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ATTENZIONE: sondaggio DOXA di Messainlatino per saggiare la cattolicità degli italiani

Ultimo Aggiornamento: 22/10/2009 17:42
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Risultati del sondaggio assolutamente eccezionali!

Di seguito trovate i risultati del sondaggio commissionato alla DOXA (cliccateci sopra per ingrandirli). Ecco un primo commento esplicativo.

La prima domanda serviva a discriminare il campione di intervistati, limitando l'interesse soltanto a chi si considera cattolico. E' preoccupante che solo poco più di tre quarti di italiani senta ancora di appartenere alla religione cattolica.

Il dato è più basso di altri sondaggi, sia perché è più recente (e la tendenza, si sa, è negativa), sia soprattutto perché gli altri sondaggi formulano così la domanda: "Lei si sente: cattolico-protestante-musulmano-buddista-non appartenente a nessuna religione-altro (quale)"; per cui la risposta "cattolico" è in quel caso quasi indotta da una comparazione negativa con altre religioni da cui ci si sente più distanti. La domanda: "Si considera cattolico? Sì-No" è invece certamente più 'impegnativa' ed equivale ad una sorta di professione di fede. Che molti, purtroppo, non si sentono più di fare.

Le restanti domande erano limitate ai cattolici.

La seconda, inerente l'attuale pratica religiosa (novus ordo) è in linea con i più recenti sondaggi.
Tra i cattolici, circa il 51% va a messa almeno una volta al mese. Il che significa, considerato l'insieme della popolazione (ossia anche i non cattolici) che circa il 38% degli italiani mette piede in chiesa almeno una volta al mese.

Ma queste prime domande ci interessavano relativamente, e servono a meglio inquadrare le risposte alle seguenti. E qui cominciano incredibili sorprese.

La prima: solo il 58% dei cattolici (e 64% dei praticanti almeno 1 volta al mese) ha sentito parlare del motu proprio e della possibilità di avere il rito antico. In Francia, secondo l'analogo sondaggio commissionato da Paix Liturgique, il risultato per i praticanti si attestava all'82%!

Questo significa due cose evidenti.
La prima, che i sacerdoti mediamente svolgono poca o nessuna non diciamo promozione, ma anche solo informazione circa il motu proprio (lo scarto informativo, tra praticanti e non, è solo del 6%). E poi non chiamatela congiura del silenzio...
Secondo punto: c'è un'ignoranza estremamente diffusa sul punto, che chiaramente impedisce il liberarsi di forze ed energie in favore di un ritorno della Messa antica e, soprattutto, comporta il permanere di pregiudizi anacronistici circa il fatto che il rito di sempre sia abrogato, vietato, proibito, contro il Papa e la Chiesa, e simili. Il che non fa che aumentare le difficoltà di applicazione del motu proprio, per semplice ignoranza dello stesso (con l'interessata connivenza, lasciatecelo dire, di molti reticenti prelati che, invece, non lo ignorano affatto).

Ma i numeri son galantuomini: e alla quarta domanda, un incredibile 71% di cattolici dice che troverebbe perfettamente normale che nella propria parrocchia convivessero le due forme del rito romano. D'altro canto, i tradizionalisti mica lasciano le panche delle chiese sporche... A fronte di un 6-7% di indecisi, solo il 22-24% troverebbe ciò anormale. E, sorpresa, in questo gruppetto di opposizione sono in maggioranza le donne, della fascia sotto i 55 anni di età. Avete presente il tipo: la catechista, la lettrice, la ministra straordinaria della comunione, la tuttofare, la faccendiera della parrocchia, l'animatrice dei battimani bambocceschi. Insomma, quel genere di persone che, in assoluta minoranza, hanno però forza intimidatrice verso il parroco che non volesse piegarsi a quel che voglion loro.

Ma una maggioranza schiacciante come il 70 e più percento, cui la convivenza con la Messa antica pare cosa buona e giusta, è tale da rendere non solo pretestuosa, ma insignificante ogni minaccia della pasionaria di turno.

E veniamo infine all'ultima domanda. Qui, i risultati sono talmente insperati che, se non fosse perché il sondaggio l'ha fatto la DOXA, che vi spende tutta la sua credibilità, essi sembrerebbero artefatti.

