque; spettava al Discepolo prediletto rivelarci il mistero delle Nozze divine. Perciò, suggerendo alla santa Chiesa l'intenzione di questo terzo mistero, si serve della seguente espressione: Questo il primo dei miracoli di Gesù, ed egli vi manifestò la sua gloria .
 
A Betlemme, l'Oro e l'Incenso dei Magi profetizzarono la divinità e la Regalità nascoste del Bambino; sul Giordano, la discesa dello Spirito Santo e la voce del Padre proclamarono Figlio di Dio l'artigiano di Nazareth; a Cana, agisce Gesù stesso e agisce da Dio: "Infatti - dice sant'Agostino - Colui che trasformò l'acqua in vino nelle idrie non poteva essere se non quello stesso che, ogni anno, opera un simile prodigio nella vite" . Cosicché da quel momento - come nota san Giovanni - "i suoi discepoli cedettero in lui", e cominciò a formarsi il collegio apostolico.



Messa

Epistola: Fratres: Habéntes donatiónes secúndum grátiam, quæ data est nobis, differéntes: sive prophetíam secúndum ratiónem fídei, sive ministérium in ministrándo, sive qui docet in doctrína, qui exhortátur in exhortándo, qui tríbuit in simplicitáte, qui præest in sollicitúdine, qui miserétur in hilaritáte. Diléctio sine simulatióne. Odiéntes malum, adhæréntes bono: Caritáte fraternitátis ínvicem diligéntes: Honóre ínvicem præveniéntes: Sollicitúdine non pigri: Spíritu fervéntes: Dómino serviéntes: Spe gaudéntes: In tribulatióne patiéntes: Oratióni instántes: Necessitátibus sanctórum communicántes: Hospitalitátem sectántes. Benedícite persequéntibus vos: benedícite et nolíte maledícere. Gaudére cum gaudéntibus, flere cum fléntibus: Idípsum ínvicem sentiéntes: Non alta sapiéntes, sed humílibus consentiéntes.

Fratelli: Avendo doni secondo la grazia che ci è stata donata, chi ha la profezia (l'eserciti) secondo la regola della fede; chi il ministero, amministri; chi l'insegnamento, insegni; chi ha l'esortazione, esorti; chi distribuisce (lo faccia) con semplicità; chi presiede, con sollecitudine; chi fa opere di misericordia, con ilarità. La vostra carità non sia finta. Odiate il male; affezionatevi al bene. Amatevi scambievolmente con amore fraterno, prevenendovi gli uni gli altri nel rendervi onore. Non pigri nello zelo, ferventi nello spirito, servite al Signore. Siate allegri per la speranza, pazienti nella tribolazione, assidui nella preghiera. Provvedete ai bisogni dei santi; praticate l'ospitalità. Benedite quelli che vi perseguitano: benedite e non vogliate maledire. Rallegratevi con chi gioisce; piangete con chi piange, avendo gli stessi sentimenti l'uno per l'altro. Non aspirate alle cose alte, ma adattatevi alle umili. (Rm 12,6 16)

La pace, che nel mondo dei santi è la caratteristica dei figli di Dio, costituisce parimenti l'unità della Chiesa, che è in essa, fin da questa terra, veramente Sposa. Per essa è un solo corpo, le cui diverse membra vedono conservata la loro molteplicità sotto l'impulso dell'unico vero capo, e le loro diverse funzioni ricondotte tutte, nella loro varietà, all'unica direzione, all'amore del Cristo Sposo.

L'Epistola che è stata letta non ha altro oggetto se non di mostrarci l'impero della carità, regina delle virtù, le applicazioni di quella pace essenziale al cristianesimo, di specificarne in particolare le forme e le condizioni, di adattarne la pratica ad ogni situazione sociale, ad ogni circostanza della vita. Ed è tale l'importanza di queste considerazioni per la Madre nostra, la santa Chiesa, che essa vi ritornerà fra otto giorni, riprendendo, nella terza Domenica dopo l'Epifania, al punto stesso in cui lo interrompe oggi, il testo dell'Apostolo.

Prima delle sacre nozze, molto lontano dalla vita divina nella pace di Dio che esse apportano al mondo, vi era per il genere umano la divisione nella morte.

Vangelo: In illo témpore: Núptiæ factæ sunt in Cana Galilææ: et erat mater Iesu ibi. Vocátus est áutem et Iesus et discípuli eius ad núptias. Et deficiénte vino, dicit mater Iesu ad eum: Vinum non habent. Et dicit ei Iesus: Quid mihi et tibi est, múlier? nondum venit hora mea. Dicit mater eius minístris: Quodcúmque díxerit vobis, fácite. Erant áutem ibi lapídeæ hydriæ sex pósitæ secúndum purificatiónem Iudæórum, capiéntes síngulæ metrétas binas vel ternas. Dicit eis Iesus: Impléte hydrias aqua. Et implevérunt eas usque ad summum. Et dicit eis Iesus: Hauríte nunc, et ferte architriclíno. Et tulérunt. Ut áutem gustávit architriclínus aquam vinum factam, et non sciébat unde esset, minístri áutem sciébant, qui háuserant aquam: vocat sponsum architriclínus, et dicit ei: Omnis homo primum bonum vinum ponit: et cum inebriáti fúerint, tunc id, quod detérius est: tu áutem servásti bonum vinum usque adhuc. Hoc fecit inítium signórum Iesus in Cana Galilææ: et manifestávit glóriam suam et credidérunt in eum discípuli eius.

