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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Speculazioni e menzogne a seguito del caso Williamson, risponde il cardinale Hoyos

Ultimo Aggiornamento: 05/10/2009 13:45
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28/09/2009 08:40
 
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Amici....se cliccate qui:
Benedetto XVI REVOCA LA SCOMUNICA AI LEFEBVRIANI! Evviva!

vi rammenterete che subito dopo la revoca della scomunica i Media, ben organizzati CONTRO ogni riavvicinamento alla FSSPX, strumentalizzò un'intervista della fine di Novembre 2008 in cui il vescovo Williamson della FSSPX negò l'Olocausto non come fatto avvenuto ma riguardo ai numeri... e stranamente le sue parole furono fatte esplodere non a novembre bensì il giorno dopo che il Papa aveva revocato la scomunica....

Ne è scoppiato un caso fatto di intrighi, menzogne, accuse e quant'altro di più deplorevole di cui la Chiesa non ne aveva affatto bisogno...

Il tutto condusse il Santo Padre a dover scrivere una:

Lettera del Papa ai Vescovi sull'Unità della Chiesa e la revoca alla FSSPX

nella quale  dover spiegare come stavano le cose....ma a quanto pare non è bastato...

Oggi, a distanza di mesi ed essendo alla vigilia dell'inizio dei dialoghi fra la FSSPX e la Santa Sede, ecco riesplodere il caso...
La TV svedese RIMANDA IN ONDA quell'intervista aggiungendo un pezzo ulteriore: l'intervista al vescovo di Stoccolma nella quale egli punta il dito contro la Santa Sede e contro il Papa stesso... siamo davvero alla follia, siamo davvero nell'oscurità, nell'ottusità...

Ma ecco l'intervento del cardinale Hoyos che CHIUDE E PONE FINE ALLA QUESTIONE una volta per tutte con la seguente intervista per la quale ringraziamo Messainlatino per la traduzione....

Il Difendere la Vera Fede si unisce al cardinale Hoyos non soltanto ringraziando per i chiarimenti, ma pregando per Lui e con lui essere solidali contro ogni strumentalizzazione che vorrebbe imporre alla Chiesa un pensiero che non le compete, e vorrebbe imporle azioni che non le sono congeniali....



lunedì 28 settembre 2009

Testo integrale dell'intervista al card. Hoyos. Con interessanti sorprese.











Testo integrale dell'intervista al card. Castrillòn Hoyos apparsa venerdì scorso nel Sueddeutsche Zeitung (cliccate le foto per il testo originale):

- In Germania Lei è stato severamente criticato…
In Germania? Chi mi ha criticato in Germania?

- La si presenta come il principale responsabile dello scandalo legato a Richard Williamson, membro della Fraternità S. Pio X, a inizio anno.
Quel che è stato detto non mi interessa minimamente. Per me, è un segno che un paese, che una stampa e che un pubblico, che io considero in fondo come onesti, sono male informati.

- Che intende dire?
Intendo dire che sembra che non si sappia di che cosa si tratta e in che cosa consista il diritto della Chiesa. Questo vuol dire che ci si lascia prendere da un turbine mediatico, oppure da una ipersensibilità locale, che comprendiamo e rispettiamo.

- E insomma, di che si tratta?
Mons. Marcel Lefebvre ha commesso un atto di ribellione quando, nel 1988, ha ordinato quattro vescovi senza mandato pontificio. Era un atto scismatico, e in conseguenza i quattro membri della Fraternità S. Pio X sono stati scomunicati insieme a mons. Lefebvre. Tutto qui. Tanto Giovanni Paolo II che Benedetto XVI si sono impegnati per risolvere questo conflitto. Per il resto, quel che è stato detto riposa su una ignoranza fondamentale delle intenzioni e delle azioni del Papa.

- Persino in Vaticano il processo di riavvicinamento della Fraternità S. Pio X è criticato.
Il solo scopo del Papa era di ridurre lo scisma. Mons. Lefebvre era morto e quelli ordinati da lui domandavano la revoca della scomunica. Il Papa ha accettato, dopo lunghe consultazioni. E noi, vescovi, dobbiamo sostenere il Papa, specie quando si tratta di un tema così fondamentale come l’unità.

