A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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ATTENZIONE: AVVISI IMPORTANTI ED UTILI PER I SACERDOTI

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2016 21:52
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27/09/2009 12:39
 
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Amici...in questo spazio uniremo i collegamenti alle notizie che vi invitiamo e vi sollecitiamo a conoscere....

Inserirremo i link qui presenti oppure esterni, qui troverete a portata di Clik ciò è utile per la Vostra riflessione e arricchimento, nonchè anche nostro perchè un santo sacerdote santifica anche noi laici....

Vi invitiamo così a prendere visione dei testi integrali del Santo Padre nel suo viaggio

26-28 settembre 2009 Benedetto XVI in visita Apostolica nella Rep. Ceca

i suoi Discorsi sollecitano spesso proprio i Sacerdoti alla missione che gli è propria... leggeteli e fateli vostri...

***********
e questo:

Non di una Chiesa più "umana" abbiamo bisogno, ma di una Chiesa DIVINA (Ratzinger 1990)


*********

Un altro invito e sollecitazione ci giunge dalla Ecclesia Dei che seppur confluita nella Congregazione per la Dottrina della Fede non ha perduto la sua autonomia in materia di dialogo costruttivo circa la questione Liturgica, ed ecco che INVITA TUTTI I SACERDOTI AD IMPARARE LA MESSA NELLA FORMA STRAORDINARIA....

ECCO IL sussidio ufficiale della Pontificia Commissione Ecclesia Dei per la Messa antica



Vi sollecitiamo anche a visitare la:
 

                       
 


QUI TROVERETE:


LIBRI TROVATI ONLINE DI SPIRITUALITA'18119013/09/2009 10.53
LIBRI DI SPIRITUALITA'
by (Gino61)
 
Libri ed omelie dei Vescovi e santi Sacerdoti
Parole di incoraggiamento per i Laici e per i Sacerdoti
17128023/09/2009 0.05
LA PENITENZA (scritto di sant'Ambrogio)
by Caterina63
 
Racconti ed esperienze autentiche
Esorcismi, Mistica, episodi narrati da Persone credibili e nella Chiesa
841007/09/2009 16.22
Interviste col Maligno (di don Domenico Mondrone) da meditare!
by Caterina63
 
TUTTO SULLA SANTA MESSA
Liturgia, Rito, simboli, preghiere, tutto sul Culto a Dio nella Chiesa
1047011/09/2009 16.08
La S. Messa e l'Officio strapazzati (di sant'Alfonso M. De Liguori)
by Caterina63






CLICCANDO SUI TITOLI troverete interi libri utili alla Vostra missione ed alla nostra stessa santificazione....










[Modificato da Caterina63 27/09/2009 12:42]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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08/12/2009 22:43
 
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Convegno organizzato dal "Seminario Teologico Immacolata Mediatrice" …


[SM=g1740733] [SM=g1740722] [SM=g1740721]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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13/01/2010 19:08
 
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In un nuovo libro

Preghiere sacerdotali


Uomini di cultura, teologi, padri della Chiesa, Pontefici:  in ogni tempo la riflessione e l'importanza della preghiera per i sacerdoti ha sempre richiamato l'attenzione delle più eminenti personalità. In occasione dell'Anno sacerdotale, l'addetto per il Protocollo della Prefettura della Casa Pontificia, sacerdote rogazionista, ha raccolto molti di questi testi in un volume da poco giunto in libreria (Preghiere sacerdotali, Roma, Editrice Rogate, 2009, pagine 246, euro 16). Proponiamo di seguito integralmente la premessa dell'autore con i testi di due preghiere scelte tra quelle presenti nel volume.

di Leonardo Sapienza


La Chiesa è la comunità di uomini che pregano. Suo scopo principale è insegnare a pregare. La Chiesa ricorda ai fedeli l'obbligo della preghiera, risveglia in essi l'attitudine e il bisogno della preghiera, fa della preghiera il grande mezzo della salvezza.

La Chiesa fa della preghiera l'espressione elementare e sublime della fede:  credere e pregare si fondono in un medesimo atto. La Chiesa attribuisce alla preghiera un'importanza essenziale e suprema.

Per questo il Papa Benedetto XVI, aprendo l'Anno sacerdotale ha invitato:  "...preghiamo per tutti i sacerdoti. Si moltiplichino nelle Diocesi, nelle parrocchie, nelle comunità religiose specialmente quelle monastiche, nelle associazioni e nei movimenti, nelle varie aggregazioni pastorali presenti in tutto il mondo, iniziative di preghiera e, in particolare, di adorazione eucaristica, per la santificazione del clero e le vocazioni sacerdotali, rispondendo all'invito di Gesù a pregare "il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe" (Matteo, 9, 38). La preghiera è il primo impegno, la vera via di santificazione dei sacerdoti, e l'anima dell'autentica "pastorale vocazionale":  Chi prega non ha paura; chi prega non è mai solo; chi prega si salva!" (1 luglio 2009).

Per rispondere a questo invito, viene offerta una vasta raccolta di preghiere, che possono essere utilizzate per la preghiera personale e comunitaria, o possono essere inserite in una celebrazione della Parola, alternate con  letture e canti, in ore di adorazione...
L'Anno sacerdotale non sia un appuntamento passeggero, ma l'interesse e l'entusiasmo suscitati facciano sì che la preghiera, e la preghiera per le vocazioni, per i sacerdoti e la santificazione dei sacerdoti in particolare, diventino una priorità nella comunità cristiana.

Che cosa sarebbe la Chiesa senza la preghiera? E che cosa sarebbe la Chiesa senza le vocazioni?
Il Signore, che ha detto "Pregate il padrone della messe...", esaudisca le nostre preghiere e faccia sì che l'Anno sacerdotale costituisca un'occasione propizia per approfondire il valore e l'importanza della missione sacerdotale, e ottenga il dono alla sua Chiesa di numerosi e santi sacerdoti.


(©L'Osservatore Romano - 14 gennaio 2010)
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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"Alter Christus", video in Internet e DVD dell'Anno Sacerdotale


CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 18 marzo 2010 (ZENIT.org).- In occasione dell'Anno Sacerdotale convocato da Benedetto XVI, la HM Television, attraverso la Fondazione E.U.K. Mamie, in collaborazione con la Congregazione vaticana per il Clero, ha prodotto un DVD dal titolo "Alter Christus: Fidelitas Christi, Fidelitas Sacerdotis" ("Un altro Cristo: fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote").

"Questa produzione dà rapide pennellate sui molteplici aspetti della vita sacerdotale. Prendendo come centro la vita di San Giovanni Maria Vianney, i temi che tratta vanno dall'identità sacerdotale ai sacramenti, dal celibato alla missione", spiegano i produttori in un comunicato.

Tra le interviste che include, figurano quelle al Cardinale Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero; al Cardinale Antonio Cañizares, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; al Cardinale Julián Herranz, presidente della Comissione Disciplinare della Curia Romana; all'Arcivescovo Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero; all'abate Michael John Zielinski, vicepresidente della Commissione per il Patrimonio Culturale della Chiesa; a monsignor Guido Marini, maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie.

La produzione si presenta in due formati: uno completo, in DVD, di una durata di 180 minuti, un altro più breve su Internet, di una durata di circa 30 minuti.

Il video può essere visionato e il DVD acquistato ai seguenti link:

Italiano: http://www.eukmamie.org/it/alter/

Spagnolo: http://www.eukmamie.org/es/alter/

Francese: http://www.eukmamie.org/fr/alter

Inglese: http://www.eukmamie.org/en/alter

Tedesco: http://www.eukmamie.org/de/alter

E' possibile consultare un servizio sul DVD su sito di h2o News: http://www.h2onews.org/italiano/1-Anno%20sacerdotale/224443101-dvd-per-lanno-sacerdotale.html


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20/03/2010 15:38
 
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ATTENZIONE, CLICCATE QUI:


ATTENZIONE: LETTERA DI BENEDETTO XVI CONTRO GLI ABUSI SESSUALI NELLA CHIESA





Desidero concludere questa Lettera con una speciale Preghiera per la Chiesa in Irlanda, che vi invio con la cura che un padre ha per i suoi figli e con l’affetto di un cristiano come voi, scandalizzato e ferito per quanto è accaduto nella nostra amata Chiesa. Mentre utilizzerete questa preghiera nelle vostre famiglie, parrocchie e comunità, possa la Beata Vergine Maria proteggervi e guidarvi lungo la via che conduce ad una più stretta unione con il suo Figlio, crocifisso e risorto. Con grande affetto e ferma fiducia nelle promesse di Dio, di cuore imparto a tutti voi la mia Benedizione Apostolica come pegno di forza e pace nel Signore.

Dal Vaticano, 19 marzo 2010, Solennità di San Giuseppe

BENEDICTUS PP. XVI






Preghiera per la Chiesa in Irlanda


Dio dei padri nostri,

rinnovaci nella fede che è per noi vita e salvezza,

nella speranza che promette perdono e rinnovamento interiore,

nella carità che purifica ed apre i nostri cuori

ad amare te, e in te, tutti i nostri fratelli e sorelle.

Signore Gesù Cristo,

possa la Chiesa in Irlanda rinnovare il suo millenario impegno

alla formazione dei nostri giovani sulla via della verità,

della bontà, della santità e del generoso servizio alla società.

Spirito Santo, consolatore, avvocato e guida,

ispira una nuova primavera di santità e di zelo apostolico

per la Chiesa in Irlanda.

Possano la nostra tristezza e le nostre lacrime,

il nostro sforzo sincero di raddrizzare gli errori del passato,

e il nostro fermo proposito di correzione,

portare abbondanti frutti di grazia

per l’approfondimento della fede

nelle nostre famiglie, parrocchie, scuole e associazioni,

per il progresso spirituale della società irlandese,

e per la crescita della carità. della giustizia, della gioia e della pace, nell’intera famiglia umana.

A te, Trinità,

con piena fiducia nell’amorosa protezione di Maria,

Regina dell’Irlanda, Madre nostra,

e di San Patrizio, di Santa Brigida e di tutti i santi,

affidiamo noi stessi, i nostri ragazzi,

e le necessità della Chiesa in Irlanda.

Amen.




Fraternamente CaterinaLD

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22/03/2010 20:23
 
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Omaggio artistico ai sacerdoti


Un libro rende un tributo visivo al sacerdozio


di Elizabeth Lev*

ROMA, lunedì, 22 marzo 2010 (ZENIT.org).- Sono tempi difficili in cui essere un sacerdote cattolico. Tra i mezzi di comunicazione rabbiosi e i sempre più numerosi laici volubili, chi risponde davvero alla chiamata di Dio non lo sta facendo per la gloria temporale. L'attenzione incessante su pochi sacerdoti peccatori ha oscurato il continuo bene che la maggior parte compie nei suoi silenziosi ministeri: celebrare Messe, ascoltare confessioni e pregare per il proprio gregge.

Mercoledì scorso, nel maestoso Palazzo Ruspoli di Via del Corso a Roma, la straordinaria mecenate Liana Marabini ha dato una dimostrazione di amore e apprezzamento per i sacerdoti nella presentazione del libro The Priest; The Image of Christ Through Centuries of Art ("Il sacerdote; l'immagine di Cristo attraverso secoli d'arte"), dell'autore danese Steen Heidemann (il libro è pubblicato in inglese da Gracewing).

Il testo offre oltre 500 immagini di sacerdoti e del sacerdozio, alcune del primo periodo dell'arte cristiana, altre di grandi epoche della pittura, e un numero sorprendente di interessanti immagini contemporanee. Ciascuna di queste riproduzioni di alta qualità è accompagnata da una riflessione, un saggio scritto da un sacerdote.

"Volevo offrire un lavoro che sostenesse e mostrasse i sacerdoti del nostro mondo attuale", ha detto Heidemann. Ispirato all'indizione dell'Anno Sacerdotale da parte di Papa Benedetto, che culminerà in un incontro, a giugno, dei sacerdoti di tutto il mondo, Heidemann ha utilizzato il linguaggio universale dell'arte, cercando opere di vari angoli del mondo, di ogni epoca, per sottolineare la dignità del sacerdote come alter Christus. Questo libro, pubblicato in sei lingue, è il dono del mondo dell'arte all'Anno Sacerdotale.

Oltre a tradurre e pubblicare le edizioni di questo vulme splendidamente illustrato, Liana Marabini ha anche pensato a una presentazione che sembrava un'orchestra, con l'Arcivescovo Raymond Burke, l'abate Michael John Zielinski e monsignor Gilles Wach che hanno condiviso riflessioni sul sacerdozio.

Ha moderato questi ecclesiastici simili ai tre tenori Andrea Tornielli, che ha sottolineato il lavoro quotidiano dei sacerdoti, spesso poco compreso. I presbiteri di parrocchia che aprono la chiesa, offrono i sacramenti e si prendono cura dei propri fedeli nel loro "ministero occulto" sono eroi anonimi.

Pur se dimenticati dalla stampa, interessata solo agli scandali, salvano anime e cambiano vite senza strombazzamenti o addirittura senza riconoscimento.

Se l'Arcivescovo Burke ha intonato un ritornello dolce ma costante sul carattere centrale dell'Eucaristia nella vita e nel ministero del sacerdote, offrendo una breve riflessione sulla vita del Curato d'Ars, monsignor Wach, superiore dell'Istituto Pontificio Cristo Re, ha fornito le percussioni con un colpo alla spiritualità New Age, segnalando che la spiritualità del sacerdote gira intorno al dare, come Cristo ha donato se stesso, a differenza del moderno assioma del prendere.

I pensieri appassionati e poetici dell'abate Zielinski sembravano un'Ode al Sacerdozio, quando ha riflettuto sul potere delle immagini. L'abate ha osservato che nella Scrittura dimenticare significa "cadere dal cuore di qualcuno". La memoria mantenuta viva attraverso le immagini, rinnovata di generazione in generazione, ci esorta ad amare la figura del sacerdote, "che si insinua ovunque, in tempi ostili e tra le tormente", per "rendere contemporaneo Gesù".

Heidemann ha avuto un'idea geniale per rendere Gesù "contemporaneo", cercando artisti di tutto il mondo ed esortandoli a realizzare nuovi dipinti di sacerdoti come immagine di Cristo. Nelle pagine del libro, queste interessanti opere si trovano accanto agli sforzi del Beato Angelico e di Raffaello. I dipinti, alcuni dei quali piuttosto sorprendenti, si basano sulle parole di Benedetto XVI, che ha raccomandato agli artisti di lavorare in continuità con il passato senza copiarlo.

La stampa secolare può dipingere un'immagine negativa, ma il libro di Heidemann ricorda che non c'è niente di più bello della Verità.

----

* Elizabeth Lev è docente di Arte e Architettura Cristiane nel campus italiano della Duquesne University e nel programma di Studi Cattolici dell'Università San Tommaso. Può essere contattata all'indirizzo lizlev@zenit.org.



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23/03/2010 15:27
 
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Orationes: un aiuto alla santa preparazione.

Don Alessandro Galeotti, curatore della nostra collana Strumenti per la Riforma per la Cantagalli, ha completato un'altra opera fuori collana per aiutare i Sacerdoti a prepararsi devotamente alla celebrazione della liturgia in entrambe le forme del rito romano.



Rinascimento Sacro
presenta

ORATIONES

a cura di Alessandro Galeotti

Editrice Cantagalli
Siena 2010

88 pp.

8,00 euro

***
acquista qui
oppure richiedilo nelle migliori librerie


In occasione dell'Anno sacerdotale indetto da Sua santita' Benedetto XVI, venendo incontro ad una diffusa richiesta dei sacerdoti, presentiamo questo prodotto editoriale composto da un libretto, con le preghiere di preparazione alla celebrazione della messa, di ringraziamento e altre Orazioni che il sacerdote puo' recitare con testo latino e traduzione a fronte in italiano. Il libretto e' corredato da un elegante manifesto di cm. 50 x 70 da esporre in sacrestia con le principali preghiere di preparazione e ringraziamento anch'esso in due lingue.

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20/04/2010 00:03
 
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 LA CONCLUSIONE DELL’ANNO SACERDOTALE  

Cari Presbiteri,         

La Chiesa è senz’altro molto lieta per l’Anno Sacerdotale e ringrazia il Signore per aver ispirato il Santo Padre ad indirlo.  Tutte le informazioni che arrivano qui a Roma sulle numerose e molteplici iniziative intraprese dalle Chiese locali nel mondo intero per realizzare quest’anno speciale costituiscono la prova di come esso sia stato ben recepito e – possiamo dire – abbia risposto ad uno vero e profondo anelito dei presbiteri e di tutto il popolo di Dio. Era ora di dare un’attenzione speciale, riconoscente  e intraprendente al grande, laborioso e insostituibile presbiterio e ad ogni singolo presbitero della Chiesa. 
         

È vero che alcuni, ma proporzionalmente molto pochi, presbiteri hanno commesso orribili e gravissimi delitti di abusi sessuali contro minorenni, fatti che dobbiamo in modo assoluto e intransigente rifiutare e condannare. Loro devono rispondere davanti a Dio e davanti ai tribunali, anche civili. Nondimeno preghiamo che arrivino alla conversione spirituale e al perdono di Dio. La Chiesa intanto è decisa a non nascondere o minimizzare tali crimini. Ma soprattutto siamo da parte delle vittime e loro vogliamo sostenere nel recupero e nei loro diritti offesi.
         

