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LA CHIESA CONDANNA LA MASSONERIA

Ultimo Aggiornamento: 09/03/2016 19:35
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27/09/2009 18:15
 
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/07/2003 17.29

Per i massoni i dogmi sono una costrizione 

Per i massoni i dogmi sono sempre connessi a una costrizione. I massoni forniscono questa definizione: "Le istituzioni poste su basi dogmatiche, delle quali può valere come la più significativa la Chiesa cattolica, esercitano una costrizione religiosa" (33).

Quindi, è proprio della prassi e della teoria delle logge quanto segue: "La massoneria non conosce dogmi, essa però accetta seguaci dei vari dogmi religiosi, politici e nazionali, nella misura in cui essi si sottomettano all’obbligo della tolleranza" (34). Questa condizione è determinante. Qui la differenza fra tolleranza verso le persone e tolleranza verso le idee è di importanza decisiva. Se tutto viene messo sotto la riserva della tolleranza, la tolleranza verso le idee viene così chiesta a prezzo della loro relativizzazione. Ciò è confermato da affermazioni come la seguente: "Il neoumanesimo e il pragmatismo presentano sostanzialmente molti punti di affinità con la massoneria, in particolare per il loro concetto relativistico della verità, che toglie spazio a ogni forma di intolleranza e vuole far trionfare la tolleranza" (35).

Padre Sebott dubita, a torto, che nella dichiarazione della conferenza episcopale l’idea di tolleranza della massoneria sia stata "esposta correttamente" (36). A torto, perché il suddetto resoconto dell’idea massonica di tolleranza corrisponde esattamente a ciò che è emerso nei colloqui e dai documenti, come è stato riconosciuto dai massoni stessi.

Il riconoscimento contemporaneo di idee diverse, per quanto queste possano contraddirsi, risulta evidente anche nel concetto massonico di Dio. Padre Sebott crede che l’attenersi formalmente, da parte del massone, a un concetto di Dio sotto la forma del "Grande Architetto dell’Universo" sia fondato sull’idea che "senza Dio l’etica e la legge morale non potrebbero avere alcuna stabilità" (37). Evidentemente egli non ha presente che di solito, presso i massoni, l’attenersi al loro concetto di Dio non viene fondato in questo modo. A tale proposito l’Internationales Freimaurer-Lexikon dice addirittura il contrario: "Il distacco [della legge morale] dalla motivazione religiosa può essere indicato come idea fondamentale di tutte le idee fondamentali della massoneria" (38).

La negazione massonica di qualsiasi conoscenza della verità oggettiva porta a una grande considerazione della filosofia di Kant. L’Internationales Freimaurer-Lexikon dice di lui: "Kant fu chiamato l’"onnidistruttore" perché giudicò severamente il dogmatismo e della teologia e nello stesso tempo della filosofia empirica e di quella razionalistica. Egli rifiutò la teologia — la lanterna magica delle elucubrazioni astruse — come pure la metafisica dogmatica che va oltre l’esperienza [...]. Le concezioni di Kant sulla morale [il distacco dalla motivazione religiosa] ci dimostrano che egli nel più profondo del suo essere era massone" (39).

Il rifiuto della conoscenza della verità oggettiva arriva a tal punto che la verità stessa, se dovesse essere raggiungibile, non sarebbe ricercata come verità assoluta, poiché "la verità assoluta sbarrerebbe la strada del progresso" (40). In seguito all’abbandono della verità come principio conduttore, rimane solo l’uomo stesso come principio centrale dell’orientamento. L’affermazione dell’antico filosofo Protagora che "l’uomo è la misura di tutte le cose" (41) viene intesa in modo assoluto, ossia anche per questioni morali. Su questa posizione è pure fondata la seguente affermazione riguardante la dignità umana: "Essa [la dignità umana] si esprime nella subordinazione dell’uomo a nessun’altra legge che non sia quella che egli si dà sul momento" (42).

Ciò che ora è stato esposto come problema della verità e del relativismo facilita la valutazione delle Tesi fino all’anno 2000 dei massoni. Queste tesi sono state pubblicate subito dopo la conclusione dei colloqui con i massoni condotti dalla commissione per il dialogo. In esse la massoneria illustra l’immagine che ha attualmente di sé. Le tesi mostrano qual’è la base intellettuale della massoneria e quali prospettive essa si pone per il futuro. Proprio nella prima tesi — certamente la più importante — viene messa in discussione la Chiesa cattolica: "Non esistono sistemi di natura filosofico-religiosa che possano rivendicare una obbligatorietà esclusiva" (43). Naturalmente le tesi — come tutto lo spiritualismo massonico — non devono rimanere sospese nel cielo delle idee, ma devono far presa sugli adepti. È escluso che ciò possa avvenire senza influenzare una fede in Dio e in Cristo presente contemporaneamente nell’anima e nel cuore del massone.