Sì: perché il 21% di tutti i cattolici (cifra che sale al 40% tra i cattolici che frequentano tutte le domeniche) hanno detto che, se la trovassero nella loro parrocchia, essi preferirebbero andare, tutte le settimane, alla Messa di S. Pio V.

Sapete di che cifre parliamo, in termini assoluti? Sono 9 milioni di italiani che vorrebbero andare ogni settimana alla Messa di sempre. E' assolutamente ENORME

E non solo: se consideriamo quelli che frequentano almeno una volta al mese, la percentuale sale al 33% di tutti i cattolici (e al 63% di quelli che frequentano almeno una volta al mese).

Forse non avete capito, tanto è incredibile: 2 PRATICANTI SU 3 ANDREBBERO ALLA MESSA TRIDENTINA ALMENO UNA VOLTA AL MESE, se l'avessero in parrocchia. Due su tre, capite? Di tutti quelli che vedete alle messe!

Aggiungendo ai praticanti settimanali della Messa tridentina (se ci fosse) questi frequentanti mensili, e dividendoli per 4 (perché in un mese ci sono 4 settimane), abbiamo che in media, ogni settimana, 12 milioni di cattolici sceglierebbero la Messa di sempre. Un italiano su cinque, atei e musulmani compresi!

E vi anticipiamo un dato ulteriore, che pubblicheremo più avanti: una piccola, ma significativa minoranza di persone che non vanno mai a Messa, ci andrebbe invece frequentemente se trovasse la Messa di sempre. E non parliamo di dieci-venti ultras tridentini, ma di non poche centinaia di migliaia di persone.

In definitiva, lo scopo del sondaggio è stato ampiamente raggiunto e superato: chi potrà mai più dire che in Italia la Messa tradizionale in latino non interessa quasi a nessuno?









DATI TECNICI

Paix Liturgique e Messainlatino.it hanno commissionato a Doxa il sondaggio di opinione relativo all’introduzione della liturgia tradizionale nella celebrazione della Messa. L’approfondimento ha riguardato il livello di conoscenza del messaggio di Papa Benedetto XVI del luglio 2007 e l’ipotesi di adesione alla Messa "straordinaria".

La ricerca è stata svolta attraverso 1.001 interviste telefoniche CATI (Computer Assisted Telephone Interview) a campione rappresentativo della popolazione italiana di 15 anni ed oltre. La rappresentatività del campione è stata definita sulla base delle variabili area geografica, ampiezza centri, sesso, età, istruzione, condizione occupazionale.





Un grazie ai due siti, o meglio a quanti, dietro questi due siti, hanno portato a compimento questo immane lavoro....

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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17/10/2009 22:00
 
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Le notizie dai Media:

Papa/ Sondaggio Doxa: Cattolici italiani a favore di messa latino

Il rilevamento commissionato da associazione 'Paix Liturgique'


Le 'messa in latino' non dispiace ai cattolici italiani.
E' quanto emerge da un sondaggio commissionato alla Doxa dall'associazione Paix Liturgique.
Il rilevamento Doxa ha riguardato il livello di conoscenza del messaggio di Papa Benedetto XVI del luglio 2007 e l'ipotesi di adesione alla Messa 'straordinaria'.
I risultati mostrano che il 58% dei cattolici italiani ha sentito parlare dell'introduzione della liturgia tradizionale da parte di Papa Benedetto XVI, con quote più elevate nel Nord Ovest (63%) e più basse nel Nord Est (52%); la notorietà della liturgia tradizionale raggiunge il 64% fra quanti si recano più spesso a Messa. Il 71% dei cattolici considera normale che nella propria parrocchia possano essere celebrate entrambe le forme liturgiche, la ordinaria e la straordinaria, con livelli di maggiore accettazione tra gli anziani (76% per quanti hanno più di 54 anni), e senza diversità di quota (71%) fra quanti vanno più spesso a Messa. Se nella propria parrocchia venisse celebrata la Messa straordinaria, senza sostituirsi alla Messa ordinaria, il 21% dei cattolici dichiara che ci andrebbe tutte le settimane, il 12% ogni mese. Fra quanti frequentano di più, il 63% ci andrebbe almeno ogni mese (40% ogni settimana e 23% ogni mese).
Non si ravvisano diversità di opinioni e intenzioni a livello di area geografica; rispetto invece alle fasce di età, si osserva una maggiore accettazione da parte degli adulti di età più avanzata, ma una decisamente minore adesione da parte delle giovani ragazze (da 15 a 34 anni) e da parte delle donne adulte (da 35 a 54 anni).
Il sondaggio, diffuso mentre a Roma è in corso un convegno sul motu proprio 'Summorum pontificum' che ha liberalizato il messale pre-conciliare, è stato svolto attraverso 1.001 interviste telefoniche CATI (Computer Assisted Telephone Interview) a campione rappresentativodella popolazione italiana di 15 anni ed oltre, dal 24 al 27 settembre 2009. La rappresentatività del campione è stata definita sulla base delle variabili area geografica, ampiezza centri, sesso, età, istruzione, condizione occupazionale.

