A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Approfondiamo il Sacramento della Riconciliazione

Ultimo Aggiornamento: 10/10/2009 22:51
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena  (Messaggio originale)Inviato: 28/04/2004 15.23
Amici....ne abbiamo parlato spesse volte....e giustamente da parte di molti emerge una domanda legittima...."perchè devo andare a confessare i miei peccati ad un uomo (sacerdote) ? non è sufficiente che io chieda perdono a Dio dopo essermi consapevolmente pentito? "
Rispondere a questa domanda non è semplice come si pensa, sopratutto se per rispondere...IO CREDO NELLA CHIESA CATTOLICA......, di conseguenza la risposta è scontata.....Poniamoci allora per un attimo dalla parte di chi ha difficoltà a credere.....e tentiamo di capire questo Sacramento.....
Naturalmente, per non rischiare di dire eresie, mi pongo davanti i Documenti della Chiesa.....qui leggiamo:
Che l'umanità abbia bisogno di purificazione e di perdono, è del tutto evidente in questa nostra ora storica. Proprio per questo il Santo Padre nella sua Lettera Apostolica Novo millennio ineunte ha auspicato fra le priorità della missione della Chiesa per il nuovo millennio "un rinnovato coraggio pastorale per proporre in modo suadente ed efficace la pratica del sacramento della Riconciliazione" (n. 37).
.......
Abbiamo una traccia....."abbiamo bisogno di purificazione e di perdono"....nessuno di noi è perfetto, nemmeno il Papa (l'infallibilità non riguarda la sua persona, ma il ruolo), emerge che RICONOSCERSI PECCATORI E BISOGNOSI DI QUESTA PURIFICAZIONE.....OCCORRE ESSERE CORAGGIOSI.....cioè avere il coraggio di "smacherarsi".....
Leggiamo ancora dal Documento della Chiesa:

La Chiesa ha avuto coscienza ed ha coscienza che solo Dio può perdonare i peccati (cfr Mc 2,7). Perciò doveva imparare a discernere con attenzione, quasi con timore, quali poteri il Signore le aveva trasmesso e quali no. Dopo un lungo cammino di maturazione storica il Concilio di Trento ha esposto in una forma organica la dottrina ecclesiale sul sacramento della penitenza (DS 1667-1693; 1701-1715).

I Padri del Concilio di Trento hanno compreso le parole del Risorto ai suoi discepoli in Giov. 20, 22s come le specifiche parole dell'istituzione del sacramento: "Ricevete lo Spirito Santo! A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (DS 1670; 1703; 1710). A partire da Giov. 20 essi hanno interpretato Mt 16, 19 e 18, 18 e compreso il potere delle chiavi della Chiesa come potere di remissione dei peccati (DS 1692; 1710). Erano pienamente consapevoli dei problemi di interpretazione di questi testi ed hanno fondato pertanto l'interpretazione nel senso del sacramento della penitenza con l'ausilio dell' "intelligenza della Chiesa", che si esprime nel consenso universale dei Padri (1670; 1679; 1683; importante 1703). Il punto decisivo in queste parole di istituzione consiste nel fatto che il Signore affida ai discepoli la scelta fra remittere et ligare, retinere et solvere: i discepoli non sono semplicemente uno strumento neutrale del perdono divino, piuttosto è loro affidato un potere di discernere e così un dovere di discernere nei singoli casi. I Padri hanno visto qui il carattere giudiziale del sacramento. Al sacramento della penitenza appartengono pertanto essenzialmente due aspetti: da una parte quello sacramentale, cioè il mandato del Signore, che va al di là del potere proprio dei discepoli, ed anche della comunità dei discepoli della Chiesa; dall'altra l'incarico della decisione, che deve essere fondata oggettivamente, quindi deve essere giusta ed in questo senso ha carattere giudiziale.

Questo carattere sacramentale-giuridico del sacramento ha due importanti implicazioni: si tratta, se le cose stanno così, di un sacramento diverso dal battesimo, di un sacramento specifico, che presuppone un particolare potere sacramentale, quindi che è legato all'ordine (1684). Se però deve esserci una valutazione giudiziale, allora è chiaro che il giudice deve conoscere la fattispecie da giudicare. Nell'aspetto giuridico è implicita la necessità della confessione personale con la comunicazione dei peccati, per i quali deve essere chiesto il perdono a Dio e alla Chiesa, perché essi hanno infranto quell'unità di amore con Dio donata nel battesimo. A partire di qui il Concilio può dire che è necessario "iure divino" confessare tutti e singoli i peccati mortali (can. 7, 1707). Il dovere della confessione è istituito - così ci dice il Concilio - dal Signore stesso e costitutivo del sacramento, non lasciato quindi alla disposizione della Chiesa.

Non è dunque nel potere della Chiesa sostituire la confessione personale con l'assoluzione generale: questo ci ricorda il Papa nel nuovo Motu proprio, che è così espressione della coscienza della Chiesa a riguardo dei limiti del suo potere - esprime il legame con la parola del Signore, che obbliga anche il Papa.

........

dunque.....leggiamo attentamente:

, per i quali deve essere chiesto il perdono a Dio e alla Chiesa, perché essi hanno infranto quell'unità di amore con Dio donata nel battesimo.........La Confessione parte perciò da un aspetto di COMUNITA' VERSO LA QUALE ABBIAMO MANCATO...infrangendo le promesse battesimali...Facciamo un esempio:

Una famiglia di 4 persone....un figlio sbaglia, infrange le "regole della famiglia"......A CHI CHIEDERA' PERDONO? CON CHI SI CONFRONTERA'?? Attenzione al secondo aspetto che precede la richiesta di perdono.....Quando un figlio ha sbagliato, infrangendo le regole..non ci rimette da solo, e non ci rimette solo lui, MA TUTTA LA FAMIGLIA NE RISENTIRA'......il confronto (cioè la Confessione nel nostro caso) servirà a far comprendere a chi ha sbagliato CHE ANCHE TUTTA LA FAMIGLIA COMUNQUE SOFFRE PER LUI E CON LUI....inoltre se la persona NON confessasse pienamente..il colloquio LO AIUTEREBBE IN QUEGLI ASPETTI CHE FORSE INVOLONTARIAMENTE SI ANDREBBERO AD OCCULTARE....ritenendoli "poco importanti".....infine da colui che ASCOLTA LA CONFESSIONE, partono consigli e suggerimenti.....Dopo essersi tolto questo peso...allora si che TUTTA la Famiglia può GIOIRE INSIEME.....

E così è il Sacramento della Confessione....se non partiamo dal fatto che infrangere le promesse Battesimali significa FAR SOFFRIRE TUTTA LA CHIESA, come dice Paolo, di cui noi siamo le membra.....non capiremo mai il perchè si debba andare da un sacerdote a raccontare i "fatti nostri"...

La Chiesa inoltre...E' LA FAMIGLIA DEI REDENTI IN CRISTO.....è dunque la Chiesa che deve PERDONARE, mediante l'autorità che il Cristo le ha concesso NON semplicemente....IN SUA VECE, MA VISIBILMENTE SUO TRAMITE......il chè è diverso.....Se io commetto un peccato, ho infranto qualcosa che andrà a discapito DELLA CHIESA la quale, non dimentichiamolo... E' IL CORPO DI CRISTO....e Lui ne è il Capo....se Gesù per essere Battezzata e per rendermi membro della Chiesa ha autorizzato i Suoi per farsi da tramite a maggior ragione....MI DONA IL PERDONO TRAMITE LA STESSA CHIESA CHE MI HA RIGENERATA NEL CORPO DI CRISTO.....

Io penso che il concetto sbagliato sia il come impostiamo il Sacramento della Confessione in una discussione...lo vediamo principalmente come un atto che viene a ledere la nostra vita privata, che viene a curiosare nei nostri fatti personali...dimenticandoci che il peccato non è più una questione PERSONALE, MA DIVENTA UNA CONSEGUENZA PER TUTTA LA CHIESA.......Dice Paolo che se un membro soffre, TUTTA LA CHIESA SOFFRE....il Sacramento della Riconciliazione DEVE PARTIRE DA QUESTA REALTA'......e se un membro gioisce TUTTA LA CHIESA GIOISCE.....non è il sacerdote che perdona IN NOME DI SE' STESSO, ma egli dice: "ED IO TI ASSOLVO NEL NOME DEL PADRE, DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO"....

"IO TI ASSOLVO"....non è padre Amorth, don Gino, don Alfonso, ecc....ma in quell'IO.....è la Chiesa che assolve mediante il ruolo sacramentale che il sacerdote ha ricevuto.... Giov. 20, 22s come le specifiche parole dell'istituzione del sacramento: "Ricevete lo Spirito Santo! A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi"

........fino a quando non avremo compreso questa UNIVERSALITA' che è racchiusa nei compiti che Gesù ha affidato alla Chiesa, inutile voler capire il resto......

A voi la tastiera....

Fraternamente Caterina



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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 28/04/2004 15.44
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 28/04/2004 15.49
 lo rimetto senza gli "op><".....
Per completare quanto ho scritto sopra...aggiungo una interessante apologetica sulla Confessione, tenuta a Radio Maria da G.Barra (direttore de Il Timone).......
Inserirò solo alcune parti, il resto cliccate sul collegamento....
E’ un argomento abbastanza contestato, non solo in generale, ma anche nei suoi aspetti particolari. Molti non comprendono e non accettano il fatto che si debba confessare le proprie colpe, i propri peccati accusandosi davanti ad un sacerdote. Altri ritengono che sia sufficiente rivolgere direttamente a Dio la richiesta di perdono, anche per i peccati più gravi, e accusano la Chiesa di essersi arrogata un potere che non le appartiene.
Come vedete, non mancano le contestazioni. E dobbiamo dire, anche se con qualche dispiacere, ma per amore di verità, che persino in casa cattolica si è giunti a contestare la Confessione, quasi a negarle lo statuto di Sacramento. Sono contestazioni esplose soprattutto negli anni post-conciliari che hanno provocato il danno di rendere la Confessione “fuori moda”, al punto che oggi i Confessionali sono spesso vuoti e diversi lamentano il fatto che molti fanno la Comunione ma senza una adeguata Confessione.

 Insomma, ce n’è abbastanza per affrontare, seppure a grandi linee, l’argomento della Confessione. Come è nostra consuetudine, vogliamo dare prima sinteticamente e semplicemente, alcuni dati fondamentali sulle ragioni della dottrina cattolica riguardanti il Sacramento della riconciliazione ......

(....) ...dove nasce il sacramento della Riconciliazione? Chi lo ha istituito? In quale occasione? Dove sta scritto, diremmo in altri termini, che bisogna confessarsi per ottenere il perdono dei propri peccati?

Voi sapete che il valore di Sacramento viene negato alla Confessione sia dai membri della numerosa e variegata famiglia protestante, sia dagli appartenenti alla famiglia dei Testimoni di Geova. E naturalmente, quando ci capita di incontrare chi fa parte di queste famiglie religiose, talvolta ci sentiamo chiedere ragione del nostro “andare a confessarci” e , in questo caso, seguendo l’insegnamento di San Pietro, noi cattolici dobbiamo essere “pronti a rendere ragione” della nostra fede.

Anticipiamo subito, e poi giustifichiamo, la risposta a questa domanda, risposta che deve essere chiara, precisa, illuminante e sicura: il sacramento della Riconciliazione è stato istituito da nostro Signore Gesù Cristo.

Non è stata la Chiesa, in un determinato momento della sua storia, magari con il pretesto di controllare la vita privata dei suoi membri, ad inventare il Sacramento della Confessione, ma esso è stato voluto inequivocabilmente da nostro Signore Gesù Cristo.

Ricordo, a beneficio di tutti coloro che leggono, che quella che ho appena enunciato è una verità dogmatica, definita dal Concilio di Trento proprio per sgomberare il campo dal pericolosissimo e gravissimo per la fede errore protestante. Ogni cattolico è tenuto a credere che la Confessione sia un Sacramento istituito da Gesù Cristo. Chi si pone contro questa verità non confessa tutta intera la fede cattolica.

Prima di richiamare alla memoria i brani della Sacra Scrittura dai quali emerge chiaramente la volontà di Gesù Cristo di istituire  il Sacramento della Confessione, sarà bene ricordare una verità fondamentale: la Sacra Scrittura insegna che solo Dio ha il potere di rimettere i peccati.

