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Cum nimis absurdum (la Bolla di Paolo IV del 1555)

Ultimo Aggiornamento: 06/11/2009 19:16
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Cum nimis absurdum

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Cum nimis absurdum

Bolla pontificia di Sua Santità Papa Paolo IV

C o a Paulo IV.svg
Anno:1555
Anno di Pontificato:
Traduzione del titolo:
Argomenti trattati:Legislazione sugli Ebrei di Roma
Numero di pagine:
Bolla del Sommo Pontefice numero :
Bolls numero :
Bolla precedente :
Bolla successiva :

La bolla Cum nimis absurdum («Poiché è oltremodo assurdo» in lingua latina), emanata il 14 luglio 1555[1] da papa Paolo IV, pose una serie di limitazioni ai diritti delle comunità ebraiche presenti nello Stato Pontificio.

In particolare, a seguito di un notevole arricchimento di molti ebrei tramite
usura e a causa dell'impiego di servitù cristiana da parte di ebrei, impose agli ebrei l'obbligo di portare un distintivo giallo, li escluse dal possesso di beni immobili e vietò ai medici ebrei di curare cristiani.

La bolla sancì inoltre la costruzione di appositi
ghetti entro i quali gli ebrei avrebbero dovuto vivere e portò alla creazione, tra l'altro, del ghetto di Roma. Gli effetti della Cum nimis absurdum rimasero in vigore fino alla presa di Roma nel settembre 1870.[2]

Indice

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Il testo [modifica]

Paolo IV così spiegò nelle prime parole della Cum nimis absurdum la necessità delle misure antiebraiche:

(LA)
« Cum nimis absurdum et inconveniens existat ut iudaei, quos propria culpa perpetuae servituti submisit, sub praetextu quod pietas christiana illos receptet et eorum cohabitationem sustineat, christianis adeo sint ingrati, ut, eis pro gratia, contumelian reddant, et in eos, pro servitute, quam illis debent, dominatum vendicare procurent: nos, ad quorum notitiam nuper devenit eosdem iudaeos in alma Urbe nostra e nonnullis S.R.E. civitatibus, terris et locis, in id insolentiae prorupisse, ut non solum mixtim cum christianis et prope eorum ecclesias, nulla intercedente habitus distincione, cohabitare, verum etiam domos in nobilioribus civitatum, terrarum et locorum, in quibus degunt, vicis et plateis conducere, et bona stabilia comparare et possidere, ac nutrices et ancillas aliosque servientes christianos mercenarios habere, et diversa alia in ignominiam et contemptum christiani nominis [...] »
(IT)
« Poiché è oltremodo assurdo e disdicevole che gli ebrei, che sono condannati per propria colpa alla schiavitù eterna, possano, con la scusa di esser protetti dall'amore cristiano e tollerati nella loro coabitazione in mezzo ai cristiani, mostrare tale ingratitudine verso di questi, da rendere loro ingiuria in cambio della misericordia ricevuta, e da pretendere di dominarli invece di servirli come debbano; Noi, avendo appreso che nella nostra alma Urbe e in altre città e paesi e terre sottoposte alla Sacra Romana Chiesa, l'insolenza di questi ebrei è giunta a tal punto che si arrogano non solo di vivere in mezzo ai cristiani, ma anche in prossimità delle chiese senza alcun distinzione nel vestire, e che anzi prendono in affitto case in vie e piazze principali, acquistano e posseggono immobili, assumono balie e donne di casa e altra servitù cristiana, e commettono altri misfatti a vergogna e disprezzo del nome cristiano [...] »

Effetti della bolla [modifica]

La bolla, suddivisa in 14 paragrafi, stabilì l'obbligo per gli ebrei di:

  • Abitare in luogo separato dalle case dei cristiani, il serraglio[3], con un solo ingresso ed una sola uscita. Tale regola portò alla costruzione dei primi ghetti - quello di Roma è uno dei più antichi del mondo.
  • Non avere più di una sinagoga per ogni città ove era presente una comunità ebraica e l'obbligo di demolire tutte le altre.
  • Portare un segno distintivo di colore giallo (un cappello giallo per gli uomini ed un fazzoletto giallo per le donne). Inizialmente gli ebrei, secondo la legge stessa di Mosè, si distinguevano dal resto della popolazione per un diverso modo di vestire. In seguito, però, a causa della loro integrazione economica, abbandonarono quest'uso. Fu perciò necessario introdurre un nuovo segno distintivo: era impossibile, del resto, fingere che la loro integrazione economica (basata sulla pratica dell'usura) corrispondesse ad una vera integrazione sociale e culturale.
  • Non tenere servitù cristiana.
  • Durante le festività cristiane, non lavorare in pubblico e non far lavorare i dipendenti cristiani.
  • Non fare gli "strozzini" con i cristiani e non stipulare con essi contratti falsi o fittizzi.
  • Non divertirsi, mangiare o conversare familiarmente con i cristiani.
  • Redigere i libri contabili e le registrazioni relative ad affari con cristiani solo in lingua italiana. È chiaro che non potevano essere validamente garantiti dalla legge pontificia gli atti scritti in lingua ebraica, specialmente quando vi era in causa una parte cristiana (che quindi non conosceva l'ebraico).
  • Non esercitare alcun commercio al di fuori di quello degli stracci e dei vestiti usati con l'esplicito divieto a commerciare «beni alimentari destinati al sostentamento umano».
  • Non curare cristiani, per i medici ebrei.
  • Non farsi chiamare con l'appellativo di «signore» dai cristiani poveri. Era in uso infatti che gli ebrei ricchi si facessero chiamare "signore" dai cristiani poveri.
  • Rispettare gli statuti favorevoli ai cristiani in vigore nei luoghi in cui risiedessero temporaneamente.
  • Punizione per i contravventori.

La bolla oltre alla persecuzione degli ebrei ebbe anche un effetto non voluto e negativo per l'economia dello Stato Pontificio.

La fuga di molti imprenditori ebrei, specialmente del commercio, interno e internazionale, finì col danneggiare l'economia dello Stato mentre

« ... la potenza dei marrani nel Levante mediterraneo, la loro rete di rapporti internazionali, le buone relazioni con i Turchi favorirono un'azione di rappresaglia con il boicottaggio del porto di Ancona da parte delle principali correnti mercantili levantine. »
([4])

È la prima delle bolle papali che lo storico ebreo Attilio Milano ha qualificato come bolle infami (assieme alla Caeca et obdurata e alla Hebraeorum gens). [5]

Note [modifica]

  1. ^ Attilio Milano, Storia degli ebrei in Italia, Torino, Einaudi, 1992, pag. 247.
  2. ^ Il 2 ottobre 1870 un decreto regio abolì tutte le differenze religiose e sancì di fatto l'emancipazione degli ebrei. Per la data riportata (2 ottobre 1870) si veda: Marco Capurro, "La questione giudea" in Venti secoli di papato dal sito web omonimo. Riportato il 22 maggio 2007.
  3. ^ Così era all'inizio chiamato il ghetto. M. Cassandro, Intolleranza e accettazione, Torino,Giappichelli, 1996, pg. 233.
  4. ^ M. Cassandro, op. cit. in bibliografia, pg. 234.
  5. ^
    « Paolo IV diede espressione a tutto il suo livore contro gli ebrei in una bolla destinata a farli precipitare in uno dei più profondi abissi di degradazione che mente umana possa immaginare. »
    A. Milano, Storia degli Ebrei in Italia, Einaudi, Torino 1963, pg.247

Bibliografia [modifica]



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Per comprendere quanto è stato letto, si tengano presente anche i seguenti testi senza dissociarli dalla Bolla di Paolo IV



Pregare per gli Ebrei è un dovere Cristiano


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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