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ANTEPRIMA/ Gli italiani vogliono la messa in latino

Nove milioni di italiani vorrebbero la Messa antica. Sono i risultati clamorosi del sondaggio Doxa pubblicato in esclusiva da Affaritaliani.it

Sabato 17.10.2009 15:09


CLICCA QUI PER GUARDARE LE TABELLE
Nove milioni di italiani vorrebbero la Messa antica. Sono i risultati clamorosi dell'indagine Doxa pubblicato in esclusiva da Affaritaliani.it.


Queste le domande del sondaggio:

1) Si considera cattolico?
2) Quanto spesso va alla Messa
3) E' al corrente della liberalizzazione della Messa tradizionale in latino da parte di Benedetto XVI?
4) Troverebbe normale la coesistenza nella Sua parrocchia della Messa moderna in italiano e di quella antica in latino e canto gregoriano?
5) Se fosse disponibile nella Sua parrocchia, andrebbe alla Messa tradizionale in latino e con che frequenza?

(il resto è quanto pubblicato in apertura)

Fraternamente CaterinaLD

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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Piccola rassegna stampa sul sondaggio


Ecco l'articolo forse più importante di tutti sul sondaggio. Non perché sia il più interessante: anzi si distingue per asciuttezza e minimalismo. Ma per la testata che lo pubblica. Il fatto che Avvenire, quotidiano ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana, dia comunicazione di un sondaggio che mostra l'ampiezza di interesse tra i cattolici italiani per il rito tradizionale (1 su 5 di tutti i cattolici, non praticanti inclusi) e l'enorme percentuale che vedrebbe come assolutamente normale la coesistenza dei due riti, è una pietra miliare. Da un lato, conferisce autorevolezza a questo sondaggio agli occhi dei vescovi (l'autorevolezza ce l'avrebbe di suo, perché l'ha fatto la DOXA; ma si sa, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire). Dall'altro lato, e forse ancor più importante: il fatto che Avvenire non possa permettersi più di passare totalmente sotto silenzio certe notizie 'disturbanti' mostra a tutti, e ai vescovi in primo luogo, che l'aria sta cambiando. E che conviene loro fiutarla, e adeguarsi.


Salutiamo quindi con favore questo articolo di Cardinale, che potete leggere cliccando sull'immagine. Il minimo sindacale, certo: ma è già insperato.


***

Leggete poi l'articolo di Socci su Libero di ieri. Lo trovate a questo LINK. E' semplicemente stupendo. E non dimenticate di pregare per la salute di sua figlia.

Sempre su Libero è apparso ieri un dettagliato resoconto sul sondaggio. Cercheremo di metterlo in linea


***

Infine,  gli atei e razionalisti dell'UAAR. Si felicitano che i cattolici son sempre meno, ma intanto prendono altro che essi sono sempre più conservatori e tridentini:


Italiani sempre meno cattolici, ma cattolici sempre più conservatori

Il 24% degli italiani preferisce non dichiararsi cattolico: un percentuale che sale al 37% nella fascia degli uomini tra i 15 e i 34 anni. E’ il dato più interessante di un sondaggio commissionato da Messa in latino all’istituto demoscopico Doxa. Il numero di italiani che frequenta la messa domenicale sarebbe del 26%. A sorpresa, tuttavia, i due terzi dei cattolici praticanti si sono dichiarati favorevoli alla messa in latino.