Certamente la spiritualità massonica, secondo la propria pretesa, vuole penetrare in quella sfera umana nella quale il cristiano si identifica con le risposte decisive della sua fede. Non importa se al numero 19 delle Tesi fino all’anno 2000 si nega che la massoneria è una religione, perché viene subito avanzata la pretesa della massoneria di influire proprio in quella sfera rivendicata anche dalla fede della Chiesa. Non per niente vi si dice: "Tanto meno la massoneria è una religione o ne insegna una, tanto più essa vuole essere la legittima risposta a ciò che in Kant è chiamato "predisposizione naturale dell’uomo alla speculazione" e in Schopenhauer "necessità metafisica"" (44).

Per qualificare le tesi si ricorda ancora ciò che il Gran Maestro dei massoni Otto Trwany ha scritto su di esse nell’articolo introduttivo: "Esse devono "dar voce" nel nostro linguaggio quotidiano alla nostra [quella massonica] visione del mondo formatasi in 250 anni e calarla nelle grandi e spesso inquietanti questioni riguardanti il presente e il futuro" (45).


Norme come pilastri 

In una trasmissione sul rapporto "massoneria e Chiesa", organizzata il 4 agosto 1981 esclusivamente secondo gli intendimenti dei massoni e trasmessa in diverse lingue da Deutschen Welle di Colonia, emerge nuovamente il fondamento relativistico della massoneria: "Per la massoneria, con la sua pretesa di tolleranza, non vi può essere nessuna concezione del mondo o religione che pretenda alla esclusiva obbligatorietà e verità. Ciò è esattamente quanto fa la Chiesa cattolica rivendicando la proclamazione autentica della Rivelazione. Il conflitto fra le due parti sembra essere addirittura programmato. Da una parte vi è la Chiesa con un sistema di dogmi ordinato, dall’altra la loggia che, uno dei pochi raggruppamenti che nel corso della sua storia non ha elaborato nessun dogma, intende le religioni come sistemi concorrenti e contesta la possibilità di un ritrovamento della verità oggettiva" (46).

Cristo si è definito "la via, la verità e la vita" (Gv. 14, 6) e ai suoi discepoli ha promesso "lo Spirito di verità", che sarà loro di aiuto fino alla fine del tempo per guidarli verso la verità intera (cfr. Gv. 14, 16-17; 16, 13). Dall’apostolo Paolo sappiamo che essere cristiani significa "giungere alla conoscenza della verità" (1 Tim. 2, 4). L’oppositore di Dio, Satana, è chiamato "padre della menzogna" (Gv. 8, 44). La lotta di Satana contro Dio è una lotta contro la verità. La verità è il fondamento della vita cristiana, anche quando è scomoda e porta al pentimento e alla conversione. Questa conoscenza può essere espressa nel modo seguente: "Non solo l’adorare e l’amare Dio, bensì anche tutte le altre azioni spirituali decisive dell’uomo, tutto quel desiderare e sperare, amare e gioire — pieno di significato e umano — si basano sul fondamento della verità, la quale da sola può costituire il fondamento della vita sulla roccia. Senza verità tutte le fondamentali azioni spirituali della persona finiscono in un nulla vuoto e illimitato e sono private del loro significato più intimo. Anzi, ancora di più, non basandosi sulla verità, tutti i giudizi e i dogmi — per la loro erroneità — e tutto l’amore e le azioni morali — per la loro inadeguatezza nei confronti della verità — rappresentano decisamente dei mali. In ogni atto del giudizio presupponiamo la verità, anche quando giudichiamo che non vi sia alcuna verità. Non si può negare la pretesa di verità essenzialmente propria del giudizio, in quanto il valore di ogni giudizio dipende dall’esaudimento di una tale pretesa di verità tramite la corrispondenza del giudizio con la realtà. Se questa verità non esistesse, allora, come disse Heinrich von Kleist dopo aver letto Kant, sarebbe "raggiunta la nostra massima e unica meta", ossia una "verità valida anche oltre la tomba", quindi "non avremmo più alcuna meta"" (47).

L’opinione secondo cui si dovrebbe negare l’esistenza della verità oggettiva in nome della dignità umana è frutto di un equivoco. Gesù parla della verità che "farà liberi" (Gv. 8, 32). Libertà e dignità sono dello stesso genere. Senza libertà viene a mancare qualcosa di essenziale per la piena dignità umana. Ciò rende ancora una volta più comprensibile che la verità oggettiva, ossia data da Dio e vincolante per tutti, non può essere mai rivolta contro la dignità umana. Nella verità vi è la salvezza dell’uomo, la quale è altrettanto totale quanto la verità. Perciò la verità non è mai rivolta contro l’uomo e la sua dignità, anzi promuove e difende questa dignità anche contro l’intervento di diversi manipolatori. Proprio la verità oggettiva è l’unico criterio che aiuta a distinguere tra una benevola influenza e un infido lavaggio del cervello. "Questo perché solo chi possiede già criteri è in grado di criticare. La critica presuppone criteri, non li crea" (48). Questo vale anche per la morale. Norme oggettive sono come pilastri nel fiume del tempo. L’uomo senza norme è privo di orientamento.