Il vangelo di San Marco è chiarissimo. Al capitolo 2 versetto 7, leggiamo: “Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?”. È una domanda che si pongono gli Scribi che Gesù aveva promesso di perdonare i peccati al paralitico che gli avevano portato.

Gesù non contesta il contenuto di questa osservazione; Gesù sa benissimo che solo Dio può rimettere i peccati ma, essendo Egli Dio – e questo dovrebbe far riflettere i Testimoni di Geova che non credono alla divinità di Cristo – si attribuisce il potere divino di perdonare i peccati e dimostra tutto il diritto che ha di attribuirsi questo potere divino guarendo istantaneamente il paralitico.

Dunque, se è vero che il potere di rimettere i peccati, stando alla Sacra Scrittura, appartiene solo a Dio, è altrettanto vero che l’esercizio di questo potere è stato affidato da Dio stesso alla sua Chiesa. E questa verità emerge in modo chiarissimo e indubitabile proprio dalla Sacra Scrittura ed è confermata dalla prassi bimillenaria della Chiesa.

A questo punto potrebbe sorgere spontanea una domanda: dove si legge che l’esercizio di questo potere è stato affidato alla Chiesa?

Rispondiamo subito. Si legge, per fare un primo esempio, nel Vangelo di san Giovanni, al capitolo 20. Ascoltiamo bene queste parole di Gesù. Il momento è solenne, Gesù, dopo essere stato crocifisso, è risorto e incontra gli Apostoli rinchiusi nel Cenacolo. Ecco che cosa dice loro: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”.

E’ un brano importante e al tempo stesso estremamente chiaro:  Gesù, che è Dio, che ha il potere di rimettere i peccati, dona agli apostoli, quindi alla Chiesa, l’esercizio di questo potere: il potere di rimettere i peccati.

Questo è propriamente il Sacramento della Riconciliazione o confessione, Sacramento con il quale vengono rimessi i peccati ben confessati. Sacramento istituito da Gesù Cristo, non certamente inventato dalla Chiesa.

Nel vangelo si leggono altre conferme di quanto stiamo dicendo. Nel vangelo di san Matteo 18,18 sono riportate parole importanti, pronunciate da Gesù e dirette ai suoi Apostoli: “In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo”.

Ora, lasciamo agli esegeti, agli studiosi della Bibbia il compito di spiegarci bene che cosa significa, nel linguaggio rabbinico, “legare” e “sciogliere”. A  noi basta ricordare che si tratta di un vero e proprio potere giudiziario, un potere di assolvere o di condannare. Attenti bene: potere che appartiene solo a Gesù, che è vero Dio, ma che viene  affidato agli Apostoli, dunque alla Chiesa.

E’ assolutamente naturale che prima di assolvere o prima di condannare, chi esercita questo potere, quindi la Chiesa, deve conoscere i fatti che dovrà giudicare; deve avere la possibilità di esaminare le condizioni di chi si presenta a giudizio, cioè del peccatore, per decidere con giustizia, con equità se emettere una sentenza di assoluzione o di condanna. Ecco la necessità di  confessare i peccati al sacerdote.

Siamo così di fronte ad una ulteriore conferma del Sacramento della Riconciliazione. La quale trova il suo fondamento, come si vede bene, nel Vangelo, nella Parola di Dio. E’ lì, e dalla volontà di Gesù Cristo che nasce la Confessione.

Per completare il nostro discorso non possiamo dimenticare che questo potere di legare e di sciogliere è stato conferito da Gesù, in modo esplicito e diretto, a Simon Pietro, al capo degli Apostoli. Potete leggere il momento del conferimento a Pietro del potere di legare e sciogliere nel capitolo 16 del Vangelo di Matteo.

Dunque, crediamo di aver dimostrato quanto sia fondata la verità cattolica secondo la quale il potere di rimettere i peccati è stato dato da Gesù alla Chiesa. Anche san Paolo è estremamente chiaro. Nella seconda lettera inviata ai Corinti, al capitolo 5, al versetto 18, si può leggere: “Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con Sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della Riconciliazione”.

Come vedete, anche san Paolo insegna che il potere di rimettere i peccati, quindi di riconciliare il peccatore con Dio, potere che appartiene solo a Dio, è stato, tuttavia, “affidato” – questo è il termine che usa l’Apostolo delle genti – alla Chiesa.

E san Paolo ribadisce questa verità, che fa da fondamento al Sacramento della Riconciliazione nel versetto 20 dello stesso capitolo, versetto molto noto: “Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”.

Per s. Paolo sono dunque gli ambasciatori di Cristo che riconciliano il peccatore con Dio. Chi sono gli ambasciatori di Cristo in questo caso? I vescovi e i sacerdoti.

La necessità della Confessione ha, come abbiamo visto, un fondamento biblico e noi cattolici ci atteniamo alla Sacra Scrittura quando professiamo che il Sacramento della confessione è stato istituito da Gesù.

**********

il resto è nel collegamento e lo riporteremo più avanti per oggi mediatiamo su quanto è emerso.....</


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Da: Soprannome MSNStefanoS79Inviato: 28/04/2004 18.02
Mi vengono in mente due riflessioni
La prima è che 2Cor 5,18-20 non è un brano nè sufficiente, nè adeguato a sostenere la confessione, in quanto ogni cristiano che annuncia il Vangelo è un mezzo attraverso il quale Dio riconcilia le persone con sè, il "noi"inteso da Paolo si riferisce a "noi cristiani".
Il vero testo chiave della Riconciliazione è Gv 20,22-23.
Mi chiedo inoltre come possano vivere adeguatamente la loro vita di fede cattolica i cattolici nei paesi ostili alla fede (Cina, NordCorea, Vietnam, Arabia Saudita, ecc...) dove non ci sono sacerdoti e vescovi che amministrano i sacramenti.
Come si fa a vivere una vita cattolica senza sacerdoti?
Si può fare volendo il Battesimo e il Matrimonio, ma non ci può essere l'Eucarestia, la Cresima, l'Unzione degli infermi, e ovviamente neppure l'Ordine Sacro....è una mutilazione tremenda!!!....

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 28/04/2004 18.39
Manco per sogno Stefano.....quando Paolo USA IL "NOI"....E' ALLA CHIESA CHE SI RIFERISCE......ed intende LA GUIDA E L'AMMAESTRAMENTO DELLA CHIESA, da parte di LORO...posti a servizio per quanti vogliano conoscere la verità ed essare accolti NELLA Chiesa......
Non cominciare a cambiare le interpretazioni e comunque accolgo la tua riflessione perchè ci aiuta ad approfondire....perciò grazie come sempre.........
Da cosa deduco che stai interpretando male?
Perchè se ben sai...e ce lo sai....i testi una volta non erano nemmeno divisi in capitoli e versetti, ma scritti di seguito....dunque una Lettera costituiva una CATECHESI......ora se vai a leggere 2Cor.4,1......Paolo scrive: "Perciò, INVESTITI DI QUESTO MINISTERO PER LA MISERICORDIA CHE CI E' STATA USATA, non ci perdiamo d'animo..ecc....ecc.."
Ma di quale ministero sta parlando? Lo si apprende nel capito 3....dove usa il NOI....per parlare non dei cristiani, ma degli Apostoli a guida della Chiesa e QUALI AMMINISTRATORI DELLA NUOVA ALLEANZA......dal verso 7 del capitolo 3 sempre della 2Cor. Paolo sta parlando DEL PERDONO E DELLA SALVEZZA.....sottolineando che il "ministero dello Spirito sarà a ragione ancor più potente".....perchè è Cristo che opera...(vv.8-9-10), al verso 17 dice ancora: " Il Signore E' LO SPIRITO, e dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà...."
conclusa la spiegazione Paolo dice (cap.4):
"Perciò, INVESTITI DI QUESTO MINISTERO .......attenzione a quel "PERCIO' ".....andiamo cos' al capitolo 5.....dove parla della speranza della gioia futura......invitandoci a risultare GRADITI A DIO.....(vv.6-10), infine Paolo dal verso 11....da delle indicazioni, cioè dona dei principi di ispirazione DEL MINISTERO CHE E' PROPRIO DEGLI APOSTOLI....
v.11:  "cerchiamo di persuadere gli uomini, e siamo chiari davanti a Dio.....e spero di esserlo anche di fronte alle vostre coscienze.....
Dunque sta parlando DEGLI APOSTOLI E DI Sè STESSO...NON STA PARLANDO DI TUTTI I CRISTIANI....ed in questo contesto giungiamo al verso 18 dove dice: "E TUTTO E' DA DIO, IL QUALE CI HA RICONCILIATI CON SE' MEDIANTE CRISTO E HA AFFIDATO A NOI IL MINISTERO DELLA RICONCILIAZIONE".....
Paolo ha iniziato con una catechesi (cap.3/4) poi con riflessioni personali e con UNA SORTA DI CONFESSIONE DELLA MISERICORDIA PRIMA RICEVUTA DA CRISTO PERCHE' FOSSE DONATA A TUTTI MEDIANTE LA RICONCILIAZIONE......(cap.5)
Non cominciare ad isolarmi i testi...uno mette il riferimento, ma occorre sempre andarsi a leggere IL CONTESTO....questo lo raccomandiamo spesso.....
Nella Chiesa SOTTERRANEA....O NASCOSTA, o come oggi si dice "le Nuove Catacombe"....molti cattolici effettivamene, Stefano, vivono la propria fede in clandestinità e proprio per questo forse da li stanno giungendo dei frutti buoni...non solo cresce la Chiesa nascosta, ma anche quella ufficiale in Cina che si era compromessa con il Governo, sta cedendo...portando di nascosto soccorso a quanti sono costretti a vivere di nascosto.....
Dio è grande e misericordioso Stefano...sicuramente provvede Egli stesso all'accogliere LO SPIRITO DI DESIDERIO di quanto non possono comunicarsi.....ma per questo ci ricorda anche a noi che ancora viviamo LIBERAMENTE LA NOSTRA FEDE, di fare "qualcosa"....PREGARE E RICORDARCI DI LORO innanzi tutto....e chi può fisicamente fare qualcosa.....ed offrire la nostra IMPOTENZA, quando vorremo fare chissà cosa, ma non abbiamo i mezzi.....
Leggevo di un Missionario che per la notte di Pasqua una piccola parrocchia cinese è riuscita a seguire la Messa via internet......dentro ad uno scantinato...e che molti dei presenti (una 20 di persone, si mise a piangere non perchè fossero tristi, ma perchè il Papa li aveva ricordati nell'omelia e così sapevano CHE TUTTA LA CHIESA IN QUELLA NOTTE STAVA PREGANDO CON LORO E PER LORO.....
Questi sono INCENSI PREZIOSI che salgono al trono di Dio......
Si offre l'impossibile caro Stefano....dovremmo veramente avere di meno per poter capire quando una cosa preziosa ci viene a mancare.....
Fraternamente Caterina
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10/10/2009 22:48
 