- Qual è stato il Suo ruolo nel riavvicinamento con la FSSPX?
Nell’anno 2000 è cominciato un dialogo tra Roma e la Fraternità sacerdotale, dialogo seguito molto da vicino dal card. Ratzinger. Dopo una riunione condotta nel 2001 da Giovanni Paolo II, tutti i cardinali presenti si sono pronunziati in favore di questo processo. Hanno spiegato che i fratelli scomunicati non erano essi stessi eretici o scismatici, benché avessero commesso un atto scismatico. Circa le loro relazioni col Concilio, sono state sottolineate alcune difficoltà di certe interpretazioni della libertà religiosa e dell’ecumenismo. La Commissione Ecclesia Dei, che ho presieduto dal 2000 fino a luglio scorso, doveva analizzare questa problematica, null’altro.

- Lei condivide le posizioni della FSSPX?
La FSSPX pensa di difendere la verità della sacra tradizione e ritiene che non possono essere scomunicati per quello. Questo è comprensibile, anche se io non condivido questa opinione. Poiché è indiscutibile che hanno infranto una legge fondamentale della Chiesa.

- Si è mai chiesto se le Sue decisioni potevano avere conseguenze politiche?
La revoca della scomunica di quattro vescovi non è un atto politico. E' un atto di grazia. E' perciò un problema pastoral-teologico, non un'interferenza della Chiesa nella sfera politica. Per cui la cosa non mi concerne. Il mio lavoro non è giudicare un fratello vescovo. Quello è il compito della Congregazione per i Vescovi e della Congregazione per la Dottrina della Fede.

- Ma la Chiesa cattolica ha un'opinione su antisemitismo e Olocausto.
Il rigetto della Chiesa di questa violenza molto ingiusta cui fu sottoposto il popolo ebraico è assai chiara. Tale genocidio razziale è un crimine immorale contro l'umanità.

- Allora perché non ha impedito la revoda della scomunica a un negatore dell'Olocausto?
Williamson fu scomunicato per via della sua ordinazione episcopale illegittima, non per le sue teorie, giudizi o affermazioni sull'Olocausto. Vedere la cosa in quell'altro modo è un errore tedesco.

- E’ solo una sensibilità tedesca? Esistono opinioni ben diverse, nella Chiesa.
In effetti, nella Chiesa ci sono state anche reazioni critiche. E’ quel che il Papa ha indicato in una lettera indirizzata a tutti i vescovi del mondo. Ma il Papa naturalmente non è solo: è per così dire circondato dall’insieme dell’episcopato. Non ha agito per ignoranza. Il fatto che altre variabili si siano venute ad aggiungere, è un altro discorso.
 
- Lei ha detto che l'intervista di Williamson non era conosciuta. Che cosa avrebbe fatto il Papa se l'avesse saputo?
Non azzardo ipotesi su quel che il Papa avrebbe fatto. Mi riferisco solo a quel che sapeva, quando la revoca della scomunica è stata resa pubblica. A quel momento nessuno di noi sapeva alcunché delle affermazioni di Williamson. Nessuno di noi! E nessuno era tenuto a conoscerle.

- Fin dal 1989 Mons. Williamson negava, in un sermone, le camere a gas per gli ebrei. Non avreste potuto saperlo?
Non dica "fino dal". All’epoca, mons. Williamson era un giovane vescovo che agiva all’esterno della Chiesa e senza legittimità giuridica. Nel 1989, il giovane vescovo dava la sua opinione su un libro che proponeva una analisi storica dell’Olocausto che molti di noi non condividono. Ma devon forse tutti conoscere quel libro? Nessuno è obbligato ad aver letto tutte le opere che escono, e ancor meno quando si tratta di temi così specifici.

- Le parole di Williamson erano chiare: "Nessun ebreo è stato ucciso nella camere a gas! Quelle erano menzogne, menzogne, menzogne! Gli Ebrei hanno inventato l’Olocausto". Dal 1987 al 1991, Lei era presidente del Consiglio episcopale latino americano: a quell’epoca, già, la posizione di Williamson era conosciuta in Argentina. E ciò malgrado, Lei non ne sapeva nulla?
All’epoca ne sapevo su di lui tanto quanto su Maradona. Io ho appreso dell’esistenza di Maradona solo quando ero a Roma. Ho saputo qualcosa su Williamson solo nel 2000. Quel che posso dire comunque è che ne la Curia, ne la Congregazione per i vescovi, né la Segreteria di Stato, né le Nunziature, né gli episcopati canadese, tedesco, svizzero, austriaco, francese o olandese, han detto alcunché dell’opinione di mons. Williamson alla Commissione Ecclesia Dei.