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/07/2003 17.35

Interpretazione errata del Concilio 

A proposito del Concilio Valicano II padre Sebott dice: "con la dichiarazione sulla libertà religiosa il Vaticano II fornì una base sulla quale era possibile trovare un accordo con i massoni" (49). Una cosa simile afferma il massone Charles von Bokor nella sua storia della massoneria apparsa nel 1980 e intitolata Winkelmaß und Zirkel: "Questo compito è facilitato dal fatto che il Concilio Vaticano II si è dichiarato senza riserve per la libertà della pratica religiosa e per il riconoscimento di tutte le visioni del mondo" (50). Alla base di questa opinione vi è un’errata interpretazione del Vaticano II che si può rappresentare all’incirca così: "Esso [il Vaticano II] sostituisce il primato di una verità oggettiva con quello della dignità umana — una vera e propria rivoluzione copernicana nell’autocomprensione della Chiesa" (51). Secondo i massoni, su questo presupposto veniva fornita una base di intesa.

L’idea sembra sia stata diffusa anche durante gli incontri menzionati all’inizio e dei quali si è già detto che non contribuirono a risolvere le questioni poste, ma che, anzi, rimasero alla loro superficie. Il Vaticano II non fornisce alcuna base per un accordo con la massoneria, per un riconoscimento del suo spiritualismo. Esso ripete la condanna degli errori indipendentemente dall’amore dovuto all’uomo (52). Il Concilio esige il rispetto dell’uomo e l’amore del singolo massone, ma non il riconoscimento della sua spiritualità, che si trova in contraddizione con la fede. Il fatto dell’interpretazione errata del Concilio, che qui è stata dimostrata con una citazione, è certo. A questo proposito padre Sebott mi attacca dicendo: "Egli [il vescovo di Augusta] insinua che io abbia affermato che da parte del Concilio Vaticano II "la verità come concetto-guida centrale della Chiesa è stata rimossa e sostituita dal concetto della dignità umana in una vera e propria rivoluzione copernicana". Mai e da nessuna parte ho affermato una sciocchezza simile" (53). Al riguardo deve essere detto che questa affermazione non l’ho attribuita io a padre Sebott. Questa affermazione di Sebott è stata riportata in un articolo della Frankfurter Allgemeine Zeitung del 27 novembre 1976. L’autore del resoconto è un giornalista molto qualificato. Appena prima della pubblicazione del mio articolo, egli ha confermato che padre Sebott si è espresso così come appare nell’articolo giornalistico. Padre Sebott non ha fatto pubblicare né una replica né una lettera nella rubrica dei lettori a proposito dell’articolo della Frankfurter Allgemeine Zeitung. L’autore del resoconto ha inoltre dichiarato che a suo tempo non era venuto a sapere di alcuna critica da parte del padre gesuita contro la sua esposizione. Se io, dopo queste ricerche, riprendo una citazione della Frankfurter Allgemeine Zeitung indicando la fonte, non posso essere incolpato di aver attribuito a padre Sebott espressioni insensate. Inoltre, rimane il fatto che la già nominata interpretazione errata del Concilio si è diffusa sempre più. Così alcuni massoni hanno ritenuto possibile una doppia appartenenza sulla base del mutamento, da loro supposto, della posizione ecclesiastica nel senso di un avvicinamento alla massoneria.

Il 12 gennaio 1985 Papa Giovanni Paolo II disse: "Certamente, coloro che credono nel vero Dio, per rispetto verso la Verità alla quale aderiscono con tutta la loro fede, non possono ammettere l’equivalenza di tutte le fedi religiose" (54). E in occasione del viaggio in Ecuador, il 31 gennaio 1985, il Papa disse che la Chiesa "considera [...] un dovere cercare di eliminare le pratiche o usi che siano contrari alla morale e alla verità del Vangelo. Essa, infatti, deve essere fedele a Dio e alla propria missione. "Perciò l’evangelizzazione, che invita ad abbandonare false concezioni di Dio, comportamenti contro natura e aberranti manipolazioni dell’uomo da parte dell’uomo, non può essere considerata una violenza"" (55).


"Chi invece non crederà" 

Il Concilio Vaticano II ha fatto chiare affermazioni a proposito del valore fondamentale della verità sia per la Chiesa che per il singolo: "Dio stesso ha fatto conoscere al genere umano la via attraverso la quale gli uomini, servendolo, possono in Cristo divenire salvi e beati. Crediamo che questa unica e vera religione sussista nella Chiesa cattolica e apostolica, alla quale il Signore Gesù ha affidato il compito di comunicarla a tutti gli uomini" (56). Quindi, tutti i fedeli "sono pure tenuti ad aderire alla verità conosciuta e a ordinare tutta la loro vita secondo le esigenze della verità" (57). Solo su questo sfondo è comprensibile anche il riferimento, nella dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa, a una frase biblica assolutamente senza compromessi come quella di Mc. 16, 16: "Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi invece non crederà sarà condannato" (58). Il Concilio richiama sempre l’attenzione sul fatto che "Cristo stesso è la verità e la via che la predicazione evangelica svela a tutti" (59). Si tratta dell’orientamento oggettivo della coscienza: "I cristiani, poi, nella formazione della loro coscienza devono considerare diligentemente la dottrina sacra e certa della Chiesa. Infatti, per volontà di Cristo la Chiesa cattolica è maestra di verità e il suo compito è di annunciare e di insegnare in modo autentico la verità che è Cristo, e nello stesso tempo di dichiarare e di confermare con la sua autorità i principi dell’ordine morale che scaturiscono dalla stessa natura umana" (60).

