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I dieci Comandamenti

Ultimo Aggiornamento: 09/11/2009 16:05
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Consiglia  Messaggio 1 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN♣®rom♪♪1  (Messaggio originale)Inviato: 06/08/2002 0.40
 
Cari GESTORI, ho la fortuna e quindi la possibilità di inserire in bacheca  I dieci comandamenti di Adolf Exeler e                                    Otto Hermann Pesch. Inizio in questa bacheca... se lo ritenete utile per la lettura e consultazione poteteistituire un'apposita bacheca onde avere tutto il materiale a dispozione. Inizio quindi con Adold Exeler. Caterina, parte di questi te li ricorderai, li avevo inseriti in una comunità laica...   

Vivere nella libertà di Dio   (I dieci comandamenti)

Adolf Exeler

I comandamenti non sono superati dal NT, in specie dal comandamento principe dell’amore e dalle direttive del discorso della montagna.

I dieci comandamenti costituiscono un testo la cui rilevanza viene sottolineata dal fatto che il testo è egualmente prezioso per i cristiani che per gli ebrei e può giovare all’intesa tra gli uni e gli altri.

Es 20,1-17 e Dt 5,1-22, il testo definitivo risale al 700 a.C. ed è posto in un contesto che lo fa apparire in maniera chiara come una specie di programma destinato ad aiutare il popolo di Dio a non perdere di nuovo la libertà donatagli dal Signore e a non ricadere in nuove forme di asservimento umano.

Il decalogo comincia con il «Vangelo»  cioè col lieto annuncio dell’intervento di Dio in favore del suo popolo. Tutto il resto è solo una conseguenza logica di questo atto divino.

L’azione umana richiesta è preceduta dall’azione salvifica divina, che mette in moto e ispira continuamente tutto il processo.

Il Dio liberatore chiama i liberati a collaborare alla salvaguardia della loro libertà; non basta accogliere la libertà come un dono. Il decalogo è espressione della sollecitazione amorosa di Dio, il quale non vuole che Israele perda la libertà donatagli.

Dio è libero perciò vuole che l’uomo sia libero. Nella libertà deve trovare lo sviluppo e la pienezza della vita per sé e per gli altri.

Prima parte

 

I DIECI COMANDAMENTI

COME UN COMPLESSO UNITARIO

I.                   Etos e fede

Il decalogo comincia con una frase di importanza decisiva per la comprensione di tutto il testo: «Io sono il Signore tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù» (Es 20, 1; Dt 5,6); le singole direttive che seguono sono una conseguenza dell’azione liberatrice di Dio.

Dopo che Dio ha liberato il suo popolo questo deve comportarsi in maniera rispondente a tale azione divina e non perdere o rovinare di nuovo con la propria incoerenza la libertà donatagli.

Dio ha scelto degli schiavi e di essi ha fatto un miracolo: il popolo eletto, un regno di sacerdoti in ordine alla liberazione di tutta l’umanità.

Es 19,5 ss «Mia è tutta la terra, voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa».

L’ebreo credente viene così esortato: «Non lederai il diritto dello straniero o dell’orfano… ma ti ricorderai che sei stato schiavo in Egitto, e che di là ti ha liberato il Signore tuo Dio» (Dt 24,17 ss).

Da ora in poi l’ebreo liberato non può mantenere in un’indegna dipendenza da sé altri uomini.

Collaborare con l’azione di Dio

La «fede moraleggiante» si limita a tirare precipitosamente le conclusioni, passa direttamente dalle proposizioni di fede accettate con l’intelletto alla conseguenza di un comportamento corrispondente, riducendo tutto a una questione di decisione della volontà.

Invece in un comportamento ispirato dalla fede l’uomo credente percepisce anzitutto in maniera intensa e con profonda gratitudine la gravità dell’azione divina e di conseguenza si sente spinto ad agire in maniera simile a Dio (non da riflessioni razionali) ma da impulsi molto più profondi che scaturiscono dall’esperienza dell’amore di Dio per lui. L’azione diventa espressione di gratitudine; l’azione umana così ispirata assume un tono di festosità e di gioia.

Nella misura in cui l’uomo percepisce nella fede quanto Dio gli ha donato, si sente anche interiormente spinto a esprimere la propria gratitudine con un comportamento corrispondente. L’esperienza della libertà loro donata spinge le persone ad agire in maniera simile a Dio.

Una fede moraleggiante è inefficace; quando si mostra efficace risulta pericolosa perché costringe l’uomo a schierarsi contro se stesso con l’intelletto e la volontà. L’uomo si invischia in esigenze esagerate che diventano per lui un tormento.

Invece occorre cooperare consapevolmente con l’azione di Dio; infatti i comandamenti aiutano il credente a «camminare con Dio» (Mi 6,8); il decalogo è la via di Dio (Sal 25,4-9).

Sal 32 (collaborazione divina-umana) «Ti farò saggio, ti indicherò la via da seguire; con gli occhi su di te, ti darò consiglio…».

Non solo Dio ha liberato Israele ma è uscito con lui dall’Egitto verso la libertà.

Il fondamento decisivo del decalogo è infatti il vangelo, il lieto annuncio dell’amore liberante di Dio per il suo popolo. «Se hai capito realmente cosa ho fatto per te guidandoti alla libertà non andrai dietro ad altri dei, non calpesterai i diritti del prossimo…».

Il decalogo è una direttiva per la vita, una parola ispiratrice e orientatrice che deve aiutare a risolvere i problemi dell’esistenza.

L’AT è pervaso da tanta gioia per i dieci comandamenti.

Sal 19 «La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima, la testimonianza del Signore è verace, rende saggio il semplice. Gli ordini del Signore sono giusti, fanno gioire il cuore; i comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi… i giudizi del Signore sono più preziosi dell’oro, di molto oro fino, più dolci del miele…» (Sal 19,8-11; Sal 119,12).

 

continua 

 
 
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Consiglia  Messaggio 2 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 10/08/2002 23.05
 
Cara Rom,mi era sfuggito questo forum che è rimasto indietro. Penso valga la pena leggere la continuazione dell'argomento. Non si finisce mai di imparare la profondità della LEGGE alla luce della Grazia. mi colpisce questa espressione di Exeler...in un comportamento ispirato dalla fede l’uomo credente percepisce anzitutto in maniera intensa e con profonda gratitudine la gravità dell’azione divina e di conseguenza si sente spinto ad agire in maniera simile a Dio (non da riflessioni razionali) ma da impulsi molto più profondi che scaturiscono dall’esperienza dell’amore di Dio per lui. L’azione diventa espressione di gratitudine; l’azione umana così ispirata assume un tono di festosità e di gioia. Sia lode al Signore
 
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Consiglia  Messaggio 3 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN♣®rom♪♪1Inviato: 11/08/2002 0.02
 
Ciao Teofilo e Buona Domenica... ormai si può dire visto che manca pochissimo. In effetti avevo inserito questo topic pensando di continuare... chiedendo anche per non 'intasare' la bacheca generale di istituire una bacheca 10 comandamenti ma Caterina, sempre attenta a tutto, non ha dato seguito: pensavo non lo ritenesse utile. Visto che ora non ci sono molti interventi se vuoi, se lo ritieni utile, posso continuare almeno per quanto riguarda il primo e se poiincontra interesse posso continuare con il secondo. Trovo molto interessanti e utili questi scritti che ho nel pc: mi erano serviti per una tesina di teologia ricevendo anche i complimenti....ovv.te complimenti che devo fare a Adolf Exeler e                                    Otto Hermann Peschche avevo trascritto tanto tempo fa.    Ciao a domani!    
 
 
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Consiglia  Messaggio 4 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN♣®rom♪♪1Inviato: 11/08/2002 14.09
 
 

I.                   Attualizzazione sempre nuova (Legge e comandamento)

Per gli ebrei la legge è sempre valida «Non soltanto con voi io sancisco questa alleanza e pronuncio questa imprecazione, ma con chi oggi sta qui con noi davanti al Signore nostro Dio e con chi non è oggi qui con noi» (Dt 29,14).

Israele non ha mai considerato le direttive di Dio come una legge rigida, ma come qualcosa in continua mobilità.

Il decalogo nella Bibbia è sempre adattato alle nuove situazioni in cui il popolo eletto nella sua storia viene a trovarsi.

Per Israele non è mai esistita una volontà giuridica rigida di Dio, perché ogni generazione era sempre nuovamente chiamata a interpretare la volontà divina per lei valida in ordine alla propria situazione, con tutto il rischio che tale operazione comportava.

Occorre distinguere tra legge e comandamento.

Il comandamento come parola rivolta direttamente da Dio ha il suo posto nel culto, non è oggetto di cambiamento, perché derivano da Dio, sono direttive di Dio.

La legge è legata a istituzioni umane, sottoposta a cambiamenti della storia; a un carattere casistico, regola ogni caso.

L’intenzione fondamentale del decalogo che consiste nel dare forma alla libertà donata da Dio va continuamente concretizzata in vista delle nuove situazioni.

La correlazione

Innanzitutto si cerca di determinare nella maniera più precisa possibile la relazione originaria tra la formulazione di un comandamento e la situazione concreta del tempo passato in cui tale formulazione si riferiva.

Solo dopo si cerca di porre in relazione la formulazione del passato con l’odierna situazione in modo tale da far balzare pienamente in luce l’intenzione originaria. Si tratta dunque di stabilire una relazione reciproca (correlazione) tra l’evento da cui è nato il testo originario e quello odierno.

Ogni epoca si trova nella necessità di ristabilire questo nesso. Così il messaggio della fede si cala nella situazione concreta.

La correlazione può servire a far sì che le singole formulazioni del decalogo influiscano sulla vita degli uomini odierni e la plasmino effettivamente.

Tutti i comandamenti si indirizzano alla coscienza perché si occupano di fatti che non possono essere in larga misura giuridicamente determinati. Essi mirano a far assumere un atteggiamento interiore che corrisponda al modo di agire di Dio.

Il decalogo cerca di cambiare gli uomini in modo che col loro comportamento collaborino alla grande storia della liberazione che Dio vuole realizzare col loro consenso.