- Nemmeno nel gennaio 2009?
Io so solo che la televisione svedese lo aveva intervistato in occasione dell'ordinazione di un diacono. Ed ho appreso solo il 5 febbraio ciò che egli aveva allora sostenuto. Il Nunzio ne ha informato la Segreteria di Stato e mi ha trasmesso delle informazioni in una busta sigillata che ho conservato.

- Dal 21 gennaio, un fax è arrivato in Vaticano col resoconto dell’intervista a Williamson.
Noi l’abbiamo saputo solo il 5 febbraio. Io mi sono posto questa domanda già molte volte: se l’intervista è stata fatta a fine 2008, perché è stata diffusa solo il 21 gennaio? Apparentemente, si è atteso che il decreto sulla revoca della scomunica, il cui processo era stato tenuto segreto, fosse firmato il 14 gennaio. Perché questo?

- Che ne pensa?
Non amo le speculazioni.

- Oggi il Vescovo di Stoccolma Anders Arborelius, sostiene che aveva già informato la Nunziatura di Stoccolma sin dal Novembre 2008.
Mi spiace di questa affermazione inattendibile, poiché è falsa. Diffondere questa informazione è una calunnia. Noi conserviamo tutti i documenti che riceviamo in formato digitale. Mons. Arborelius dovrebbe dire come, a chi e quando egli ha fornito l'informazione e se l'ha fatto in forma scritta o orale.

- Fin dal 2008 la rivista Der Spiegel aveva parlato di Williamson. Nessuno lo legge in Vaticano?
E' possibile che la sezione tedesca della Segreteria di Stato abbia avuto conoscenza di questo articolo. Io non lo so.

- Mons. Fellay, il Superiore Generale della FSSPX, conosceva già il contenuto dell'intervista a Williamson, se dobbiamo credere alla lettera che egli inviò alla TV svedese il 21 Gennaio, per impedirne la trasmissione.
Non ne so niente.

- Williamson, dice di che vi sareste incontrati ad un pranzo?
All’epoca ero da poco diventato Presidente della Ecclesia Dei, quando ho visto in piena estate un gruppo di persone in abito talare, perciò ho chiesto al mio segretario di indagare chi fossero. Lui mi ha detto che erano lefebvriani. Così li ho invitati a pranzo da me.

- Che impressione le hanno dato?
L'impressione che sono brave persone, talvolta un po' troppo fissate su quello che per loro è l’origine di tutto il male del mondo: la riforma della Messa con il Concilio. Così ho cercato di distendere l'atmosfera e scherzando ho detto che se avessi potuto scegliere una lingua per la Messa avrei preferito l'Aramaico, la lingua di Cristo, dal momento che non sapevo chi avesse avuto la pessima idea di scambiare la lingua del Signore con quella dei Suoi persecutori. La giudicarono una brutta battuta. Dopo questo incontro c’è stato un colloquio con Giovanni Paolo II e poi un altro nell’agosto del 2005 con Papa Benedetto.

- All’epoca che pensava di Williamson?
E' un uomo onesto, ma strano. Non sciocco, però ossessivo e testardo.

- Un uomo onesto?
Dice quello che pensa. Williamson non mi sembra di quelli che vogliono ingannare. Semmai è una persona semplice che rappresenta posizioni estreme. In ogni caso, un uomo di una fede semplice e sincera.

- Quando lo scandalo è scoppiato, persino il portavoce del Vaticano L’ha pubblicamente attaccata.
Padre Lombardi ha fatto ad una giornalista francese un commento azzardato su di me [LINK], ma ha ritirato la sua dichiarazione [LINK]. Si è scusato con me e si deve sottolineare questo punto: in quel momento, non ha agito su domanda del Papa.

- Il Cardinal Giovanni Battista Re si è sentito tradito da Lei.
Per quanto ne so, non ha mai detto ciò, ma conosco bene le parole imprudenti che la stampa gli ha attribuito su di m. Perciò gli ho scritto una lettera nella quale gli ho detto che se qualcuno doveva essere al corrente delle frasi di Williamson, era lui. Ha lavorato per molti anni alla Segreteria di Stato e oggi è alla testa della Congregazione per i Vescovi e ha il dovere di sorvegliare i Vescovi.

- Lo scandalo ha mutato le Sue relazioni con il Papa?
Certamente, e in meglio! Noi abbiamo lavorato gomito a gomito. Ho una grande affezione per lui, non solo perché è il Vicario di Cristo, ma anche perché è un teologo di prima classe, un difensore della Fede, e un amico che ha sempre avuto fiducia in me. Ciò non è mutato.