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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 28/04/2004 18.55
Stefano cosa sta succedendo ai tuoi bioritmi?
Comunque:
La confessione e la riconciliazione sono legate assieme, perché non c’è dubbio che per esserci riconciliazione prima ci deve essere una ammissione dei propri peccati e un pentimento sincero davanti a Dio, è logico che il pentimento deve essere nei confronti di Dio, perché è lui che abbiamo offeso con i nostri peccati, quindi dopo aver confessato i propri peccati con sincero pentimento, si ottiene la riconciliazione con Dio, per mezzo dei ministri di Dio.
“E’ come se Dio vi esortasse per mezzo nostro” dice Paolo, i ministri di Dio ci esortano a riconciliarci con Lui.
In Giov 20,21-24
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi».
Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
  Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.
Gesù dopo aver dato lo Spirito Santo agli Apostoli, dice: “a chi rimettere i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi
Ciò significa che Gesù ha conferito agli Apostoli l’autorità di riconciliare i fedeli assolvendoli dai peccati, nel nome del Signore.
Anche le parole che Gesù rivolse a Pietro: “A te darò le chiavi del Regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,19) indicano che questo incarico di legare e di sciogliere che è stato dato a Pietro, risulta essere stato pure concesso al collegio del Apostoli.
Le parole legare e sciogliere significano: colui che voi escluderete dalla vostra comunione, sarà escluso dalla comunione con Dio; colui che voi accoglierete di nuovo della vostra comunione, Dio lo accoglierà anche nella sua. La riconciliazione con la Chiesa è inseparabile dalla riconciliazione con Dio.
I fratelli non cattolici (come ad esempio lo scrittore protestante Nisbet)  invece affermano che “quando un cristiano annunzia l’Evangelo della grazia, egli scioglie le anime dai loro peccati, non certo per una sua particolare capacità, ma per la potenza della predicazione cristiana. Se però le anime che ascoltano non accettano l’Evangelo, esse rimangono legate, vincolate al loro peccato.”
In effetti c’è da rimanere frastornati a sentire o leggere queste affermazioni.
I fedeli non cattolici leggendo o sentendo queste parole si convincono ancora di più di essere nella verità, ma se questi fratelli imparassero a fare l’analisi logica delle frasi, proprio come si faceva e si fa a scuola, si accorgerebbero che le loro interpretazioni sono completamente errate.
Se io predico l’Evangelo e (secondo loro) sciolgo le anime che ascoltano la mia predicazione e accettano l’Evangelo, di contro le anime che non accettano, tramite la mia predicazione l’Evangelo rimangono legate al peccato, si nota chiaramente che non dipende da me il legare o sciogliere, ma dalle anime che ascoltano, le quali sono libere di accettare o non accettare l’Evangelo, quindi io non sto legando né sciogliendo un bel niente, ma sto soltanto predicando, sto evangelizzando, che è cosa ben diversa dal legare e sciogliere.
Se gli uomini sono liberi di accettare o non accettare Cristo dopo aver udito la mia predicazione, io  cosa lego, e che cosa sciolgo?
In questo caso sarebbero gli ascoltatori a legare o sciogliere, ma come possono gli ascoltatori pagani prima ancora di ricevere lo Spirito Santo legare o sciogliere se stessi?
Loro possono semplicemente accettare o non accettare Cristo, il che non c’entra niente con il legare e lo sciogliere.
Se Gesù durante lo stesso discorso rivolto agli Apostoli, parla di legare e di sciogliere, poi alitando su di loro gli dona lo Spirito Santo (quindi li riveste di autorità) e gli dice “a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete resteranno non rimessi” se questo significherebbe semplicemente predicare, allora gli Apostoli erano liberi di predicare e sciogliere dal peccato alcuni, ed altri no,  invece Gesù ha detto chiaramente che bisogna predicare a tutti gli uomini di ogni luogo.
Il potere di legare e di sciogliere è stato dato ai ministri di Dio, non agli ascoltatori, quando Gesù disse “a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi” a forse detto agli apostoli che potevano anche decidere di non predicare ad alcuni, e ad altri si?
Il Vangelo deve essere predicato a tutti i popoli, quindi come si può conciliare la frase “a chi non li rimetterete resteranno non rimessi” con il significato che gli danno molti protestanti?
Seguendo le loro dottrine sembrerebbe che gli apostoli e quindi i ministri potrebbero decidere di non predicare il Vangelo a qualche popolo, lasciandolo legato al peccato, contraddicendo così il comando di Gesù “andate e predicate la mia Parola a tutte le genti”, o se dobbiamo considerare (sbagliando) che siano gli ascoltatori a decidere di rimanere legati al peccato (rifiutando la Parola), o di sciogliersi dal peccato accettando Cristo, staremmo chiaramente sbagliando ancora, perché il potere di legare e di sciogliere è stato dato ai ministri predicatori non agli ascoltatori, ma i ministri di Dio non legano o sciolgono semplicemente predicando, ma assolvendo (sciogliendo) i peccati dei fedeli nel nome del Signore, e così fece Paolo quando scomunicò il fedele incestuoso di Corinto (1 Cor 5,3-5), Paolo non rimise i peccati a quell’uomo, e quindi gli rimasero non rimessi; in quell’episodio Paolo non convocò il consiglio degli anziani, non consultò i diaconi e i presbiteri di quella Chiesa per vedere cosa era meglio fare, ma si comportò da vescovo, mostrando tutta la sua autorità conferitale da Cristo e decidendo di non rimettere quel peccato così orrendo e grave, all’uomo di Corinto, che quindi rimase fu abbandonato a satana, affinché un giorno si potesse ravvedere.
Fratello Stefano, mi spiace molto non poterti venire a trovare, c'è troppa distanza tra noi, tu hai un forte bisogno di amicizia, di fratellenza, di una persona che ti segua costantemente, una spalla su cui poterti appoggiare nei momenti in cui i tuoi bioritmi calano. Ti ricordo nelle mie preghiere comunque, e invito gli altri fratelli e fare altrettanto.
Pace
Salvatore

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Da: Soprannome MSNStefanoS79Inviato: 28/04/2004 19.40
Quella che ho proposto è una riflessione critica sull'uso inadeguato di 2Cor cap.5 per sostenere il sacramento della Riconciliazione.niei primi 10 vv. si parla di tutti i cristiani, poi si parla dei soli Apostoli, chi ci garantisce che ai v.18-20 ci riferisca ai soli Apostoli e non a tutti i credenti? per un cattolico ovviamente il Magistero, ma per chi non riconosce il Magistero vede questa solo come una scelta arbitraria e faziosa.
Chiarisco che non metto in discussione che questo sacramento è vero, ma metto in discussione l'utilizzo di questo brano per dimostrarlo, ho io stesso beneficiato in più occasioni di questo Sacramento, che dà la certezza del perdono, purtroppo inesistente per un fratello separato.
Quello che intendo dire è che è troppo incerto e debole la attribuzione di questi brani alla riconciliazione (convince solo chi già crede nel s.della Riconciliazione), e che è in un dialogo con i fratelli separati è meglio evitarli per evitare di farsi sbugiardare.
La cosa cambia completamente con Gv 20,22-23 come ho detto prima, è invece molto chiaro il senso, tanto che per spiegarlo devono fare i salti mortali torcendone il senso letterale:
[21]Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». [22]Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; [23]a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
E'chiaro che non si tratta solo della facoltà di annunciare la Parola affinchè le persone credano, ma che è proprio lo stesso potere che Cristo stesso aveva:
[2]Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati».
[8]A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini
Gesù rimette i peccati ancora oggi mediante il presbitero ordinato, questo potere esisteva ed era noto nella chiesa primitiva che attribuisce ai farisei stupiti lo stupore perchè era dato a dei semplici uomini, non ad un uomo, ma a degli uomini, segno del fatto che Cristo continuava ad operare sacramentalmente nella Chiesa.
Caro Salvatore, se ti sembra che 2Cor 5 possa dimostrare questo vai dai fratelli pentecostali e cerca di convincerli solo con quel verspoi dimmi i risultati che ottieni....

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 28/04/2004 21.44
Stefano......ti faccio intelligente per NON pensare che hai volutamente ignorato la mia risposta....e ne hai estrapolata solo un pezzetto dicendo:
niei primi 10 vv. si parla di tutti i cristiani, poi si parla dei soli Apostoli, chi ci garantisce che ai v.18-20 ci riferisca ai soli Apostoli e non a tutti i credenti?
........
Io ti ho riportato L'INTERO CONTESTO....ritorno a dirti che l'errore della Sola Scriptura nasce appunto DALL'ISOLARE UN SOLO VERSETTO TOGLIENDOLO DAL SUO CONTESTO......e tui mi hai appena dimostrato che il mio ardire su questa falsa dottrina è giustificatissimo....Allora Stefano....rileggiti il messaggio 5........
e ripartiamo da dove leggiamo:
se vai a leggere 2Cor.4,1......Paolo scrive: "Perciò, INVESTITI DI QUESTO MINISTERO PER LA MISERICORDIA CHE CI E' STATA USATA, non ci perdiamo d'animo..ecc....ecc.."
Paolo sta tentando di spiegare a quella comunità che in quel momento ERA MOLTO INQUIETA....IL RUOLO CHE OCCUPAVA DAL MOMENTO CHE PROPRIO IN QUELLA COMUNITA'.....VOCI GRAVI DI DUBBIO SUL SUO RUOLO CIRCOLAVANO METTENDO IN DUBBIO LA SUA AUTORITA' DI APOSTOLO....
Se tu non valuti questo in questa Lettera....allora potrai usare Paolo come più vorrai...qui non centra il Magistero e ciò che crede il cattolico, ma ciò che è LETTERALMENTE SCRITTO......
Dunque Paolo PARLA PROPRIO PER DIFENDERE LA SUA AUTORITA' E IL SUO RUOLO DI APOSTOLO.....ed insieme DA UNA BELLISSIMA CATECHESI sui comportamenti morali, sociali ed ecclesiali....leggiamo ora il testo in questione:
2Cor.5,10-21:
[10]Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.

L'esercizio del ministero apostolico

[11]Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze.

"NOI cerchiamo", qui parla DI LORO come Apostoli che hanno avuto l'autorità DI INSEGNARE QUESTE COSE......

 [12]Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo per darvi occasione di vanto a nostro riguardo, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore. [13]Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi.

"NON ricominciamo", cioè, come APOSTOLI che devono esercitare il loro SERVIZIO, "a raccomandarci", ma piuttosto che VOI CRISTIANI POSSIATE ESSERLO NELLA PERFEZIONE A CAUSA DEL NOSTRO MINISTERO, sottolinea Paolo "se siamo stati dei pazzi", era per AMORE DI DIO, se invece siamo stati RAGIONEVOLI....lo siamo stati per VOI CRISTIANI.....Paolo parla sempre del MINISTERO.....

[14]Poiché l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. [15]Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro. [16]Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così. [17]Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.

Qui Paolo sottolinea che riguardo al cammino compiuto esso E' UGUALE AL CAMMINO CHE SPETTA AD OGNI CRISTIANO....Cristo è morto anche per Paolo come per i cristiani della comunità....e sottolinea che allostesso modo si E' IN QUESTO SENSO TUTTI UGUALI.......Infatti al verso che segue Paolo inizia la conclusione dicendo " TUTTO QUESTO CHE VI HO DETTO....PERO'....."

[18]Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione.

.....VIENE DA DIO.....Il quale prima ci ha riconciliati TUTTI mediante Cristo, POI CRISTO HA AFFIDATO A LORO IL MINISTERO DELLA RICONCILIAZIONE...PER I CRISTIANI.....

[19]E' stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. [20]Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.

AMBASCIATORI....MINISTRI...APOSTOLI DI CRISTO, COME SE DIO ESORTASSE PER MEZZO NOSTRO....NOSTRO Stefano, cioè per mezzo degli Apostoli...aricioè...i vescovi.....i quali estero questo mandato ai presbiteri (che all'epoca erano considerati tali gli stessi vescovi)....VI SUPPLICHIAMO, voi popolo cristiano, FATEVI, LASCIATEVI RICONCILIARE CON CRISTO ....APPUNTO MEDIANTE PAOLO....il quale era stato accusato da quella comunità e per questo stava iniziando UNA DIVISIONE.....

 [21]Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.

