A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Norme sempre valide per vivere con profitto la Santa Messa e la visita in Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2013 13:00
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Da un libretto del 1906 che riporta nelle prime pagine la spiegazione di cosa è la Messa si legge:

La struttura della Santa Messa nei suoi elementi es­senziali è così composta ed assemblata magistralmente, una volta per tutte, dal Concilio di Trento e con san Pio V:

1) Il popolo viene convocato: Gesù, sono qui per assistere al Tuo Santo Sacrificio nella Messa, voglio essere devoto e seguirti nei gesti che il Sacerdote compie anche per me. Invoco Maria Santissima e gli Angeli con i Santi a pregare per me, perchè questa Messa mi faccia diventare santo/a.

2) Liturgia della Parola nella quale Dio fa la sua proposta: il popolo accetta. Gesù, sono qui ad ascoltare la Tua parola, rendimi un cuore docile per mettere in pratica i consigli e i suggerimenti che il Sacerdote in tua vece mi darà. Fa che la Tua Parola venga accolta anche da coloro che non credono e che non conoscono la sana dottrina. Gesù, le tre croci che faccio imitando il Sacerdote sulla fronte, sulle labbra e sul cuore, voglio che imprimano in me la Tua Parola nella mia mente, dalle mie labbra, dentro il mio cuore.

3) Liturgia della offerta. Gesù, ciò che sta facendo ora il Sacerdote, voglio anch'io unire la mia povera offerta. Ti offro il mio cuore perchè sia tuo per sempre. Ti offro i miei studi, la mia malattia, la mia salute, i miei divertimenti, le mie gioie così come anche ogni pena che soffrirò per tuo amore. Mi dispongo con Maria ai piedi della Croce per accogliere i tuoi sospiri dalla Croce e con Lei non voglio fuggire dal Calvario, ma attendere il compimento di ogni tua parola. Infine mi dispongo affinchè questa offerta produca frutti di conversione e i peccatori siano salvati dalla tua misericordia.

4) Liturgia del Sacrificio. Gesù è giunto il momento di fare silenzio e di adorarti. Ti adoro nell'Ostia candida, adoro il Tuo Corpo che fu per me crocifisso sul Calvario, abbi pietà di me. Gesù ti adoro nel Mistero di questo Sangue preziosissimo che hai sparso sulla Croce per la mia salvezza, abbi pietà di me e delle anime dei peccatori.

5) Liturgia della Comunione. Gesù è giunto il momento che tanto aspettavo, unirmi a Te nella Santa Eucarestia. Fa che mi tenga sempre in grazia per goderti un giorno per sempre. Non permettere che mi accosti a Te in stato di grave peccato, donami la perfetta contrizione e fa che la Santa Comunione che sto per ricevere, preservi il mio corpo e la mia anima da ogni pericolo di eterna perdizione, perchè questo anelo dalla tua somma bontà.
(postilla: se per qualche motivo non fai la Comunione sacramentale, non distogliere la tua attenzione dal fare la comunione spirituale impegnandoti di confessarti al più presto per poter ricevere degnamente Gesù-Ostia, pronuncia con tutto il tuo cuore queste parole: "Gesù, io ti credo realmente presente sull'altare e desidero ardentemente riceverti, ma come sai in questo momento mi è impossibile riceverti sacramentalmente, vieni in me spiritualmente e trasforma la mia anima come vuoi Tu (si faccia silenzio). Ti adoro e ti amo, liberami o Gesù da ogni peccato, accresci in me la vita della Grazia e rendimi forte nella volontà, puro nei desideri. Amen" )

6) Liturgia di «Missione» con l'ite Missae est. Gesù, la tua benedizione mi accompagni ora nella giornata e mi aiuti a mantenere i propositi  che mi hai suggerito in questa Santa Messa. Fammi missionario della Tua Parola, apostolo della Tua dottrina, fedele della Santa Eucarestia. Tornando a casa ti porto dentro di me, fa che diventi testimone della dignità che hai riversato in me. Vergine Santa, mi accompagni la tua benedizione. San Michele Arcangelo mi sostenga la tua spada. San Giuseppe mi protegga la grazia con la quale proteggesti una volta il Bambin Gesù dalle minacce di Erode, fammi custode di questa Santa Messa perchè possa conservarmi come vero amico di Gesù.

 

leggendo queste due paginette descritte ed insegnate nel 1906 e che racchiudono pertanto L'INSEGNAMENTO DELLA CHIESA DI TUTTI I TEMPI, mi chiedo cosa ci fosse da correggere...e di cosa si insegna oggi della Messa...ad ogni modo, senza alcun spirito di polemica (siamo in Monastero[SM=g1740733]  ), vorrei proseguire con voi sulla segnalazione di parti importanti che rilevo dai diversi Messali che ho raccolto e che sono datati a prima del Concilio ma sempre validi nella Catechesi della Chiesa.

Ciò che colpisce è la ricchezza di questi materiali fatti in formati economici quanti impreziositi per tutte le possibilità, e ciò dimostra di quanto i fedeli fossero informati sulla Messa, sul contenuto dei messalini, su cosa fosse la Liturgia...

[SM=g1740717] [SM=g1740750] [SM=g1740720] [SM=g1740752]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Seguirà ora altra dimostrazione tratta dal libretto in formato economico del 1958 a cura dell'Opera della Regalità di N.S.G.C. con l'Imprimatur del 3.4.1958 niente meno che la VI Edizione...segno evidente che fu triste leggenda mistificatrice il dire che i fedeli NON conoscevano e non capivano cosa facevano alla Messa.... Occhi al cielo

Nota: Tutto ciò che segue è tratto dal libretto!

All'attenzione del Fedele!

Il testo della Santa Messa è composto da una parte invariabile che si chiama "Ordinario" e di una parte mobile che cambia ad ogni ricorrenza e secondo i momenti liturgici.
Ecco perchè il Messale Festivo (e tanto più quello quotidiano) si presentano separati e voluminosi, benchè in carta sottilissima.
Facilitare la ricerca del "Proprio" di ogni Messa, e nello stesso tempo dare al testo completo delle Messe festive e di precetto, in una edizione popolare ma agile, è lo scopo di questa pubblicazione che grazie alle tante richieste ed al successo già ottenuto, è giunto alla sua sesta edizione.

Esso comprende:

- il testo dell'Ordinario completo (italiano e latino nelle parti dialogate e cantate), e le indicazioni per ricorrere al "Proprio" della Messa, ogni volta che sarà necessario;

- un plico di foglietti con il "Proprio" della Messa della Domenica e feste di precetto (se non hai trovato il plico con questo libretto, richiedilo a....)
L'uso è semplicissimo:

a - includere, prima della Santa Messa, nel libretto il foglio con il "Proprio" della rispettiva Domenica o festa di precetto;

b - seguire l'Ordinario e, al richiamo posto all'inizio di ogni preghiera variabile (che nel libretto troverai scritta in rosso), riportarsi al foglietto.

INDICAZIONI GENERALI

Ascolta o Fedele: che cosa è la Santa Messa

La Santa Messa è il Sacrificio del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo che, sotto le apparenze del pane e del vino, si offre per le mani del Sacerdote a Dio Padre sull'altare, in memoria e rinnovazione (incruenta) del Sacrificio della Croce.

Devi sapere, caro fedele, che la Messa si divide in due parti:
- Messa detta dei catecumeni o didattica;
- Messa dei fedeli o sacrificale con rendimento di grazie
.

La prima parte è chiamata dei catecumeni, perchè fin dagli albori della Chiesa vi assistevano coloro che si preparavano a ricevere il Battesimo, perciò detti catecumeni; è detta anche didattica perchè contiene la Parola di Dio, gli insegnamenti di Gesù, dei profeti degli apostoli, e l'omelia.
Questa parte della Messa sia il catecumeno come il fedele già battezzato e riconciliato con Dio per mezzo del sacramento della Confessione, vi partecipano grazie alle preghiere che il Sacerdote recita ai piedi dell'altare e comprende:
- l'Introito, l'epistola, il graduale e il vangelo.
- il Credo attraverso il quale il fedele dà testimonianza della propria fede e il catecumeno si prepara a diventare un vero testimone anche lui.

La seconda parte detta Messa Sacrificale, a cui anticamente assistevano solo i battezzati, comprende azioni importantissime senza le quali la Chiesa stessa non avrebbe di che vivere:
- l'Offertorio: il Sacerdote offre il pane e il vino, frutto del lavoro dell'uomo. Il fedele diventa così compartecipe del Sacrificio ed offre insieme al Sacerdote il suo cuore, la sua vita, i suoi affetti, i suoi dolori, tutto il suo essere.
- la Consacrazione: preceduta dal Prefazio, dal Sanctus e da altre preghiere molto care alla Chiesa e culmina nella transustanziazione del pane e del vino nela vero Corpo e vero Sangue di Gesù Cristo, cioè, nella Vittima del Calvario per la nostra redenzione; si conclude questa parte nell'offerta della Vittima al Padre che il Sacerdote pronuncia nella veste di Cristo. Il fedele si unisce tutto a Gesù rinnovando atti di fede, di amore, di immolazione, si abbandona completamente e fiduciosamente a Gesù ora presente vivo e vero sull'altare, in ginocchio fa contrizione della propria condotta difettosa e si propone di vivere da vero cristiano.
- la Comunione: è la consumazione del Sacrificio in un rendimento di grazie e di piena gratitudine. E' il Banchetto Eucaristico che ci dà il Pane di vita, Gesù stesso, nostro ausilio e nostra fortezza nel travaglio quotidiano. Il fedele si reca presso l'altare, e messosi in ginocchio, si prepara a ricevere degnamente l'Ostia Santa, è importante che il fedele eviti di distrarsi, il silenzio è fondamentale, la musica sacra che potrà accompagnare i fedeli alla Comunione, aiuta nella meditazione.

La Santa Messa si conclude così con la Benedizione, l'Ite Missa est e le ultime preghiere che sostengono la devozione del Fedele nella Comunione dei Santi a cominciare proprio dalla Vergine Santa, Regina di tutti i Santi e ausilio del credente.

NORME DI GALATEO

Il Cristiano in Chiesa


1. La Chiesa è la Casa di Dio. Ci si va per pregare, per partecipare alla Santa Messa e per ricevere i Sacramenti. Anche Gesù si recava al Tempio per pregare, il fedele deve imitarne il comportamento, si va in Chiesa per lodare Dio, per adorarlo mentre Egli è li vivo e vero dentro al Tabernacolo.

2. Prima di andare in Chiesa abbi cura della tua persona. Non stai andando ad un incontro mondano fra amici, la chiesa non è infatti un luogo di ritrovo o dove far mostra di sè, in essa i fedeli si ritrovano per condividere la fede in Gesù vero Dio presente nel Tabernacolo. Ci si vesti adeguatamente pensando bene che si va a far visita ad una Persona che merita tutta la nostra massima attenzione.

3. Non profanare il luogo sacro con un abbigliamento indecente. Abbi rispetto non solo per Dio ma anche per coloro che li in adorazione, potrebbero a ragione restare turbati da un vestiario non idoneo per il luogo.
Entrando in chiesa, se sei in compagnia, smetti di parlare!
Fai devotamente il segno della Croce utilizzando l'acqua benedetta con una corretta genuflessione: è il segno del Cristiano, un atto di fede importante, è una testimonianza per chi ti vede.
Camminando evita di correre!

