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Maria Assunta in Cielo ED IMMACOLATA (il culto mariano, la dottrina il dogma)

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2013 14:32
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[SM=g1740717] Il dogma dell’Immacolata Concezione:
Storia, teologia e attualità
di padre Stefano De Fiores

(v. anche video della relazione tenuta nella Conferenza del 18 e 19 novembre 2004 )

Eleviamoci alla contemplazione del capolavoro di Dio Trinità: Maria immacolata, Madre di Gesù, da sempre amata dal Padre, plasmata e resa nuova creatura dallo Spirito Santo! Questa è la fede dell’oriente e dell’occidente cristiano, che si è fatta strada faticosamente lungo i secoli cristiani.

Siamo abituati al pensiero dell’Immacolata Concezione come verità di fede. Dobbiamo abituarci ad approfondirla in altre direzioni. Una poetessa la vede come il «bacio santo di Dio alla carne della Vergine Maria». Nel XXI congresso mariologico internazionale, svoltosi a Roma dal 4 al 7 dicembre 2004, un teologo del Marianum (p. Perrella) presentava la Concezione immacolata di Maria come «codice della santità originaria» che neutralizza il codice della fallibilità umana rappresentato dal peccato originale, o come «memoria del mondo che Dio voleva realizzare, non semplice verità razionale ma «evento salvifico» che esalta la trascendenza di Dio e la gratuità della sua grazia. Nel 1760 il sacerdote ascolano Francesco Antonio Marcucci, poi vescovo di Montalto, parlava dell’Immacolata come del «sacrosanto e illibato mistero».[1] Il teologo Sesboüé la vede non come eccezione o privilegio, ma come esigenza cristologica, cioè come «l’incidenza nella salvezza personale di Maria della sua vocazione di madre del Cristo» o «il riversarsi della santità unica del Figlio sulla santità ricevuta da sua madre».[2]

È una visione stupenda che ci fa dimenticare per qualche momento la nostra società con le sue brutture e la sua malvagità, con la sua corruzione e con i suoi circoli diabolici. Nella tensione tra il bene e il male, oggi particolarmente acutizzata, e dalla «considerazione del mondo come un grande poligono di lotta di tutti contro tutti» (Giovanni Paolo II) l’Immacolata ci insegna a non essere conniventi con nessuna forma di peccato e a deciderci per il bene.

A lei apparsa a Lourdes nella grotta di Massabielle come Immacolata Concezione, salga la poesia musicata egregiamente da Lorenzo Perosi:

Neve non tocca la tua veste appare,
cingi una zona del color del mare.
E a quei che a tanta altezza t’ha levata,
volgi gli occhi soavi, o Immacolata.
Più ti contemplo e dal caduco limo
più libero mi sento e mi sublimo.

Sono trascorsi 150 anni da quando Pio IX, papa dal 1846 al 1878 (32 di pontificato, il più lungo della storia) definì solennemente il dogma dell’Immacolata Concezione (8 dicembre 1854) chiudendo una lunga e talvolta accesa controversia teologica:

Dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina, la quale ritiene che la beatissima vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente ed in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, sia stata preservata immune da ogni macchia della colpa originale, è rivelata da Dio e perciò da credersi fermamente e costantemente da tutti i fedeli» (Bolla Ineffabilis Deus).[3]

Lasciamo che lo stesso beato Pio IX ci racconti, come ha fatto nel 1857 alle Suore del Buon Pastore di Imola, quanto sperimentò al momento della definizione, cioè uno stato chiaramente mistico di intima comunicazione con il mistero primordiale della Madre del Signore:

Quando incominciai a pubblicare il decreto dogmatico, sentivo la mia voce impotente a farsi udire alla immensa moltitudine che si pigiava nella Basilica Vaticana; ma quando giunsi alla formula della definizione, Iddio dette al suo Vicario tal forza e tanta soprannaturale vigoria che ne risuonò tutta la Basilica. Ed io fui tanto impressionato da tal soccorso divino che fui costretto a sospendere un istante la parola per dare libero sfogo alle mie lagrime. Inoltre, mentre Dio proclamava il dogma per bocca del suo Vicario, Dio stesso dette al mio spirito un conoscimento sì chiaro e sì largo della incomparabile purezza della santissima Vergine, che inabissato nella profondità di questa conoscenza, cui nessun linguaggio potrebbe descrivere, l’anima mia restò inondata di delizie inenarrabili, di delizie che non sono terrene, né potrebbero provarsi che in cielo… [4]