IV.              Il fine del decalogo: la libertà

«Mai come oggi gli uomini hanno avuto un senso così vivo della libertà e intanto sorgono nuove forme di schiavitù sociale e psichica» (GS 4).

La Chiesa per molti è simbolo di chiusura e oppressione, minaccia di libertà e tuttavia la libertà è un concetto chiave della Bibbia.

Sal «Tu ci hai messi alla prova… ci hai fatto cadere… ci hai fatto passare per il fuoco e l’acqua… ma poi ci hai guidati alla libertà» (Sal 66,10-12).

Sal 118: «Mia forza e mio canto è il Signore, Egli mi ha liberato».

Gesù dice: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, mi ha mandato a rimettere in libertà gli oppressi» (Lc 4,18; Is 61,1-2).

Rm 8,21: «La creazione nutre la speranza di essere liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio».

V.                 Trasformazioni nella concezione della libertà

Oggi nella Chiesa cattolica va imponendosi una concezione della libertà che guarda in particolare alla comunione solidale degli uomini davanti a Dio; libertà è solidarietà tra gli uomini al cospetto di Dio.

Partecipazione alla libertà di Dio

Il Dio che si è rivelato al popolo di Israele è un Dio che vuole condividere la sua vita con gli uomini. Dio è libero e vuole che l’uomo sia libero, perché è sua immagine. Dio non vuole che la libertà dell’uomo sia coartata da altri uomini, dal male e dal peccato.

La libertà in Dio non è libertà di scelta tra il bene e il male, ma libertà in ordine ad un amore infinito: «Dio è colui che è libero nel suo amore e colui che ama nella sua libertà».

E la libertà donata da Dio agli uomini è libertà di amare. La libertà di cooperare a ciò che Dio ha iniziato con la sua azione liberatrice.

Libertà in virtù del perdono

Il peccato è un allontanamento dallo spirito liberatore di Dio e quindi una mancanza di libertà. Il regno del peccato è un regno di crescente mancanza di libertà: «una libertà che esalta l’innocenza di un egoismo naturale, non rende liberi, ma aumenta piuttosto la solitudine e la mancanza di relazioni degli uomini tra di loro». Faccio ciò che voglio e mi piace.

La libertà donata da Dio è certo sempre in pericolo; il Dio della Bibbia si rivela come un Dio costantemente intento a restaurare e ad ampliare tale libertà.

Nel Sal 81 si parla dell’amore sollecito di Dio per il suo popolo. Da questa sollecitudine scaturiscono la delusione di Dio nei confronti di Israele che non lo ha voluto e il lamento perché il popolo si autocondanna alla perdizione e alla infelicità.

L’uomo punisce se stesso voltando le spalle a Dio:

«Ascolta popolo mio, ti voglio ammonire:

Israele se tu mi ascoltassi!

Non ci sia in mezzo a te un altro Dio…

Sono io il Signore tuo Dio

che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto:

apri la bocca, la voglio riempire.

Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce…

L’ho abbandonato alla durezza del suo cuore

che seguisse il proprio consiglio…

Se il mio popolo mi ascoltasse…

subito piegherei i suoi nemici…»  (Sal 81,9-17)

La libertà così come la vede la Bibbia è una realtà che vive in virtù del perdono.

 
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Consiglia  Messaggio 5 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 11/08/2002 17.58
 
Cara Rom,ho trovato interessante il concetto di attualizzazione della legge operato costantemente dal popolo eletto nel corso della storia. Finora ero convinto invece di una rigidità assoluta da parte degli ebrei nel mettere in pratica le norme dettate a Mosè.E' proprio vero che non si finisce mai di imparare. Questo particolare è molto importante a mio avviso anche per comprendere l'attualizzazione e sviluppo di alcuni comportamenti che prendono l'avvio dal Vangelo ma che inizialmente erano applicati in modo diverso dal tempo successivo. Penso per esempio alla condizione femminile.Nel vangelo vi è l'idea della pari dignità ma nell'atto pratico la donna si mantiene in uno stato che è integrato con la società in cui si trova. Con l'evolvere del tempo e con il diversificarsi delle culture, anche la donna assume un ruolo differente, sempre più degno di nota e di importanza nel tessuto sociale.Questo è solo un esempio ovviamente, ma potremmo estendere questo concetto ad altri aspetti. Per ora mi fermo lasciando a te il compito di proseguire negli inserimenti che sono certamente molto utili. Gesù sia lodato 
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09/11/2009 15:56
 
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Consiglia  Messaggio 6 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN♣®rom♪♪1Inviato: 12/08/2002 14.25
 
 

IV.              La liberazione: nota fondamentale del decalogo

Il preambolo del decalogo dice: «Io sono il Signore Dio tuo che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione di schiavitù» (Es 20,2; Dt 5,6).

Il testo del decalogo incomincia col ricordo dell’azione liberante e redentrice compiuta da Dio in occasione dell’uscita dall’Egitto.

Il decalogo è l’invito a rendere operante la libertà donata da Dio. Gli uomini liberati dal Signore debbono diventare in nome di Dio e in virtù del suo amore per essi soggetti del proprio destino, e ciò fin nelle loro disposizioni interiori. Il comportamento che ci si attende da Israele è una conseguenza dell’evento dell’esodo e quindi espressione di gratitudine per l’intervento del Signore.

Il popolo deve comportarsi in maniera conforme all’impresa di Dio, e cioè decidersi per sempre in favore della vita e della libertà.

Dio ha sollevato Israele dal fango; ora i liberati devono impegnarsi a cooperare con Dio e a trarre in “suo nome” anche altri fuori da quella condizione.

Bisogna porre continuamente l’accento sull’atteggiamento fondamentale della gratitudine perché solo così si sfugge al malinteso legalistico.

Il decalogo invita i credenti a cooperare con l’azione liberatrice che Dio ha cominciato affinché tutti gli uomini si vedano riconosciuto il loro diritto e possano vivere liberi.

Il rapporto di fiducia con il Dio salvatore e liberatore induce i credenti a dedicarsi in maniera altrettanto generosa al prossimo, ad agire come Dio ha agito con il suo popolo ridotto in schiavitù.

Il decalogo invita a cooperare con la storia della liberazione che Dio ha messo in moto in questo mondo con l’esodo di Israele dall’Egitto e con l’esodo di Gesù dalla potenza della morte.

V.                 Accentuazione nociva nell’interpretazione del decalogo

Il NT si rifà al decalogo più di una volta; i secoli successivi lo lasciarono in ombra perché i cristiani ritenevano necessario distinguersi chiaramente dai giudei. Da Agostino ricominciò lo studio del decalogo.

Esso fu visto come la concretizzazione del comandamento principale dell’amore. Nell’istruzione catechetica fu usato come base per i formulari dell’esame di coscienza.

Fu visto come una raccolta di comandi dal tono minaccioso, destinato a tutelare l’ordine stabilito da Dio.

IX.              Alcune obiezioni contro il decalogo

a.      Il decalogo non svolge un ruolo centrale nel NT e nella Chiesa primitiva. Tuttavia nel NT viene menzionato e così la sua validità per i cristiani è presupposta come ovvia.

b.      Nel decalogo mancherebbe una prospettiva positiva.

La formulazione come divieto serve ad indicare il limite estremo, se uno supera questo estremo finisce per rovinarsi con le proprie mani. All’interno del limite c’è grande spazio per l’azione della libertà.

c.      Il decalogo avrebbe un origine chiaramente umana e non andrebbe considerato come comunicato personalmente da Dio.

Anche il discorso della montagna così come giace non è stato pronunciato da Gesù!

X.                 Osservazioni conclusive

a. Le diverse chiese utilizzano una diversa numerazione. Il primo comandamento dei cattolici e luterano è diviso in due da ebrei, ortodossi, riformati:

-  “Non avrai altro Dio di fronte a me”

-  “Non ti farai idolo né immagine alcuna”

La stessa Bibbia non offre argomento decisivo al riguardo. Così dicasi per il IX e X che ortodossi, ebrei e riformati raggruppano insieme.

b. Anche la divisione su due tavole (3 + 7) non c’è giustificazione nella Bibbia.

Si dice abitualmente che i primi tre comandamenti si occupano del rapporto dell’uomo con Dio e gli altri 7 del rapporto degli uomini tra di loro. C’è qualcosa di vero.

Dio ha rivendicato il tuo diritto perché potessi vivere libero; perciò tu devi rivendicare il diritto degli altri alla libertà e non ostacolare in alcun modo una vita libera.

Non esiste il servizio a Dio e il servizio al prossimo non collegati tra loro!

 
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Consiglia  Messaggio 7 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN♣®rom♪♪1Inviato: 13/08/2002 16.34
 
 Il preamboloAmbedue le redazioni bibliche cominciano ricordando che il Signore è Salvatore del suo popolo «Io sono il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto dalla condizione di schiavitù» (Es 20,2 e Dt 5,6).La comprensione adeguata dei singoli comandamenti vive del ricordo del Dio vivente, che si è manifestato e si manifesta ai suoi come Salvatore. Gli uomini che si sono lasciati salvare dal Signore, sono chiamati a non perdere di nuovo il dono della libertà, ma a dargli corpo di modo che il loro comportamento concreto corrisponda il più possibile all’agire di Dio.Nella misura in cui gli uomini osservano i singoli comandamenti si libera in loro l’immagine di Dio. 
 