- Lei ha detto una volta che il dibattito sull’esistenza delle camere a gas non era un problema morale ma storico. Ci può spiegare?
Il genocidio del popolo ebraico è un atto che è moralmente condannabile, allo stesso titolo delle torture. Ma dire che ci sono stati cinque morti anziché dieci, non è un giudizio morale ma un errore storico.

- Williamson nega il tentativo di annientare il popolo ebraico.
Secondo me, non ha mai negato il genocidio contro gli Ebrei. Lo riduce. E’ una questione storica. Il problema morale si situa esclusivamente a livello del genocidio razzista.

- Che cosa avrebbe fatto il Vaticano se Williamson non avesse minimizzato l’Olocausto, ma l’avesse negato?
Il negazionismo non tocca l’essenza della Chiesa. Si tratta di un problema risolubile. E’ lo stesso problema di quelli che non rigettano il terrorismo o che difendono e praticano degli aborti. Mons. Williamson è ancora sottomesso all’autorità della FSSPX, che può andare fino a proibirgli di entrare in una chiesa, di celebrarvi messe, per difetto di giudizio.

- Ricomincerebbe nella stessa maniera?
Esattamente!
 
-Si è sentito urtato dai media?
Ho avuto molto a che fare con i media. Pertanto, mi sono indurito la pelle. Non ho mai chiesto rettifiche, perché è inutile. La verità trova da sola la strada. E l'unica verità è quella che Le ho appena detto.


Intervista raccolta da Camilo Jiménez



Risposte franche, sincere e direi condivisibili....è importante infatti concentrare la questione dell'Olocausto sul dramma dell'accanimento su di una razza...tutto il resto è confluito nel tempo in giochi politici che come cristiani NON CI RIGUARDANO...

In questi giorni il Papa da Praga sta facendo emergere tutto il dramma di un altro Olocausto ben poco cavalcato dai Media: quello dei CATTOLICI nell'Est europeo per mano comunista...nella sola repubblica Ceca ben 4000 sacerdoti furono ELIMINATI, UCCISI, ben 8000 hanno sperimentato il duro carcere, privazioni, torture, umiliazioni...benchè appunto NON sono i numeri che devono interessare ai Cattolici, resta evidente che la Chiesa condanna DA SEMPRE ogni forma di crudeltà verso ogni SIGNOLO POPOLO O NAZIONE...anche se a subire fossero solo dieci persone o centomila....

Se per tutte le persecuzioni che i Cattolici hanno dovuto subire e subiscono nel mondo, avessero agito come una certa politica agisce oggi per la questione dell'olocausto degli Ebrei, di certo il mondo non l'avrebbe mai permesso...
E dice bene il card. Hoyos: LA VERITA' SI FA STRADA DA SOLA...

E con le parole del cardinale Hoyos si ponga davvero la parola FINE a tutte queste strumentalizzazioni....





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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LE SPECULAZIONI si sono susseguite.....si è scoperto che fra alcune testate e le loro traduzioni chi avrebbe dovuto NON si è attenuto alle parole del cardinale....questo ci fa comprendere quanto sia vergognoso di come l'etica professionale non conti più nulla...
non per nulla lo stesso cardinale Bagnasco si dice preoccupato per la disinformazione dei Media...

Ringraziando l'amico Francesco dal suo blog Fides et Forma, riportiamo quanto segue...


INTERVISTA A CASTRILLON: MISTERO RISOLTO


di Francesco Colafemmina


Dopo aver sentito la redazione di Zenit posso confermare che il
testo pubblicato dall'agenzia in lingua spagnola è l'originale concordato dal Sua Eminenza il Cardinale Castrillon con il giornalista della Suddeutsche Zeitung. Il giornalista aveva concordato il testo dell'intervista con Sua Eminenza che ha poi inviato una conferma via mail al giornalista (email che il Cardinale ha in tutta trasparenza girato a Zenit). Tuttavia il Suddeutsche Zeitung avrebbe commesso il grave errore di non tradurre correttamente talune parti dell'intervista, cancellare alcuni passaggi, e reintrepretare le parole del Cardinale su Mons. Arborelius (che ha già avuto un chiarimento scritto con il Cardinale per le parole travisate dal giornale e poi finite sul Suddeutsche Zeitung).