Ne consegue in modo inequivocabile la differenza, fra la tolleranza come amore per tutti gli uomini e la cosiddetta tolleranza delle idee: "Certamente tale amore e amabilità non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene. Anzi lo stesso amore spinge i discepoli di Cristo ad annunciare a tutti gli uomini la verità che salva. Ma occorre distinguere tra errore, sempre da rifiutarsi, ed errante, che conserva sempre la dignità di persona, anche quando è macchiata da false o meno accurato nozioni religiose" (61). A proposito del problema del relativismo Paolo VI dice: "Certo, l’immutabilità della fede è oggi messa in pericolo dal relativismo in cui alcuni autori sono caduti. Ma, in opposizione a tale atteggiamento, noi abbiamo fermamente ricordato che la rivelazione divina ha un senso preciso e determinato, un’immutabile verità, che ci è proposta da credere da parte di Cristo, della tradizione apostolica e degli atti del Magistero" (62).

Non meno energicamente Giovanni Paolo II ha deplorato l’opposizione del relativismo alla Rivelazione e le sue conseguenze disastrose sulla vita di fede. A tale proposito egli, fra l’altro, lamenta "che si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la Verità rivelata e da sempre insegnata". Intenzionalmente o meno, egli nomina poi lo spiritualismo massonico e dice che i cristiani sono "immersi nel "relativismo" intellettuale e morale" (63). Dopo tutto questo non può rimanere alcun dubbio sul fatto che, a proposito della verità, della sua conoscibilità e del suo valore, esiste un contrasto profondo fra la massoneria e la Chiesa.

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/07/2003 17.39

Spiriti vaganti 

La presa di posizione dei massoni a proposito della verità, inconciliabile con la fede della Chiesa, esclude la possibilità di appartenere contemporaneamente alla Chiesa e alla massoneria. Per poter essere un vero massone il cattolico dovrebbe concepire la propria fede come un’opinione soggettiva. Però questa non sarebbe più la fede della Chiesa, che è fondata sulla verità e consiste nella verità. In tal modo la fede viene privata del suo fondamento oggettivo, della verità valida per tutti, è quindi spostata dall’ordine del reale a quello della sola coscienza, e viene così anche privata della sua vera forza ed essenza. Su questo sfondo si comprende una dichiarazione dell’illustre massone di alto grado Oswald Wirth (+ 1943): "L’iniziazione è una chiamata per spiriti inquieti, per quelli ai quali la conoscenza acquisita non basta [...]. Chi segue un credo religioso, filosofico, scientifico o politico intangibile, nel tempio della loggia non ha nulla da cercare. Se però vi entra rimane un intruso […]. La chiamata all’iniziazione è affare di quegli spiriti vaganti che, dopo aver abbandonato la protezione della loro scuola o della loro chiesa, vagano nel buio senza riuscire a trovare la loro vera luce" (64).

A prescindere dal fatto che anche l’affermazione sopra citata contiene una forma di credo, essa rappresenta pure un chiaro rifiuto per tutti coloro che affermano che si possano conciliare Chiesa e massoneria.

Indipendentemente dall’interpretazione di Wirth, dal fatto in sé è risultato chiaro che, in quanto allo spiritualismo della loggia, si tratta di errori che mettono in discussione la fede stessa come un tutto e addirittura, più precisamente, la rendono impossibile come condotta di vita orientata in modo oggettivo. L’inconciliabilità sostanziale, che impedisce per diritto divino di entrare a far parte di una loggia, sussiste del tutto indipendentemente dal fatto che il diritto canonico esprima o non esprima esplicitamente in un canone il divieto di appartenere alla massoneria. Lo stesso vale per una serie di altre associazioni, nessuna delle quali viene citata nominatamente nel nuovo diritto canonico. Perciò non è neppure necessario che questa proibizione venga pubblicata sui bollettini ufficiali delle diocesi per diventare valida (65), in quanto sussiste per diritto divino. L’entrata a far parte di una loggia è proibita al cattolico perché "mette in pericolo la fede sua e del suo prossimo" (66). Il "divieto di entrare a far parte della massoneria" da parte della Chiesa è quindi contenuto in quelle disposizioni del nuovo diritto canonico che proteggono la fede e che cercano con sanzioni di impedire delitti contro la fede, soprattutto nel can. 1364. Quindi, fu completamente sbagliata la grande propaganda, svolta all’esterno e all’interno della Chiesa, che cercava di interpretare la scomparsa nel nuovo Codex Iuris Canonici della menzione della massoneria come autorizzazione all’adesione da parte dell’autorità ecclesiastica.


