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LA CHIESA CONDANNA LA MASSONERIA

Ultimo Aggiornamento: 09/03/2016 19:35
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27/09/2009 18:14
 
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena  (Messaggio originale)Inviato: 19/07/2003 17.08

Alleanza Cattolica
aree tematiche

Mons. Josef Stimpfle, Quaderni di "Cristianità", anno II, n. 4, primavera 1986, pp. 45-67
(
presentazione editoriale)


La Chiesa cattolica e la massoneria. La commissione per il dialogo ha chiarito la decisiva questione


Sulla rivista Stimmen der Zeit padre Reinhold Sebott S.J. ha scritto un articolo dal titolo La scomunica della Chiesa contro i massoni è abolita (1). Poiché alcune affermazioni di questo articolo sono errate, si rende necessaria una rettifica.

Da quando la Gran Loggia di Londra fu fondata attraverso l’unione di quattro logge nella capitale britannica, il 24 giugno 1717, e da quando la massoneria apparve pubblicamente con la Costituzione di Anderson nel 1723, vi sono stati contrasti con la Chiesa cattolica. Alla bolla di Clemente XII del 1738 seguirono numerose altre condanne da parte dell’autorità statale ed ecclesiastica. Ora, questa valutazione della massoneria fatta dalla Chiesa era basata su un errore? Le condanne ecclesiastiche sono state giudizi sbagliati? Avevano forse un significato solo in passato e oggi, quindi, sono superate? La massoneria ha avuto mutamenti così fondamentali da permettere che Chiesa e massoneria possano giungere a un accordo, e i cattolici possano aderire senza problemi a una loggia? Le domande non sono certamente nuove. Tuttavia, a partire dal Concilio Vaticano II sono state riproposte con crescente urgenza. Da allora non poco è stato intrapreso fra cattolici e massoni con l’intenzione di chiarire queste questioni.


Tentativi inutili 

La maggior parte dei tentativi, però, si è interrotta all’inizio oppure si è limitata a elementi superficiali. Essi, quindi, non hanno portato a un giudizio solido e sicuro. I pareri espressi in proposito o i documenti approvati possono valere solamente come dimostrazioni della buona volontà di far sì che al posto dei vecchi contrasti vi sia spazio per il dialogo attuale e per l’intesa. Su questa linea sta soprattutto la Dichiarazione di Lichtenau, che afferma essere assolutamente senza problemi l’appartenenza di cattolici alla massoneria. Essa fu sottoscritta a Lichtenau il 5 luglio 1970 da nove massoni e da tre cattolici, monsignor de Toth e i professori Schwarzbauer e Vorgrimler. Quale valore le si deve attribuire? Padre Sebott scrive: "La Dichiarazione di Lichtenau del 1970 mise da parte una serie di ostacoli e di equivoci che esistevano fra la Chiesa e la massoneria" (2).

La commissione per il dialogo, nominata dalla Conferenza Episcopale Tedesca, non avrebbe potuto accettare la Dichiarazione di Lichtenau? Padre Sebott deplora che nel testo sui massoni della Conferenza Episcopale Tedesca la Dichiarazione di Lichtenau non sia menzionata.

La Dichiarazione ha però dato adito ad alcuni errori. Si afferma così che i membri della commissione che sottoscrissero la Dichiarazione di Lichtenau furono nominati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. L’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale Seper, ha dichiarato al riguardo che la sua Congregazione non ha né nominato i membri della suddetta commissione, né ha approvato la Dichiarazione di Lichtenau. È certo che questa dichiarazione intendeva indurre a suo tempo Papa Paolo VI a modificare il giudizio della Chiesa sulla massoneria. 

"Si raggiunse piena unanimità sul fatto di denominare il documento Dichiarazione di Lichtenau [...] e di considerarlo strettamente confidenziale, riservato solamente al Papa e ai due cardinali König e Seper, cioè alla Congregazione per la Dottrina della Fede, allora guidata dal cardinale Seper" (3), scrive Kurt Baresch, uno dei sottoscrittori. Ciò sarebbe in relazione con un desiderio di Paolo VI, perché questi "avrebbe fatto capire che sarebbe stato molto felice se da parte dei massoni, per lo meno di quelli della linea inglese, fosse pubblicata in una qualunque forma una dichiarazione alla quale ci si potesse riferire per fondare un nuovo esame della questione e per fornire i presupposti affinché, su questa base o in seguito a una tale dichiarazione, si delineassero nuovi tentativi di soluzione" (4). Tuttavia i tentativi del "patriarca" della massoneria tedesca, il Gran Maestro dottor Vogel, di giungere a una tale dichiarazione fallirono a Londra e ovunque. In seguito a ciò, invece del documento desiderato i massoni decisero di sottoporre al Papa una dichiarazione con firme di massoni e di cattolici. A questo scopo venne elaborata la Dichiarazione di Lichtenau. Essa non ha mai ottenuto un riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa.

La Dichiarazione di Lichtenau era fin dall’inizio a disposizione della commissione per il dialogo, la quale ha condotto i colloqui con i massoni per conto della Chiesa nell’area di lingua tedesca. A conferma, proprio il principale autore della Dichiarazione di Lichtenau fu membro di parte massonica della commissione per il dialogo — in tutto, alla commissione tedesca per il dialogo furono chiamati tre firmatari della Dichiarazione. Nelle sedute comuni della commissione egli riconobbe e indicò molto francamente le debolezze di questa dichiarazione.

Essa non è servita per nulla a rispondere alla questione posta. Alla base della Dichiarazione non vi fu un’analisi vera e propria delle questioni, come avvenne poi nella commissione tedesca per il dialogo. Quindi, la dichiarazione non poté offrire alcuna base solida per un giudizio sul rapporto della Chiesa cattolica con la massoneria.

Lo stesso vale per gli incontri e per le riunioni fra il 1976 e il 1980, in cui "cattolici e massoni ebbero l’occasione di conoscersi meglio" (5). E quando, infine, padre Sebott dice, a proposito di due trasmissioni radiofoniche, che "promisero bene anche le due interviste sui massoni trasmesse dalla radio vaticana il 27 gennaio 1980 e il 2 marzo 1980" (6), pure questa affermazione deve essere rettificata.

I programmi trasmessi dalla radio vaticana — i quali, anche se con una diversa argomentazione, sostenevano un’ammissibilità di cattolici nella massoneria, soprattutto facendo riferimento a una lettera del cardinale Seper del 19 luglio 1974 — poterono essere falsamente interpretati come presa di posizione ecclesiastica ufficiale, poiché furono trasmessi alla radio vaticana. Questo fatto ha indotto il cardinale Seper a una rettifica. Al cardinale fu anche chiesto da parte della commissione per il dialogo che cosa pensasse di quelle trasmissioni. Egli ha contraddetto totalmente il loro contenuto.

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/07/2003 17.13

Come ha lavorato la commissione ufficiale 

Per giungere a una risposta solida, impegnativa, corrispondente alla piena responsabilità di fronte alla verità e ai fedeli, nel giugno del 1974 la Conferenza Episcopale Tedesca ha finalmente istituito, per incarico della Santa Sede, una commissione ufficiale per il dialogo. Questa si è riunita con una commissione ufficiale per il dialogo delle Grandi Logge Unite di Germania per giungere a una chiarificazione definitiva, in uno sforzo comune e in piena franchezza, con l’approfondimento dovuto e senza fretta. A questa commissione appartenevano da entrambe le parti esperti e altri potevano essere associati in ogni momento. Alla commissione dell’episcopato fu concesso di buon grado da parte dei massoni di prendere visione di documenti e di rituali che non sono accessibili al pubblico, ma che sono molto utili e anzi indispensabili per una giusta valutazione. Padre Sebott tenta poi di squalificare questi colloqui: "Se i massoni credevano a un dialogo e a trattative vere e proprie, la Conferenza Episcopale Tedesca definiva espressamente da parte sua la faccenda un "procedimento di esame"" (7).

Questa osservazione è da ricondurre solamente a una scarsa conoscenza dei fatti.

Naturalmente, all’inizio fu stabilito chiaramente il compito che era stato affidato alla commissione dalla conferenza episcopale e dalle Grandi Logge Unite, poi fu anche messo per iscritto insieme:

— accertamento dei mutamenti all’interno della massoneria in Germania;

— esame della compatibilità dell’appartenenza contemporanea alla Chiesa cattolica e alla massoneria;

— in caso di risposta affermativa alle suddette questioni, preparazione a mezzo stampa dell’opinione pubblica alla mutata situazione.

Durante i colloqui la parte massonica non si è mai lamentata del modo di procedere, anzi, entro certi limiti, ha contribuito di buon grado a svolgere il compito stabilito. Essa ha anche risposto a domande insistenti e ripetute, ma si è ostinatamente rifiutata di fornire le informazioni richieste sui gradi alti della massoneria. Si può solo chiedere a padre Sebott a che cosa si sarebbe poi dovuto giungere di diverso dalla risposta esatta alle questioni che erano stata fissate all’inizio. Questo avvenne sotto forma di dialogo. Che senso avrebbe avuto l’impresa, se non fosse servita a esaminare e a chiarire queste questioni fondamentali? Anzi, entrambe le parti esigevano proprio che si facesse fronte a questo impegno. Quindi, il rimprovero che padre Sebott e già altri prima di lui avevano sollevato, non tiene conto del compito, del significato e dello scopo dell’impresa. Quando padre Sebott dice che i colloqui della commissione ufficiale dal 1974 al 1980 "si svolgevano sotto una stella molto sfortunata" (8), ciò vale certamente solo se riferito alle sue aspettative.


La stella dei vescovi

La stella dei vescovi tedeschi era la "stella del mattino" che, come testimonia la Sacra Scrittura, illumina i cuori dei credenti (cfr. 2 Pt. 1, 19), Cristo stesso, la luce della verità rivelata della nostra fede. La stella dei massoni era quella stella a cinque punte che risplende nel tempio massonico al di sopra del Maestro della loggia e illumina i massoni come la "stella fiammeggiante". "È il simbolo dello spirito risvegliato e maturo" (9). "Essi seguono la sua luce eterna nel male e nei pericoli della vita fino alla causa prima dell’essere" (10).

I colloqui dovevano servire unicamente a elaborare il giudizio riguardo alle tre questioni che i partecipanti al dialogo avevano stabilito insieme. Doveva essere determinante unicamente quanto veniva addotto dai massoni nei colloqui, prescindendo da giudizi e da condanne precedenti. I colloqui iniziarono in un clima franco e privo di pregiudizi.

Attraverso un accurato approfondimento del dialogo, un esame penetrante dei documenti menzionati e le dichiarazioni degli interlocutori massoni, si è giunti, dopo un lavoro pluriennale, a individuare e a identificare le concezioni e i princìpi massonici in un modo tanto chiaro che resta fuori di ogni dubbio la loro insuperabile contrapposizione alla vita cristiana e ai princìpi fondamentali della fede rivelata cristiana.

J. Oberheide, citato da padre Sebott, credette che la dichiarazione sulla massoneria fatta il 17 febbraio 1981 dalla Congregazione romana per la Dottrina della Fede fosse stata una stoccata alla dichiarazione della Conferenza Episcopale Tedesca (11). Non è così, perché la dichiarazione ingiunse di nuovo l’invariata validità del vecchio can. 2335, quindi della scomunica della massoneria. La commissione della conferenza episcopale ha lavorato mantenendo un contatto costante con il cardinale Seper, il quale ha riconosciuto il risultato ottenuto dalla commissione stessa. Il decreto del 1981 non può essere interpretato in nessuno dei suoi termini come contrario alla dichiarazione della Conferenza Episcopale Tedesca. Anche padre Seeber — citato in seguito da padre Sebott (12) — ritenne possibile che questo decreto fosse stato rivolto contro la Conferenza Episcopale Tedesca, poiché esso dava un giudizio globale che Roma voleva riservare a sé (13). Egli però ignora il fatto che Roma si è riservata un tale giudizio generale "che implichi deroghe alle suddette norme", come dice il decreto stesso. Una cosa del genere non è stata però argomento della dichiarazione della conferenza episcopale.

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/07/2003 17.21

La "machinatio" 

La lotta della massoneria contro la Chiesa, la machinatio, veniva solitamente indicata come causa dell’incompatibilità con la Chiesa. Questo termine lo si trovava anche nel divieto di aderire alla massoneria riportato nel Codex Iuris Canonici del 1917. Chiarire il problema se la massoneria conducesse effettivamente una lotta contro la Chiesa oppure no, non era però assolutamente necessario per comprendere l’incompatibilità; quindi, non è stato neppure oggetto della commissione di ricerca.

Padre Sebott scrive: "In alcuni ambienti ecclesiastici è evidentemente diffusa l’idea di un "complotto mondiale" massonico o di una "Anti-Chiesa"" (14). Si deve evidenziare, invece, che nella dichiarazione della conferenza episcopale non si allude neppure lontanamente a un’idea simile; si ebbe a che fare con massoni che si dimostrarono interessati a un’intesa con la Chiesa. Ma se è padre Sebott a intavolare la questione, allora non si può ignorare che i massoni stessi ancora oggi, ossia anche dopo il Vaticano II, prendono assolutamente coram populo posizione contro la Chiesa. Nel 1848 Garnier-Pagès aveva dichiarato: "La repubblica è radicata nella massoneria e la massoneria è la repubblica-ombra". Centovent’anni dopo — quindi dopo il Vaticano II — un Gran Maestro dei massoni, Jacques Mitterrand, ha ripreso questa frase e ha aggiunto: "Questo non significa solamente operare per il diritto di autodeterminazione, che è la regola da noi posta, significa anche servire la repubblica, e nel nostro mondo occidentale questo esige anche la rivolta contro le forze della reazione, come sono personificate dalla Chiesa cattolica romana. Noi non ci accontentiamo di essere nei nostri templi la repubblica-ombra, noi siamo contemporaneamente l’Anti-Chiesa" (15).

Quando padre Sebott parla dello "scalpore in Italia per la cosiddetta loggia massonica illegale e irregolare "Propaganda 2"" (16), anche a questo riguardo vi è da colmare un vuoto di informazione.