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Consiglia  Messaggio 8 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN♣®rom♪♪1Inviato: 15/08/2002 22.46
 
 1°      NON AVRAI ALTRO DIO DI FRONTE A MEEs 20,3-6:  <?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" /><o:p></o:p>«Non avrai altri dei contro di me.Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai.Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi».1.      Intenzione originariaUna volta che hai capito chi sono io per te, non adorerai più alcun altro Dio contro di me, perché gli altri dei ti riducono solo in schiavitù.L’intenzione di questo comandamento esprime la sollecitudine di Dio per la “permanenza” di Israele nella alleanza, che lo rende libero.Il popolo ha appena assaporato la libertà che già comincia a dubitare se valga proprio la pena accollarsene le fatiche. La libertà è faticosa; meglio le ‘pentole di carne dell’Egitto’: ecco i brontolii verso Mosé e verso il Signore Dio.Il Sal 109,19 deride il comportamento degli ebrei che per rappresentarsi Dio, questo Dio forte e potente, non trovano di meglio che un vitello vigoroso: «Si fabbricarono un vitello sull’Oreb, si prostrarono a un’immagine di metallo fuso; scambiarono la gloria di Dio con la figura di un toro che mangia fieno». Un Dio addomesticato, prodotto delle loro mani, delle loro voglie,… Il comandamento non esclude l’esistenza e l’attività di altri dei, ne tiene conto, ma è preoccupato che Israele non perda di nuovo la libertà donatagli consegnandosi ad altri idoli. Il popolo deve appartenere unicamente a Dio «perché io sono il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso!» (Es 20,5; Dt 4,24; Nm 25,11; 2Cor 11,2).2.      Successivo approfondimento (o accentuazioni bibliche e storiche)Gli ‘idoli’ sono esagerazioni e assolutizzazioni di quello che è importante per gli uomini (lo stato, il partito, la razza,… il sesso, il successo, i soldi). Il piacere, il potere economico e sociale è il ‘dio’ di oggi! al quale si è pronti a sacrificare tutto: il tempo, la libertà, i valori umani… Un rapporto sbagliato con Dio o interrotto, è la radice di molti altri comportamenti erronei successivi, che danneggiano, distruggono la libertà e la dignità dell’uomo, e a volte la sua stessa felicità e pace interiore!Invece l’adorazione del Dio amico e Salvatore degli uomini diventa liberante, allontana dalle schiavitù disumane. L’uomo è fatto per qualcosa di più grande, di eterno, che tignole e ladri non possono rubare, né il passare degli anni spegnere o offuscare: Dio mia liberazione!3.      Odierna attualizzazioneOvunque regnino le ideologie (sociali, marxista, fascista, liberalismo capitalistico) il centro non è più occupato dal Signore Dio. Le ideologie divinizzano valori creati: l’uomo, il denaro, lo stato,…Esse non possono mantenere la promessa di dare uno scopo e un senso all’esistenza umana; precludono le vie che portano all’esistenza libera. L’uomo si aliena da se stesso. Fatto per guardare in alto, sperare oltre la vita terrena, vivere in profondità… viene ridotto solo a materia, rapporti sociali condizionati, valore economico… “Evangelizzazione e ideologie” (Puebla 1979)  <nulla di divino al di fuori di Dio. L’uomo cade nella schiavitù quando divinizza o assolutezza la ricchezza, il potere, lo Stato, il sesso, il piacere o qualsiasi creatura di Dio… Dio stesso è la fonte della liberazione radicale da ogni forma di idolatria… La caduta degli idoli restituisce all’uomo il campo della sua esistenziale libertà. Dio, libero per eccellenza, vuole entrare in dialogo con un essere libero, capace di fare le sue scelte e di esercitare le sue responsabilità, individualmente e in comunità>.Nell’Europa occidentale il dio nascosto della nostra società si chiama ‘benessere economico, crescita materiale’.Alla crescita economica si sacrificano gli uomini, la natura, il futuro… Ma il successo, il denaro, la carriera professionale non sempre danno felicità, e non sempre rivelano vera utilità per l’uomo. Per molti il denaro è ciò che dà valore alla vita, l’uomo è quello che possiede; chi non ha, non è niente! Quando si rifiuta Dio al suo posto si mettono i surrogati di Dio: il successo, il sesso, il denaro, il potere, il prestigio… Nuovi idoli che schiavizzano!Tuttavia questi valori creati sono preziosi, ma devono essere delimitati, riferiti a Dio (denaro, inventività, capacità, sesso,…) e mai permettere loro di impedirci di avvicinarci a Dio. Usarli in modo disincanto e staccato, nell’interesse della libertà personale.«Non si può servire Dio e mammona (denaro, prestigio, potere, sesso,…)», Jahvé è un Dio geloso!Il divieto delle immaginiLa proibizione delle immagini occupa molto spazio nel testo originario. Nella enumerazione ebraica, ortodossa e calvinista questo testo è oggetto di un comandamento specifico: ‘Non ti farai idolo né immagine’ (gli altri comandamenti vengono scalati nella loro enumerazione; il nono e il decimo sono raggruppati insieme).Il divieto delle immagini è proprio degli islamici e degli ebrei, oltre che di qualche gruppo evangelico e dei testimoni di Geova.Pur essendo trasgredito dai cristiani, esso mostra come Dio non si lasci vincolare;  noi non siamo in grado di ‘impadronircene’ né con una immagine, né con una definizione, né con una istituzione (via apofantica: né Questo né Quello). Il divieto delle immagini (che un tempo si ritenevano modo per vincolare la divinità) esige dal cristiano una purificazione continua della propria immagine di Dio intellettuale, spirituale… Anche nella Bibbia Dio si contenta all’inizio di forme antropomorfe quanto mai primitive, della propria conoscenza, forme che però vengono via via superate e aperte all’infinito: Dio è sempre più grande di tutte le rappresentazioni che noi ci facciamo di Lui.Dio ci proibisce che ci facciamo un’immagine di Lui perché Lui stesso ne ha già fatta una: l’uomo (Gen 1,26). Il NT ci dice che l’immagine di Dio che Dio stesso ci ha dato di sé è Gesù (2Cor 4,4; Col 1,15) (+ Mt 25,31 Gesù si identifica con l’uomo). Il culto delle persone è senza dubbio la forma peggiore di idolatria, ma nello stesso tempo il vero culto a Dio sta nel servizio a l’uomo.L’iconoclastia scoppiò anche a partire da questo comandamento, ma soprattutto dalla inconcepibile possibilità di trattenere il divino in un’immagine; la divinità di Gesù non poteva essere rappresentata, ma Gesù Cristo era vero Dio e vero uomo, le due nature erano inscindibili, dunque era irrapresentabile!Leone III (726) e il figlio Costantino V (754) condannano la venerazione delle icone e confermano l’ordine di distruggerle. A Costantinopoli il culto delle icone aveva raggiunto delle dimensioni che inquietavano le autorità ecclesiastiche. Alcuni preti erano arrivati al punto di mescolare le specie eucaristiche alla polvere di colore prelevata dalle icone. Nella lotta iconoclasta i monaci, ferventi difensori delle icone, dovettero subire persecuzioni e repressioni brutali. Sotto l’imperatrice Irene, favorevole agli iconoduli (fautori delle icone), fu possibile indire il II Concilio di Nicea (7° concilio ecumenico) nel 787; esso stabilì la legittimità del culto delle icone e precisò il senso teologico della venerazione delle immagini sacre.«Quanto più frequentemente si guardano le rappresentazioni contenute nelle immagini, tanto più coloro che le contemplano saranno portati a ricordare  i modelli originali, a desiderarli, a testimoniare loro, col bacio, una venerazione rispettosa, non però una vera e propria adorazione che, secondo la nostra fede, si deve solo a Dio».Dopo una seconda ondata di persecuzioni, l’iconoclaismo fu sconfitto definitivamente; la festa fu celebrata in S. Sofia di Costantinopoli l’11 marzo 843 (anche oggi è detta ‘festa dell’ortodossia’).S. Teodoro Studita ‘L’invisibile si fa vedere!’ Alla luce dell’Incarnazione in cui Dio si fa uomo con una fisionomia ben precisa, umana, è possibile rappresentare Dio: «Chi vede me vede il Padre!». Non si tratta di rendere onore ad un sostegno materiale (marmo, legno, oro…) ma di considerare l’immagine sacra come un piccolissimo e parziale ricettacolo della bellezza e della potenza di Dio.  
 
 
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Consiglia  Messaggio 9 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN♣®rom♪♪1Inviato: 20/08/2002 14.19
 