Mai un unico criterio 

Il giudizio sulle logge solo in base al criterio della machinatio non è giustificato né oggettivamente né giuridicamente dalle dichiarazioni finora emesse dalla Chiesa. Cominciando dal divieto di Papa Clemente XII fino al divieto emesso da Giovanni XXIII, esso è sempre stato chiaramente motivato con la contrapposizione alla fede (67). Ciò era presente in parte anche nel diritto canonico valido fino a ora (can. 2336). Lo stesso padre Sebott vi si riferisce quando scrive: "I chierici e i religiosi che hanno aderito a una società massonica o a un’associazione simile, secondo il can. 2336 devono essere puniti più duramente e inoltre denunciati alla Congregazione per la Dottrina della Fede, poiché si tratta presumibilmente di un delitto contro la fede" (68).

Se diversi autori cattolici hanno interpretato la scomparsa della menzione della massoneria nel nuovo Codex Iuris Canonici come generale autorizzazione all’adesione da parte dell’autorità ecclesiastica, sono andati ben oltre quella parte stessa di massoni che hanno ritenuto come possibile una conciliabilità della doppia appartenenza alla Chiesa e alla loggia. Questi ultimi, infatti, limitavano tale possibilità esclusivamente ed esplicitamente ai tre gradi inferiori. Per i gradi superiori si sono espressi loro stessi apertamente per l’inconciliabilità e hanno rifiutato di dare qualsiasi seguito in un modo addirittura radicale e traumatizzante. Essi hanno lasciato questi gradi avvolti in un mistero impenetrabile. A questo proposito si deve notare che la maggioranza degli interlocutori apparteneva a gradi alti e anche altissimi. Dunque, il fatto che gli stessi massoni pretendessero la conciliabilità soltanto per i tre gradi inferiori e diversi autori cattolici per tutti i gradi è indicativo della grande limitatezza delle conoscenze e della capacità di giudizio di tali autori. Coloro che si impegnano per l’ammissione di cattolici ai tre gradi inferiori devono spiegare anche, a prescindere da tutti gli altri problemi che significato abbia una tale ammissione in considerazione della natura di tutta la massoneria. Infatti, per Albert Pike la subordinazione dei gradi inferiori a quelli alti è vitale: "L’affermazione più superficiale è anzitutto che l’insegnamento della massoneria sia completamente contenuto nei tre gradi di base" (69). Pike è uno dei grandi esperti della massoneria e in particolare del sistema degli alti gradi del Rito Scozzese. Di questo sistema di alti gradi dice poi Horst E. Miers: "Tutta l’élite spirituale della massoneria oggi ricopre i gradi di questo sistema" (70).

A proposito degli alti gradi un dettaglio riferito da Stephen Knight può forse rivelare perché durante i colloqui si giunse a rifiutare radicalmente qualsiasi discussione sugli alti gradi. Tale dettaglio si trova nel suo sensazionale libro The Brotherhood, edito a Londra nel 1984 (71). In quest’opera l’autore ha pubblicato il risultato delle sue interessantissime ricerche durate anni e svolte non senza considerevoli difficoltà.

Da esse risulta che, al posto del Grande Architetto dell’Universo, già nel grado alto dell’Holy Royal Arch subentra il nome JAH-BUL-ON: JAH = Jahvé, BUL = Baal e oN = Osiride. In non pochi punti la Bibbia presenta Baal come l’avversario di Dio, la cui venerazione è davanti a Dio una nefandezza (cfr. Gdc. 2, 11; 1 Re 18, 18; 19, 18; 2 Re 10, 28; Rm. 11, 4). Quando, nel 1873, il famoso e già nominato Albert Pike venne a conoscere questo "nome divino", egli, allora ancora profondamente inquieto e spaventato, scrisse: "Nessuno può indurmi a riconoscere come simbolo della divinità infinita ed eterna una formula in cui è contenuto il nome di un dio pagano maledetto e spregevole il cui nome da più di duemila anni indica un demonio" (72).

Stephen Knight ha interrogato non meno di settantacinque massoni di questo grado. In quell’occasione egli dovette constatare che tutti parlavano liberamente o, senza esitazione della massoneria ma che alla parola "Jahbulon" settantuno degli interrogati perdevano la calma e la sicurezza di sé (73).

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/07/2003 17.45

Protestanti e massoneria 

Alla Chiesa cattolica viene spesso rimproverato il fatto che, a differenza del mondo protestante, essa sola sia entrata in contrasto con la massoneria e che ciò sia imputabile più alle sue condanne contro quest’ultima che non alla stessa massoneria tollerante. Questo ampio tema non può essere trattato ora in modo esauriente. Ma si aggiunga almeno una breve annotazione. Benché sia vero che anche da parte del cristianesimo protestante vi sono state e vi sono condanne, tuttavia risulta che, nel complesso, non esistono tensioni. Oggi vale ancora di più ciò che E. Lennhoff scrisse a riguardo dell’Inghilterra: "Anche fra gli ecclesiastici che hanno servito come funzionari la Gran Loggia britannica sono rappresentate tutte le diverse confessioni a esclusione della confessione cattolica. Un arcivescovo Gran Maestro, 14 vescovi e 24 altri dignitari della Chiesa d’Inghilterra appartengono al Gran Consiglio dei Funzionari delle Grandi Logge Unite. All’ombra dell’abbazia di Westminster lavora una loggia composta quasi solamente da chierici" (74). Si può dire la stessa cosa di tutte le altre nazioni cristiane non cattoliche.