Occultamento completo 

In proposito non si può parlare di una "cosiddetta" loggia massonica. Sulla rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica, alla quale tanto poco quanto a padre Sebott può essere rimproverata una tendenza ostile alla massoneria, in un ampio articolo si dimostra la legittimità massonica di quella loggia (17). La loggia P2 fu fondata nel 1875 dal famoso Gran Maestro Adriano Lemmi. Già allora faceva parte della sua finalità occultare completamente l’affiliazione massonica dei suoi membri — uomini politici e civili —, ossia anche nei confronti di tutti gli altri massoni.

Infatti era sempre proprio il Gran Maestro, in persona oppure tramite un suo delegato con il titolo di Gran Maestro Aggiunto, a procedere all’ammissione dei membri. Dal 1961 al 1970 questo Gran Maestro Aggiunto fu Ascarelli, il delegato del Gran Maestro Gamberini (18). E fu proprio lo stesso Gran Maestro Gamberini a disporre, nel 1967, che Licio Gelli passasse dalla loggia Romagnosi alla loggia P2. In quell’occasione egli scrisse a ogni membro: "Sono lieto di informarti che la P2 è stata adeguatamente ristrutturata in base alle esigenze del momento oltre che per renderla più funzionale, anche, e soprattutto, per rafforzare ancor più il segreto di copertura indispensabile per proteggere tutti coloro che per determinati motivi particolari, inerenti al loro stato, devono restare occulti" (19). In occasione di una ristrutturazione della loggia P2, della quale Gelli fu incaricato dal Gran Maestro nel 1975 e della quale venne nominato Maestro Venerabile, egli scrisse ai membri: "Rimangono invariate le sue peculiari caratteristiche, che […] trovano il loro nucleo nelle originarie consuetudini fra le quali quella della riservatezza, che, mai infranta, è necessario fondamento del nostro lavoro" (20).


La loggia P2 fa parte della massoneria 

Non si può dunque assolutamente sostenere che la loggia P2 fosse solo una "cosiddetta" loggia massonica. Essa aveva tutte le caratteristiche necessarie delle altre 496 logge del Grande Oriente d’Italia, e inoltre aveva anche un legame del tutto particolare con il Gran Maestro, che per più di cento anni è stato contemporaneamente Maestro Venerabile di questa loggia e che ha fissato l’attuale compito di questa loggia. Nel 1981 la riunione della Gran Loggia, in occasione della quale il parlamento massonico del Grande Oriente d’Italia — composto dai 496 Maestri Venerabili — si riunì formalmente (21), trattò il caso della loggia P2 mentre le indagini della polizia erano già in corso e l’archivio della loggia era già stato sequestrato. Allora, "malgrado i sospetti e le accuse connessi [...] [a] clamorose vicende italiane degli ultimi anni, la P2 è uscita indenne dal giudizio del vertice della massoneria" (22).

Il Grande Oriente d’Italia è riconosciuto dal mondo massonico, e ha sia i gradi azzurri giovanniti, sia il sistema dei gradi alti. Non resta alcun dubbio: se quella riunione della Gran Loggia, il massimo organo del Grande Oriente italiano, ha riconosciuto la loggia P2 come loggia regolare, è incomprensibile che padre Sebott non riconosca la qualità massonica di questa loggia.

A questo punto, per chiarezza, è necessaria ancora un’osservazione a proposito del Gran Maestro Gamberini, il quale si presentò come interlocutore della Chiesa da parte della massoneria. Per la sua responsabilità e la sua collaborazione nella loggia P2, dopo lo scandalo attorno a questa loggia ci si deve proprio chiedere se Gamberini possa presentarsi a buon diritto come difensore della filantropia e della beneficenza e se la sua testimonianza che la massoneria non è una società segreta sia attendibile. Un "alleato" di padre Sebott nel campo pubblicistico, don Esposito, proprio sul punto ha ugualmente dimostrato di possedere una conoscenza solo superficiale della massoneria e in particolare della loggia P2, perché altrimenti non sarebbe assolutamente avvenuto il fatto seguente: "Savona, 17-8-1969 (KathPress). Per la prima volta nella storia della vita spirituale in Italia si sono incontrati per un colloquio ufficiale un rappresentante del massonismo italiano e un rappresentante della Chiesa cattolica in Italia: il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, capo supremo della massoneria italiana, il professor Giordano Gamberini (Ravenna) e il sacerdote cattolico Rosario Esposito (Napoli) hanno discusso pubblicamente in un teatro della città della Riviera, Savona, sul tema: La massoneria oggi. Alla manifestazione, che è stata caratterizzata da un clima di reciproco rispetto, hanno partecipato circa mille persone, fra le quali circa 400 massoni provenienti da tutte le parti d’Italia. Rosario Esposito, autore di un ampio studio sulla massoneria in Italia — che prossimamente apparirà in quarta edizione —, nel suo intervento nella discussione si è preoccupato innanzitutto di mostrare i punti di contatto fra il massonismo e il cattolicesimo. Egli ha manifestato il desiderio di un abbraccio fraterno che permetterebbe di percorrere insieme un gran tratto di strada.

"Il professor Gamberini, nella sua risposta, ha corretto l’opinione del sacerdote secondo cui la massoneria non sarebbe mai stata la nemica della Chiesa: "Mi spiace dover ricordare che i massoni [...] hanno combattuto la Chiesa incolpandola di intolleranza nei campi della filosofia, dell’etica e dell’educazione"" (23).

Don Esposito dovrebbe pensare che i contrasti rimangono, perché fa addirittura parte della natura della Chiesa assumere posizioni che alla massoneria appaiono intolleranti. Si pensi soltanto al divieto dell’aborto. I massoni hanno combattuto subito questo divieto e hanno cercato di porre l’aborto sullo stesso piano dei diritti dell’uomo (24).

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/07/2003 17.23

Sul modello del culto di Mitra 

Per quanto riguarda la machinatio, si è sempre dato rilievo a una certa differenza fra le logge del mondo e si è fatta una divisione in logge favorevoli, neutrali oppure ostili nei confronti della Chiesa. Si pensava anche che ai cattolici fosse proibita solamente l’adesione alle ultime. A questo riguardo si deve dire che la massoneria tedesca, con i cui incaricati sono state condotte le trattative, si considera "favorevole alla Chiesa". Nei documenti che essa ha presentato non è stata notata alcuna machinatio. Ma anche in questa massoneria "favorevole alla Chiesa" sono stati identificati ostacoli insormontabili. Già per questo motivo il giudizio ecclesiastico pubblicato dopo la conclusione dei colloqui dimostra di essere valido non solo per la Germania. L’indagine ha portato a riconoscere che, nonostante tutte le differenze delle logge in altri paesi, i documenti decisivi che portano necessariamente a riconoscere l’inconciliabilità, cioè i rituali dei primi tre gradi, sono obbligatori in tutte le logge massoniche di tutto il mondo. L’universalità su questo punto è stata ammessa anche dai massoni. Anche padre Dierickx S.J. l’ha riconosciuto in un libro elogiato dai massoni (25). Sostanzialmente simile ovunque è anche l’organizzazione dei templi delle logge dei tre gradi inferiori.

In questo contesto è interessante quanto ha portato di nuovo la ricerca nel campo delle antiche religioni misteriche. In una delle opere storiografiche più recenti relative al tema si dice: "Notiamo, per inciso, che la disposizione del moderno Tempio massonico è del tutto e per tutto identica a quella dei templi mithraici" (26). Nonostante una conoscenza frammentaria dei riti di iniziazione, si può dire "che alcuni dei suoi elementi prefigurano aspetti che si ritroveranno nell’iniziazione massonica" (27).

Si osservi cosa viene detto al massone già nel momento in cui viene accolto nel primo grado: "Luce e tenebra, vita e morte sono solo apparentemente opposti irriducibili. All’iniziato si rendono riconoscibili come parti di una più grande totalità. Qui ci viene incontro la primordiale sapienza misterica dell’equilibrio delle forze e del segreto della vita in esso celato. Nello spirito degli uomini giunti al grado di Maestro l’elemento passivo e quello attivo devono fondersi nell’armonia delle sfere. Allora il sole, la luna e il Maestro governano la loggia" (28).

Indipendentemente dalla questione dell’ostilità alla Chiesa, le osservazioni della Conferenza Episcopale Tedesca hanno esaminato un campo ancora più fondamentale, che riguarda la fede, la spiritualità e l’impostazione cristiana della vita. Non importa neppure che si metta in opera una machinatio, oppure che essa venga espressamente esclusa e che si manifesti amicizia nei confronti della Chiesa, rimane l’insanabile contrasto nei princìpi fondamentali, che comporta una messa in discussione molto più profonda, anzi una distruzione della vita che deriva dalla fede cristiana. Questa machinatio di tipo massimamente intensivo è più pericolosa della machinatio aperta ed esteriore, perché porta via fedeli e mina la pretesa di verità della Chiesa.


La questione della verità 

Dalla massa dei problemi analizzati — dei quali naturalmente solo una parte è stata inserita nella dichiarazione pubblica della conferenza episcopale — deve essere scelto un punto che mostra questo contrasto fondamentale: si tratta della posizione totalmente diversa nei confronti della verità. Nei colloqui la massoneria ha definito il rifiuto assoluto di ogni verità oggettivamente valida come suo tratto caratteristico peculiare. Questo rifiuto sarebbe fondato sulla assoluta autodeterminazione dell’uomo. L’uomo, la dignità dell’uomo e la completa autodeterminazione dell’uomo stanno al centro. Ciò che riguardo a questo punto di vista è emerso in sei anni di lavoro dalla massa dei testi presentati e anzitutto dai documenti decisivi, inclusi i rituali, non può essere sintetizzato meglio di come è stato espresso proprio da parte massonica: "La loro [quella massonica] concezione può essere ricavabile in modo induttivo dai simboli, dai rituali e così via, ed è in stretto rapporto con la concezione della filosofia più recente. Il suo atteggiamento di base è relativistico" (29). Anche se si potrebbe sostenere che il relativismo non viene imposto sotto forma di dogma, i massoni stessi attestano esservi una concezione simbolica relativistica: "[...] il valore relativizzante di una tale comunità morale-rituale, lungi dal poter essere eliminato, risulta al contrario determinante" (30).

L’Internationales Freimaurer-Lexikon approfondisce ulteriormente questo concetto con la seguente affermazione: "Il punto di vista della massoneria riguardo al problema del mondo e dell’umanità si deduce dal relativismo. Nel suo simbolismo e nei suoi rituali appare chiaramente l’atteggiamento relativistico" (31). Per questo, chi vuole essere ammesso dovrebbe essere un uomo "che possiede quell’intima libertà di pensiero che non conosce sottomissione a dogmi e a passioni" (32).

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27/09/2009 18:15
 
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Consiglia  Messaggio 5 di 10 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/07/2003 17.29

Per i massoni i dogmi sono una costrizione 

Per i massoni i dogmi sono sempre connessi a una costrizione. I massoni forniscono questa definizione: "Le istituzioni poste su basi dogmatiche, delle quali può valere come la più significativa la Chiesa cattolica, esercitano una costrizione religiosa" (33).

Quindi, è proprio della prassi e della teoria delle logge quanto segue: "La massoneria non conosce dogmi, essa però accetta seguaci dei vari dogmi religiosi, politici e nazionali, nella misura in cui essi si sottomettano all’obbligo della tolleranza" (34). Questa condizione è determinante. Qui la differenza fra tolleranza verso le persone e tolleranza verso le idee è di importanza decisiva. Se tutto viene messo sotto la riserva della tolleranza, la tolleranza verso le idee viene così chiesta a prezzo della loro relativizzazione. Ciò è confermato da affermazioni come la seguente: "Il neoumanesimo e il pragmatismo presentano sostanzialmente molti punti di affinità con la massoneria, in particolare per il loro concetto relativistico della verità, che toglie spazio a ogni forma di intolleranza e vuole far trionfare la tolleranza" (35).

Padre Sebott dubita, a torto, che nella dichiarazione della conferenza episcopale l’idea di tolleranza della massoneria sia stata "esposta correttamente" (36). A torto, perché il suddetto resoconto dell’idea massonica di tolleranza corrisponde esattamente a ciò che è emerso nei colloqui e dai documenti, come è stato riconosciuto dai massoni stessi.

Il riconoscimento contemporaneo di idee diverse, per quanto queste possano contraddirsi, risulta evidente anche nel concetto massonico di Dio. Padre Sebott crede che l’attenersi formalmente, da parte del massone, a un concetto di Dio sotto la forma del "Grande Architetto dell’Universo" sia fondato sull’idea che "senza Dio l’etica e la legge morale non potrebbero avere alcuna stabilità" (37). Evidentemente egli non ha presente che di solito, presso i massoni, l’attenersi al loro concetto di Dio non viene fondato in questo modo. A tale proposito l’Internationales Freimaurer-Lexikon dice addirittura il contrario: "Il distacco [della legge morale] dalla motivazione religiosa può essere indicato come idea fondamentale di tutte le idee fondamentali della massoneria" (38).

La negazione massonica di qualsiasi conoscenza della verità oggettiva porta a una grande considerazione della filosofia di Kant. L’Internationales Freimaurer-Lexikon dice di lui: "Kant fu chiamato l’"onnidistruttore" perché giudicò severamente il dogmatismo e della teologia e nello stesso tempo della filosofia empirica e di quella razionalistica. Egli rifiutò la teologia — la lanterna magica delle elucubrazioni astruse — come pure la metafisica dogmatica che va oltre l’esperienza [...]. Le concezioni di Kant sulla morale [il distacco dalla motivazione religiosa] ci dimostrano che egli nel più profondo del suo essere era massone" (39).

Il rifiuto della conoscenza della verità oggettiva arriva a tal punto che la verità stessa, se dovesse essere raggiungibile, non sarebbe ricercata come verità assoluta, poiché "la verità assoluta sbarrerebbe la strada del progresso" (40). In seguito all’abbandono della verità come principio conduttore, rimane solo l’uomo stesso come principio centrale dell’orientamento. L’affermazione dell’antico filosofo Protagora che "l’uomo è la misura di tutte le cose" (41) viene intesa in modo assoluto, ossia anche per questioni morali. Su questa posizione è pure fondata la seguente affermazione riguardante la dignità umana: "Essa [la dignità umana] si esprime nella subordinazione dell’uomo a nessun’altra legge che non sia quella che egli si dà sul momento" (42).