In quel tempo: C'era un banchetto nuziale in Cana di Galilea e v'era la madre di Gesù. E alle nozze fu invitato Gesù coi suoi discepoli. Ed essendo venuto a mancare il vino, dice a Gesù la madre: Non hanno più vino. E Gesù a lei: Che ho da far con te, o donna ? L'ora mia non è ancora venuta. Dice la sua madre ai servitori; Fate tutto quello che vi dirà. Or c'erano lì sei idrie di pietra, preparate per le purificazioni dei Giudei, le quali contenevano da due a tre metrete ciascuna. Gesù disse loro: Empite d'acqua le idrie. E le empirono fino all'orlo. E disse ad essi: Ora attingete e portate al maestro di tavola. E portarono. Or come ebbe il maestro di tavola assaggiata l'acqua mutata in vino, che non sapeva donde venisse (ma lo sapevano i servitori che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: Tutti da principio pongono il vino migliore, e quando son già brilli danno l'inferiore; mentre tu hai serbato il migliore fino ad ora. Così Gesù fece il primo dei suoi miracoli in Cana di Galilea, e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui. (Gv 2,1-11)


 Meravigliosa sorte la nostra! Dio si è degnato, come dice l'Apostolo, di mostrarci le ricchezze della sua gloria su vasi di misericordia (Rm 9,23). Le idrie di Cana, immagini delle anime nostre, erano insensibili, e non destinate certo a tanto onore. Gesù ordina ai suoi ministri di versarvi dell'acqua; e già con quell'acqua le purifica; ma pensa di non aver fatto ancora nulla se non le riempie fino all'orlo di quel vino celeste e nuovo che si doveva bere solo nel regno del Padre suo. Così la divina carità, che risiede nel Sacramento d'amore, ci viene comunicata; e, per non venir meno alla sua gloria, l'Emmanuele che vuoi sposare le anime nostre le eleva fino a sé. Prepariamoci dunque per questa unione, e secondo il consiglio dell'Apostolo, rendiamoci simili a quella Vergine casta che è destinata a uno Sposo senza macchia (2Cor 11).

Orazione: Omnípotens sempitérne Deus, qui coeléstia simul et terréna moderáris: supplicatiónes pópuli tui cleménter exáudi; et pacem tuam nostris concéde tempóribus.
O Dio onnipotente ed eterno, che governi il corso delle cose celesti e terrestri, accogli clemente le suppliche del tuo popolo, e concedi ai nostri giorni la tua pace.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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31/03/2011 13:05
 
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[SM=g1740733]

Amici, SETTE MINUTI DI VIDEO...un minuto per meditare sulle SETTE parole della Vergine Maria... un minuto per ogni parola qui proposta, non mi pare un enorme sacrificio....



La Vergine Maria, come sappiamo, parlò poco o nulla, così come ci riportano gli Evangelisti... tuttavia quelle "poche" parole che disse, contengono un immenso patrimonio teologico che vale la pena scoprire o riscoprire....
Buona meditazione a tutti!

it.gloria.tv/?media=141881


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Nel sottofondo pregheremo le Litanie Lauretane con Benedetto XVI e il Sub Tuum praesidium, recuperati dal cd messo a disposizione di Radio Vaticana con il Rosrio, in latino, di Benedetto XVI che invito tutti ad acquistare....



[SM=g1740738] un grazie a Benedetto XVI



[SM=g1740717]

[SM=g1740750] [SM=g1740752]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Alla scuola di Maria

 
del can. FIORINO TRIVERIO

Compimento dell’Antico Testamento
   

«La risposta della Madonna all’annuncio fatto dall’Arcangelo risolve la tragedia dell’umanità caduta».
(Vladimir Lossky).

Conducendoci alla Sacra Scrittura, il Concilio vaticano II ci porta sapientemente alla prima e principale fonte della genuina dottrina mariana. 

Apriamo allora la Sacra Scrittura, il libro della Parola di Dio. E iniziamo dalle pagine dei 46 libri dell’Antico Testamento. Ma, al primo approccio, non troviamo nessuna pagina che parli espressamente della Madonna. Però il Vaticano II ci avverte: «I libri dell’Antico Testamento descrivono la storia della salvezza, nella quale viene lentamente preparandosi la venuta di Cristo nel mondo. E questi primi documenti, come sono letti nella Chiesa e sono capiti alla luce dell’ulteriore e piena rivelazione, passo passo mettono sempre più chiaramente in luce la figura di una donna: la Madre del Redentore.

Sotto questa luce essa viene già profeticamente adombrata nella promessa, fatta ai progenitori caduti in peccato, circa la vittoria sul serpente (cf Gen 3,15).

Parimenti, è lei, la Vergine, che concepirà e partorirà un figlio, il cui nome sarà Emma­ nuele (cf Is 7,14; Mt 1,22­23). Essa primeggia tra quegli umili e quei poveri del Signore che con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza.

E infine con lei, la figlia di Sion per eccellenza, dopo la lunga attesa della promessa, si compiono i tempi e si instaura la nuova "economia", quando il Figlio di Dio assunse da lei la natura umana per liberare l’uomo dal peccato coi misteri della sua carne» (LG 55).

Ignoto, La nascita della Vergine (1640­1654), museo civico Ala Ponzone, Cremona.
Ignoto, La nascita della Vergine (1640­1654), museo civico Ala Ponzone, Cremona (foto Bonotto).

Anzitutto Maria è «profeticamente adombrata» (LG 55) nel cosiddetto Protovangelo. Ossia nel primo lieto annunzio della salvezza, «nella promessa fatta ai progenitori caduti in peccato circa la vittoria sul serpente» (LG 55): «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,15).

La seconda profezia divina intorno alla Madre del Redentore, che «parimenti» (ossia alla luce della scuola della Chiesa e dell’ulteriore e piena rivelazione divina) possiamo trovare nei libri dell’Antico Testamento, è quella che preannunzia la Vergine­Madre dell’Emmanuele, partoriente in Betlemme.

Il Concilio cita espressamente Is 7,14, Mi 5,1­2 e adduce la conferma di Mt 1,22­23.

Is 7,14: «Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele».

Mi 5,1­2: «E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere tra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio ti metterà in potere altrui fino a quando colei, che deve partorire, partorirà; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli di Israele».

La «luce dell’ulteriore e piena rivelazione» la troviamo in Mt 1,22­23, il quale sotto il carisma dell’ispirazione divina afferma che la profezia di Isaia è realizzata nella concezione verginale con cui Maria ci ha dato Gesù Cristo.