Nel fatto menzionato, ossia l’appartenenza alla loggia di molti vescovi delle Chiese anglicana, ortodossa e luterana, padre José Benimeli S.J. vede la prova della conciliabilità di loggia e cristianesimo (75). A ciò si oppone obiettivamente L’Osservatore Romano del 23 febbraio 1985 con un’esauriente motivazione dell’inconciliabilità di fede cristiana e massoneria (76).


Vendetta per Jacques de Molay 

Alla domanda se i buoni rapporti della massoneria con i protestanti — contrariamente a quelli con la Chiesa cattolica — siano in relazione anche con l’essenza del protestantesimo stesso, i massoni Lennhoff e Posner rispondono così: "La massoneria è uno dei movimenti che, a partire dalla fine del Medioevo, sono sorti come reazione alla assolutezza della dottrina della Chiesa […]. In campo religioso questo portò al protestantesimo" (77).

E se nel Rito Scozzese Antico ed Accettato vi è un modo totalmente diverso di trattare Lutero e il Papato, ciò non deve essere certamente sopravvalutato. Però, dimostra almeno una diversità di considerazione del Papato e del luteranesimo che affonda le sue radici nella storia.

A un grado del Rito Scozzese — il grado del Cavaliere Kadosch — si chiede vendetta per l’omicidio del Gran Maestro templare Jacques de Molay, ritenuto una delle grandi figure massoniche. Nel rituale di questo grado dapprima si dice che l’adepto ha calpestato la tiara del Papa, poi Lutero viene indicato come uno degli esecutori della vendetta richiesta a questo grado per la morte di Molay: "Questa è la vendetta che cadde sul capo di Clemente V, non il giorno in cui il suo cadavere fu bruciato dai calvinisti della Provenza, bensì il giorno in cui Lutero, in nome della libertà di coscienza, aizzò mezza Europa contro il Papato" (78).

Un tale giudizio contrario alla Chiesa cattolica, diverso da quello nei confronti di Lutero, emerge anche da una circolare che uno dei maggiori massoni della seconda metà del secolo scorso, il Gran Maestro Adriano Lemmi (+ 1906), inviò alle singole logge. In essa si dice: "II Grande Oriente fa appello allo spirito dell’umanità perché tutti i fratelli possano unire le loro forze e impiegarle nella dispersione delle pietre del Vaticano. Con queste pietre disperse possa quindi essere costruito il tempio della nazione ormai adulta" (79).

Da tutto quanto è stato detto emerge questa evidente conclusione: indipendentemente da tutti i fatti storici, sussiste una inconciliabilità, fondata sulla fede, dell’appartenenza contemporanea alla Chiesa e a una loggia massonica. Ciò non è stato del tutto ignorato neanche dalla Chiesa evangelica. Ancora due fatti almeno, avvenuti in Germania e in Inghilterra, dovrebbero dimostrarlo. Con le dichiarazioni della commissione ufficiale per il dialogo della Chiesa evangelica di Germania che discusse con i massoni, si è permesso ai cristiani protestanti di aderire alla loggia. Tuttavia la commissione ha deciso di rendere nota la propria preoccupazione a proposito dell’attività del tempio scrivendo: "Non è stato possibile, per i partecipanti di parte ecclesiastica ai colloqui, farsi un’idea definitiva sul rituale, per quanto riguarda il suo significato e la qualità dell’esperienza a esso collegata. A questo proposito essi si sono posti il problema, se l’esperienza del rituale e il lavoro del massone non possano sminuire il significato che per il cristiano evangelico ha la giustificazione per grazia" (80). Si deve supporre che questa commissione se avesse continuato le indagini finché non fosse arrivata proprio a un giudizio definitivo, sarebbe giunta a dichiarazioni più precise. Alla fine dovrebbe aver ragione l’anglicano Walton Hannah, nel suo libro Darkness Visible, secondo cui "nessuna chiesa che abbia analizzato seriamente le dottrine religiose e i presupposti della massoneria, si è mai astenuta dal condannarla" (81).

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/07/2003 17.51

"Non oso" 

Una delle più recenti ricerche di scienza delle religioni è il libro di John Lawrence apparso in Inghilterra con il titolo Freemasonry. A Way of Salvation? L’autore stesso, un ecclesiastico anglicano, proviene da una famiglia massonica e con i massoni ha rapporti di cordialità e di stima. Nonostante tutto il rispetto per gli uomini di chiesa e per i vescovi che sono massoni, con i quali ha rapporti di amicizia, l’autore dice: "Le mie ricerche mi hanno portato a contatto con molti cristiani, dignitari ecclesiastici e laici che percepivano che la Chiesa è talmente danneggiata dall’influenza massonica che lo spirito di Dio viene soffocato e spesso proprio da parte di uomini sinceri e di buona volontà" (82).