Ciò che ora è stato esposto come problema della verità e del relativismo facilita la valutazione delle Tesi fino all’anno 2000 dei massoni. Queste tesi sono state pubblicate subito dopo la conclusione dei colloqui con i massoni condotti dalla commissione per il dialogo. In esse la massoneria illustra l’immagine che ha attualmente di sé. Le tesi mostrano qual’è la base intellettuale della massoneria e quali prospettive essa si pone per il futuro. Proprio nella prima tesi — certamente la più importante — viene messa in discussione la Chiesa cattolica: "Non esistono sistemi di natura filosofico-religiosa che possano rivendicare una obbligatorietà esclusiva" (43). Naturalmente le tesi — come tutto lo spiritualismo massonico — non devono rimanere sospese nel cielo delle idee, ma devono far presa sugli adepti. È escluso che ciò possa avvenire senza influenzare una fede in Dio e in Cristo presente contemporaneamente nell’anima e nel cuore del massone.

Certamente la spiritualità massonica, secondo la propria pretesa, vuole penetrare in quella sfera umana nella quale il cristiano si identifica con le risposte decisive della sua fede. Non importa se al numero 19 delle Tesi fino all’anno 2000 si nega che la massoneria è una religione, perché viene subito avanzata la pretesa della massoneria di influire proprio in quella sfera rivendicata anche dalla fede della Chiesa. Non per niente vi si dice: "Tanto meno la massoneria è una religione o ne insegna una, tanto più essa vuole essere la legittima risposta a ciò che in Kant è chiamato "predisposizione naturale dell’uomo alla speculazione" e in Schopenhauer "necessità metafisica"" (44).

Per qualificare le tesi si ricorda ancora ciò che il Gran Maestro dei massoni Otto Trwany ha scritto su di esse nell’articolo introduttivo: "Esse devono "dar voce" nel nostro linguaggio quotidiano alla nostra [quella massonica] visione del mondo formatasi in 250 anni e calarla nelle grandi e spesso inquietanti questioni riguardanti il presente e il futuro" (45).


Norme come pilastri 

In una trasmissione sul rapporto "massoneria e Chiesa", organizzata il 4 agosto 1981 esclusivamente secondo gli intendimenti dei massoni e trasmessa in diverse lingue da Deutschen Welle di Colonia, emerge nuovamente il fondamento relativistico della massoneria: "Per la massoneria, con la sua pretesa di tolleranza, non vi può essere nessuna concezione del mondo o religione che pretenda alla esclusiva obbligatorietà e verità. Ciò è esattamente quanto fa la Chiesa cattolica rivendicando la proclamazione autentica della Rivelazione. Il conflitto fra le due parti sembra essere addirittura programmato. Da una parte vi è la Chiesa con un sistema di dogmi ordinato, dall’altra la loggia che, uno dei pochi raggruppamenti che nel corso della sua storia non ha elaborato nessun dogma, intende le religioni come sistemi concorrenti e contesta la possibilità di un ritrovamento della verità oggettiva" (46).

Cristo si è definito "la via, la verità e la vita" (Gv. 14, 6) e ai suoi discepoli ha promesso "lo Spirito di verità", che sarà loro di aiuto fino alla fine del tempo per guidarli verso la verità intera (cfr. Gv. 14, 16-17; 16, 13). Dall’apostolo Paolo sappiamo che essere cristiani significa "giungere alla conoscenza della verità" (1 Tim. 2, 4). L’oppositore di Dio, Satana, è chiamato "padre della menzogna" (Gv. 8, 44). La lotta di Satana contro Dio è una lotta contro la verità. La verità è il fondamento della vita cristiana, anche quando è scomoda e porta al pentimento e alla conversione. Questa conoscenza può essere espressa nel modo seguente: "Non solo l’adorare e l’amare Dio, bensì anche tutte le altre azioni spirituali decisive dell’uomo, tutto quel desiderare e sperare, amare e gioire — pieno di significato e umano — si basano sul fondamento della verità, la quale da sola può costituire il fondamento della vita sulla roccia. Senza verità tutte le fondamentali azioni spirituali della persona finiscono in un nulla vuoto e illimitato e sono private del loro significato più intimo. Anzi, ancora di più, non basandosi sulla verità, tutti i giudizi e i dogmi — per la loro erroneità — e tutto l’amore e le azioni morali — per la loro inadeguatezza nei confronti della verità — rappresentano decisamente dei mali. In ogni atto del giudizio presupponiamo la verità, anche quando giudichiamo che non vi sia alcuna verità. Non si può negare la pretesa di verità essenzialmente propria del giudizio, in quanto il valore di ogni giudizio dipende dall’esaudimento di una tale pretesa di verità tramite la corrispondenza del giudizio con la realtà. Se questa verità non esistesse, allora, come disse Heinrich von Kleist dopo aver letto Kant, sarebbe "raggiunta la nostra massima e unica meta", ossia una "verità valida anche oltre la tomba", quindi "non avremmo più alcuna meta"" (47).

L’opinione secondo cui si dovrebbe negare l’esistenza della verità oggettiva in nome della dignità umana è frutto di un equivoco. Gesù parla della verità che "farà liberi" (Gv. 8, 32). Libertà e dignità sono dello stesso genere. Senza libertà viene a mancare qualcosa di essenziale per la piena dignità umana. Ciò rende ancora una volta più comprensibile che la verità oggettiva, ossia data da Dio e vincolante per tutti, non può essere mai rivolta contro la dignità umana. Nella verità vi è la salvezza dell’uomo, la quale è altrettanto totale quanto la verità. Perciò la verità non è mai rivolta contro l’uomo e la sua dignità, anzi promuove e difende questa dignità anche contro l’intervento di diversi manipolatori. Proprio la verità oggettiva è l’unico criterio che aiuta a distinguere tra una benevola influenza e un infido lavaggio del cervello. "Questo perché solo chi possiede già criteri è in grado di criticare. La critica presuppone criteri, non li crea" (48). Questo vale anche per la morale. Norme oggettive sono come pilastri nel fiume del tempo. L’uomo senza norme è privo di orientamento.

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/07/2003 17.35

Interpretazione errata del Concilio 

A proposito del Concilio Valicano II padre Sebott dice: "con la dichiarazione sulla libertà religiosa il Vaticano II fornì una base sulla quale era possibile trovare un accordo con i massoni" (49). Una cosa simile afferma il massone Charles von Bokor nella sua storia della massoneria apparsa nel 1980 e intitolata Winkelmaß und Zirkel: "Questo compito è facilitato dal fatto che il Concilio Vaticano II si è dichiarato senza riserve per la libertà della pratica religiosa e per il riconoscimento di tutte le visioni del mondo" (50). Alla base di questa opinione vi è un’errata interpretazione del Vaticano II che si può rappresentare all’incirca così: "Esso [il Vaticano II] sostituisce il primato di una verità oggettiva con quello della dignità umana — una vera e propria rivoluzione copernicana nell’autocomprensione della Chiesa" (51). Secondo i massoni, su questo presupposto veniva fornita una base di intesa.

L’idea sembra sia stata diffusa anche durante gli incontri menzionati all’inizio e dei quali si è già detto che non contribuirono a risolvere le questioni poste, ma che, anzi, rimasero alla loro superficie. Il Vaticano II non fornisce alcuna base per un accordo con la massoneria, per un riconoscimento del suo spiritualismo. Esso ripete la condanna degli errori indipendentemente dall’amore dovuto all’uomo (52). Il Concilio esige il rispetto dell’uomo e l’amore del singolo massone, ma non il riconoscimento della sua spiritualità, che si trova in contraddizione con la fede. Il fatto dell’interpretazione errata del Concilio, che qui è stata dimostrata con una citazione, è certo. A questo proposito padre Sebott mi attacca dicendo: "Egli [il vescovo di Augusta] insinua che io abbia affermato che da parte del Concilio Vaticano II "la verità come concetto-guida centrale della Chiesa è stata rimossa e sostituita dal concetto della dignità umana in una vera e propria rivoluzione copernicana". Mai e da nessuna parte ho affermato una sciocchezza simile" (53). Al riguardo deve essere detto che questa affermazione non l’ho attribuita io a padre Sebott. Questa affermazione di Sebott è stata riportata in un articolo della Frankfurter Allgemeine Zeitung del 27 novembre 1976. L’autore del resoconto è un giornalista molto qualificato. Appena prima della pubblicazione del mio articolo, egli ha confermato che padre Sebott si è espresso così come appare nell’articolo giornalistico. Padre Sebott non ha fatto pubblicare né una replica né una lettera nella rubrica dei lettori a proposito dell’articolo della Frankfurter Allgemeine Zeitung. L’autore del resoconto ha inoltre dichiarato che a suo tempo non era venuto a sapere di alcuna critica da parte del padre gesuita contro la sua esposizione. Se io, dopo queste ricerche, riprendo una citazione della Frankfurter Allgemeine Zeitung indicando la fonte, non posso essere incolpato di aver attribuito a padre Sebott espressioni insensate. Inoltre, rimane il fatto che la già nominata interpretazione errata del Concilio si è diffusa sempre più. Così alcuni massoni hanno ritenuto possibile una doppia appartenenza sulla base del mutamento, da loro supposto, della posizione ecclesiastica nel senso di un avvicinamento alla massoneria.

Il 12 gennaio 1985 Papa Giovanni Paolo II disse: "Certamente, coloro che credono nel vero Dio, per rispetto verso la Verità alla quale aderiscono con tutta la loro fede, non possono ammettere l’equivalenza di tutte le fedi religiose" (54). E in occasione del viaggio in Ecuador, il 31 gennaio 1985, il Papa disse che la Chiesa "considera [...] un dovere cercare di eliminare le pratiche o usi che siano contrari alla morale e alla verità del Vangelo. Essa, infatti, deve essere fedele a Dio e alla propria missione. "Perciò l’evangelizzazione, che invita ad abbandonare false concezioni di Dio, comportamenti contro natura e aberranti manipolazioni dell’uomo da parte dell’uomo, non può essere considerata una violenza"" (55).


"Chi invece non crederà" 

Il Concilio Vaticano II ha fatto chiare affermazioni a proposito del valore fondamentale della verità sia per la Chiesa che per il singolo: "Dio stesso ha fatto conoscere al genere umano la via attraverso la quale gli uomini, servendolo, possono in Cristo divenire salvi e beati. Crediamo che questa unica e vera religione sussista nella Chiesa cattolica e apostolica, alla quale il Signore Gesù ha affidato il compito di comunicarla a tutti gli uomini" (56). Quindi, tutti i fedeli "sono pure tenuti ad aderire alla verità conosciuta e a ordinare tutta la loro vita secondo le esigenze della verità" (57). Solo su questo sfondo è comprensibile anche il riferimento, nella dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa, a una frase biblica assolutamente senza compromessi come quella di Mc. 16, 16: "Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi invece non crederà sarà condannato" (58). Il Concilio richiama sempre l’attenzione sul fatto che "Cristo stesso è la verità e la via che la predicazione evangelica svela a tutti" (59). Si tratta dell’orientamento oggettivo della coscienza: "I cristiani, poi, nella formazione della loro coscienza devono considerare diligentemente la dottrina sacra e certa della Chiesa. Infatti, per volontà di Cristo la Chiesa cattolica è maestra di verità e il suo compito è di annunciare e di insegnare in modo autentico la verità che è Cristo, e nello stesso tempo di dichiarare e di confermare con la sua autorità i principi dell’ordine morale che scaturiscono dalla stessa natura umana" (60).

Ne consegue in modo inequivocabile la differenza, fra la tolleranza come amore per tutti gli uomini e la cosiddetta tolleranza delle idee: "Certamente tale amore e amabilità non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene. Anzi lo stesso amore spinge i discepoli di Cristo ad annunciare a tutti gli uomini la verità che salva. Ma occorre distinguere tra errore, sempre da rifiutarsi, ed errante, che conserva sempre la dignità di persona, anche quando è macchiata da false o meno accurato nozioni religiose" (61). A proposito del problema del relativismo Paolo VI dice: "Certo, l’immutabilità della fede è oggi messa in pericolo dal relativismo in cui alcuni autori sono caduti. Ma, in opposizione a tale atteggiamento, noi abbiamo fermamente ricordato che la rivelazione divina ha un senso preciso e determinato, un’immutabile verità, che ci è proposta da credere da parte di Cristo, della tradizione apostolica e degli atti del Magistero" (62).

Non meno energicamente Giovanni Paolo II ha deplorato l’opposizione del relativismo alla Rivelazione e le sue conseguenze disastrose sulla vita di fede. A tale proposito egli, fra l’altro, lamenta "che si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la Verità rivelata e da sempre insegnata". Intenzionalmente o meno, egli nomina poi lo spiritualismo massonico e dice che i cristiani sono "immersi nel "relativismo" intellettuale e morale" (63). Dopo tutto questo non può rimanere alcun dubbio sul fatto che, a proposito della verità, della sua conoscibilità e del suo valore, esiste un contrasto profondo fra la massoneria e la Chiesa.

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/07/2003 17.39

Spiriti vaganti 

La presa di posizione dei massoni a proposito della verità, inconciliabile con la fede della Chiesa, esclude la possibilità di appartenere contemporaneamente alla Chiesa e alla massoneria. Per poter essere un vero massone il cattolico dovrebbe concepire la propria fede come un’opinione soggettiva. Però questa non sarebbe più la fede della Chiesa, che è fondata sulla verità e consiste nella verità. In tal modo la fede viene privata del suo fondamento oggettivo, della verità valida per tutti, è quindi spostata dall’ordine del reale a quello della sola coscienza, e viene così anche privata della sua vera forza ed essenza. Su questo sfondo si comprende una dichiarazione dell’illustre massone di alto grado Oswald Wirth (+ 1943): "L’iniziazione è una chiamata per spiriti inquieti, per quelli ai quali la conoscenza acquisita non basta [...]. Chi segue un credo religioso, filosofico, scientifico o politico intangibile, nel tempio della loggia non ha nulla da cercare. Se però vi entra rimane un intruso […]. La chiamata all’iniziazione è affare di quegli spiriti vaganti che, dopo aver abbandonato la protezione della loro scuola o della loro chiesa, vagano nel buio senza riuscire a trovare la loro vera luce" (64).

A prescindere dal fatto che anche l’affermazione sopra citata contiene una forma di credo, essa rappresenta pure un chiaro rifiuto per tutti coloro che affermano che si possano conciliare Chiesa e massoneria.