Per completezza di informazione vi fornisco l'elenco dei passaggi modificati o cancellati dal Suddeutsche Zeitung. Particolarmente commovente il finale dell'intervista. Mi scuso pubblicamente con Sua Eminenza se, nel tentativo di far cosa buona, sono caduto anch'io vittima del raggiro del giornale tedesco.


a. E' stato tagliato un passaggio iniziale nel quale il Cardinale spiegava:

"Però dentro la stessa Chiesa vi sono alcuni che criticano il fatto che si sia tolta questa scomunica. Ripeto che l'unica causa della scomunica fu la ordinazione senza mandato pontificio. Il vescovo ordinante era morto e gli ordinati hanno chiesto, anche a gran voce, come hanno fatto a Lourdes (vedi la cosiddetta crociata del Rosario ndr), di ritirare il decreto di scomunica. In tal modo, dopo una vasta consultazione, il Papa ha chiesto di porre fine a uno scisma. E ogni vescovo cattolico dovrebbe essere con il Papa, soprattutto in una materia fondamentale come l'unità della Chiesa.

b.
Domanda cassata

Quale ruolo ha avuto la Curia in questo processo?


Cardinale Darío Castrillón: è necessario avere un'idea chiara di ciò che è la Curia. Non si tratta di una serie di istituzioni che influenzano il papa. Si tratta, tuttavia, di una serie di istituzioni e persone che servono il Vicario di Cristo e Successore di Pietro nella sua sollecitudine per il bene di tutte le chiese del mondo. La decisione e l'unica guida è la sua. Egli è informato, e lui decide. Così, il papa è stato sempre tenuto informato, sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI. Diverse congregazioni, in incontri interdicasteriali, hanno contribuito positivamente allo sviluppo del progetto. Poi venne un momento in cui, per far avanzare il processo, i lefebvriani hanno posto due condizioni: in primo luogo, riconoscere il diritto a tutti i sacerdoti del mondo a celebrare la Messa nel rito di San Pio V, e secondariamente, la revoca del decreto di scomunica. Sono state le condizioni per avviare i dialoghi più tardi, in particolare di carattere dottrinale. Se questo punto è misconosciuto, non compreso, non si può capire il processo (di riavvicinamento ndr).


c. L'intero passo è saltato (a parte un estratto della prima domanda):

- Lei è d'accordo con le posizioni della Fraternità di San Pio X?

- Cardinale Darío Castrillón: In connessione con l'abolizione del divieto, hanno un punto di vista con cui non sono d'accordo con, ma dal loro punto di vista soggettivo, potrebbe essere accettabile. Essi credono sostenere la verità, la tradizione sacra e sostengono che non possono essere scomunicati per aver difeso la verità. Perciò non accettarono la scomunica. Una volta, parlando con il vescovo Fellay, gli ho detto: Se si accetta l'aspetto soggettivo delle vostre convinzioni, si deve anche accettare che obiettivamente credo che la scomunica sia in sé valida, perché le ordinazioni sono state effettuae contro un precetto chiaro del diritto e della tradizione della Chiesa e effettuarle senza alcun mandato porta con sé la pena della scomunica. E indubbiamente si è rotta in una grave materia una legge fondamentale della Chiesa.

- Nel corso di queste riflessioni non è si mai sollevata la questione se le vostre decisioni potessero avere implicazioni politiche? Dove sono i confini tra interesse pubblico e controversie ecclesiastiche?

- Cardinale Dario Castrillon: Rimuovere le scomuniche di quattro vescovi, scomunicati per essere stati ordinati senza il mandato pontificio, non è una azione politica del Padre Santo, ma un esercizio della sua suprema autorità religiosa, in un atto di misericordia, nella Chiesa . Si tratta di un problema teologico pastorale. Qualcosa di molto diverso è il coinvolgimento della Chiesa nella sfera politica. Questo è un problema teologico che è stato ampiamente studiato dalla Chiesa cattolica. Una cosa è l'illuminazione ottenuta attraverso la rivelazione nella gestione di un caso, e un'altra cosa è la stessa gestione della cosa pubblica e l'interferenza di diversi gruppi in questa gestione. Un vescovo che ha chiaro ciò non dovrebbe porre dei problemi.

--Significa allora che la Chiesa ha ancora la facoltà di giudicare le azioni di persone come Williamson?

- Il Cardinale Darío Castrillón: Sì, c'è una dottrina chiara. Tuttavia, non entrerò nella questione, perché il mio lavoro non è quello di giudicare un fratello vescovo, che è invece il dovere della Congregazione dei Vescovi e della Congregazione per la Dottrina della fede. Questa deve decidere se qualcuno sta dicendo cose che non corrispondono alla fede cattolica per come essa è interpretata dalla Chiesa.

d. Anche questa domanda è stata ridotta notevolmente nella versione pubblicata in tedesco:


- Allora, perché non fermare la revoca della scomunica di Richard Williamson?