Attenzione anche a questo ultimo verso: perchè NOI....MINISTRI DI DIO, POTESSIMO DIVENTARE FRA DI VOI LA VISIBILITA' DELLA GIUSTIZIA DI DIO PER IL POPOLO....
.......
cARO STEFANO CREDO CHE QUESTO TESTO SPIEGA CHIARISSIMAMENTE IL RUOLO DEL MINISTERO....e l'esercizio della Riconciliazione quale, appunto....ministerio affidato da Cristo a chi riceverà tale mandato.....
Fraternamente Caterina

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Consiglia Elimina    Messaggio 9 di 33 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 28/04/2004 21.59
Una volta la separazione o il divorzio dovevano essere consensuali, Oggi è sufficiente che uno dei coniugi decida di sciogliere il suo matrimonio.
L'altro coniuge si trova così solo senza averlo voluto e un bel giorno conosce qualcuno con il quale scopre molta affinità e insieme decidono di convivere.
Ma il parroco del paese li addita mostrandoli come esempio di peccato e non ritiene di dar loro l'assoluzione per potersi comunicare.
Stando all'affermazione che ciò che non viene sciolto su questa terra non sarà sciolto neppure nel cielo, questi due poveretti che hanno solo il torto di amarsi non sarebbero quindi perdonati da Dio.
Premesso che non capisco di cosa dovrebbero essere perdonati, chiedo: ma pensate veramente che Gesù possa ritenere valida la decisione di quel sacerdote? Pensate veramente che quella mancata assoluzione comporti anche la condanna divina?
Allora, riepilogando:
il coniuge si trova separato senza averlo voluto
si innamora di una persona che gli permette di ricostruire la sua vita
decide di convivere ( o dovrebbe forse castrarsi per tutta la vita per la decisione di un altro?)
questa convivenza è ritenuta disordinata e, ligio ai dettami della dottrina, il parroco non assolve i due impedendo loro di comunicarsi
Questo esempio è tratto da una situazione reale come ce ne sono tante.
Lascio a voi le risposte.
Fraternamente
iyvan

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Consiglia Elimina    Messaggio 10 di 33 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°RaptorInviato: 28/04/2004 22.15
Vedi, Yivan, quando mi sono sposato ho detto, di mia spontanea volontà e sapendo cosa stavo dicendo, che sarei stato fedele a mia moglie sempre fino a che non fosse sopraggiunta la morte.
Non sto a ripeterti la formula completa, ma il senso è questo. E' una promessa fatta davanti a Dio e, abitualmente, le promesse si mantengono.
Nella formula non è previsto nessun " a meno che..." tranne quello relativo alla morte ( che poi non è un " a meno che" ma un "finchè") e, inoltre, è un impegno personale. Voglio dire che lo prendo e mi impegno a mantenerlo qualunque cosa faccia l' altra parte.
E veniamo al sacerdote. Il sacerdote non è obbligato ad assolverti. Se non c'è il pentimento e non c'è l'intenzione di evitare il peccato in futuro, come fa un sacerdote a concedere l'assoluzione. Il pentimento e il desiderio di non peccare più sono elementi inispensabili.
Tu, Yivan, ti chiedi come si comporterebbe Gesù. Un esempio l' abbiamo, è quello dell' adultera. Gesù le dice "Neppure io ti condanno. Và e non peccare più"

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 11 di 33 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 28/04/2004 22.43
Caro Raptor,
la tua risposta è impeccabile, ma ciò che mi chiedo è fino a che punto io sono tenuto a tener fede ad una promessa quando tutti i presupposti della mia unione cadono per volontà dell'altro? Non è forse vero che se le condizioni di un contratto non vengono ottemperate da una delle parti, l'altra parte ha facoltà di rescinderlo?
La risposta di Gesù all'adultera è chiara, ma può essere ravvisato adulterio nella situazione che ho prospettato?
In tutta onestà credo che occorra discernere caso per caso e questo dovrebbe essere il comportamento che, a mio avviso, ogni sacerdote dovrebbe adottare. 
iyvan

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Consiglia Elimina    Messaggio 12 di 33 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 28/04/2004 23.02
Interessante la provocazione di Yivan e la risposta di raptor....permettetemi di intrufularmi......
Yivan chiede:
Ma il parroco del paese li addita mostrandoli come esempio di peccato e non ritiene di dar loro l'assoluzione per potersi comunicare.
.......
Con il Motu Proprio del Papa sulla Riconciliazione che ho inserito ad apertura forum........questo atteggiamento il parroco ha il dovere di EVITARLO......cioè...non può e non deve ADDITARE alla comunità.....gli altri di peccato.......
Ciò che si richiede alle due persone giunte alla separazione....E' LA MATURAZIONE e la comprensione delle motivazioni che li hanno portati ad una rottura e tentare il possibile per rimuovere gli ostacoli.....il punto è Yivan...che nel 70% dei casi....a nessuno dei due o forse ad uno....non interessa affatto rimuovere gli ostacoli.....Anzi si ha FRETTA DI GIUNGERE AL DIVORZIO per ritenersi luberi di frequentare un altra persona.....
La Chjiesa per esempio AMMETTE LA SEPARAZIONE......ma in questo periodo i coniugi sono INVITATI a fare di tutto non per giungere al divorzio, ma per ritrovarsi e ricordarsi che quella promessa espressa davnti a Dio NON era un attimo di euforia.......ma era un impegno per tutta la vita.......
Quando mettiamo un bambino al mondo....NORMALMENTE...un genitore...NON abbandona il figlio......anche nelle difficoltà tenterà di tenerlo vicino a sè......anche se si dorgherà...tenterà di aiutarlo e sostenerlo.....
Se qui è il vincolo di sangue che ci fa sentire una forte spinta a sostenere un figlio....nel matrimonio questo vincolo E' DIO...a maggior ragione quell'unirsi mediante un Sacramento è un vincolo del quale dice Gesù "l'uomo NON divida".....
Dunque come regolarsi?
In verità il sacerdote NON TI CONDANNA AFFATTO....ma ti ricorda che sei TU CHE TI SEI MESSO IN CONDIZIONE DI NON POTER RICEVERE UNA RICONCILIAZIONE.....
Il sacerdote TI PERDONA UGUALMENTE PER LA DEBOLEZZA, ma NON puo' assolverti se NON C'è L'INTENZIONE DI CAMBIARE......."va e non peccare più..." dice Gesù.....perchè, dice Gesù nella frase NON SONO IO CHE IO TI CONDANNO, MA SE PERSISTI NELL'ERRORE SARAI TU STESSA A CONDANNARTI DA SOLA......
Nella Confessione un separato/a può iniziare il cammino di questa comprensione evangelica del NON PECCARE PIU'.....
Se io vado a farmi la Comunione sapendo di vivere nel peccato....IO MANGIO LA MIA CONDANNA, dice san Paolo....allora vediamo che quando il sacerdote NON da l'Eucarestia non è perchè vuole comandare sulla tua coscienza, ma perchè VUOLE EVITARCI UN DANNO MAGGIORE......
Quella Eucarestia presa senza l'assoluzione del peccato....può diventare la nostra condanna.....
NON fare la Comunione non è perciò un ricatto della Chiesa...come il NON dare l'assoluzione, non è un ricatto che la Chiesa ti fa, ma è per ricordarci che stiamo vivendo in un grave difetto e che se persistiamo....rischiamo veramente la felicità eterna....per soddisfare una felicità effimera di pochi anni qui sulla terra nei confronti dell'eternità.....
Forse dove sbagliamo...è il come affrontiamo queste tematiche......certi divieti ci sono per evitarci un autocondanna che potrebbe durare una vita eterna.....
Fraternamente Caterina
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Consiglia Elimina    Messaggio 13 di 33 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 28/04/2004 23.23
Cara Caterina,
quello che hai scritto lo capisco, ma non risponde alle domande che ho formulato nel post n. 11
Ho ben chiare le motivazioni dottrinali che possono indurre il sacerdote a non accordare l'assoluzione, ma credo anche che occorra valutare caso per caso.
Fraternamente
iyvan

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Consiglia Elimina    Messaggio 14 di 33 nella discussione 
Da: Soprannome MSNHanzoHattori1984Inviato: 29/04/2004 0.21
NON fare la Comunione non è perciò un ricatto della Chiesa...come il NON dare l'assoluzione, non è un ricatto che la Chiesa ti fa, ma è per ricordarci che stiamo vivendo in un grave difetto e che se persistiamo....rischiamo veramente la felicità eterna....per soddisfare una felicità effimera di pochi anni qui sulla terra nei confronti dell'eternità.....
----
Allora, Dory (ti posso chiamare così? :D)
Ti faccio un esempio pratico
Tizio si sposa con Sempronia
ma Sempronia dopo 2 anni di onorato matrimonio, per motivi suoi (che possono essere molteplici) forza la mano per avere il divorzio.
Alla fine (per volontà di Sempronia) i due divorziano, nonostante Tizio abbia fatto di tutto, pregato, ricorso a vari mezzi etc. per non divorziare.
E alla fine una volta divorziato, rimane single per onorare quello che a suo dire è una promessa  che ha fatto.
Bene, secondo te è uno che pecca?
Grave difetto?
-___-

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 15 di 33 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°RaptorInviato: 29/04/2004 6.32
Non è forse vero che se le condizioni di un contratto non vengono ottemperate da una delle parti, l'altra parte ha facoltà di rescinderlo?
Vedi, Yivan, la differenza è proprio questa: il matrimonio è un Sacramento, NON un contratto.

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Consiglia Elimina    Messaggio 16 di 33 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°RaptorInviato: 29/04/2004 6.36
E alla fine una volta divorziato, rimane single per onorare quello che a suo dire è una promessa  che ha fatto.
Bene, secondo te è uno che pecca?
Il peccato non sta nell'essere divorziato ( dato che il divorzio può anche non essere stato causato da quel soggetto) ma nel convivere more uxorio con un'altra persona.
Una persona che resta single non è "uno che pecca" .

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Consiglia Elimina    Messaggio 17 di 33 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°RaptorInviato: 29/04/2004 6.37
E, scusate, ma che c'entra tutto questo col Sacramento della Riconciliazione?

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Consiglia Elimina    Messaggio 18 di 33 nella discussione 
Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 29/04/2004 9.28
Caro fratello Stefano,
"Caro Salvatore, se ti sembra che 2Cor 5 possa dimostrare questo vai dai fratelli pentecostali e cerca di convincerli solo con quel verspoi dimmi i risultati che ottieni."
Con un singolo versetto non si dimostra nulla, non si è mai dimostrato nulla, quindi io non ci penserei nemmeno a persuadere un pentecostale con un singolo versetto, ma di versetti riguardo la riconciliazione ne esistono diversi, quindi potrei tranquillamente procedere al confronto e alle spiegazioni. Perchè ti ostini a voler utilizzare solo quei versetti di Paolo?
In Isaia 47,7 "Io formo la luce e creo le tenebre,  faccio il bene e provoco la sciagura;  io, il Signore, compio tutto questo."
se ci fermeremmo a questo versetto, potremmo forse accusare Dio di provocare il male, o pensare che il male procede da Dio?
Per capire, da qualunque parte si stia, non ci si può fermare ad un singolo versetto,
così non significa più capire, ma storpiare la Parola di Dio.
Pace
Salvatore

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 19 di 33 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 29/04/2004 11.02
Caro Diego hai messo il dito nella piaga.....ASTINENZA......farsi eunuchi per il Regno dei Cieli.....
Tema questo che causa un RIGETTO AUTOMATICO  delle nostre coscienze perchè viene a ledere la nostra vita privata e sopratutto la nostra libertà negli appagamenti della carne e dell'affettività........
Ma questo è un altro forum.....non mischiamolo con la Confessione.....anche se alla fine diventa un legame in quanto è tramite questo Sacramento che possiamo comprendere lo stesso valore dell'astinenza...
L'astinenza NON è UN OBBLIGO......MA E' UN INVITO DEL CRISTO PER NON RISCHIARE DI PECCARE D'ADULTERIO.....
Anche convertirsi a Cristo NON E' UN OBBLIGO.....ma se uno si converte...non è dicendo "Signore Signore" che ci salveremo, ma se avremmo ACCOLTO L'INVITO A FARE CIO' CHE CI CHIEDE......
Quindi alla tua domanda rispondo con l'insegnamento della Chiesa......
Chi divorzia senza aver avuto la colpa di divorziare e si mantiene SINGLE......ottiene dal Vescovo della sua diocesi il permesso di frequentare i Sacramenti......Nella Confessione questo va detto se il Parroco non fosse a conoscenza di una situazione particolare......
Una recente Pastorale invita i divorziati a frequentare CORSI DIOCESANI per comprendere la situazione del loro stato.....e per poter conoscere in quale modo essi possono ugualmente contribuire NELLA CHIESA perchè NON è vero che per i divorziati le porte "sono chiuse", tutt'altro.....ma l'ignoranza è una gran brutta bestia.....
Siccome rischiamo di uscire fuori dal tema, cliccate qui per approfondire l'argomento....ricordandovi di non scrivere in questo forum, ma di copiare ed aprire un nuovo forum se volete approfondire il tema:
Fraternamente Caterina

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 20 di 33 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°RaptorInviato: 29/04/2004 20.11
Bene, visto che ora abbiamo risolto ( spostandolo) il problema dell' Eucarestia ai divorziati, possimao tornare al tema del sacramento della Riconciliazione.
Facciamo un breve riepilogo di questo e dei forum già aperti in precedenza sull'argomento. Cominciamo con quello che ci dice il Catechismo della Chiesa Cattolica:
VI. Il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione 1439

1440 Il peccato è anzitutto offesa a Dio, rottura della comunione con lui. Nello stesso tempo esso attenta alla comunione con la Chiesa. Per questo motivo la conversione arreca ad un tempo il perdono di Dio e la riconciliazione con la Chiesa, ciò che il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione esprime e realizza liturgicamente [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11].