Indipendentemente dall’interpretazione di Wirth, dal fatto in sé è risultato chiaro che, in quanto allo spiritualismo della loggia, si tratta di errori che mettono in discussione la fede stessa come un tutto e addirittura, più precisamente, la rendono impossibile come condotta di vita orientata in modo oggettivo. L’inconciliabilità sostanziale, che impedisce per diritto divino di entrare a far parte di una loggia, sussiste del tutto indipendentemente dal fatto che il diritto canonico esprima o non esprima esplicitamente in un canone il divieto di appartenere alla massoneria. Lo stesso vale per una serie di altre associazioni, nessuna delle quali viene citata nominatamente nel nuovo diritto canonico. Perciò non è neppure necessario che questa proibizione venga pubblicata sui bollettini ufficiali delle diocesi per diventare valida (65), in quanto sussiste per diritto divino. L’entrata a far parte di una loggia è proibita al cattolico perché "mette in pericolo la fede sua e del suo prossimo" (66). Il "divieto di entrare a far parte della massoneria" da parte della Chiesa è quindi contenuto in quelle disposizioni del nuovo diritto canonico che proteggono la fede e che cercano con sanzioni di impedire delitti contro la fede, soprattutto nel can. 1364. Quindi, fu completamente sbagliata la grande propaganda, svolta all’esterno e all’interno della Chiesa, che cercava di interpretare la scomparsa nel nuovo Codex Iuris Canonici della menzione della massoneria come autorizzazione all’adesione da parte dell’autorità ecclesiastica.


Mai un unico criterio 

Il giudizio sulle logge solo in base al criterio della machinatio non è giustificato né oggettivamente né giuridicamente dalle dichiarazioni finora emesse dalla Chiesa. Cominciando dal divieto di Papa Clemente XII fino al divieto emesso da Giovanni XXIII, esso è sempre stato chiaramente motivato con la contrapposizione alla fede (67). Ciò era presente in parte anche nel diritto canonico valido fino a ora (can. 2336). Lo stesso padre Sebott vi si riferisce quando scrive: "I chierici e i religiosi che hanno aderito a una società massonica o a un’associazione simile, secondo il can. 2336 devono essere puniti più duramente e inoltre denunciati alla Congregazione per la Dottrina della Fede, poiché si tratta presumibilmente di un delitto contro la fede" (68).

Se diversi autori cattolici hanno interpretato la scomparsa della menzione della massoneria nel nuovo Codex Iuris Canonici come generale autorizzazione all’adesione da parte dell’autorità ecclesiastica, sono andati ben oltre quella parte stessa di massoni che hanno ritenuto come possibile una conciliabilità della doppia appartenenza alla Chiesa e alla loggia. Questi ultimi, infatti, limitavano tale possibilità esclusivamente ed esplicitamente ai tre gradi inferiori. Per i gradi superiori si sono espressi loro stessi apertamente per l’inconciliabilità e hanno rifiutato di dare qualsiasi seguito in un modo addirittura radicale e traumatizzante. Essi hanno lasciato questi gradi avvolti in un mistero impenetrabile. A questo proposito si deve notare che la maggioranza degli interlocutori apparteneva a gradi alti e anche altissimi. Dunque, il fatto che gli stessi massoni pretendessero la conciliabilità soltanto per i tre gradi inferiori e diversi autori cattolici per tutti i gradi è indicativo della grande limitatezza delle conoscenze e della capacità di giudizio di tali autori. Coloro che si impegnano per l’ammissione di cattolici ai tre gradi inferiori devono spiegare anche, a prescindere da tutti gli altri problemi che significato abbia una tale ammissione in considerazione della natura di tutta la massoneria. Infatti, per Albert Pike la subordinazione dei gradi inferiori a quelli alti è vitale: "L’affermazione più superficiale è anzitutto che l’insegnamento della massoneria sia completamente contenuto nei tre gradi di base" (69). Pike è uno dei grandi esperti della massoneria e in particolare del sistema degli alti gradi del Rito Scozzese. Di questo sistema di alti gradi dice poi Horst E. Miers: "Tutta l’élite spirituale della massoneria oggi ricopre i gradi di questo sistema" (70).

A proposito degli alti gradi un dettaglio riferito da Stephen Knight può forse rivelare perché durante i colloqui si giunse a rifiutare radicalmente qualsiasi discussione sugli alti gradi. Tale dettaglio si trova nel suo sensazionale libro The Brotherhood, edito a Londra nel 1984 (71). In quest’opera l’autore ha pubblicato il risultato delle sue interessantissime ricerche durate anni e svolte non senza considerevoli difficoltà.

Da esse risulta che, al posto del Grande Architetto dell’Universo, già nel grado alto dell’Holy Royal Arch subentra il nome JAH-BUL-ON: JAH = Jahvé, BUL = Baal e oN = Osiride. In non pochi punti la Bibbia presenta Baal come l’avversario di Dio, la cui venerazione è davanti a Dio una nefandezza (cfr. Gdc. 2, 11; 1 Re 18, 18; 19, 18; 2 Re 10, 28; Rm. 11, 4). Quando, nel 1873, il famoso e già nominato Albert Pike venne a conoscere questo "nome divino", egli, allora ancora profondamente inquieto e spaventato, scrisse: "Nessuno può indurmi a riconoscere come simbolo della divinità infinita ed eterna una formula in cui è contenuto il nome di un dio pagano maledetto e spregevole il cui nome da più di duemila anni indica un demonio" (72).

Stephen Knight ha interrogato non meno di settantacinque massoni di questo grado. In quell’occasione egli dovette constatare che tutti parlavano liberamente o, senza esitazione della massoneria ma che alla parola "Jahbulon" settantuno degli interrogati perdevano la calma e la sicurezza di sé (73).

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/07/2003 17.45

Protestanti e massoneria 

Alla Chiesa cattolica viene spesso rimproverato il fatto che, a differenza del mondo protestante, essa sola sia entrata in contrasto con la massoneria e che ciò sia imputabile più alle sue condanne contro quest’ultima che non alla stessa massoneria tollerante. Questo ampio tema non può essere trattato ora in modo esauriente. Ma si aggiunga almeno una breve annotazione. Benché sia vero che anche da parte del cristianesimo protestante vi sono state e vi sono condanne, tuttavia risulta che, nel complesso, non esistono tensioni. Oggi vale ancora di più ciò che E. Lennhoff scrisse a riguardo dell’Inghilterra: "Anche fra gli ecclesiastici che hanno servito come funzionari la Gran Loggia britannica sono rappresentate tutte le diverse confessioni a esclusione della confessione cattolica. Un arcivescovo Gran Maestro, 14 vescovi e 24 altri dignitari della Chiesa d’Inghilterra appartengono al Gran Consiglio dei Funzionari delle Grandi Logge Unite. All’ombra dell’abbazia di Westminster lavora una loggia composta quasi solamente da chierici" (74). Si può dire la stessa cosa di tutte le altre nazioni cristiane non cattoliche.

Nel fatto menzionato, ossia l’appartenenza alla loggia di molti vescovi delle Chiese anglicana, ortodossa e luterana, padre José Benimeli S.J. vede la prova della conciliabilità di loggia e cristianesimo (75). A ciò si oppone obiettivamente L’Osservatore Romano del 23 febbraio 1985 con un’esauriente motivazione dell’inconciliabilità di fede cristiana e massoneria (76).


Vendetta per Jacques de Molay 

Alla domanda se i buoni rapporti della massoneria con i protestanti — contrariamente a quelli con la Chiesa cattolica — siano in relazione anche con l’essenza del protestantesimo stesso, i massoni Lennhoff e Posner rispondono così: "La massoneria è uno dei movimenti che, a partire dalla fine del Medioevo, sono sorti come reazione alla assolutezza della dottrina della Chiesa […]. In campo religioso questo portò al protestantesimo" (77).

E se nel Rito Scozzese Antico ed Accettato vi è un modo totalmente diverso di trattare Lutero e il Papato, ciò non deve essere certamente sopravvalutato. Però, dimostra almeno una diversità di considerazione del Papato e del luteranesimo che affonda le sue radici nella storia.

A un grado del Rito Scozzese — il grado del Cavaliere Kadosch — si chiede vendetta per l’omicidio del Gran Maestro templare Jacques de Molay, ritenuto una delle grandi figure massoniche. Nel rituale di questo grado dapprima si dice che l’adepto ha calpestato la tiara del Papa, poi Lutero viene indicato come uno degli esecutori della vendetta richiesta a questo grado per la morte di Molay: "Questa è la vendetta che cadde sul capo di Clemente V, non il giorno in cui il suo cadavere fu bruciato dai calvinisti della Provenza, bensì il giorno in cui Lutero, in nome della libertà di coscienza, aizzò mezza Europa contro il Papato" (78).

Un tale giudizio contrario alla Chiesa cattolica, diverso da quello nei confronti di Lutero, emerge anche da una circolare che uno dei maggiori massoni della seconda metà del secolo scorso, il Gran Maestro Adriano Lemmi (+ 1906), inviò alle singole logge. In essa si dice: "II Grande Oriente fa appello allo spirito dell’umanità perché tutti i fratelli possano unire le loro forze e impiegarle nella dispersione delle pietre del Vaticano. Con queste pietre disperse possa quindi essere costruito il tempio della nazione ormai adulta" (79).

Da tutto quanto è stato detto emerge questa evidente conclusione: indipendentemente da tutti i fatti storici, sussiste una inconciliabilità, fondata sulla fede, dell’appartenenza contemporanea alla Chiesa e a una loggia massonica. Ciò non è stato del tutto ignorato neanche dalla Chiesa evangelica. Ancora due fatti almeno, avvenuti in Germania e in Inghilterra, dovrebbero dimostrarlo. Con le dichiarazioni della commissione ufficiale per il dialogo della Chiesa evangelica di Germania che discusse con i massoni, si è permesso ai cristiani protestanti di aderire alla loggia. Tuttavia la commissione ha deciso di rendere nota la propria preoccupazione a proposito dell’attività del tempio scrivendo: "Non è stato possibile, per i partecipanti di parte ecclesiastica ai colloqui, farsi un’idea definitiva sul rituale, per quanto riguarda il suo significato e la qualità dell’esperienza a esso collegata. A questo proposito essi si sono posti il problema, se l’esperienza del rituale e il lavoro del massone non possano sminuire il significato che per il cristiano evangelico ha la giustificazione per grazia" (80). Si deve supporre che questa commissione se avesse continuato le indagini finché non fosse arrivata proprio a un giudizio definitivo, sarebbe giunta a dichiarazioni più precise. Alla fine dovrebbe aver ragione l’anglicano Walton Hannah, nel suo libro Darkness Visible, secondo cui "nessuna chiesa che abbia analizzato seriamente le dottrine religiose e i presupposti della massoneria, si è mai astenuta dal condannarla" (81).

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/07/2003 17.51

"Non oso" 

Una delle più recenti ricerche di scienza delle religioni è il libro di John Lawrence apparso in Inghilterra con il titolo Freemasonry. A Way of Salvation? L’autore stesso, un ecclesiastico anglicano, proviene da una famiglia massonica e con i massoni ha rapporti di cordialità e di stima. Nonostante tutto il rispetto per gli uomini di chiesa e per i vescovi che sono massoni, con i quali ha rapporti di amicizia, l’autore dice: "Le mie ricerche mi hanno portato a contatto con molti cristiani, dignitari ecclesiastici e laici che percepivano che la Chiesa è talmente danneggiata dall’influenza massonica che lo spirito di Dio viene soffocato e spesso proprio da parte di uomini sinceri e di buona volontà" (82).

E, a proposito del profondo legame del singolo con la loggia, Lawrence dice: "Esso è in evidente contrasto con la forza liberatrice di Cristo. Egli infatti venne per renderci liberi, per darci la vera luce" (83). Evitando ogni polemica, l’autore va obiettivamente a fondo della questione che la commissione evangelica tedesca, nel suo breve esame della massoneria, purtroppo ha lasciato solo come osservazione. Egli non vede alcuna possibilità di una doppia appartenenza alla Chiesa e alla loggia, e precisamente per motivi teologici sostanziali. Ai molti amici massoni nel clero anglicano, con i quali ha rapporti cordiali e con i quali ha discusso a fondo queste questioni, Lawrence dice tuttavia: "Il fatto che un vescovo sia massone non rende ciò necessariamente una buona cosa" (84). Per questo autore non si tratta altro che della verità della quale Gesù dice che essa "vi farà liberi" (Gv. 8, 32).

Molte ragioni di inconciliabilità fra appartenenza alla loggia e cristianesimo si trovano anche nel libro già menzionato di Stephen Knight. Egli riferisce di un massone di alto grado che abbandonò la loggia, pronto a chiarire "perché il [suo] legame con Gesù non è conciliabile con la religione massonica" (85). Egli si rifiutò di rispondere alle domande sul suo alto grado, proprio come gli interlocutori nella commissione tedesca; benché uscito dalla massoneria disse: "Non oso parlarne" (86).

A questo punto non può mancare un accenno alla massoneria cristiana, al Freimaurerorden, il FO, l’ordine massonico cristiano, cioè alla Gran Loggia Nazionale di Germania. La Conferenza Episcopale Tedesca dichiara che "questa "massoneria cristiana" non si colloca affatto al di fuori dell’ordinamento massonico fondamentale; con questa espressione si intende soltanto una più ampia possibilità di conciliare massoneria e soggettiva credenza cristiana. Tuttavia bisogna negare che ciò venga raggiunto in modo teologicamente soddisfacente, poiché i fatti fondamentali della rivelazione del Dio divenuto uomo e della sua comunione con gli uomini vengono compresi solo come una possibile variante della visione massonica del mondo e sono condivisi solo da una piccola parte dei massoni" (87).

Particolarmente degno di nota è il fatto che sullo stemma ufficiale del Gran Maestro di questa "massoneria cristiana" non compare il nome di Cristo, bensì quello di Baphomet (88). L’ordine massonico cristiano si considera una "continuazione dell’ordine dei templari" (89). Evidentemente vogliono esserlo anche o proprio in considerazione della venerazione che presumibilmente i templari avevano per Baphomet. Di Baphomet i massoni Lennhoff e Posner dicono: "Nome di un’orrenda immagine del demonio, della cui venerazione i templari furono accusati" (90).