Fraternamente CaterinaLD

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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Un'analisi scientifica di un sondaggio scientifico

Il prof. Massimo Introvigne (nella foto) è uno dei massimi sociologi delle religioni. Abbiamo quindi sollecitato la sua attenzione sul sondaggio sull'interesse per la Messa antica e ci ha fatto il regalo di questa analisi, apparsa sul sito del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni). Essa si distingue da tutte le altre per il carattere eminentemente scientifico e dottorale e, proprio per questo, fornisce chiavi di lettura che sicuramente sfuggirebbero ai più. Di qui l'interesse tutto particolare per il breve saggio. Ad esempio, Introvigne ci spiega il fenomeno dell'over reporting: in un paese che, tutto sommato, è ancora relativamente cattolico, si tende a dichiarare una frequenza alla Messa superiore a quella effettiva.
 
Questo significa alcune cose: che siamo un paese di gente un po' pigra, che a messa vorrebbe andare ma finalmente non va. Significa anche che l'osservanza del precetto domenicale è ancora sentita (ma per quanto?) come un dovere, la cui trasgressione crea un qualche senso di vergogna e non la si confessa all'intervistatore. Buon segno! In paesi più secolarizzati può succedere perfino il contrario: chi va a messa non lo dice, perché si ha vergogna d'esser considerati bigotti.

Altro punto di sicuro interesse: la critica del metodo con cui è stata posta la domanda inerente la conoscenza del motu proprio: domanda - dice - in qualche modo suggestiva, che porta cioè a risposte positive ("sì, conosco") più alte della realtà. E conclude quindi che le percentuali di risposta positiva (58% tra i cattolici, 64% tra i praticanti) andrebbero ridimensionate. Se così è, quella che a noi già sembrava una circostanza molto grave perché denota l'assenza di informazione a livello ecclesiale (abbiamo parlato di 'congiura del silenzio') è anche peggiore di quanto appaia dal sondaggio.

Infine, non possiamo non convenire con questa (amara) osservazione di Introvigne: "È probabile che se analoga inchiesta fosse stata svolta tra i sacerdoti o fra i vescovi italiani le percentuali di favorevoli alla Messa tradizionale sarebbero state ben minori, il che mostra bene una certa differenza di percezione fra il popolo cattolico e i suoi pastori". Sarebbe davvero divertente ripetere il sondaggio in C.E.I...



A chi piace il Motu proprio. Un’indagine sulla Messa tradizionale in Francia e in Italia

di Massimo Introvigne

L’associazione Paix Liturgique e il sito
messainlatino.it hanno fatto realizzare dalla Doxa nel settembre 2009 un’indagine sul Motu proprio Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI, del 7 luglio 2007, che liberalizza la possibilità di celebrare la Messa tradizionale con il rito detto di San Pio V, impropriamente chiamata «Messa in latino» (dal momento che, evidentemente, anche la Messa con il nuovo rito detto di Paolo VI può essere celebrata in latino). L’indagine si segnala per la serietà dell’istituto che l’ha condotta, e ha il vantaggio di poter essere paragonata a una ricerca consimile realizzata per Paix Liturgique da un istituto ugualmente prestigioso, CSA, nel settembre 2008. Volutamente, non prendo in considerazione analoghe indagini svolte negli Stati Uniti, sia perché sono diverse queste ricerche sia perché la diffusione delle Messe tradizionali e l’atteggiamento del clero e dei vescovi negli Stati Uniti sono piuttosto diversi rispetto all’Europa.

1. L’indagine è stata realizzata con metodo CATI (computer assisted telephone interviews, cioè attraverso telefonate sulla base di un campione casuale bilanciato) e ha anzitutto accertato che il 76% degli italiani si definisce cattolico e che, all’interno di questo 76%, il 35% dichiara di andare a Messa ogni settimana e il 16% ogni mese, per un totale di «praticanti almeno mensili» del 51% di quanti si definiscono cattolici, dunque del 38,7% del campione totale.

Va rilevato che scopo della ricerca non era verificare quanti sono gli italiani che si definiscono cattolici, o che dichiarano di andare a Messa (quest’ultima cifra, come è noto, è diversa da quella degli italiani che vanno a Messa, giacché è pure necessario cercare di misurare il fenomeno dell’over-reporting, cioè la percentuale di quanti affermano di andare a Messa nelle interviste ma di fatto non ci vanno). Per una piena comparazione con indagini precedenti sarebbero state necessarie domande di controllo, approfondimenti e anche un campione più esteso. I dati sono comunque abbastanza in linea con altre indagini degli ultimi anni specificamente consacrate a questi temi.