- Cardinale Darío Castrillón: No, no, mi perdoni. La scomunica che incombe su di lui è dovutoa interamente alla sua ordinazione episcopale illegittima e non ai suoi giudizi, teorie o affermazioni sull'Olocausto. Con il parere positivo dei cardinali in un Concistoro, il Papa ha deciso di rimuovere la scomunica di questi vescovi per un'unica ragione fondamentale: un atto di carità per consolidare l'unità della Chiesa. Tutto il resto che viene detto in merito è un errore contrario alla verità!

e. Altra parte rimossa da SZ:

--Cosa ne pensa? (del fatto che l'intervista è stata trasmessa 2 mesi dopo la registrazione e a pochi giorni dalla pubblicazione del decreto ndr)

- Cardinale Darío Castrillón: non mi piace fare speculazioni. Io opero oggettivamente, non penso nulla di buono o cattivo delle persone senza prima avere una sicurezza assoluta. Giudico solo sulla base dei fatti. E il fatto è che il pubblico è stato informato e colpito proprio in quel preciso momento.

- Ma il colpo più grande è stato dato dal Williamson stesso, quando dice quello che ha detto pur sapendo che il decreto di revoca della scomunica si stava avvicinando.

- Cardinale Darío Castrillón: No, Williamson non ne era necessariamente a conoscenza. Egli non ha partecipato direttamente nel dialogo con Roma. Monsignor Fellay ha personalmente voluto mantenere la rappresentnza della fraternità e durante la maggior parte dei dialoghi era solo. Io di solito ero accompagnato da un ufficiale della mia Commissione. Naturalmente alcune fasi del processo sono state organizzate in privato con le autorità della Santa Sede. E successivamente riferiti al Vescovo Fellay. Sapevano solo che il caso era in esame. Dopo uno lungo e attento studio della questione della scomunica, quando il decreto è stato approvato dal Santo Padre e firmato dal cardinale Re, 14 gennaio 2009, ho ricevuto il testo del cardinale firmato a casa mia e lo ho consegnato a Mons. Fellay chiedendogli di riferirlo agli altri tre vescovi della Fraternità. Solo allora hanno appreso che dal 21 gennaio sarebbero stati liberi dalla scomunica, e sono stati invitati a mantenere il segreto fino al 24, quando il decreto è stato pubblicato ufficialmente. Se qualcuno in Germania o altrove nel mondo sta dicendo il contrario mente per malizia o ignoranza.

- Ma a quanto pare Fellay conosceva le dichiarazioni rese da Williamson alla televisione in base a una lettera inviata il 21 gennaio al canale svedese per impedire la pubblicazione dell'intervista.

- Cardinale Darío Castrillón: non avevo nessuna conoscenza di ciò.

- Non le dispiace che Fellay, invece di inviare questa lettera in Svezia, non l'avesse messa a conoscenza delle dichiarazioni di Williamson per evitare che scoppiasse una tale controversia?

- Cardinale Darío Castrillón: mi dispiace di non sapere molte, molte cose. E tra le tante cose che mi dispiace di non sapere, lamento anche questa.

f. Ulteriore importante passaggio censurato:

- In Vaticano nessuno conosceva le dichiarazioni di Williamson prima del 5 febbraio? Sa cosa vuol dire la parola Vaticano? Apparentemente una serie di istituzioni che comunicano male fra loro.


- Cardinale Darío Castrillón: Sapete quanti siamo? Siamo moltissimi. Sono sicuro che molti, come me, non avevano idea di ciò che avevano trasmesso su un canale svedese o di quello che Williamson aveva detto venti anni fa in Canada. Parta dalla seguente base: nel 1989 ero vescovo di Pereira. Un povero vescovo di Pereira immerso nel lavoro con la sua città, i suoi contadini, i suoi popoli indigeni, con gran parte della sua diocesi, nella foresta vergine, dovrebbe andare a scoprire ciò che ha sostenuto un vescovo altrove, quando io non lo conoscevo nemmeno, sebbene conoscessi Mons. Lefebvre perché sua sorella viveva con il marito a Pereira e monsignor Marcel gli aveva fatto visita qualche volta.

- Un vecchio amico?

- Cardinale Darío Castrillón: una conoscenza amichevole. Nella sua ultima visita, informato dalla sorella, gli chiesi se, data la gravità dei problemi esistenti con Roma, considerasse utile avere una conversazione con lui. Ha detto di no. Così, quando tornò a Pereira non lo vidi più.