4. Non fermarti in fondo alla Chiesa o appoggiato sui muri, alle colonne o agli altari laterali, se sei entrato vai fino in fondo, dove c'è posto, resta inginocchiato al banco per salutare Gesù-Ostia Santa, prima di pregare i Santi infatti è necessario ricordare che bisogna pregare Dio e la Vergine Santa. Vai dunque a salutare Gesù nel Tabernacolo, intrattieniti con Lui qualche minuto, sii composto nella genuflessione, e qui recita le tue Preghiere. Se devi accendere qualche candela votiva fallo con discrezione dopo aver salutato Gesù nel Sacramento, se ti è possibile ricordati dell'offerta ai poveri. Evita di accendere candele durante la Santa Messa, fallo o prima o dopo, così per la Confessione: non recarti all'ultimo minuto tutto di corsa, la Confessione ha bisogno di un tempo per l'esame di coscienza, preparati per tempo, fai tutto con calma e responsabilità.

5. Evita di distrarti e lasciati rapire dal luogo santo, stai raccolto e se sei in compagnia, non parlare con nessuno. Sia che in visita al Santissimo Sacramento, sia che durante la Messa, evita distrazioni: non voltarti continuamente da tutte le parti per vedere chi sta entrando o uscendo, non metterti a salutare amici e conoscenti, evita di sederti accavallando le gambe e con le braccia conserte, ricordati che sei davanti a Dio. I saluti fra amici si fanno fuori della chiesa, in chiesa si prega.

6. Se porti dei bambini con te, abbi cura di prepararli a casa spiegando loro dove li stai portando, con amore e dolcezza spiega loro che è importante che in chiesa non si mettano a giocare, nè ad urlare. E' importante infatti che i bambini crescano imparando fin da piccoli che esiste un luogo sacro dedicato a Dio fatto per pregare e dove nel silenzio possiamo ascoltare la voce di Dio che ci parla nel cuore. Educa i bambini al silenzio, alla preghiera, al rispetto per la Casa di Dio.

7. Non fare rumore trascinando le sedie o spostando i banchi! Le tue preghiere recitale sottovoce per non disturbare gli altri. Durante la Messa per le parti indicate dove è necessario mettersi in ginocchio (per esempio alla Consacrazione) non restare in piedi come un salame perchè non solo è una pessima testimonianza della tua fede, ma eviti alla persona che sta in ginocchio dietro di te di fargli vedere cosa sta facendo il sacerdote, anche questa è una mancanza di rispetto. Ricordati che è san Paolo che ci insegna che nel Nome santo di Gesù ogni ginocchio si pieghi.

8. L'obolo non è certamente un obbligo, ma se puoi è un dovere cristiano che la Chiesa ha reso come precetto, il 5° quando dice: "Contribuire alle necessità della Chiesa secondo le leggi e le usanze". Come vedi non sei obbligato, ma sta al tuo buon cuore comprendere le necessità che il sacerdote ha nel mandare avanti una chiesa dove tu trovi sempre tutto, adeguatamente, pronto per le tue necessità spirituali ed anche materiali perchè il sacerdote provvede, con una parte degli introiti, anche all'elemosina di chi non ha nulla.

9. Se hai la possibilità, segui la Messa con il libretto, ti aiuterà a non distrarti e a capire che cosa sta avvenendo. Unisciti sempre alle preghiere di tutti, ricordati che la Messa è il sacrificio di tutta la Chiesa. Durante la settimana abbi cura di prepararti il libretto per la Messa della Domenica, nel frattempo medita dal foglietto precedente la lettura che hai ascoltato, la Messa deve sostenerti per tutta la settimana abbi cura ogni giorno della tua anima. Al Vangelo segnati col pollice con tre piccole croci sulla fronte, sulla bocca e sul cuore, a significare la tua attenzione a ciò che stai per udire, è la parola di Dio. Quando tocca a te rispondere, non essere timido, pronuncia con chiarezza e convinzione le parole che dovrai dire.

10. Unisciti agli altri quando si canta, anche se sei stonato puoi cantare magari senza alzare troppo i toni, non devi sentirti escluso. Mettici il cuore, associa il gusto. Durante la Comunione cerca di essere ordinato, non parlare, non spingere, non dare gomitate, avviati invece con le mani giunte ben sapendo cosa stai andando a ricevere. Inginocchiati con amore, resta raccolto quando torni al tuo posto, resta profondamente inginocchiato perchè la Comunione che hai ricevuto è rendimento di grazie, fai qualche buon proposito, prega per i Defunti, per le Anime del Purgatorio, per la conversione dei peccatori.

11. Non lasciare la Chiesa prima che il Sacerdote abbia finito e sia tornato in Sagrestia. Ricordati che Gesù è dentro di te nella sostanza per almeno quindici minuti prima di sciogliersi in un tutt'uno con il tuo organismo. Recita con somma riverenza e devozioni le Preghiere dopo la Messa. Prima di andartene saluta Gesù nel Sacramento con la genuflessione ed un devoto segno di croce, poi senza correre esci in silenzio!


 Sorriso

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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03/12/2009 13:04
 
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Sempre dal libretto in formato economico del 1958 a cura dell'Opera della Regalità di N.S.G.C. con l'Imprimatur del 3.4.1958 sopra riportato:

Brevi nozioni di Liturgia

E' necessario spiegare a te, o fedele, che cosa sono e a cosa servono alcuni oggetti che il Sacerdote usa durante la Liturgia. Tu sai che il luogo dove ci riuniamo per compiere il Culto a Dio è la chiesa, per questo tutto è preparato diligentemente perchè anche tu ne possa trarre beneficio.

Le parti principali della chiesa sono: l'atrio, la navata (o le navate), il presbiterio (con l'altare e il coro).
L'Altare è consacrato, per questo il sacerdote lo bacia, è simbolo di Gesù Cristo e contiene  le reliquie dei martiri e su di esso s'immola (in modo incruento) la Vittima divina per mezzo del sacerdote, per questo il luogo sul quale è posto l'altare si chiama "presbiterio", da "presbitero", prete-sacerdote.
Il Presbiterio è un luogo speciale e particolare, per questo i fedeli non vi ci possono passeggiare come nel resto della chiesa.

Sull'altare ci sono: il Crocifisso al centro ( in alto) e ai lati i candelabri, il Tabernacolo nel quale si custodisce il SS. Sacramento, la cui presenza è rivelata da una lampada ad olio sempre accesa. Il Tabernacolo è coperto da un conopeo (una tendina che copre la porticina dello stesso).

VASI SACRI

- Il Calice, generalmente d'oro o d'argento o dorato, è consacrato dal vescovo. Si usa esclusivamente nella Consacrazione quando il Sacerdote vi consacra il vino della Messa. Il Calice non può essere maneggiato dai fedeli, solo gli addetti al servizio all'Altare possono spostarlo da una parte all'altra dopo la Messa. Occorre imparare il rispetto anche per gli oggetti sacri.

- La Patena, piattello rotondo d'oro, d'argento o dorato, così prezioso poichè il sacerdote lo usa per deporre l'Ostia prima e dopo la Consacrazione.

- La Pisside, che serve a conservare le ostie consacrate ed è custodita dentro al Tabernacolo a disposizione sia degli ammalati, quanto per l'adorazione dei fedeli durante le visite al SS. Sacramento.

SEGNI E SIMBOLI LITURGICI

- Il segno della croce: è la professione della nostra fede, non è un simbolo ma è il segno del cristiano. Deve essere fatto con serietà, con riflessione, con amore.

- la genuflessione: i movimenti del nostro corpo sono importanti, l'inclinazione del capo seguita da una composta genuflessione sono atti di rispetto, di umiltà, di adorazione, di attestazione della nostra fede.
San Giovanni Bosco raccontava di come riusciva a recuperare la gioventù traviata grazie proprio a questi semplici atti perchè, quando questi gesti entravano davvero nel cuore, cambiavano le persone.

- Le mani giunte: esprimono la propria sottomissione e l'obbedienza che dobbiamo a Dio, sono il segno della nostra fiducia in Lui e accompagnano le nostre umili suppliche. In questa posizione ci aiutiamo nel raccoglimento e nella Preghiera.

- Il pane e il vino: sono i frutti del lavoro dell'uomo, ma sono anche figura di tutti i fedeli sparsi nel mondo raccolti in chiesa ed uniti in Cristo, con Cristo e per Cristo il quale, attraverso l'Eucarestia, ha dettato il sacro "vincolo di unità". Per questo, per ricevere l'Eucarestia, è necessario essere in comunione con la Chiesa, aver ricevuto il Sacramento del Battesimo, della Confessione e dell'Eucarestia e mantenrsi sempre in grazia.

- La lampada: la vediamo davanti al SS. Sacramento è l'immagine della nostra vita protesa verso Dio. Essa arde perennemente là dove noi dovremo trovarci sempre (fisicamente o anche spiritualmente) in vigile orazione.

- Il Cero: trasmuta il suo candore in luce calda e irraggiante. Assurge ad espressione dell'anima perchè il senso della nostra vita sta in quel consumarsi in verità ed amore per Dio.

- L'Incenso: è il simbolo della preghiera che sale a Dio, è segno di purificazione, è una specie di salmodia come il Gloria che recitiamo per rendere grazie a Dio grande e magnifico.

- Le Campane: sono il tripudio dell'anima, riempiono gli spazi di note armoniche diffondendosi nello spazio e nel tempo; sono le "messaggere di Dio" quando, suonando, ci richiamano alla Preghiera, ci ricordano che abbiamo un impegno d'amore con Lui.

 Sorriso

(seguiranno altre parti sempre inerenti alla Liturgia)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Come cresce la fede?

 
«Come cresce la fede nel nostro cuore?

La luce della fede, dunque, ti fa sin da oggi entrare nella vita eterna e soltanto essa può farlo. Tutto il resto rimane al di qua di ciò che Dio ci offre dal giorno in cui Gesù è risorto.
 
Tutte le altre luci dell’intelligenza, tutte le altre esperienze spirituali sulle quali ci piacerebbe talvolta appoggiarci, so-no rispettabili, degne di stima, ma, in fin dei conti, sono sorgente di vita soltanto nella misura in cui sono portatrici di fede. La fede ci è stata data da Dio sin dal Battesimo, ma è un dono che egli moltiplica in noi nella misura del nostro desiderio di riceverlo, nella misura della nostra volontà di farlo fruttificare.

Se lasciamo la nostra fede inattiva per ignoranza o per negligenza, essa si arrugginisce, si sclerotizza mentre noi sperperiamo le nostre forze in esercizi spirituali che ci piacciono di più, ma senza portarci frutto.

Se vuoi vivere la fede, è necessario che tu sviluppi quella che lo Spirito Santo ha già posto in te: Dio s’aspetta che tu gli chieda, con insistenza e con perseveranza, un aumento della tua fede. E’ una preghiera di cui puoi essere certo che Dio vuol sempre esaudire più di ogni altra preghiera, perché desidera infinitamente più di te vederti progredire sulle strade della vita eterna.
 
Questo non impedisce che, soprattutto agli inizi, tu abbia l’impressione che il Signore non si affretti a far progredire la tua fede. Questo prova che la tua era ancora ben debole e che bisogna, anzitutto, darle delle radici nascoste prima che lo stelo incominci a svilupparsi. Non ti scoraggiare, dunque, se le tue preghiere sembrano vane; certamente non lo sono.

Metti in opera la fede di cui sei già portatore credendo fermamente che il Padre tuo dei cieli ti ha già esaudito. Allora potrai incominciare a vivere man mano sempre più nella fede.

Nella liturgia, durante i tempi di orazione, nel lavoro, il tuo cuore si metterà più facilmente a contatto col Signore se tu ricevi da lui l’amore oscuro, spesso poco gratificante, ma quanto divino, l’amore che egli ti dona se gli offri la tua fede e non delle belle idee o i giochi della tua sensibilità.