 2°      NON PRONUNCIARE INVANO IL NOME DEL SIGNORE TUO DIOEs 20,7 aggiunge: «perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano»Dt 5,11 invece aggiunge la proibizione dello spergiuro: «Non ti servirai del Nome del Signore tuo Dio per giurare il falso, poiché il Signore non lascia impunito chi si serve del suo nome per giurare il falso» (anche Lv 19,12).1.      Intenzione originariaIsraele venera la rivelazione del Nome di Dio come un dono prezioso: Dio stesso ha rivelato il proprio nome perché ama Israele. ‘Jahvé’ = Io sono qui oppure: -  affidabilità: ‘Io sono vicino a voi in modo tale che possiate contare con sicurezza su di me…’-  indipendenza: ‘Io sono vicino a voi in modo tale che dovete contare su di me e come vorrò io…’-  esclusività: ‘Io sono vicino a voi in modo tale che possiate contare su di me solo come colui che può salvarvi…’-  illimitatezza: ‘Io sono vicino a voi in modo tale che la mia vicinanza non conosce alcun limite di tempo, di istituzione, di luogo…’Gli ebrei non pronunciano il nome di Dio (Jahvé) ma lo sostituiscono con altri nomi: l’Eterno, il Misericordioso, il Signore, il Santo, il Nome, il Luogo…Il divieto di abusare del nome di Dio è diretto contro la magia allora molto diffusa. Nell’impiego delle formule magiche si riteneva che la cosa più importante consistesse nel conoscere il vero nome della divinità, in modo di porla con la pronuncia del nome al proprio servizio. Ma soprattutto è rivolto a color che invocano Dio come testimone della verità di una affermazione falsa (Dt 5,11; Lv 19,12; Zc 5,3).2.      Accentuazioni successiveGesù si adattò all’uso di evitare in genere il nome di Dio; Mt riporta ‘regno dei cieli’ invece di ‘regno di Dio’.Ma Gesù forse anche per protestare contro un rispetto esagerato del nome divino che genera un senso di lontananza, di paura, di rapporto burocratico, di estraneità; Gesù usa ‘Abba’ = padre caro! oltre che usare ‘Dio mio!’. Incoraggia tutti coloro che credono nella sua speciale relazione con Dio a chiamarlo come fa lui: ‘Padre!’.Anche Rabbi Akiba nelle sue celebri litanie lo chiama ‘Padre nostro, nostro Re!’.Si può anche notare il senso di vicinanza espresso nell’aggettivo ‘mio’, ‘nostro’. Chi ha scoperto il significato di tale aggettivo ha scoperto qualcosa di molto prezioso.San Francesco passò una notte in preghiera ripetendo ‘Mio Dio, mio tutto!’.Il secondo comandamento si considera in modo riduttivo quando lo si interpreta solo come proibizione di pronunciare in maniera avventata il nome di Dio o di bestemmiare. Non si capisce più il senso dell’Esodo!3.      Attualizzazione per i nostri giorniIl comandamento è diretto nello spirito di libertà contro una falsa invocazione del nome di Dio. L’uso sbagliato del nome di Dio quando si insidia la vita e la libertà dell’uomo nel nome di Dio: crociate, guerre terrificanti, roghi alle streghe, progrom  contro gli ebrei… In tal modo il nome di Dio è stato infangato moltissime volte! Si è abusato del nome di Dio quando lo si è usato per coprire i propri interessi tra paesi ricchi e paesi poveri, schiavi e liberi, poveri e ricchi,… Anche la Chiesa abusa del nome di Dio quando tende a identificare se stessa e il proprio comportamento nella storia con la volontà divina e a far passare la propria parola come parola di Dio.Anche i cristiani abusano di Dio come realizzatore dei loro desideri, quotidianamente, nella preghiera, quando tentano di piegare Dio ai loro voleri. Quando le mie suppliche e i miei desideri diventano comandi, io indulgo a tendenze magiche.Usare nel modo corretto il nome di Dio è impegnarsi nel suo nome per la dignità dell’uomo, sua immagine. Santificare il nome è anche cercar di conoscere e fare la volontà di Dio; nel ‘Padre nostro’ due domande vanno strettamente unite: ‘Sia santificato il tuo nome; sia fatta la tua volontà’.
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09/11/2009 15:58
 
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Consiglia  Messaggio 10 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN♣®rom♪♪1Inviato: 25/08/2002 10.25
 
  3°      RICORDATI DI SANTIFICARE LE FESTE(sei giorni per l’uomo – UNO per DIO!) <?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" /><o:p></o:p>Due motivazioni diverse per questo comandamento.  Es 20,8-11: «Ricordati del giorno del sabato per santificarlo; sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e quanto è in essi, ma il settimo giorno si è riposato. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro».(Ogni uomo è immagine di Dio, quindi è opportuno che si riposi in giorno di sabato).   Dt 5,12-15: «Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come Dio tuo ti ha comandato. Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro, ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno, né tu,… Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato».Ogni uomo deve riposare il sabato come uomo libero, perché il Signore ha liberato il suo popolo dalla schiavitù, dai servizi obbligatori, e ora è libero!1.      L’intenzione originariaOgni settimo giorno gli uomini liberati da Dio devono prendere coscienza della libertà loro donata; debbono partecipare al riposo creatore di Dio e rinnovarsi così costantemente nella loro qualità di immagine divina.Le due redazioni sottolineano l’aspetto sociale del comandamento: il riposo è per tutti.Gli uomini liberati dal Signore che hanno sperimentato l’amarezza della schiavitù dovrebbero portare in sé l’impulso del cambiamento, affinché lavoro e riposo non continuino ad essere suddivisi tra schiavi e liberi: ogni uomo deve avere la sua parte benefica di lavoro e di riposo.2.      Variazioni successiveQuesto comandamento che mirava alla libertà è stato utilizzato per comprimere l’uomo sia col sabato giudaico sia con la domenica cristiana. Gesù butta all’aria le prescrizioni complicate ebraiche e afferma: «Il sabato è stato creato per l’uomo e non l’uomo per il sabato».Gesù si preoccupa di mettere in risalto la virtù umanamente liberante di questo giorno. Anche nel cristianesimo comparvero presto tendenze oppressive che fecero sì che la domenica non fosse vissuta come festa della libertà. La partecipazione dei cristiani al culto domenicale è certo irrinunciabile, ma dove il rapporto di amore con Dio viene ridotto al dovere della frequenza alla messa, si cade nella situazione di due coniugi le cui relazioni coniugali vengano ridotte ai ‘doveri coniugali’. Il culto o servizio, divini, significa che noi celebriamo il fatto che Dio si è posto al servizio degli uomini. Gesù disse: «Io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,27).La tradizione ebraica vede il momento del riposo come tempo della pace; il riposo sabbatico  è importante per l’uomo perché egli è immagine di Dio.3.      Odierna attualizzazionea.      Osservanza esteriore ma svuotamento interioreTutti oggi lavorano e hanno tempo libero; sia i ricchi che i poveri. I professionisti (liberi) lavorano anche la domenica e muoiono per troppo lavoro. Ma si è perso il senso, per le classi inferiori, della domenica, del riposo: la nevrosi del sabato sera! o della domenica! (al ritorno dal week end). Tante persone trovano il senso della loro esistenza solo nell’attività professionale, si rifugiano nella frenesia della vita professionale; la domenica è ‘vuota’ senza senso perché senza lavoro! Occorre recuperare il senso del riposo, ma anche della santificazione e della comunione sociale.b.      ‘SantificazioneIl giorno del riposo è fatto per ‘santificare’ il tempo, tirarlo fuori dall’ambito ordinario e metterlo in relazione con Dio (non solo andare a Messa).L’esperienza del sabato e della domenica dovrebbe aiutare l’uomo a prendere le distanze da se stesso, affinché le sue tante e molteplici occupazioni non finiscano per sequestrarlo e inghiottirlo in maniera pericolosa.Santificare il sabato è inserire la propria vita in orizzonti più vasti e divini. Dal ricordo (Esodo) al passato nascono la gratitudine del presente e la speranza nel futuro: Dio ha aiutato allora, è fedele e aiuterà quindi anche oggi e manterrà le sue promesse fino in fondo.Santificare, celebrare, ringraziare sono tre atti che vanno strettamente uniti: essi sono parte di un’umanità ben riuscita davanti a Dio. Quando uno ha imparato a ringraziare, ha compreso la ricchezza del dono di Cristo.Un’attività intensa e ininterrotta può a lungo andare esaurire l’uomo nella sua dimensione interiore e provocare in lui un vuoto inquietante. L’uomo non è quello che produce, ma quello che si lascia donare da Dio e che può quindi celebrare. Nel culto il tempo libero è un grandioso spreco di tempo; e questo ha un effetto liberante.Nel culto ebraico si celebra la liberazione operata dal Signore. Per i cristiani questo significa: come Dio ha liberato il suo popolo da una schiavitù mortale così ha liberato dalle catene della morte Gesù; tale azioni liberatrice è l’azione più grande di Dio e non si finirà mai di celebrarla. Se Gesù è stato liberato definitivamente anche noi saremo liberati definitivamente. Dobbiamo celebrarlo! c.      Comunione di uomini liberatiL’osservanza del sabato include anche l’esperienza della comunione di uomini liberati. L’amore traboccante di Dio vuole promuovere gli uomini mediante la comunione con lui e tra loro.Il sabato e la domenica dovrebbero essere riservati alle relazioni personali: con gli amici, la famiglia, i parenti, che sono tanto importanti per la piena espansione del nostro essere. La capacità di vivere il tempo libero in maniera gratuita è espressione di libertà e di umanità. La domenica deve diventare un’oasi di splendide idee creatrici per tutta la vita: educare l’uomo alla libertà creativa!
 
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Consiglia  Messaggio 11 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 01/09/2002 19.00
 
4° ONORA TUO PADRE E TUA MADREDt 5,16: "Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sia felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà".
  1. L’intenzione originaria
All’israelita adulto e libero viene ricordato il dovere di provvedere ai genitori anziani, alla generazione non più capace di provvedere a sé. E’ rivolto ai potenti perché si preoccupino di genitori anziani e malfermi.E’ un comandamento pesante e difficile perché la cura dei genitori anziani è un peso e un aggravio economico per la generazione produttiva.E’ il comandamento del ‘rispetto’ ai genitori, dell’obbligo della fiducia in loro. E’ vietato ai genitori imporre ai figli una sudditanza tradizionalista ed ai figli di scartare i genitori anziani. La mancanza di rispetto per gli anziani è una minaccia di tutto il popolo.‘Onora tuo padre e tua madre perché tu (il popolo di Dio) viva a lungo nel paese che Dio ti ha promesso’.Sir 3,12: "Figlio soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la vita. Anche se perdesse il senno compatiscilo e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore".Mt 15,4-6: Gesù ricorda il comportamento dei figli adulti verso i loro genitori. 
  1. Variazioni successive
Nel corso della storia il quarto comandamento fu utilizzato per sostenere l’autorità dei genitori e quelle politico-sociali o religiose… anche dei padroni di lavoro. Ciò favorì non pochi abusi di potere.Ma la Bibbia ricorda anche che "bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini" (At 5,29). L’obbedienza (in senso biblico) consiste soprattutto nell’ascolto dei comandamenti, Dio è la vera autorità. "Il primo comandamento è questo: ‘ascolta Israele!’". L’AT del resto non accetta mai in maniera acritica le forme di governo esistenti. In Israele fu sempre guardata con occhi critici soprattutto la monarchia (1Sam 8,1-22). La legge del re, di Dt 17,14-20, parla molto diffusamente degli obblighi del re piuttosto che dei suoi diritti.Il quarto comandamento sembra apprezzare le tradizioni collaudate; chi le respinge e le considera solo un ostacolo alla propria autorealizzazione ‘respinge delle esperienze che sono indispensabili per una più profonda comprensione di se stessi’. Tradizione significa una trasmissione viva e creativa; indubbiamente è giustificata una ribellione contro tradizioni sclerotizzate. Ci sono piccole regole che sono destinate a cambiare e la grande regola (tradizione), che è la grande corrente della trasmissione viva d’una sapienza e cultura collaudata d’un popolo: sono due cose che debbono completarsi reciprocamente, deve continuare.  
  1. Odierna attualizzazione
E’ evidente che oggi la figura del padre e della madre non ha più lo stesso peso di una volta.I comandamenti vogliono indicare delle vie verso una libertà che non favorisce l’arbitrio e l’egoismo, ma che corrisponde alla libertà di Dio.Oggi sembra che le generazioni diverse vadano d’accordo con difficoltà tra loro; però è anche vero che è migliorato il rapporto paritario tra le diverse generazioni.Molti adulti desiderano oggi imparare a trattare su di un piede di parità con la giovane generazione, senza per questo abdicare al ruolo ed agli obblighi che spettano naturalmente a loro a motivo dell’età.Particolarmente difficile anche se particolarmente importante è la cooperazione fiduciosa e cordiale tra la generazione di mezza età e gli anziani. Fa piacere vedere come in tante comunità bambini, giovani, adulti, anziani si incontrano senza farsi violenza reciprocamente.L’importanza particolare della generazione più anziana per la trasmissione della fede va nel frattempo rivelandosi in maniera sempre più chiara. Importante è che gli anziani si rendano conto dei loro specifici carismi che le persone di altre età non hanno, e li impieghino per il bene di tutti: l’esperienza, il senso del distacco, la comprensione e la capacità di discernimento per ciò che è essenziale.La generazione anziana deve poter fare l’esperienza di essere apprezzata, rispettata e messa in condizione di esprimersi e lavorare secondo le proprie possibilità. La massima prestazione culturale di un popolo sono gli anziani contenti. Ma c’è contentezza solo là dove si vive una vita piena.Applicato alle diverse generazioni: ognuno deve rispettare il carisma dell’altro e mettere il proprio al servizio del tutto. "Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri" (1Pt 4,10) per il bene comune.
 