Matteo, infatti, dopo aver chiaramente affermato la concezione verginale (1,18­21), conclude dicendo: «Tutto questo è avvenuto perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del Profeta: "Ecco, la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio: egli sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi"» (Mt 1,22­23).

can. Fiorino Triverio

***************************************

Uno speciale legame

«Venne poi per la Madre e per il Bambino il momento della loro purificazione, com'è stabilito dalla legge di Mosé» (Lc 2,22). Allora Maria si recò al Tempio per offrire al Signore il suo figlio primogenito, in ossequio alla tradizione. Fin da quel momento la Madonna si pone come modello per il credente, proprio nel suo atteggiamento di omaggio gratuito, di dono servizievole, all'interno della sua comunità. Offre il suo Bambino al Signore, richiamando così, con quel gesto, il valore profondo della condivisione di una fede e di un impegno con Dio e con i fratelli. E la sua offerta è profondamente un atto di adorazione e di preghiera, perché ogni istante della sua vita è stato un porsi di fronte al suo Dio.

 

«Maria è la Vergine in preghiera», afferma la Marialis cultus, dal Magnificat, il canto in cui confluiscono l'esultanza dell'antico e del nuovo Israele, fino al Cenacolo, alla Pentecoste, quando è ben attestata la sua presenza orante nella Chiesa nascente e, da allora in poi, nella Chiesa di ogni tempo. «Erano tutti concordi e si riunivano regolarmente per la preghiera con le donne, con Maria, la madre di Gesù, e con i suoi fratelli» (At 1,14).

 

È l'ultimo ricordo della Madonna che l'evangelista Luca colloca nella piccola comunità in attesa della venuta dello Spirito. Sembra quasi un invito a pensare la Vergine in un atteggiamento costante di preghiera, al centro della Chiesa di Gesù, quasi a sottolineare che da lei ha avuto inizio il racconto della storia della Chiesa. Ma quel momento ribadisce anche un elemento importante della grandezza di Maria: il suo restare, la sua presenza solidale ed affettuosa nel Cenacolo presso coloro, i discepoli, che vacillano intimoriti e confusi. Quanti avvenimenti, quanti pensieri e speranze l'hanno guidata a quella condivisione! Certamente vive riecheggiano in lei le parole di Cristo sulla croce, quando l'ha affidata a Giovanni, e in quel reciproco, indissolubile, nodo è diventata la madre di tutti i credenti. «Con la sua nuova maternità nello Spirito, Maria abbraccia anche tutti e ciascuno nella Chiesa e mediante la Chiesa» (Redemptoris Mater, 47). Da una semplice testimonianza di Luca, quasi solo un accenno, si può pensare che la Vergine abbia consegnato ai discepoli i suoi ricordi sull'incarnazione, sull'infanzia, sulla vita nascosta e sulla missione del Figlio, rafforzando così la fede dei credenti. Secondo sant'Agostino la Vergine «è veramente madre delle membra di Cristo perché cooperò, con la carità, alla nascita dei suoi fedeli».

 

Come per i primi cristiani riuniti attorno a Maria, così ora per noi il suo mistero fa luce sulla nostra chiamata e sulla nostra missione, perché la Madonna vive e cammina con la Chiesa, che non ha ancora adempiuto il suo impegno di annuncio e di testimonianza, nella gioia e nella speranza.

 

Madì Drello


 

[Modificato da Caterina63 06/11/2012 20:57]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Alla scuola di Maria

 
del can. FIORINO TRIVERIO

La prima "buona notizia"
   

«Come Eva, disobbedendo, divenne causa di morte per sé e per tutto il genere umano, allo stesso modo Maria, obbedendo, divenne causa di salvezza per sé e per l’intero genere umano».
(sant’Ireneo di Lione)

Dice il primo libro della Bibbia, la Genesi (cf capp. 2 e 3), che nel giardino di Eden, ricco di ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, il Signore aveva collocato il primo uomo e la prima donna. Ed erano in perfetta amicizia e comunione con Dio.

Ma, tra gli alberi meravigliosi, c’è pure l’albero della vita e c’è l’albero della conoscenza del bene e del male.

Ed ecco farsi avanti il serpente, figura dello spirito del male. «Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: "È vero che Dio ha detto: ‘Non dovete mangiare nessun albero del giardino?’". Rispose la donna al serpente: "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: ‘Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete’". Ma il serpente disse alla donna: "Non morirete affatto. Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene ed il male". Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò; poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anche egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture» (Gn 3,1­7).

Pietro da Cortona, Creazione di Eva (1620), villa Chigi, Castel Fusano (Roma).
Pietro da Cortona, Creazione di Eva (1620), villa Chigi, Castel Fusano (Roma – foto Bonotto).

Ed ecco Dio scendere «a passeggiare nel giardino e chiamare l’uomo: "Dove sei? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?". Rispose l’uomo: "La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato". Il Signore Dio disse alla donna: "Che hai fatto?". Rispose la donna: "Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato".

Allora il Signore disse al serpente: "Poiché hai fatto questo, sii maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno"» (Gn 3,9­15).

«Io porrò inimicizia…». Tali espressioni, denominate dalla tradizione cristiana, fin dal sec. XVI, Protovangelo, cioè Prima buona Novella, lasciano intuire la volontà salvifica di Dio sin dalle origini dell’umanità. Lasciano intuire, da parte di Dio, un "piano salvifico". E, in questo "piano", una donna.

E chi è questa donna? Il testo biblico non riferisce il suo nome, ma lascia intravvedere una donna nuova voluta da Dio per riparare la caduta di Eva: ella è chiamata, infatti, a restaurare il ruolo e la dignità della donna e a contribuire al cambiamento del destino dell’umanità.

Alla luce del Nuovo Testamento e della tradizione della Chiesa sappiamo che la donna annunciata dal Protovangelo è Maria.

Due piedi sulla testa del serpente. Ricordo, al riguardo, la geniale creazione di quel bravo scultore che doveva certo conoscere le parole del Protovangelo.