 
Dio solo perdona il peccato

1441 Dio solo perdona i peccati [Cf Mc 2,7 ]. Poiché Gesù è il Figlio di Dio, egli dice di se stesso: "Il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati" ( Mc 2,10 ) ed esercita questo potere divino: "Ti sono rimessi i tuoi peccati!" ( Mc 2,5; Lc 7,48 ). Ancor di più: in virtù della sua autorità divina dona tale potere agli uomini [Cf Gv 20,21-23 ] affinché lo esercitino nel suo nome.


 Da questo primo paragrafo si capisce una verità fondamentale. Dio e solo Dio può perdonare il peccato. Gli anti cattolici dicono che sono i sacerdoti a perdonare i peccati ma questo non è vero. E' scritto a chiare lettere: Dio solo perdona il peccato.
(fine prima parte)

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Consiglia Elimina    Messaggio 21 di 33 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°RaptorInviato: 29/04/2004 20.21
(Seconda parte)
Gesù, durante il Suo ministero sulla terra, perdonava i peccati. Riprendiamo ancora il CCC.
1441 Dio solo perdona i peccati [Cf Mc 2,7 ]. Poiché Gesù è il Figlio di Dio, egli dice di se stesso: "Il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati" ( Mc 2,10 ) ed esercita questo potere divino: "Ti sono rimessi i tuoi peccati!" ( Mc 2,5; Lc 7,48 ).
Gesù di se stesso dice: Come il Padre ha mandato me.. ( Gv 20,21). poichè Gesù Cristo è il mediatore fra il Padre e l'uomo.
Nessuno può dubitare che Gesù Cristo abbia il potere di perdonare i peccati. Siamo d'accordo su questo?
(fine seconda parte)

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 22 di 33 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 30/04/2004 12.01
Oddìo, e io che non posso sopportare le fictions a puntate!
Ma che fai, centellini?
(anonimo)

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 23 di 33 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 30/04/2004 12.46
Perfettamente d'accordo con l'anonimo del messaggio 22...
non amo le telenovela......
(anch'io, anonimo...)

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 24 di 33 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 30/04/2004 14.13

Lunedì, 29 giugno 1998
Solennità dei SS. Apostoli Pietro e Paolo

   Giovanni Paolo II

1. La solenne memoria degli apostoli Pietro e Paolo ci invita, ancora una volta, a recarci in spirituale pellegrinaggio al Cenacolo di Gerusalemme, il giorno della risurrezione di Cristo. Le porte "erano chiuse... per timore dei Giudei" (Gv 20,19); gli Apostoli presenti, già intimamente provati dalla passione e morte del Maestro, erano turbati dalle notizie sulla tomba vuota, che per tutto quel giorno si erano succedute. E, all'improvviso, malgrado la porta fosse chiusa, ecco apparire Gesù: "«Pace a voi! - Egli dice -. Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi»... «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi»" (Gv 20,21-23).

Egli afferma questo con una potenza che non lascia adito a dubbi. E gli Apostoli gli credono perché lo riconoscono: Egli è lo stesso che avevano conosciuto; è lo stesso che avevano ascoltato; è lo stesso che tre giorni prima era stato crocifisso sul Golgota e sepolto non molto lontano. Egli è lo stesso: è vivo. Per assicurarli che è proprio lui, mostra le ferite nelle mani, nei piedi e nel costato. Sono le sue ferite a costituire la prova principale di ciò che ha appena detto e della missione che affida loro.

I discepoli sperimentano così in pienezza l'identità del loro Maestro ed allo stesso tempo comprendono a fondo da dove gli viene il potere di rimettere i peccati; potere che appartiene solamente a Dio. Una volta, Gesù aveva detto ad un paralitico: "Ti sono rimessi i tuoi peccati", e davanti ai farisei indignati, come segno del proprio potere, lo aveva guarito (cfr Lc 5,17-26). Ora ritorna tra gli Apostoli dopo aver realizzato il più grande miracolo: la sua risurrezione, nella quale in modo singolare ed eloquente è iscritto il potere di rimettere i peccati. Sì, è vero! Soltanto Dio può rimettere i peccati, ma Dio ha voluto compiere quest'opera mediante il Figlio crocifisso e risorto, affinché ogni uomo, nel momento in cui riceve il perdono delle colpe sappia con chiarezza che in questo modo passa dalla morte alla vita.

2. Se ci soffermiamo a riflettere sulla pericope evangelica poc'anzi proclamata, torniamo ancora più indietro nella vita di Cristo, per meditare su un episodio altamente significativo, svoltosi nei pressi di Cesarea di Filippo, quando Egli interroga i discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?... voi chi dite che io sia?" (Mt 16,13-15). A nome di tutti risponde Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16). A questa confessione di fede fanno seguito le note parole di Gesù, destinate a segnare per sempre il futuro di Pietro e della Chiesa: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli" (Mt 16,17-19).

Il potere delle chiavi. L'Apostolo diventa depositario delle chiavi di un tesoro inestimabile: il tesoro della redenzione. Tesoro che trascende di gran lunga la dimensione temporale. E' il tesoro della vita divina, della vita eterna. Dopo la risurrezione esso è stato affidato definitivamente a Pietro e agli Apostoli: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Gv 20,22-23). Chi possiede le chiavi ha la facoltà e la responsabilità di chiudere e di aprire. Gesù abilita Pietro e gli Apostoli a dispensare la grazia della remissione dei peccati e ad aprire definitivamente le porte del Regno dei cieli. Dopo la sua morte e la sua risurrezione, essi ben comprendono il compito loro affidato e con tale consapevolezza si rivolgono al mondo, spinti dall'amore del loro Maestro. Vanno dappertutto come suoi ambasciatori (cfr 2 Cor 5,14.20), poiché il tempo del Regno è divenuto ormai la loro eredità.

(....)

4. In questo giorno così solenne, a Roma convengono, secondo una significativa tradizione, gli Arcivescovi Metropoliti nominati nel corso dell'ultimo anno. Sono giunti da varie parti del mondo, per ricevere dal Successore di Pietro il Sacro Pallio, segno di comunione con lui e con la Chiesa universale.

Con grande gioia vi accolgo, venerati Fratelli nell'Episcopato, e vi abbraccio nel Signore! Esprimo viva riconoscenza a ciascuno di voi per la vostra presenza, che manifesta in modo singolare tre delle note essenziali della Chiesa: che essa, cioè, è una, cattolica ed apostolica; quanto alla sua santità, essa risalta in piena luce nella testimonianza delle "colonne" Pietro e Paolo.

Nel celebrare con voi l'Eucaristia, prego in modo particolare per le Comunità ecclesiali affidate alle vostre cure pastorali: invoco abbondante su di esse l'effusione dello Spirito Santo, che le guidi a varcare, ricolme di fede, speranza ed amore, la soglia del terzo millennio cristiano.

5. E' motivo, inoltre, di particolare letizia e di conforto la presenza all'odierna celebrazione dei venerati Fratelli della Chiesa Ortodossa, delegati del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli. Li ringrazio di cuore per questo rinnovato segno di omaggio alla memoria dei santi apostoli Pietro e Paolo, e ricordo con emozione che tre anni or sono, in questa solenne ricorrenza, Sua Santità Bartholomaios I volle venire ad incontrarmi a Roma: insieme avemmo allora la gioia di professare la fede presso la tomba di Pietro e di benedire i fedeli.

Tali segni di reciproca vicinanza spirituale sono provvidenziali, specialmente in questo tempo di preparazione immediata al Grande Giubileo del Duemila: tutti i cristiani, e in modo speciale i Pastori, sono invitati a porre gesti di carità che, nel rispetto della verità, manifestino l'impegno evangelico per la piena unità e al tempo stesso la promuovano, secondo la volontà dell'unico Signore Gesù. La fede ci dice che l'itinerario ecumenico sta saldo nelle mani di Dio, ma chiede la sollecita cooperazione degli uomini. Ne affidiamo oggi le sorti all'intercessione dei santi Pietro e Paolo, che per la Chiesa hanno versato il loro sangue.

6. Gerusalemme e Roma, i due poli della vita di Pietro e di Paolo. I due poli della Chiesa, che l'odierna Liturgia ci ha fatto evocare: dal Cenacolo di Gerusalemme al "cenacolo" di questa Basilica Vaticana. La testimonianza di Pietro e di Paolo ha avuto inizio a Gerusalemme e si è compiuta a Roma. Così ha voluto la Provvidenza divina, che li ha liberati da precedenti pericoli di morte, ma ha lasciato che terminassero a Roma la loro corsa (cfr 2 Tm 4,7) e qui ricevessero la corona del martirio.

Gerusalemme e Roma sono anche i due poli del Grande Giubileo del Duemila, verso il quale la presente celebrazione ci fa avanzare con intimo slancio di fede. Possa la testimonianza dei santi Apostoli richiamare a tutto il Popolo di Dio il vero senso di questo traguardo, che è storico, certamente, ma che trascende la storia e la trasforma con il dinamismo spirituale proprio del Regno di Dio.

In questa prospettiva, la Chiesa fa proprie le parole dell'Apostolo delle genti: "Il Signore mi libererà da ogni male e mi salverà per il suo regno eterno; a lui la gloria nei secoli. Amen" (2 Tm 4,18).

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 30/04/2004 14.31
Qualcuno sostiene che il Sacramento della Riconciliazione NON è definibile in un solo versetto....giustissimo...infatti alla riflessione di Stefano ho fatto seguire più versi...perciò continuiamo su questa scia perchè per comprendere questo sorta di autorità che il sacerdote EREDITA mediante il Sacramento dell'Ordine Sacro....non vi è un solo versetto, ma una serie di fatti....leggiamoli insieme.....
Nostro Signore ha inteso servirsi della Chiesa gerarchica come di mezzo esterno, ordinario, fisico e visibile per comunicare la Grazia salvifica agli uomini.
Riallacciandoci a quanto detto nel paragrafo 8.4.2 (I Sacramenti in generale) ricordiamo che un sacramento è una cosa visibile che significa e produce un effetto invisibile soprannaturale: conferisce o aumenta la grazia...se non comprendiamo questo aspetto del Sacramento e se facciamo come i Protestanti che li hanno dimezzati....allora possiamo tranquillamente fondarci una chiesa nostra, a nostra misura.....
In questo senso, siccome la Chiesa è quella realtà visibile che significa e produce l’unità di tutti i suoi membri in Cristo, si può dire anche che la Chiesa è universale sacramento di salvezza.