 
Non ho trucchi da insegnarti. Bisogna chiedere a Dio, nella fede viva, che sia lui stesso a insegnarti a pregare. E’ lui che occuperà il tuo cuore, la tua attenzione, anche se tu non hai una immagine precisa sulla quale fissarti. E’ vivo il Signore alla presenza del quale tu stai»
 
(tratto da Amore e silenzio, Introduzione alla vita interiore, Meditazioni di Dom Jean Baptiste Porion, certosino)
 
 
[Modificato da Caterina63 25/10/2012 23:54]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Comunione materiale e comunione spirituale

In attesa di mangiare come gli angeli


di Inos Biffi


Il significato dell'Ultima Cena si trova ampiamente illustrato e approfondito nella grande "teologia" e catechesi eucaristica del sesto capitolo del vangelo di Giovanni. "Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Colui che mangia di me, vivrà per me" (Giovanni, 6, 51-57, passim). È il frutto dell'Eucaristia:  la comunione di vita con Gesù Cristo, in una vicendevole "immanenza".

Ma occorre comprendere esattamente che cosa significhi "mangiare" il corpo e "bere" il sangue di Cristo.

Con questo atto non viene materialmente divorata la carne del Signore e consumato il suo sangue. E infatti meno appropriatamente, nella professione di fede prescritta nel 1059 a Berengario di Tours, si parlava del corpo di Cristo che "veramente e sensibilmente, e non solo sacramentalmente, viene toccato e spezzato dalle mani del sacerdote, e masticato dai denti dei fedeli". Tommaso d'Aquino chiarirà che Cristo è realmente presente nell'Eucaristia, ma nella modalità della "sostanza" (Summa Theologiae, iii, 75, 1, c; 76, 1, 3m). Cristo - egli scrive - è presente "spiritualmente" cioè "invisibilmente e in virtù dello Spirito" e "viene mangiato con una modalità spirituale e divina" (Super Ioannem, vi, viii, iv, n. 992).

Nel contesto eucaristico il "mangiare" e il "bere" assumono, di conseguenza, un'accezione affatto unica e singolare:  significano, cioè, una comunione "spirituale", intendendo "spirituale" non come alternativo ma inclusivo del sacramento, che veramente contiene il Corpo e il Sangue del Signore. La conseguenza è evidente:  solo una comunione in questo senso "spirituale" è destinata a "riuscire", mentre una comunione solamente "materiale", o "carnale", per quanto spesso ripetuta, non può essere efficace.

Va però anzitutto rilevato che il principio di questa comunione è l'amore offerto da Cristo, ossia il dono che egli fa della propria vita, proseguendo la "tradizione" della Croce. "Nel sacramento - insegna ancora Tommaso - mediante la verità del suo corpo e del suo sangue, egli ci congiunge a sé" (Summa Theologiae, iii, 75, 1, c). Ecco perché, sempre secondo l'Angelico, l'Eucaristia appare "il segno della più grande carità" e dell'"unione più familiare" di Cristo con noi (ibidem), col risultato di una adesione di vita:  "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue - sono le parole di Gesù, già sopra citate - rimane in me e io in lui. Colui che mangia di me, vivrà per me".

Ma, proprio perché comunione "spirituale", occorre in chi riceve l'Eucaristia la corrispondenza della fede e della carità, che, per l'opera dello Spirito Santo, dispongono il credente a ricevere il dono che Cristo fa della sua vita e della vita del Padre suo. Se manca questa adesione e accoglienza intima, il sacramento è destinato a non riuscire. L'indifferenza e la diffidenza rendono vana e inefficace la pura manducazione "carnale" del Corpo di Gesù.

San Tommaso insiste sulla necessità che la comunione sacramentale si risolva in comunione spirituale. Ci sono, infatti, due modi di ricevere il corpo e il sangue di Cristo, l'uno puramente sacramentale, l'altro anche spirituale. Col primo si riceve "solo il sacramento, senza il suo effetto"; col secondo si assume il sacramento e la sua realtà profonda, la sua res:  allora abbiamo la "manducazione spirituale nella quale si percepisce l'effetto di questo sacramento, consistente nell'unione con Cristo attraverso la fede e la carità" (ibidem, iii, 80, 1, c). Diversamente, avremmo una comunione imperfetta e incompiuta:  l'intenzione del sacramento resterebbe come innaturalmente monca e sospesa.

D'altra parte, quest'ultima è possibile anche attraverso il suo desiderio:  "Ci sono alcuni - dichiara ancora Tommaso - che mangiano questo sacramento spiritualmente, prima di assumerlo sacramentalmente". Avviene - e vale anche per il Battesimo - quando ci sia il desiderio di ricevere l'Eucaristia; anche già prima della sua istituzione era però possibile comunicarsi a essa spiritualmente, secondo la dottrina di Paolo (1 Corinzi, 10, 2) sui Padri che hanno mangiato il "cibo spirituale" e bevuto la "bevanda spirituale" (Summa Theologiae, iii, 80, 1, 3m).

Certo, il Dottore angelico ha un concetto forte di desiderio, ben altro che una vaga e superficiale aspirazione. Ecco perché può affermare:  "Tutti sono tenuti a mangiare almeno spiritualmente, dal momento che questo significa essere incorporati a Cristo. Senza il voto di ricevere questo sacramento non ci può essere salvezza per l'uomo" (ibidem, 11, c).

Tommaso si chiede persino se gli angeli assumano spiritualmente questo sacramento e risponde che vi è una "manducazione spirituale" non mediata dal sacramento e dalla fede e consistente nell'unione con Cristo attraverso la carità perfetta e la sua visione immediata:  e questa è la manducazione spirituale degli angeli, non la nostra:  "noi un pane simile lo aspettiamo nella patria" (ibidem, 2, c). Ma se è vero che gli angeli spiritualmente mangiano Cristo la manducazione spirituale che loro compete non è quella che avviene col desiderio del sacramento, com'è per noi.

Senza dubbio "alla comunità del Corpo mistico appartengono sia gli uomini sia gli angeli", ma questi "nell'aperta visione", quelli invece "nella fede", "che vede la verità "come in uno specchio e in maniera confusa" e a cui sono consoni i sacramenti (ibidem, 2m). Dove c'è la visione non c'è la mediazione della fede e del sacramento e quindi una manducazione spirituale di Cristo che avvenga col desiderio dell'Eucaristia.
 
Ma un'altra considerazione di Tommaso è particolarmente originale e illuminante, quella in cui attribuisce alla manducazione spirituale di Cristo fruita dagli angeli la funzione di modello rispetto alla nostra manducazione sacramentale. La comunione eucaristica sacramentale - egli osserva - è ordinata, come a fine, alla comunione celeste con Cristo, già goduta dagli angeli.

Ecco, allora, che "la manducazione di Cristo con la quale lo assumiamo in questo sacramento in certo modo deriva dalla manducazione di Cristo di cui beneficiano gli angeli in patria. Perciò si dice che l'uomo mangia "il pane degli angeli""
(ibidem, 3m):  questo, infatti, anzitutto e originariamente, riguarda gli angeli, che ne fruiscono secondo il suo aspetto proprio; è invece derivatamente pane degli uomini, che ricevono Cristo nella forma del sacramento (ibidem, 2, 1m). Quaggiù gli uomini colgono la presenza di Cristo mediante la fede; gli angeli lo avvertono presente con la visione immediata (ibidem).

Un primo punto interessante di questa dottrina è la natura cristologica della beatitudine degli angeli e quindi la loro aspirazione a lui:  anch'essi sono saziati e appagati dalla visione di Gesù Cristo. Cristo è il Pane di tutti. Non vi è felicità che possa prescindere da lui o desiderio che non ne sia l'aspirazione. Un secondo punto è il carattere transitorio del sacramento eucaristico, che contiene realmente il Corpo e il Sangue di Cristo, ma come in uno stato di provvisorietà e di precarietà, "fin che venga" (1 Corinzi, 11, 26), in attesa cioè che la realtà del Signore e la comunione con lui (res del sacramento), da celate divengano manifeste, convertendosi in esauriente visione.


(©L'Osservatore Romano - 30 maggio 2010)




ulteriori collegamenti utili:

Spirito Santo, Terza Persona della SS.ma Trinità (Novena e Preghiere)

Novena (e Tridui) a san Domenico e ad altri Santi

L'Ave Maria e la Preghiera del Cuore

SACRO CUORE DI GESU' (Preghiere, Meditazioni, Riflessioni)

Con Gesù davanti all'Eucarestia

Litanie Domenicane, Lauretane, al Cuore di Gesù, ecc...

Festa e Adorazione del CORPUS DOMINI


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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Il sublime valore della Santa Messa


«Il Signore ci accorda tutto quello che nella Santa Messa Gli domandiamo e, ciò che è più, ci dà quello che noi non pensiamo neppure di chiedere e che ci è pur necessario.»
(San Girolamo)

«Se conoscessimo il valore del santo Sacrificio della Messa, qual zelo maggiore porremo mai nell’ascoltarla.»
(Santo Curato d’Ars)

«Vale più ascoltare devotamente una Santa Messa che digiunare un anno a pane e acqua.»
(San Leonardo)

«La Santa Messa è l’unico sacrificio che fa uscire prestamente le Anime dalle pene del Purgatorio.»
(San Gregorio)

«La Santa Messa ha in certa maniera tanto pregio, quanto ne ebbe per le Anime nostre la morte di Gesù Cristo sulla Croce.»
(San Giovanni Crisostomo)

«È più accetta a Dio la Santa Messa che i meriti di tutti gli Angeli.»
(San Lorenzo Giustiniano)

«Si merita di più ascoltando devotamente una Santa Messa che col distribuire ai poveri tutte le proprie sostanze e col girare pellegrinando tutta la terra.»
(San Bernardo)

«Tutti i passi che uno fa per recarsi ad ascoltare la Santa Messa sono da un Angelo scritti e numerati e per ognuno sarà concesso da Dio sommo premio in terra e in cielo.»
(Sant’Agostino)

«La Messa è medicina per sanare le infermità ed olocausto per pagare le colpe.»
(San Cipriano)

«Sappi, o Cristiano, che la Santa Messa è l’atto più santo della religione: tu non potresti fare niente di più glorioso a Dio, né di più vantaggioso alla tua anima che di ascoltarla piamente ed il più sovente.»
(B. P. Eymmard)

«Assicurati, disse Gesù a Geltrude, che a chi ascolta divotamente la Santa Messa, io manderò, negli ultimi istanti della sua vita, tanti dei miei Santi per confortarlo e proteggerlo, quante saranno state le Sante Messe da lui ben ascoltate.»
(Lib, 3, c, 16)




Sacrosanctum Sacrificium

IL SANTO SACRIFICIO DELLA MESSA


Nozioni, fini, effetti e disposizioni

I. Nozioni preliminari

Alcune nozioni dogmatiche:

La Messa è sostanzialmente lo stesso sacrificio della croce. E' diverso solo il modo dell'offerta (Denz. 940)

Essendo un vero sacrificio la Messa ne realizza in modo proprio le finalità: adorazione, ringraziamento, riparazione e petizione (Denz. 948 e 950).

Il valore della Messa è in se stesso rigorosamente infinito. Però i suoi effetti in quanto dipendono da noi non ci vengono applicati se non nella misura delle nostre interne disposizioni.

II. Finalità ed effetti della Santa Messa

La Messa ha gli stessi fini e produce gli stessi effetti del sacrificio della croce, che sono quelli del sacrificio in generale come atto supremo di religione, però di grado infinitamente superiore.

Adorazione.