2. Una ulteriore domanda, formulata ai soli cattolici, dopo avere enunciato in breve – ma con precisione – il contenuto del Motu proprio di Benedetto XVI, chiedeva: «Lei ne ha sentito parlare?».
Su questa domanda si devono fare molte riserve.
Si tratta, infatti, di un quesito pericolosamente al limite della domanda suggestiva. Volendo accertare se la popolazione ha sentito parlare di qualcosa occorre infatti evitare di descrivergli prima questo qualcosa nei dettagli, ingenerando l’ovvio desiderio di non mostrarsi ignorante o poco informato. Si può comunque, anche se con ampie riserve, ricavare da questo quesito una linea di tendenza, secondo cui il Motu proprio è meno noto nel 2009 ai cattolici italiani che dichiarano una pratica almeno mensile (64%) di quanto lo fosse nel 2008 ai loro omologhi francesi (82%). La linea di tendenza interessa qui più delle percentuali che, in ragione della formulazione della domanda, appaiono senz’altro troppo elevate.

3. In Italia il 71% di chi si dichiara cattolico afferma di trovare normale che la Messa con il rito detto di San Pio V, che il Motu proprio chiama «straordinario», possa essere celebrata nella sua parrocchia (il dato non varia tra chi dichiara e chi non dichiara una pratica almeno mensile). Chi giudica la presenza della Messa tradizionale «anormale» (una sacca di resistenza «progressista») rappresenta il 22% fra coloro che si dichiarano cattolici e sale al 24% fra i cattolici che dichiarano una pratica almeno mensile.
In Francia sono di meno i cattolici (62%) e rispettivamente i praticanti dichiarati (61%) che trovano normale l’inserimento «nelle principali chiese della vostra diocesi» del rito straordinario accanto a quello ordinario e cresce in modo significativo la resistenza al Motu proprio che ne trova l’applicazione «anormale» (30% dei cattolici e 34% dei praticanti).
Dall’indagine italiana emergerebbero anche indicazioni su dove – per sesso, età e geografia – sarebbero più presenti queste resistenze, ma l’esiguità del campione, se lo si riferisce all’intero territorio nazionale, invita a non trarne immediate conclusioni.

4. Colpirà certo l’attenzione il numero elevato di persone che si dichiarano disposte a partecipare a Messe in rito straordinario se queste fossero celebrate nelle loro parrocchie. Fra coloro che si dichiarano cattolici in Italia il 21% ci andrebbe ogni settimana e un altro 12% almeno ogni mese. Fra chi dichiara una pratica almeno mensile la prima percentuale sale al 40% e la seconda (che evidentemente va aggiunta alla prima per avere i potenziali frequentatori almeno mensili di Messe tradizionali) al 23%, il che ci direbbe che una solida maggioranza dei cattolici praticanti (63%) parteciperebbe almeno una volta al mese a una Messa tradizionale se gli fosse offerta nella sua parrocchia.
Ci andrebbero anche parecchi non praticanti.
Sarebbe naturalmente sbagliato trarre conclusioni troppo frettolose sulla futura messa in pratica di queste intenzioni. In genere chi si esprime su possibilità ipotetiche manifesta le sue simpatie e aspirazioni, ma quanto alla loro traduzione in comportamenti concreti non vi sono mai garanzie e sono necessarie ulteriori verifiche.

Comunque sia, davvero spettacolare è la differenza con la Francia del 2008 dove il 63% italiano che, fra chi si dichiara praticante, afferma che parteciperebbe alla Messa con rito straordinario almeno mensilmente si riduce al 34%, e all’analogo 33% italiano riferito all’insieme dei cattolici (compresi dunque coloro che non si affermano praticanti) corrisponde un misero 7%.

5. Nonostante le riserve su alcune domande, e sull’uso spericolato che di alcuni dati potrebbe essere fatto in futuro da qualche giornalista che ha meno familiarità con le indagini sociologiche in tema di religioni, si deve essere grati a chi ha commissionato ed eseguito l’indagine che, al netto dei suoi problemi interni, ci dice con un buon grado di attendibilità tre cose interessanti.

