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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Maria: punto di Unità fra Protestanti e Cattolici

Ultimo Aggiornamento: 11/10/2009 22:46
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11/10/2009 22:30
 
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 28/04/2004 19.18

San Luigi Maria (Grignion) da Montfort Sacerdote

28 aprile - Memoria Facoltativa

Montfor, Rennes, Francia, 1673 - St. Laurent-sur-Sèvre, 28 aprile 1716

Luigi Maria percorse le regioni occidentali della Francia predicando il mistero della Sapienza eterna, Cristo incarnato e crocifisso, e insegnando ad andare a Gesù per mezzo di Maria. Associò sacerdoti e fratelli alla propria attività apostolica, e scrisse le regole dei Missionari della Compagnia di Maria. Fu proclamato santo da Pio XII il 20 luglio 1947. Tra i suoi scritti si ricordano il "Trattato della vera devozione alla Santa Vergine" e "L'amore dell'eterna Sapienza". (Mess. Rom.)

Etimologia: Luigi = derivato da Clodoveo

Lungo il nome: Luigi Maria Grignion de Montfort. E breve la vita: 43 anni. Questo bretone di buona famiglia e di buoni studi diventa sacerdote nel 1700 (l’anno del Giubileo alluvionato, con la basilica di San Pietro impraticabile). Vorrebbe andare missionario in Canada, ma lo mandano a Poitiers. Con la sua preparazione dottrinale e col parlare attraente, si fa presto una fama: parla molto bene, ma meglio ancora agisce, assistendo le vittime di malattie ripugnanti. Però l’idea della missione non lo abbandona, sicché, lasciando perdere i superiori, va a sentire il Papa. Questo significa un viaggio Poitiers-Roma e ritorno, sempre a piedi, con una sosta a Loreto. Ma Clemente XI gli dice che l’urgenza del momento è predicare ai francesi, scossi dall’aspra battaglia dottrinale ingaggiata dai giansenisti contro Roma. Lui riprende allora a parlare in città e nelle campagne; quando è necessario affronta i dotti giansenisti con discorsi ugualmente dotti. Ma dà poi la sua misura vera nel tradurre la dottrina in linguaggio quotidiano e campagnolo, nell’accostarla alla sensibilità popolare, colpita dalla coerenza intrepida dell’esempio, quando lo si vede intento a pulire e medicare i malati, fraternamente. Le opere accompagnano la sua parola, e questa diffonde una religiosità della fiducia, spingendo a confidare in Gesù come amico, prima di temerlo come giudice. E a Gesù egli associa Maria, appassionatamente. Ma anche lucidamente. Ossia con distacco rigoroso da certa devozione mariana soggetta talora a eccessi inaccettabili (alimentati anche da scritti cosiddetti mariani, e di fatto ricolmi di "cattiva dottrina in cattiva posa", come dirà nel XX secolo il mariologo René Laurentin). Per lui, la Madre di Gesù è una creatura che può ammaestrare i cristiani di ogni tempo semplicemente con le poche parole che ha detto agli amici di Gesù, alla festa nuziale di Cana: "Fate quello che vi dirà". Questo insegnano di fatto i suoi scritti e la sua predicazione, col calore e con le immagini del tempo, e sempre con l’accompagnamento di forti esortazioni alla pratica del Rosario. Questo si legge sul suo Trattato della vera devozione alla Santa Vergine, che resterà inedito per 130 anni; pubblicato nel 1842, diventerà uno dei testi fondamentali della pietà mariana. (Nel XX secolo sarà la lettura quotidiana del cardinale Stefan Wyszynski, primate di Polonia, prigioniero del regime comunista polacco). Nel 1712-13 padre Grignion fonda una comunità maschile di missionari per l’evangelizzazione: la Compagnia di Maria. Questi religiosi, chiamati poi abitualmente Monfortani, estenderanno via via la loro attività in Europa, America e Africa. Ma lui vedrà solo gli inizi, morendo pochi anni dopo la fondazione. Nel 1947, Pio XII lo proclamerà santo.


Autore:
Domenico Agasso


Fonte:
Famiglia Cristiana


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Consiglia Elimina    Messaggio 36 di 83 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 05/05/2004 20.25
Nelle notti oscure noi siamo grati alla luna. Quando la vedo brillare so che deve esistere il sole. Così in questa notte oscura della vita, quando gli uomini volgino le spalle a Colui che è la luce del mondo, noi guardiamo Maria per guidare i nostri passi, mentre aspettiamo l'alba.