- Ma anche il portavoce vaticano lo segnalò pubblicamente a lei. (si parla dell'intervista a Williamson ndr)

- Cardinale Darío Castrillón: E ' certo che Padre Lombardi abbia espresso pubblicamente un falso giudizio temerario dinanzi ad una giornalista, tuttavia è certo che ritrattò pubblicamente. E si scusò con me. È importante ribadire che, in quel momento non agì su richiesta del papa, come suo portavoce.

- E le accuse di Ebberhard Gremmingen?

- Cardinale Dario Castrillon: non so chi sia.

- Il capo della Radio Vaticana per la Germania, le cui dichiarazioni negli ultimi mesi non hanno lasciato una buona immagine di lei al pubblico tedesco.

- Cardinale Darío Castrillón: non mi sembra strano che se lil cosiddetto "portavoce" del Papa, padre Lombardi abbia fatto un errore di valutazione, il suo vice Gremmingen, lo abbia docilmente ripetuto.

g. Altri passi finali dell'intervista completamente saltati:

- Un suo collega in seno alla Commissione "Ecclesia Dei, monsignor Camille Perl è stato fatto oggetto di recriminazioni.

- Cardinale Darío Castrillón: No, non vedo la sua responsabilità. Ma a me comunque non piace stabilire una responsabilità così, a priori. Se mi spingo a segnalare il cardinale Re, lo faccio per un motivo: perché organicamente il suo ufficio è competente per sapere che cosa dicono i vescovi o i media sui vescovi.

- Cosa vorrebbe dire a coloro che acrivono agli Arcivescovi Filoni e Mamberti una parte della responsabilità?

- Cardinale Darío Castrillón: l'Arcivescovo Dominique Mamberti non ha alcuna responsabilità, perché è a capo della sezione incaricata delle relazioni con gli Stati e la questione non rientrava nell'orbita di sua competenza. L'Arcivescovo Filoni, durante il periodo più intenso di colloqui non era ancora in Segreteria di Stato. Potrebbe aver avuto conoscenza del dossier su Williamson, ma io non la penso così. Perchè chi era Williamson? Era una figura insignificante. Un seminarista che aveva fede in Lefebvre, che era molto giovane, e perciò fu ordinato il sacerdote.

Chi avrebbe dovuto sapere qualcosa? Nessuno. A nessuno importava!

- Ma la cosa interessava ai media in questo periodo.

- Cardinale Darío Castrillón: questo lo ho sentito ripetere molte volte, ma in Colombia, prima che lo scandalo scoppiasse, non ho mai sentito nessun media parlarne.

- Ma non stiamo parlando della media colombiani.

- Cardinale Dario Castrillon: In Italia, inoltre, non se ne parlava, mai sentito parlare nessun media di lui. E' molto facile dire certe frasi che sono pericolose. Naturalmente, altra cosa può essere accaduta in Canada per un altro tipo di interessi.

- Ma non parlo dei mezzi di comunicazione italiani, o ebraici. Mi riferisco alla media tedeschi che sono molto informati e hanno seguito Williamson per un po '. La rivista Der Spiegel, per esempio, ha pubblicato prima della trasmissione nel mese di gennaio una relazione dettagliata, in cui si riferivano le dichiarazioni pubbliche di Williamson relative all'Olocausto. Come è possibile che nessuno in Vaticano legga Der Spiegel?

- Cardinale Darío Castrillón: non capisco la domanda, perché credo che nessuno ha sostenuto che nessuno in Vaticano legga Der Spiegel. E' forse possibile che la cosa fosse nota alla sezione tedesca della Segreteria di Stato, ma non ho informazioni su questo e d'altronde conosco il ridotto personale in relazione al lavoro enorme di quella sezione.

- Non le viene nessun nome?

- Cardinale Dario Castrillon: No.

- E la ristrutturazione data alla Ecclesia Dei dopo il Motu Proprio del Papa emanato nel mese di luglio?

- Cardinale Darío Castrillón: Vedo alcune cose molto chiare e altre meno. E' chiaro, per esempio, che le critiche più conosciute alla Chiesa, al Concilio Vaticano II toccano il campo teologico, anche se queste critiche provengono da persone e non possono essere considerate ufficiali dell'istituzione della Fraternità Sacerdotale di san Pio X: è naturale chiedere un dialogo diretto con la Dottrina della fede. Ci sono, però, altri aspetti relativi alla pastorale, i sacerdoti e i fedeli da affrontare per raggiungere la pienezza della comunione con il pensiero della Chiesa e, in particolare, con il capo visibile di essa che è il Vicario di Cristo. Ci sono aspetti liturgici che non possono passare sullo sfondo.