Il sacrificio della Messa rende a Dio un'adorazione degna di Lui, rigorosamente infinita. Questo effetto è prodotto infallibilmente ex opere operato, anche se celebra un sacerdote in peccato mortale, perché questo valore latreutico o di adorazione dipende dalla dignità infinita del Sacerdote principale che lo offre e dal valore della Vittima offerta.

Con la Messa possiamo dare a Dio tutto l'onore che Gli è dovuto in riconoscimento della Sua infinita maestà e del Suo supremo dominio, nella maniera più perfetta possibile e in grado rigorosamente infinito. Una sola Messa glorifica più Iddio di quanto lo glorificheranno in cielo, per tutta l'eternità, tutti gli angeli, i santi e i beati insieme, compresa Maria Santissima.

Dio risponde a questa incomparabile glorificazione curvandosi amorosamente verso le Sue creature. Di qui l'immenso valore di santificazione che racchiude per noi il santo sacrificio della Messa.

Ringraziamento.

Gli immensi benefici di ordine naturale e soprannaturale che abbiamo ricevuto da Dio ci hanno fatto contrarre verso di Lui un debito infinito di gratitudine che possiamo saldare soltanto con la Messa. Infatti per mezzo di essa offriamo al Padre un sacrificio eucaristico, cioè di ringraziamento, che supera infinitamente il nostro debito; perché è Cristo stesso che, immolandosi per noi, ringrazia Iddio per i benefici che ci concede. A sua volta il ringraziamento è fonte di nuove grazie perché al benefattore piace la gratitudine. Questo effetto eucaristico è sempre prodotto infallibilmente ex opere operato indipendentemente dalle nostre disposizioni.

Riparazione.

Dopo l'adorazione e il ringraziamento non c'è dovere più urgente verso il Creatore che la riparazione delle offese che da noi ha ricevuto. Anche sotto questo aspetto il valore della Messa è assolutamente incomparabile, giacché con essa offriamo al Padre l'infinita riparazione di Cristo con tutta la sua efficacia redentrice.

Questo effetto non ci viene applicato in tutta la sua pienezza - basterebbe infatti una sola Messa per riparare tutti i peccati del mondo e liberare dalle loro pene tutte le anime del Purgatorio - ma ci viene applicato in grado limitato secondo le nostre disposizioni.

Tuttavia:

a) ci ottiene, per sé ex opere operato, se non incontra ostacoli, la grazia attuale necessaria per il pentimento dei nostri peccati. Lo insegna il Concilio di Trento: «Hujus quippe oblatione placatus Dominus, gratiam et donum paenitentiae concedens, crimina et peccata etiam ingentia dimittit» (Denz. 940).

b) rimette sempre, infallibilmente se non incontra ostacoli, almeno la parte della pena temporale che si deve pagare per i peccati in questo mondo o nell'altro. La Messa è quindi utile anche alle anime del Purgatorio (Denz. 940 e 950). Il grado e la misura di questa remissione dipende dalle nostre disposizioni.

Petizione.

Gesù Cristo si offre al Padre nella Messa per ottenerci con il merito della Sua infinita oblazione tutte le grazie di cui abbiamo bisogno. «Semper vivens ad interpelladum pro nobis» (Ebr. 7, 25), e valorizza le nostre suppliche con i Suoi meriti infiniti. La Messa di per sé, ex opere operato, muove infallibilmente Dio a concedere agli uomini tutte le grazie di cui hanno bisogno, ma il dono effettivo di queste grazie dipende dalle nostre disposizioni, la mancanza delle quali può impedire completamente che queste grazie giungano fino a noi.

III. Disposizioni per il Santo Sacrificio della Santa Messa.

Le disposizioni principali per la Santa Messa sono di due specie: esterne ed interne.

Disposizioni esterne

Il sacerdote che celebra dovrà osservare le rubriche e le cerimonie stabilite dalla Chiesa come se quella fosse la prima, l'ultima e l'unica Messa della sua vita.

Il semplice fedele assisterà alla Messa in silenzio, con rispetto e attenzione.

Disposizioni interne

La migliore disposizione interna è quella di identificarsi con Gesù Cristo che si immola sull'altare, offrendoLo al Padre ed offrendosi con Lui, in Lui e per Lui. ChiediamoGli che converta anche noi in pane per essere così a completa disposizione dei nostri fratelli mediante la carità. Uniamoci intimamente con Maria ai piedi della croce, con San Giovanni il discepolo prediletto, col sacerdote celebrante, nuovo Cristo in terra.Uniamoci a tutte le Messe che si celebrano nel mondo intero. La santa Messa celebrata o ascoltata con queste disposizioni è indubbiamente tra i principali strumenti di santificazione.

Tratto da:

Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, ed. Paoline, 1987, pagg. 548-554


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Istruzione sull' Acqua Santa

tratto dal manuale di Filotea di Giuseppe Riva.

L'uso dell'Acqua Santa è antichissimo. S.Giustino infatti ci fa sapere nella sua II apologetica che fin dai suoi tempi, cioè al principio del II secolo, ogni domenica si poneva gran cura perchè, dovunque si adunavano i fedeli, non mancasse l'acqua benedetta, colla quale il sacerdote li aspergeva perchè fossero sempre meglio purificati.
E prima ancora di san Giustino il papa s.Alessandro comandò ai sacerdoti di benedir tutto il popolo con l'Acqua Santa: e dalle parole del suo decreto rilevasi che questa pratica era già in uso fin dai tempi apostolici. Il primo autore di questa istituzione si crede essere l'apostolo s.Matteo.

L'acqua Santa si fa dai Sacerdoti in cotta e stola, mischiando il sale coll'acqua, recitando sopra do essa le orazioni prescritte dalla Chiesa. Si mischia il sale coll'acqua affinchè, essendo il sale simbolo di purezza e dell'incorruzione, e l'acqua simbolo di semplicità e purità, tutti coloro che di essa si aspergono restino purificati da ogni immondezza, e premuniti contro le insidie diaboliche; e coll'aiuto divino divengano prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Questo mescolamento rappresenta inoltre:
  1. la incarnazione del Verbo: perocchè se nell'acqua che scorre sopra la terra si rappresenta la natura umana, nel sale che tutto condisce e rende incorruttibile, si rappresenta la natura divina che in unità di persona si trova in Gesù Cristo;
  2. l'unione del popolo con Gesù Cristo, perocchè, come del'acqua che è tutta semplicità e del sale che è tutto sapore, si fa una cosa sola, così del popolo fedele si fa un solo corpo mistico con Gesù Cristo per mezzo della sapienza evangelica che ce lo fa conoscere ed amare, e quindi strettissimamente ci unisce a lui per mezzo della Grazia in questa vita e per mezzo della gloria nell'altra.

L'acqua benedetta si pone all'ingresso della chiesa, affinchè il popolo che vi entra, mondato delle colpe veniali, preghi con maggiore purità di coscienza, e più facilmente impetri ciò che chiede. Il che tanto più conviene ai cristiani al primo metter piede entro le chiese, in quanto che gli Ebrei erano soliti purificarsi prima di entrare nel tempio; ed è perciò che al suo ingresso si trovano capacissime vasche espressamente ordinate a questo scopo.

Si costuma inoltre di portarla alle proprie abitazioni, ed ivi conservarla con decenza presso il letto onde usarla per farsi il segno della Santa Croce nel coricarsi, nel levarsi, in tempo di gravi tentazioni, di procelle, di malattie, non che di qualunque altro bisogno, e così chiamare sopra di se la benedizione del Cielo, e sempre più rinvigorirsi contro gli assalti dei propri nemici. Si aspergono ancora:

  1. le case, le stalle, le mandrie, onde tener lontane le infestazioni degli spiriti maligni;
  2. Le suppellettili, le vesti, i cibi, affinchè il loro uso riesca profittevole sia all'anima che al corpo;
  3. il cimitero e i cadaveri dei fedeli, onde rendere sempre più efficaci i suffragi che si fanno alle anime dei defunti;
  4. finalmente tutti i luoghi Sacri e gli oggetti di culto, affinchè santificati con questa aspersione riesca di maggiore gradimento al Signore l'uso che se ne fa, e ispirino i fedeli la venerazione che si meritano.

Per godere poi tutti i vantaggi a cui è ordinata l'Acqua Santa, bisogna usarla con sentimenti di fede, di umiltà e di contrizione, giacchè quest'Acqua non opera se non per via di impetrazione, e sempre a misura delle disposizioni di chi se ne serve. E' dunque interesse di ogni cristiano d'adoperarla frequentemente, ma sempre con grande rispetto, e di tenerne sempre provveduta la propria casa.






Per la Santa Messa, quando il Sacerdote asperge i Fedeli, questa è la preghiera e la sequenza che si dice (utile anche per far benedire gli oggetti dal sacerdote):

Asperges me, Domine, hyssopo et mundabor,
Lavabis me, et super nivem dealbabor.
Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam
.

Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto
Sicut erat in principio, et nunc, et semper, et in saecula saeculorum. Amen.

- Asperges me, Domine, hyssopo et mundabor,
Lavabis me, et super nivem dealbabor.

- Ostende nobis, Domine, misericordiam tuam;
- et salutare tuum da nobis.

- Domine, exaudi orationem meam;
- et clamor meus ad te veniat.

- Dominus vobiscum.
- Et cum spiritu tuo.

Oremus:

Exaudi nos, Domine sancte, Pater omnipotens, aeterne Deus: et mittere digneris sanctum Angelum tumm de coelis, qui custodiat, foveat, protegat, visitet, atque defendat omnes habitantes in hoc habitaculo.
Per Christum Dominum nostrum.

Amen!


  in italiano


Mi aspergerai, o Signore, con issopo e sarò mondato
Mi laverai, e sarò più bianco della neve.
Abbi pietà di me, o Dio,
secondo la Tua grande misericordia
.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,
come era nel principio, e ora e sempre,
e nei secoli dei secoli.
Amen.

Mi aspergerai, o Signore, con issopo e sarò mondato
Mi laverai e sarò più bianco della neve.

- Manifestaci, o Signore, la tua misericordia;
- e donaci la tua salvezza.

- Signore, esaudisci la mia preghiera;
- e il mio grido giunga fino a Te.

- Il Signore sia con voi,
- e con il tuo spirito.

Preghiamo:

Esaudisci, Signore santo, Padre onnipotente, eterno Iddio: degnati di mandare dal Cielo il tuo santo Angelo, che custodisca, sostenga, protegga, visiti e difenda tutti gli abitanti di questo luogo.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.


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un altro mito modernistico: l'actuosa partecipatio

La partecipazione dei fedeli nella forma straordinaria: i 4 gradi dimenticati.

La "partecipazione attiva" dei fedeli non è certo una scoperta post-conciliare poichè è una premura che appartiene alla natura stessa della liturgia cristiana. Tuttavia c'è ancora chi contesta alla forma straordinaria una scarsità di coinvolgimento dei fedeli nell'azione liturgica. In realtà "'actuosa partecipatio" è un concetto riproposto dal movimento liturgico fin dai tempi di S.Pio X e rimarcato con convinzione anche nella "Mediator Dei" di Pio XII. Un breve documento della S.C.R, datato 3 Settembre 1958, dimostra che nei dettagli della rubrica si possono trovare occasioni inaspettate, ma spesso trascurate, per mettere a frutto la presenza del popolo.


Della partecipazione dei fedeli nelle Messe in canto
[...]

24. La forma più nobile della celebrazione eucaristica la si ha nella Messa solenne, nella quale la congiunta solennità delle cerimonie, dei ministri e della Musica sacra rende manifesta la magnificenza dei divini misteri e conduce la mente dei presenti alla pia contemplazione degli stessi misteri. Ci si dovrà preoccupare perciò che i fedeli abbiano una adeguata stima di questa forma di celebrazione, partecipandovi in modo opportuno, come viene in appresso indicato.