Indipendentemente da quello che si deve intendere per "Baphomet" e da tutte le interpretazioni gnostico- dualistiche di due princìpi del mondo eterni, che alcuni vi ravvisano, resta tuttavia incomprensibile come un cristiano possa onorare questo nome.


Il nucleo della nostra crisi 

La verità di Cristo è un bene estremamente prezioso, è un valore supremo insostituibile, contiene l’annuncio salvifico della nostra redenzione.

È necessario difenderla da ogni relativizzazione, preservarla da ogni livellamento e soprattutto mantenerla in una situazione di cui il cardinale Ratzinger dice: "La rinuncia alla verità è il vero nucleo della nostra crisi" (91). Proprio per amore della verità l’adesione alla massoneria per i cattolici non è possibile. La Chiesa ha il dovere di mostrare ai fedeli dove si nascondono i pericoli per la fede. Pochi potevano riconoscere questo dovere in relazione con la massoneria meglio dei membri della commissione incaricata del dialogo. E quando dunque il professor Scheuermann, in base alle sue cognizioni e in tutta coscienza, pretendeva che anche nel nuovo diritto canonico ai fedeli fosse fornita una chiarificazione al riguardo, ciò è ben fondato. La Conferenza Episcopale Tedesca, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e molti altri fecero lo stesso. Padre Sebott scrive: "La cancellazione nelle bozze del divieto di entrare a far parte della massoneria fu deplorata dal principale penalista tedesco della Chiesa cattolica, Konrad Audomar Scheuermann — dal 1974 al 1980 egli stesso membro della commissione per il dialogo della Conferenza Episcopale Tedesca con le Grandi Logge Unite di Germania: "Poiché, se necessario, sono possibili particolari regolamentazioni giuridiche relative a tali delitti, si può acconsentire alla riduzione, a patto però che l’appartenenza alla massoneria e ad associazioni segrete simili (cann. 2335 e 2336) continui a restare materia di reato per il diritto comune, nonostante la differenza regionale di queste associazioni"" (92).

Come mostra la dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede del 26 novembre 1983, anche nel nuovo diritto canonico è contenuto il "divieto di entrare a far parte della massoneria", che non è esplicitamente menzionato ma è compreso nell’espressione "categorie più ampie", vale a dire in quelle che puniscono i delitti contro la fede (cfr. can. 1374).

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/07/2003 17.53

Seppellire le difficoltà? 

Riferendosi alla dichiarazione della conferenza episcopale, Sebott pensa: "Se abbiamo scopi comuni, se in futuro ci attendono compiti comuni, allora dovremmo seppellire le vecchie difficoltà, altrimenti somiglieremmo a quegli uomini che corrono dietro ai progetti da loro elaborati e dimenticano di proteggere la casa comune" (93).

A questo proposito deve essere detto che il fine primario della Chiesa e il fondamento della sua esistenza, cioè la configurazione dell’umanità in Cristo per la gloria di Dio, non sono in accordo con il fine primario della massoneria, che vuole edificare la società umana come tempio laicista dell’umanità; e che l’umanità massonica non coincide assolutamente con l’humanitas cristiana. Esse hanno scopi totalmente diversi. Quando presentano punti parziali di contatto, per esempio nel campo dell’assistenza caritativa, è possibile la collaborazione. Questi punti comuni in settori delimitati non possono assolutamente eliminare i contrasti fondamentali sui princìpi più importanti. Per questo la dichiarazione dei vescovi tedeschi precisa che dall’agire comune "non [...] deve però risultare l’impressione che la Chiesa abbia motivo di ritenere superato il suo atteggiamento di messa in guardia e di rifiuto nei confronti della massoneria" (94).

Quando padre Sebott pensa che, per amore di questi scopi comuni, "dovremmo seppellire le vecchie difficoltà" (95), gli si deve dire che qui si tratta di difficoltà che hanno fondamento in quel progetto della Chiesa, di cui noi non possiamo disporre. "Seppellirle" può certamente significare solo fare come se non esistessero più, benché continuino veramente a sussistere come realtà. L’accettazione della visione del mondo dei massoni da parte di membri della Chiesa, i quali hanno "seppellito queste vecchie difficoltà", ha prodotto conseguenze nefaste. La supposta comunanza non raggiunge velocemente i suoi limiti quando l’aborto è annoverato fra i diritti dell’uomo così come lo è il diritto alla procreazione? Questo però è avvenuto, come abbiamo visto, nella tredicesima tesi delle massoniche Tesi fino all’anno 2000 (96).


L’inconciliabilità perdura

Lo studio approfondito già menzionato ha condotto la Congregazione romana per la Dottrina della Fede a confermarsi nella convinzione dell’inconciliabilità di fondo fra i princìpi della massoneria e quelli della fede cristiana. Poco più di un anno dopo la pubblicazione del decreto della suddetta Congregazione e del nuovo diritto canonico, L’Osservatore Romano del 23 febbraio 1985 ha pubblicato in prima pagina alcune riflessione sugli argomenti che hanno condotto a questa decisione.

Prescindendo dalla considerazione dell’atteggiamento pratico delle diverse logge di ostilità o meno nei confronti della Chiesa, la Congregazione per la Dottrina della Fede, con la sua dichiarazione del 26 novembre 1983, ha inteso collocarsi al livello più profondo e d’altra parte essenziale del problema: sul piano, cioè, dell’inconciliabilità dei princìpi, il che significa sul piano della fede e delle sue esigenze morali.

A proposito del problema del relativismo si invita a riflettere sul fatto che, del tutto indipendentemente dalla questione se ora in ambiente massonico non vi sia un obbligo esplicito di professare il relativismo, tuttavia "la forza relativizzante di una tale fraternità per la sua stessa logica intrinseca ha in sé la capacità di trasformare la struttura dell’atto di fede in modo così radicale da non essere accettabile da parte di un cristiano al quale è cara la sua fede [...]. Questo stravolgimento nella struttura fondamentale dell’atto di fede si compie, inoltre, per lo più, in modo morbido e senza essere avvertito: la salda adesione alla verità di Dio, rivelata nella Chiesa, diviene semplice appartenenza ad un’istituzione, considerata come una forma espressiva particolare accanto ad altre forme espressive, più o meno altrettanto possibili e valide, dell’orientarsi dell’uomo all’eterno".

Ne L’Osservatore Romano si dice inoltre: "La tentazione ad andare in questa direzione è oggi tanto più forte, in quanto essa corrisponde pienamente a certe convinzioni prevalenti nella mentalità contemporanea. L’opinione che la verità non possa essere conosciuta è caratteristica tipica della nostra epoca e, nello stesso tempo, elemento essenziale della sua crisi generale. Proprio considerando tutti questi elementi la Dichiarazione della S. Congregazione afferma che l’iscrizione alle associazioni massoniche rimane proibita dalla Chiesa" (97). 

Josef Stimpfle 

Vescovo di Augusta

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Massoneria e leggi antireligiose nella Spagna repubblicana

Primo obbiettivo
colpire la Chiesa


di Vicente Cárcel Ortí

Durante il primo trimestre repubblicano, in Spagna dal 14 aprile al 14 luglio 1931, data dell'apertura delle Corti costituenti, l'attività legislativa del Governo provvisorio, che non aveva ancora ricevuto una legittimazione politica, fu alquanto intensa.

Molte misure allora adottate, e altre che lo sarebbero state nei mesi successivi, relative alla Chiesa - oggi accettate pacificamente dai vescovi in generale e forse anche dalla maggior parte dei cattolici ragionevoli - nel 1931 risultarono molto conflittuali e polemiche dal punto di vista sia del contenuto sia della forma, in quanto lo Stato per secoli aveva regolato le sue relazioni con la Chiesa tramite concordati e accordi che avevano rango di trattati internazionali e, di conseguenza, effetti civili.

Inoltre il nuovo ministro di stato, Alejandro Lerroux, nel primo incontro che ebbe con il nunzio Federico Tedeschini, promise formalmente che nulla, assolutamente nulla di ciò che riguardava la Chiesa, sarebbe stato trattato senza consultare previamente la Santa Sede.

Il Governo provvisorio tuttavia, non solo cominciò a legiferare unilateralmente, senza ascoltare la Chiesa né cercare un minimo negoziato che evitasse tensioni, ma s'intromise direttamente in una serie di materie importanti per la maggioranza cattolica del Paese, con una violenza e un radicalismo tali che in pochi giorni gli procurarono l'ostilità di gran parte della popolazione e la diffidenza dei vescovi, i quali, fin dal primo momento, avevano mostrato leale obbedienza al nuovo regime, rispetto per le nuove autorità e desiderio sincero di collaborare con esse per il bene comune di tutti gli spagnoli. Con una serie di leggi, decreti, circolari e regolamenti, si cercò di disarticolare la plurisecolare organizzazione ecclesiastica, eliminando diritti e privilegi che la Chiesa possedeva da lungo tempo grazie alla confessionalità dello Stato e alla stretta unione fra Trono e Altare.

Nel prendere in modo così rapido e perentorio tali decisioni, i nuovi dirigenti repubblicani dimostrarono poco tatto politico affrontando questioni complesse, fondamentali per una pacifica convivenza sociale, poiché alcune delle disposizioni adottate risultavano eccessivamente innovative, erano indubbiamente allarmanti per il cattolicesimo tradizionale e molto pericolose per i settori più integralisti del clero e del laicato, come, ad esempio, la piena libertà di culto e di coscienza, decretata il 22 maggio, il carattere volontario dell'insegnamento religioso negli istituti statali (6 maggio), o la secolarizzazione dei cimiteri (9 luglio).

Furono anche soppressi i corpi ecclesiastici dell'esercito (30 luglio), dell'armata (10 luglio) e degli ordini militari (29 aprile). Fu soppresso anche l'obbligo che avevano i militari di assistere agli atti religiosi durante i giorni festivi (18 aprile) e furono adottate altre misure che dimostrarono l'intenzione rivoluzionaria del Governo, mentre sarebbe stata preferibile un'intesa pacifica con la Chiesa, tenendo anche presente che più della metà della Spagna non era repubblicana e considerava l'uscita di scena del re Alfonso xiii e la presa di potere da parte del Governo provvisorio come un autentico colpo di Stato sebbene, al momento, senza spargimento di sangue.

Si sa che nelle elezioni amministrative del 12 aprile 1931 vinsero i candidati monarchici e solo nelle grandi città quelli repubblicani; questi ultimi però s'imposero con la violenza e le minacce sui primi e, quando ancora non si conoscevano i risultati definitivi delle elezioni, presero il potere e vi si stabilirono senza trovare alcuna opposizione popolare, a causa della paura e del disorientamento che erano diffusi tra la popolazione antirepubblicana.

A meno di due mesi dalla proclamazione della Repubblica, il giornale cattolico "El Debate" lanciava il seguente allarme:  "È il momento di unire le volontà e di conquistare simpatie. Perché governare è prima di tutto unificare. I nostri attuali governanti non la pensano così. E la maggior parte dei ministri sembrano impegnati a oltraggiare ogni giorno una classe sociale. Ieri l'esercito, un altro giorno un partito politico, oggi la Chiesa, domani un qualsiasi gruppo di cittadini" (4 giugno 1931).

Dinanzi alla piega che gli eventi stavano prendendo, l'amministratore apostolico di Lugano, monsignor Aurelio Bacciarini, suggerì al cardinale segretario di Stato vaticano, Eugenio Pacelli, di applicare in Spagna le misure adottate nel Canton Ticino della Svizzera sulla possibilità d'indire un referendum per abrogare leggi e decreti. Era da temere che la massoneria avrebbe fatto tutto il possibile per neutralizzare questa iniziativa dei cattolici e perciò sarebbe stato necessario usare una buona tattica e molta prudenza per metterla in atto. Bacciarini comunicò in via riservata a Pacelli di aver saputo da fonte certa che la massoneria in Spagna stava occupando i posti chiave del potere politico per controllare l'organizzazione del nuovo Stato mediante una legislazione apertamente anticlericale e stava progettando di disfarsi del presidente del Governo provvisorio, Alcalá-Zamora:  un cattolico praticante, dalle idee liberal-repubblicane, anche se era considerato dagli stessi cattolici un politico debole e di scarso prestigio, come vedremo in un altro articolo dedicato ai suoi rapporti con Pio XI.

Non esiste una storia puntuale della massoneria spagnola che abbia compiuto una sintesi obiettiva dell'abbondante bibliografia sul tema, non segnata da un'impronta polemica, perché le parti, in molte occasioni, hanno espresso idee e atteggiamenti tanto opposti quanto falsi. Per questa ragione molti dati forniti dalle cronache, sia massoniche sia antimassoniche, non resistono alla più elementare critica storica. Tuttavia un esperto, fra i migliori e più recenti, afferma che già dalla dittatura di Primo de Rivera "la storia della massoneria spagnola è intimamente relazionata, se non addirittura un tutt'uno, con i diversi atteggiamenti e le diverse situazioni politiche della Spagna, con un marcato carattere anticlericale, repubblicano e separatista, che portò molti dei suoi membri a una torbida partecipazione alla Seconda repubblica e alla successiva Guerra Civile" (J. A. Ferrer Benimeli).

Nel commentare le prime disposizioni governative sull'insegnamento religioso, monsignor Tedeschini, il 25 maggio 1931, disse a Pacelli che esse violavano apertamente il Concordato poiché ne modificavano radicalmente il contenuto. Il Governo si proponeva di impedire che nelle scuole si formasse la coscienza dei bambini, contro la volontà dei genitori che lo esigevano; o ponendo a questi ultimi numerosi ostacoli burocratici affinché non riuscissero nel loro intento educativo. In tal modo si sarebbe favorito l'ateismo e la tradizionale "Spagna cattolica" sarebbe stata radicalmente trasformata in Stato non solo laico, ma anche apertamente anticlericale e settario.

Compiendo gli ordini ricevuti da Pacelli, Tedeschini, il 29 maggio, consegnò una nota diplomatica al presidente del Governo provvisorio e al ministro di Stato per manifestare loro "la sorpresa, il dolore e la protesta della Santa Sede per i decreti pubblicati nei giorni scorsi sulla libertà di culto, sull'insegnamento religioso nelle scuole pubbliche e sulle disposizioni ad esso legate, e sull'antico e solo grazie alla Chiesa creato e conservato patrimonio artistico ecclesiastico della Spagna, decreti che sono profondamente lesivi non solo della condizione giuridica che lo statuto fondamentale della nazione attribuisce alla Chiesa, ma anche del concordato fra la Spagna e la Santa Sede Apostolica".