- In un'intervista pubblicata a marzo su El Tiempo, lei dice che l'esistenza delle camere a gas non è un problema morale, ma un problema storico. Ce lo spieghi.

- Cardinale Darío Castrillón: No, no, no ... Non ho detto questo!

-Ma se appare nell'intervista.

-Cardinale Darío Castrillón: Quante cose apparentemente uno legge in interviste apparentemente personali che sono l'esatto opposto di quello che hai detto! La cosa è semplice: l'atroce genocidio che è stato compiuto contro il popolo ebraico è un atto che rientra, ovviamente, nel campo morale, la tortura è un atto morale, senza dubbio. Ma dire che non uccisero dieci ma cinque, non è un giudizio morale, è un errore storico.

- Ma Williamson nega l'Olocausto

-Cardinale Dario Castrillon: non lo nega, lo riduce. Io non conosco un comunicato in cui neghi il genocidio. Egli non fa altro che ridurrlo, minimizzarlo. E questa è una considerazione storica Il problema morale è esclusivamente il genocidio stesso e lo è ancor di più se aggravato dalla componente razziale. È anche se una sola persona fosse stata messa in una camera a gas esso sarebbe sempre un reato inaccettabile e condannabile. Non è possibile. Per tutto questo è assolutamente inaccettabile il riduzionismo dell'Olocausto.

- Ma rilasciare dichiarazioni, come quelle Williamson, nella consapevolezza che esse causano un danno ad una persona o un gruppo di persone dovrebbe essere giudicabile dal punto di vista morale.

- Cardinale Darío Castrillón: ciò lo ha ammesso lo stesso Williamson. Ho parlato con lui e si è scusato con le persone, le famiglie della vittime e le istituzioni per i danni causati dalle sue dichiarazioni. Le sue scuse erano insufficienti.

- Cosa avrebbe fatto il Vaticano se Williamson avesse negato non solo minimizzato l'Olocausto?

- Cardinale Darío Castrillón: il negazionismo non tocca l'essenza della Chiesa. È una questione, un problema che, come tutti gli altri, può essere risolto. Si tratta di un problema uguale per la gente che non parla e respinge il terrorismo, è un problema simile a quello di coloro che tacciono contro contro l'omicidio colposo,o che difendono, praticano o acconsentono all'aborto.

- E come fa la Chiesa a questi problemi?

- Cardinale Darío Castrillón: richiama l'attenzione, presenta la dottrina e, se necessario, impone sanzioni. Nel caso di Williamson deve aspettare, perché non era ancora in piena comunione con la Chiesa. Oggi la sua autorità è la Fraternità, ma quando sarà il momento, la Chiesa potrebbe, ad esempio,vietargli di predicare perchè non dimostra la saggezza necessaria per essere un predicatore.

- Che sarebbe successo se si fossero conosciute le dichiarazioni Williamson prima della debacle mediatica?

- Cardinale Darío Castrillón: Poichè non è in piena comunione, non sta a noi di rimproverare o punire. Spetta al Vescovo Fellay, che è il suo superiore, e Fellay lo ha fatto.

- Tornerebbe a fare quello che ha fatto nel caso dei lefebvriani?

- Cardinale Darío Castrillón: Esattamente la stessa cosa! Per quanto riguarda la scomunica. Stavo lavorando su un problema specifico, quello di quattro vescovi ordinati senza il permesso. Niente di più.

- Come si sente dopo lo scandalo?

- Cardinale Dario Castrillon: mi sento un momentaneamente infastidito. Ma il fastidio mi passa molto rapidamente, perché io sono un uomo che guarda sempre al futuro. Ho sempre detto, "i miei quindici minuti" di responsabilità in questo sforzo sono finiti. I miei occhi, il mio spirito e il mio cuore passano al prossimo quarto d'ora che il Signore mi dà. Dopo aver compiuto 80 anni guardo il "quarto d'ora" della mia lunga vita sacerdotale e episcopale. Sono stato presidente di Ecclesia Dei, mi interessa la Chiesa e io farò tutto il possibile per la piena unità della stessa e porrò il mio interesse nella sua santificazione, anche con la ricchezza meravigliosa dei suoi riti antichi e delle sue tradizioni. A partire da ora ho la testa nel nuovo quarto d'ora.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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