25. Nella Messa solenne dunque, l’attiva partecipazione dei fedeli può essere di tre gradi:

a) Il primo grado si ha, quando tutti i fedeli danno cantando le risposte liturgiche: Amen; Et cum spiritu tuo; Gloria tibi, Domine; Habemus ad Dominum; Dignum et iustum est; Sed libera nos a malo; Deo gratias. Si deve cercare con ogni cura che tutti i fedeli, di ogni parte del mondo, possano dare cantando queste risposte liturgiche.

b) Il secondo grado si ha quando tutti i fedeli cantano anche le parti dell’Ordinario della Messa: Kyrie, eleison; Gloria in excelsis Deo; Credo; Sanctus-Benedictus; Agnus Dei. Si deve poi cercare di far sì che i fedeli imparino a cantare queste stesse parti dell’Ordinario della Messa, soprattutto con le melodie gregoriane più semplici. Se d’altra parte non sapessero cantare tutte le singole parti, nulla vieta che i fedeli ne cantino alcune delle più facili, come il Kyrie, eleison; Sanctus-Benedictus; Agnus Dei, riservando il Gloria e il Credo (...) alla «schola cantorum».

c) Il terzo grado finalmente si ha quando tutti i presenti siano talmente preparati nel canto gregoriano da poter cantare anche le parti del Proprio della Messa. Questa piena partecipazione alla Messa in canto si deve sollecitare soprattutto nelle comunità religiose e nei seminari.

26. È da tenersi in gran conto anche la Messa cantata, la quale, sebbene sia priva dei ministri sacri e della piena magnificenza delle cerimonie, è adornata però della bellezza del canto e della Musica sacra. È desiderabile che nelle domeniche e giorni festivi la Messa parrocchiale o quella principale siano in canto. Tutto ciò poi che è stato detto intorno alla partecipazione dei fedeli nella Messa solenne vale anche pienamente per la Messa cantata.

Della partecipazione dei fedeli nelle Messe lette

31 (...)

a) Primo grado, quando i fedeli danno al sacerdote celebrante le risposte liturgiche più facili: Amen; Et cum spiritu tuo; Deo gratias; Gloria tibi, Domine; Laus tibi, Christe; Habemus ad Dominum; Dignum et iustum est; Sed libera nos a malo.

b) Secondo grado, quando i fedeli recitano inoltre quelle parti che secondo le rubriche sono da dirsi dal ministrante; e, se la Comunione è distribuita durante la Messa, recitano anche il Confiteor e il triplice Domine, non sum dignus.

c) Terzo grado, se i fedeli recitano insieme al sacerdote celebrante anche le parti dell’Ordinario della Messa, cioè: Gloria in excelsis Deo; Credo; Sanctus-Benedictus; Agnus Dei.

d) Quarto grado, finalmente, se i fedeli recitano insieme al sacerdote anche le parti appartenenti al Proprio della Messa: Introito; Graduale; Offertorio; Comunione. Questo ultimo grado può essere usato degnamente, come si conviene, solo da scelte collettività più colte e ben preparate.

32. Nelle Messe lette tutto il Pater noster, dato che è una preghiera adatta e usata fin dall’antichità come preparazione alla Comunione, può essere recitato dai fedeli insieme al sacerdote, ma solo in lingua latina, e coll’aggiunta da parte di tutti dell’Amen, esclusa ogni recitazione in lingua volgare.
[...]

Tratto dalla "Instructio de Musica Sacra et de Sacra Liturgia" della Congregazione dei Riti, 3 Settembre 1958. Per il testo integrale vedi http://www.maranatha.it/MissaleRomanum/00bpage.htm

Da un libretto del 1906 che riporta nelle prime pagine la spiegazione di cosa è la Messa si legge:

La struttura della Santa Messa nei suoi elementi es­senziali è così composta ed assemblata magistralmente, una volta per tutte, dal Concilio di Trento e con san Pio V:

1) Il popolo viene convocato: Gesù, sono qui per assistere al Tuo Santo Sacrificio nella Messa, voglio essere devoto e seguirti nei gesti che il Sacerdote compie anche per me. Invoco Maria Santissima e gli Angeli con i Santi a pregare per me, perchè questa Messa mi faccia diventare santo/a.

2) Liturgia della Parola nella quale Dio fa la sua proposta: il popolo accetta. Gesù, sono qui ad ascoltare la Tua parola, rendimi un cuore docile per mettere in pratica i consigli e i suggerimenti che il Sacerdote in tua vece mi darà. Fa che la Tua Parola venga accolta anche da coloro che non credono e che non conoscono la sana dottrina. Gesù, le tre croci che faccio imitando il Sacerdote sulla fronte, sulle labbra e sul cuore, voglio che imprimano in me la Tua Parola nella mia mente, dalle mie labbra, dentro il mio cuore.

3) Liturgia della offerta. Gesù, ciò che sta facendo ora il Sacerdote, voglio anch'io unire la mia povera offerta. Ti offro il mio cuore perchè sia tuo per sempre. Ti offro i miei studi, la mia malattia, la mia salute, i miei divertimenti, le mie gioie così come anche ogni pena che soffrirò per tuo amore. Mi dispongo con Maria ai piedi della Croce per accogliere i tuoi sospiri dalla Croce e con Lei non voglio fuggire dal Calvario, ma attendere il compimento di ogni tua parola. Infine mi dispongo affinchè questa offerta produca frutti di conversione e i peccatori siano salvati dalla tua misericordia.

4) Liturgia del Sacrificio. Gesù è giunto il momento di fare silenzio e di adorarti. Ti adoro nell'Ostia candida, adoro il Tuo Corpo che fu per me crocifisso sul Calvario, abbi pietà di me. Gesù ti adoro nel Mistero di questo Sangue preziosissimo che hai sparso sulla Croce per la mia salvezza, abbi pietà di me e delle anime dei peccatori.

5) Liturgia della Comunione. Gesù è giunto il momento che tanto aspettavo, unirmi a Te nella Santa Eucarestia. Fa che mi tenga sempre in grazia per goderti un giorno per sempre. Non permettere che mi accosti a Te in stato di grave peccato, donami la perfetta contrizione e fa che la Santa Comunione che sto per ricevere, preservi il mio corpo e la mia anima da ogni pericolo di eterna perdizione, perchè questo anelo dalla tua somma bontà.

(postilla: se per qualche motivo non fai la Comunione sacramentale, non distogliere la tua attenzione dal fare la comunione spirituale impegnandoti di confessarti al più presto per poter ricevere degnamente Gesù-Ostia, pronuncia con tutto il tuo cuore queste parole: "Gesù, io ti credo realmente presente sull'altare e desidero ardentemente riceverti, ma come sai in questo momento mi è impossibile riceverti sacramentalmente, vieni in me spiritualmente e trasforma la mia anima come vuoi Tu (si faccia silenzio). Ti adoro e ti amo, liberami o Gesù da ogni peccato, accresci in me la vita della Grazia e rendimi forte nella volontà, puro nei desideri. Amen" )

6) Liturgia di «Missione» con l'ite Missae est. Gesù, la tua benedizione mi accompagni ora nella giornata e mi aiuti a mantenere i propositi che mi hai suggerito in questa Santa Messa. Fammi missionario della Tua Parola, apostolo della Tua dottrina, fedele della Santa Eucarestia. Tornando a casa ti porto dentro di me, fa che diventi testimone della dignità che hai riversato in me. Vergine Santa, mi accompagni la tua benedizione. San Michele Arcangelo mi sostenga la tua spada. San Giuseppe mi protegga la grazia con la quale proteggesti una volta il Bambin Gesù dalle minacce di Erode, fammi custode di questa Santa Messa perchè possa conservarmi come vero amico di Gesù.

leggendo queste due paginette descritte ed insegnate nel 1906 e che racchiudono pertanto L'INSEGNAMENTO DELLA CHIESA DI TUTTI I TEMPI, mi chiedo cosa ci fosse da correggere...e di cosa si insegna oggi della Messa...
Ed infine...
Uno dei punti di confronto più acceso quando si confrontano le due forme del rito romano è la cosidetta “partecipazione attiva alla Santa Messa da parte dei Fedeli”. I detrattori della forma straordinaria sostengono che nel Novus Ordo, introdotto da Paolo VI, la partecipazione sarebbe nettamente più cospicua e la famosa immagine dell’anziana signora che, mentre il sacerdote celebra, recita il S.Rosario è il costante stereotipo della forma straordinaria.

Andremo, passo passo, a confrontare il numero di risposte dell’una e dell’altra forma per verificare la veridicità di tali affermazioni, fermo restando che, per entrambe le forme del rito romano, la vera partecipazione del fedele non è solo quella vocale ma è anche e soprattutto la partecipazione del cuore, la preghiera unita al sacerdote, la consapevolezza del Santo Sacrificio a cui si assiste.

Si premette che, le risposte di entrambre le forme del rito, non sono state riportate per intero per risparmio di spazio. In internet sono facilmente reperibili i testi per intero dell’Ordinario di entrambe le forme liturgiche.

Esamineremo, per entrambe le forme, una normale celebrazione domenicale senza canti.

Forma Straordinaria

RITO DELL’ASPERSIONE

1. Asperges me, Domine, hyssopo…

2. Sicut erat in princípio…

3. Asperges me, Domine, hyssopo…

4. Et salutare tuum da nobis.

5. Et clamor meus ad te veniat.

6. Et cum spiritu tuo.

7. Amen.

Forma ordinaria

RITO DELL’ASPERSIONE

0. (Rito non previsto)


Forma straordinaria

PREGHIERA AI PIEDI DELL’ALTARE

8. Ad Deum qui laetificat…

Forma ordinaria

RITO D’INTRODUZIONE

1. Amen.

Forma straordinaria

SALMO 42

9. Quia tu est Deus…

10. Et introìbo ad altare Dei…

11. Spera in Deo, quoniam…

12. Sicut erat in princípio…

13. Ad Deum qui laetificat…

14. Qui fecit coelum et terram.

Forma ordinaria

SALUTO

2. E con il tuo spirito.

Forma straordinaria

ATTO DI CONFESSIONE

15. Misereatur tui omnipotens…

16. Confiteor Deo omnipotenti…

17. Amen.

18. Amen.

19. Et plebs tua laetabitur in te.

20. Et salutare tuum da nobis.

21. Et clamor meus ad te veniat.

22. Et cum spiritu tuo.

Forma ordinaria

ATTO DI CONFESSIONE

3. Confesso a Dio onnipotente…

4. Amen.

Forma straordinaria

KYRIE

23. Kyrie, eleison.

24. Christe, eleison.

25. Christe, eleison.

26. Kyrie, eleison.

Forma ordinaria

KYRIE

5. Signore, pietà.

6. Cristo, pietà.

7. Signore, pietà.

Forma straordinaria.