Gli avevano commissionato una statua della Madonna che schiaccia la testa al serpente. E scolpì una bellissima Madonna con un bellissimo Gesù che ti guardano. La Madonna è in posizione eretta e con le mani ai fianchi di Gesù, pure eretto davanti a lei. E, sotto di loro, il serpente.

Il piede della Madonna è, sì, sulla testa del serpente, ma la forza che ne schiaccia la testa viene dal piede di Gesù che preme sul piede della Madonna. Il piede "vincente" è quello di Gesù. Di lui solo!

can. Fiorino Triverio


*******************************************

 Alla scuola di Maria

  del can. FIORINO TRIVERIO


Una stupenda "carta d'identità"

«L'evangelista Luca può esserci particolarmente caro perché è l'evangelista della Madonna. Solo da lui ci sono state tramandate l'Annunciazione, la Visitazione, le scene del Natale, della presentazione al Tempio di Gesù» (laChiesa.it, voce: San Luca).

Il Vangelo di Luca ci offre una pagina preziosissima ai fini della conoscenza della Madonna. È la pagina dell'Annunciazione del Signore. Eccola: «Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te". A queste parole essa fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'Angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'Angelo: "Come avverrà questo? Io non conosco uomo". Le rispose l'Angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me come tu hai detto". E l'Angelo si allontanò da lei» (1,26-38).

Fra Paolo di Mariotto da Gambassi, Annunciazione (vetrata del sec. XVII), Museo dell’Opera del Duomo, Prato.
Fra Paolo di Mariotto da Gambassi, Annunciazione (vetrata del sec. XVII),
Museo dell'Opera del Duomo, Prato.

Non potevamo aspettarci informazioni migliori. La stupenda pagina di Luca ci presenta nientemeno che la "carta d'identità" della Madonna. Una "carta d'identità" unica al mondo; nome: Maria, «Piena di grazia »; cittadinanza-residenza: Nazaret di Galilea; stato civile: vergine e sposa; professione: serva del Signore; connotati e contrassegni salienti: il Signore è con Maria; madre di Gesù, discendente di Davide e il Messia; madre-vergine del Figlio di Dio; parente di Elisabetta.

Fr. Carlo Carretto (1910-1988), dei Piccoli Fratelli del Vangelo: un innamorato dell'Eucaristia.
Fr. Carlo Carretto (1910-1988), dei Piccoli Fratelli
del Vangelo: un innamorato dell'Eucaristia.

Questa "carta" si presenta con almeno otto informazioni per una conoscenza della
Madonna.

  1. La Madonna ha un duplice nome: Maria e «Piena di grazia».
  2. La Madonna è cittadina di Nazaret di Galilea.
  3. La Madonna è vergine e sposa.
  4. La Madonna è la serva del Signore.
  5. Il Signore è con la Madonna.
  6. La Madonna è la madre di Gesù, il discendente di Davide, cioè il Messia.
  7. La Madonna è la madre-vergine del Figlio di Dio.
  8. La Madonna è parente di Elisabetta, la madre di Giovanni Battista.

can. Fiorino Triverio




[Modificato da Caterina63 06/11/2012 15:39]
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29/11/2012 19:01
 
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[SM=g1740717] [SM=g1740720] LE SETTE PREGHIERE DI FATIMA





Forse pochi sanno che, durante il corso delle apparizioni a Fatima, vennero insegnate ai tre piccoli veggenti cinque preghiere potenti e uniche, due dall'Angelo della Pace e tre dalla Madre di Dio. In seguito, apparendo a Suor Lucia a Rianjo, Spagna, Nostro Signore Gesù Cristo le raccomandò scrupolosamente altre due preghiere. Per milioni di persone, queste preghiere sono oggi l'incarnazione vivente del Messaggio di speranza e di pace che Nostra Signora dette a Fatima per il mondo.

Negli ultimi anni, attraverso gli sforzi dell'Apostolato di Nostra Signora, si è sviluppata la pia pratica di recitare quotidianamente una o più di queste preghiere. La seguente scheda di preghiere è solo un suggerimento naturalmente perciò e per favore sentitevi liberi di recitarle in qualsiasi ordine riteniate sia più di conforto e appropriato, alla fine o all'inizio del Rosario, magari imparata a memoria può funzionare bene come Giaculatoria....

Lunedì


Mio Dio, io credo, io adoro, io spero e Vi amo! Vi chiedo perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano, e non Vi amano!

Martedì

O Gesù, questa preghiera è per amor vostro, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro l'Immacolato Cuore di Maria.

Mercoledì

O mio Gesù, perdonateci, salvateci dal fuoco dell'inferno, portate in cielo tutte le anime specialmente quelle più bisognose della vostra misericordia.

Giovedì

O Santissima Trinità, Vi adoro! Mio Dio, mio Dio, Vi amo nel Sacramento più Benedetto!

Venerdì

Dolce Cuore di Maria, siate la salvezza della Russia, della Spagna, del Portogallo, dell'Europa e del mondo intero.

Sabato


Per la vostra pura e Immacolata Concezione, o Maria, ottenetemi la Conversione della Russia, della Spagna, del Portogallo, dell'Europa e del mondo intero.

Domenica

Santissima Trinità, Padre, Figlio, e Spirito Santo, Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue e Divinità di Gesù Cristo, presenti in tutti i Tabernacoli del mondo, in riparazione ai sacrilegi, oltraggi e indifferenza che offendono Lui Stesso. E per mezzo degli infiniti meriti del Suo Sacro Cuore e dell'Immacolato Cuore di Maria, Vi chiedo la conversione dei poveri peccatori.