D’altra parte, i delitti di alcuni non possono assolutamente essere usati per infangare l’intero corpo ecclesiale dei presbiteri. Chi lo fa, commette una clamorosa ingiustizia. La Chiesa, in quest’Anno Sacerdotale, cerca di dire ciò alla società umana. Qualsiasi persona di buon senso e di buona volontà lo capisce.
         

Detto necessariamente questo, torniamo a voi, cari presbiteri. A voi vogliamo dire, ancora una volta, che riconosciamo quello che siete e quello che fate nella Chiesa e nella società. La Chiesa vi ama, vi ammira e vi rispetta. Siete anche una gioia per la nostra gente cattolica nel mondo, che vi accoglie ed appoggia, soprattutto in questi tempi di sofferenze.
         

Tra due mesi arriveremo alla conclusione dell’Anno Sacerdotale. Il Papa, cari sacerdoti,  vi invita di cuore a venire da tutto il mondo  a Roma per questa conclusione il 9, 10 e 11 giugno prossimo. Da tutti i paesi del mondo. Dai paesi più vicini a Roma bisognerebbe aspettarsene migliaia e migliaia, vero? Allora, non rifiutate l’invito pressante e cordiale del Santo Padre. Venite e Dio vi benedirà. Il Papa vorrà confermare i presbiteri della Chiesa.

La loro presenza numerosa in Piazza San Pietro costituirà anche una forma propositiva e responsabile dei presbiteri a presentarsi pronti e non intimiditi per il servizio all’umanità loro affidato da Gesù Cristo. La loro visibilità in piazza, dinanzi al mondo odierno, sarà una proclamazione del loro invio al mondo non per condannare il mondo, ma per salvarlo (cfr. Gv 3,17 e 12,47).  In tale contesto, anche il grande numero avrà un significato speciale.
         

Per tale presenza numerosa dei presbiteri nella conclusione dell’Anno Sacerdotale, a Roma, c’è ancora un motivo particolare, che si colloca nel cuore della Chiesa, oggi. Trattasi di offrire al nostro amato Papa Benedetto XVI la nostra solidarietà, il nostro appoggio, la nostra fiducia e la nostra comunione incondizionata, dinanzi agli attacchi frequenti che Gli sono rivolti, nel momento attuale, nell’ambito delle sue decisioni riguardo ai chierici incorsi nei delitti di abusi sessuali su minorenni. Le accuse contro di Lui sono evidentemente ingiuste e è stato dimostrato che nessuno ha fatto tanto quanto Benedetto XVI  per condannare e per combattere correttamente tali crimini. Allora, la presenza massiva dei presbiteri in piazza con Lui sarà un segno forte del nostro deciso rifiuto  degli attacchi  ingiusti di cui è vittima. Allora, venite anche per appoggiare pubblicamente il Santo Padre.
         

La conclusione dell’Anno Sacerdotale non costituirà propriamente una conclusione, ma un nuovo inizio. Noi, il popolo di Dio e i pastori, vogliamo ringraziare il Signore per questo periodo privilegiato di preghiera e di riflessione sul sacerdozio. Al contempo, ci proponiamo di essere sempre attenti a ciò che lo Spirito Santo vuol dirci. Intanto, torneremo all’esercizio della nostra missione nella Chiesa e nel mondo con gioia rinnovata e con la convinzione che Dio, il Signore della storia, resta con noi, sia nelle crisi sia nei nuovi tempi. 
         

La Vergine Maria, Madre e Regina dei sacerdoti, interceda per noi e ci ispiri nella sequela del suo Figlio Gesù Cristo, nostro Signore.
 

Roma, il 12 Aprile 2010.  

Cardinale Cláudio HummesArcivescovo Emerito di São PauloPrefetto della Congregazione per il Clero

[Modificato da Caterina63 20/04/2010 00:04]
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Messaggio dei vescovi italiani

Una parola di gratitudine


Pubblichiamo il messaggio dei vescovi italiani ai sacerdoti che operano in Italia, approvato nel corso dell'ultima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (24-28 maggio 2010).

Carissimi, noi vescovi, riuniti in assemblea generale, abbiamo avvertito il forte desiderio di scrivervi mentre l'Anno sacerdotale si avvia alla conclusione. Il nostro primo pensiero è sempre per voi, e lo è stato ancora di più in questi mesi. Incalzati da accuse generalizzate, che hanno prodotto amarezza e dolore e gettato il sospetto su tutti, abbiamo pregato e invitato a pregare per voi. Non sono mancate occasioni d'ascolto e di dialogo per condividere la grazia e la benedizione del ministero ordinato. Ora, tutti insieme vogliamo esprimervi la nostra cordiale stima e vicinanza, ispirata dalla comune responsabilità ecclesiale.

La nostra vuole essere, anzitutto, una parola di gratitudine. La gloria di Dio risplende nella vostra vita consumata nella fedeltà al Signore e all'uomo, perché siete pazienti nelle tribolazioni, perseveranti nella prova, animati da carità, fede e speranza. Noi siamo fieri di voi! Il bene che offrite alle nostre comunità nell'esercizio ordinario del ministero è incalcolabile e, insieme ai fedeli, noi ve ne siamo grati. La vostra consolazione non dipenda dai risultati pastorali, ma attinga alla presenza amica dello Spirito paraclito e alla partecipazione al calice del Signore, dal cui amore siamo stati conquistati.

È anche una parola con cui ci invitiamo a vicenda a perseverare nel cammino di conversione e di penitenza. La vocazione alla santità ci spinge a non rassegnarci alle fragilità e al peccato. Essa è un appello accorato di Gesù e un imperativo per tutti:  venite a me!... rimanete in me!... seguitemi! Questa irresistibile sollecitazione ci commuove e ci spinge ad andare avanti, ci aiuta a non adagiarci sulle comodità, a non lasciarci distogliere dall'essenziale, a non rassegnarci a ciò che è solo abituale nel ministero.

La Chiesa ci affida il Vangelo che illumina i nostri passi, corregge le nostre derive, ispira i pensieri e i sentimenti del cuore e sostiene il desiderio di bene presente nell'animo di ciascuno. Accogliamo con gioia la sua parola di speranza e di verità, desiderosi di lasciarci educare da lui. Davanti a noi sta una promessa:  "Ecco sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (Apocalisse, 3, 20). La chiamata che ci ha afferrato e plasmato ci aiuterà a superare anche le tribolazioni di questo tempo, corrispondendo con rinnovato slancio al mandato che ci è stato affidato.

È, infine, una parola d'incoraggiamento. Quando il Signore ha inviato i discepoli in missione ha detto loro:  "Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Matteo, 28, 20). Non ci ha promesso una vita facile, ma una presenza che non verrà mai meno. Senza di lui siamo nulla e non possiamo fare niente; dimorando in lui i nostri frutti saranno abbondanti e duraturi. La sua compagnia non ci mette al sicuro dagli attacchi del maligno né ci rende impeccabili, ma ci assicura che il male non avrà mai l'ultima parola, perché chi si fa carico del proprio peccato può sempre rialzarsi e riprendere il cammino. Vi sostenga la comunione del presbiterio, la nostra paternità, la certezza della presenza del Signore risorto che rende possibile attraversare ogni prova.

Gratitudine, conversione, incoraggiamento:  questo vi diciamo per essere ancora più uniti nel condividere l'impegno e la gioia del ministero a servizio delle nostre Chiese e del Paese.
Ci protegga la Vergine Maria. Ci benedica Dio che dona senza misura la consolazione di sperimentarlo vivo nella fede.


(©L'Osservatore Romano - 9 giugno 2010)
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Mauro Piacenza, genovese, 64 anni, è stato nominato Prefetto della Congregazione per il Clero. Toccherà a lui sovrintendere a tutte le pratiche che riguardano i sacerdoti nel mondo. A cominciare dal dossier pedofilia che Piacenza ha già gestito negli ultimi due anni

di MASSIMO CALANDRI
E’ il sacerdote che negli ultimi due anni ha gestito il dossier pedofilia del Vaticano e che negli Usa si è occupato delle alienazioni dei beni della Chiesa per il risarcimento dei danni alle giovani vittime.

Papa Benedetto XVI lo ha scelto come uomo di sua massima fiducia e stamani gli ha ufficialmente affidato uno dei ruoli più delicati all’interno della Chiesa Universale. L’arcivescovo Mauro Piacenza, genovese di 64 anni, è stato nominato prefetto della Congregazione per il Clero. Una carica che in qualche modo equivale a quella di Ministro dell’Interno del Vaticano. Monsignor Piacenza sovraintenderà a tutte le pratiche che riguardano i preti nel mondo: inchieste, provvedimenti disciplinari, richieste di ritorno alla laicità, elezioni a vescovo. La carica di prefetto della Chiesa gli darà automaticamente dignità cardinalizia nel corso del prossimo Concistoro, previsto per il mese di novembre.

Prima pupillo all’ombra della Lanterna del cardinale Giuseppe Siri, poi a Roma, dicono che negli ultimi anni sia diventato uno degli uomini di più stretto riferimento di Ratzinger. Il Papa lo ha scelto personalmente e due anni fa gli aveva chiesto di lasciare il vertice dei Beni Culturali per diventare segretario della Congregazione per il Clero: una sorta di ‘retrocessione’ – da presidente a segretario, e addio alla possibilità di diventare cardinale – che Monsignor Piacenza aveva naturalmente accettato per potersi occupare del dossier pedofilia. Nel 2009 aveva ideato ed organizzato la Giornata Mondiale dell’Anno Sacerdotale, chiusa a giugno con una grande veglia cui avevano partecipato tutti i sacerdoti del mondo.


Mons. Piacenza: il sacerdote, non “funzionario di Dio”, ma “altro Cristo”


Parla il nuovo prefetto della Congregazione per il Clero


CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 7 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Il profondo rinnovamento spirituale dei sacerdoti è indispensabile per la nuova evangelizzazione, come Papa Benedetto XVI ha segnalato in varie occasioni durante l'Anno Sacerdotale. E' questo il “programma” che ha in mente il nuovo Prefetto della Congregazione per il Clero, monsignor Mauro Piacenza.

Il presule ha concesso questa intervista a ZENIT quando è stata resa nota la sua nomina, dopo la rinuncia del Cardinale Cláudio Hummes per motivi di età.

Monsignor Piacenza, che ha lavorato per molti anni presso la Congregazione per il Clero, riconosce che uno dei suoi compiti sarà quello di migliorare la formazione del clero, anche a causa degli scandali che hanno visto protagonisti alcuni suoi membri negli ultimi mesi.

Eccellenza, il Santo Padre l’ha chiamata all’alta responsabilità di guidare il Dicastero della Curia romana che si occupa dei sacerdoti. Quali sono le ragioni che hanno spinto il Santo Padre a compiere questa scelta?

Monsignor Piacenza: Bisognerebbe chiederlo al Santo Padre! Ciò che io posso immaginare è che un qualche ruolo lo abbia svolto la mia lunga presenza in questo Dicastero, nel quale ho svolto la gran parte del mio servizio alla Curia romana. Colgo l’occasione per rinnovare i profondi ringraziamenti al Sommo Pontefice per la fiducia accordatami ed invocare per me e per tutti i collaboratori della Congregazione la sua paterna benedizione, perché, tutti insieme, possiamo lavorare indefessamente per il vero bene del Clero e della Santa Chiesa, mai premettendo nulla all’Amore di Cristo.

Anche per le note recenti vicende, la Congregazione per il Clero assume oggi un ruolo strategico nel governo di Benedetto XVI?

Monsignor Piacenza: Dei delitti più gravi si occupa la Congregazione per la Dottrina della Fede. È certamente necessario e doveroso, tuttavia, porre in essere tutti quegli strumenti che prevengano ed impediscano l’accadere di simili fatti.

Primo tra tutti la formazione, iniziale e permanente, sulla quale continuamente è necessario vigilare perché non si devono formare dei “funzionari di Dio”, bensì degli “altri Cristi”: un buon pastore, che, vivendo totalmente di Dio e per Dio, offra la vita per il Suo gregge, edificandolo nell’amore autentico.

E quali sono le strade per ottenere questo? Qual è il suo programma, Eccellenza?


Monsignor Piacenza: Non ho altro programma che quello di obbedire a Cristo ed alla Sua Chiesa, la cui volontà si esprime, in maniera del tutto peculiare, in quella del Santo Padre. Egli stesso ci ha richiamato più volte, anche durante l’Anno Sacerdotale, ad una lettura non funzionalista ma ontologica del Ministero ordinato, capace realmente di “portare Dio nel mondo” attraverso il carisma del celibato, la fedeltà evangelica, la carità pastorale. L’Eucaristia, celebrata e adorata, in una tale concezione del Ministero ordinato, non può che avere un ruolo assolutamente centrale: in essa sta il segreto, la fonte di ogni esistenza sacerdotale “riuscita”. Il respiro stesso dell’anima sacerdotale è l’Eucaristia.

Qual è l’identità sacerdotale, allora, che ha in mente il neo-Prefetto?

Monsignor Piacenza: Sempre quella della Chiesa! L’identità sacerdotale non può che essere cristocentrica e perciò eucaristica. Cristocentrica perché, come più volte ricordato dal Santo Padre, nel Sacerdozio ministeriale, “Cristo ci tira dentro di Sé”, coinvolgendosi con noi e coinvolgendoci nella Sua stessa Esistenza. Tale “reale” attrazione accade sacramentalmente, quindi in maniera oggettiva ed insuperabile, nell’Eucaristia, della quale i sacerdoti sono ministri, cioè servi e strumenti efficaci.

Ha accennato poco fa al celibato. Si prevedono novità a proposito di tale legge?

Monsignor Piacenza: Innanzitutto tolga la parola “legge”. La legge è conseguenza di una ben più alta realtà che si coglie solo in chiave cristologica. Il celibato è sempre una novità, nel senso che, anche attraverso di esso, la vita del presbitero è “sempre nuova”, perché sempre donata e, quindi, sempre rinnovata, in una fedeltà che ha in Dio la propria radice e nella fioritura e dilatazione della libertà umana il proprio frutto.

Come pensa di attuare questo programma?


Monsignor Piacenza: Se pensassi di attuarlo io, sarei un temerario! È lo Spirito che guida la Chiesa nell’attuazione dei Suoi programmi. Certamente è necessaria una profonda riscoperta della dimensione verticale della vita e della fede stessa, anche per il Sacerdoti, ricollocando Dio al Suo posto: il primo! L’Ordine, nella vita del discepolo, è garanzia di fecondità apostolica, unito ad un profondo spirito di orazione e ad una intensa vita eucaristica, sia sacramentale sia nel dono totale di sé. Chiedo l’accompagnamento ed il sostegno, per il nuovo compito affidatomi dal Santo padre, a tutti i confratelli Vescovi e Sacerdoti ed a tutte la anima consacrate, sensibili all’essenziale causa della Santificazione del Clero, fondamentale per tutta la grave impresa di nuova evangelizzazione. La Beata Vergine Maria ci accompagni, illumini e protegga. A Lei affido e consacro tutto il mio umile servizio. Grazie!





 a mons. Piacenza che abbiamo seguito in diversi interventi per L'ANNO SACERDOTALE
giunga la nostra Preghiera quale augurio e santo auspicio di un ministero ancora più fecondo....

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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09/11/2010 17:22
 
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TUTTI A SCUOLA!

I sacerdoti tornano in aula, questa volta non in cattedra! Dal 15 novembre (saranno 6 incontri in tutto) partirà un vero e proprio corso di formazione aperto a tutti i preti e seminaristi.

A organizzarlo è S.E. Mons. Enrico dal Covolo, salesiano, Magnifico Rettore della
Pontificia Università Lateranense: il titolo è "Corso di formazione teorico-pastorale per sacerdoti" e rientra nel progetto di Papa Benedetto XVI di far fronte all'"emergenza educativa" in cui si trova la Chiesa e le varie Diocesi.

Durante il corso (che si terrà nell'aula Paolo VI dell'Ateneo del laterano) ci sarà una parte teorica e ovviamente anche una pratica: cardinali e vescovi, insieme a tutti gli altri relatori, spiegheranno ai sacerdoti "allievi" come creare e gestire bene un progetto pastorale per la propria parrocchia!

A inaugurare il corso, il prossimo 15 novembre alle 10.15, sarà S. E. Mons. Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero.


I Sacerdoti che volessero partecipare (consigliato soprattutto per i parroci e futuri parroci) sono invitati e sollecitati a farlo, se vi  fossero difficoltà contattate i vostri diretti superiori o il Vicariato di Roma.

Fraternamente CaterinaLD

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27/01/2011 19:06
 
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Il cardinale Bagnasco alla Messa conclusiva del Consiglio Cei: i sacerdoti non temano le critiche (Radio Vaticana e Sir)

Il cardinale Bagnasco alla Messa conclusiva del Consiglio Cei: i sacerdoti non temano le critiche

"Se la cultura nichilista tende a cancellare l’interiorità, i sacerdoti devono aiutare i fedeli a riscoprirla. E in questa loro missione non possono aver paura neanche delle possibili incomprensioni e delle critiche.
 