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Consiglia  Messaggio 12 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 01/09/2002 19.04
 
Carissimi, la cara Rom, che ora è in vacanza, mi ha fatto pervenire il testo del seguito dell'opuscolo sui 10 Comandamenti che stava inserendo lei, al fine di proseguire con gli inserimenti.Con affetto
 
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Consiglia  Messaggio 13 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 05/09/2002 21.48
 
5° NON UCCIDERELe tre formulazioni più brevi del decalogo suonano: "Non uccidere. Non commettere adulterio. Non rubare" (Es 20, 13-15). Sono forse le parti più antiche delle dieci parole.Ognuna di esse tutela a suo modo un bene fondamentale della società umana dal disfacimento, dalla dissolutezza, cui l’uomo è inclinato per natura. Questi comandamenti proteggono la vita contro la distruzione da parte di tendenze aggressive; il matrimonio contro la distruzione operata dalla concupiscenza disordinata e da tendenze libidinose; la proprietà contro la distruzione a causa di un’attività esagerata o di tendenze tattili.Queste tre tendenze distruttrici sono in rapporto ai tre consigli evangelici che oppongono l’obbedienza, la castità e la povertà, contro la distruzione causata dall’arbitrio personale.Il quinto comandamento oggi è quello che riscuote un riconoscimento sociale e politico generale: tortura, pena di morte, guerra, obiezione di coscienza, suicidio, eutanasia, energia atomica, inquinamento dell’ambiente, danni della salute (procurati da droga, alcool, fumo), aborto…Si assiste allo strano spettacolo di gente che si scaglia contro la guerra,… la pena di morte e contemporaneamente vogliono l’interruzione della gravidanza, il ricorso all’eutanasia…All’origine il quinto comandamento non si riferiva a tutti questi aspetti.
  1. L’intenzione originaria
Il comandamento si oppone innanzitutto alla giustizia fatta da sé. Nessuno di sua iniziativa può versare sangue umano per affermare il proprio presunto diritto. Esso proibisce che si uccidano persone di nascosto e poi si sotterrino.Gen 9,6: "Chi sparge il sangue dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà sparso, perché a sua immagine Dio ha fatto l’uomo".Il divieto dell’omicidio indica in maniera chiara la differenza tra uomo e animale (che vende per vivere).In Israele la vendetta di sangue era tollerata. In caso di omicidio i parenti dell’ucciso sono autorizzati a vendicare l’assassinio (Nm 27,10; Gdc 8,18). "Occhio per occhio, dente per dente" (Mt 5,38) sono un’arma protettiva molto efficace contro una escalation degli atti di vendetta.
  1. Variazioni successive
In Israele venne limitato lo spazio della vendetta personale. Si riconobbe all’assassino di rifugiarsi presso l’altare (Es 21,14) o in città asilo (Nm 35,25).Inoltre la vendetta di sangue può colpire solo il colpevole, non i suoi familiari. "Non ti vendicherai né serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore" (Lv 19,18) "Mia sarà la vendetta" (Rm 12,19).La vita venne sempre più attentamente orientata con prescrizioni giuridiche. Per i profeti l’uccisione può avere questi contorni/significati: sfruttare economicamente un individuo in maniera grave, opprimerlo socialmente e giuridicamente, tarparne le possibilità… questo è un assassinio! (Os 4,2; Is 1,15).I ricchi che sfruttano i poveri sono cannibali "divorano la carne del mio popolo…" (Mi 3,3).Gesù osserva: "avete udito che fu detto… ma io vi dico chiunque si adira col proprio fratello sarà sottoposto a giudizio" (Mt 5,22).
  1. Odierna attualizzazione
In quale direzione secondo la volontà di Dio va vista la ‘protezione’ della vita umana?
    1. La nostra economia mondiale tende seriamente a favorire la possibilità di vita di tutti gli uomini? Oppure siamo degli assassini?
Quando noi importiamo cibo a basso prezzo dai paesi in cui si muore di fame? Il quinto comandamento non proibisce solo l’uccisione vera e propria ma anche le forme mascherate di uccisione, come la distruzione della buona fama di un individuo (calunnia grave) o anche la critica pungente che lo rende insicuro di sé. Anche il nostro linguaggio quotidiano tradisce in certe espressioni assassine l’effetto della nostra società efficientista… Certamente la vita richiede la disponibilità e la capacità di sopportare i conflitti. E’ importante anche esercitarsi ad esprimere la critica in maniera che altri possano accettarla. Quando ti prepari ad un duro incontro, prima prega intensamente per il tuo avversario e anche per la stessa discussione. Si possono umanizzare i conflitti, coltivare la capacità di sostenerli, non di evitarli sempre.
    1. Il problema della sovrappopolazione. Le nazioni ricche cercano di arginare la esplosione demografica dei paesi poveri con campagne in favore della contraccezione e con la sterilizzazione coatta. Così feriscono la dignità umana.
<DIR> <DIR> <DIR> <DIR> Le classi molto povere della popolazione hanno bisogno di molti bambini: </DIR></DIR></DIR></DIR>
      • solo i figli vivi sono una garanzia per i genitori nella malattia e nella vecchiaia
      • solo così essi possono sperare che almeno alcuni sopravvivano
      • i figli sono una forza lavoro a poco prezzo, aiutano la famiglia col lavoro.
<DIR> <DIR> <DIR> <DIR> Dal punto di vista delle classi molto povere questa è semplicemente una questione di sopravvivenza. Perciò il tema della sovrappopolazione rientra nel quinto comandamento.La sterilizzazione violenta non è una soluzione umanamente degna. E’ una questione di giustizia sociale.Le nazioni più industrializzate consumano più derrate alimentari dei paesi del terzo mondo.</DIR></DIR></DIR></DIR>
    1. Il bando della guerra (positivismo)
<DIR> <DIR> <DIR> <DIR> La visione di un mondo senza guerra gioca un ruolo importante nei testi dell’AT (Is 2,4; 9,6). Gesù nella sua predicazione del regno di Dio sostiene il principio della non violenza e lo mette in pratica nel suo modo di agire."Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9).Anche la Chiesa ufficiale si dichiara sempre più spesso in favore del bando della guerra. Il quinto comandamento è un invito a impegnarsi con costanza per la pace. </DIR></DIR></DIR></DIR>
 
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Consiglia  Messaggio 14 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 08/09/2002 23.10
 