Per prima cosa riferiamoci ad alcuni passi della Sacra Scrittura particolarmente significativi nel loro insieme:

A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e istruite tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare quanto io vi ho comandato. Ed ecco: io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo.” (Mat. XXVIII, 19-20)
Andate in tutto il mondo e predicate l’Evangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo; chi non crederà sarà condannato.” (Marco XVI, 15-16)
Non ti domando di toglierli dal mondo, ma di preservarli dal male. Essi non sono del mondo, come neppur io lo sono. Santificali nella verità; la tua parola è la verità. Come tu hai mandato me nel mondo, così anch’io ve li ho mandati.” (Giov. XVII, 15-18)
Gesù allora soggiunse: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, così io mando voi». Detto questo soffiò sopra di essi e disse: «Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati saranno rimessi; e saranno ritenuti a chi li riterrete».”  (Giov. XX, 21-23)
Questo è il mio corpo che viene dato per voi; fate questo in memoria di me” (Luca XXII, 19)
Chi ascolta voi ascolta me; chi disprezza voi disprezza me; e chi disprezza me disprezza Colui che mi ha mandato.”  (Luca X, 16)
Chi accoglie voi accoglie me; e chi accoglie me accoglie Colui che mi ha mandato.” (Mat. X, 40)
“[Paolo] da Mileto mandò ad Efeso e fece venire i presbiteri di quella Chiesa. Quando essi arrivarono a lui disse loro: « … abbiate cura di voi stessi e di tutto il gregge in cui, dallo Spirito Santo, siete stati posti quali ispettori per pascere la Chiesa di Dio che egli si è acquistata col sangue del proprio Figlio …»” (Atti XX, 17-18, 28)


Per seconda cosa facciamo alcune considerazioni su come Gesù ha, per così dire, stabilito il compito della Chiesa.
Gesù ha chiamate alla sua sequela gli Apostoli con l’intenzione manifesta che continuassero nel mondo la sua opera anche dopo che Egli fosse scomparso.
Gesù agli Apostoli diede un programma ben definito nel suo contenuto e nel suo svolgimento, (“Andate e istruite tutte le genti … insegnando loro ad osservare quanto vi ho comandato.” (Mat. XXVIII, 19-20), “Andate in tutto il mondo e predicate l’Evangelo ad ogni creatura … chi non crederà sarà condannato.” (Marco XVI, 15-16)).
Gesù indicò i mezzi per l’attuazione del programma: la predicazione del Vangelo (“predicate l’Evangelo” (Marco XVI, 15-16)), e l’uso dei Sacramenti (“battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Mat. XXVIII, 19-20), “a chi rimetterete i peccati saranno rimessi; e saranno ritenuti a chi li riterrete».” (Giov. XX, 21-23), “fate questo in memoria di me” (Luca XXII, 19)). Qui sono segnati già indistintamente e chiaramente TRE SACRAMENTI: Battesimo, Confessione ed Eucarestia....La Cresima è la Confermazione delle promesse Battesimali ed è una sorta di mandato in qualità di laico, membro della Chiesa oramai maturo ed in grado di percepire le responsabilità legate all'accoglienza e all'uso della forza dello Spirito Santo; l'Ordine Sacro è il mandato UFFICIALE  E RESO SACRO perchè appunto è TRAMANDATO DAGLI APOSTOLI  che lo ricevettero da Gesù, ed è quel Sacramento che abilita l'uomo a proseguire nel corso della storia la Missione REDENTRICE DI GESU' MEDIANTE LA CHIESA......il Matrimonio reso Sacramento dalle parole del Cristo quale COMANDO ED ORDINE ad identificare l'unione fra l'uomo e la donna come atto sacro che fa dei due UNA COSA SOLA COME IL CRISTO E LA CHIESA SONO UNA COSA SOLA COME LA TRINITA' E' UN UNICO DIO....infine l'Unzione degli infermi (Gc.5) mediante il quale è sempre lo Spirito L'AGENTE SOGGETTO DELL'AZIONE PRATICATA DAL SACERDOTE......

Gesù istituì una certa forma di gerarchia distinguendo fra Pietro e gli altri Apostoli e fra sacerdoti e laici (“Come il Padre ha mandato me, così io mando voi … a chi rimetterete i peccati saranno rimessi; e saranno ritenuti a chi li riterrete” (Giov. XX, 21-23), “Siete stati posti quali ispettori per pascere la Chiesa di Dio” (Atti XX, 28)). Vi è dunque una netta distinzione DEI RUOLI....NESSUNO PUO' RIMETTERE I PECCATI SE NON HA RICEVUTO IL MANDATO APOSTOLICO....

Infine concludiamo riportando una seconda volta alcuni passi dell’insegnamento di Pio XII perché sono particolarmente appropriati anche ora :
Come infatti il Verbo di Dio per redimere gli uomini con i suoi dolori e tormenti volle servirsi della nostra natura, quasi allo stesso modo nel decorso dei secoli si serve della sua Chiesa per continuare perennemente l’opera incominciata, [Cfr. Conc. Vat. I, Const. de Eccl., prol.].” (Pio XII, Mystici corporis, I)
Quando dalla Chiesa vengono amministrati con rito esteriore i Sacramenti è lui [il Verbo di Dio] che produce l’effetto interiore [Cfr. S. Thommaso d'Aquino. III, q. 64, a. 3].  Il nostro Salvatore sostenta egli stesso divinamente la società da lui fondata. … Per quella missione giuridica con la quale il divin Redentore mandò nel mondo gli Apostoli come egli stesso era stato mandato dal Padre [Cfr. Ioan. XVII, 18; XX, 21] è proprio lui stesso che battezza, insegna, governa, assolve, lega, offre, sacrifica, per mezzo della Chiesa.” (Pio XII, Mystici corporis, I), (Denz. 3806).
Non bisogna tuttavia credere che il suo governo venga assolto soltanto in maniera invisibile [Cfr. Leone XIII, Satis Cognitum] e straordinaria; mentre al contrario il divin Redentore governa il suo Corpo mistico anche in modo visibile e ordinario mediante il suo Vicario in terra. … Che Cristo e il suo Vicario costituiscano un solo Capo, lo spiegò solennemente il Nostro Predecessore Bonifazio VIII d’immortale memoria con la sua Lettera Apostolica “Unam Sanctam [Cfr. Corp. Iur. Can., Extr. comm. I, 8,1] e la medesima dottrina non cessarono mai di ribadire i suoi Successori. Si trovano quindi in un pericoloso errore quelli che ritengono di poter aderire a Cristo, Capo della Chiesa, pur non aderendo fedelmente al suo Vicario in terra.” (Pio XII, Mystici corporis, I).

*************

Un grazie al sito: www.unavox.it anche se...ogni tanto è un tantino tradizionalista molto più di noi.....


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 30/04/2004 15.29
.....e gli Ortodossi come la pensano?? ......leggiamo dalla loro catechesi.....perchè anche per loro la Riconciliazione è un Sacramento...e vi ricordo che fu Lutero a toglierlo, senza usare nessun Concilio, ma solo una sua interpretazione adoperando la falsa dottrina della Sola Scriptura che fa dire alla Bibbia tutto ciò che uno vuole.....se vuoi negare, troverai di che negare...se vuoi credere, troverai di che credere.....
*************************************
Questo sacramento si realizza durante la confessione. Il cristiano credente nomina davanti al prete i propri peccati – li confessa con un sincero pentimento, provando vergogna di averli compiuti, con una ferma intenzione di non ripeterli in seguito.
La parola “penitenza” ha un’altra sfumatura, che viene dalla parola greca ad essa corrispondente “metanoia” = “cambiamento della mente”. La penitenza non è semplicemente il rimpianto sulle cose fatte; in questo sacramento è data la grazia, che guarisce le debolezze umane.
Nella Chiesa esiste quella che si chiama la successione apostolica - una trasmissione senza interruzioni del dono della grazia per uno speciale servizio. Gli apostoli hanno ricevuto questo dono da Cristo e lo hanno trasmesso a quelli, che sono diventati capi delle prime comunità cristiane. Grazie alla successione apostolica i preti ricevono il diritto di assolvere dai peccati i penitenti (liberarli dalla colpa per un peccato concreto), secondo la promessa di Cristo data ai discepoli: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20,23). Non di meno, il prete durante la preghiera comune prima della confessione, ricorda che lui è soltanto un testimone davanti a Dio, testimone della penitenza.
La confessione nella Chiesa ortodossa si fa davanti all’analoj, un alto ambone sul quale stanno la croce ed il Vangelo. Se il sacerdote vede una sincera compunzione del cuore, copre il capo chino del penitente con l’estremità dell’epitrachilion (un nastro largo che il prete porta al collo, più largo della stola cattolica) e dice la preghiera di assoluzione, perdonandogli i peccati in nome di Gesù Cristo. Dopo di questo il penitente bacia la croce e il Vangelo, in segno di gratitudine e fedeltà a Cristo.
Il prete aspetta dal penitente il riconoscimento del suo peccato e la compunzione: il penitente dovrebbe chiamare per nome il suo peccato non cercando di giustificarlo. Non è sempre necessario raccontare durante la confessione le particolari circostanze dell’azione peccaminosa. La chiarificazione di queste circostanze è necessaria soltanto quando bisogna aiutare il penitente a vedere le radici della sua malattia spirituale, a capire più profondamente il significato e le conseguenze delle sue azioni.
Il tentativo di ingannare nella confessione, di nascondere un qualsiasi peccato, di trovargli qualche giustificazione oppure la speranza di poterlo ripetere senza punizione (nello spirito di un detto di sapienza mondana “Non peccherai - non ti potrai pentire”) lasciano l’uomo senza la grazia data dal sacramento. I Padri della Chiesa avvertivano che in casi del genere, quando il prete legge la preghiera di assoluzione, il Signore dice: “Io, invece, giudico e condanno”.
A volte il prete, che celebra il sacramento, vede che il penitente dovrebbe con più chiarezza e profondità riconoscere le radici dei peccati, che gli causano in quel dato momento il più serio pericolo spirituale, vede che il penitente ha bisogno di una compunzione più perfetta. Allora il sacerdote può dargli l’epitimia (dal greco “castigo”), un castigo ecclesiastico che ha scopi educativi. Per i laici questo consiste nel leggere qualche preghiera penitenziale o di altro tipo, nel fare un numero stabilito di inchini fino a terra, che lo spingono a ricordare il male compiuto, un digiuno forzato, la proibizione di comunicare per un certo tempo, ecc. Le epitimie per i peccati particolarmente gravi sono previste dai canoni ecclesiastici....
***********
Come abbiamo letto:
Abbiamo LO STESSO IDENTICO SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE.......
Nella sostanza, tranne alcuni particolari di rituale che purtroppo la nostra Chiesa ha abbandonato come il baciare il Crocefisso e il Vangelo.....lo stare in ginocchio perchè è come se si fosse davanti a Cristo e non semplicemente davanti all'uomo....nel resto il Sacramento qui esposto benissimo, è lo stesso che entrambe la Chiesa Cattolica ed Ortodossa praticano da ben 2000 anni.....
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 30/04/2004 16.03
Ricordandovi che i messaggi 24-25-26 vanno letti INSIEME per poter capire una certa dinamica INTERPRETATIVA......inserisco un ultimo aspetto per ora, perchè citato appunto da Stefano.....
Lasciatevi Riconciliare

17Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. 18Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sè mediante Cristo e ha affidato a noi il servizio della riconciliazione.
19 È stato Dio infatti a riconciliare a sè il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. 20Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. 21Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio. (2 Corinti,5)

Gesù agli Apostoli:"23a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi". (Giovanni 20)

"Io mi confesso direttamente con Dio.

Sembra che funzioni meglio! niente preti a curiosare nella mia coscienza, a fare da intermediari. Del resto come intermediario è venuto lui stesso,Dio, nella persona del suo Figlio. Cosa c'è di meglio? E poi è più semplice! Il prete non sempre è disponibile, non sempre è accogliente, non sempre è facile farsi capire da lui...., Dio invece..."

Sembra che sia proprio così. Eppure la Parola di Dio non dice proprio in questo modo. Chissà se questo modo di ragionare è presunzione, arroganza o, semplicemente vergogna...!

Ma vergogna di cosa, poi? Di avere commesso peccati? Ma tutti commettiamo peccati, anche il prete che ci confessa ("chi è senza peccati..."), anche il Papa ha il dovere e l'obbligo di confessarsi da un prete. E allora non sarà la paura di dover riflettere che certe scelte non sono poi così buone, belle, significative per la mia crescita? Di dover decidere di cambiare vita perché quello che io vivo non è Gesù Cristo ma una "specie di Gesù Cristo" che mi sono fabbricato io secondo le cose che del suo messaggio condivido o no. Sono io, cioè, che ho deciso quale sua Parola vale e quindi è da mettere in pratica e quale no.

Paura di confrontarmi davvero con la "Parola di Dio"?