L’esempio da seguire è quello di Benedetto XVI, che ci insegna l’umiltà del tratto, la chiarezza disarmata della verità, la sapienza lucida del dialogo, la prudenza ardita dei gesti, la libertà di fronte al mondo, il coraggio che deriva dal sapersi nelle mani di Dio".

Così il cardinale Angelo Bagnasco ha chiuso il Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana (Cei), svoltosi ad Ancona. Parole, quelle del porporato, pronunciate nell’omelia della Messa che ha riunito nella Cattedrale del capoluogo marchigiano i membri del "parlamentino" della Cei e i delegati diocesani del Congresso eucaristico nazionale, presenti in questi giorni proprio ad Ancona, in vista dell’importante appuntamento di settembre.

Ai sacerdoti, ha spiegato il cardinale, spetta il compito di mantenere la professione della nostra speranza senza vacillare, in modo da rispondere all’attesa non solo della comunità cattolica, ma anche dell’intera società che esige da noi – nonostante limiti e debolezze – le parole che echeggiano quelle del Signore. Siamo richiamati e sospinti, ha aggiunto il presidente della Cei, perché la luce del nostro sacerdozio sia a servizio del mondo, si ponga in relazione con i molti ambiti della vita, e illumini circa le perenni questioni: il mistero del dolore e della morte, il senso del nostro esistere, il destino di ciascuno, la meta di questo straordinario e drammatico universo, il bene e il male morale.

Il cardinale Bagnasco ha quindi invitato tutti a lottare contro l’abitudine che scolora la vita, indebolisce la ferialità del bene, rende opaca la fede, smorza la vibrazione dell’anima davanti al mistero eucaristico. Ogni giorno – ha concluso – dobbiamo invece rinfocolare il “si” a Colui che ci ha scelti per misericordia e rivestiti del suo sacerdozio. (Da Ancona, Mimmo Muolo)

 Radio Vaticana

CARD. BAGNASCO: “NON AVER PAURA DELLE INCOMPRENSIONI E DELLE CRITICHE”

Di fronte a “una cultura nichilista ridente e triste”, i sacerdoti non devono “aver paura delle possibili incomprensioni, delle critiche”, seguendo l’esempio di Benedetto XVI, che “ci insegna l’umiltà del tratto, la chiarezza disarmata della verità, la sapienza lucida del dialogo, la prudenza ardita dei gesti, la libertà di fronte al mondo, il coraggio che deriva dal sapersi nelle mani di Dio”.
 
Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, nell’omelia della messa di chiusura del Consiglio permanente della Cei, che si conclude oggi ad Ancona. Ai preti, ha spiegato il cardinale, spetta il compito di “mantenere la professione della nostra speranza senza vacillare”, in modo da “rispondere all’attesa non solo della comunità cattolica, ma anche dell’intera società che esige da noi – nonostante limiti e debolezze – le parole che echeggiano quelle del Signore, che sono testimoniate da duemila anni di storia cristiana, che sono bagnate dal sangue dei martiri di ieri e di oggi”. Citando san Tommaso, il presidente della Cei ha affermato che “siamo richiamati e sospinti perché la luce del nostro sacerdozio sia a servizio del mondo, si ponga in relazione con i molti ambiti della vita, e illumini circa le perenni questioni: il mistero del dolore e della morte, il senso del nostro esistere, il destino di ciascuno, la meta di questo straordinario e drammatico universo, il bene morale”.

“Tutto ciò - ha proseguito il cardinale – fa parte dell’enigma di fondo” per cui “ogni uomo è per se stesso, enigma che può anche essere rimosso dalla coscienza collettiva” – come ad esempio la “cultura nichilista ridente e triste”, che lo “vorrebbe esorcizzare” - ma che “prima o poi ritorna incomprimibile con tutta la sua implacabile forza”. “Intensificare la nostra vita spirituale”: questo l’invito del card. Bagnasco, per il quale il compito dei pastori consiste nel “restare fedeli alla verità tutta intera, con i suoi richiami inderogabili, ma senza mai scoraggiare o, peggio, condannare l’uomo, rinchiudendolo nelle sue prigioni interiori, privandolo del futuro”.
 
“Come sacerdoti che hanno la grazia di essere ministri della riconciliazione – ha affermato il cardinale – sappiamo che le anime desiderano avere indicate le mete sublimi e senza sconti della vita cristiana, riconoscere i propri peccati, rinnovare il cammino della conversione; ma nel contempo sono, come tutti, mendicanti di misericordia e di fiducia”. Altra “tentazione” da rifuggire, secondo il card. Bagnasco, è “la tentazione di trascurare”, che non appartiene ad una Chiesa esortata dal Papa “ad un’opera di rinnovamento del cuore e della vita, come il fondamento e la condizione di ogni vera riforma”. “Siamo chiamati ad essere davanti alle nostre comunità per dare l’esempio”, ha concluso il presidente della Cei. 

Sir

Omelia del cardinale Bagnasco ad Ancona

L'umiltà e il coraggio della Chiesa



Ancona, 27. "Tutto parte dall'Eucaristia e tutto vi ritorna":  con queste parole il presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, si è rivolto stamani ai vescovi e ai presbiteri presenti alla messa presieduta nella cattedrale di San Ciriaco, ad Ancona, in occasione dei lavori del Consiglio permanente dell'episcopato.

Alla celebrazione hanno assistito anche i delegati diocesani che partecipano alla riunione in preparazione al xxv Congresso eucaristico nazionale (Cen) che si terrà ad Ancona dal 3 all'11 settembre. "Ogni nostra parola, infatti, come ogni decisione e speranza - ha spiegato il cardinale - qui trovano sintesi ed efficacia". Ha sottolineato il presidente della Cei:  "Siamo anche incoraggiati a non avere paura, paura delle possibili incomprensioni, delle critiche:  ce lo testimonia nel suo magistero e nella guida spirituale il Papa Benedetto XVI, che segue con puntualità e affetto grandi la Chiesa che è in Italia, noi vescovi, i sacerdoti, le nostre comunità".

Di fronte ai rischi di una cultura nichilista, ha spiegato il cardinale, il magistero "ci insegna l'umiltà del tratto, la chiarezza disarmata della verità, la sapienza lucida del dialogo, la prudenza ardita dei gesti, la libertà di fronte al mondo, il coraggio che deriva dal sapersi nelle mani di Dio". In quanto pastori - ha concluso il presidente della Cei - "siamo richiesti di mantenere la professione della nostra speranza senza vacillare, come raccomanda la Lettera agli ebrei.
Siamo così sollecitati a rispondere alle attese non solo della comunità, ma anche dell'intera società che esige da noi, nonostante limiti e debolezze, le parole che eccheggiano quelle del Signore, che sono testimoniate da duemila anni di storia cristiana, che sono bagnate dal sangue dei martiri di ieri e di oggi".

Intanto, il Consiglio permanente della Cei, in corso ad Ancona, ha approvato il documento finale della Settimana sociale dei cattolici italiani, svoltasi a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre 2010. "La questione antropologica - è scritto in una nota del sottosegretario e portavoce della Conferenza episcopale italiana (Cei), monsignor Domenico Pompili - si sta sempre più rivelando la prospettiva unificante della stessa problematica sociale" In merito alla questione antropologica, è aggiunto, "ciò suggerisce di riconoscere e accogliere quella cultura della vita e per la vita, senza della quale le enormi difficoltà economiche e sociali non potranno essere adeguatamente affrontate e superate".

Dell'esperienza scaturita dai lavori dell'assise di Reggio Calabria "si è rimarcato la presenza dei giovani e l'entusiasmo che si è diffuso e che suggerisce di continuare a tenere aperta nella comunità cristiana la riflessione intorno alla dottrina sociale della Chiesa, che ha trovato una sua puntuale attualizzazione nell'agenda di speranza per il futuro". Monsignor Pompili ha anche evidenziato che il Consiglio permanente ha dedicato una particolare riflessione al Congresso eucaristico nazionale. È stato approvato il messaggio d'invito che illustra le radici teologiche e le prospettive pastorali che scaturiscono dal mistero eucaristico.


(©L'Osservatore Romano - 28 gennaio 2011)






[Modificato da Caterina63 27/01/2011 19:08]
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Un corso a Roma approfondisce l'ars celebrandi


Presso la Pontificia Università della Santa Croce


ROMA, mercoledì, 23 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Inizierà questo giovedì a Roma un corso sull'ars celebrandi rivolto a tutti i sacerdoti interessati ad approfondire l'argomento, “che è il primo modo con cui si favorisce la partecipazione del Popolo di Dio alla celebrazione eucaristica”, come ricordano gli organizzatori.

Il corso si svolgerà presso la Pontificia Università della Santa Croce e privilegerà, “all'interno di un approccio prevalentemente pratico”, “il nesso fra le premesse teologiche e la realtà celebrata”.

Lo stesso Papa Benedetto XVI ricorda nell'Esortazione Apostolica Sacramentum caritatis che “la migliore catechesi sull'Eucaristia è la stessa Eucaristia ben celebrata” (n. 64).

L'ars celebrandi, prosegue il Pontefice nel documento, “scaturisce dall'obbedienza fedele alle norme liturgiche nella loro completezza, poiché è proprio questo modo di celebrare ad assicurare da duemila anni la vita di fede di tutti i credenti, i quali sono chiamati a vivere la celebrazione in quanto Popolo di Dio, sacerdozio regale, nazione santa”.

In questa prospettiva si inserisce la sessione di monsignor Juan Miguel Ferrer, sottosegretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Dopo aver ricordato gli elementi portanti dell'ars celebrandi, spiegano gli organizzatori del corso, “si richiamerà l'attenzione più specificamente su alcune parti della struttura della celebrazione eucaristica che nel nostro tempo necessitano di una particolare cura, al fine di restare fedeli all'intenzione voluta del Concilio Vaticano II, in continuità con la tradizione ecclesiale”.

In questa linea, “si cercherà di scoprire le grandi ricchezze dell'Ordinamento Generale del Messale Romano e dell'Ordinamento delle Letture della Messa”, grazie alle sessioni sviluppate dal professor Juan José Silvestre, docente di Teologia liturgica.

Altrettanto importante sarà l'attenzione dedicata a “tutte le forme di linguaggio previste della Liturgia: parola e canto, movimento del corpo, gesti e silenzi”. Interverrà al riguardo monsignor Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, che aprirà il corso parlando del “linguaggio della celebrazione liturgica”.

Nella stessa prospettiva si presentano gli interventi dedicati all'arte e alla musica sacra, sviluppati da Lorena Duque – architetto e restauratrice di Talleres di Arte Granda, ditta dedicata da decenni all'arte sacro e che patrocina il corso – e dal professor Ramón Saiz Pardo, docente di Musicologia sacra.

Sarà affrontata anche la questione della concelebrazione, con l'intervento di monsignor Guillaume Derville, docente di Teologia dogmatica.

Gli incontri si svolgeranno ogni giovedì dal 24 febbraio al 14 aprile.

Per ulteriori informazioni, http://www.pusc.it/cfs/pdf/ars_celebrandi.pdf.


Fraternamente CaterinaLD

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07/03/2011 14:45
 
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CONGREGAZIONE PER IL CLERO del Prefetto mons. Piacenza:



MESSAGGIO AI PRETI PER LA QUARESIMA 2011

Il ministero del prete, la sua “identità”, la conformità della sua vita al Vangelo, il servizio al popolo di Dio: sono gli argomenti di cui si occupa il “Messaggio ai Sacerdoti” che il Prefetto della Congregazione per il Clero, card. Mauro Piacenza, ha scritto in occasione della Quaresima 2011. Reso noto in tarda mattinata, il messaggio si apre con un appello alla “conversione”.
 
Scrive infatti il cardinale: “Il tempo di grazia, che insieme ci è dato di vivere, ci chiama ad una conversione rinnovata, come sempre nuovo è il Dono del Sacerdozio ministeriale, attraverso il quale, il Signore Gesù si rende presente nelle nostre esistenze e, attraverso di esse, nella vita di tutti gli uomini”.

“Conversione, per noi Sacerdoti, significa innanzitutto adeguare sempre più la nostra vita alla predicazione, che quotidianamente ci è dato di offrire ai fedeli, diventando, in tal modo, ‘brani di Vangelo vivente’, che tutti possono leggere ed accogliere”, prosegue il messaggio, esortando i presbiteri a conformare il cuore, la mente, gli atteggiamenti “all’immagine di Cristo Buon Pastore, che in noi è stata sacramentalmente impressa”. L’invito si estende anche a “come” essere pastori e a “che cosa” sia “necessario fare, per esserlo davvero al servizio dei fratelli”.

Nella parte centrale del messaggio, il cardinale Piacenza parla della “nuova evangelizzazione”, in riferimento alla figura del presbitero. Scrive infatti: “Un mondo scristianizzato richiede una nuova evangelizzazione, ma una nuova evangelizzazione reclama Sacerdoti ‘nuovi’, non certo nel senso della superficiale rincorsa di ogni effimera moda passeggera, ma in quello di un cuore profondamente rinnovato da ogni Santa Messa”. Rispetto a un certo “attivismo” che sembra essere oggi richiesto al clero, il cardinale suggerisce come “particolarmente urgente” sia “la conversione dal rumore al silenzio, dall’affannarci nel ‘fare’ allo ‘stare’ con Gesù, partecipando sempre più consapevolmente al Suo essere. Ogni agire pastorale deve essere sempre eco e dilatazione di ciò che il Sacerdote è!”.
 
Invita poi alla “comunione”, “con Dio e con la Chiesa, e, in essa, con i fratelli”, sottolineando che “la comunione ecclesiale si caratterizza fondamentalmente dalla coscienza rinnovata e vissuta di vivere ed annunciare la stessa Dottrina, la stessa Tradizione, la stessa storia di santità e, perciò, la medesima Chiesa”. Il cardinale insiste poi sul “modello di sicuro riferimento” che il presbitero rappresenta per i fedeli, comprendendo la sua presenza e testimonianza nella “bellezza di essere in un esodo di popolo”.

Nella parte conclusiva del Messaggio per la Quaresima, il cardinale esorta i presbiteri a convertirsi “alla partecipazione quotidiana al Sacrificio di Cristo sulla Croce”, sottolineando che il prete è chiamato “come i grandi santi, a vivere in prima persona il mistero di tale sostituzione, al servizio dei fratelli, soprattutto nella fedele celebrazione del Sacramento della Riconciliazione, cercato per se stessi e generosamente offerto ai fratelli, unitamente alla direzione spirituale”.

Dopo aver notato come oggi sia particolarmente urgente “portare la luce della sapienza evangelica ed ecclesiale nelle contemporanee circostanze”, il messaggio si chiude considerando “la fatica” e “l’esperienza di essere pochi rispetto alle necessità della Chiesa”. “Ma – ammonisce – se non ci convertiamo, saremo sempre meno, perché solo un sacerdote rinnovato, convertito, ‘nuovo’ diviene strumento, attraverso il quale, lo Spirito chiama i nuovi sacerdoti”.




il testo integrale:

Carissimi Confratelli,

Il tempo di grazia, che insieme ci è dato di vivere, ci chiama ad una conversione rinnovata, come sempre nuovo è il Dono del Sacerdozio ministeriale, attraverso il quale, il Signore Gesù si rende presente nelle nostre esistenze e, attraverso di esse, nella vita di tutti gli uomini.

Conversione, per noi Sacerdoti, significa innanzitutto adeguare sempre più la nostra vita alla predicazione, che quotidianamente ci è dato di offrire ai fedeli, diventando, in tal modo, “brani di Vangelo vivente”, che tutti possono leggere ed accogliere.

Fondamento di un tale atteggiamento è, senza dubbio, la conversione alla propria identità: dobbiamo convertirci a ciò che siamo! L’identità, ricevuta sacramentalmente ed accolta dalla nostra umanità ferita, domanda la progressiva conformazione del nostro cuore, della nostra mente, dei nostri atteggiamenti, di tutto quanto noi siamo all’immagine di Cristo Buon Pastore, che in noi è stata sacramentalmente impressa.

Dobbiamo entrare nei Misteri che celebriamo, specialmente nella Santissima Eucaristia, e farci plasmare da essi; è nell’Eucaristia che il Sacerdote riscopre la propria identità! È nella celebrazione dei Divini Misteri che si può scorgere il “come” essere pastori e il “che cosa” sia necessario fare, per esserlo davvero al servizio dei fratelli.

Un mondo scristianizzato richiede una nuova evangelizzazione, ma una nuova evangelizzazione reclama Sacerdoti “nuovi”, non certo nel senso della superficiale rincorsa di ogni effimera moda passeggera, ma in quello di un cuore profondamente rinnovato da ogni Santa Messa; rinnovato secondo la misura della carità del Sacratissimo Cuore di Gesù, Sacerdote e Buon Pastore.

Particolarmente urgente è la conversione dal rumore al silenzio, dall’affannarci nel “fare” allo “stare” con Gesù, partecipando sempre più consapevolmente al Suo essere. Ogni agire pastorale deve essere sempre eco e dilatazione di ciò che il Sacerdote è!