[SM=g1740738] [SM=g1740750] [SM=g1740752]


[Modificato da Caterina63 29/11/2012 19:10]
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- Annus Fidei Benedetto XVI spiega Maria Immacolata [SM=g1740752]

In questo Anno della fede il santo Padre ci ha donato un bellissimo Angelus nel quale spiega, con poche parole semplici, il ruolo di Maria e quell'essere Immacolata non solo per un Dono speciale di Dio ma anche per il suo contributo personale all'opera di Dio. Una immacolatezza che ha origine dal progetto di Dio nella Chiesa e per la Chiesa, immagine della Sposa salvata e redenta. In Maria ci è spiegato il dramma del Peccato Originale e come è stato risolto.
Gustiamo queste prelibatezze dottrinali e facciamole nostre!
www.gloria.tv/?media=369464



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BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 20 gennaio 2013

[Video]


 

Cari fratelli e sorelle!

Oggi la liturgia propone il Vangelo delle nozze di Cana, un episodio narrato da Giovanni, testimone oculare del fatto.
Tale episodio è stato collocato in questa domenica che segue immediatamente il tempo di Natale perché, insieme con la visita dei Magi d’oriente e con il Battesimo di Gesù, forma la trilogia dell’epifania, cioè della manifestazione di Cristo.
Quello delle nozze di Cana è infatti «l’inizio dei segni» (Gv 2,11), cioè il primo miracolo compiuto da Gesù, con il quale Egli manifestò in pubblico la sua gloria, suscitando la fede dei suoi discepoli. Richiamiamo brevemente ciò che accadde durante quella festa di nozze a Cana di Galilea. Accadde che venne a mancare il vino, e Maria, la Madre di Gesù, lo fece notare a suo Figlio. Egli le rispose che non era ancora giunta la sua ora; ma poi seguì la sollecitazione di Maria e, fatte riempire d’acqua sei grandi anfore, trasformò l’acqua in vino, un vino eccellente, migliore del precedente. Con questo “segno”, Gesù si rivela come lo Sposo messianico, venuto a stabilire con il suo popolo la nuova ed eterna Alleanza, secondo le parole dei profeti: «Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te» (Is 62,5). E il vino è simbolo di questa gioia dell’amore; ma esso allude anche al sangue, che Gesù verserà alla fine, per sigillare il suo patto nuziale con l’umanità.

La Chiesa è la sposa di Cristo, il quale la rende santa e bella con la sua grazia. Tuttavia questa sposa, formata da esseri umani, è sempre bisognosa di purificazione. E una delle colpe più gravi che deturpano il volto della Chiesa è quella contro la sua unità visibile, in particolare le storiche divisioni che hanno separato i cristiani e che non sono state ancora superate.

Proprio in questi giorni, dal 18 al 25 gennaio, si svolge l’annuale Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, un momento sempre gradito ai credenti e alle comunità, che risveglia in tutti il desiderio e l’impegno spirituale per la piena comunione.
In tal senso è stata molto significativa la veglia che ho potuto celebrare circa un mese fa, in questa Piazza, con migliaia di giovani di tutta Europa e con la comunità ecumenica di Taizé: un momento di grazia in cui abbiamo sperimentato la bellezza di formare in Cristo una cosa sola. Incoraggio tutti a pregare insieme affinché possiamo realizzare «Quello che esige il Signore da noi» (cfr Mi 6,6-8), come dice quest’anno il tema della Settimana; un tema proposto da alcune comunità cristiane dell’India, che invitano ad impegnarsi con decisione verso l’unità visibile tra tutti i cristiani, e a superare, come fratelli in Cristo, ogni tipo di ingiusta discriminazione. Venerdì prossimo, al termine di queste giornate di preghiera, presiederò i Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le mura, alla presenza dei Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali.

Cari amici, alla preghiera per l’unità dei cristiani vorrei aggiungere ancora una volta quella per la pace, perché, nei diversi conflitti purtroppo in atto, cessino le ignobili stragi di civili inermi, abbia fine ogni violenza, e si trovi il coraggio del dialogo e del negoziato. Per entrambe queste intenzioni, invochiamo l’intercessione di Maria Santissima, mediatrice di grazia.

 


Dopo l'Angelus


E infine saluto i pellegrini di lingua italiana, le famiglie, i fedeli di diverse parrocchie, di associazioni e di movimenti. A tutti auguro una buona domenica, una buona settimana. Grazie. Buona domenica!






[Modificato da Caterina63 20/01/2013 14:32]
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“Ecco tua Madre”



Antico Testamento:
Genesi 3,8-15 / Sapienza 6,12-21 / 7,22-30 / 8,1-8 / 15,3 / Cantico dei Cantici 3,6-11 / 4,7-15 / 6,1-3 / 6,8-10 / 8,1-2 / 8,5 / Proverbi 8,17-21 / 8,32-36 / Siracide 6,26-31 / Salmi 44,7&10&14 / Isaia 7,14 / 60,1-6 / 66,7-11

Nuovo Testamento:
Matteo 1,18-25 / Luca 1,26-56 / 2,1-35 / 2,46-52 / Giovanni 2,1-12 / Marco 3,31-35 / Giovanni 19,25-27 / Atti 1,12-14 / 2,1 / Apocalisse 12 / 22,17

Nel Vecchio Testamento

Genesi 3,8-15: Fin dall’inizio, nostro Padre ha concepito il Piano di salvare l’umanità tramite una Donna. Nostro Padre ha voluto porre il combattimento tra Maria e Satana all’origine della Rivelazione divina, proprio all’inizio della Genesi. Da che è entrato il peccato,  Maria era già stata pensata da Dio. Ancora prima che Ella nascesse, Egli ha annunciato la sconfitta di Satana per opera della Donna e della sua discendenza (Gesù e tutti noi che l’abbiamo per Madre). Maria ha schiacciato la testa del serpente perché Ella è l’Immacolata Concezione e Satana non è mai riuscito a farla peccare.

Sapienza 6,12-21: “Facilmente è contemplata da chi l’ama… Ella medesima va in cerca di quanti sono degni di lei…”. Per coloro che sanno amare questi sono versetti che si applicano allo stesso tempo alla Sapienza e a Maria, perché nostra Madre si è lasciata plasmare dalla Sapienza più di ogni creatura. Maria è sempre stata perfettamente saggia e fedele a tutti i movimenti della Grazia. Con il suo Cuore di Madre, Ella viene incontro a coloro che la cercano e ci introduce nella Sapienza divina e nella Regalità eterna (Apocalisse 1,6).