La nota fu consegnata personalmente a Lerroux, assente dalla Spagna al momento della pubblicazione di tali decreti; il ministro di Stato si giustificò dicendo che se egli fosse stato presente al consiglio dei ministri avrebbe mantenuto la sua promessa di frenare le decisioni precipitose del Governo e di non favorire quelle inopportune.

Diversa fu l'accoglienza che il presidente Alcalá-Zamora riservò a tale nota. Questi la ricevette con evidente contrarietà, dando a intendere che tutto in essa sembrava rivolto contro la sua persona. In realtà il Governo provvisorio repubblicano s'ispirava inizialmente ai principi del liberalismo regalista, che pretendeva d'intervenire nelle questioni ecclesiastiche e di regolarle unilateralmente con leggi e decreti statali.

Il Governo provvisorio esaminò con la massima attenzione la nota diplomatica e il 30 giugno rispose con una nota simile, inviata dal ministero di Stato alla Nunziatura, in cui deplorava "la portata e l'interpretazione date dalla Santa Sede alla legislazione in questione, interpretazione e portata sulle quali formula le più vive riserve. Alla vigilia della riunione di un'assemblea costituente, dinanzi alla quale deve rendere conto di tutto il suo operato dal momento in cui, per volontà del popolo spagnolo, ha assunto il governo dello Stato, non ritiene possibile, dispiacendosene molto, e con la ferma speranza che il suo rifiuto non venga interpretato come un atto scortese, avviare una discussione giuridica con la Santa Sede sulla portata che le suddette disposizioni potranno avere in relazione con la Costituzione dello Stato e il Concordato".

Difficilmente la Repubblica e la Santa Sede potevano capirsi in quel momento perché partivano da principi diametralmente opposti. Il presidente difendeva il diritto pubblico moderno, cosa equivalente, secondo quanto potè dedurre il nunzio nella conversazione personale che ebbe con lui, "a quella esorbitante ed eretica sovranità civile dello Stato in cose di Chiesa, alla quale si ispirano i governi liberali e a cui questo governo tanto apertamente si ispira".



(©L'Osservatore Romano - 4 settembre 2010)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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La Massoneria come chiave di lettura della storia
dal Numero 50 del 22 dicembre 2013
di Lazzaro M. Celli

Se la storia è maestra di vita, non è così remoto il sospetto di un “movimento massonico” che attraversa la storia, anche contemporanea, celato dietro fatti ed eventi, partiti e istituzioni, con il solo scopo di formare una società senza Dio, fondata su verità esclusivamente umane.

Tra il 1857 e il 1858, a Ginevra accaddero due fatti d’importanza fondamentali, attraverso le cui lenti dovremmo rivedere la storia di quegli anni e trarre una lezione per riscrivere anche quella dei nostri giorni. Il 21 giugno 1857 ci fu la fusione delle diverse logge massoniche; in quegli anni fu presa la decisone di erigere un tempio unico dell’Oriente Massonico nella città di Roma, la cui prima pietra fu posta il 19 luglio 1858.
In questi anni caldi, il signor Pèrusson, «antico Venerabile della perfetta uguaglianza»1, in una sua pubblicazione scriveva: «La Roma calvinista aspirava a divenire eziandio la Roma massonica»2 ed è vero che i protestanti più accesi furono anche zelantissimi massoni.
Con l’unità di tutte le logge e l’erigendo tempio, la Massoneria europea dichiarava guerra al Cattolicesimo. Non poteva essere diversamente visto che la “religione” massonica era stata condannata fin dal 1738 dal papa Clemente VII. In seguito i vari Pontefici che si succedettero fino a Pio IX si pronunciarono con ben sei diversi documenti pontifici contrari alla setta. Tutto ciò convinse coloro che si riconoscevano sotto i simboli della squadra e del compasso che non avrebbero mai potuto diffondere le loro idee, senza prima combattere e magari eliminare la Chiesa di Cristo. Questa la vera chiave di lettura degli avvenimenti che solcarono la storia di quegli anni!
Nell’opera citata, Pèrusson dichiara il gioco di alleanze tra i regni europei e la Massoneria, che già in quell’epoca s’infiltra tra gli ambienti cortigiani con lo scopo di propagare la “chiesa dell’umanità”, ovvero una chiesa senza la Rivelazione del Cristo. Anche oggi la Massoneria si è intrufolata nei vari campi delle Istituzioni e agisce cospirando come uno Stato all’interno di un altro Stato.
Don Margotti, redattore di un giornale cattolico, ha raccolto una serie cospicua di documenti dell’epoca racchiusa in tre tomi. A riguardo scrive: «Sicché la frammassoneria potea vivere e collegarsi con qualche Re e lasciarlo sul trono, ma sentiva di non poter vivere né esser tollerata dal Papa, epperò conchiudeva adagiandosi coi Monarchi che sottoscrivevano Concordati con lei, e dichiarando guerra alla Roma cattolica, per fondare sulle sue rovine la Roma massonica»3.
In cosa consiste la religione massonica? In una religione senza Dio, in cui vengono elevate a dignità divina le verità umane. È da notare lo spirito satanico del pensiero massonico, perché quando si parla di verità umane non ci si riferisce a quelle che si fondano sulla retta coscienza, ma sull’odio e l’avversione alla Chiesa. Le verità umane, in poche parole, sono tutte quelle verità che negano Cristo e gli insegnamenti evangelici. Così la «Roma cattolica promulga le grandi verità divine, e la frammassoneria vuole atterrarla per surrogare a queste le grandi verità umane»4.
Naturalmente, collegato alla Ginevra massonica vi troviamo anche il nostro Camillo Cavour, il quale si reca in quella città per prendere istruzioni «per intendere dai fratelli come si dovesse dirigere la guerra contro Roma cattolica»5.
A riguardo è molto interessante la convinzione del poeta francese Alfonso de Lamartine: «Ho la convinzione che si è dal seno della frammassoneria che sgorgano le grandi idee che gettarono il fondamento delle rivoluzioni del 1789, del 1830 e del 1848»6.
Appare chiaro, dunque, alla luce delle troppe coincidenze, che la storia dell’Unità d’Italia andrebbe riscritta con l’inchiostro della verità, non con quello scadente della Massoneria.
E se la storia è maestra di vita, si aprono nuovi scenari anche per la lettura degli eventi moderni che ci consentono di ipotizzare la mano della Massoneria dietro le persecuzioni che la Chiesa ha subìto e che subisce tutt’ora.
Scrive ancora Margotti che la Massoneria vuole «levare la croce e mettere il triangolo sulla cima dell’obelisco di San Pietro. Ma sulla base di quell’obelisco sta scritto: Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat». E così sarà, ovunque regni l’Immacolata.   

  1) Memorie per la storia de’ nostri tempi 1856 - 1866, Giacomo Margotti, a cura di Angela Pellicciari, Tomo III, vol. V, Edizioni Ares, 2013, p. 125.
  2) Ibidem.
  3) Ivi, p. 126.
  4) Ivi, p. 127.
  5) Ibidem.
  6) Ivi, p. 128.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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16/02/2016 14:56
 
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 I neuroni di Ravasi sono certamente evasi....

 

E non cominciamo con il mantra dell'offesa ad un cardinale "principe" di santa romana Chiesa, perchè qui Ravasi, il cardinale per nulla principe, l'ha detta grossa e non accettiamo affatto di tacere sulle sue rivelazioni recenti a favore della Massoneria, su IlSole24ore (14-02-2016).

Intanto mettiamo subito nero su bianco, ecco cosa fece firmare san Giovanni Paolo II dal Prefetto della CdF nel 1981 e poi ripreso dal nuovo Prefetto (Ratzinger) nel 1983 a chi gli chiedeva se la scomunica contro la Massoneria fosse decaduta con il Concilio e nel nuovo Codice di Diritto Canonico, entrambi citati dallo stesso Ravasi:

"Non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura delle associazioni massoniche con un giudizio che implichi deroga a quanto sopra stabilito, e ciò in linea con la Dichiarazione di questa S. Congregazione del 17 febbraio 1981..."

E a cosa non si poteva e non si può far deroga? A questo:

"Rimane pertanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l'iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione."

Neppure Ravasi può far deroga a questa posizione firmata da san Giovanni Paolo II, qui il testo integrale, ma non lo dice questo particolare e però alla fine ci gira intorno perchè non potendolo smentire, vedremo cosa si inventa per farlo decadere.

La Massoneria è quanto di più diabolico e perverso possa esserci quale arma portata a compimento dal demonio per sconfiggere, attaccare, umiliare, dividere la Santa Madre Chiesa.

Pensate, esiste persino la profezia di un Vescovo che l'aveva predetta ben 200 anni prima che venisse fondata. Si tratta del Vescovo Giorgio Varens, arcivescovo a Dublino nel 1553 - vedi qui testo - il quale definisce quest'opera in questo modo:

« 1. Saravvi una estesissima fraternità, che avrà sua sede in un grande impero (forse una società segreta).

» 2. Sedurranno mollissimi, menando una vita come già gli scribi ed i farisei.

» 3. Isforzerannosi d'abolire la verità, e quasi quasi conseguiranno  lo scopo loro.

» 4. Cotesta genìa di persone si vestirà di parecchie forme; conciossiacchè coi pagani saranno pagani, cogli atei saranno atei, coi giudei saranno giudei, coi riformatori saranno riformatori; tutto coll’intendimento di conoscere le altrui intenzioni, e per lusingar gli altri di questo modo a diventar somiglianti all' insensato, che dice nel suo cuore che non v’è niun Dio in cielo, epperciò non debbevi punto essere sovrano di sorta sulla terra.

» 5. Faranno ogni sforzo per annientare l'autorità dei principi sulla terra col fallace pretesto di lavorar per la libertà e pel benessere dei popoli. Benessere che questi popoli perderanno senz’avvedersene...

» 6. Nulladimeno Iddio alla perfine, per giustificare la sua legge, distruggerà all’improvviso cotesta società colle stesse mani di quelli che l'avranno più validamente sostenuta e soccorsa, e si saranno serviti d'essa...

L'insulsaggine alla semplicità dei piccoli, ai quali bastava e basta ancora l'accennato testo firmato da San Giovanni Paolo II, il serpente Ravasi - citandolo spudoratamente - fa intendere che esso è superato da un testo dei vescovi tedeschi del 1980 e dalle "circostanze mutate" in questo tempo...

1980? Ma che fa Ravasi, ci prende anche per i fondelli? La risposta del cardinale Ratzinger Prefetto della CdF di allora rispose proprio alla sfacciataggine di quei vescovi che osarono e tentarono accreditare la Massoneria presso la Chiesa dal momento che, il nuovo Codice di Diritto Canonico (del 1983), aveva purtroppo eliminato il riferimento letterale alla condanna della Massoneria e così, tutti questi bei vescovi sfacciati, ne stavano approfittando per fare una sorta di golpe interno alla Chiesa. Ma non gli riuscì, la risposta di Ratzinger è del 1983 perciò è alquanto diabolico che ora Ravasi citi il testo dei vescovi tedeschi del 1980 quasi fosse una nuova luce sull'argomento.

Il testo poi dei vescovi filippini del 2003 non ha proprio voce, perchè nessun Papa gli ha mai dato spazio o ascolto o accoglienza. O forse dovremo pensare che sotto questo strano Pontificato e l'indice di gradimento scaturito per il cardinale Tagle (appunto dalle Filippine) c'entri qualcosa con i vaneggiamenti di Ravasi? Speriamo proprio di no!

Infine Ravasi - che diabolicamente ammette e riconosce l'incompatibilità della Massoneria con la Chiesa - abbassa il tiro sulla chiusura dell'articolo e fa una virata:

"Queste varie dichiarazioni di incompatibilità tra le due appartenenze alla Chiesa e alla massoneria non impediscono, però, il dialogo...."

Ah! Ecco, ci siamo: sì, c'è incompatibilità tra le due appartenenze (e dunque lo riconosce), però queste non devono impedire il dialogo, ebbè, mica pizzi e fichi!! E il motivo quale sarebbe? LA FILANTROPIA, dice infatti il Ravasi: "la dimensione comunitaria, la beneficenza, la lotta al materialismo, la dignità umana, la conoscenza reciproca....", tutte doti e qualità della Massoneria! Un florilegio di virtù.

Effettivamente non ha tutti i torti, basti andare ad approfondire l'orrendo mausoleo dedicato a quel povero di san Padre Pio per accorgersi di come la massoneria sia entrata pienamente nel progetto filantropico di questa ed altre Chiese. Effettivamente è stata la Massoneria a finanziare il progetto (certi architetti costano più o pari dell'opera stessa) e questo interesse non fu certo per amore a Padre Pio o per amore dei fedeli del Santo, e quindi ci sarebbe da chiedersi: perchè questi massoni sono così umanitari?

 

Nell'eccezionale enciclica di Leone XIIIHumanum genus - che forse Ravasi dovrebbe andarsi a rileggere -  si spiegano molte cose sulla provenienza della Massoneria, e non è un caso che questa usi gli stessi simboli cristiani e lo fa rovesciandoli, ossia per il semplice motivo di voler ingannare...

Non diamo per scontato che tutti comprendano. Se ciò fosse possibile tutti comprenderebbero il danno che fa la Massoneria, non per nulla siamo chiamati a fare sempre "discernimento", distinguere fra ciò che è bene e ciò che è male.

Leone XIII parla, infatti di INGANNO e una cosa che inganna, dunque, significa che usa anche ciò che usano gli altri, ma rovesciando, scimmiottando proprio per trarli in inganno. Il Papa nel condannare la Massoneria non parlò male di loro in quanto persone fisiche, ma parla male proprio delle loro azioni ingannatrici e condannò il suo "relativismo filosofico e morale", no diciamocelo chiaramente, e Ravasi sarebbe il prefetto della cultura? Ma di che stiamo parlando, per favore!