Dobbiamo convertirci alla comunione, riscoprendo ciò che essa realmente è: comunione con Dio e con la Chiesa, e, in essa, con i fratelli. La comunione ecclesiale si caratterizza fondamentalmente dalla coscienza rinnovata e vissuta di vivere ed annunciare la stessa Dottrina, la stessa Tradizione, la stessa storia di santità e, perciò, la medesima Chiesa. Siamo chiamati a vivere la Quaresima con profondo senso ecclesiale, riscoprendo la bellezza di essere in un esodo di popolo, che include tutto l’Ordine sacerdotale e tutta la nostra gente, che ai propri Pastori guarda come a modello di sicuro riferimento e da essi attende rinnovata e luminosa testimonianza.

Dobbiamo convertirci alla partecipazione quotidiana al Sacrificio di Cristo sulla Croce. Come Egli disse e realizzò perfettamente quella sostituzione vicaria, che ha reso possibile ed efficace la nostra Salvezza, così ogni sacerdote, alter Christus, è chiamato, come i grandi santi, a vivere in prima persona il mistero di tale sostituzione, al servizio dei fratelli, soprattutto nella fedele celebrazione del Sacramento della Riconciliazione, cercato per se stessi e generosamente offerto ai fratelli, unitamente alla direzione spirituale, e nella quotidiana offerta della propria vita in riparazione dei peccati del mondo. Sacerdoti serenamente penitenti davanti al Santissimo Sacramento, capaci di portare la luce della sapienza evangelica ed ecclesiale nelle contemporanee circostanze, che paiono sfidare la nostra fede, divengono in realtà autentici profeti, capaci, a loro volta, di lanciare al mondo l’unica autentica sfida: quella del Vangelo, che chiama a conversione.

Talvolta, la fatica è davvero molta e facciamo l’esperienza di essere pochi, rispetto alle necessità della Chiesa. Ma, se non ci convertiamo, saremo sempre meno, perché solo un sacerdote rinnovato, convertito, “nuovo” diviene strumento, attraverso il quale, lo Spirito chiama i nuovi sacerdoti.

Alla Beata Vergine Maria, Regina degli Apostoli, affidiamo questo cammino quaresimale, implorando dalla Divina Misericordia, che sul modello della Madre celeste, anche il nostro cuore sacerdotale divenga “Refugium peccatorum”.

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Il diavolo non è un «simbolo» ma una «persona»

Nina Fabrizio

ROMA

Il diavolo non è un «simbolo» ma una «persona», che genera il male nella società e negli individui perché «è l'omicida fin dal principio». Per questo la Chiesa ha deciso di rilanciare, anche con una certa «dignità di studi», la figura del prete esorcista e va archiviando la stagione del demonio come «metafora». Riscuotendo, tra l'altro, «grande interesse e attenzione» da parte dei giovani sacerdoti.

È quanto spiega all'Ansa, don Gabriele Nanni, che sarà uno dei principali relatori al corso «Esorcismo e preghiera di liberazione» promosso dall'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e giunto alla sesta edizione.
Una settimana di studi approfonditi e di carattere multidisciplinare, a partire da lunedì prossimo, che affronteranno il tema di Satana sotto molteplici profili, da quello teologico, a quello psichico, a quello giuridico, a quello canonico. Oggi come ieri, premette don Nanni, con alle spalle una lunga esperienza di esorcista, è necessario combattere il demonio. «La lotta contro il maligno – afferma – va di pari passo con l'evangelizzazione visto che, come dice l'evangelista Giovanni, Gesù è venuto per distruggere l'opera del demonio soprattutto attraverso il suo sacrificio eucaristico volto a introdurre l'uomo nella salvezza. Questo è sempre stato e dovrebbe essere ripreso in modo un po' più coerente nella Chiesa». In effetti, nel mondo ecclesiastico, osserva l'esorcista e docente, «c'è una ripresa dell'attività degli esorcisti, anche come cultura», mentre, aggiunge, «noto maggiore interesse e apertura in tanti sacerdoti giovani: è come se fosse passata una stagione culturale che vedeva il demonio come una metafora».

Don Nanni torna indietro agli anni 70 quando alcune affermazioni di Paolo VI – peraltro ripubblicate nei giorni scorsi dall'Osservatore Romano in coincidenza con l'uscita sugli schermi del film «Il rito» – ricordarono la presenza e il pericolo del diavolo come ente personale «perverso e pervertitore». Papa Montini, rileva, ne parlò «proprio in quegli anni in cui ci fu tutta una frangia di teologi che non seguivano attentamente il magistero della Chiesa e che cominciavano a negare l'esistenza del demonio come persona ma lo riducevano a un simbolo».






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per l'occasione Quaresimale vi consigliamo, cari Sacerdoti, di sfogliare anche queste pagine:

Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2011 e qui Meditazioni e Preghiera per questo Tempo Liturgico

La Pia Pratica della VIA CRUCIS (storia e Preghiera)

L' ESAME DI COSCIENZA.......e la preparazione per una buona Confessione dei peccati!


[Modificato da Caterina63 23/03/2011 12:11]
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III Convegno sul Summorum Pontificum: Roma 13-15 Maggio 2011

.
Organizzazione
L'Associazione "Giovani e Tradizione"
e Sodalizio Sacerdotale "Amici del Summorum Pontificum"
info: 330.70.25.01
.
ROMA, 13-15 MAGGIO 2011

presentano

Il terzo Convegno sul
Motu Proprio "
Summorum Ponticum" del
Santo Padre Benedetto XVI
"SPERANZA PER TUTTA LA CHIESA"
..
Sede del Convegno
Pontificia Università San Tommaso d'Aquino
largo Angelicum, 1, 00186 Roma
tel 06..67.021
..
.Al seguente link è possibile trovare il form di iscrizione
http://giovanietradizione.org/prenotazione.asp
.
Ufficio Stampa
Dott. Alessandro Gnocchi - Dott. Angelo Pulvirenti
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Programma

VENERDI' 13 Maggio 2011 (pre-convegno)
per Sacerdoti, diaconi, religiosi e seminaristi
Parrocchia della SS.ma Trinità dei Pellegrini
Parish of SS. Trinità dei Pellegrini

17:00: Introduzione e saluti
- P. Vincenzo M. Nuara O.P. (moderatore del Sodalizio Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum)
- don. Joseph Kramer F.S.S.P (parroco della Parrocchia personale della SS. Trinità dei Pellegrini)

17:15: Santo Rosario e canto delle litanie lauretane

18:00: Conferenza Spirituale "Liturgia e vita sacerdotale
p. Cassian Folsom O.S.B. (priore del Monastero S. Benedetto da Norcia)
.
19:00: Vespri Pontificali
- Atto di Consacrazione dei sacerdoti al Cuore Immacolato di Maria.
- Benedizione Eucaristica off. da S. Ecc. Rev.ma Mons. Athanasius Schneider C.R.S.C., (vescovo ausiliare di Astana)
(Servizio liturgico e musicale: Fraternità Sacerdotale San Pietro)
.
*
SABATO, 14 Maggio 2011 (Convegno)
Pontificia Università di S. Tommaso d'Aquino (Angelicum), Aula Minor

8:00: S. Messa nella chiesa dei Ss. Domenico e Sisto all' Angelicum

9:00: Canto dell' Inno
Veni Creator
- Saluti e introduzione Dott. Angelo Pulvirenti,
(Presidente dell'Associazione Giovani e Tradizione)
- Rev. p. Vincenzo M. Nuara O.P. (Presidente Onorario dell'Associazione Giovani e Tradizione)
- Proiezione video commemorativo (Dott. Emanuele Pressacco)

9.30 I Relazione: La sacra Liturgia, vita della Chiesa
S. Em.za Rev.ma il Sig. Card. Antonio Cañizares Llovera
(Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti)

10:15 II Relazione Spirito della liturgia, liturgia dello Spirito
S. Ecc.za Rev.ma Mons. Marc Aillet
(Vescovo di Bayonne, Francia)

11:00 Pausa

11:30 III Relazione: La liturgia antica della Chiesa, ponte ecumenico
S. Em.za Rev.ma il Sig. Card. Kurt Koch
(Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità dei Cristiani)

12:15 IV Relazione: Gli ordini minori e il santo servizio all'altare
S. Ecc.za Rev.ma Mons. Athanasius Schneider C.R.S.C.
(Vescovo Ausiliare di Astana)

15:00 Recita del Santo Rosario

15:30 Intervento: Il Motu Proprio Summorum Pontificum bilancio e prospettive
Mons. Guido Pozzo, (Segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei)

16:00 V Relazione: Il Sacramento dell'Ordine Sacro nel Pontificale Romano (ed. ty. del 1961-1962) Una riflessione di teologia liturgica Prof. don Nicola Bux, Istituto Teologico di Bari

17:00 Pausa
.
17:30 VI Relazione: Le origini apostolico-patristiche della "Messa Tridentina"
(Suor. M. Francesca dell'Immacolata, F.I. di Città di Castello)

18:15 VI Relazione: Il latino, lingua liturgica della Chiesa e della Cattolicità
Prof. Roberto de Mattei, (Università Europea di Roma)
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Concluioni: p. Vincenzo M. Nuara O.P.

19:00 Canto dell'Inno Te Deum e Benedizione Eucaristica
S. Em.za Rev.ma il Sig. Card. Dario Castrillon Hoyos,
Presidente Emerito della Pontificia Commissione Ecclesia Dei)

(Servizio liturgico e musicale:Frati Francescani dell'Immacolata)
.
*
DOMENICA , 15 Maggio 2011
.
8:00
Basilica Papale di San Pietro in Vaticano
Altare della Cattedra

.
SANTA MESSA PONTIFICALE AL FALDISTORIO
nella Forma Straordinaria del Rito Romano
.
.Celebrato da S. Em. Rev.ma il Sig. Card. Antonio Cañizares Llovera
(Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti)

-Prete Assistente: Rev. don. Almir De Andrade, F.S.S.P
-Diacono: Rev. don Mark Withoos
-Suddiacono: Rev. Mons. Patrick Descourtieux
(Officiali della Pontificia Commissione Ecclesia Dei)
-Familiari: Mons. Nicholas Thevenin – Mons. Marco Agostini
-Cerimoniere: Rev. don Gilles Guitard, I.C.R.S.S.
-Servizio Liturgico: Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote
-Cori: Coro Gregoriano del Pontificio Istituto di Musica Sacra in Roma diretto dal M° Mons. Renzo Cilia e Coro della Fondazione Domenica Bartolucci, diretto da S. Em. Rev.ma il Sig. Card. M° Domenica Bartolucci, Direttore perpetuo della Cappella Sistina
-Organista: M° Andrea Buccarella
.
12:00

Regina Coeli
del Sommo Pontefice S.S. Papa Benedetto XVI
in Piazza San Pietro
.
***
Note Liturgiche e organizzazione per il Solenne Pontificale
in San Pietro all'Altare della Cattedra
.
1. Orario previsto di inizio della Santa Messa: ore 08:00
2. I Chierici, i Religiosi e i Seminaristi che volessero assistere al Solenne Pontificale, dovrannao trovarsi in Sacrestia della Basilica alle ore: 07:30
3. La processione introitale partirà dalla Sacrestia alle ore 07:45
4. Per la processione si seguirà il seguente ordine di precedenza: Cardinali di Santa Romana Chiesa, Arcivescovi, Vescovi, Protonotari Apostolici, Canonici Vaticani, Prelati della Curia Romana, Cappellani di Sua Santità, Sacerdoti, Diaconi, Religiosi, Seminaristi
5. I Chierici, i Religiosi e i Seminaristi dovranno indossare l'abito corale proprio
6. Gli Em.mi Sigg.ri Cardinali, gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi che desiderano assistere in abito corale al Solenne Pontificale, sono gentilmente pregati di annunciare la loro presenza telefonando al seguente numero: 334.175.66.21
.
- Proprio gregoriano: Domenica III dopo Pasqua
- Ordinario: Missa papae Marcelli di G. P. da Palestrina
- Inizio: Giovanni Pierluigi da Palestrina, Terra tremuit
- Processione introitale: J.S. Bach,
Preludio in Sol maggiore BWV 541
- Offertorio: Tomas Luis de Victoria, Ave Maria e J. S. Bach,
Adagio in Do maggiore BWV 564
- Communio: Giovanni Pierluigi da Palestrina, Sicut cervus, J. S. Bach, Liebster, Jesu, wir sind hier BWV 731, Domenico Bartolucci, O Sacrum Convivium, F. Mendelsohn-Bartholdy, Andante dalla Sonata n. 3, Domenico Bartolucci,
Ave Verum
- Finale: Domenico Bartolucci, Regina Caeli, Charles Gounod, Marcia Pontificia

TE DEUM LAUDAMUS

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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19/09/2011 14:11
 
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[SM=g1740722]ATTENZIONE: INTERVISTA IMPORTANTE DEL CARDINALE PREFETTO PER IL CLERO, MONS. PIACENZA

Il Card. Piacenza: le donne prete, il celibato e il potere di Roma


Intervista al Prefetto della Congregazione per il Clero


 

di Antonio Gaspari

ROMA, domenica, 18 settembre 2011 (ZENIT.org).-Il Cardinale Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione per il Clero, raramente interviene nel dibattito pubblico. Rifugge, infatti, ogni demagogia e presenzialismo ed è noto come uomo di silente e indefesso lavoro nonché efficace osservazione di tutti i fenomeni che solcano la cultura contemporanea.

Ci ha straordinariamente concesso questa intervista su temi “scottanti”, in un clima di rara cordialità, mostrando quella creatività pastorale che sempre ci si attende da un autentico e fedele Pastore della Chiesa.

Eminenza, con sorprendente e puntuale ciclicità, da vari decenni, riemergono nel dibattito pubblico alcune questione ecclesiali, sempre le stesse. A cosa è dovuto tale fenomeno?

Cardinal Piacenza: Sempre nella storia della Chiesa ci sono stati “movimenti centrifughi”, tendenti a “normalizzare” l’eccezionalità dell’Evento di Cristo e del suo Corpo vivente nella storia, che è appunto la Chiesa. Una “Chiesa normalizzata” perderebbe tutta la sua forza profetica, non direbbe più nulla all’uomo ed al mondo e, di fatto, tradirebbe il Suo Signore. La grande differenza dell’epoca contemporanea è sia dottrinale sia mediatica. Dottrinalmente si pretende di giustificare il peccato, non affidandosi alla misericordia, ma confidando in una pericolosa autonomia che ha il sapore dell’ateismo pratico; dal punto di vista mediatico, negli ultimi decenni, le fisiologiche “forze centrifughe” ricevono attenzione ed inopportuna amplificazione dai mezzi di comunicazione che vivono, in certo modo, di contrasti.

L’ordinazione sacerdotale delle donne è da ritenersi “questione dottrinale”?

Cardinal Piacenza: Certamente e, come tutti sanno, la questione è stata affrontata chiaramente sia da Paolo VI, sia dal beato Giovanni Paolo II e, questi, con la Lettera Apostolica Ordinatio Sacerdotalis del 1994 ha chiuso definitivamente la questione. Vi si afferma infatti: «Al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli, dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa». Taluni, arrampicandosi sugli specchi, hanno parlato di una “definitività relativa” alla dottrina fino a quel momento, ma francamente la tesi è così inusuale da essere priva di qualsiasi fondamento. [SM=g1740721]

Allora non c’è posto per le donne nella Chiesa?

Cardinal Piacenza: Al contrario, le donne hanno un ruolo importantissimo nel Corpo ecclesiale e potrebbero averne uno, ancora più evidente. La Chiesa è fondata da Cristo e non possiamo determinarne noi uomini il profilo, quindi la costituzione gerarchica è legata al Sacerdozio ministeriale, che è riservato agli uomini. Ma assolutamente nulla impedisce di valorizzare il genio femminile in ruoli non strettamente legati all’esercizio dell’ordine sacro. Chi impedirebbe, ad esempio, che una grande economista fosse a capo dell’Amministrazione della Sede Apostolica? O che una competente giornalista divenisse portavoce della Sala Stampa Vaticana? [SM=g1740722] 

Gli esempi si possono moltiplicare per tutti gli uffici non legati all’ordine sacro. Ci sono compiti nei quali il genio femminile potrebbe dare un determinante contributo! Altra cosa è concepire il servizio come un potere e pretendere, come fa il mondo, le “quote” di tale potere. Ritengo inoltre che la svalutazione del mistero grande della maternità, che viene operata dalla cultura dominante, abbia un ruolo rilevante nel generale disorientamento al riguardo della donna. L’ideologia del profitto ha ridotto e strumentalizzato le donne, non riconoscendo il più grande contributo che esse, incontrovertibilmente, possono dare alla società ed al mondo. La Chiesa, poi, non è un Governo politico nel quale è giusto rivendicare adeguate rappresentanze. [SM=g1740721] La Chiesa è ben altro, la Chiesa è il Corpo di Cristo e, in essa, ciascuno è membro secondo quanto Cristo ha stabilito. Inoltre nella Chiesa non è questione di ruoli maschili e ruoli femminili bensì di ruoli che comportano per divina volontà l’ordinazione o no. Tutto ciò che può fare un fedele laico lo può fare anche una fedele laica. L’importante è avere la preparazione specifica e l’idoneità, poi essere uomo o donna non ha rilevanza.

Ma può esserci reale partecipazione alla vita della Chiesa senza attribuzione di potere effettivo e di responsabilità?