E, a proposito del profondo legame del singolo con la loggia, Lawrence dice: "Esso è in evidente contrasto con la forza liberatrice di Cristo. Egli infatti venne per renderci liberi, per darci la vera luce" (83). Evitando ogni polemica, l’autore va obiettivamente a fondo della questione che la commissione evangelica tedesca, nel suo breve esame della massoneria, purtroppo ha lasciato solo come osservazione. Egli non vede alcuna possibilità di una doppia appartenenza alla Chiesa e alla loggia, e precisamente per motivi teologici sostanziali. Ai molti amici massoni nel clero anglicano, con i quali ha rapporti cordiali e con i quali ha discusso a fondo queste questioni, Lawrence dice tuttavia: "Il fatto che un vescovo sia massone non rende ciò necessariamente una buona cosa" (84). Per questo autore non si tratta altro che della verità della quale Gesù dice che essa "vi farà liberi" (Gv. 8, 32).

Molte ragioni di inconciliabilità fra appartenenza alla loggia e cristianesimo si trovano anche nel libro già menzionato di Stephen Knight. Egli riferisce di un massone di alto grado che abbandonò la loggia, pronto a chiarire "perché il [suo] legame con Gesù non è conciliabile con la religione massonica" (85). Egli si rifiutò di rispondere alle domande sul suo alto grado, proprio come gli interlocutori nella commissione tedesca; benché uscito dalla massoneria disse: "Non oso parlarne" (86).

A questo punto non può mancare un accenno alla massoneria cristiana, al Freimaurerorden, il FO, l’ordine massonico cristiano, cioè alla Gran Loggia Nazionale di Germania. La Conferenza Episcopale Tedesca dichiara che "questa "massoneria cristiana" non si colloca affatto al di fuori dell’ordinamento massonico fondamentale; con questa espressione si intende soltanto una più ampia possibilità di conciliare massoneria e soggettiva credenza cristiana. Tuttavia bisogna negare che ciò venga raggiunto in modo teologicamente soddisfacente, poiché i fatti fondamentali della rivelazione del Dio divenuto uomo e della sua comunione con gli uomini vengono compresi solo come una possibile variante della visione massonica del mondo e sono condivisi solo da una piccola parte dei massoni" (87).

Particolarmente degno di nota è il fatto che sullo stemma ufficiale del Gran Maestro di questa "massoneria cristiana" non compare il nome di Cristo, bensì quello di Baphomet (88). L’ordine massonico cristiano si considera una "continuazione dell’ordine dei templari" (89). Evidentemente vogliono esserlo anche o proprio in considerazione della venerazione che presumibilmente i templari avevano per Baphomet. Di Baphomet i massoni Lennhoff e Posner dicono: "Nome di un’orrenda immagine del demonio, della cui venerazione i templari furono accusati" (90).

Indipendentemente da quello che si deve intendere per "Baphomet" e da tutte le interpretazioni gnostico- dualistiche di due princìpi del mondo eterni, che alcuni vi ravvisano, resta tuttavia incomprensibile come un cristiano possa onorare questo nome.


Il nucleo della nostra crisi 

La verità di Cristo è un bene estremamente prezioso, è un valore supremo insostituibile, contiene l’annuncio salvifico della nostra redenzione.

È necessario difenderla da ogni relativizzazione, preservarla da ogni livellamento e soprattutto mantenerla in una situazione di cui il cardinale Ratzinger dice: "La rinuncia alla verità è il vero nucleo della nostra crisi" (91). Proprio per amore della verità l’adesione alla massoneria per i cattolici non è possibile. La Chiesa ha il dovere di mostrare ai fedeli dove si nascondono i pericoli per la fede. Pochi potevano riconoscere questo dovere in relazione con la massoneria meglio dei membri della commissione incaricata del dialogo. E quando dunque il professor Scheuermann, in base alle sue cognizioni e in tutta coscienza, pretendeva che anche nel nuovo diritto canonico ai fedeli fosse fornita una chiarificazione al riguardo, ciò è ben fondato. La Conferenza Episcopale Tedesca, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e molti altri fecero lo stesso. Padre Sebott scrive: "La cancellazione nelle bozze del divieto di entrare a far parte della massoneria fu deplorata dal principale penalista tedesco della Chiesa cattolica, Konrad Audomar Scheuermann — dal 1974 al 1980 egli stesso membro della commissione per il dialogo della Conferenza Episcopale Tedesca con le Grandi Logge Unite di Germania: "Poiché, se necessario, sono possibili particolari regolamentazioni giuridiche relative a tali delitti, si può acconsentire alla riduzione, a patto però che l’appartenenza alla massoneria e ad associazioni segrete simili (cann. 2335 e 2336) continui a restare materia di reato per il diritto comune, nonostante la differenza regionale di queste associazioni"" (92).