6° NON COMMETTERE ATTI IMPURIEs 20,14; Dt 5,18: "Non commettere adulterio" Oggi l’adulterio ha perso il carattere di delitto punibile (resta solo il furto).Il divorzio è ormai cosa ovvia, l’autorealizzazione, scartare la sofferenza. Da un lato è vero che una legislazione ecclesiastica in qualche caso incomprensibile ed inumana, nonché la trattazione pastorale e pedagogico morale rigorosa del sesto comandamento praticate per lungo tempo hanno contribuito in misura notevole all’allontanamento di molti dalla chiesa.Dall’altro bisogna riconoscere che una prassi lassista del matrimonio non giova a nessuno.
  1. L’intenzione originaria
Senza il riferimento all’esodo, liberazione-alleanza, questo comandamento diventa un flagello.Il sesto comandamento tende a proteggere il bene del matrimonio e la famiglia.Attraverso l’istituzione del matrimonio gli uomini vengono inseriti in complessi umani più grandi. L’uomo è un essere sociale.I bambini per crescere e svilupparsi come uomini liberi hanno bisogno di molti stimoli che vengono loro forniti soprattutto in un intreccio molteplice di relazioni personali. Per espandersi hanno bisogno di protezione e di amore, di molteplici calde relazioni dall’altro.Il nido della famiglia è il presupposto migliore della maturazione di un uomo.La Bibbia ripropone il matrimonio come il simbolo più adeguato dell’alleanza tra Dio e il suo popolo (Os 1-3; Ger 2,1). Contemporaneamente accomuna l’infedeltà di Israele verso il Signore all’infedeltà matrimoniale.Viceversa viene esaltata la fedeltà permanente di Dio verso il suo popolo.Evidentemente l’alleanza del Signore con il suo popolo non pregiudica la libertà.Dio vuole uomini liberi che si aiutino vicendevolmente a espandere la loro libertà. Promozione della libertà e promozione delle relazioni personali vanno perciò strettamente unite.Tutta la rivelazione avviene per amor dell’uomo. L’amore umano e divino non contrastano tra loro ma si illuminano e si favoriscono vicendevolmente. Il matrimonio è segno efficace ed eloquente della salvezza per i due partner e i loro figli, e per molti: un segno eloquente e salutare dell’immenso amore di Dio. Il sesto comandamento mira a preservare dalla dissoluzione dell’egoismo la comunione dell’uomo e della donna che deve essere un’immagine della fedeltà di Dio. 
  1. Altre accentuazioni successive
Nella sua redazione originaria all’uomo era vietato solo violare un altro matrimonio già costituito; le sue relazioni sessuali con una donna non sposata o con una prostituta non erano ritenute un adulterio.La donna sposata invece era adultera anche quando l’uomo, con cui si intratteneva sessualmente, al di fuori del matrimonio, non era sposato.Nel NT questo divario fu superato (Lc 16,18; Mt 5,32 e 19,9).La cristianità primitiva concepì in modo negativo il piacere in genere e il piacere sessuale (stoicismo). I peccati in campo sessuale furono ritenuti quasi ovunque i più gravi. Nel calderone del sesto comandamento finì di tutto. Ma il sesto comandamento mirava chiaramente alla protezione del matrimonio e della famiglia! 
  1. Odierna attualizzazione
Oggigiorno si mette in giusta luce il valore della sessualità; tutto l’uomo è sessualmente caratterizzato; le singole questioni del comportamento sessuale devono essere viste nel più vasto contesto del comportamento morale personale.La fedeltà coniugale acquista una grande dimensione!Essa sta ad indicare una fedeltà più profonda: ciò impone a tutti di sapersi legare e saper amare con fedeltà fin dalla giovinezza. La via della giusta maturazione sessuale e umana generale rimane faticosa e si prolunga a volte tutta la vita.Bisogna guardarsi da una sopravvalutazione della sessualità. Essa va inserita nella totalità della persona e del riferimento a Dio, essa ha a che fare con l’orientamento dell’uomo al ‘tu’ umano e divino, ed è molto di più dunque d’un ‘mezzo privato facilmente disponibile, di soddisfacimento dell’istinto’. Non è neppur adeguata l’esaltazione della sessualità come semplice forza vitale. L’accentuazione isolata della sessualità non conduce alla maturazione, alla libertà e alla pienezza dell’uomo, ma piuttosto al caos.Molte persone respingono in partenza le affermazioni ecclesiali sulla sessualità come antiquate e poco utili. La Chiesa non viene considerata ‘maestra di vita’ perché fa comodo vivere come piace e soddisfare i propri istinti e il proprio soggettivismo. Eppure le filosofie, le ideologie falliscono e rendono infelici generazioni intere, ma gli uomini non vendono neppure adesso?  
  1. La valutazione del comportamento sessuale prematrimoniale
Oggi la nostra società tende a fare dell’uomo un oggetto dal punto di vista della sessualità, ciò che contraddice l’immagine divina impressa nell’uomo.Il rapporto tra i sessi diventa inumano quando viene concepito come una società ‘a responsabilità limitata’.Il matrimonio dal punto di vista biblico ed anche antropologico è una comunione indissolubile (la normalità non è il divorzio, ma il rapporto duraturo in tutte le civiltà). Per questo motivo dovrebbe essere cosa indiscutibile per i cristiani che esso sia il luogo normale, se non l’unico, delle relazioni sessuali.Pesch: "L’unione sessuale piena al di fuori del matrimonio ha sempre qualcosa di incompleto… qualcosa di miserevole perché sciupa possibilità molto migliori, perché si consuma in un’esperienza istantanea non vincolante, a volte con una spaventosa discrepanza tra le belle parole (ti amo!) e le successive azioni indegne che rivelano solo il proprio egoismo!"Sinodo generale delle diocesi tedesche (1976): "E’ chiaro che il rapporto sessuale indiscriminato con qualsiasi partner va valutato in maniera diversa dalle relazioni intime tra fidanzati o tra persone che si sono scambiata una promessa di matrimonio, che si amano e che sono decise a stabilire un legame permanente, ma che per motivi gravi si vedono impediti di contrarre il matrimonio. In ogni caso tali relazioni non possono essere considerate rispondenti alla norma morale".Occorre comunque far capire l’orientamento generale della Chiesa: la preoccupazione di realizzare nell’uomo la propria umanità in conformità all’immagine divina.
  1. Il problema dell’ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti
La Bibbia conosce molto bene la fragilità e la debolezza dell’uomo; essa tiene conto del peccato, che non approva né minimizza. Ma ha imparato da Dio che non cessa di amare e rimane fedele qualsiasi sia l’infedeltà del popolo.Esistono sempre situazioni in cui la vita matrimoniale sembra insulsa e l’idea del divorzio sembra una liberazione.Il sesto comandamento incoraggia ad adeguarsi al respiro lungo dell’amore, mediante il riferimento al Dio paziente.Col passare del tempo parecchi matrimoni si svuotano in maniera irreparabile. Come comportarsi davanti ai divorziati? La chiesa cerca di trovare altre vie per aiutare anche i coniugi che hanno fallito senza per questo mettere in questione l’importanza fondamentale del matrimonio e la sua indissolubilità.Mt 19,8: ‘Il divorzio nell’AT fu concesso per la durezza di cuore degli uomini’.E la chiesa non dovrebbe tenere conto della durezza di cuore dei cristiani? 1981, - il vescovo di Limburg dice: ‘Parrocchie e pastori sempre più numerosi auspicano una revisione delle norme vigenti circa la partecipazione alla vita ecclesiale; esse dovrebbero tenere più conto sotto il profilo pastorale della situazione individuale del singolo caso, senza mettere in discussione l’indissolubilità del matrimonio’.
 
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09/11/2009 16:03
 
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Consiglia  Messaggio 15 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 14/09/2002 17.22
 
7° NON RUBARE
  1. L’intenzione originaria
Questo comandamento va fin dall’inizio in due direzioni: il ratto delle persone e il furto di cose materiali. Qui mettiamo in risalto maggiormente il ratto delle persone.(La Bibbia sottolinea poi con forza il dovere sociale della proprietà; il furto dei ricchi nei confronti dei poveri viene considerato molto più grave del furto dei piccoli nei confronti dei ricchi).
  1. Il divieto del ratto delle persone
Es 21,15: "Colui che rapisce un uomo e lo vende sarà messo a morte".Dt 24,7: "Quando si troverà un uomo che abbia rapito qualcuno dei suoi fratelli tra gli israeliti, l’abbia sfruttato come schiavo o l’abbia venduto, quel ladro sarà messo a morte, così estirperai il male da te".Dunque è la tutela della libertà del prossimo, si scaglia contro la distruzione della libertà di un altro. In Israele non dovrebbe esserci la schiavitù, purtroppo c’era; tuttavia le leggi dell’AT prendevano le parti degli schiavi, volevano abbreviare il tempo di schiavitù, alleviare l’esistenza da schiavi.L’anno giubilare serviva anche alla liberazione dalla schiavitù; chi per necessità aveva dovuto vendersi doveva poter tornare alla sua tribù.Lv 25,39,42: "Poiché sono miei servi, che io ho fatto uscire dal paese di Egitto, non debbono essere venduti come si vendono gli schiavi". L’AT cerca di superare la schiavitù. Anche il NT non combatte formalmente la schiavitù ma la mina dall’interno: ‘non c’è più schiavo né libero!’ Le giovane comunità cristiane cercarono di realizzare una comunione genuina tra tutti i fedeli, anche gli schiavi.
  1. Il divieto del furto
Il settimo comandamento non si occupa solo del ratto delle persone ma anche del furto di cose. Nell’AT la proprietà privata non è mai inviolabile e sacrosanta. Essa viene considerata come un ‘prestito’ che Dio dona al popolo.Nell’anno giubilare la terra doveva tornare all’antico proprietario.I profeti usano parole roventi contro gli accumulatori di ricchezza e contro chi abusa della proprietà; mezzo per dominare gli altri.Dove i potenti sfruttano l’indigenza dei poveri là è in pericolo quella libertà che Dio ha donato al suo popolo: ‘uccide il prossimo chi gli toglie il nutrimento’.La Bibbia sottolinea con energia i doveri sociali della proprietà, quando entrano in gioco le necessità alimentari di altri. Dt 24: "Non andrai a dormire col pegno del povero… restituirai il mantello… non prenderai in pegno la veste della vedova… nessuno prenda in pegno le macine del grano…" Dt 24,19 ss: "Non raccogliere tutto il grano, l’uva, le olive… lasciane sulle piante e sui campi per i poveri… ti ricorderai che sei stato schiavo nel paese di Egitto perciò ti comando questa cosa".La Bibbia ricorda che Dio è il primo proprietario: "La terra non si potrà vendere sempre perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri ed inquilini". I beni della terra sono destinati a tutti gli uomini, infatti Dio ha dato la terra promessa a tutto il popolo. Inoltre siamo corresponsabili della proprietà altrui: "se vedrai il bue del tuo vicino smarrito, o la pecora, o l’asino… avrai cura di ricondurli al tuo fratello… non fingerai di non averli visti" (Dt 22,1-3).Accanto a tali obblighi sociali viene anche vietato il furto dall’alto e il furto dal basso; il furto è messo in rapporto con la dignità dell’uomo.
  1. Evoluzione storica
 a. Il divieto del ratto di persone

Il comandamento proibisce in maniera speciale il ratto di persone.