(Mons. Fulton Sheen)


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Consiglia (1 suggerimento finora)Elimina    Messaggio 37 di 83 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 05/05/2004 20.36
Amici....vi suggeriamo un sito nuovo.....

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Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 08/03/2004 19.32
Stefano accolgo il tuo forum perchè sai che mi piace parlare di quste cose, tuttavia concedimi di fare una annotazione severa.....come si fa ad aprire una discussione SERIA ED INTERESSANTE, puntando l'attezione su un giornale che NON conosce MA COPIA e copia maldestramente le "cose" che poi si attribuiscono alla Chiesa??
Faccio un esempio, l'articolo si apre dicendo:
Prima del Concilio Vaticano II la Chiesa Cattolica amava qualificarsi innanzitutto come "una" (una, santa, cattolica, apostolica, romana).
..........
romana?? mi spiace ma negli atti pre-conciliari il Credo Cattolico non ha mai contemplato il termine "romana" dopo la prima dicitura.
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Il portale Totustuus (82)
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 )...teologi e sacerdoti che si credono superiori all'unanimità della Chiesa che si espresse al Concilio...la cosa dunque è completamente diversa.....
Il Cattolicesimo che per la verità subì, diciamolo onestamente....un declino a partire proprio dalla chiusura del Concilio, proseguendo una aggravamento negli anni '70 a causa della CONDANNATA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE.......dalla fine degli anni '80 ha cominciato a respirare e a dare frutti del Concilio Vaticano II.......NON ci preoccupiamo di coloro che parlano di anticristi e catastrofi...un cristiano NON è chiamato a stabilire questo, ma  A COMPIERE IL SUO DOVERE.....di "strilloni" ce ne sono tanti e più o meno credibili sempre li avremmo.....starà alla Chiesa ed anche a noi saper discernere quanto c'è di buono....ma per favore....non prendiamo per "oro colato" tutto quello che scrivono......
La questione del Sacro che pure ha subito DEGLI ABUSI DENUNCIATI DALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA.......è stata ridimensionata al suo specifico ruolo, così come l'Enciclica sull'Eucarestia, Documento per la prima volta ACCETTATO ED ACCOLTO ALL'UNANIMITA' da tutti i vescovi, abbiamo assisto al paradosso che è stato criticato dai sacerdoti..
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 04/08/2004 12.17
La Madonna di Kazan ha fatto un miracolo in patria: la pace tra le religioni
Il papa riconsegna ai russi ortodossi la veneratissima icona. Ma ad accoglierla saranno anche musulmani ed ebrei. Un reportage dal Tatarstan, raro modello di convivenza pacifica tra le fedi

di Sandro Magister                                    

ROMA – Il prossimo 28 agosto, festa della Dormizione della Madonna nel calendario ortodosso, Giovanni Paolo II riconsegnerà al patriarca di Mosca la sacra icona della Madonna di Kazan oggi custodita in Vaticano nel palazzo pontificio.

Per la riconsegna, il papa invierà una sua delegazione. M

Da: Soprannome MSNStefanoS79Inviato: 08/03/2004 20.02
Cara Tea, l'articolo sopra postato non aveva alcuna pretesa di "assolutezza".
Era solo uno stimolo a riflettere.
Propongo ora alcuni punti seri su cui vale la pena riflettere:
1-la Comunione alla mano, i primi a praticarla furono i calvinisti nel XVI secolo ed è diventata una vera macchinetta di distribuzione per chi vuole profanare

Sulla destra incombe la possente mole della nuova moschea, col suo cupolone e i quattro minareti al cui culmine brillano mezzalune d’oro. Prima che arrivasse Ivan il Terribile, dicono gli storici tatari, qui una moschea c’era già, ed è giusto che si torni a costruirne una nuova per i fedeli di Maometto. Così come in cattedrale, anche in moschea fervono i lavori. Entrambe devono essere pronte per il 30 agosto 2005, giorno in cui si celebrerà solennemente il millennio di fondazione della città.

Tra la cattedrale e la moschea, vasti edifici di stile neoclassico. Sono i palazzi del potere statale, uffici e dimora dell’indiscusso protagonista della vita politica del Tatarstan, il presidente della repubblica Mintimer Saripovic Saimiev. A lui si deve la lungimirante politica di equidistanza che mantiene in rispettoso equilibrio le due principali comunità della repubblica: i russi di religione ortodossa e i tatari di fede islamica.

Il Tatarstan è grande circa come l’Irlanda e occupa un territorio situato pressappoco a ottocento chilometri a est di Mosca. La popolazione è di meno di 4 milioni di abitanti, dei quali oltre un milione e centomila vivono nella capitale. La metà circa sono russi ortodossi, l’altra metà tatari musulmani.