1. Prospettiva ecclesiologica: Immacolata Concezione evento ecclesiale

Pio IX chiudeva così un lungo processo in cui sono confluite tre forze portanti, senza le quali non si sarebbe giunti a quella definizione: il popolo cristiano con il suo sensus fidei, i teologi con la soluzione dei nodi dottrinali e il magistero della Chiesa con il suo ruolo moderatore che si pronuncia in forma definitiva nel 1854.[5]

Proprio questi tre fattori rendono il dogma dell’Immacolata Concezione un evento ecclesiale o un fatto di Chiesa (Factum Ecclesiae).

1.1. Influsso prioritario del popolo

Un dato chiaro si evince dalla storia del dogma dell’Immacolata concezione: la precedenza del senso cristiano popolare [6], intuitivamente a favore del privilegio mariano. Non è certo facile documentare la fede popolare in quanto essa non si è espressa con scritti, ma con fatti, attività e iniziative di ordine cultuale o artistico. Spesso dovremo accontentarci della testimonianza indiretta offertaci da teologi siano essi favorevoli o critici nei riguardi della fede popolare.

La prima intuizione circa l’origine straordinaria e santa di Maria si trova nel Protovangelo di Giacomo o Natività di Maria, sorto nel II secolo in ambiente popolare, che racconta in un genere letterario certamente fantasioso, la concezione di Maria da parte di Anna mentre Giacchino è ancora nel deserto, cioè senza incontro sessuale e quindi senza contaminazione legale.[7] Pur non specificando l’assenza di peccato originale in Maria, rappresenta «una prima presa di coscienza intuitiva e mitica della santità perfetta e originale di Maria nella sua stessa concezione».[8]

Poi si radica nei fedeli la convinzione sulla santità di Maria, poiché i padri abbondano nell’esaltare la Tuttasanta con «epiteti ornanti» confermando l’alta idea che il popolo si era fatta di lei. Ma bisogna aspettare il secolo XI perché alcuni teologi testimonino il ruolo trainante del popolo cristiano nella maturazione della teologia dell’Immacolata concezione. Si evidenzia un crescendo nel comportamento del popolo, che in un primo momento celebra senza problemi la festa della Concezione, poi si scandalizza allorché viene negato il privilegio mariano, infine reagisce anche violentemente contro gli assertori del peccato originale in Maria.

Il benedettino Eadmero († ca. 1134), discepolo di s. Anselmo, nel suo Trattato sulla concezione della b. Maria vergine oppone «la pura semplicità e l’umile devozione» dei poveri, i quali celebrano la festa della Concezione della Madre di Dio, alla «scienza superiore e disquisizione valente» dei ricchi ecclesiastici o secolari, che aboliscono la festa dichiarandola priva di fondamento».[9] Eadmero opta senz’altro per i semplici, perché a loro e non ai superbi Dio si comunica, e «mosso dall’affetto della pietà e della sincera devozione per la Madre di Dio» si pronuncia per la concezione di Maria libera da ogni peccato.

Nel 1435, durante il concilio di Basilea, il canonico Giovanni di Romiroy si appella alla devozione popolare come al primo motivo che deve indurre i padri conciliari a porre fine alla controversia circa l’Immacolata concezione. Si toglierebbe così l’occasione di scandalizzare il popolo cristiano, che viene offeso quando sente affermare che Maria è stata macchiata dal peccato originale.[10]