GLORIA

27. Et in terra pax hominibus…

Forma ordinaria

GLORIA

8. E pace in terra agli uomini di buona volontà…

Forma straordinaria

COLLETTA

28. Amen.

Forma ordinaria

COLLETTA

9. Amen.

Forma straordinaria

EPISTOLA

29. Deo Gratias.

GRADUALE, TRATTO, SEQUENZA E/O ALLELUIA

29. (Nessuna risposta)

Forma ordinaria

PRIMA LETTURA

10. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

11-15 (Generalmente 5 risposte)

SECONDA LETTURA

16. Rendiamo grazie a Dio.

Forma straordinaria

VANGELO

30. Et cum spiritu tuo.

31. Gloria tibi Domine.

32. Laus tibi Christe.

Forma ordinaria

VANGELO

17. E con il tuo spirito.

18. Gloria a te, o Signore.

19. Lode a te, o Cristo.

Forma straordinaria

CREDO

33. Credo, in unum Deum…

Forma ordinaria

CREDO

20. Credo in un solo Dio…

Forma straordinaria

ANTIFONA ALL’OFFERTORIO

34. Et cum spiritu tuo.

Forma ordinaria

PREGHIERA DEI FEDELI
21-27 (Contando 7 risposte)

28. Amen.

Forma straordinaria

OFFERTORIO

34. (Nessuna risposta)

Forma ordinaria

OFFERTORIO

29. Benedetto nei secoli il Signore

30. Benedetto nei secoli il Signore

Forma straordinaria

ORATE FRATRES

35. Suscipiat Dominum Sacrificium…

Forma ordinaria

PREGATE FRATELLI

31. Il Signore riceva dalle tue mani…

Forma straordinaria

SEGRETA

36. Amen.

Forma ordinaria

PREGHIERA SULLE OFFERTE

32. Amen.

Forma straordinaria

PREFAZIO

37. Et cum spiritu tuo.

38. Habemus ad Dominum.

39. Dignum et iustum est.

Forma ordinaria

PREFAZIO

33. E con il tuo spirito.

34. Sono rivolti al Signore.

35. E’ cosa buona e giusta.

Forma straordinaria

SANTO

40. Sanctus, Sanctus, Sanctus…

Forma ordinaria

36. Santo, Santo, Santo…

Forma straordinaria

CANONE DELLA MESSA

40. (Nessuna risposta)

Forma ordinaria

PREGHIERA EUCARISTICA

37. Annunciamo la tua morte o Signore…(o altre consentite)

Forma straordinaria

PATER NOSTER

41. Sed libera nos a malo.

42. Amen.

43. Et cum spiritu tuo.

Forma ordinaria

PADRE NOSTRO

38. Padre Nostro che sei…

39. Tuo è il regno…

40. Amen.

41. E con il tuo spirito.

Forma straordinaria

AGNUS DEI

44. Agnus Dei…

Forma ordinaria

AGNELLO DI DIO

42. Agnello di Dio…

Forma straordinaria

PREGHIERA PRIMA DELLA SANTA COMUNIONE

45. Domine, non sum dignus…(3 volte)

Forma ordinaria

PREGHIERA PRIMA DELLA SANTA COMUNIONE

43. O Signore non son degno…(1 volta)

Forma straordinaria

DURANTE LA COMUNIONE

45. (Nessuna risposta)

Forma ordinaria

DURANTE LA COMUNIONE

44. Amen.

Forma straordinaria

PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE

46. Et cum spiritu tuo.

47. Amen.

Forma ordinaria

PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE

45. Amen.

Forma straordinaria

BENEDIZIONE E SALUTO

48. Et cum spiritu tuo.

49. Deo gratias.

50. Amen.

Forma ordinaria

BENEDIZIONE E SALUTO

46. E con il tuo spirito.

47. Amen.

48. Rendiamo grazie a Dio.

Forma straordinaria

VANGELO FINALE

51. Et cum spiritu tuo.

52. Gloria tibi, Domine.

53. Deo Gratias.

Forma ordinaria

VANGELO FINALE

48. (non presente)

Conclusione

Il numero di risposte nella forma straordinaria, essendo anche stati indulgenti nella valutazione delle risposte al Salmo Responsoriale (5 risposte) e alla Preghiera dei fedeli (7 risposte), sono sostanzialmente identiche (per non dire superiori) alle risposte nella forma ordinaria.

Coloro che la pensano diversamente, o non hanno mai tentato un esercizio simile o hanno una diversa percezione di ciò che debba essere la partecipazione dell’Assemblea durante la Santa Messa.

Si dice: “Chi canta prega due volte”. Bene, durante le messe domenicali, nella forma straordinaria, vengono cantate l’Aspersione, il Kyrie, il Gloria, il Credo, il Sanctus e l’Agnus Dei mentre, nella forma ordinaria, vengono cantati (visto che l’Aspersione viene raramente effettuata e il Credo cantato molto raramente) il Gloria, il Santo e l’Agnello di Dio. A questi si aggiunge, nella forma ordinaria, il canto alla Comunione a cui l’assemblea riesce a partecipare solo in parte. Entrambe le forme hanno canti all’inizio della celebrazione, durante l’offertorio e alla termine della Messa. Insomma, anche sul canto, la forma straordinaria fornisce una uguale, se non maggiore, partecipazione da parte dei fedeli.

In sintesi, se credi che la “partecipazione attiva” sia importante per una Messa, e lo sia soprattutto la partecipazione vocale, e se desideri che questo sia accompagnato da una migliore forma liturgica, allora è arrivato il momento di partecipare ad una Santa Messa nella forma straordinaria.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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13/10/2010 12:25
 
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[SM=g1740722] Statim genuflexus adorat [SM=g1740752]
blog.messainlatino.it/2010/10/statim-genuflexus-adorat.html

[SM=g1740750] Ave Maria!

Se un testo liturgico è in qualche modo simile allo spartito di una grande sinfonia - che un direttore d'orchestra non deve cambiare, ma interpretare restando fedele al testo stesso - potremmo paragonare le rubriche alle annotazioni sulla partitura: i vari legato, staccato, adagio, andante etc.

Tutti elementi, questi ultimi, che non fanno parte della composizione in senso stretto, ma ne rendono possibile l’esecuzione secondo la mente dell’autore, che - nel nostro caso - è la Chiesa stessa.

* * *

Tra le rubriche della Messa Gregoriana, me ne è cara particolarmente una: Quibus verbis prolatis, statim Hostiam consecratam genuflexus adorat, (“e pronunciate queste parole, subito, [il sacerdote] genuflesso, adora l’Ostia consacrata”; NB Ostia con l’iniziale maiuscola): [SM=g1740752] si tratta dell’indicazione posta subito dopo la consacrazione del pane.

Queste parole fanno pensare alla prima adorazione compiuta dalla vergine Maria, al momento della nascita del suo Figlio divino.

Non è forse la Transustanziazione quasi una nuova nascita di Gesù? Non per niente, per tanti secoli, il prefazio per la festa del Corpus Domini è stato quello di Natale.

Non è dunque argomentare troppo di fantasia supporre che la Madonna - una volta resasi conto che il parto straordinario (la nascita santa del Messia: quod nascetur sanctum, Lc 1, 35) si era concluso - abbia súbito, immediatamente, statim, adorato il suo Figliolo.

I pollici e gli indici del sacerdote, che, tremanti, stringono l’Ostia appena consacrata, trovano dunque il loro primo modello (ἀρχή) nelle mani stesse di Maria, che sostengono Gesù appena nato.


La nota rubricale sopra citata fa dunque parte senz’altro della vita della Madonna: statim genuflexa adorat.

Statim: appena nato Gesù, súbito adora; perché a Maria non viene in mente altro di più importante e di più necessario da fare, nulla di più urgente che adorare.

Genuflexa: il parto straordinario della Vergine la lascia in piene forze e quindi Ella può mettersi in ginocchio, con Giuseppe che comprende che può ora discretamente accostarsi anche lui… O magnum mysterium et admirabile sacramentum…

Adorat: niente di più necessario, per Lei stesa e per l’umanità, quasi che Gesù dica:

“O umanità - che io ho fatto mia sposa con l’Incarnazione - io rinuncio, nei primissimi istanti della mia vita terrena ad essere riscaldato e accudito.

Soffrirei ben più che un po’ di freddo, se ritardassi a darvi i primi doni: ve li posso concedere solo se li accettate nel modo conveniente, solo se mi spalancate pienamente le porte del vostro cuore, cioè solo se mi adorate”.

E allora Maria, a nome del genere mano, compie la prima adorazione e accoglie Gesù e ogni cosa con lui (Rom 8, 32): statim genuflexa adorat.

Poi – solo dopo – Gesù viene avvolto in fasce e messo nella mangiatoia, Lui che sarebbe divenuto l’eterna refezione dei mortali (S. Agostino).

* * *

Consideriamo ancora quando la Madonna vede la prima effusione del Preziosissimo Sangue, nel mistero della circoncisione: anche qui statim genuflexa adorat.

Viene imposto al Bambinello il nome di Gesù, che significa Dio salva; ma come salva? Il nome non ce lo dice; il modo di questa salvezza ci viene rivelato da ciò che accade in contemporanea all’imposizione di questo Santissimo Nome; il Sangue è sparso… le gocce non fanno a tempo a toccare terra, che subito, statim, Maria genuflexa adorat.

Statim, genuflexa, adorat… Maria adora il Sangue prezioso e la Divina Volontà di salvare il mondo con il Sacrificio del Figlio

E questo gesto si ripete ad ogni effusione di questo Sangue, quando la Madonna percepisce l’agonia del Figlio al Getsemani, quando il Sangue stesso viene effuso nella flagellazione, nella salita la Calvario… fino all’ultimo sgorgare di acqua e sangue dal costato aperto... anche qui, la Regina dei Martiri, statim, genuflexa, adorat.

Non rinnoverà dal cielo, la Vergine Maria, questa adorazione, ogni volta il Sangue del Figlio suo, viene effuso sacramentalmente?

Che gran cosa dunque, quando, ad ogni Messa, Maria SS. e il suo sacerdote, insieme, cor unum et anima una, statim, genuflexi, adorant.

* * *

Ma l’indicazione rubricale non rende il sacerdote soltanto, in un certo modo – quodammodo direbbero gli scolastici -, un'altra Maria; il sacerdote in quel momento è un altro Cristo. E allora egli non è solo un pover’uomo, che adora Gesù appena venuto; ma è Gesù stesso che adora l’eterno Padre.

Il povero prete, da fuori dall’Ostia vi salta dentro, fonde il suo sangue con il Sangue, il suo cuore con il Cuore, per adorare, per Ipsum et cum Ipso et in Ipso, l’Eterno Padre, trascinando sull’altare lo stesso eterno amoroso scorrere delle Processioni Trinitarie.

E si capisce che questa azione adorante di Cristo, come non ha atteso un istante sul Calvario, non può attendere neanche sull’altare: il povero sacerdote statim, súbito – non può aspettare -, genuflexus – indica, anche con il corpo, che egli vorrebbe scomparire se fosse possibile – adorat.

Così insegna Pio XII:

“Dalla nascita alla morte, Gesù Cristo fu divorato dallo zelo della gloria divina, e, dalla Croce, l'offerta del sangue arrivò al cielo in odore di soavità. E perché questo inno non abbia mai a cessare, nel Sacrificio Eucaristico le membra si uniscono al loro Capo divino e con Lui, con gli Angeli e gli Arcangeli, cantano a Dio lodi perenni, dando al Padre onnipotente ogni onore e gloria” (Mediator Dei).

Ecco la genuflessione del sacerdote, per il cui ministero le membra sono unite al capo per offrire “al Padre onnipotente ogni onore e gloria”.

Che possiamo fare per unirci a questa adorazione del Sommo Sacerdote? Ascoltiamo le parole di San Pietro Giuliano Eymard, un grande adoratore dell’Eucaristia:


1 - Adorate Nostro Signore prima di tutto con l'omaggio esterno della persona. Piegate le ginocchia non appena comparite alla vista di Gesù nell'Ostia adorabile. Prostratevi con grande rispetto dinanzi a lui, in segno della vostra sudditanza e del vostro amore. Adoratelo in unione coi Re Magi, allorché, faccia a terra, adorarono il Dio Bambino adagiato, nella sua povera greppia, avvolto in poveri pannilini.