All’inizio degli anni Novanta la convivenza tra le due etnie non era facile; soprattutto in campo tataro erano forti il desiderio di indipendenza da Mosca e il revanscismo etnico e religioso. Fu Saimiev a capire che la situazione sarebbe potuta diventare esplosiva e portare la repubblica a una crisi di tipo ceceno. Ottenne da Mosca un’ampia autonomia politica ed economica; andò incontro a gran parte delle richieste dei nazionalisti tatari (uso della lingua, insegnamento della cultura tradizionale, ricostruzione dei luoghi di culto), senza però dimenticare le esigenze dei russi. Sta di fatto che le frange più estremiste furono messe a tacere (persino i “missionari” arabi che erano giunti in Tatarstan per diffondervi il fondamentalismo abbandonarono l’impresa) e attualmente la convivenza tra le due maggiori comunità del paese è del tutto pacifica. Come i palazzi del cremlino, così le leggi e le decisioni politiche tengono in stabile equilibrio cattedrale e moschea. [...]

Nella centrale via Bauman sorge il cosiddetto “battistero”, che ricorda la forzata cristianizzazione imposta dai russi dopo la conquista. Ora ci sono negozi e una piccola sala da concerti. Ai tatari non piace molto questo ingombrante monumento. Sta a ricordare un passato fatto di vessazioni e contrasti. Prima i tatari, convertitisi all’islam nel 922, hanno sottomesso i cristiani e imposto tributi agli ortodossi per secoli. Poi gli ortodossi hanno limitato la libertà religiosa degli islamici e imposto a molti la fede con la forza, fino a quando Caterina II ana, Geneva, Arial, Sans-serif" size=4>veniamo agli spunti che inserisci senza riportarli, li numero così da capire a cosa rispondo.....
1) Si è vero, tuttavia per un periodo eliminarono fin anche le particole vere e proprie ripristinando IL PANE nel senso di pagnotta per conformarsi alla prima chiesa.....In un secondo tempo, dopo Zwingli (non dimentichiamo che i Calvino ne ereditò il pensiero e se non fosse morto Zwuingli non avremmo avuto il calvinismo, ma il zwinglismo....) si iniziò a dire che "li" NON c'era Gesù realmente presente, ma che assumeva una SIMBOLOGIA......naturalmente nessun Concilio fecero i Protestanti per stabilire tale dottrina del pensiero umano....... Analogamente siamo in buoni contatti anche con altre minoranze religiose; solo con le nuove sette finanziate dall’estero c’è qualche difficoltà. Noi non accettiamo nessun tipo di fondamentalismo. Qualcuno chiama il nostro ‘euroislam’ perché noi crediamo che gli insegnamenti del Corano si possano sposare con la tolleranza e la democrazia. Qualche esempio? Tutte le nostre cariche sono elettive; questo significa che per noi lo spirito democratico è insito nella religione che professiamo. Anche rispetto alle donne noi siamo molto liberali: nessun obbligo di veli o cose simili; addirittura abbiamo delle scuole per la formazione delle ragazze”.

Nessuno obietta che questa interpretazione dell’islam sia un po’ eretica? Il vice mufti sorride: “Niente affatto. È il Corano ad affermare che la religione deve essere libera. Se un musulmano abbandona la nostra fede per abbracciarne un’altra, noi non ci opponiamo alla sua scelta; ci interroghiamo su che cosa noi stessi non abbiamo fatto o abbiamo sbagliato tanto da indurlo a questa decisione”.

IL METROPOLITA ORTODOSSO

Il pastore della metà ortodossa del paese si chiama Anastasij. Non vive né nella cattedrale del cremlino in ricostruzione, né nella storica sede presso la baroccheggiante chiesa dedicata ai santi Pietro e Paolo, ma nel seminario. Si capisce subito che per lui il bene più prezioso sono i futuri sacerdoti ai quali è affidata la responsabilità di rivitalizzare una situazione religiosa pesantemente compromessa da decenni di ateismo militante. Qui come in tutto il resto della Federazione la stragrande maggioranza dei russi si dichiara ortodossa. Ma, specularmente a quanto accade ai tatari nei confronti dell’islam, la frequenza ai riti è minima e la rispondenza ai dettami morali della fede assolutamente insoddisfacente. Anche Anastasij afferma che la politica governativa ha dato buoni frutti, ma non dipinge un quadro completamente a tinte pastello. A suo parere un certo favore verso i musulmani si può registrare. A conferma della sua tesi espone i numeri delle moschee restaurate o ricostruite: 1.300, a fronte delle chiese ortodosse: 150. “Il problema degli spazi è decisivo per noi, perché senza strutture non possiamo di fatto impostare nessun tipo di lavoro educativo, soprattutto verso i giovani”.