Cardinal Piacenza: Chi ha detto che la partecipazione alla vita della Chiesa è una questione di potere? Se così fosse, sarebbe smascherato il reale equivoco nel concepire la Chiesa stessa non quale essa è, divino-umana, ma semplicemente come una delle tante associazioni umane, magari più grande e nobile, vista la sua storia; essa sarebbe pertanto da “amministrare” spartendosi il potere. Nulla di più lontano dalla realtà! La gerarchia nella Chiesa, oltre ad essere di diretta istituzione divina, è sempre da intendere come un servizio alla comunione. Solo un equivoco, derivante storicamente dall’esperienza delle dittature, potrebbe far pensare alla Gerarchia ecclesiastica come all’esercizio di un “potere assoluto”. Lo chieda a chi ogni giorno è chiamato a collaborare con la responsabilità personale del Papa per la Chiesa universale! Sono tali e tante le mediazioni, le consultazioni, le espressioni di reale collegialità che praticamente nessun atto di governo è il frutto di un’unica volontà, ma sempre l’esito di un lungo cammino, in ascolto dello Spirito Santo e del prezioso contributi di molti. Primi tra tutti i Vescovi e le Conferenze episcopali del mondo. La Collegialità non è un concetto socio-politico ma deriva dalla comune eucaristia, dall’affectus che nasce dal cibarsi dell’unico Pane e dal vivere l’unica fede; dall’essere uniti a Cristo: Via, Verità e Vita; e Cristo è lo Stesso ieri, oggi e sempre!

Non è troppo il potere di Roma?

Cardinal Piacenza: Dire “Roma” significa semplicemente dire “cattolicità” e “collegialità”. Roma è la città che la provvidenza ha eletto come luogo del Martirio degli Apostoli Pietro e Paolo e la comunione con questa Chiesa ha sempre significato nella storia, comunione con la Chiesa universale, unità, missione e certezza dottrinale. Roma è al servizio di tutte le Chiese, ama tutte le Chiese e, non di rado, protegge le Chiese più in difficoltà dal potere del mondo e di Governi non sempre pienamente rispettosi di quell’imprescindibile diritto umano e naturale che è la libertà religiosa. [SM=g1740722] La Chiesa deve essere guardata a partire dalla Costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II, inclusa ovviamente la Nota previa al Documento. Lì è descritta la Chiesa delle origini, la Chiesa dei Padri, la Chiesa di tutti i secoli, che è la nostra Chiesa di oggi, senza discontinuità; che è la Chiesa di Cristo. Roma è chiamata a presiedere nella Carità e nella Verità, uniche reali fonti dell’autentica Pace cristiana. L’unità della Chiesa non è il compromesso con il mondo e la sua mentalità, bensì l’esito, donato da Cristo, della nostra fedeltà alla verità e della carità che saremo capaci di vivere. Mi pare indicativo, a tale riguardo, il fatto che oggi solo la Chiesa, come nessuno, difenda l’uomo e la sua ragione, la sua capacità di conoscere il reale e di entrare in rapporto con esso, insomma l’uomo nella sua integralità. Roma è al pieno servizio dell’intera Chiesa di Dio che è nel mondo ed è una “finestra aperta” sul mondo. Finestra che dà voce a tutti coloro che non hanno voce, che chiama tutti a continua conversione e per questo contribuisce, spesso nel silenzio e con sofferenza, pagando di proprio, anche in impopolarità, alla costruzione di un mondo migliore, alla civiltà dell’amore.

Questo ruolo di Roma non ostacola l’unità e l’ecumenismo?

Cardinal Piacenza: Anzi ne è il necessario presupposto. L’Ecumenismo è una priorità della vita della Chiesa ed una esigenza assoluta che scaturisce dalla stessa preghiera del Signore: «Ut unum sint», che diviene per ogni cristiano vero e proprio “comandamento dell’unità”. Nella preghiera sincera e nello spirito di continua conversione interiore, nella fedeltà alla propria identità e nella comune tensione alla perfetta carità donata da Dio, è necessario impegnarsi con convinzione perché non ci siano battute d’arresto nel cammino del movimento ecumenico. Il mondo ha bisogno della nostra unità; è dunque urgente continuare ad impegnarsi nel dialogo di fede con tutti i fratelli cristiani, perché Cristo sia lievito della società. È pure urgente impegnarsi insieme con i non cristiani, ovvero nel dialogo interculturale per contribuire insieme ad edificare un mondo migliore, collaborando nelle opere di bene e perché una nuova e più umana società sia possibile. Roma, anche in tale compito ha un ruolo di propulsione unico. Non c’è tempo per dividersi, il tempo e le energie devono essere spese per unirsi.

In questa Chiesa chi sono e che ruolo hanno i preti allora?

Cardinal Piacenza: Non sono assistenti sociali né tantomeno funzionari di Dio! La crisi di identità è maggiormente acuta nei contesti più fortemente secolarizzati, nei quali sembra che non ci sia spazio per Dio. I sacerdoti, invece, sono quelli di sempre; sono quello che sempre Cristo ha voluto che fossero! [SM=g1740722] L’identità sacerdotale è cristocentrica e perciò eucaristica. Cristocentrica perché, come più volte ricordato dal Santo Padre, nel Sacerdozio ministeriale, “Cristo ci tira dentro di Sé”, coinvolgendosi con noi e coinvolgendoci nella Sua stessa Esistenza. Tale “reale” attrazione accade sacramentalmente, quindi in maniera oggettiva ed insuperabile, nell’Eucaristia, della quale i sacerdoti sono ministri, cioè servi e strumenti efficaci.

Ma è così insuperabile la legge sul celibato? Non si potrebbe davvero cambiare?

Cardinal Piacenza: Non si tratta di una semplice legge! La legge è conseguenza di una ben più alta realtà che si coglie solo nel vitale rapporto con Cristo. Gesù dice: “chi può capire capisca”. [SM=g1740721] Il sacro celibato non è mai superato, anzi è sempre nuovo, nel senso che, anche attraverso di esso, la vita del prete è “rinnovata”, perché sempre donata, in una fedeltà che ha in Dio la propria radice e nella fioritura della libertà umana il proprio frutto. Il vero dramma è nell’incapacità contemporanea a compiere scelte definitive, nella drammatica riduzione della libertà umana che è divenuta così fragile da non perseguire il bene nemmeno quando è riconosciuto ed intuito come possibilità per la propria esistenza. Non è il celibato il problema, né possono essere le infedeltà e la debolezza di taluni Sacerdoti il criterio di giudizio. Del resto le statistiche ci dicono che fallisce oltre il 40% dei matrimoni. Tra i Sacerdoti siamo a meno del 2%, quindi la soluzione non sarebbe assolutamente nell’opzionalità del sacro celibato. [SM=g1740721] Non sarà forse che si debba smettere di interpretare la libertà come “assenza di legami” e di definitività, ed iniziare a riscoprire che proprio nella definitività del dono all’altro e a Dio consista la vera realizzazione e felicità umana? [SM=g1740733]

E le vocazioni? Non aumenterebbero abolendo il celibato?

Cardinal Piacenza: No! Le confessioni cristiane, dove non essendoci il sacerdozio ordinato non c’è la dottrina e disciplina del celibato, si trovano in stato di profonda crisi al riguardo delle “vocazioni” alla guida della comunità. Così come c’è crisi del sacramento del matrimonio uno ed indissolubile. [SM=g1740721]

La crisi, dalla quale, in realtà, si sta lentamente uscendo, è legata, fondamentalmente, alla crisi della fede in Occidente. È a far crescere la fede che ci si deve impegnare. Questo è il punto. Negli stessi ambienti è in crisi la santificazione della festa, è in crisi la confessione, è in crisi il matrimonio etc… La secolarizzazione e la conseguente perdita del senso del sacro, della fede e della sua pratica, hanno determinato e determinano anche una importante diminuzione del numero dei candidati al Sacerdozio. A queste ragioni squisitamente teologiche ed ecclesiali, se ne aggiungono alcune di carattere sociologico: prima fra tutte, il vistoso decremento della natalità, con la conseguente diminuzione del numero dei giovani e, quindi, anche delle giovani Vocazioni. Anche questo è un fattore che non può essere ignorato. Tutto è legato. Talvolta si pongono delle premesse e poi non si vogliano accettare le conseguenze ma queste sono inevitabili. Il primo ed irrinunciabile rimedio al calo delle Vocazioni, lo ha suggerito Gesù stesso: «Pregate dunque il padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe» (Mt 9,38). Questo è il realismo della pastorale delle vocazioni. La preghiera per le Vocazioni, un’intensa, universale, dilatata rete di preghiera e di Adorazione Eucaristica che avvolga tutto il mondo, è la sola vera risposta possibile alla crisi delle risposte alla Vocazione. Laddove un tale atteggiamento orante è stabilmente vissuto, si può affermare che sia in atto una reale ripresa. È fondamentale, inoltre, curare l’identità e la specificità nella vita ecclesiale, di Sacerdoti, religiosi – e questi nella peculiarità dei carismi fondazionali dei propri Istituti di appartenenza – e fedeli laici, affinché ciascuno possa davvero, in libertà, comprendere ed accogliere la vocazione che Dio ha pensato per lui. Ma ciascuno deve essere se stesso e ogni giorno deve impegnarsi sempre più a divenire ciò che è.

Eminenza, in questo momento storico, se dovesse dire una parola riassuntiva della situazione generale, cosa direbbe?

Cardinal Piacenza: Il nostro programma non può essere influenzato dal voler galleggiare ad ogni costo, dal volerci sentire applauditi dall’opinione pubblica: noi dobbiamo soltanto servire per amore e con amore il nostro Dio nel nostro prossimo, chiunque esso sia, consapevoli che il Salvatore è solo Gesù. Noi dobbiamo lasciarLo passare, lasciarLo parlare, lasciarLo agire attraverso le nostre povere persone e il nostro impegno quotidiano. Non dobbiamo mettere del “nostro” ma del “Suo”. Noi, innanzi alle situazioni, anche le più apparentemente fallimentari, non dobbiamo spaventarci. Il Signore sulla barca di Pietro c’è anche se sembra dormire; c’è! Noi dobbiamo agire con energia, come se tutto dipendesse da noi ma con la pace di chi sa che tutto dipende dal Signore. Dunque dobbiamo ricordare che il nome dell’amore, nel tempo è “fedeltà”! Il credente sa che Lui è la Via, la Verità, la Vita e non “una” via, “una” verità, “una” vita. Pertanto è nel coraggio della verità a costo di ricevere insulti e disprezzo, che sta la chiave della missione nella nostra società; è questo coraggio che fa un tutto unico con l’amore, con la carità pastorale, che deve essere recuperato e che rende affascinante più che mai oggi la vocazione cristiana. [SM=g1740722] 

Vorrei citare il programma che sinteticamente formulò a Stoccarda il Consiglio della Chiesa evangelica nel 1945: “Annunciare con più coraggio, pregare con più fiducia, credere con più gioia, amare con più passione”.

 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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29/10/2011 22:46
 
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Amicizia Sac. Summorum Pontificum: a Roma, febbraio 2012, esercizi spirituali con Mons. Schneider



Qui
avevamo dato già la notizia. Ma la ripetiamo, volentierissimo, questa volta corredata anche dalla locandina.

A Roma, dal 12 al 18 febbraio 2012, si svolgeranno gli esercizi spirituali per sacerdoti organizzata da Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum.
Il luogo del ritiro sarà la Casa degli Esercizi spirituali dei PP. Passionisti dei Ss. Giovanni e Paolo, Salita di San Gregorio al Celio - ROMA
Predicatore: S.E.R. Mons. Athanasius Schneider








Il sacerdote che credeva nelle benedizioni e nelle rogazioni



INVITO


Presentazione della biografia Don Enrico Videsott. Vita e testimonianze di Cristina Siccardi.


Domenica 13 novembre, ore 15.00

Sala manifestazioni di La Val/La Valle (Val Badia-Trentino Alto Adige)

Saranno presenti: l’autrice Dott.ssa Cristina Siccardi, storica (Torino), il Comitato “Amici di Don Enrico”, numerosi testimoni della fama di santità di Don Enrico Videsott.

Modererà l'incontro: Dott.ssa Edith Ploner.


Inoltre verranno proiettate fotografie di Don Enrico Videsott e una videosequenza del suo funerale.
Cornice musicale: Coro femminile “Raiëta” e piccolo buffet.




Don Heinrich Ulrich visse a La Valle dal 1964 al 1987. Nacque il 3 luglio 1912 e morì il 9 dicembre 1999. Molta gente accorreva da lui per la sua capacità di ascolto e, in particolare, per le sue efficaci benedizioni e rogazioni. A 12 anni dalla sua scomparsa la sua memoria sta crescendo sempre più. Era paterno e amabile, legato alla Tradizione. La sua fama si è estesa anche oltre i confini del Tirolo, tanto che giungevano a La Valle persone da tutta Italia, dall’Austria, dalla Svizzera, dalla Germania e, persino, dall’Europa orientale, ma anche da alcune zone dell’Africa. Don Enrico era un mistico e viveva da mistico. Sacrifici, privazioni, offerta di se stesso per la salvezza delle anime, unione profonda con Dio, esistenza di contemplazione, dove la preghiera occupava un posto privilegiato, di giorno come di notte, e le attività non erano altro che espressione del suo immenso spirito votato a Dio, alla Sua volontà, in dedizione alle realtà eterne.


Comitato "Amici di Don Enrico"

[Modificato da Caterina63 10/11/2011 20:29]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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[SM=g1740733]ATTENZIONE!

Invitiamo TUTTI i Sacerdoti a richiedere presso la Libreria Editrice Vaticana, il seguente libretto: Mensis Eucharisticus. ...
un mese con Gesù Eucaristia.... per prepararsi alla Messa, ma anche per dopo la Messa, per fermarsi a ringraziare....
un libretto con piccole e brevi meditazioni in latino e in italiano a fronte.... IMPERDIBILE e che potrete segnalare anche ai vostri parrocchiani....

Per nutrire la vita dei sacerdoti

Nel 1969 venne donato ai collaboratori della Segreteria di Stato un librino intitolato Mensis Eucharisticus ed edito dalla Tipografia Vaticana. Di autore anonimo, il testo era stato curato da don Giuseppe Santoro per facilitare ai sacerdoti la preparazione alla messa e il ringraziamento in coerenza con l'enciclica di Paolo VI Mysterium fidei (1965). L'"aureo libretto di ascetica sacerdotale" - così lo definiva il sostituto Giovanni Benelli ringraziando a nome del Papa il curatore - è stato ora tradotto in italiano, con il testo latino a fronte, dal cardinale Giovanni Coppa (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2011, pagine 183, euro 9). Ne pubblichiamo una presentazione del cardinale prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Ad onor del vero, quest'opera non risale al 1969.... e come riportato dal libretto a pag. 25: nel catalogo dei manoscritti della Sicilia, si trova già il riferimento a questa opera "Mese Eucaristico" e viene indicato come "opera scritta in latino da Benedetto Plazza, ma pubblicata senza quel nome dall'editore Angelo Felicella già nel 1737".



"Non esiste Eucaristia senza Sacerdozio, come non esiste Sacerdozio senza Eucaristia". "Il ministero ordinato, che mai può ridursi al solo aspetto funzionale, perché si pone sul piano dell'"essere", abilita il presbitero ad agire in persona Christi e culmina nel momento in cui egli consacra il pane e il vino, ripetendo i gesti e le parole di Gesù nell'Ultima Cena" (Giovanni Paolo II).

Per mezzo dei sacerdoti, Cristo è presente nel nostro mondo contemporaneo, vive fra noi e offre al Padre il sacrificio redentore per tutti gli uomini e li rende partecipi della sua offerta al Padre e della sua opera salvifica. "Dinanzi a questa straordinaria realtà rimaniamo attoniti e sbalorditi: tanta è l'umiltà condiscendente con cui Dio ha voluto così legarsi all'uomo! Se sostiamo commossi davanti al Presepe contemplando l'incarnazione del Verbo, che cosa provare di fronte all'altare dove, per le povere mani del sacerdote, Cristo rende presente nel tempo il suo Sacrificio? Non ci resta che piegare le ginocchia e in silenzio adorare questo sommo mistero della fede".


[SM=g1740722]


ATTENZIONE!!

S. Messa settimanale all'Ateneo Pontificio "Regina Apostolorum" in Roma



Dal prossimo martedì 6 dicembre 2011 nella cappella dell' Ateneo Pontificio Regina Apostolorum inizierà il ciclo di celebrazioni settimanali della S.Messa in Rito Romano Antico.


La S. Messa nella Forma Extraordinaria del Rito Romano si svolgerà ogni martedì alle ore 13.00


L'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum sarà quindi il primo ateneo appartenente alla Santa Sede, a celebrare una S.Messa in Rito Romano Antico, settimanalmente.