E pensare che per la sua Parola, "tutta intera" Lui ha dato la propria vita e che quindi il perdono dei miei peccati passa attraverso il sangue, il suo sangue. Forse proprio perché il sangue in fin dei conti è suo che...ho alla fine "paura di confrontarmi". Ma qui scatterebbe la presunzione, scatterebbe una falsa visione della Chiesa e della stessa salvezza. Nessuno può fare a meno dell'altro. Gli stessi Protestanti che negano questo Sacramento, hanno necessariamente conservato la figura del pastore al quale si rivolgono, il quale risolve i problemi della comunità, al quale si rimettono le decisioni verso uno o l'altro componente che può creare disagi alla comunità. Non l'hanno accettato il pastore perchè è scritturale nella Bibbia, ma perchè è necessario. Se la figura così del pastore è necessaria per un Protestante, il sacerdote lo è ancora di più perchè in sè porta i segni dell'Ordine Sacro tramandato dagli Apostoli. Effettivamente un pastore non potrebbe esercitare il Sacramento della penitenza, commetterebbe un sacrilegio nei confronti della persona perchè privo dell'Ordine Sacro che lo legherebbe all'autorità apostolica la quale derviva da Cristo, per questo parliamo di TRADIZIONE APOSTOLICA ininterrottamente. Alcune Chiese protestanti l'hanno mantenuta, ma oggi la confusione è tanta, tanti che si spacciano pastori ma non si conosce la loro provenienza, la nascondono, non lo dicono. Altri vengono negati da una chiesa, altri hanno appena fondato una chiesa aprendo un locale senza nessuna consultazione sinodale. Tutto questo è contro la Tradizione Apostolica. Il Sacramento della Riconciliazione è stato affidato da Cristo agli Apostoli i quali è nel mandato dell'Ordine che lo trasmettono da tempi memorabili. Chi nega la Chiesa Cattolica (o la Chiesa ortodossa) non può avere la pienezza di questo servizio. I pastori che nelle comunità pentecostali moderne lo attuano quando parlano in privato con un fedele per saggiare la loro preparazione e danno una specie di assoluzione, stanno commettendo un abuso contro l'apostolicità della Chiesa e non può essere in nessun modo confuso con il Sacramento della Riconciliazione. Inoltre in queste comunità non c'è il segno della Trinità nel rito del segno della Croce, ma di questo ne parleremo in un altro intervento.

Sia lodato Gesù Cristo

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Da: Soprannome MSN°RaptorInviato: 30/04/2004 18.32
Ma che fai, centellini?
No, lavoro.

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Da: Soprannome MSN°RaptorInviato: 30/04/2004 18.34
Carolina, mi hai sconvolto tutto il programma che mi ero preparato! Davvero, non so più come riprednere il filo del discorso.OK la seconda parte è stata anche l'ultima! ( per quello che mi concerne, almeno)

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 30/04/2004 18.42
.....e nun sta a fa er jurassico tignoso.....mo pure con la tigna te devo sopportà???
Rimettiamo le due parti di raptor...effettivamente due interventisti ANONIMI hanno interrotto i testi....... se li becco.....vedete che je faccio......
Messggio 20 e 21 di raptor....(pure er vigile me tocca fa....)
 
Bene, visto che ora abbiamo risolto ( spostandolo) il problema dell' Eucarestia ai divorziati, possimao tornare al tema del sacramento della Riconciliazione.
Facciamo un breve riepilogo di questo e dei forum già aperti in precedenza sull'argomento. Cominciamo con quello che ci dice il Catechismo della Chiesa Cattolica:
VI. Il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione 1439

1440 Il peccato è anzitutto offesa a Dio, rottura della comunione con lui. Nello stesso tempo esso attenta alla comunione con la Chiesa. Per questo motivo la conversione arreca ad un tempo il perdono di Dio e la riconciliazione con la Chiesa, ciò che il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione esprime e realizza liturgicamente [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11].

 
Dio solo perdona il peccato

1441 Dio solo perdona i peccati [Cf Mc 2,7 ]. Poiché Gesù è il Figlio di Dio, egli dice di se stesso: "Il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati" ( Mc 2,10 ) ed esercita questo potere divino: "Ti sono rimessi i tuoi peccati!" ( Mc 2,5; Lc 7,48 ). Ancor di più: in virtù della sua autorità divina dona tale potere agli uomini [Cf Gv 20,21-23 ] affinché lo esercitino nel suo nome.


 Da questo primo paragrafo si capisce una verità fondamentale. Dio e solo Dio può perdonare il peccato. Gli anti cattolici dicono che sono i sacerdoti a perdonare i peccati ma questo non è vero. E' scritto a chiare lettere: Dio solo perdona il peccato.
(fine prima parte)
 
(Seconda parte)
Gesù, durante il Suo ministero sulla terra, perdonava i peccati. Riprendiamo ancora il CCC.
1441 Dio solo perdona i peccati [Cf Mc 2,7 ]. Poiché Gesù è il Figlio di Dio, egli dice di se stesso: "Il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati" ( Mc 2,10 ) ed esercita questo potere divino: "Ti sono rimessi i tuoi peccati!" ( Mc 2,5; Lc 7,48 ).
Gesù di se stesso dice: Come il Padre ha mandato me.. ( Gv 20,21). poichè Gesù Cristo è il mediatore fra il Padre e l'uomo.
Nessuno può dubitare che Gesù Cristo abbia il potere di perdonare i peccati. Siamo d'accordo su questo?
(fine seconda parte)
(e tenete a mente anche i messaggi 24.25.26-27)

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 30/04/2004 22.42
Alfonso in CE dice:
Gli apostoli non hanno mai praticato la confessione auricolare, e nemmeno detto "Io ti rimetto i tuoi peccati, ma bensì Gesù ti rimette i tuoi peccati;
.........
MI PUO' RIPORTARE DOOVE STA SCRITTO CHE IL PRETE DICE CIO' CHE LUI HA SCRITTO???
Ma amici vedete dove sta l'assurdità?
NON conoscono le cose, ma pretendono di spacciarle come insegnamento......
La formula che il Sacerdote dice è questa:
< Con l'autorità conferitami dalla Chiesa, IO TI ASSOLVO DAI TUOI PECCATI NEL NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO......>
Io ti assolvo..non il sacerdote in quanto uomo, ma PER MEZZO DELLA CHIESA NEL NOME ecc......è come per il Battesimo, è nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.......
Scommettiamo che Alfonso NON CHIEDERA' SCUSA E NON CORREGGERA' CIO' CHE HA SCRITTO??
La correzione fraterna è un altra cosa caro Alfonso.....qui escludi un comando preciso del Cristo:  “a chi rimetterete i peccati saranno rimessi; e saranno ritenuti a chi li riterrete».” (Giov. XX, 21-23),  
Fraternamente Caterina

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Da: francesco2Inviato: 01/05/2004 0.05
Pace del Risorto.
Mi permetto di focalizzare alcuni aspetti che oggi molti fratelli evangelici non conoscono.
Partiamo da Lutero con il quale si ha la vera contestazione di alcune pratiche dottrinali.
Lutero ha conservato nella sua dottrina il valore sacramen­tale della assoluzione; nel suo De captivitate babylonica,  Lutero afferma esplicitamente che egli accetta tre sacramenti: il battesimo, la penitenza e il pane eucaristico!
Il problema di Lutero sorge quando prende avvio la dottrina della Sola Scriptura, dentro la quale non trovando un comando esplicito sulla penitenza da fare, inizierà a dubitare anche della Confessione.
Oggi in verità, non si riesce a stabilire una corretta conoscenza su questo tema nel mondo Evangelico e Protestante. Nel primo caso si sta rimarcando una netta contraposizione su tutto ciò che possa riavvicinare alla CCR, perciò si elude il dialogo e si preferisce alzare una netta barriera. Nel secondo caso la confusione è ampia e frazionata in più documenti che spesso si contraddicono. C'è da segnalare una rinascita della pratica della Confessione nel clima dei rapporti ecumenici.
Dice Lutero (da un testo del pastore evangelico francese Vittorino Joannes):
«Se chiamiamo sacramenti - egli dice - i riti che sono istituiti da Dio ed ai quali è connessa la promessa della grazia... allora sono sacramenti il battesimo, la cena del Signore, l'assoluzione che è sacramento di penitenza». La confessione augustana dichiara: «La penitenza consiste propriamente in queste due parti: una è la contrizione, e cioè il terrore che invade la coscienza per la conoscenza del peccato; l'altra è la fede che è concepita mediante il vangelo o l'assoluzione, e mediante la quale il peccatore crede che i suoi peccati gli siano rimessi a causa di Cristo, e che consola la sua coscienza e la libera dal suo terrore».<O:P></O:P>
Per Lutero non vi è un obbligo assoluto della confessione, ma tuttavia egli non esclude la pressante esortazione nella Chiesa in favore di una disciplina regolare della confessione. Ma nel 1529, nella formulazione di un catechismo, aggiunge altre clausole che pian piano si allontaneranno da questa prima affermazione. Lutero non vuole «lasciar godere della nostra libertà» coloro che, con il pretesto di essere evangelici, si dispensano da ogni disciplina e in modo particolare dalla confessione. E’ meglio essere costretti a confessarsi, a digiunare ecc... piuttosto «che disprezzare la disciplina volontaria e gioiosa della confessione, del digiuno, ecc... Come un cervo assetato anela a trovare una sorgente fresca, la mia anima ha sete della Parola di Dio, dell'assoluzione e del sacramento» .<O:P></O:P>
Calvino rigetta la penitenza come sacramento, e tuttavia conserva la confessione privata non obbligatoria!
Dal 1536 in cui Calvino scrive questo al 1560, trent'anni dopo, il suo pensiero sarà completamente rovesciato.
Prima scrive:
In un testo del 1539 nel quale dice che i pastori sono «Costituiti da Dio per istruirci come dobbiamo vincere il peccato e per renderci certi della bontà di Dio, per consolarci», Calvino ha inserito nel 1545 questa importantissima precisazione: «Sebbene l'ufficio di ammonirsi vicendevolmente gli uni gli altri sia comune a tutti i cristiani, tuttavia questo dovere spetta in modo particolare ai ministri. Poiché, come ognuno di noi siamo tenuti a consolarci gli uni gli altri, d'altra parte allo stesso modo i ministri sono ordinati da Dio come testimoni per rendere certe le coscienze della remissione dei peccati, come è appunto detto di essi che rimettono i peccati e liberano le anime (Mt. 16,19; 18, 18; Gv. 20,23).
qui Calvino interpreta la parola di Gesù agli apostoli dopo la sua risurrezione (Gv. 20,23) e il potere delle chiavi (Mt. 16,19; 18,18) nel senso tradizionale del sacramento dell'assoluzione: la Chiesa, mediante la parola dei suoi ministri fondata sulla promessa di Gesù Cristo, ha il potere di rimettere i peccati e di liberare le anime!
l'autentica tradizione cristiana non ha pensato mai diversamente; essa non ha mai separato il ministero del Cristo e quello del pastore, se non nei periodi teologicamente poveri
La reazione anti-cattolica avviene in nome della libertà della confessione e sotto l'influsso di una concezione non-sacerdotale del ministero
I riformatori avevano affermato questa libertà cristiana, ma erano ugualmente convinti della utilità di una disciplina liberamente accettata. 
Ma in seguito la forte insistenza sulla libertà mise in secondo piano la disciplina. D'altra parte, l'insistenza sulla trascendenza e sulla libertà di Dio attenuò la concezione del segno efficace in favore della Parola la quale non esige altro che la libera adesione del credente; in tale contesto l'idea di un segno sacramentale che compie ciò che significa diventava quasi scandalosa e venne presto accusata di magismo sacramentale. 
In questa reazione si sente qualcosa dello scandalo degli scribi di fronte a Cristo che perdona i peccati al paralitico (Mt. 9,1-8); di fatto la loro teologia voleva salvare ad ogni costo la trascendenza di Dio e i suoi diritti: perdonare i peccati significa usurpare un potere che appartiene soltanto a Dio. 
Come è possibile che un uomo o un altro, una qualsiasi creatura, abbia il diritto di liberare il suo prossimo dalla condizione di colpa nella quale si trova? 
Questa assoluzione non può essere altro che l'oggetto di una predicazione che bisogna assimilare mediante la fede e che soltanto dopo essere assimilata ed appropriata dall'uomo crea la certezza del perdono di Dio. 
Si può trovare a volte nel protestantesimo questa concezione; può sembrare che l’affermazione della trascendenza di Dio escluda la possibilità per la Chiesa di dichiarare il perdono dei peccati e di dare veramente l'assoluzione. 
Ma questa concezione di tinta giudaica è superata dall'evento dell'incarnazione: il Figlio dell'uomo ha veramente sulla terra il potere di perdonare i peccati
Nella sua umanità Cristo può assolvere, e ce ne dà il segno guarendo il paralitico: «Vedendo questo, la folla fu presa da timore, e rese gloria a Dio perché aveva dato un simile potere agli uomini» (Mt. 9,8). 
Ora, il potere di perdonare, come pure quello di guarire, poiché è un privilegio del Figlio dell'uomo, è conferito pure agli uomini in quanto essi sono uniti a Gesù Cristo nella Chiesa; e la Chiesa, corpo di Cristo che significa e l'umanità del Cristo presente e agente oggi in questo mondo, conserva questo potere di assolvere
Non si tratta dunque soltanto di predicare o di dichiarare il perdono, ma di accordarlo veramente. 
La Chiesa non ha soltanto il dovere di predicare la misericordia divina per suscitare la fede e la sicurezza del perdono, ma ha il potere di rimettere veramente i peccati mediante il segno efficace della assoluzione. 
Questo ministero della assoluzione fa parte della missione degli apostoli e della Chiesa: Gesù ha paragonato e significato questo perdono mediante la guarigione di un paralitico; e la Chiesa che dichiara l'assoluzione dei peccati, fa sorgere miracolosamente un uomo paralizzato dalle sue colpe; essa compie un'opera di risurrezione spirituale, poiché è il risuscitato che agisce in lei
E il
risuscitato che alla sera di pasqua ha conferito ai suoi apostoli, e attraverso di essi alla Chiesa,
il potere e la missione del perdono. 
Il Signore disse loro: «La pace sia con voi; come il Padre ha inviato me così io mando voi». 
Il Padre ha mandato il Figlio sulla terra con il potere di perdonare i peccati e allo stesso modo il Figlio manda la Chiesa( cioè gli Apostoli e chi dopo di loro) con questo stesso potere: «E quando ebbe detto quelle parole, soffiò su di loro dicendo: ricevete lo Spirito santo; a coloro ai quali rimetterete i peccati saranno loro rimessi; e a coloro ai quali voi li riterrete, saranno ritenuti» (Gv.
20, 22-23).<O:P></O:P>
A questa reazione anti-cattolica suscitata in nome della libertà cristiana e della trascendenza di Dio, venne ad aggiungersi lo svilupparsi dell’individualismo in seno al protestantesimo. 
In questa prospettiva, l'immagine della Chiesa come comunità dei peccatori perdonati viene affievolendosi in favore di una spiritualità della persona, sola davanti al suo Dio. La confessione è allora considerata come un rapporto tra Dio e l'individuo; perciò non si vede più la funzione specifica del ministero pastorale dell'assoluzione; il pastore ha soltanto il dovere di predicare la Parola oggettiva della misericordia divina, della quale ognuno riceve i frutti mediante la fede individuale, nella sua relazione personale con Dio
Le Chiese evangeliche hanno subito un grande influsso dal risveglio pietista; esso ha prodotto una riscoperta della responsabilità comunitaria e della pratica della cura delle anime, accompagnata anche dalla confessione e dall'assoluzione. 
Giovanni Cristoforo Blumhardt sperimentò questa riscoperta nel suo ministero; parlando di uno dei suoi primi penitenti egli dice: «Si pose in ginocchio e io gli diedi l'assoluzione imponendogli le mani. Quando si rialzò era trasformato: il suo volto splendeva di gioia e di gratitudine... L'afflusso alla casa parrocchiale è così grande, tanto che io sono occupato a ricevere le persone dalle sette del mattino sino a tarda ora della
notte... Più volte ho dato l'assoluzione; ed ho pensato di poter ripetere questo gesto, vedendo quei cuori così contriti. Inoltre ho chiesto a parecchie di quelle persone di ritornare...». 
Il risveglio spirituale della sua parrocchia coincide con la rinascita della pratica della confessione.<O:P></O:P>