Il vescovo ci accompagna in visita al seminario, la sua creatura più cara. Ci sono ottanta giovani che si stanno preparando al sacerdozio (occorrono cinque anni per diventare preti) e si sta approntando una struttura per le ragazze (molte di esse diventeranno le mogli dei preti). Ci sono biblioteche (con un importante deposito di libri antichi), una grande sala conferenze, persino un’aula computer. Anastasij conferma che i rapporti con i musulmani sono molto buoni, anche perché “entrambi dobbiamo affrontare gli stessi problemi legati alla perdita del senso religioso, al decadimento morale, alle difficoltà sociali ed economiche. Come loro dobbiamo anche noi opporci all’invadenza incredibile delle sette”.

Gli chiediamo se sarebbe stato contento di ospitare Giovanni Paolo II che nel 2003 voleva consegnare di persona l’icona della Madonna di Kazan. Anastasij si schermisce e sostiene che questi sono problemi di politica ecclesiastica che ben volentieri lascia ai suoi superiori di Mosca. A lui basta fare il suo lavoro in pace. Mosca è lontana e il vescovo di Kazan non ha certamente nulla di quella prevenzione anticattolica che spesso si respira nella capitale. Anzi, dichiara di essere molto amico del parroco cattolico della città e di collaborare con lui molto fruttuosamente.

IL PARROCO CATTOLICO

Ortodossi e musulmani non occupano per intero il panorama religioso del Tatarstan. Tra le minoranze spicca la parrocchia cattolica, da nove anni affidata a un sacerdote argentino, padre Diogenes Urquiza, della congregazione del Verbo incarnato. Tradizionalmente la comunità cattolica è composta da stranieri giunti fin qui per le più svariate ragioni: lavoro, deportazione, matrimonio, affari. Non possiedono ancora una chiesa, ma il comune sta deliberando di assegnare loro – in conformità alla politica generale di equidistante collaborazione con tutte le confessioni – un terreno nei pressi del centralissimo campo di basket.

Padre Diogenes ci accompagna in mezzo a ruderi di case diroccate fino a sbucare in uno spiazzo pieno di erbacce in mezzo al quale campeggia una croce. “Qui sorgeranno la chiesa cattolica e la casa parrocchiale”, dice soddisfatto. “C’è ancora qualche opposizione da parte della Chiesa dei Vecchi Credenti (uno scisma interno all’ortodossia), che hanno una loro chiesa qui di fianco, ma dovrebbero essere presto superate. Così potremo migliorare la nostra attuale collocazione, che è francamente piuttosto disagevole”. Altro che disagevole! L’antica e spaziosa chiesa cattolica è stata adibita in epoca sovietica a ospitare una turbina per le simulazioni del vento, che ora non si può più smontare, e l’attuale chiesa provvisoria è una cappella collocata all’interno del cimitero. “A parte che si tratta di una posizione piuttosto scomoda da raggiungere (ci sono dei fedeli che fanno ore di autobus e tram per arrivarci), il problema è che lo spazio è esiguo per le numerose attività che vorremmo fare. E poi, pensi a celebrare un battesimo o un matrimonio dentro il recinto di un cimitero!”.

DA MUSULMANA A SUORA

Ma non sono certo queste le cose che possono fermare l’iniziativa del giovane parroco, da qualche anno affiancato da due confratelli. Nessuna attività di proselitismo (tanto per usare l’aborrita parola che il patriarcato di Mosca sempre sventola per attaccare i cattolici), ma neppure rinuncia all’attività missionaria. Ci sono episodi di conversione, soprattutto dall’islam. Padre Diogenes ricorda il caso di un funzionario pubblico musulmano che era andato a trovarlo in visita di cortesia per la festa di Pasqua. Con la figlia. La quale è stata affascinata dalla liturgia cattolica e ha cominciato a fare domande su Gesù. Dopo un periodo di adeguata formazione, ha voluto il battesimo. Il padre si è comprensibilmente allarmato e ha chiesto al parroco di soprassedere almeno fino a quando la ragazza non avesse finito gli studi. Probabilmente pensava a una infatuazione giovanile, che sarebbe ben presto passata. Quando, però, la giovane ha deciso definitivamente di battezzarsi, il padre non ha opposto resistenza. Sarà pure che il “modello di convivenza” del Tatarstan è un fattore di propaganda del governo; sta di fatto che una tolleranza di questo tipo nella quasi totalità dei paesi a maggioranza islamica è del tutto impensabile. La giovane ex musulmana ora si prepara a diventare suora.