[SM=g1740771]

Convegno per i 50 anni dalla Costituzione "Veterum Sapientia" (b. Giovanni XIII) sullo studio e l'uso del latino
Convegno della Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche dell’Università Pontificia Salesiana
Roma, lunedì 23 febbraio 2012



Il 22 febbraio 1962 il beato Giovanni XXIII firmava la Costituzione apostolica Veterum Sapientia sullo studio e l’uso del latino. In essa, tra l’altro, si auspicava l’erezione di un Academicum Latinitatis Institutum che sarà poi istituito da Paolo VI con la Lettera apostolica Studia Latinitatis emanata il 22 febbraio 1964.
Nello stesso documento Paolo VI affidava alla Società Salesiana il compito di «promuovere la prosperità dell’Istituto».
Nel 50° della Costituzione apostolica, il Pontificium Institutum Altioris Latinitatis intende ripercorrere alcuni elementi significativi di tale storia per cogliere il senso ditale missione e soprattutto per rispondere alle sfide che oggi, a livello di impegno culturale, pone lo studio delle lingue classiche (latino e greco).
Il Convegno si colloca nella serie degli appuntamenti annuali che l’Institutum realizza allo scopo di continuare ad evidenziare il ruolo della cultura classica nel contesto e a servizio delle culture odierne e delle realtà ecclesiali


Programma
Ore 09:00
Presiede S.E. il Card. Zenon GROCHOLEWSKI

Laudes matutinae
Coord. Miran SAJOVIC - Università Salesiana

Saluti
Carlo NANNI Rettor Magnifico dell’Università Salesiana

Card. Zenon GROCHOLEWSKI
Patrono del Pontificium Institutum Altioris Latinitatis

INTRODUZIONE
Manlio SODI - Preside della Facoltà

RELAZIONI
Il latino come arma, il latino come patrimonio.Attorno alla Costituzione apostolica “Veterum Sapientia”e alla vigilia del Vaticano II
Alberto MELLONI - Università di Modena

“Sapientia”: il sapore della verità
Remo BRACCHI - Università Salesiana

Dibattito – Intervallo

COMUNICAZIONI
Il latino e la cultura cinese
Michele FERRERO - PechinoBeijing Foreign University

La cultura latina nel contesto anglosassone
Mark CLARK - USA Christendom College

Dibattito

PRESENTAZIONE dei primi volumi della collana
“Veterum et Coaevorum Sapientia” (VCS), Edizioni LAS
Penelope FILACCHIONE - Università Salesiana

ore 13,00 – Buffet

ore 15,00 – RELAZIONI
Importanza del latino nella formazionee nella vita del clero
Mons. Celso MORGA IRUZUBIETA

Tra “sapientia veterum” e “cultura hodierna”:
il valore linguistico del patrimonio della tradizione
Tullio DE MAURO - già Ministro della Pubblica Istruzione

Dibattito – Intervallo

COMUNICAZIONI
Metodologie di apprendimento delle lingue classiche
Luigi MIRAGLIA - Vivarium Novum, Roma

Quale impegno lessicale per l’attuazione della “Veterum Sapientia”
Mauro PISINI - Università Salesiana

Dibattito

ore 18,00 – CONCLUSIONI
Roberto SPATARO - Università Salesiana

Vesperum
Coord. Miran SAJOVIC - Università Salesiana
***
Università Pontificia Salesiana
Pontificium Institutum Altioris Latinitatis
Piazza Ateneo Salesiano 1— 00139 RomaTel. 06 872901
Fax 06 87290397www.unisal.it - segreteria.lettere@unisal.it
°




[Modificato da Caterina63 18/01/2012 14:20]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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23/01/2012 11:36
 
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Cari Sacerdoti.... qui abbiamo sviscerato l'argomento: NON ESISTE ALCUNA MESSA NEOCATECUMENALE.... invitiamo, sollecitiamo e supplichiamo i sacerdoti-parroci a smetterla di far stravolgere l'assetto del presbiterio delle parrocchie per avanzare una prassi liturgica neocatecumenale INESISTENTE.... è il Papa che lo chiede: le approvazioni riguardanti al Cammino consistono solo nelle LORO CELEBRAZIONI INTERNE, ma a riguardo alla Parrocchia vige la disciplina e la regola del cum ECCLESIAE e la Messa che vi si celebra è quella che ci testimonia il Pontefice....

Diario Vaticano / Ai neocatecumenali il diploma. Ma non quello che si aspettavano

La Santa Sede ha approvato i riti che scandiscono le tappe del loro catechismo. Ma le particolarità con cui essi celebrano le messe restano sempre sotto osservazione. Alcune sono consentite. Altre no

di ***




CITTÀ DEL VATICANO, 23 gennaio 2012 – Prima dell’udienza con Benedetto XVI di tre giorni fa, dentro il Cammino neocatecumenale correva voce che in quell'occasione sarebbero state definitivamente approvate le “liturgie” del movimento ecclesiale fondato da Francisco "Kiko" Argüello e Carmen Hernández:

> "Placet" o "Non placet"? La scommessa di Carmen e Kiko


Tali voci davano addirittura per pronto il documento di convalida.

In realtà questo provvedimento non era assolutamente all’ordine del giorno in Vaticano, come si è potuto verificare nel corso dell’udienza col papa del 20 gennaio.

All'inizio dell'udienza, infatti, è stato letto un decreto del pontificio consiglio per i laici nel quale, con "il parere favorevole della congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti", semplicemente si "concede l’approvazione a quelle celebrazioni contenute nel Direttorio catechetico del Cammino neocatecumenale che non risultano per loro natura già normate dai libri liturgici della Chiesa".

Più chiaramente il papa nel suo discorso ha ribadito che con il suddetto decreto soltanto "vengono approvate le celebrazioni" presenti nel Direttorio catechetico, che "non sono strettamente liturgiche".

Ciò vuol dire che i rituali approvati in questa occasione non riguardano in alcun modo la liturgia della messa o l’amministrazione dei sacramenti, ma solo le celebrazioni interne al Cammino che scandiscono le principali tappe del lungo catecumenato di ogni suo membro.

Benedetto XVI ha inoltre approfittato dell'udienza per rivolgere ai capi e ai membri del Cammino un "breve pensiero sul valore della liturgia". È si è trattato di un "pensiero" che aveva tutto il sapore di una lezione, densa e impegnativa nonostante la brevità.

In essa il papa ha ricordato che "il vero contenuto della liturgia" è si "opera del Signore Gesù", ma "è anche opera della Chiesa, che, essendo suo corpo, è un unico soggetto con Cristo". E con ciò ha messo in guardia dalla tentazione – presente nelle teorie liturgiche neocatecumenali ma non solo – di un "archeologismo" che pretenderebbe di riprodurre artificiosamente l'ultima cena di Gesù e le "frazioni del pane" dei primissimi tempi cristiani senza tener conto degli sviluppi liturgici che sono maturati legittimamente nella Chiesa nel corso dei secoli.

Nel suo discorso, inoltre, Benedetto XVI ha sottolineato il "carattere pubblico della Santa Eucaristia". Ha ricordato che in base agli statuti del Cammino approvati nel 2008 "i neocatecumenali possono celebrare l’Eucarestia domenicale nella piccola comunità dopo i primi vespri della domenica, secondo le disposizioni del vescovo diocesano". Ma ha subito aggiunto che "ogni celebrazione" deve essere "essenzialmente aperta a tutti coloro che appartengono" all’unica Chiesa di Cristo.

Le celebrazioni nelle piccole comunità – ha proseguito il papa – devono cioè produrre una "progressiva maturazione" che favorisca "il loro inserimento nella vita della grande comunità ecclesiale", ossia in concreto "nella celebrazione liturgica della parrocchia".

Il papa ha infine ribadito che "la celebrazione nelle piccole comunità" deve essere "regolata dai libri liturgici, che vanno seguiti fedelmente", sia pure "con le particolarità approvate negli statuti del Cammino".

Negli statuti del 2008 le particolarità consentite sono due.

La prima riguarda "la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie" e "sempre con pane azzimo", che i neocatecumenali devono ricevere "in piedi, restando al proprio posto".

La seconda è lo spostamento “ad experimentum” del "rito della pace dopo la Preghiera universale", cioè prima dell'offertorio, come del resto avviene da sempre nel rito ambrosiano, in uso nell'arcidiocesi di Milano.

Negli statuti si prevede inoltre che gli animatori delle comunità neocatecumenali preparino "brevi monizioni alle letture". Ma questo è già consentito dalle istruzioni generali del messale romano, per qualsiasi messa.

Non si fa cenno alcuno, invece, nei paragrafi degli statuti riguardanti la messa, alle cosiddette "risonanze", cioè ai commenti spontanei alle letture e al Vangelo fatti da chi partecipa alle messe delle comunità neocatecumenali, in aggiunta all'omelia del sacerdote.

Non solo questa delle "risonanze", quindi, ma ogni altra particolarità liturgica in uso nel Cammino che non è approvata esplicitamente dalla Santa Sede era abusiva prima dell’udienza dello scorso 20 gennaio e tale rimane anche dopo.

Ecco qui di seguito la "lezione" di liturgia impartita da Benedetto XVI ai neocatecumenali e, più sotto, un sommario dei loro rituali extraliturgici che hanno avuto l'approvazione delle autorità vaticane.

__________



"... CELEBRAZIONE REGOLATA DAI LIBRI LITURGICI, CHE VANNO SEGUITI FEDELMENTE..."

Benedetto XVI al Cammino neocatecumenale, 20 gennaio 2012



Cari fratelli e sorelle, [...] poco fa vi è stato letto il decreto con cui vengono approvate le celebrazioni presenti nel "Direttorio catechetico del Cammino neocatecumenale", che non sono strettamente liturgiche, ma fanno parte dell’itinerario di crescita nella fede. È un altro elemento che vi mostra come la Chiesa vi accompagni con attenzione in un paziente discernimento, che comprende la vostra ricchezza, ma guarda anche alla comunione e all’armonia dell’intero "Corpus Ecclesiae".

Questo fatto mi offre l’occasione per un breve pensiero sul valore della liturgia. Il Concilio Vaticano II la definisce come l’opera di Cristo sacerdote e del suo corpo che è la Chiesa (cfr. "Sacrosanctum Concilium", 7). A prima vista ciò potrebbe apparire strano, perché sembra che l’opera di Cristo designi le azioni redentrici storiche di Gesù, la sua passione, morte e risurrezione. In che senso allora la liturgia è opera di Cristo? La passione, morte e risurrezione di Gesù non sono solo avvenimenti storici; raggiungono e penetrano la storia, ma la trascendono e rimangono sempre presenti nel cuore di Cristo. Nell’azione liturgica della Chiesa c’è la presenza attiva di Cristo risorto che rende presente ed efficace per noi oggi lo stesso mistero pasquale, per la nostra salvezza; ci attira in questo atto di dono di sé che nel suo cuore è sempre presente e ci fa partecipare a questa presenza del mistero pasquale. Questa opera del Signore Gesù, che è il vero contenuto della liturgia, l’entrare nella presenza del mistero pasquale, è anche opera della Chiesa, che, essendo suo corpo, è un unico soggetto con Cristo: "Christus totus caput et corpus", dice sant’Agostino. Nella celebrazione dei sacramenti Cristo ci immerge nel mistero pasquale per farci passare dalla morte alla vita, dal peccato all’esistenza nuova in Cristo.

Ciò vale in modo specialissimo per la celebrazione dell’eucaristia, che, essendo il culmine della vita cristiana, è anche il cardine della sua riscoperta, alla quale il neocatecumenato tende. Come recitano i vostri statuti, "L’eucaristia è essenziale al neocatecumenato, in quanto catecumenato post-battesimale, vissuto in piccola comunità" (art. 13 §1). Proprio al fine di favorire il riavvicinamento alla ricchezza della vita sacramentale da parte di persone che si sono allontanate dalla Chiesa, o non hanno ricevuto una formazione adeguata, i neocatecumenali possono celebrare l’eucaristia domenicale nella piccola comunità, dopo i primi vespri della domenica, secondo le disposizioni del vescovo diocesano (cfr. Statuti, art. 13 §2). Ma ogni celebrazione eucaristica è un’azione dell’unico Cristo insieme con la sua unica Chiesa e perciò essenzialmente aperta a tutti coloro che appartengono a questa sua Chiesa. Questo carattere pubblico della santa eucaristia si esprime nel fatto che ogni celebrazione della santa messa è ultimamente diretta dal vescovo come membro del collegio episcopale, responsabile per una determinata Chiesa locale (cfr. "Lumen gentium", 26).

La celebrazione nelle piccole comunità, regolata dai libri liturgici, che vanno seguiti fedelmente, e con le particolarità approvate negli statuti del Cammino, ha il compito di aiutare quanti percorrono l’itinerario neocatecumenale a percepire la grazia dell?'essere inseriti nel mistero salvifico di Cristo, che rende possibile una testimonianza cristiana capace di assumere anche i tratti della radicalità. Al tempo stesso, la progressiva maturazione nella fede del singolo e della piccola comunità deve favorire il loro inserimento nella vita della grande comunità ecclesiale, che trova nella celebrazione liturgica della parrocchia, nella quale e per la quale si attua il neocatecumenato (cfr. Statuti, art. 6), la sua forma ordinaria. Ma anche durante il Cammino è importante non separarsi dalla comunità parrocchiale, proprio nella celebrazione dell’eucaristia che è il vero luogo dell’unità di tutti, dove il Signore ci abbraccia nei diversi stati della nostra maturità spirituale e ci unisce nell’unico pane che ci rende un unico corpo (cfr. 1 Cor 10, 16s). [...]

__________


Il testo integrale del discorso del papa è in apertura thread


__________



DODICI RITI, PER ALTRETTANTE TAPPE



Il percorso di catechesi che ogni membro del Cammino compie dura almeno dieci anni e passa attraverso cinque fasi.

Ogni fase ha delle tappe contrassegnate da specifici rituali, in totale dodici.

Sono questi i rituali extraliturgici in uso nelle comunità neocatecumenali ora approvati dalle autorità vaticane.

PRIME CATECHESI

1. Rito della conversione. Accompagna la decima delle sedici catechesi introduttive. Il rito, molto dettagliato, precede e segue in forma comunitaria la confessione sacramentale individuale di ciascuno dei presenti. Per chi prosegue nel Cammino, tale rito sarà reiterato a cadenza mensile.

2. Consegna della Bibbia. Accompagna la quindicesima catechesi.

3. Rito del lucernario. Apre la "convivenza" di tre giorni che conclude le sedici catechesi introduttive. Altre celebrazioni della Parola ritmano questi stessi giorni e ritmeranno, settimanalmente, il prosieguo del Cammino.

PRECATECUMENATO

4. Primo scrutinio. Segna il termine di questa seconda fase, la cui durata è di almeno due anni.

PASSAGGIO AL CATECUMENATO

5. "Shemà". In ebraico: ascolta. È il rito che celebra l'accoglienza della Parola di Dio.

6. Secondo scrutinio.
Conclude il biennio di questa terza fase. Chi lo compie rinuncia a ricchezze personali anche cospicue, rimesse alla comunità.

CATECUMENATO

7. Consegna del Salterio. Cioè del libro dei salmi.

8. Traditio Symboli. Cioè la consegna del "Credo".

9. Redditio Symboli.
Cioè la confessione pubblica della propria fede, appresa col "Credo".

10. Consegna del Padre Nostro.
È il rito che introduce il terzo anno di questa quarta fase.

ELEZIONE

11. Libro della vita. Scrivendo il proprio nome in questo libro, il neocatecumenale apre i due anni di questa quinta e ultima fase del Cammino.

12. Rinnovo delle promesse battesimali. È l'approdo del Cammino. Il rito è compiuto durante la Veglia pasquale, che si prolunga fino all'alba e si conclude con un banchetto.

__________


Un indice di tutti i precedenti articoli di www.chiesa sul Cammino:

> Focus su MOVIMENTI CATTOLICI

__________


Gli ultimi tre precedenti servizi di www.chiesa:

19.1.2012
> Benedetto XVI, il Riformatore
È la "riforma", dice, la chiave di interpretazione del Concilio Vaticano II e dell'evoluzione del magistero, "nella continuità del soggetto Chiesa". È ciò che Lefebvre e i tradizionalisti non hanno mai voluto accettare. Gilles Routhier ricostruisce il passato e il presente della controversia

13.1.2012
> "Placet" o "Non placet"? La scommessa di Carmen e Kiko
I fondatori del Cammino neocatecumenale puntano a ottenere l'approvazione vaticana definitiva del loro modo "conviviale" di celebrare le messe. Il documento è pronto. Ma potrebbe essere modificato o bloccato in extremis. Il 20 gennaio il verdetto

11.1.2012
> Diario Vaticano / Troppi cardinali italiani e di curia? Papa Giovanni ne fece persino di più
E chi ne fece di meno fu Pio XII. Le statistiche sui cardinali creati dagli ultimi sei papi ridimensionano le critiche a Benedetto XVI, riaccese dall'annuncio del prossimo concistoro. Anche per l'Africa, nessuna marcia indietro

__________


Per altre notizie e commenti vedi il blog che Sandro Magister cura per i lettori di lingua italiana:

> SETTIMO CIELO

Ultimi tre titoli:

Crisi economica. Il Vaticano guarda oltre Atlantico

Monte Athos, Riduzioni, Cina, Catechismo, Neocatecumenali. Cinque postille

Neocatecumenali. Le illusioni degli "indignados"




così, anche la penna di Sandro Magister ci conferma quanto abbiamo voluto approfondire a riguardo del Cnc e nelle parole del Papa:
NON ESISTE ALCUNA MESSA NEOCATECUMENALE.... esiste la Liturgia della Chiesa, la Messa che è come la celebra il Papa, detta Forma Ordinaria, e la Messa antica detta Forma Straordinaria, non esistono altre "forme".. Kiko si metta l'anima in pace e la smetta di ingannare i membri del Cammino....