La prima è che ci sono in Italia molti cattolici interessati alla Messa tradizionale e almeno teoricamente disponibili a parteciparvi.
Benché prima del Motu proprio (per la verità, anche dopo) il numero di Messe tradizionali celebrato in Italia non sia stato elevatissimo, la maggioranza dei cattolici praticanti si dichiara interessata a parteciparvi con una certa frequenza e manifesta un forte interesse per questa liturgia.
Chi alla lettura di questa indagine affermerà che di questa opinione maggioritaria i vescovi italiani dovrebbero in qualche modo tenere conto da molti punti di vista non avrà torto. La Messa tradizionale non è la Messa di pochi nostalgici, non interessa a «quattro gatti» ma è vista con favore e disponibilità dalla maggioranza dei cattolici italiani che si dichiarano praticanti. È probabile che se analoga inchiesta fosse stata svolta tra i sacerdoti o fra i vescovi italiani le percentuali di favorevoli alla Messa tradizionale sarebbero state ben minori, il che mostra bene una certa differenza di percezione fra il popolo cattolico e i suoi pastori.

La seconda è che vi è una sacca di cattolici progressisti che ha assorbito l’ostilità di molte élite cattoliche italiane nei confronti della Messa tradizionale. Questa sacca non è maggioritaria ma non è neppure insignificante, e sfiora il quarto dei cattolici praticanti. Anche di questa frazione dei cattolici italiani – più vicina alle idee manifestate privatamente e pubblicamente da molto clero – si deve tenere conto, non scambiandola per maggioritaria (non lo è) ma neppure considerandola inesistente.

La terza – forse il dato più rilevante e meglio documentato dell’inchiesta – è la rilevante differenza fra Italia e Francia.
È probabile che i francesi conoscano di più l’esistenza del Motu proprio, ma la resistenza alle indicazioni di Benedetto XVI è assai più forte che in Italia, e il numero di coloro che si dichiarano insieme praticanti e disponibili a partecipare alla Messa tradizionale è quasi dimezzato rispetto a quello italiano.
La disponibilità verso la Messa celebrata con rito straordinario tra i cattolici in genere (non praticanti compresi) è quasi cinque volte più bassa rispetto all’Italia. La spiegazione di questo dato richiede strumenti qualitativi, non solo quantitativi, e certo anche ulteriori indagini. In prima battuta si potrebbe dire che confermi l’egemonia culturale del progressismo cattolico, la cui ostilità alla Messa tradizionale è pressoché proverbiale, non solo nel clero ma anche tra i fedeli francesi.
Senonché questo spiega la percentuale molto bassa tra i non praticanti (3%) e fra i cattolici francesi in genere, dove i non praticanti sono la grande maggioranza.
Spiega meno la percentuale, non insignificante (comunque, un buon terzo del pusillus grex dei praticanti francesi dichiara che parteciperebbe a Messe tradizionali) ma dimezzata rispetto all’Italia, tra chi dichiara una pratica almeno mensile.

Sappiamo infatti da altre indagini che tra coloro che manifestano idee cattolico-progressiste in Francia la pratica della Messa non è frequentissima.
Questo obbliga a concludere che anche in un pubblico che non si può considerare tout court come «progressista» la disponibilità verso la Messa tradizionale in Francia è molto minore che in Italia.

Il singolare dato richiede ulteriori indagini per essere spiegato. Senza assolutamente suggerire che si tratti dell’unica causa, mi chiedo se la polarizzazione del dibattito in chiave polemica – molto più frequente in Francia rispetto all’Italia anche sui grandi media –, se ha reso il Motu proprio più noto, non abbia ingenerato tra i fedeli francesi un collegamento almeno psicologico che equipara, certo in modo improprio, «partecipanti a Messe tradizionali» e «lefebvriani», così che molti cattolici non progressisti potrebbero manifestare reticenze verso la Messa tradizionale proprio perché non vogliono essere identificati con i lefebvriani.

Semplici ipotesi, tutte da verificare. Nel frattempo non resta che prendere atto che quello della Messa tradizionale non è un tema «di frangia» ma suscita un forte interesse tra i cattolici, di qua e di là delle Alpi.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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