2. - Dopo questo primo silenzioso e spontaneo atto di riverenza, adorate Nostro Signore con un atto esterno di fede. Questo atto è molto utile per risvegliare i nostri sensi alla pietà eucaristica, ad aprire il cuore di Dio e ad attirare su noi i tesori della sua grazia. Non bisogna tralasciarlo mai, e occorre farlo santamente e devotamente.

3. - Offrite a Gesù Cristo l'omaggio di tutto voi stesso, presentandola dettagliatamente, per ogni facoltà dell'anima. Il vostro spirito, per conoscerlo sempre meglio; il vostro cuore, per amarlo; la vostra volontà, per servirlo; il vostro corpo coi suoi sensi, che lo glorifichino ciascuno secondo il suo modo. Offritegli soprattutto l'omaggio dei vostri pensieri, mettendo al posto d'onore nella vostra vita, il pensiero dell'Eucaristia; al culmine dei vostri affetti col chiamare Gesù Re e Dio del vostro cuore; della vostra volontà, non accettando più altra legge né altro scopo all'infuori del suo servizio, del suo amore e della sua gloria; della vostra memoria per non voler ricordare che lui e così vivere solamente di lui, in lui e per lui.

4. - Siccome le vostre adorazioni sono molto imperfette, unitele a quelle della SS.ma Vergine a Betlemme, a Nazaret, sul Calvario, nel Cenacolo e ai piedi del Tabernacolo; unitele a tutte le adorazioni che attualmente gli offre la S. Chiesa e tutte le anime sante che adorano N. Signore in questo momento e a quelle di tutta la Corte celeste, che lo glorifica nel cielo; così la vostra adorazione parteciperà della santità e dei merito di esse.


* * *

Passano i secoli, e arriviamo all’epoca in cui i bambini non nascono più dall’abbraccio amoroso dei genitori, ma in provetta, e il dottor Faust viene insignito del premio Nobel.

E anche la liturgia non nasce più, come diceva J. Ratzinger, “dal canto d'amore della Sposa [la Chiesa] per il suo Sposo [Gesù]” ma negli alambicchi degli alchimisti liturgici. Ciò che il dottor Robert Edwards è in biologicis, il Consilium ad exequendam Constitutionem de Sacra Liturgia è in liturgicis.

E dal solve et coagula liturgico di questi anni per certi aspetti bui, è andata a finire che ci ha lasciato le penne anche il nostro caro e amato statim, sostituito dal bugniniano post: sì post, l’esatto contrario di statim: ecco il necrologio del nostro amatissimo statim:


“Celebrans genuflectit tantum… post elevationem hostiae et post elevationem calicis” (Instr. Tres abhinc annos III, 7 EV II, 1155; 4-5-1967)

E, a differenza della rubrica dell’antico Messale, questa volta ostia è con l’iniziale minuscola.
Ora il cielo può attendere, l’adorazione perde il suo assoluto primato, l’io dell’assemblea viene a precedere la pura, semplice, incondizionata, immediata e amorosa accoglienza del dono di Dio…

Non voglio dire che nel Novus Ordo non si adora più, ma se l’inferno non può entrare nelle mura della Chiesa, vi si possono vedere - sul lato esterno - i segni sia dei proiettili diabolici vanamente sparati, sia gli spiragli aperti dai nemici interni.

Oh Maria Santissima, perfetta Adoratrice del Tuo Figlio realmente presente nell’Eucaristia, abbrevia la prova di questi tempi, concedi alla Chiesa di cui sei Madre amorosissima, la grazia di un’Adorazione liturgica in tutto simile alla Tua.


Sac. Alfredo M. Morselli, Stiatico di S. Giorgio di Piano, 13 ottobre 2010.


[SM=g1740738]

Fraternamente CaterinaLD

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Ringraziamento dopo la Santa Comunione


Da Cordialiter:

Sant'Alfonso Maria de Liguori raccomandava vivamente ai fedeli di intrattenersi un po' di tempo con Gesù dopo la Comunione, per ringraziarlo e per offrirgli affetti d'amore. Un giorno gli chiesero quanto tempo dovesse durare il “ringraziamento”. Egli rispose almeno un'ora. Ma i suoi interlocutori dissero che un'ora era troppo, avevano altri impegni... allora Sant'Alfonso propose almeno mezz'ora. Nuovamente gli risposero che era troppo. Con le lacrime agli occhi, il grande Dottore della Chiesa chiese che il ringraziamento durasse almeno un quarto d'ora. Non bisogna stupirsi, Sant'Alfonso era un uomo innamorato di Gesù Eucaristia, e gli sembrava una cosa di gran profitto spirituale il colloquiare amorevolmente col Redentore Divino.

Il Sommo Pontefice Pio XII (di gloriosa e immortale memoria), nell'enciclica “Mediator Dei” affermava:

“L'azione sacra, che è regolata da particolari norme liturgiche, dopo che è stata compiuta, non dispensa dal ringraziamento colui che ha gustato il nutrimento celeste; è cosa, anzi, molto conveniente che egli, dopo aver ricevuto il cibo Eucaristico e dopo la fine dei riti pubblici, si raccolga, e, intimamente unito al Divino Maestro, si trattenga con Lui, per quanto gliene diano opportunità le circostanze, in dolcissimo e salutare colloquio. Si allontanano, quindi, dal retto sentiero della verità coloro i quali, fermandosi alle parole più che al pensiero, affermano e insegnano che, finita la Messa, non si deve prolungare il ringraziamento [...]
Per cui, se si deve sempre ringraziare Dio e non si deve mai cessare dal lodarlo, chi oserebbe riprendere e disapprovare la Chiesa che consiglia ai suoi sacerdoti e ai fedeli di trattenersi almeno per un po' di tempo, dopo la Comunione, in colloquio col Divin Redentore [...].
Al Divin Redentore piace ascoltare le nostre preghiere, parlare a cuore aperto con noi, e offrirci rifugio nel suo Cuore fiammeggiante. Anzi, questi atti, propri dei singoli, sono assolutamente necessari per godere più abbondantemente di tutti i soprannaturali tesori di cui è ricca la Eucaristia e per trasmetterli agli altri secondo le nostre possibilità affinché Cristo Signore consegua in tutte le anime la pienezza della sua virtù. Perché, dunque, Venerabili Fratelli, non loderemmo coloro i quali, ricevuto il cibo Eucaristico, anche dopo che è stata sciolta ufficialmente l'assemblea cristiana, si indugiano in intima familiarità col Divin Redentore, non solo per trattenersi dolcemente con Lui, ma anche per ringraziarlo e lodarlo, e specialmente per domandargli aiuto, affinché tolgano dalla loro anima tutto ciò che può diminuire l'efficacia del Sacramento, e facciano da parte loro tutto ciò che può favorire la presentissima azione di Gesù?
 Li esortiamo, anzi, a farlo in modo particolare, sia traducendo in pratica i propositi concepiti ed esercitando le cristiane virtù, sia adattando ai propri bisogni quanto hanno ricevuto con regale liberalità. Veramente parlava secondo precetti e lo spirito della Liturgia l'autore dell'aureo libretto della Imitazione di Cristo, quando consigliava a chi si era comunicato: "Raccogliti in segreto e goditi il tuo Dio, perché possiedi colui che il mondo intero non potrà toglierti".

Dunque, se il Vicario di Cristo consiglia ai fedeli di praticare il ringraziamento dopo la Comunione, significa che è davvero un bene per le anime. Non c'è un tempo minimo da osservare, tuttavia conviene non essere avari con Gesù, dopo tutto quello che ha patito per noi.




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10/01/2011 20:44
 
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Significato dell'adorazione eucaristica

Una Presenza
che continua


di Inos Biffi


"Subito dopo la consacrazione (statim post consecrationem)", "in forza delle parole (vi verborum)" - dichiara il concilio di Trento - avviene una "conversione mirabile e singolare" del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo:  "conversione - prosegue lo stesso Tridentino - che la Chiesa cattolica con termine appropriatissimo chiama transustanziazione" (Decretum de sanctissima Eucharistia, capitolo 4, e canone 2).

Senza dubbio, l'esperienza sensibile non avverte alcun mutamento. La certezza che nel "santissimo sacramento dell'Eucaristia" - sempre secondo il Tridentino - "è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il corpo e il sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l'anima e la divinità, e quindi Cristo tutto intero", non è attestata né dalla vista né dal tatto né dal gusto, come canta Tommaso d'Aquino nell'Adoro te devote, ma è tutta e interamente fondata sull'ascolto della parola del Signore, della quale nulla è più vero:  Visus, tactus, gustus, in te fallitur, / sed auditu solo tute creditur. / Credo quicquid dixit Dei Filius, / nichil ueritatis verbo uerius.

Sono note la diffidenza e le reazioni al termine "transustanziazione", perché attinto al linguaggio di una filosofia superata e quindi da ritenersi inattuale. Trento, da parte sua, lo ritiene invece "appropriatissimo"; e lo è, infatti, per dire che, in virtù della potenza di Cristo e dell'opera dello Spirito Santo, l'identità del pane e del vino viene realmente mutata nell'identità del Corpo e del Sangue del Signore.
Del resto, ricorre nel linguaggio comune un significato di "sostanziale", che è di comprensione immediata, come quando ci si voglia riferire al livello profondo e sintetico di una realtà; senza dire che, per dilucidare e illustrare il significato di "transustanziazione" eucaristica, vi è apposta la catechesi, come per altri contenuti del dogma cristiano.

In ogni caso, termini come "transignificazione" e "transfinalizzazione", proposti da alcuni teologi come sostituivi, non solo non rendono, ma addirittura alterano il senso che la fede della Chiesa allega al concetto di "transustanziazione".

Non basta ammettere che il pane e il vino con la consacrazione assumano un significato e una finalità nuovi; che si ritrovano, cioè, transignificati e trasfinalizzati; occorre invece affermare che sono a tal punto trasmutati, da essere diventati irreversibilmente "Corpo e Sangue del Signore", come li chiama Paolo (1 Corinzi, 11, 27).
 
Abbiamo accennato ad alcuni teologi. Non mancano poi liturgisti che non accettano le definizioni tridentine sulla transustanziazione dopo le parole della consacrazione, perché allora - dicono - si aveva una conoscenza storica ridotta, si ignoravano in particolare le antiche anafore col risalto dell'invocazione allo Spirito Santo, non si aveva la percezione della struttura unitaria della preghiera eucaristica, e si era inoltre legati allo schema superato materia-forma.

Come a dire:  tutta la tradizione occidentale patristico-liturgica espressa a Trento si è ingannata sul significato, o sulla vis, delle parole della consacrazione e quindi sulla fede nella presenza reale "peracta consecratione", prima che l'anafora fosse tutta conclusa. Ma qui a far difetto, prima che un'eventuale mancanza di fede e di senso teologico, mi pare sia il senso del ridicolo. Solo che il pensiero va alle tristi conseguenze per quanti fossero alla scuola di tali maestri.

Per continuare la riflessione:  nell'istituzione dell'Eucaristia il pane è il Corpo di Cristo e il vino il suo Sangue unicamente a motivo dell'affermazione creatrice o del sermo operatorius (sant'Ambrogio) di Gesù che, pronunziato il rendimento di grazie e nel suo contesto, dichiara e quindi porge come suo Corpo il pane e come suo Sangue il vino. Ed è questa propriamente la novità della "Cena del Signore".

Il rendimento di grazie avveniva a ogni pasto; gli apostoli avvertono che in quello dell'ultima Pasqua di Gesù con loro si tratta del Corpo e del Sangue del Signore dalla sua esplicita ed efficace dichiarazione. Per altro, la stessa struttura liturgica conferita nei sinottici al racconto dell'istituzione dell'Eucaristia manifesta l'intenzione di porre in risalto come determinanti le parole di Cristo, a meno di ritenere che, in assenza dell'invocazione dello Spirito Santo, tali sue parole non abbiano avuto effetto.