Il furto ordinario non viene punito con la morte a differenza del ratto di persone (Es 21,16) (con la morte era punito l’assassinio e l’adulterio).Nella tradizione cristiana la coscienza di questo aspetto del settimo comandamento (ratto di persone e furto di beni materiali) andò perduta.Il rapimento e il commercio di persone umane fu continuamente praticato anche nei paesi influenzati dalla fede cristiana; una forma di ratto fu la pirateria. Anche la schiavitù è una forma di ratto delle persone. A partire da Costantino la vendita di schiavi cristiani a non cristiani fu vietata; ma anche papi e conventi ebbero schiavi alle loro dipendenze. Anche se tentarono di umanizzare questo tipo di vita.Nel 1537 Paolo III proclama la libertà di tutti gli uomini sopprimendo la schiavitù. Nel 1888 Leone XIII condannò chiaramente la schiavitù e lanciò un appello a superarla. Le chiese riformate si comportavano come la chiesa cattolica; solo metodisti, quaccheri e puritani cominciarono a combattere sistematicamente la schiavitù.La chiesa cedette continuamente sulla questione della schiavitù perché era troppo alleata dei potenti e dei ricchi. Dal 1500 i teologi si preoccuparono più di giustificarla che di combatterla. La teologia era diventata garante dell’ordinamento sociale esistente, invece di ricordare l’azione liberatrice di Dio.b. Il divieto di furto

Diventata ricca la chiesa ha manifestato la tendenza a tollerare le grandi ricchezze. Il settimo comandamento fu mobilitato soprattutto contro il ‘furto dal basso’. Il liberalismo illuministico che considerava l’uomo come un individuo isolato e dichiarava la proprietà privata un diritto illimitato sacro inviolabile, ebbe buon gioco. Il padrone poteva fare quello che voleva dei suoi beni, diritto all’uso e all’abuso dei beni di sua proprietà.

Nella Rerum Novarum la chiesa mitiga l’uso della proprietà privata. Paolo VI si pronuncia a favore dell’espropriazione per amore del bene comune! 
  1. Odierna attualizzazione
<DIR> a. Il divieto del ratto di persona

</DIR>

Il commercio di schiavi viene praticato in 40 nazioni della terra, nella zona araba, ai margini del Sahara, soprattutto giovani e ragazze dai 12 ai 20 anni. Anche in America del Sud si organizzano cacce agli indios costretti poi a lavorare in stabilimenti del legno e fattorie; chi cerca di fuggire è ucciso.Anche il commercio di bambini e di lavoratori stranieri illegali è una forma di commercio di carne umana; così gli internati nei gulag e nei campi di concentramento e rieducazione cinesi e del sud est asiatico sono forme di ratto di persone e schiavitù moderne dovute a fattori politici.b. Il divieto del furto

contro il furto dall’alto. La proprietà dovrebbe unire tra loro gli uomini e promuovere il bene comune. Puebla: ‘I beni e le ricchezze del mondo, per loro origine e natura e per la volontà del Creatore, sono fatti per servire effettivamente all’utilità e al profitto di tutti e a ciascun uomo e popolo. Ne deriva che a tutti compete il diritto primario di usare solidariamente di questi beni nella misura necessaria per una realizzazione degna della persona umana’.

Molti elementi ladreschi sono presenti nella nostra società occidentale; in forme legali si perpetrano delitti immorali e grandi ingiustizie; così si sfruttano in mille modi le altre persone.Quando l’accumulo della ricchezza diventa l’interesse principale di un individuo ed egli sfrutta magari senza scrupoli la miseria altrui, anche la sua umanità è in pericolo. Dio ama tutti senza eccezioni, ma non allo stesso modo; non può amare allo stesso modo carnefice e vittime. Questo va detto nei confronti di una falsa ideologia della riconciliazione che pretende di richiamarsi a Gesù.Quindi gli uomini prendano le distanze dall’ingiusta ricchezza e cerchino di vivere bene il vangelo della povertà.Sinodo dei Vescovi: "La Chiesa è tenuta a vivere ed amministrare i propri beni in modo da annunciare il vangelo ai poveri…".Oggi il furto dall’alto è praticato dalle nazioni industriali sui paesi in via di sviluppo. Lo sfruttamento dei poveri è favorito dalla libera economia di mercato. ‘La proprietà privata deve essere fonte di libertà per tutti, mai di combinazione o di privilegi’; i crudeli contrasti tra lusso e estrema povertà manifestano fino a che punto viviamo sotto il dominio dell’idolo della ricchezza. La chiesa è contraria alla concentrazione del potere nelle mani di pochi e persegue l’alternativa della condivisione e dell’amore.contro il furto dal basso: il furto dal basso non è giustificato o minimizzato: il furto nei magazzini, l’uso sbagliato delle macchine ed impianti, il finto malato, l’abuso di istituzioni dello stato sociale… demolizione di impianti pubblici, cabine del telefono… ‘Non devi vivere solo, a tuo vantaggio, a spese del prossimo!’
 
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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 27/09/2002 23.04
 
8° NON PRONUNCIARE FALSA TESTIMONIANZAEs 20,16 e Dt 5,20: "... contro il tuo prossimo".
  1. L’intenzione originaria
In Israele, date le limitate possibilità che la giustizia aveva a sua disposizione, le corrette affermazioni dei testimoni avevano una importanza grandissima. La falsa testimonianza di due testimoni davanti al giudice poteva provocare la condanna a morte di un individuo (Susanna; Gesù…) (Sal 27,12 e 35,11). Ogni israelita veniva invitato a guardarsi dalla falsa testimonianza.Pr 24,28: "non testimoniare alla leggera contro il tuo prossimo e non ingannare con le labbra…".Per la Bibbia la verità tiene presente il prossimo, va concepita in maniera interumana e concreta e vista in unione con la fedeltà.Ef 4,25: "perciò bando alla menzogna, dite ognuno la verità al proprio prossimo perché siamo membra gli uni degli altri". La verità consiste in primo luogo nel cogliere oggettivamente una realtà, ma in un comportamento che favorisce la convivenza umana. La reciproca appartenenza umana non va distrutta dalla menzogna, che semina diffidenza e rende impossibile la convivenza dei membri del corpo di Cristo."La verità vi farà liberi" disse Gesù. Libertà da tutto ciò che si oppone ad una relazione viva tra Dio e l’uomo. Il vero rapporto con Dio che elimina tutto quanto ostacola una relazione profonda si ripercuote sul rapporto col prossimo. Verità e veracità, reciproca fiducia sono elementi vitali indispensabili per la libera espansione dell’uomo.
  1. Attualizzazione nella vita pubblica
Nel campo strettamente giuridico: prendere seriamente l’ottavo comandamento significa per i credenti impegnarsi in un ordinamento ed una amministrazione corretta della giustizia, un ordinamento e un’amministrazione che impediscano ogni manipolazione del diritto.Nel campo giuridico traslato: l’ottavo comandamento non abbraccia solo la sala del tribunale, ma tutte le situazioni in cui, sulla base di affermazioni altrui, si prende di mira un individuo. Nonché l’intenzione con cui i giornalisti mettono in pubblico la vita privata altrui. Non bisogna indulgere a certe forme di spietata esposizione di individui agli occhi di tutti, forme che si richiamano solo ipocritamente alla verità. ‘E’ cosa terribile cadere nelle mani dei giornalisti’. Non esiste ancora un’etica ben sviluppata degli strumenti di comunicazione sociale. Mettere in pubblico la vita altrui o diffondere calunnie a volte cambia la vita di una persona. Occorre dunque rispetto per la vita personale privata delle persone.Il richiamo alla verità non autorizza a danneggiare in qualche modo la vita, l’onore, la professione e la libertà di un uomo, fintanto che il bene comune non lo richiede. Quel che diciamo deve essere vero, ma non abbiamo l’obbligo di dire tutto quello che è vero.
  1. Attualizzazione nella sfera privata
Le dicerie diffuse frettolosamente, l’interpretazione maligna dell’altrui comportamento possono avvelenare la vita di una persona.Dire la verità sempre, anche quando reca danno agli altri, non è morale; se non serve a salvaguardare il bene della comunità. La verità spietata non è una virtù biblica. La morale deve essere il più possibile umana ed in sé differenziata: es.: una bugia che procura danno ad altri è più grave di una bugia di necessità con cui cerco di evitare danni ingiusti a me e ad altri. Divulgare le mancanze nascoste del prossimo può essere cosa più grave davanti a Dio delle mancanze stesse.Alcuni fanatici della verità vanno fieri di sé perché dicono in faccia a tutti quello che pensano. Bisogna fare in modo che la verità anche quando fa male edifichi e non distrugga, infonda coraggio e non deprima.L’ottavo comandamento tiene conto della malignità del cuore umano che tende a dire più il male che il bene visto nel prossimo. "Non giudicate per non essere giudicati; perché con il giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati" (Mt 7,2).Come fa Dio con me devo fare anch’io con gli altri: Dio mi ha perdonato, io devo a mia volta perdonare: "Perdonatevi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo" (Ef 4,32).
 