Forse Ravasi dovrebbe andarsi a rileggere le cronache di quell'Anno giubilare sacerdotale di Papa Leone XIII 1887 nel quale, la Massoneria che governava l'Italia con Crispi, gli impose come "dono" la statua di Giordano Bruno e gli impose l'obbligo di non predicare contro quella inaugurazione che avvenne puntualmente il giorno di Pentecoste (al quale fu impedita al Pontefice ogni solennità e processione) del 1889. Porta Pia era stata conquistata, il Risorgimento massonico era all’apice della sua ubriacatura anticattolica: Giordano Bruno diventa così l’icona della non sottomissione a nessuno, la prima vera icona dell’uomo senza un Dio, l’ideale quale simbolo massonico e non a caso è definito il “monumento malinconico” alla cui inaugurazione parteciparono circa tremila massoni, raggruppati sotto i labari delle logge di appartenenza; l'icona del "libero pensiero" che paradossalmente - tale libertà di pensiero - veniva negata alla Chiesa. Non è un caso che lo stesso filosofo liberale Benedetto Croce (1866-1952) attaccò affermando «l’idiota religione massonica», un’eredità che era derivata dalla Rivoluzione francese, anche'essa dall'odore massonico.

Leone XIII fu invece lungimirante, ispirato divinamente a mettere in allerta i fedeli da questa divoleria:

"Ci siam risoluti di prender direttamente di mira la stessa società Massonica nel complesso delle sue dottrine, dei suoi disegni, delle sue tendenze, delle sue opere, affinché, meglio conosciutane la malefica natura, ne sia schivato più cautamente il contagio...."

e ancora più chiaro qui, nel delineare il piano massonico per nulla cambiato:

"E poiché è privilegio singolare e unicamente proprio della Chiesa cattolica il possedere nella sua pienezza, e conservare nella sua integrità il deposito delle dottrine divinamente rivelate, l'autorità del magistero, e i mezzi soprannaturali dell'eterna salute, somma contro di lei è la rabbia e l'accanimento dei nemici. Si osservi ora il procedere della setta Massonica in fatto di religione, là specialmente dov'è più libera di fare a suo modo, e poi si giudichi, se ella non si mostri esecutrice fedele delle massime dei Naturalisti. Infatti con lungo ed ostinato proposito si procura che nella società non abbia alcuna influenza, né il magistero né l'autorità della Chiesa; e perciò si predica da per tutto e si sostiene la piena separazione della Chiesa dallo Stato. Così si sottraggono leggi e governo alla virtù divinamente salutare della religione cattolica, per conseguenza si vuole ad ogni costo ordinare in tutto e per tutto gli Stati indipendentemente dalle istituzioni e dalle dottrine della Chiesa...." (Leone XIII nel testo sopra citato)

Per comprendere questa nostra presa di posizione, vi invitiamo a leggere qui anche questo articolo: Non aspettiamo nessun "nuovo Ordine mondiale", il vero nuovo ordine lo ha portato Nostro Signore Gesù Cristo e si chiama: Cristianesimo.

 

Le contraddizioni del prefetto della "cultura" (sic!)

Dice Ravasi: "Non vogliamo ovviamente addentrarci in questo arcipelago di “logge”, di “orienti”, di “arti”, di “affiliazioni” (..) così come non è possibile tracciare linee di demarcazione tra l’autentica, la falsa, le degenere, o la para-massoneria e i vari circoli esoterici o teosofici. Arduo è anche disegnare una mappa dell’ideologia che regge un universo così frammentario, per cui forse si può parlare di un orizzonte e di un metodo più che di un sistema dottrinale codificato...."

Ma che discorso è mai questo?

- non vogliamo addentrarci; non è possibile tracciare linee tra ciò che è falso o vero (??); è arduo disegnare una mappa dell'ideologia....

No! diteci voi se questo è un discorso chiaro dal quale trarre dei vantaggi alla propria conoscenza. Se non posso tracciare linee tra ciò che è vero e ciò che è falso e non conosco la mappa dell'ideologia, come posso capire se mi trovo nell'associazione buona o falsa? Ravasi è come se dicesse: " embè, forse voi non lo sapete, ma io si! Sono io che non mi sono voluto addentrare, fidatevi di me, sono stato anche in Uruguay ospite tra fratelli massoni eh! Tutta brava gente.."

Ma la Massoneria è costituita di proposito come un vero LABIRINTO, tipico proprio dell’agire di Satana per imbrogliare, confondere, scimmiottare, ingannare e inoltre ha molte ramificazioni che se anche alcune possono sembrare condivisibili, in verità sono TUTTE dannose e tutte rivolte allo smembramento dell’ordine ecclesiale. Inoltre, sempre Leone XIII sottolinea che molti stessi, tra i massoni, non sanno cosa stanno facendo e che a loro volta si auto-ingannano.

Il punto è che sappiamo bene che Ravasi non è senza neuroni, e che il suo concetto di "dialogo e dialogare" non può (lo sa bene) scalfire la condanna fatta dalla Chiesa e allora cosa fa? S'inventa, aiutato dai compari tedeschi e dai "Fratelli-massoni", il dialogo come se in passato la Chiesa non abbia mai adoperato questa opportunità e quindi chiude l'articolo dicendo:

"In conclusione, come scrivevano già i vescovi di Germania, bisogna andar oltre «ostilità, oltraggi, pregiudizi» reciproci, perché «rispetto ai secoli passati sono migliorati e mutati il tono, il livello e il modo dì manifestare le differenze» che pure continuano a permanere in modo netto..."

Ma qui cade l'asino perchè la condanna alla Massoneria, come ha scritto bene Leone XIII, non fu per questione di «ostilità, oltraggi, pregiudizi», altrimenti bisognerebbe pensare (ma anche provare) che tutte le scomuniche date dalla Chiesa avvenivano NON PER QUESTIONI DOTTRINALI ma per questioni umane quali "l'ostilità, l'oltraggio, il pregiudizio", ma se così fosse allora davvero che i neuroni di Ravasi sono evasi... Oppure bisognerebbe arrivare a dire che lo stesso Lutero non fu scomunicato per questioni dottrinali, ma per "ostilità, per oltraggio al Papa e per pregiudizio", pregiudizio naturalmente della vecchia Chiesa cattiva e matrigna contro il dolcissimo, pio e santo Lutero!

E poi non è che Ravasi dice che la Massoneria si è convertita e quindi oggi un dialogo sarebbe anche possibile, no! Stoltamente (il diavolo fa le pentole ma non i coperchi), lo dice lui stesso che «rispetto ai secoli passati sono migliorati e mutati il tono, il livello e il modo di manifestare le differenze».... sono mutati non il loro credo e la loro filosofia contro Cristo e la sua dottrina, ma i "modi" di manifestarsi oggi, sono mutati "i toni", in una parola sono degli "anticristi più buoni di ieri"....

Insomma, se la Chiesa avesse dialogato con Lutero prima e la Massoneria dopo, sicuramente oggi vivremo tutti in santa pace! Tutta colpa, ancora una volta, della Chiesa di "ieri". Signori e signore, ecco chi abbiamo come Prefetto per la cultura, un regalo purtroppo lasciatoci da Benedetto XVI!

L'articolo di Ravasi è quanto di più contorto, perverso e diabolico potesse essere stato scritto da un "principe" (sic) di santa romana Chiesa, prefetto della cultura, sì! Della cultura liberalista dei senza Dio, o peggio, di un dio creato a tavolino e che si elevasse al di sopra della dottrina Cattolica.

Siamo caduti tanto in basso d'aver elevato il culto del dio Dialogo. E a dirlo non siamo noi, ma è stato Giacomo Galeazzi (che non è certo soggetto casa e chiesa) a descrivere chiaramente come la Massoneria stessa elogiò il Concilio Vaticano II a riguardo del "dio dialogo", vedi qui.

Galeazzi riporta una affermazione allucinante del Gran Maestro massone in Italia a cinquant'anni dal Concilio e che fa comprendere come Ravasi abbia ceduto a questi "auguri-auspici", dice il Gran Maestro:

«Il Concilio obbligò gli uomini di Chiesa al confronto con la società nel momento in cui questa andava aprendosi alla modernità. Tra i risultati, una nuova concezione di una istituzione che rischiava di restare chiusa nella torre d’avorio della dottrina e che invece decise di aprire le porte agli uomini. Spiace dover constatare oggi che questa grande spinta verso una visione più umana della Chiesa sia stata poi sostituita da un arroccamento dogmatico, da un atteggiamento di chiusura aprioristica».

Ma a questa "Chiesa più umana e privata della dottrina e dei dogmi" aveva già risposto Ratzinger nel famoso meeting di CL del 1990:

"Siccome la Chiesa non è così come appare nei sogni, si cerca disperatamente di renderla come la si desidererebbe: un luogo in cui si possano esprimere tutte le libertà, uno spazio dove siano abbattuti i nostri limiti, dove si sperimenti quell'utopia che ci dovrà pur essere da qualche parte. (...) Una Chiesa che riposi sulle decisioni di una maggioranza diventa una Chiesa puramente umana. Essa è ridotta al livello di ciò che è plausibile, di quanto è frutto della propria azione e delle proprie intuizioni ed opinioni. L'opinione sostituisce la fede. (...) Non è di una Chiesa più umana che abbiamo bisogno, bensì di una Chiesa più divina; solo allora essa sarà anche veramente umana. E per questo tutto ciò che è fatto dall'uomo, all'interno della Chiesa, deve riconoscersi nel suo puro carattere di servizio e ritrarsi davanti a ciò che più conta e che è l'essenziale..." (vedi qui testo integrale)

Effettivamente la cosa non è che ci stupisce poi tanto, tutte le peggiori eresie e l'apostasia stessa avviene da dentro la Chiesa, non certo dal di fuori, basti pensare al presbitero Ario col suo drammatico arianesimo, al vescovo Donato col suo donatismo, a Lutero monaco agostiniano fin dove ci ha portato la sua cultura biblica.... Ma dirci "scandalizzati" questo sì, è un dovere sentirci tali per chi ama la Santa Chiesa e sa bene che la Massoneria non ha nulla di compatibile con un battezzato, neppure il dialogo. 

 

Così scriveva san Padre Pio: "Gesù, purtroppo, ha ragione di lamentarsi della nostra ingratitudine! Quanti disgraziati nostri fratelli corrispondono all’amore di Gesù col buttarsi a braccia aperte nell’infame setta della Massoneria! Preghiamo per costoro acciocché il Signore illumini le loro menti e tocchi il loro cuore....” (Epistolario I, Lettera N°123, Pietrelcina 7 aprile 1913)

Perchè la Massoneria è stata creata proprio per erigersi contro Cristo. A meno che Ravasi non intenda definire un Leone XIII, o un Giovanni Paolo II o pure un Benedetto XVI un "ostile, oltraggioso e pure pieno di pregiudizi" nei confronti di un'opera così "grande, umanitaria, santa, pia, solidale..." che è - per lui - la Massoneria.

E allora, caro Ravasi, ce lo lasci dire da "liberi figli di Dio" (cfr Don Divo Barsotti), noi con lei non abbiamo nulla da spartire, preferiamo tenerci la nostra santa ignoranza e continuare a pensarla come Leone XIII, come san Giovanni Paolo II, come Ratzinger-Benedetto XVI che ebbe, purtroppo, la pessima idea di nominarla vescovo prima e subito dopo cardinale, ma in tutto ciò sappiamo che non c'entra l'infallibilità papale e che anche un Papa può sbagliare.

Vogliamo narrare un fatto, tra i tanti, perché qui l'autore è credibile.

“Predicando a Lione, il P. Alessandro Vincenzo Jandel, poi Maestro Generale dell'Ordine dei Domenicani, insegnò ai fedeli la virtù del segno della croce. Nell'uscire dalla Cattedrale, venne accostato da un uomo che si professava massone e, quindi, incredulo; sfidato a provare la potenza del segno della croce, il massone esclamò: ‘Tutte le sere ci riuniamo (...) e il demonio viene, egli stesso, a presiedere all'adunanza. Venite con me stasera; ci fermeremo alla porta della sala; farete il segno della croce sull'adunanza, e vedrò se quello che avete detto è verità’!

Chiesto consiglio all'Arcivescovo e al suo gruppo di teologi, padre Jandel decise di accettare! La sera del giorno stabilito, andò col massone all'adunanza. Nulla avrebbe dato a conoscere che fosse religioso, poiché indossava abiti secolari; portava, però, nascosta, una grossa croce. Insieme si recarono in una gran sala, ammobiliata con gran lusso, ma P. Jandel si fermò sulla porta... A poco a poco, la sala fu piena; tutte le sedie erano occupate, quando, d'un tratto, il demonio apparve in forma umana. Trasse, allora, subito dal petto il crocifisso che teneva nascosto e con tutte e due le mani lo alzò, formando sull'adunanza il segno della croce.

Lo scoppio d'un fulmine non avrebbe avuto effetti più inaspettati, più subitanei, più strepitosi! I lumi si spensero, le sedie si rovesciarono tutte le une sulle altre, gli intervenuti scapparono... Il massone trascinò il frate, e quando si trovarono lontano,il discepolo di Satana si gettò alle ginocchia del P. Jandel: ‘Credo - gli disse - sì, credo! Pregate per me!... Convertitemi!... Ascoltatemi!...’” (mons. Leone Meurin, gesuita e vescovo di Ascalon, op. Framassoneria sinagoga di Satana, Siena, 1895, pp. 210-211).

Per la verità, il cardinale Ravasi, non è nuovo a certe uscite. Fin da quando fu eletto vescovo ha sempre suscitato attorno a se forti incomprensioni, il suo parlare è sempre stato oggetto di discussioni ma non certo di edificazione! Sempre sul medesimo giornale sul quale scrive da anni a ruota libera, aveva in passato suscitato forti ripercussioni negative sul suo concetto esegetico della "tomba vuota" di N.S. Gesù Cristo generando persino dubbi sulla Risurrezione... salvo poi fare più danni nel tentativo pietoso di porre argine alla fuori-uscita del suo pensiero liquido.

Già nel 2012 aveva suscitato disagio la sua Prefazione ad un libro che "canonizzava" pure il Fogazzaro il cui pensiero è sempre stato condannato dalla Chiesa di ieri e di oggi e il prof. de Mattei ne aveva data ampia delucidazione -vedi qui -

A ragione si chiede il prof. de Mattei: "In che cosa crede allora il cardinale Ravasi? Sicuramente nella propria capacità di unire gli opposti, di tentare spericolate sintesi intellettuali, di dire e non dire, lasciando intendere a chi vuole intendere. Ma cosa c’entra tutto questo con la pienezza e la integrità della fede cattolica, la gloria di Dio e la salvezza delle anime? Glielo chiediamo sommessamente, con tutto il rispetto che si deve a chi resta, comunque, un principe della Chiesa e un successore degli Apostoli...."