Sapienza 7,22-30: Questi versetti si riferiscono all’Immacolata Concezione: “Nulla di contaminato in ella s’infiltra… uno specchio senza macchia dell’attività di Dio”. Persino Maometto aveva  sottolineato l’Immacolata Concezione di nostra Madre dicendo nelle sue “Nobili Discussioni”: “Nessun uomo nasce senza che il diavolo lo raggiunga fin dalla sua nascita ed esso grida a causa di questo attacco satanico (tara del peccato originale), a eccezione di Maria e di suo figlio.” (Interpretazione del “Jalalein” del versetto 31 della Sura della Famiglia d’Imran). Queste parole, accettate da ogni musulmano, sono un riconoscere l’Immacolata Concezione di Maria.
I versetti della Sapienza si riferiscono anche alla santa Intercessione, alla potenza e alle altre virtù di Nostra Mamma. Da meditare bene perché “nulla, infatti, Dio ama se non chi vive con la Sapienza”.

Sapienza 8,1-8: Altre qualità di Maria e riferimenti alle sue apparizioni. Solo chi la ama intensamente può riconoscerla in questi versetti ispirati: “…Ella manifesta la sua nobiltà in comunione di vita con Dio, perché il Signore dell’Universo l’ha amata”.

Sapienza 15,3: “Conoscerti, infatti, è giustizia perfetta, conoscere la tua potenza è radice d’immortalità”.

Cantico dei Cantici 3,6-11: “Il profumo” del versetto 6 rappresenta le preghiere di Apocalisse 8,3. Gesù (Salomone) ritorna sostenuto da combattenti valorosi (gli Apostoli degli ultimi tempi) che sanno maneggiare la spada della Parola. Il trono del re è fatto con il legno del Libano e rappresenta l’Angelo dell’Apocalisse e la sua missione. Maria intronizza Gesù nel giorno delle Nozze dell’Agnello (vedere anche Apocalisse 19,7): “… Il re Salomone (Gesù) con la corona che gli pose sua madre, nel giorno delle sue nozze, nel giorno della gioia del suo cuore” (Cantico dei Cantici 3,11). È Maria che incorona Gesù, perché è per la sua Compassionevole Intercessione, le sue preghiere e il suo combattimento vicino ai suoi apostoli che Egli trionfa (Apocalisse 12).

Cantico dei Cantici 4,7-15: Maria è l’Immacolata Concezione: “Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia”. La fidanzata che viene dal Libano sono l’Angelo dell’Apocalisse e la sua missione che vengono dal Libano. Il miele vergine rappresenta la parola profetica contro l’Anticristo. La sorgente sigillata rappresenta la Verginità di Maria e l’Apocalisse sigillata da 7 sigilli (versetto 12). Le rare essenze e i profumi si riferiscono agli scritti dell’Angelo dell’Apocalisse e alle preghiere dei santi presentati da lui sull’altare (Apocalisse 8,3-4). Il versetto 15 si riferisce al fiume di Vita in Apocalisse 22,1.

Cantico dei Cantici 6,1-3:

“Dov’è andato il tuo Diletto, o la più bella delle donne?

Dove si è recato il tuo Diletto, perché lo ricerchiamo con te? [Oh sì, cerchiamoLo con lei per trovarlo].

Il mio Diletto è sceso nel suo giardino, nelle aiuole di balsamo, per pascolare il gregge nei giardini, per raccogliere gigli.

Io sono per il mio Diletto, e il mio diletto è per me: pascola il gregge fra i gigli”.

 

Cantico dei Cantici 6,8-10: Il canto di lode che tutti gli eletti sono chiamati a cantare a Maria traspare anche nei versetti seguenti:

“Unica è la mia colomba, la mia perfetta,

Ella è l’unica di sua madre, la prediletta per colei che l’ha generata.

‘Chi è costei che sorge come l’aurora,

bella come la luna, fulgida come il sole,

terribile come schiere a vessilli spiegati?'”

Questi sono tra i versetti più belli che si riferiscono a Maria, per coloro che La amano. Beati coloro che rispondono “Maria” alla domanda del versetto 10. Fulgida come il sole, come la Donna vestita di sole (cioè piena di Gesù) in Apocalisse 12,1 e “terribile come schiere a vessilli spiegati” perché Ella ha sempre saputo schiacciare la testa del serpente nei minimi dettagli della sua vita e ci ha insegnato a fare lo stesso. È la strada maestra verso nostro Padre.

Cantico dei Cantici 8,1-2: Per questo Gesù ci istruisce nella “Casa di sua Madre”. E Maria ci introduce nella camera nuziale dove il nostro Sposo (Gesù) ci attende per donarci il suo vino aromatico. Questo vino è il vino nuovo in Matteo 26,29, cioè il Sangue di Gesù preso nell’intimità delle nostre case (Apocalisse 3,20), nella Chiesa dispensatrice dei Sacramenti:  "Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio" (1Cor.4,1).  

Cantico dei Cantici 8,5: Lo Sposo, cioè Gesù, si indirizza a noi che siamo stati concepiti da Maria e svegliati dal “Grido di Mezzanotte”, la Tromba Apocalittica (Matteo 25).

Proverbi 8,17-21: Maria è la mediatrice di tutte le grazie (versetto 21).  

Proverbi 8,32-36: “…Chi trova me trova la vita, e ottiene favore dal Signore, ma chi mi offende distrugge se stesso” (vedere Luca 2,35).

Siracide 6,26-31: “…Ricerca le sue tracce e si farà conoscere… La cingerai come corona d’onore…”.

Salmo 45 (44),7/10/14: Al Messia viene detto: “In eterno e per sempre sta il tuo trono, o Dio”. E un poco più avanti: “Alla tua destra la regina in ori di Ofir”. Questa regina è nostra Madre, la Madre del “Re dei re e Signore dei Signori” (Apocalisse 19,16). Ella è la regina in Cielo e sulla terra. È “tessuto d’oro il suo vestito”, l’oro spirituale di una vita perfettamente conforme al Piano di nostro Padre fino alla croce di suo Figlio.