Come mostra la dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede del 26 novembre 1983, anche nel nuovo diritto canonico è contenuto il "divieto di entrare a far parte della massoneria", che non è esplicitamente menzionato ma è compreso nell’espressione "categorie più ampie", vale a dire in quelle che puniscono i delitti contro la fede (cfr. can. 1374).

continua......


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Consiglia  Messaggio 10 di 10 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/07/2003 17.53

Seppellire le difficoltà? 

Riferendosi alla dichiarazione della conferenza episcopale, Sebott pensa: "Se abbiamo scopi comuni, se in futuro ci attendono compiti comuni, allora dovremmo seppellire le vecchie difficoltà, altrimenti somiglieremmo a quegli uomini che corrono dietro ai progetti da loro elaborati e dimenticano di proteggere la casa comune" (93).

A questo proposito deve essere detto che il fine primario della Chiesa e il fondamento della sua esistenza, cioè la configurazione dell’umanità in Cristo per la gloria di Dio, non sono in accordo con il fine primario della massoneria, che vuole edificare la società umana come tempio laicista dell’umanità; e che l’umanità massonica non coincide assolutamente con l’humanitas cristiana. Esse hanno scopi totalmente diversi. Quando presentano punti parziali di contatto, per esempio nel campo dell’assistenza caritativa, è possibile la collaborazione. Questi punti comuni in settori delimitati non possono assolutamente eliminare i contrasti fondamentali sui princìpi più importanti. Per questo la dichiarazione dei vescovi tedeschi precisa che dall’agire comune "non [...] deve però risultare l’impressione che la Chiesa abbia motivo di ritenere superato il suo atteggiamento di messa in guardia e di rifiuto nei confronti della massoneria" (94).

Quando padre Sebott pensa che, per amore di questi scopi comuni, "dovremmo seppellire le vecchie difficoltà" (95), gli si deve dire che qui si tratta di difficoltà che hanno fondamento in quel progetto della Chiesa, di cui noi non possiamo disporre. "Seppellirle" può certamente significare solo fare come se non esistessero più, benché continuino veramente a sussistere come realtà. L’accettazione della visione del mondo dei massoni da parte di membri della Chiesa, i quali hanno "seppellito queste vecchie difficoltà", ha prodotto conseguenze nefaste. La supposta comunanza non raggiunge velocemente i suoi limiti quando l’aborto è annoverato fra i diritti dell’uomo così come lo è il diritto alla procreazione? Questo però è avvenuto, come abbiamo visto, nella tredicesima tesi delle massoniche Tesi fino all’anno 2000 (96).


L’inconciliabilità perdura

Lo studio approfondito già menzionato ha condotto la Congregazione romana per la Dottrina della Fede a confermarsi nella convinzione dell’inconciliabilità di fondo fra i princìpi della massoneria e quelli della fede cristiana. Poco più di un anno dopo la pubblicazione del decreto della suddetta Congregazione e del nuovo diritto canonico, L’Osservatore Romano del 23 febbraio 1985 ha pubblicato in prima pagina alcune riflessione sugli argomenti che hanno condotto a questa decisione.

Prescindendo dalla considerazione dell’atteggiamento pratico delle diverse logge di ostilità o meno nei confronti della Chiesa, la Congregazione per la Dottrina della Fede, con la sua dichiarazione del 26 novembre 1983, ha inteso collocarsi al livello più profondo e d’altra parte essenziale del problema: sul piano, cioè, dell’inconciliabilità dei princìpi, il che significa sul piano della fede e delle sue esigenze morali.

A proposito del problema del relativismo si invita a riflettere sul fatto che, del tutto indipendentemente dalla questione se ora in ambiente massonico non vi sia un obbligo esplicito di professare il relativismo, tuttavia "la forza relativizzante di una tale fraternità per la sua stessa logica intrinseca ha in sé la capacità di trasformare la struttura dell’atto di fede in modo così radicale da non essere accettabile da parte di un cristiano al quale è cara la sua fede [...]. Questo stravolgimento nella struttura fondamentale dell’atto di fede si compie, inoltre, per lo più, in modo morbido e senza essere avvertito: la salda adesione alla verità di Dio, rivelata nella Chiesa, diviene semplice appartenenza ad un’istituzione, considerata come una forma espressiva particolare accanto ad altre forme espressive, più o meno altrettanto possibili e valide, dell’orientarsi dell’uomo all’eterno".

Ne L’Osservatore Romano si dice inoltre: "La tentazione ad andare in questa direzione è oggi tanto più forte, in quanto essa corrisponde pienamente a certe convinzioni prevalenti nella mentalità contemporanea. L’opinione che la verità non possa essere conosciuta è caratteristica tipica della nostra epoca e, nello stesso tempo, elemento essenziale della sua crisi generale. Proprio considerando tutti questi elementi la Dichiarazione della S. Congregazione afferma che l’iscrizione alle associazioni massoniche rimane proibita dalla Chiesa" (97). 

Josef Stimpfle 

Vescovo di Augusta

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