militanti dei gruppi di Oxford insistevano sulla necessità dell'esame di coscienza, della confessione,privata e a volte della confessione pubblica, e ritenevano del tutto utile il sostegno di un direttore spirituale scelto liberamente. 
Molti pastori e fedeli hanno ritrovato sotto questo influsso i benefici effetti della confessione e della cura pastorale delle anime. 
Bisogna notare tuttavia un particolare: in questa riscoperta non si insisteva tanto su di una teologia sacramentale della assoluzione, quanto piuttosto sulla cura delle anime nel corso della quale poteva aver luogo la confessione, seguita poi dalla dichiarazione del perdono nel nome dell'Evangelo. Un altro fenomeno recente che ha molto favorito la riscoperta della confessione e dell'assoluzione nel protestantesimo, è il rinnovamento della concezione comunitaria della Chiesa, soprattutto sotto l'influsso del movimento ecumenico. 
Questa rinascita è particolarmente visibile nell'ambito del luteranesimo tedesco. Anche lo sviluppo che è andato assumendo il movimento dei ritiri spirituali  a contribuito ad una maggiore attività nella cura delle anime con la confessione e l'assoluzione; nelle comunità, come quella di Taizé in Francia o di Grandchamp in Svizzera, la pratica della confessione e dell'assoluzione è divenuta un fatto normale nel ministero esercitato per coloro che si recano presso quelle comunità per il ritiro spirituale.
 
Ma in questa rinascita è necessario notare che vi sono anche delle difficoltà. 
La diffusione e la volgarizzazione delle dottrine psicanalitiche e della psicoterapia, rendono di frequente difficile una nozione chiara di peccato; si è tanto parlato di complesso di colpa, che a volte il cristiano non sa più in che cosa egli sia veramente peccatore. 
E d'altra parte è pur vero che si è tanto insistito sul peccato personale così da far perdere il senso della responsabilità sociale del cristiano; oggi è necessario ritrovare questa dimensione sociale del peccato verso la umanità, per uscire da un pietismo troppo individualista della confessione.<O:P></O:P>
La gioventù attuale diffida dell'istituzione e delle forme; essa ha sete di autenticità e di interiorizzazione. 
E questa critica dell'istituzione non favorisce l'uso delle forme sacramentali tradizionali. Pur conservando l'oggettività del segno efficace dell'assoluzione e senza cadere in una problematica puramente morale, forse oggi è necessario trovare delle forme più libere e spontanee di confessione, nelle quali confessore e fedele vengano a trovarsi più in una situazione di fraternità molto semplice, che nella solennità di una relazione liturgica che per molti oggi è certo una difficoltà. 
Ma dicendo questo noi solleviamo un problema più generale: la Chiesa posta al servizio dell'uomo contemporaneo deve esercitare il suo ministero sacramentale oggettivo e allo stesso tempo deve mettersi con estrema semplicità alla portata delle necessità attuali di autenticità fraterna: il termine 'potere' deve oggi fare posto costantemente al termine 'servizio'; è necessario che il potere evangelico di perdonare divenga sempre meglio per la Chiesa un servizio fraterno e semplice, in forme autentiche e umane.

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Consiglia Elimina    Messaggio 33 di 33 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 01/05/2004 14.59
Leggo che altrove si continua a vedere questo Sacramento solo da un punto di vista.......perdonatemi se sarò ripetitiva...in apertura forum mettevo questo pensiero che ho maturato dalla dottrina EVANGELICAMENTE PERLANDO sul senso della remissione dei peccati e scrivevo:

Una famiglia di 4 persone....un figlio sbaglia, infrange le "regole della famiglia"......A CHI CHIEDERA' PERDONO? CON CHI SI CONFRONTERA'?? Attenzione al secondo aspetto che precede la richiesta di perdono.....Quando un figlio ha sbagliato, infrangendo le regole..non ci rimette da solo, e non ci rimette solo lui, MA TUTTA LA FAMIGLIA NE RISENTIRA'......il confronto (cioè la Confessione nel nostro caso) servirà a far comprendere a chi ha sbagliato CHE ANCHE TUTTA LA FAMIGLIA COMUNQUE SOFFRE PER LUI E CON LUI....inoltre se la persona NON confessasse pienamente..il colloquio LO AIUTEREBBE IN QUEGLI ASPETTI CHE FORSE INVOLONTARIAMENTE SI ANDREBBERO AD OCCULTARE....ritenendoli "poco importanti".....infine da colui che ASCOLTA LA CONFESSIONE, partono consigli e suggerimenti.....Dopo essersi tolto questo peso...allora si che TUTTA la Famiglia può GIOIRE INSIEME.....

E così è il Sacramento della Confessione....se non partiamo dal fatto che infrangere le promesse Battesimali significa FAR SOFFRIRE TUTTA LA CHIESA, come dice Paolo, di cui noi siamo le membra.....non capiremo mai il perchè si debba andare da un sacerdote a raccontare i "fatti nostri"...

La Chiesa inoltre...E' LA FAMIGLIA DEI REDENTI IN CRISTO.....è dunque la Chiesa che deve PERDONARE, mediante l'autorità che il Cristo le ha concesso NON semplicemente....IN SUA VECE, MA VISIBILMENTE SUO TRAMITE......il chè è diverso.....Se io commetto un peccato, ho infranto qualcosa che andrà a discapito DELLA CHIESA la quale, non dimentichiamolo... E' IL CORPO DI CRISTO....e Lui ne è il Capo....se Gesù per essere Battezzata e per rendermi membro della Chiesa ha autorizzato i Suoi per farsi da tramite a maggior ragione....MI DONA IL PERDONO TRAMITE LA STESSA CHIESA CHE MI HA RIGENERATA NEL CORPO DI CRISTO.....

Io penso che il concetto sbagliato sia il come impostiamo il Sacramento della Confessione in una discussione...lo vediamo principalmente come un atto che viene a ledere la nostra vita privata, che viene a curiosare nei nostri fatti personali...dimenticandoci che il peccato non è più una questione PERSONALE, MA DIVENTA UNA CONSEGUENZA PER TUTTA LA CHIESA.......Dice Paolo che se un membro soffre, TUTTA LA CHIESA SOFFRE....il Sacramento della Riconciliazione DEVE PARTIRE DA QUESTA REALTA'......e se un membro gioisce TUTTA LA CHIESA GIOISCE.....non è il sacerdote che perdona IN NOME DI SE' STESSO, ma egli dice: "ED IO TI ASSOLVO NEL NOME DEL PADRE, DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO"....

"IO TI ASSOLVO"....non è padre Amorth, don Gino, don Alfonso, ecc....ma in quell'IO.....è la Chiesa che assolve mediante il ruolo sacramentale che il sacerdote ha ricevuto.... Giov. 20, 22s come le specifiche parole dell'istituzione del sacramento: "Ricevete lo Spirito Santo! A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi"

........fino a quando non avremo compreso questa UNIVERSALITA' che è racchiusa nei compiti che Gesù ha affidato alla Chiesa, inutile voler capire il resto......

..........

QUANDO COMMETTIAMO UN PECCATO NON SIAMO NOI SINGOLARMENTE A SOFFRIRE E A PAGARNE LE CONSEGUENZE MA E' L'INTERA CHIESA e questo lo dice Paolo "se un membro soffre, soffre tutta la Chiesa"......è sbagliato ed è PERICOLOSAMENTE FUORVIANTE relegare questo Sacramento solo ALL'INDIVIDUALISMO.....il concetto di SOFFERENZA ha così un duplice aspetto...è individuale ma è anche ECCLESIALE......quando un uomo della Chiesa SBAGLIA...INFATTI....NE VA DI MEZZO LA CREDIBILITA' DELLA CHIESA........

La Chiesa è stata ABILITATA A RIMETTERE UN PECCATO......per mezzo di chi? questo è quanto si voleva approfondire.....

NON è possibile per mezzo di tutti i fedeli, perchè quella è la correzione fraterna che è un altra cosa ed è un DOVERE.....la Confessione...forse il fratello Alfonso l'ha dimenticato.....quella auricolare...è nata alla fine del primo secolo quando i fedeli CONDANNAVANO QUANTI AVEVANO ABIURATO ALLA FEDE A CAUSA DELLA PAURA DELLE PERSECUZIONI.....TUTTA LA CHIESA RITENNE UNA ISPIRAZIONE DIVINA ED UN GRANDE BENEFICIO LA CONFESSIONE PRIVATA la quale invece evitata il vituperio della persona la quale pubblicamente NON AVEVA più il coraggio di dire il suo peccato...la discrizione è anche sancita dalla Bibbia....

A qualcuno è stato affidato l'incarico di RIMETTERE I PECCATI IN NOME DI DIO......e questo è indiscutibile...

Fraternamente Caterina

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