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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 01/10/2002 23.12
 
9° NON DESIDERARE LA DONNA D’ALTRI10° NON DESIDERARE LA ROBA D’ALTRIEs 20,17: "Non desiderar la casa del tuo prossimo. Non desidera la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo".Il tema dei due comandamenti è la condanna del desiderio disordinato. Il male non comincia con l’azione ma nel cuore.
  1. L’elemento comune. La condanna del desiderio disordinato.
Sembra che non apportino niente di nuovo al sesto e al settimo comandamento. Invece qui viene preso di mira il desiderio. Il desiderio ha una ambivalenza; occorrerà impegnarsi per una sollecita cultura del desiderio.
  1. L’importanza antropologica del desiderio
Il desiderio è un fenomeno umano fondamentale che fa parte dell’istinto di conservazione; è normale che l’uomo desideri il cibo, la bevanda, il vestito… Un’esistenza umana sana ha una sete insaziabile di vita. Il desiderio di amore e il desiderio d’una congrua proprietà sono d’importanza fondamentale per la maturazione umana, così come il desiderio di successo e di prestigio.Può compiere cose grandi solo chi desidera appassionatamente (S. Teresa).Temere una cosa del genere è spingere l’uomo ad essere rinunciatario. La Bibbia descrive uomini dalle forti passioni; il NT non ammira gli uomini tiepidi (Ap 3,15). Quanto più sono grandi i nostri desideri, tanto più sicuramente la cosa desiderata viene concessa. Ma spesso gli uomini hanno scarsa fiducia in Dio. Dio essendo grande dà di preferenza doni grandi, peccato che noi poveri abbiamo cuori così piccoli. I santi ci invitano continuamente a coltivare desideri arditi. Chi non ha desideri è muto davanti a Dio, per quanto alta la sua voce risuoni agli orecchi degli uomini (Agostino).
  1. Il desiderio: un fenomeno ambivalente
Riconoscere che l’uomo deve desiderare per potersi sviluppare in maniera piena, non è però detto che debba accondiscendere a qualsiasi desiderio. Infatti il desiderio disordinato: avidità, ambizione, gelosia, sete di potere, sete di piaceri sono distruttivi.Gesù dice che è il desiderio cattivo che contamina l’uomo; dal cuore dell’uomo promanano "le intenzioni cattive, le prostituzioni, i furti" (Mc 7,18).Il desiderio disordinato sembra in un primo momento dirigersi verso un qualcosa di positivo, cioè verso un’autorealizzazione sempre più intensa. Un uomo sposato che scopre la donna dei suoi sogni crede di trovare l’ampliamento dei suoi orizzonti… Il desiderio dell’autorealizzazione può diventare una spinta a superare molti ostacoli che vanno a calpestare il diritto e la felicità altrui…Occorre prevenire certi processi che tendono a diventare incontrollabili e a canalizzare le passioni perché non divengano deleterie. Il desiderio disordinato tende a liquidare il fratello rivale o ad aumentare le proprie possibilità di libertà a scapito degli altri (Nabot; 2Re 21). Per opporsi all’azione devastante del desiderio disordinato occorre una sollecita cultura del desiderio. 
  1. La cultura del desiderio
E’ importante che l’uomo metta ordine nei suoi desideri. Non si tratta di reprimere ma di purificare. Un cuore puro e un cuore orientato a Dio piuttosto che ai propri desideri egocentrici, un cuore che ha fatto proprio il desiderio di Dio. L’ascesi consiste in un autocontrollo sereno, elastico, veramente libero che aiuti a dire: non ho bisogno di questo o di quello per essere felice, ma di Dio!
  1. Il nono comandamento: NON DESIDERARE LA DONNA D’ALTRI
Non è il desiderio in se stesso ad essere proibito ma riguarda la distruzione di un patrimonio di un altro. E’ importante che lasci volentieri che un altro si goda la proprio donna perché è parte di lui stesso.Gli effetti disastrosi di una passione disordinata in 2Sam 11 Davide e Uria e in Dn 13,1,64 riguardante Susanna, vittima innocente.Gb 24,15: "L’occhio dell’adultero spia il buio…" quindi è detto adultero prima dell’azione.Attualizzazione odierna
      • non desiderare l’uomo d’altre!
      • la tentazione di aggiogare altri davanti al proprio carro per amore della propria presunta autorealizzazione è grande. Nell’autoaffer-mazione egocentrica che distrugge e rende impossibile l’amore.
      • Non è facile attuare l’educazione del desiderio per quanto riguarda le reciproche relazioni fra i sessi.
      • L’uomo può sempre affidare il proprio appetito disordinato all’amore salvante e ordinante di Dio che lo conosce meglio di quanto l’uomo conosca se stesso.
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09/11/2009 16:05
 
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Consiglia  Messaggio 18 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 03/10/2002 22.17
 
  1. Decimo comandamento: NON DESIDERARE LA ROBA D’ALTRI
Il decimo comandamento condanna l’avidità, la volontà disordinata di avere, l’invidia per quello che altri hanno. E’ vietato il desiderio di modificare la situazione in modo tale che d’ora in poi gli altri siano poveri ed io sia ricco. Sono presi di mira quelli che non ne hanno mai abbastanza.1Tm 6,10: "L’attaccamento al denaro è la radice di tutti i mali". Nella misura in cui i singoli e le imprese mettono al primo posto la volontà disordinata di avere, ostacolano la libera espansione delle immagini di Dio.Il decimo comandamento non protegge solo il fratello dai miei appetiti disordinati ma anche me dall’avidità, dall’invidia che mi rode fino a consumarmi.La nostra industria consumistica punta sugli appetiti naturali, attraverso la pubblicità, e la stimola fuori posto; e noi diventiamo vittime di tale campagna di seduzione. Siamo vittime di una mentalità del bisogno sistematicamente alimentata.La nostra società si concepisce come una rete di bisogni e alla loro soddisfazione. Già i bambini dovrebbero imparare che non tutti i lori desideri possono venire soddisfatti; bisogna insegnare loro a rinunciare a qualcosa.Il miglior rimedio contro l’invidia è la generosità, e a saper disporre dei propri beni anche nel proprio interesse.Gli ultimi comandamenti ci dicono quindi che non dobbiamo lasciarci avvincere in maniera assoluta da alcuna realtà mondana. Dio soltanto può avanzare pretese assolute.Vivere insieme nella libertà di Dio! Chi si pone da questo punto di vita comprende sempre meglio perché il popolo di Israele parla senza stancarsi della preziosità dei comandamenti divini.Sal 119,18: "aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge" "corro per la via dei tuoi comandamenti perché hai dilatato il mio cuore" (v 32) "scaturisca dalle mie labbra la tua lode perché mi insegni i tuoi voleri" (v 171).
 
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Consiglia  Messaggio 19 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 03/10/2002 22.20
 
riporto questi interventi rimasti praticamente ignorati nella bacheca generale destinata ai soli avvisi.  
 
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Consiglia  Messaggio 20 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 03/10/2002 22.21
 
Da: Paolo  (Messaggio originale)Inviato: 29/05/2002 10.02
 
I dieci comandamenti"non se la stanno passando molto bene nel mondo occidentale di oggi". Diciamo pure che sono vessati e maltrattati, anche da alcuni disgraziati che si dicono " cattolici" ma in realtà non lo sono. Il comandamento più "tartassato", dimenticato, trascurato, negletto è sicuramente il sesto: "Non commettere atti impuri". Persino sui siti cattolici (anche di queste comunità) appare pubblicità a collegamenti erotici. Trovate per favore un' altro mezzo per sostenere queste comunità! Poi la verginità e la castità, valori della Chiesa e affermati in modo molto esplicito dallo Stesso Gesù Cristo Nostro Signore, non sono di fatto più considerati dei valori. Negli ultimi trenta-trentacinque anni c'è stata una produzione industriale di pornografia, con riviste, fumetti, films, ed ora su internet; tanto che praticamente non viene più considerata peccato, anche se va contro il sesto comandamento. Ci sono poi valanghe di rapporti extra - coniugali e pre-matrimoniali(tutto ciò che sto citando riguarda il Sesto), anche tra ragazzini e ragazzine che hanno una coscenza religiosa molto bassa(Pur avendo ricevuto tutti i Sacramenti). Ma adesso parliamo del quinto Comandamento" Non uccidere!". Ci sono gli aborti legalizzati, le pillole abortive vendute in farmacia e, in alcuni stati, distribuite gratuitamente alle ragazzine anche minorenni(Francia e Galles, e su questo punto c'è un mostruoso collegamento col discorso fatto prima sul Sesto Comandamento), l'eutanasia legalizzata(Olanda e Belgio) e si stanno facendo progetti blasfemi sul "suicidio assistito e facilitato dallo stato" . Ritorno un attimo sul sesto comandamento perchè mi son scordato di dire che vieta anche i rapporti omosessuali, i quali però di fatto non solo non vengono più considerati peccato(anche da molti che si dicono cattolici) ma addirittura un diritto!, come il suicidio assistito , l'eutanasia e tutto , ripeto, tutto quello che ho sopra citato. Da peccato a diritto, ma perchè?(io non lo so) Saluti dal vostro confusissimo Paolo.
 
 
 
 
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Numero di iscritti che ha consigliato questo messaggio.Consiglia (0 suggerimenti finora)Elimina      Messaggio 2 di 2 nella discussione 
Da: caterinaInviato: 29/05/2002 22.13
 
Capirai......ci tiri fuori un argomentino de nioente!!! eheheheh...Il Papa ebbe un mezzo colpo quando nella sua amata Polonia, alle seconde elezioni presidenziali che venne riconfermato Walesa, seguì la richiesta della legge sull'aborto....il papa pregò e supplicò.....niente da fare, anche in Polonia la Legge passò..... Se poi ci tuffiamo nel 6°....addio..... "La Verità vi farà liberi"....questo è quanto ci dobbiamo sforzare di apprendere.....per poi tentare di NON privarci di questa libertà, bagnata nel Sangue del Cristo...... Comunque non sarei così catastrofica........certo, preoccuparsi, parlarne, tentare di trovare soluzioni.....ma mai calcando i toni del pessimismo.....E' attraverso il dialogo dell'Amore e della Croce che possiamo convincere gli altri...diversamente, durezza per durezza, riceveremo altra durezza..... Fraternamente C.
 
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Consiglia  Messaggio 21 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 03/10/2002 22.24
 
Da: Paolo  (Messaggio originale)Inviato: 05/09/2002 14.35
 
Riporto un'interessante passo che ho trovato nel libro:"La buona battaglia che il cristiano sostiene contro il demonio", di Giovanni Cavalcoli, Edizioni Studio Domenicano:(pag. 76) "Tra gli esempi che, secondo noi, si potrebbero portare come documentazione della moderna stregoneria non dichiarata, ma implicita e spesso inconsapevole, c'è il ricorso molto diffuso alla pratica dell'aborto.  In questo modo ciò che una volta si otteneva ricorrendo al potere satanico con pratiche di stregoneria, oggi il demonio lo ottiene mascherando il più terribile dei delitti, cioè l'uccisione di un innocente indifeso, sotto le apparenze del progresso e dell'emancipazione.  E' interessante notare, a questo proposito, che Papa Innocenzo VIII, quando nel 1484 emanò una famosa "Bolla sulla stregoneria", precisò che uno degli scopi delle pratiche stregonesche era proprio quello di frustrare gli atti coniugali per impedire la nascita della vita.  "
 
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