Cari Sacerdoti-Parroci, attenetevi alle richieste del Santo Padre, la Parrocchia non è di un Cammino, non è di Kiko, non è "vostra", ma NOSTRA, DI TUTTI e la Messa che tutti ci unisce e ci rende una sola cosa è quella testimoniata dal Santo Padre...
Prodigatevi nel riportare il Crocefisso sull'Altare CONSACRATO E CON LE RELIQUIE.... togliete quelle tavole imposte da Kiko.... e riportate un inginocchiatoio per quei fedeli che volessero prendere la Comunione in ginocchio, ne hanno il diritto!

 

"Il papa vuole tutti in ginocchio" - Omelia di Benedetto XVI per il Giovedì Santo

Una nostra cara ed affezionata lettrice richiama giustamente l'attenzione della Redazione sull'omelia del Papa nella Messa "in Coena Domini" del Giovedì Santo:ed in particolare su questo passaggio che non è sfuggito a Sandro Magister che intitola il suo articolo: "Il Papa insiste, vuole tutti in ginocchio".

"Prima di riflettere sul contenuto della richiesta di Gesù, dobbiamo ancora rivolgere la nostra attenzione su ciò che gli Evangelisti ci riferiscono riguardo all’atteggiamento di Gesù durante la sua preghiera. Matteo e Marco ci dicono che Egli “cadde faccia a terra” (Mt 26,39; cfr Mc 14,35), assunse quindi l’atteggiamento di totale sottomissione, quale è stato conservato nella liturgia romana del Venerdì Santo. Luca, invece, ci dice che Gesù pregava in ginocchio. Negli Atti degli Apostoli, egli parla della preghiera in ginocchio da parte dei santi: Stefano durante la sua lapidazione, Pietro nel contesto della risurrezione di un morto, Paolo sulla via verso il martirio. Così Luca ha tracciato una piccola storia della preghiera in ginocchio nella Chiesa nascente. I cristiani, con il loro inginocchiarsi, entrano nella preghiera di Gesù sul Monte degli Ulivi. Nella minaccia da parte del potere del male, essi, in quanto inginocchiati, sono dritti di fronte al mondo, ma, in quanto figli, sono in ginocchio davanti al Padre. Davanti alla gloria di Dio, noi cristiani ci inginocchiamo e riconosciamo la sua divinità, ma esprimiamo in questo gesto anche la nostra fiducia che Egli vinca."



Magister ricorda quando nel libro intervista “Luce del mondo” Benedetto XVI si è detto consapevole di dare con ciò un “segno forte” e ha detto:
Facendo sì che la comunione si riceva in ginocchio e la si amministri in bocca, ho voluto dare un segno di profondo rispetto e mettere un punto esclamativo circa la Presenza reale… Deve essere chiaro questo: È qualcosa di particolare! Qui c’è Lui, è di fronte a Lui che cadiamo in ginocchio”.
Aggiunge Magister: "Ebbene, nell’omelia del Giovedì Santo Benedetto XVI è andato alla radice del mettersi in ginocchio, che lungi dall’essere una devozione spuria, è un gesto caratterizzante la preghiera di Gesù e della Chiesa nascente."

 

 

 

[Modificato da Caterina63 09/04/2012 10:16]
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10/05/2012 23:53
 
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Libreria Editrice Vaticana ha edito per la prima volta il nuovo "Ordo Divini Officii recitandi" per il 2012, a cura della P.C. Ecclesia Dei.



Abbiamo rinvenuto sull'ottima pagina
FaceBook dedicata a Mons. Oliveri, Vescovo della Diocesi di Albenga-Imperia, una notizia, segnalata da don Daniele Fiorito, che crediamo interessante per i sacerdoti che volessero celebrare il Breviario secondo la forma antica gregoriana, tale notizia è trascritta pari pari da L'Osservatore Romano (di domenica-lunedì 6-7/05/2012, ultima pagina in fondo).
Ammettiamo che è anche apprezzabile lo stile grafico e non solo, del frontespizio, che dimostra attenzione e garbo verso i fruitori dell'Ordo. Un po' tardivo... ma meglio tardi che mai.

"Esce in questi giorni, per la prima volta a cura della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, l' "Ordo Divini Officii recitandi sacrique peragendi" secondo la forma antica o straordinaria del Rito Romano per l'anno 2011-2012, in base al calendario della Chiesa universale, a norma della lettera apostolica in forma di motu proprio "Summorum Pontificum" di Benedetto XVI. L'"Ordo" è pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana (Città del Vaticano, 2012, pagine 95, euro 6)."

fonte: L'Osservatore Romano 6-7/05/2012, ultima pag.

Per acquistare on line l'Ordo , si può consultare il sito vaticanum.com, da cui è tratta la foto della copertina qui a destra.

PONTIFICIA COMMISSIO "ECCLESIA DEI" (curavit), Ordo Divini Officii recitandi sacrique peragendi - secundum antiquam vel extraordinariam ritus romani formam - pro anno Domini 2011-2012 - iuxta calendarium Ecclesiae Universae - ad normam Litterarum Apostolicarum motu proprio datarum "Summorum Pontificum" SS. D. N. Benedicti PP. XVI", ed. Libreria Editrice Vaticana, Romae 2012.


[SM=g1740722]


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21/07/2012 09:59
 
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"L'opera di evangelizzazione che la Chiesa ha come missione,
non è l'adattamento alle culture,
ma attraverso le culture che sono proprie ad ogni generazione,
queste devono essere purificate:
è necessario un taglio coraggioso che allora diventa progresso
e maturazione secondo le leggi stabilite da Dio
e non secondo gli uomini,

una vera apertura a Dio che consente di nascere
a creatura nuova (2Cor 5,17; Gal 6,15),

che è frutto dello Spirito Santo...."

(Papa Benedetto XVI)




  

Costituito a Roma un Gruppo internazionale 'pro Summorum Pontificum': pellegrinaggio a San Pietro in Vaticano il 3 novembre 2012

Comunicato di Nuovo Movimento Liturgico, aderente al Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum Italiano.

Per iniziativa di vari rappresentanti di gruppi di fedeli laici, tra cui la Federazione Internazionale Una Voce e il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum italiano, si è appena costituito a Roma il Coetus internationalis pro Summorum Pontificum, al fine di organizzare un pellegrinaggio internazionale delle associazioni, gruppi e movimenti pro Summorum Pontificum di Sua Santità Benedetto XVI nell’Anno della Fede.

Il pellegrinaggio si concluderà con una celebrazione in San Pietro Sabato 3 Novembre 2012.
Una presentazione ufficiale dell’evento è annunciata per il 10 settembre.






[Modificato da Caterina63 02/08/2012 13:02]
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29/11/2012 18:23
 
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[SM=g1740733] PER NATALE FACCIAMO QUESTO REGALO AI NOSTRI SACERDOTI..... e Voi cari sacerdoti, regalatevi questo tesoro prezioso.... è vero che è per i fedeli, ma molto utile anche per i Sacerdoti completamente digiuni a riguardo.... [SM=g1740733]



MESSALE ROMANO QUOTIDIANO
ad uso dei fedeli
 

Messale Romano quotidiano, edizione 1962
Volume formato 10 x 16 di 1880 pagine, con il testo bilingue (latino e italiano)
della S. Messa per tutti i giorni dell'anno liturgico.
Oltre all'Ordinario della Messa, al ciclo del Tempo e al ciclo dei Santi, 
comprende alcuni cantici e inni e un appendice con Sacramenti,
sacramentali e orazioni. 

 

Per ordinarlo:
fare un versamento sul c/c postale 61417002
intestato a
Associazione Fraternità San Pio X


Il Messale verrà inviato
in seguito alla ricezione del versamento



Recapiti della Fraternità Sacerdotale San Pio X:

Albano (Roma)
Fraternità San Pio X, Via Trilussa, 45,
tel. 06.930.68.16 - fax: 06.930.58.48
Posta elettronica: albano@sanpiox.it

Montalenghe (Torino)
Priorato San Carlo Borromeo,
via Mazzini, 19, tel. 011.983.92.72 - fax: 011 - 983.94.86
Posta elettronica: montalenghe@sanpiox.it

Rimini
Priorato Madonna di Loreto, via Mavoncello, 25.
Tel: 0541.72.77.67 - fax: 0541.72.60.75
Posta elettronica: rimini@sanpiox.it

 


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Il film Cris+iada ri-proiettato a Roma sabato 8 dicembre nel teatro del Pont. Seminario Romano Maggiore

Grazie alla segnalazione di un lettore Alfredo D.M., possiamo dare questa notizia:  e vista la grande partecipazione di persone durante le tre precedenti proiezioni ( 7, 8 e 11 novembre 2012), per soddisfare le moltissime nuove richieste, ci sarà una quarta proiezione del film (che per ora non è ancora stato trasmesso nelle sale cinematografiche d'Italia nè d'Europa), grazie alla Fondazione Lepanto, che ha messo a disposizione la sua versione in lingua originale con i sottotitoli in italiano.

Il Pontificio Seminario Romano Maggiore ha messo a disposizione una sala [teatro/auditorium n.d.r.] per la proiezione del film
 
CRISTIADA (1926, Messico. Quando il governo mise al bando la fede)
 
 che si terrà
 
sabato 8 dicembre alle ore 21:00 - Piazza S. Giovanni in Laterano 4, Roma
 
 
La Fondazione Lepanto, per gentile concessione del Rettore, avrà 50 posti per i propri amici. Coloro che sono interessati sono dunque pregati di prenotarsi (info@fondazionelepanto.org; oppure tel.: 06-3233370 / 06-3220291).
Con i nostri più cordiali saluti
Fondazione Lepanto
***
 
Qui invece l'invito rivolto dal Pontificio Seminario Romano Maggiore:
 
 
La Comunità del Pontificio Seminario Romano Maggiore
 
Ti invita alla proiezione del film

CRISTIADA  - (1926, Messico. Quando il governo mise al bando la fede)

8 DICEMBRE -  ORE 21 -  NEL TEATRO DEL SEMINARIO

Scritto da Michael James Love e diretto da Dean Wright, Cristiada è stato dichiarato uno dei colossal più belli realizzati negli ultimi anni, con un cast di eccezione /Andy Garcia, Peter O' Toole, Eva Longoria, Catalina Sandino Moreno, Oscar Isaac. Era il 1926, quando il Messico si presentava teatro di una feroce persecuzione anticristiana ad opera di un apparato politico massonico e laicista. Dal despota Venustiano Carrenza (1917) a Plutarco Elias Celles (1924-1928), promulgatore e acceso sostenitore di una "nuova rivoluzione culturale globalizzata", si cercava a tutti i costi di estirpare dalla società i princìpi del cattolicesimo. La persecuzione, iniziata con l'introduzione di leggi che discriminavano i cristiani impedendo la professione pubblica della loro fede, ebbe il suo culmine nell'uccisione di sacerdoti, autentici e coraggiosi testimoni della fede, e nella violazione e profanazione sistematica di chiese e luoghi di culto. Alla popolazione cattolica messicana, una volta fallito il tentativo di rispondere alla persecuzione sul piano pacifico e legale, non rimase che la strada della resistenza armata. Nacquero così i cristeros, che al grido di "Evviva Cristo Re!" combatterono con eroismo, testimoniando col martirio la loro fedeltà al Vangelo. Molti di essi sono stati canonizzati e beatificati da Giovanni Paolo II (21 maggio 2000).
CON LA PREZIOSA COLLABORAZIONE DELLA FONDAZIONE LEPANTO CHE HA MESSO A DISPOSIZIONE LA VERSIONE DEL FILM SOTTOTITOLATO

***
 
Come ci suggeriscono i beninformati, il teatro auditorium del Romano non è grande:  meglio contattare il Seminario e prenotarsi chiamando al n. 06.69.88.64.64
 
(nulla viene scritto sul sito: http://www.seminarioromano.it)


cliccando nel collegamento troverete da scaricare il primo e secondo tempo.....

VIVA CRISTO RE!!

http://www.gianlucamarletta.it/wordpress/2012/11/cristiada/

Primo Tempo:
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Secondo Tempo:
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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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02/07/2013 21:24
 
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La liturgia tra i riformisti radicali e gli intransigenti



Viene pubblicato in Italia il libro di Alcuin Reid «Lo sviluppo organico della liturgia. I principi della riforma liturgica e il loro rapporto con il Movimento liturgico del XX secolo prima del Concilio Vaticano II» (Cantagalli, 432 pagine, 22 euro). Il libro ha la prefazione dell'allora cardinale Joseph Ratzinger

Joseph Ratzinger
Città del Vaticano

Pubblichiamo l'interno testo del futuro Benedetto XVI
Negli ultimi decenni, la questione della corretta celebrazione della liturgia è diventata sempre più uno dei punti centrali della controversia attorno al Concilio Vaticano II, ovvero a come dovrebbe essere valutato e accolto nella vita della Chiesa.

Ci sono gli strenui difensori della riforma, per i quali è una colpa intollerabile che, a certe condizioni, sia stata riammessa la celebrazione della santa Eucaristia secondo l’ultima edizione del Messale prima del Concilio, quella del 1962. Allo stesso tempo, però, la liturgia è considerata come “semper reformanda”, cosicché alla fine è la singola “comunità” che fa la sua “propria” liturgia, nella quale esprime se stessa. Un Liturgisches Kompendium [Compendio liturgico, ndr] protestante (curato da Christian Grethlein e Günter Ruddat, Göttingen 2003) ha recentemente presentato il culto come “progetto di riforma” (pp. 13-41) riflettendo il modo di pensare anche di molti liturgisti cattolici. D’altra parte vi sono anche i critici accaniti della riforma liturgica, i quali non solo criticano la sua pratica applicazione, ma anche le sue basi conciliari.

Essi vedono la salvezza solo nel totale rifiuto della riforma. Tra questi due gruppi, i riformisti radicali e i loro avversari intransigenti, viene a perdersi spesso la voce di coloro che considerano la liturgia come qualcosa di vivo, qualcosa che cresce e si rinnova nel suo essere ricevuta e nel suo attuarsi. Costoro, peraltro, in base alla stessa logica, insistono anche sul fatto che la crescita è possibile solo se viene preservata l’identità della liturgia, e sottolineano che uno sviluppo adeguato è possibile soltanto prestando attenzione alle leggi che dall’interno sostengono questo “organismo”. Come un giardiniere accompagna una pianta durante la sua crescita con la dovuta attenzione alle sue energie vitali e alle sue leggi, così anche la Chiesa dovrebbe accompagnare rispettosamente il cammino della liturgia attraverso i tempi, distinguendo ciò che aiuta e risana da ciò che violenta e distrugge.

Se le cose stanno in tal modo, allora dobbiamo cercare di definire quale sia la struttura interna di un rito, nonché le sue leggi vitali, così da trovare anche le giuste strade per preservare la sua energia vitale nel mutare dei tempi per incrementarla e rinnovarla. Il libro di dom Alcuin Reid si colloca in questa linea. Percorrendo la storia del Rito romano (Messa e breviario), dalle origini fino alla vigilia del Concilio Vaticano II, cerca di stabilire quali siano i principi del suo sviluppo liturgico, attingendo così dalla storia, con i suoi alti e bassi, i criteri su cui ogni riforma deve basarsi. Il libro è diviso in tre parti. La prima, molto breve, analizza la storia della riforma del Rito romano dalle sue origini alla fine del XIX secolo. La seconda parte è dedicata al movimento liturgico fino al 1948.

La terza – di gran lunga la più estesa – tratta della riforma liturgica sotto Pio XII fino alla vigilia del Concilio Vaticano II. Questa parte si rivela molto utile, proprio perché tale fase della riforma liturgica non viene più molto ricordata, nonostante che proprio in essa – come anche nella storia del movimento liturgico, evidentemente – si ritrovino tutte le questioni circa le modalità corrette per una riforma, facendo sì che sia possibile acquisire anche dei criteri di giudizio. La decisione dell’autore di fermarsi alla soglia del Concilio Vaticano II è molto saggia. Egli evita così di entrare nella controversia legata all’interpretazione e alla ricezione del Concilio, illustrando il momento storico e la struttura delle varie tendenze, la quale risulta determinante per la questione circa i criteri della riforma. Alla fine del suo libro, l’autore elenca i principi per una corretta riforma: essa dovrebbe essere in egual misura aperta allo sviluppo e alla continuità con la Tradizione; dovrebbe sapersi legata a una tradizione liturgica oggettiva e fare sì che la continuità sostanziale sia salvaguardata. L’autore, poi, in accordo con il Catechismo della Chiesa cattolica, sottolinea che «anche la suprema autorità della Chiesa non deve modificare la liturgia arbitrariamente, ma solo in obbedienza alla fede e con rispetto religioso per il mistero della liturgia» (CC n. 1125). Come criteri ulteriori troviamo, infine, la legittimità delle tradizioni liturgiche locali e l’interesse per l’efficacia pastorale. Vorrei sottolineare ulteriormente, dal mio punto di vista personale, alcuni dei criteri già brevemente indicati del rinnovamento liturgico. Comincerò con gli ultimi due criteri fondamentali. Mi sembra molto importante che il Catechismo, nel menzionare i limiti del potere della suprema autorità della Chiesa circa la riforma, richiami alla mente quale sia l’essenza del primato, così come viene sottolineato dai Concili Vaticani I e II: il papa non è un monarca assoluto la cui volontà è legge, ma piuttosto il custode dell’autentica Tradizione e perciò il primo garante dell’obbedienza. Non può fare ciò che vuole, e proprio per questo può opporsi a coloro che intendono fare ciò che vogliono.