Nel corso dei secoli la fede popolare si conferma a favore dell’Immacolata concezione, nonostante l’opposizione di una parte della teologia dotta. Nel Quattrocento la controversia sull’Immacolata concezione si acuisce soprattutto in occasione di dispute organizzate in cui intervengono i fautori delle due posizioni pro o contro. I fedeli che assistono reagiscono in genere a favore del privilegio mariano. Sono note la disputa di Imola (1474-75) da cui uscì vittorioso il domenicano Vincenzo Bandello, quella di Roma (1477) indetta da Sisto IV tra Bandello e il ministro generale dei minori Francesco Sanson che riportò la vittoria, quelle di Brescia, Ferrara, Firenze..., tutte della seconda metà del secolo.[11] Tali dispute, e altrettanto si dica della predicazione, sono cause di scandalo o di violenze da parte dei fedeli, che per esempio rumoreggiano e vogliono lapidare il predicatore Battista da Levanto che si rifiuta di asserire apertamente il privilegio, o costringono alla prova del fuoco...[12] Ma qui il senso dei fedeli non può essere preso in considerazione perché appare troppo diviso per l’una o l’altra sentenza.

Progressivamente la posizione immacolista guadagna spazi più vasti. Nel Cinquecento il domenicano Melchior Cano rivendica ai teologi saggi e competenti (e non al volgo) la facoltà di discernere la verità o falsità delle proposizioni in materia di fede. Egli infatti deve riconoscere che se questo compito appartenesse al popolo la questione circa l’Immacolata concezione sarebbe risolta, in quanto appena il volgo sente affermare che la b. Vergine ha contratto il peccato originale, subito esso si sente «turbato, percosso, torturato».[13]

Anzi anche in Spagna si rivela impossibile sostenere dal pulpito tale opinione, poiché il popolo reagisce contro i predicatori con mormorii, clamore e perfino violenze. Se Dionigi Certosino (†1471) pronuncia la parola «horremus» («inorridiamo») dinanzi all’attribuzione del peccato originale a Maria,[14] G. Vasquez (†1604) riconosce che la credenza nell’Immacolata concezione è divenuta un fatto universale e profondamente radicato: «Essa è talmente cresciuta e inveterata con i secoli, da far sì che nessun uomo possa esserne staccato o smosso».[15]

Questa fede popolare si esprime nel secolo XVII con l’istituzione di varie confraternite sotto il titolo dell’Immacolata concezione, con preghiere come l’aggiunta in qualche litania dell’invocazione «sancta Virgo praeservata» (Parigi 1586), con la dedica di cappelle o altari all’Immacolata, con numerose espressioni artistiche, quali 25 tele dedicate alla Purísima dal Murillo (†1685). Qui andrebbero analizzate i vari tipi rappresentativi dell’Immacolata [16] in quanto espressione della fede del popolo interpretata dagli artisti e legittimata da esso con l’accettazione dei dipinti nelle chiese.

Un movimento promozionale senza analogie si determina nel Seicento a partire dalle università: quello includente il giuramento di difendere l’Immacolata concezione fino all’effusione del sangue. Ad emettere nel 1617 il votum sanguinis è l’università di Granada, preceduta da quella di Siviglia e seguita dalle altre spagnole e da alcune italiane. Tale gesto si diffuse presto tra gli ordini religiosi, i santi, le confraternite e i fedeli.

Esso provocò pure una lunga controversia,[17] iniziata con l’opposizione di L. A. Muratori (†1750) al cosiddetto «voto sanguinario». In varie opere pseudonime il celebre erudito ha attaccato questo voto bollandolo imprudente, gravemente colpevole e ispirato da pietà non illuminata. Infatti non è lecito esporre la propria vita per un’opinione qual è appunto l’Immacolata concezione, non dichiarata di fede dal magistero. La tesi muratoriana ha suscitato una levata di scudi in varie nazioni dell’Europa; la più efficace apologia resta quella di s. Alfonso de Liguori (†1787). Questi ha contestato che affermare l’Immacolata concezione sia opinabile, in quanto esistono due motivi che garantiscono come certa questa dottrina: il consenso dei fedeli e la celebrazione universale della festa dell’Immacolata. Cade pertanto l’argomento del Muratori.[18]

Soprattutto contribuì a radicare nel popolo la credenza nell’Immacolata concezione la festa liturgica introdotta dall’oriente in Italia meridionale nel IX secolo (a Napoli un calendario liturgico su marmo porta al 9 dicembre la Conceptio sanctae Mariae Virginis) e in Inghilterra nell’XI secolo: tale festa si diffonde poi dappertutto e nel 1708 Clemente XI la rende di precetto per la Chiesa universale.



[SM=g1740771] continua............

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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