Isaia 7,14: “La vergine concepirà e partorirà un figlio e gli porrà nome Emmanuele (Dio con noi)”.

Isaia 60,1-6: Questi versetti si riferiscono alla nascita di Gesù e anche alla nascita della Gerusalemme Celeste (Apocalisse 21). Il versetto 5 descrive lo stato d’animo di Maria nel ricevere i pastori e i doni dei Re Magi alla nascita di Gesù (Luca 2,19). Si riferisce anche ai suoi sentimenti nel vivere la vittoria finale insieme con gli apostoli degli ultimi tempi: “I tuoi figli vengono da lontano… A quella vista sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore…” (vedere anche Apocalisse 20,13).

Isaia 66,7-11: Maria è la Donna di Apocalisse 12,2 e 12,5 che ha partorito un figlio (Gesù) e che partorisce tramite l’Angelo dell’Apocalisse in un giorno un nuovo popolo rigenerato. Tutto sarà fatto molto rapidamente, “in un giorno”. I versetti sulla nuova Gerusalemme si applicano anche a nostra Madre, poiché ha partorito questa nuova Gerusalemme: “…Affinché siate allattati e saziati alla mammella delle sue consolazioni, affinché succhiate e vi deliziate al seno della sua gloria”. Non stiamo assaporando con delizie il suo seno di gloria?

In riassunto, la nostra tenera Madre è annunciata nel Vecchio Testamento, ma occorre finezza e amore per scoprirla. Certi versetti non possono essere compresi che con l’apertura del libro dell’Apocalisse tramite l’Angelo (Apocalisse 10,1-2): “Furono aperti dei libri (la comprensione dei libri della Bibbia alla luce dell’Apocalisse). Fu aperto anche un altro libro (l’Apocalisse)” (Apocalisse 20,12).

Nel Nuovo Testamento

Matteo 1,18-25: L’atteggiamento di Maria è stato ammirabile, perché, pur sapendo di essere incinta per opera dello Spirito Santo, non ha detto niente a Giuseppe. Ella si è rimessa totalmente al Padre. Il miracolo operato in lei era troppo grande perché nella sua grande delicatezza Ella potesse parlarne. Ella ha preferito il silenzio e l’abbandono totale al Padre.
Parimenti Giuseppe, intendeva ripudiarla in segreto per proteggerla. Aveva troppa ammirazione per la sua giovane fidanzata, così nobile, così pura, così radiosa per potere agire diversamente. Ciò che vedeva davanti a lui, la radiosità pura di questa ragazza piena di grazie, non corrispondeva a una gravidanza causata da un “qualcun’altro”. Egli non poteva immaginare che questo “Altro” fosse il suo Dio. Lacerato da questo dilemma, decide di ripudiarla in segreto.
In quel momento, nostro Padre, che non ci prova al di là delle nostre forze, è intervenuto inviandogli un Angelo in sogno per rivelargli ciò che era impossibile agli uomini, ma possibile a Dio.

Luca 1,26-56: Secondo le parole dell'Arcangelo Gabriele, inviato da Dio, Maria è “piena di grazia”. Bisogna meditare e approfondire queste tre parole. Nostra Madre è “piena di grazia”, Ella ne è colma e sparge la sovrabbondanza su di noi. Nessuno mai ha meritato di essere salutato così da un Arcangelo.
Maria è prudente. “Ella si domandava che senso avesse un tale saluto”. Se Eva avesse avuto questo atteggiamento prudente col serpente, fin dall’inizio, non sarebbe caduta nella trappola.
Maria ha una fede incrollabile. Non ha dubitato un istante come Zaccaria davanti all’Angelo. Ella ha posto una domanda per comprendere: “Come è possibile?”. È legittimo. Dal momento che Ella ha compreso, ha creduto. “Benedetta colei che ha creduto al compimento di ciò che le è stato detto dal Signore”, le disse Elisabetta sotto l’azione dello Spirito Santo.
Maria è abbandonata totalmente alla Volontà di nostro Padre. Umile e malleabile, è sempre stata fedele nei minimi dettagli al Piano di nostro Padre. Davanti alla grandezza di ciò che le è annunciato, non esita: “Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Subito dopo queste parole, lo Spirito Santo è sceso su Maria e l’ha fecondata.  Ella “trasalì di gioia”, come ha rivelato più tardi: Il Verbo Eterno si era incarnato.

Appena incinta, si è recata “in fretta” dalla sua vecchia cugina Elisabetta per aiutarla nella sua gravidanza (versetto 39). Il suo spirito di servizio l’ha spinta ad andare ad aiutarla dimenticando subito la sua gravidanza.
Alla voce di Maria, Giovanni ha sussultato di esultanza. Allo stesso modo, anche noi, ascoltando la voce di Maria in noi, trasaliamo di esultanza, perché come con Elisabetta, Ella ci porta sempre suo Figlio, “il frutto benedetto del suo seno”, e ci comunica lo Spirito Santo con una sovrabbondanza di grazie.

Dal versetto 46 risulta come Maria discerni tra la sua anima che rende gloria al Padre e il suo spirito che esulta di gioia nel compimento delle profezie sul Messia. Maria, inoltre, nella sua profonda umiltà riconosce: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata”.

Luca 2,1-35: Alla presentazione di Gesù al Tempio, Simeone si rivolge a “Maria, sua madre”: “…E anche a te una spada trafiggerà l’anima finché siano svelati i pensieri di molti cuori” (versetto 35; corrisponde esattamente al testo originale greco; la punteggiatura introdotta nella Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Cerf 1961, porta a confusione. Non esiste nel testo greco).
La spada che ha trapassato l’anima di nostra Madre ai piedi della Croce è un criterio di scelta degli eletti. Solo coloro che avranno compassione per lei e per tutto ciò che Ella ha sofferto in comunione con suo Figlio, saranno tra gli eletti. Maria nella sua sofferenza e nel suo sacrificio totale rivela i cuori. Colui che disprezza la tenera Madre del nostro Salvatore non comprende l’Amore di suo Figlio e si esclude da se stesso dalla salvezza. È proprio Simeone che ispirato dallo Spirito Santo ce lo rivela a chiare lettere.