La legge cui deve attenersi non è l’agire ad libitum, ma l’obbedienza alla fede. Per cui, nei confronti della liturgia, ha il compito di un giardiniere e non di un tecnico che costruisce macchine nuove e butta quelle vecchie. Il “rito”, e cioè la forma di celebrazione e di preghiera che matura nella fede e nella vita della Chiesa, è forma condensata della Tradizione vivente, nella quale la sfera del rito esprime l’insieme della sua fede e della sua preghiera, rendendo così sperimentabile, allo stesso tempo, la comunione tra le generazioni, la comunione con coloro che pregano prima di noi e dopo di noi. Così il rito è come un dono fatto alla Chiesa, una forma vivente di parádosis. È importante a tale riguardo interpretare correttamente la “continuità sostanziale”. L’autore ci mette espressamente in guardia dalla strada sbagliata sulla quale potremmo essere condotti da una teologia sacramentaria neoscolastica slegata dalla forma vivente della liturgia. Partendo da essa, si potrebbe ridurre la “sostanza” alla materia e alla forma del sacramento, e dire: il pane e il vino sono la materia del sacramento, le parole dell’istituzione sono la sua forma; solo queste due cose sono necessarie, tutto il resto si può anche cambiare. Su questo punto modernisti e tradizionalisti si trovano d’accordo. Basta che ci sia la materia e che siano pronunciate le parole dell’istituzione: tutto il resto è “a piacere”. Purtroppo molti sacerdoti oggi agiscono sulla base di questo schema; e persino le teorie di molti liturgisti, sfortunatamente, si muovono in questa direzione.

Essi vogliono superare il rito come qualcosa di rigido e costruiscono prodotti di loro fantasia, ritenuta pastorale, attorno a questo nocciolo residuo, che viene così relegato nel regno del magico oppure privato del tutto del suo significato. Il movimento liturgico aveva cercato di superare questo riduzionismo, prodotto di una teologia sacramentaria astratta, e di insegnarci a considerare la liturgia come l’insieme vivente della Tradizione fattasi forma, che non si può strappare in piccoli pezzi, ma che deve essere visto e vissuto nella sua totalità vivente. Chi, come me, nella fase del movimento liturgico alla vigilia del Concilio Vaticano II, è stato colpito da questa concezione, può solo constatare con profondo dolore la distruzione di quel che ad esso stava a cuore. Vorrei brevemente commentare altre due intuizioni che appaiono nel libro di dom Alcuin Reid. L’archeologismo e il pragmatismo pastorale – quest’ultimo, peraltro, è spesso un razionalismo pastorale – sono entrambi errati. Potrebbero essere descritti come una coppia di gemelli profani. I liturgisti della prima generazione erano per la maggior parte storici e, di conseguenza, inclini all’archeologismo.

Volevano dissotterrare le forme più antiche nella loro purezza originale; vedevano i libri liturgici in uso, con i loro riti, come espressione di proliferazioni storiche, frutto di passati fraintendimenti e ignoranza. Si cercava di ricostruire la più antica Liturgia romana e di ripulirla da tutte le aggiunte posteriori. Non era cosa del tutto sbagliata; ma la riforma liturgica è comunque qualcosa di diverso da uno scavo archeologico e non tutti gli sviluppi di qualcosa di vivo devono seguire la logica di un criterio razionalistico/storicistico. Questa è anche la ragione per cui – come l’autore giustamente osserva – nella riforma liturgica non deve spettare agli esperti l’ultima parola. Esperti e pastori hanno ciascuno il proprio ruolo (così come, in politica, i tecnici e coloro che sono chiamati a decidere rappresentano due livelli diversi). Le conoscenze degli studiosi sono importanti, ma non possono essere immediatamente trasformate in decisioni dei pastori, i quali hanno la responsabilità di ascoltare i fedeli nell’attuare con intelligenza assieme a loro ciò che oggi aiuta a celebrare i Sacramenti con fede oppure no. Una delle debolezze della prima fase della riforma dopo il Concilio fu che quasi soltanto gli esperti avevano voce in capitolo. Sarebbe stata auspicabile una maggiore autonomia da parte dei pastori. Poiché spesso, ovviamente, risulta impossibile elevare la conoscenza storica al rango di nuova norma liturgica, molto facilmente questo “archeologismo” si è legato al pragmatismo pastorale. Si è deciso in primo luogo di eliminare tutto ciò che non era riconosciuto come originale e, di conseguenza, come “sostanziale”, per poi integrare lo “scavo archeologico” – qualora fosse sembrato ancora insufficiente – con “il punto di vista pastorale”. Ma che cosa è “pastorale”? I giudizi intellettualistici dei professori su queste questioni erano sovente determinati dalle loro considerazioni razionali e non tenevano conto di ciò che realmente sostiene la vita dei fedeli. Cosicché oggi, dopo la vasta razionalizzazione della liturgia nella prima fase della riforma, si è di nuovo alla ricerca di forme di solennità, di atmosfere “mistiche” e di una certa sacralità.

Ma poiché esistono – necessariamente e sempre più evidentemente – giudizi largamente divergenti su che cosa sia pastoralmente efficace, l’aspetto “pastorale” è divenuto il varco per l’irruzione della “creatività”, la quale dissolve l’unità della liturgia e ci mette spesso di fronte a una deplorevole banalità. Con questo non si vuol dire che la liturgia eucaristica, come anche la liturgia della Parola, non siano molte volte celebrate, a partire dalla fede, in modo rispettoso e “bello” nel senso migliore della parola.

Ma dato che stiamo cercando i criteri della riforma, dobbiamo pure menzionare i pericoli che negli ultimi decenni, purtroppo, non sono rimasti soltanto fantasie di tradizionalisti nemici della riforma. Vorrei soffermarmi ancora sul fatto che, in quel compendio liturgico citato sopra, il culto è stato presentato come “progetto di riforma”, e cioè come un cantiere dove ci si dà sempre un gran da fare. Simile, seppure un po’ diverso, è il suggerimento, da parte di alcuni liturgisti cattolici, di adattare la riforma liturgica al mutamento antropologico della modernità e di costruirla in modo antropocentrico.

Se la liturgia appare anzitutto come il cantiere del nostro operare, allora vuol dire che si è dimenticata la cosa essenziale: Dio. Poiché nella liturgia non si tratta di noi, ma di Dio. La dimenticanza di Dio è il pericolo più imminente del nostro tempo. A questa tendenza la liturgia dovrebbe opporre la presenza di Dio. Ma che cosa accade se la dimenticanza di Dio entra persino nella liturgia, se nella liturgia pensiamo solo a noi stessi? In ogni riforma liturgica e in ogni celebrazione liturgica, il primato di Dio dovrebbe sempre occupare il primissimo posto. Con questo sono andato molto oltre il libro di dom Alcuin. Ma credo che, comunque, sia risultato chiaro che questo libro, con la ricchezza dei suoi spunti, ci insegna dei criteri e ci invita a un’ulteriore riflessione. Per questo ne raccomando la lettura.

 





Ratzinger



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08/07/2015 11:38
 
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Don Serafino Lanzetta Parroco di Santa Maria a Gosport


 


don Lanzetta, in funzione di suddiacono, 
regge la 'carta' per l'ultimo Vangelo nella celebrazione 
per il Pellegrinaggio alla Madonna di Caversham
 
Estrapolo, da un interessante articolo diRorate Caeli sulla diffusione del Rito Romano Antiquior in Inghilterra,  una buona notizia dalla costa meridionale: la nomina di don Serafino Lanzetta come parroco di Santa Maria, a Gosport (dall'8 settembre). 
La newsletter della parrocchia  già lo chiama Parroco e informa che dalla prossima settimana: 
'nella Chiesa di Santa Maria sarà celebrata la Santa Messa nella forma straordinaria (cantata in gregoriano) alle ore 07:00 dal Lunedì al Venerdì e alle ore 09:30 il Sabato. Tutti sono i benvenuti'
Accompagnano don Serafino Lanzetta le nostre preghiere e le nostre felicitazioni, nel Signore.




 

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01/09/2015 15:46
 
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Papa: Giubileo sia genuina esperienza di misericordia per tutti



Papa Francesco annuncia l'indizione del Giubileo della misericordia - AFP
 


Lettera del Santo Padre Francesco al Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione all’approssimarsi del Giubileo Straordinario della Misericordia, 01.09.2015


Testo in lingua italiana

Testo in lingua francese

Testo in lingua inglese

Testo in lingua tedesca

Testo in lingua spagnola

Testo in lingua portoghese

Testo in lingua polacca

 

Testo in lingua italiana

Al Venerato Fratello
Mons. Rino Fisichella
Presidente del Pontificio Consiglio
per la Promozione della Nuova Evangelizzazione

La vicinanza del Giubileo Straordinario della Misericordia mi permette di focalizzare alcuni punti sui quali ritengo importante intervenire per consentire che la celebrazione dell’Anno Santo sia per tutti i credenti un vero momento di incontro con la misericordia di Dio. È mio desiderio, infatti, che il Giubileo sia esperienza viva della vicinanza del Padre, quasi a voler toccare con mano la sua tenerezza, perché la fede di ogni credente si rinvigorisca e così la testimonianza diventi sempre più efficace.

Il mio pensiero va, in primo luogo, a tutti i fedeli che nelle singole Diocesi, o come pellegrini a Roma, vivranno la grazia del Giubileo. Desidero che l’indulgenza giubilare giunga per ognuno come genuina esperienza della misericordia di Dio, la quale a tutti va incontro con il volto del Padre che accoglie e perdona, dimenticando completamente il peccato commesso. Per vivere e ottenere l’indulgenza i fedeli sono chiamati a compiere un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa, aperta in ogni Cattedrale o nelle chiese stabilite dal Vescovo diocesano, e nelle quattro Basiliche Papali a Roma, come segno del desiderio profondo di vera conversione. Ugualmente dispongo che nei Santuari dove si è aperta la Porta della Misericordia e nelle chiese che tradizionalmente sono identificate come Giubilari si possa ottenere l’indulgenza. È importante che questo momento sia unito, anzitutto, al Sacramento della Riconciliazione e alla celebrazione della santa Eucaristia con una riflessione sulla misericordia. Sarà necessario accompagnare queste celebrazioni con la professione di fede e con la preghiera per me e per le intenzioni che porto nel cuore per il bene della Chiesa e del mondo intero.

Penso, inoltre, a quanti per diversi motivi saranno impossibilitati a recarsi alla Porta Santa, in primo luogo gli ammalati e le persone anziane e sole, spesso in condizione di non poter uscire di casa. Per loro sarà di grande aiuto vivere la malattia e la sofferenza come esperienza di vicinanza al Signore che nel mistero della sua passione, morte e risurrezione indica la via maestra per dare senso al dolore e alla solitudine. Vivere con fede e gioiosa speranza questo momento di prova, ricevendo la comunione o partecipando alla santa Messa e alla preghiera comunitaria, anche attraverso i vari mezzi di comunicazione, sarà per loro il modo di ottenere l’indulgenza giubilare. Il mio pensiero va anche ai carcerati, che sperimentano la limitazione della loro libertà. Il Giubileo ha sempre costituito l’opportunità di una grande amnistia, destinata a coinvolgere tante persone che, pur meritevoli di pena, hanno tuttavia preso coscienza dell’ingiustizia compiuta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società portando il loro contributo onesto. A tutti costoro giunga concretamente la misericordia del Padre che vuole stare vicino a chi ha più bisogno del suo perdono. Nelle cappelle delle carceri potranno ottenere l’indulgenza, e ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della Porta Santa, perché la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà.

Ho chiesto che la Chiesa riscopra in questo tempo giubilare la ricchezza contenuta nelle opere di misericordia corporale e spirituale. L’esperienza della misericordia, infatti, diventa visibile nella testimonianza di segni concreti come Gesù stesso ci ha insegnato. Ogni volta che un fedele vivrà una o più di queste opere in prima persona otterrà certamente l’indulgenza giubilare. Di qui l’impegno a vivere della misericordia per ottenere la grazia del perdono completo ed esaustivo per la forza dell’amore del Padre che nessuno esclude. Si tratterà pertanto di un’indulgenza giubilare piena, frutto dell’evento stesso che viene celebrato e vissuto con fede, speranza e carità.

L’indulgenza giubilare, infine, può essere ottenuta anche per quanti sono defunti. A loro siamo legati per la testimonianza di fede e carità che ci hanno lasciato. Come li ricordiamo nella celebrazione eucaristica, così possiamo, nel grande mistero della comunione dei Santi, pregare per loro, perché il volto misericordioso del Padre li liberi da ogni residuo di colpa e possa stringerli a sé nella beatitudine che non ha fine.

Uno dei gravi problemi del nostro tempo è certamente il modificato rapporto con la vita. Una mentalità molto diffusa ha ormai fatto perdere la dovuta sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita.Il dramma dell’aborto è vissuto da alcuni con una consapevolezza superficiale, quasi non rendendosi conto del gravissimo male che un simile atto comporta. Molti altri, invece, pur vivendo questo momento come una sconfitta, ritengono di non avere altra strada da percorrere. Penso, in modo particolare, a tutte le donne che hanno fatto ricorso all’aborto. Conosco bene i condizionamenti che le hanno portate a questa decisione. So che è un dramma esistenziale e morale. Ho incontrato tante donne che portavano nel loro cuore la cicatrice per questa scelta sofferta e dolorosa. 

Ciò che è avvenuto è profondamente ingiusto; eppure, solo il comprenderlo nella sua verità può consentire di non perdere la speranza. Il perdono di Dio a chiunque è pentito non può essere negato, soprattutto quando con cuore sincero si accosta al Sacramento della Confessione per ottenere la riconciliazione con il Padre.
 Anche per questo motivo ho deciso, nonostante qualsiasi cosa in contrario, di concedere a tutti i sacerdoti per l’Anno Giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono. I sacerdoti si preparino a questo grande compito sapendo coniugare parole di genuina accoglienza con una riflessione che aiuti a comprendere il peccato commesso, e indicare un percorso di conversione autentica per giungere a cogliere il vero e generoso perdono del Padre che tutto rinnova con la sua presenza.

Un’ultima considerazione è rivolta a quei fedeli che per diversi motivi si sentono di frequentare le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X. Questo Anno giubilare della Misericordia non esclude nessuno. 

Da diverse parti, alcuni confratelli Vescovi mi hanno riferito della loro buona fede e pratica sacramentale, unita però al disagio di vivere una condizione pastoralmente difficile. Confido che nel prossimo futuro si possano trovare le soluzioni per recuperare la piena comunione con i sacerdoti e i superiori della Fraternità. Nel frattempo, mosso dall’esigenza di corrispondere al bene di questi fedeli, per mia propria disposizione stabilisco che quanti durante l’Anno Santo della Misericordia si accosteranno per celebrare il Sacramento della Riconciliazione presso i sacerdoti della Fraternità San Pio X, riceveranno validamente e lecitamente l’assoluzione dei loro peccati.

Confidando nell’intercessione della Madre della Misericordia, affido alla sua protezione la preparazione di questo Giubileo Straordinario.

Dal Vaticano, 1° settembre 2015

FRANCISCUS



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12/01/2016 21:52
 
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Roma 31 gennaio 2016. Iniziano gli Esercizi 2016 Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum

 
Pubblico nuovamente, nell'imminenza dell'evento, per ricordarlo.

Il Sodalizio "Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum" organizza il 6° corso di Esercizi spirituali per sacerdoti, religiosi e anche seminaristi.
L'arrivo è previsto nel pomeriggio di domenica 31 gennaio 2016. Gli Esercizi spirituali inizieranno alle ore 19,00 della domenica con il canto del Veni Creatore i Vespri. Gli Esercizi si concluderanno col canto del Te Deum e la Benedizione Eucaristica di sabato 6 febbraio alle ore 12,00 e il pranzo.
Sede degli Es.Sp. sarà la Casa Pontificia di Esercizi dei Padri Passionisti, Piazza Santi Giovanni e Paolo in Roma (Celio). Quota per la settimana:euro 400,00

e-mail: amiciziasacerdotale@gmail.com

Predicatore degli Esercizi spirituali: S.E.R. Mons. Guido Pozzo, Segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei.
Tema: Riscoprire il nostro Sacerdozio nel mistero di Cristo e della sua Chiesa.

N.B. Si ricorda ai sacerdoti che gli Esercizi si svolgeranno in assoluto silenzio e le celebrazioni si svolgeranno secondo la Sacra Liturgia latino-gregoriana. Verrà data la possibilità di celebrare la Santa Messa anche nella "forma ordinaria". È previsto indossare la veste talare o l'abito religioso durante gli Es.Sp. Inoltre è necessario portare la biancheria personale per la celebrazione individuale della Santa Messa quotidiana (amitto, camice, cingolo, purificatoio), la cotta, la berretta e il Breviarium Romanum (con i testi dei salmi della Vulgata) per la recita in comune delle Ore canoniche.



 

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