ORTODOSSI E CATTOLICI ASSIEME

Sul fronte dei rapporti cattolico-ortodossi la situazione di Kazan è lontana mille miglia dalle asprezze che si respirano a Mosca. Già abbiamo detto dell’amicizia tra padre Diogenes e il metropolita Anastasij, ma anche a livello parrocchiale succedono cose sorprendenti. Una sera prendiamo la macchina e con padre Diogenes ci avviamo al lager. Con questa triste parola in Russia oggi si indica semplicemente il campeggio estivo dei ragazzi. Arriviamo a una vecchia struttura sovietica, col ritratto di Lenin che campeggia sull’entrata. In baracche malamente riadattate a dormitorio e cucina, una trentina di bambini si prepara alla festa conclusiva del campeggio. La cosa che colpisce è che sono ragazzi della parrocchia cattolica e di quella ortodossa assieme. Quando il programma prevedeva il catechismo, l’hanno fatto assieme se la lezione non presentava difficoltà dogmatiche, e separati se c’era qualcosa di specifico da spiegare.

Poco prima della festa attorno al fuoco arriva anche padre Ioann, il parroco ortodosso, accompagnato dalla biondissima moglie e dall’ultima dei quattro figli (i primi due – come da tradizione – sono in seminario e la terza ha partecipato al campeggio). È un fiume in piena, padre Ioann, e ci tiene a far sapere che lui è orgoglioso della collaborazione con il prete cattolico ed è ben contento di riaffermare così un’unità sostanziale tra le due confessioni. Alla fine vuole sigillare con il più classico dei brindisi russi la sua amicizia con i cattolici, compresi il giornalista che è arrivato dall’Italia e chi lo accompagna per le traduzioni. In una precaria sala da pranzo minacciata da insetti di tutti i tipi, alza la tazza di plastica che funge da calice e brinda all’amicizia con padre Diogenes e i suoi confratelli. Se anche i suoi due figli, futuri preti, saranno come lui, ci saranno più spazi di dialogo e libertà per tutti.

I DIECIMILA EBREI

Altra minoranza importante di Kazan è quella ebraica. La sinagoga, con annesso centro culturale, scuola e sala riunioni, è molto ben tenuta e in stile occidentale. La direttrice del centro ebraico ci dice che i ragazzi che frequentano la scuola media sono circa 500, e altrettanti quelli del centro giovanile. In tutto la comunità ebraica di Kazan assommerebbe a circa diecimila persone. Ovviamente, commenta il barbuto rabbino capo, di nome di Yitzchak Gorelik, la frequenza alla sinagoga per molti è solo celebrazione di momenti centrali dell’esistenza: matrimoni e funerali. Anche lui è soddisfatto della tollerante politica governativa che consente ai credenti di tutte le religioni di “sentirsi a Kazan come a casa propria. Certo, non possiamo pregare assieme ai fedeli di altre religioni, ma ci rispettiamo vicendevolmente. Sono qui da sette anni e non ricordo un solo episodio in cui noi ebrei siamo stati offesi in qualche modo”. [...]

Il nostro viaggio si conclude con l’incontro con Igor Kornilov, responsabile del “soviet po delam religij” la consulta per gli affari religiosi. Il suo ufficio è nella torre d’entrata al cremlino e ci riceve con in mano un sacco di dati statistici sulla situazione delle religioni in Tatarstan e qualche pubblicazione scientifica. Anche all’obiezione che ci sia di fatto una preferenza statale per i musulmani ha una risposta pronta: “Perché ci sono più moschee che cattedrali? Costruire una moschea è più facile ed economico. E poi l’organizzazione musulmana è distribuita più capillarmente di quella cristiana, per cui una moschea è necessaria per un ambito più ristretto di quanto richieda l’organizzazione territoriale ortodossa”.

Forse non è proprio così. Ma ciò che importa è che, se il Tatarstan non è il paradiso in terra, almeno è una strada di convivenza che finora si è dimostrata percorribile e fruttuosa per tutti.

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Il quotidiano su cui è apparso, sabato 31 luglio 2004, il reportage di Pigi Colognesi:

> "il Foglio"

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Una selezione degli articoli apparsi in questo sito sui rapporti tra cattolicesimo e ortodossia:

> Focus su CHIESE ORIENTALI

Sull’islam:

> Focus su ISLAM

Sull’ebraismo:

> Focus su EBREI

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