Luca 2,46-52: Al versetto 51 si vede come Gesù, Figlio di Dio, fosse sottomesso a Maria l’Immacolata Concezione. Occorreva bene che fosse perfetta e pienamente pura, per potere “crescere” Dio. “Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore” (versetto 51; Luca 2,19). Aveva di che meditare nostra Madre, perchè fin dalla nascita in una povera stalla fino all’insegnamento ai dottori nel Tempio, Gesù sconvolgeva la sua mentalità di ragazza ebrea. E lei si lasciava plasmare. Non poteva, però, ancora immaginare all’epoca, che il Trono di suo Figlio annunciato dall’Angelo sarebbe stato la Croce.

Giovanni 2,1-12: Maria conosce la potenza di suo figlio e a Cana lo guarda con un’estrema dolcezza. “Che importa a me e a te, o donna?”, le ha detto Gesù (È la traduzione esatta del testo; “donna” è una parola corrente e molto rispettosa nei paesi della regione e si dice ancora oggi in arabo. Ella è la Donna per eccellenza). Gesù qui risponde a sua madre con immenso rispetto e amore. Da meditare bene lo scambio di sguardi, senza altre parole, Maria disse ai servitori: “Fate quello che vi dirà”. Aveva compreso che suo Figlio aveva ceduto. Gesù non può che esaudire il suo desiderio e anticipare a motivo dell’intercessione di sua Madre la sua missione. Egli cambiò il suo Piano a causa di lei.
Maria si prende cura di noi, i suoi figli, anche nelle cose materiali. Il vino di Cana è il segno precursore di un altro vino che sarà trasformato poi nel Sangue di Gesù.

Marco 3,31-35: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Gesù ci insegna a staccarci dei legami fisici per elevarci ai legami spirituali. Nella sua generosità infinita, Egli allarga la maternità di Maria a tutti i suoi veri discepoli, a tutti coloro che oltrepassano se stessi per fare la Volontà del Padre. Egli ci rende così partecipi della Maternità di Maria e noi diventiamo i suoi fratelli. Questa è la Grande Famiglia Spirituale rigenerata dal Suo Corpo e dal Suo Sangue e dai legami d’amore Eterno, dove i legami della carne sono superati.
Ecco perché quando, aggrappandosi a una dimensione fisica, le donne gli hanno gridato: “Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte”. Egli le fa salire più in alto rispondendo: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (Luca 11,27-28).
Quanto a Maria, Ella è pienamente sua madre sul piano spirituale, perché ha sempre compiuto la volontà del Padre alla perfezione, come nessun’altro.

Giovanni 19,25-27: Maria era nel piano del Padre fin dalla fondazione del mondo. Ella ha detto sì al piano di Dio, Egli l’ha scelta per incarnarsi ed Ella è stata presente alla sua morte. Gesù sulla croce ci ha lasciato in eredità Maria sua Madre. E, ai piedi della Croce, le ha parlato con un’estrema tenerezza nonostante fosse al limite delle forze. Ogni parola gli pesava, perché “il suo palato era arido come un coccio e la sua lingua si era incollata alla gola…” (Salmo 22,16). In un ultimo sforzo ci ha tenuto a dire a Giovanni, e attraverso Giovanni a tutti noi, queste parole come testamento: “Ecco tua Madre”. Sulla croce Egli ci ha trasmesso così la persona più preziosa: sua madre, Maria, il suo regalo più bello. “E il discepolo la prese nella sua casa”… È unicamente dopo ciò che “sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta”… Egli disse: “Ho sete”… e dopo “Tutto è compiuto”… Era necessario che prima di dire queste parole, dopo averci donato tutto, ci donasse ancora sua Madre.
E alla discesa dalla Croce, Ella lo ha ricevuto tra le sue braccia.

Atti 1,12-14: È Maria che raduna i discepoli attorno a sé dopo la Passione di Gesù.

Atti 2,1: Maria è con i discepoli alla Pentecoste. Lo Spirito Santo non discende se non c’è nostra Madre. Egli è disceso in Maria per dare vita a Gesù. È il piano di salvezza del Padre, perché come Maria è la strada che Dio ha scelto per rivelarsi al mondo, così Maria è sempre quella strada per arrivare a Dio, per evitare il rincorrere verso i falsi messia.

Apocalisse 12: Maria ha un ruolo centrale anche nel combattimento della fine dei tempi. Ella accompagna e nutre i suoi apostoli che combattono il Dragone nel “deserto” (Apocalisse 12,14-17). Nel versetto 1 Ella “è vestita di sole” come in Cantico dei Cantici 6,10. Anche l’Angelo dell’Apocalisse ha “la faccia come il sole”, perché irradia tutta la Luce di Gesù (Apocalisse 10,1). Attraverso Lei e attraverso quest’Angelo è donata la pienezza della Rivelazione divina agli uomini di tutte le nazioni in questa fine dei tempi.
La vittoria di Maria avviene attraverso gli Apostoli degli ultimi tempi come suggerisce san Grignon de Montfort nel suo Trattato della vera evozione a Maria e il Segreto ammirabile del santo Rosario. dunque attraverso il trionfo del suo Cuore Immacolato come ha detto a Fatima. “E il diavolo fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo…” (Apocalisse 20,10).

Apocalisse 22,17: La sposa è la Chiesa, siamo noi - le membra della Chiesa - con Maria, nostra Madre. Con lei e in lei noi Lo chiamiamo: “Oh sì, vieni Signore Gesù. Amen” (Apocalisse 22,10-21).
La sua seconda ed ultima venuta, come la prima, si opererà tramite Maria.

La Bibbia comincia e termina così con la presenza di Maria.

   


[Modificato da Caterina63 12/07/2015 23:39]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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