Assistiamo, non di rado, ad una strumentalizzazione del famoso "Cortile dei Gentili" descritto nelle Lettere di San Paolo e nel quale, oggi, si pensa piuttosto ad una sorta di piazza  "pride" (=orgoglio) che va tanto di moda, un pride della propria opinione elevata a nuovo sacro dogma laicista. Ma scriveva così Benedetto XVI ai giovani e a Ravasi: "E se, all’epoca, il Cortile era allo stesso tempo un luogo di esclusione, poiché i “Gentili” non avevano il diritto di entrare nello spazio sacro, Cristo Gesù è venuto per “abbattere il muro di separazione che divideva” ebrei e gentili, “per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto ad annunziare pace …” (Ef 2, 14-17), come ci dice san Paolo.... (...) riconoscendo che solo Dio, in Cristo, ci libera interiormente e ci dona la possibilità di incontrarci davvero come fratelli..." (Benedetto XVI - Messaggio al Cortile dei Gentili - 25.3.2011)

 

Nel sito ufficiale della Massoneria italiana - grandeoeriente.it - alla voce "che cosa è la Massoneria, sul segreto massonico", leggiamo:

L’unico mistero presente in Massoneria è un mistero filosofico: impossibile da spiegare a parole, ma percepibile attraverso l’esperienza individuale… insomma è essenzialmente personale! Il Mistero della Massoneria è per sua natura inviolabile.

Il Massone lo conosce solo per intuizione, non per averlo appreso.

Lo scopre a forza di frequentare la Loggia, di osservare, di ragionare e dedurre.

Quando lo ha conosciuto si guarda bene dal far parte della scoperta a chicchessia, sia pure il migliore amico massone, perché, se costui non è stato capace di penetrare il Mistero, non sarà nemmeno capace di approfittarne se lo apprenderà da altri. Il Mistero rimarrà sempre tale..."

Intanto leggiamo questo "Mistero" scritto maiuscolo.... non divulgabile perchè se non è stato capace di penetrarlo, non sarà capace di sfruttarlo e non sarà capace di penetrarlo neppure apprendendolo da altri.

E' una vera scimmiottatura del vero Mistero racchiuso nella fede cristiana, il quale però "quando lo abbiamo appreso" va divulgato, va dato gratuitamente e con generosità anche se, tale Mistero di un Dio incarnato e che si è fatto Eucaristia, resta in se stesso un grande mistero.

E comunque, come fa a dire Ravasi: "penso, ad esempio, all’Uruguay ove ho partecipato recentemente a vari dialoghi con esponenti della società e della cultura di tradizione massonica" se, di ciò che avrebbe presumibilmente conosciuto, non deve farne parola a nessuno? Curioso poi che per capire questo mistero filosofico (ricordate? tale filosofia venne condannata dai Papi) "non è possibile spiegare a parole" e perché mai? Semplice, devi aderire per capirlo, è una comprensione personale. E allora di che "dialogo" andiamo cianciando?

Leone XIII lo aveva già detto: " Imperocché la legge del segreto vi domina e molte sono le cose, che per inviolabile statuto debbonsi gelosamente tener celate, non solo agli estranei, ma ai più dei loro adepti: come, ad esempio, gli ultimi e veri loro intendimenti; i capi supremi e più influenti; certe conventicole più intime e segrete; le risoluzioni prese, e il modo ed i mezzi da eseguirle. A questo mira quel divario di diritti, cariche, offici tra' soci; quella gerarchica distinzione di classi e di gradi, e la rigorosa disciplina che li governa... Il candidato deve promettere, anzi, d'ordinario, giurare espressamente di non rivelar giammai e a nessun patto gli affiliati, i contrassegni, le dottrine della setta." (Humanum genus)

Nulla è cambiato!

E in definitiva, ha davvero compreso il Ravasi questo "Mistero" racchiuso nella Massoneria? Noi crediamo di no, diversamente dovremo dir di lui che è proprio fratello del demonio! Infatti, dal messaggio del Gran Maestro a Rimini nel 2015, apprendiamo questa nuova dottrina che di fatto sta invadendo anche la Chiesa: " Se ci riusciamo facciamo la rivoluzione, la rivoluzione del cuore. Cambiamenti: questo cambiare è quello che noi chiediamo quando da ‘profani’ bussiamo alla porta del Tempio e dall’altra parte ci sono uomini che ci accoglieranno come Fratelli, non ci chiederanno a chi apparteniamo, di quale religione siamo ma ci chiederanno soltanto di essere buoni. Buoni, una parola semplice. Buoni e basta...."

Non c'è da commentare, ma tristemente da meditare a che livelli di apostasia Ravasi ed altri prelati siano arrivati. Ricordiamo infine a Ravasi l'atteggiamento minaccioso e aggressivo che la Massoneria ha dichiarato a mons. Luigi Negri qualche mese fa, sfruttando e strumentalizzando le stesse parole del Pontefice su questa presunta laicista "rivoluzione del cuore", una rivoluzione che scardina Dio, il Dio cattolico, il Dio Incarnato, Gesù Cristo Nostro Signore, l'innominabile dentro la Massoneria stessa, una rivoluzione dove è sufficiente essere "buoni e basta..." quando, da ben Duemila anni il Cristianesimo aveva già fatto progredire i popoli superando il buonismo per approdare nel Cuore palpitante del Dio Vivo e vero nella Santissima Eucaristia.

E allora, caro Frammassone Ravasi si decida: o con Cristo o contro Cristo, non c'è la comoda via di mezzo! Ce lo lasci dire nuovamente da "liberi figli di Dio"(cfr Don Divo Barsotti), noi con lei non abbiamo nulla da spartire, e se i termini della sua nuova professione di fede sono questi, preferiamo tenerci la nostra santa ignoranza e continuare a pensarla come la "vecchia cara santa Madre Chiesa" con tutti i suoi Padri, Dottori, Santi e Beati, mentre per la nostra evangelizzazione noi non la riconosciamo affatto. E si badi bene: non è un giudizio alla sua persona, ma al suo "libero pensiero" filo massonico, a quella filosofia morale massonica espressamente condannata e oggetto di condanna nel Magistero della Santa Chiesa.

Sia lodato Gesù Cristo +

Per comprendere questa nostra presa di posizione, vi invitiamo a leggere qui anche questo articolo: Non aspettiamo nessun "nuovo Ordine mondiale", il vero nuovo ordine lo ha portato Nostro Signore Gesù Cristo e si chiama: Cristianesimo.

e ricordiamo anche qui. l'Esorcismo di Papa Leone XIII, fatto anche per porre riparo e rimedio al piano diabolico della Massoneria.

   




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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09/03/2016 19:35
 
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Il card. Ravasi e i “Fratelli Massoni”

card. Ravasi

(di Mauro Faverzani) Certe cose, a volte, si dicono per ignoranza. Ma non è certo questo il caso del card. Gianfranco Ravasi, a capo del Pontificio Consiglio della Cultura.

Nel suo articolo dal titolo Cari fratelli massoni, apparso su Il Sole-24Ore dello scorso 14 febbraio, mostra chiaramente di conoscere la Lettera apostolica In eminenti apostolatus specula, con cui nel 1738 papa Clemente XII scomunicò i “grembiulini”, Lettera poi confermata dall’enciclica Humanum Genus, con cui Leone XIII condannò espressamente il relativismo e la massoneria; ed anche il can. 2335 del Codice di Diritto Canonico del 1917, che ribadiva il provvedimento fatto proprio anche dal can. 1374 del nuovo Codice, quello del 1983; così come la Declaratio de associationibus massonicis, emanata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, per ribadire il divieto di appartenere alle logge; mostra di conoscere persino due documenti – il primo elaborato dalla Conferenza episcopale tedesca nel 1980 e l’altro da quella filippina nel 2003 –, che confermano quanto già altrove normato.

V’è un aspetto, però, che stupisce: la sincronia. È come se, ad un certo punto, qualcuno avesse lanciato un segnale e che, in luoghi diversi, chi di dovere vi si sia attenuto. Perché è forse sfuggito ai più, ma l’exploit del card. Ravasi non ha rappresentato un episodio isolato. Già lo scorso 25 gennaio il quotidiano della Conferenza episcopale francese, La Croix, scrisse incredibilmente le stesse cose e fece le medesime considerazioni di Sua Eminenza, anticipandolo e chiedendosi se «in un contesto come l’attuale» non vi siano «più benefici nel dialogo» con la massoneria «che nella condanna».

Anche il card. Ravasi ritiene dunque possibile «il dialogo», specie su quei temi “umanitari” – come «la beneficenza, la lotta al materialismo, la dignità umana, la conoscenza reciproca» –, ch’egli ritiene comuni, invitando a «superare» l’opposizione di quelli che bolla come «ambienti integralistici cattolici» (benché essi includano anche diversi Pontefici ed autorevoli voci della Chiesa).

Riscuotendo così l’immediato e pubblico apprezzamento di Stefano Bisi, Gran Maestro del Grand’Oriente d’Italia, il quale, riconoscendogli «la giusta apertura mentale», ha subito accolto l’inatteso invito al confronto, per «demolire – scrive –muri che ormai non hanno alcuna ragione di esistere», negando che la massoneria sia «nemica di alcuna chiesa» ed auspicando che anzi un giorno possa festeggiare la «ricorrenza di Porta Pia» assieme al Pontefice. Un sogno alquanto “singolare”… A Bisi, intervenuto anch’esso su Il Sole-24Ore, ha fatto eco Luigi Danesin, ex-Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia su Il Gazzettino, dicendo sostanzialmente le stesse cose, rivendicando con un orgoglio divenuto insolito anche per gli assidui delle sagrestie, uno status di «cristiano cattolico praticante, che ogni domenica si accosta alla Comunione».

Il rifiorire di ammiccamenti al mondo cattolico è già divenuto però virale ed inarrestabile: così ecco in programma per il prossimo 2 aprile a Roma un convegno dal titolo iniziatico «Gesù, lucente Stella del Mattino: influenza del Cristianesimo sul Rituale Emulation», promosso dalla Gran Loggia Regolare d’Italia. Tra i relatori, oltre ai “grembiulini”, anche il professore valdese Paolo Ricca, docente anche presso il Pontificio Ateneo “Sant’Anselmo”. Secondo il card. Ravasi, «bisogna andar oltre “ostilità, oltraggi, pregiudizi” reciproci, perché rispetto ai secoli passati sono migliorati e mutati il tono, il livello e il modo di manifestare le differenze», che pure – “bontà” sua – ammette «permanere in modo netto».

È proprio così? Si può affermare che il concetto di «dignità umana» della massoneria sia lo stesso proposto in casa cattolica? In realtà, non pare proprio che l’atteggiamento delle logge sia poi molto più conciliante d’un tempo… Lo dimostrano le posizioni pubblicamente assunte a favore dell’eutanasia anche per i minori, delle “nozze” gay con adozione e delle rivendicazioni Lgbt più in generale, della contraccezione, della fecondazione assistita, dell’aborto, della cosiddetta “pianificazione familiare”, ad esempio. Posizioni tutte documentabili. In Francia, secondo l’agenzia Médias-Presse-Info, si registrerebbe una vera e propria «collusione tra il potere socialista ed il Grand’Oriente». Per cancellare, ad esempio, qualsiasi forma di «finanziamento pubblico alle attività cultuali», eliminare i presepi a Natale, abolire il reato di blasfemia, vietare i segni religiosi anche nelle università, introdurre l’obbligo della «neutralità religiosa» presso istituzioni pubbliche e private, come indicato nei 25 obiettivi da raggiungere, contenuti in un manifesto redatto dal Grand’Oriente.

Che non si scherzi, lo dimostra la recentissima Guida della laicità, che ha imposto ai 5.600 funzionari comunali di Parigi precise norme di comportamento, tra le quali l’escludere dall’assunzione o avviare al licenziamento chiunque indossi simboli religiosi nell’orario di servizio. Ma è anche il ruolo da “gran burattinaio”, assunto dalla massoneria in ambito internazionale, a far problema. Ruolo, avente una sola finalità: diffondere ovunque relativismo, immanentismo e laicismo.

Che, con questo spirito, gli adepti di “squadra e compasso” stiano già controllando interi governi è lo stesso card. Ravasi ad ammetterlo, limitandosi però a citare solo l’esempio dell’Uruguay. E in Canada? negli Stati Uniti? E l’esecutivo francese, ove massoni sono i ministri Jean-Michel Baylet, Jean-Yves Le Drian, i Segretari di Stato Jean-Vincent Placé e Alain Vidalies, tutti guidati peraltro da un altro iniziato, il premier Manuel Valls? Ormai, però, il raggio d’influenza dei “grembiulini” è sbarcato anche in Africa. Al XXIV Rehfram-Ritrovo degli umanisti e dei “fratelli” africani e malgasci, promosso recentemente dalla Gluc-Gran Loggia unita del Camerun, è risuonata una parola d’ordine: conquistare questo continente alla massoneria.

È lo stesso obiettivo che si pongono la Gran Loggia Femminile di Francia ed il Godf-Grand’Oriente di Francia, che ha da poco inaugurato peraltro altre due nuove logge oltre Mediterraneo, una a Yaoundé e l’altra a Bangui, capitale della Repubblica centrafricana. Massoni sono i presidenti della Guinea Alpha Condé, del MadagascarHery Rajaonarimampianina (compreso il suo primo ministro), del Ciad Idriss Déby Itno, della Repubblica del Congo Denis Sassou N’Guesso, del Togo Faure Gnassingbé, del Gabon Ali Bongo Ondimba, oltre ad entrambi i candidati alle presidenziali in Centrafrica, tanto Faustin Archange Touadéra quanto Anicet Dologuélé. Ma si ritiene ne facciano parte anche i vertici di Mali, Guinea Equatoriale, Camerun e Niger.

Tutti legati a filo doppio con i “confratelli” massoni di Parigi, espressione evidente di un neocolonialismo occulto ed esoterico. Per questo – e per molto altro ancora – certe aperture di credito paiono decisamente fuori luogo. O davvero il card. Ravasi è convinto in coscienza, che la massoneria non rappresenti più un pericolo e che si sia trasformata in un semplice club filantropico per anziani benestanti? (Mauro Faverzani)







 

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