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Arriva il Nuovo Rito delle Esequie per i Defunti, anche la Cremazione, ma con regole chiare

Ultimo Aggiornamento: 23/05/2022 19:27
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13/11/2009 14:57
 
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la riflessione di padre Giovanni Scalese che condivido in totos...

A proposito di cremazione

I Vescovi italiani, nell’Assemblea generale conclusasi ieri ad Assisi, hanno approvato la bozza del nuovo Rito delle esequie (se ne veda la notizia riportata da ZENIT). In tale nuovo Rito è prevista anche la possibilità di esequie anche a coloro che scelgono la cremazione.

Non si tratta di una novità: la Chiesa aveva già da tempo ammesso la cremazione, a condizione che non fosse dettata da motivazioni contrarie alla dottrina cristiana. Il fatto è che, finora, tale concessione sembrava solo una possibilità ipotetica, riservata a qualche tipo un po’ eccentrico. Ora invece sta diventando una prassi sempre piú diffusa. Ecco le cifre riportate da ZENIT: «In vent’anni si è passati dalle 3.600 cremazioni del 1987 alle quasi 60.000 del 2007».

È ovvio che la Chiesa non può rimanere indifferente di fronte ai fenomeni di massa come questo; è ovvio che deve in qualche modo intervenire, dando delle direttive e fissando dei paletti. In questo caso, la Chiesa italiana si era già pronunciata due anni fa con il sussidio pastorale Proclamiamo la tua risurrezione; ora interviene di nuovo con il Rito delle esequie. I Vescovi pongono dei limiti precisi: le ceneri non possono essere disperse e non possono essere conservate «in luoghi diversi dal cimitero». Mi pare il minimo, per potersi dire ancora cristiani.

Eppure, nonostante queste precise indicazioni, confesso che le nuove norme mi lasciano alquanto perplesso. Perché? Perché segnano una rottura con una ininterrotta tradizione. Non dimentichiamo che il Cristianesimo è nato in un tempo in cui l’incenerimento era prassi comune; eppure i cristiani scelsero l’inumazione, perché tale uso esprimeva meglio la loro fede nella risurrezione. Avrebbero potuto anche loro fare qualche “contorsione” teologica; ma non la fecero, perché il seppellimento del corpo era un segno che parlava da sé. I segni — lo sappiamo — sono di solito molto piú eloquenti di tanti giri di parole.

Ecco dove sta il problema: la nuova linea adottata dalla Chiesa, pur essendo teoricamente corretta, rischia di favorire il processo di secolarizzazione e “ripaganizzazione” della società. Accettare la cremazione, pur con tutte le precisazioni e i distinguo, trasmette un messaggio ben chiaro: non esiste risurrezione; dalla natura veniamo e alla natura torniamo.

Ma allora, che fare di fronte alla diffusione della cremazione anche fra i cattolici? So bene che si tratta di un fenomeno incontrollabile. Quando ero nelle Filippine mi sono reso conto che ormai tale pratica è diffusa anche fra il clero. Un giorno, al termine della Messa, rimasi interdetto, quando una signora, con un fagottino sotto braccio, mi chiese di benedire le ceneri del marito. Ma non credo che sia saggio limitarsi semplicemente a prendere atto della situazione; in qualche caso bisogna reagire, come fecero i primi cristiani. “Bisogna evangelizzare”, si dice. Certo, ma non si evangelizza solo con le parole; spesso un segno, un gesto, una pratica sono molto piú efficaci di tante prediche. Certa timidezza pastorale non paga; qualche volta, forse, dovremmo avere il coraggio di prendere posizioni nette e controcorrente anche di fronte a questioni apparentemente secondarie.



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NUOVO RITO DELLE ESEQUIE: NO ALLO SPARGIMENTO DELLE CENERI DEL DEFUNTO

Città del Vaticano, 30 marzo 2012 (VIS). La seconda edizione in lingua italiana del "Rito delle esequie", pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, è stata recentemente presentata

presso la sede della Radio Vaticana. La nuova edizione presenta una revisione di tutti i testi biblici e di preghiera.

Una prima novità si riferisce al momento della visita alla famiglia che non era contemplato nell'edizione precedente. Monsignor Angelo Lameri, Direttore dell'Ufficio nazionale per la comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana, ha spiegato che: "Per un sacerdote, è un momento di condivisione del dolore, di ascolto dei familiari colpiti dal lutto, di conoscenza di alcuni aspetti della vita della persona defunta in vista di un corretto e personalizzato ricordo durante la celebrazione delle esequie".

Altra novità è la sequenza rituale, riveduta ed arricchita, nel momento della chiusura della bara. Sono proposti testi adatti a diverse situazioni: per una persona anziana, una persona giovane, una persona morta improvvisamente e così via. In riferimento al Rito delle esequie, un altro adattamento consente di pronunciare parole di cristiano ricordo del defunto nel momento del commiato. Monsignor Limeri ha precisato che un'appendice a parte è stata dedicata alle esequie in caso di cremazione per sottolineare che la Chiesa "anche se non si oppone alla cremazione dei corpi quando non viene fatta in 'odium fidei' - continua a ritenere la sepoltura del copro dei defunti la forma più idonea a esprimere la fede nella Resurrezione della carne, ad alimentare la pietà dei fedeli e a favorire il ricordo e la preghiera di suffragio da parte di familiari e amici".

Eccezionalmente i riti previsti nella cappella del cimitero o presso la tomba si possono svolgere nello stesso luogo della cremazione. Si raccomanda anche l'accompagnamento del feretro per quanto possibile al luogo della cremazione. "Particolarmente importante, poi, è l'affermazione che la cremazione si ritiene conclusa con la deposizione dell'urna nel cimitero". Questo perché anche se alcune legislazioni permettono lo spargimento delle ceneri in natura o di custodirle in luoghi diversi dal cimitero "queste prassi sollevano non poche perplessità sulla loro piena coerenza con la fede cristiana, soprattutto quando sottintendono concezioni panteistiche o naturalistiche".

Il nuovo "Rito delle esequie" vuole essere anche uno strumento per approfondire la ricerca sul senso della morte. Il Vescovo Alceste Catella, Presidente della Commissione Episcopale per la liturgia, ha segnalato infine che: "Questo libro attesta la fede dei credenti e condivide il valore del rispetto e della pietas verso i defunti, il rispetto per il corpo umano, anche morto. Attesta l'esigenza forte di poter coltivare la memoria, di aver un luogo certo per deporre la salma o le ceneri, nella certezza profonda che questo sia autentica fede e umanesimo autentico".

 

[SM=g1740733]

[Modificato da Caterina63 30/03/2012 14:52]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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