Ora, in ogni messa è sempre Cristo il celebrante originario. A consacrare non sono le parole in sé, distinte da lui, quasi magicamente concepite, ma è sempre lui personalmente, o la sua signoria, operante in comunione con lo Spirito Santo:  il ministro agisce in persona Christi, "ripresentando" l'intenzione e l'azione stessa del Signore.

La tanto deprecata forma di cui si parla, in coppia con la materia, non intende indicare altro che la parola, ossia l'intenzione di Cristo, che imprime creativamente alla generica realtà del pane (materia) la condizione nuova e mirabile di essere il suo Corpo.

Ma torniamo alla fede nella presenza reale in virtù della transustanziazione, per osservare che è esattamente questa fede a non risaltare sempre con limpida e persuasa chiarezza. Un indice è il modo sbrigativo con cui le sacre specie talora vengono trattate durante la comunione o al termine della celebrazione eucaristica, anche se non è il caso di inseguire ossessivamente frammenti quasi invisibili, che hanno perduto il carattere di segni.

Viene in mente l'esortazione di Origene:  "Voi che assistete abitualmente ai santi misteri sapete con quale rispettosa precauzione conservate il Corpo del Signore quando vi è consegnato con il timore che ne cada qualche briciola e che una parte del tesoro consacrato si perda. Vi sentireste colpevoli e avete ragione, se per vostra negligenza qualche cosa se ne perdesse" (In Exodum homiliae, 13, 3).
Di fronte alla disinvoltura appena ricordata è difficile sottrarsi all'impressione che a essersi annebbiata sia proprio la certezza che sotto i segni sacramentali, dopo la celebrazione, continui a essere personalmente presente Gesù Cristo, vero uomo e vero Figlio di Dio, adorabile come il Padre e come lo Spirito Santo.

D'altronde, anche il ridursi, fino quasi alla scomparsa, dei segni del culto e dell'adorazione, che sono una professione silenziosa ma non meno efficace di quella affidata alle parole - come la genuflessione, l'inchino, lo stare in ginocchio, il silenzio dopo il ringraziamento, come veniva chiamato - hanno contribuito e contribuiscono ad affievolire la convinzione nel prosieguo della presenza di Gesù, che si prolunga oltre la celebrazione.

Quando addirittura non venga da chiedersi se, a vacillare non siano, a monte, la fede in Gesù Figlio di Dio, unico e universale Salvatore di tutti, e la certezza che senza la conversione a lui e senza la grazia della croce non c'è salvezza per nessuno.

La pratica dell'adorazione eucaristica non fu un'alterazione ma un arricchimento della "devozione" cristiana. Ora sono definitivamente e giustamente superati i limiti di una sovrapposizione dell'adorazione alla celebrazione, che è la fonte della presenza di Gesù nei segni:  l'adorazione accende la relazione personale con lui, stimola e approfondisce la meditazione sul sacrificio della Croce, fomenta la gioiosa sorpresa per la presenza sacramentale.

Adorare il Signore nell'Eucaristia (INGINOCCHIARSI), infatti, non equivale a un prosternarsi tremante e smarrito, o a una volontà di "annientamento" di fronte all'incombente divinità; significa invece un essere colmi dell'ineffabile e amoroso stupore di fronte alla tradizione del Figlio di Dio, al donarsi illimitato del Verbo divenuto "il Dio con noi", quasi "racchiuso" con la sua gloria nel sacramento. Per questo è incomparabilmente prezioso il tempo passato in adorazione, quella solenne e pubblica e quella privata e silenziosa, così come sono preziose per tutta la Chiesa le comunità di fratelli e di sorelle dediti all'adorazione "perpetua".


(©L'Osservatore Romano - 10-11 gennaio 2011)





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Omelia Padre Konrad zu Loewenstein del 6 febbraio 2011

sull'ADORAZIONE (parte prima)


In nomine Patris, et Filii, et Spiritui Sancti.

Queste ultime Messe, dopo l'Epifania prima del secondo ciclo dell'Anno liturgico, che va fino a Pasqua, le sante Messe cominciano con le parole  " Adoráte Deum, omnes Angeli eius "  e voglio cogliere l'occasione per parlare dell'Adorazione.
Uno scrittore francese ha detto una volta: che si potrebbero risolvere tutti i problemi del mondo se l'uomo facesse una cosa sola, e questa cosa è adorare Dio. Questo è lo scopo della creazione dell'Uomo e degli Angeli.

Questo scopo si raggiunge in parte già sulla terra, ma nella sua pienezza nel cielo, l'Adorazione è l'onore manifestato ad un Altro in virtù della Sua eccellenza superiore, per mostrare la propria sottomissione a Lui.
L'Adorazione è sia interna, cioè mentale, sia esterna cioè corporale. L'Adorazione interna è più importante di quella esterna, ma tutte e due sono dovute a Dio dall'uomo perchè l'uomo è composto  dalla mente e dal corpo, e deve adorare Iddio pienamente, ossia con mente e anima altrettanto. Di fatti l'atto esterno di adorazione è necessario per eccitare il nostro affetto per sottomettersi a Dio, e l'adorazione interna, se è autentica, ci preme a manifestarla in gesti esterni.

L'obbligo di adorare Dio è la conseguenza della Sua eccellenza superiore, anzi, in infinita che esige la nostra pienissima sottomissione. Questo obbligo viene stesso dal primo Comandamento: "Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio avanti a me", perchè questo Comandamento ci ordina di adorare Lui solo come nostro supremo Signore, viene espresso ugualmente nel Deuteronomio con le parole citate dal nostro Signore Gesù Cristo + a Satana: "adora il Signore Dio tuo, e a Lui solo rendi culto" (cfr. Tentazioni di Gesù + nel deserto, riportate nei vangeli di: Matteo 4,1-11, Marco 1,12-13 e Luca 4,1-13).

L'Adorazione si rende a Dio in tutti gli atti del culto divino, e in un senso particolare nel culto del Santissimo Sacramento e che, per ricordare, non è ne segno, ne figura, ne virtù (come hanno preteso gli eretici), non è pane che contiene Dio, come tutte le cose contengono Dio, non è pane benedetto, non è  pane sacro, non è neanche la divinità sotto le apparenze di pane, ma Gesù Cristo + sotto l'apparenza di pane nella Sua divinità e la sua umanità diventato Sangue ed Anima, per questo il Santissimo Sacramento esige il culto particolare dell'adorazione.

Per ricordare quando il Santissimo Sacramento è esposto, si fa una doppia genuflessione e un inchino di testa profondo entrando in chiesa, passando davanti al Sacramento e lasciando la chiesa; quando il Sacramento è nel Tabernacolo si fa una genuflessione semplice entrando, passando e uscendo, si prende l'acqua benedetta si fa un segno di Croce + venendo e partendo, e non si parla, se si deve comunicare qualche cosa ad altrui nella chiesa, si fa a voce bassa.

In questo riguardo, carissimi fedeli, non possiamo non accennare alla mancanza di adorazione da parte dei fedeli moderni, purtroppo anche membri del clero, intermediari che siamo fra Dio e l'uomo, entrando in chiesa passando davanti al Santissimo senza il minimo segno di rispetto, parlando a voce alta come se fossero in un luogo di incontro pubblico, o in un museo, anche al telefonino e, carissimi amici, ricevendo la santissima Eucarestia dopo esser mancati alla santa Messa domenicale, o alla santa purezza con altrui o da soli....

La Santa Eucarestia è, come scrive Romano Amerio: il fastigio del sacro, il mezzo per cui tutte le anime vengono condotte indietro all'Uno Dio, che è la loro origine, non c'è niente che è più grande, più glorioso, ne più prezioso sulla terra, se abbiamo trascurato la Santissima Eucarestia, abbiamo trascurato tutto!

L'atto principale dell'Adorazione è il Sacrificio nel quale la sottomissione dell'uomo a Dio viene espressa, nel senso stretto, nella distruzione di una cosa sensibile che rappresenta l'uomo stesso, così l'uomo riconosce la perfezione infinita e la maestà dell'Essere Divino, il Suo sovrano dominio sopra l'uomo, che è venuto all'esistenza che esiste e che è stato salvato per mezzo Suo.

La distruzione della cosa sensibile rappresenta l'offerta definitiva a Dio della vita e di tutto l'essere dell'uomo il suo corpo, la sua anima, la sua intelligenza e la sua volontà e tutto ciò che è. Il Sacrificio perfetto, l'atto di Adorazione perfetto è quello del Calvario, perchè è il Sacrificio di Dio a Dio, il puro e il perfetto Sacrificio, il Sacrificio per eccellenza. Questo Sacrificio viene perpetuato nel santo Sacrificio della Messa che è lo stesso Sacrificio. A questo Sacrificio l'uomo partecipa: il celebrante in modo sacramentale e spirituale, il fedele in modo spirituale. La partecipazione spirituale a questo Sacrificio consiste nel sacrificare se stessi in unione col santo Sacrificio del Calvario. Quanto sublime è la nostra vocazione cattolica, non è per niente che siamo obbligati ad assistere alla Santa Messa ogni settimana!

Adoriamo dunque Dio durante la Santa Messa, e ogni giorno col sacrificio di noi stessi e di tutta la nostra vita, tutta la nostra persona, le gioie e le pene, affinchè un giorno possiamo adorarLo +  pienamente in Cielo con gli Angeli, secondo lo scopo unico della nostra creazione.

In nomine Patris, et Filii, et Spiritui Sancti.

Sia lodato Gesù Cristo +





Riporre il Santissimo sull'altare maggiore


da Cordialiter:

[Brano tratto dal discorso pronunciato il 12-10-2005 dal Cardinale Janis Pujats al Sinodo dei Vescovi sull'Eucarestia]

Nelle chiese parrocchiali, luogo particolarmente adatto (sul presbiterio) per il Santissimo è l’altare maggiore che ospita il tabernacolo. In questo caso, l’altare maggiore con il suo retablo è veramente il trono di Cristo Re ed attrae a sé gli occhi di tutti coloro che sono in chiesa.

La presenza del Santissimo nell’area principale della chiesa dà ai fedeli l’occasione di adorare Dio anche al di fuori del sacrificio della Messa (ad esempio nell’intervallo di tempo tra gli uffici divini). Essi vengono infatti in chiesa per pregare, non per conversare. Prima della Comunione, è compito dei sacerdoti invitare i fedeli alla confessione individuale dei peccati.
 
Il luogo migliore per la confessione dei fedeli è il confessionale, collocato in chiesa e costruito con una grata fissa tra il confessore e il penitente. Nella misura in cui è possibile, i sacerdoti devono favorire le condizioni affinché i fedeli accedano alla Penitenza: se infatti gli uomini vivono e muoiono nei peccati, è vano ogni altro sforzo pastorale.

È opportuno riservare ogni giorno un tempo alla confessione, in ore prestabilite, in particolare prima della Messa. Se vogliamo veramente rinnovare la vita spirituale del popolo, ci è consentito lasciare il confessionale solo dopo che l’ultimo penitente ha ricevuto il perdono. [...] In generale, occorre eliminare l’abuso di accedere alla Comunione senza il sacramento della Penitenza.

Nel passato, vi era l’abitudine, durante la Messa, di andare in processione alla Comunione, ma col passare del tempo questa prassi fu giustamente respinta per un motivo pastorale. Come sappiamo, in chiesa il popolo ha un comportamento collettivo: tutti rispondono alle parole del sacerdote, tutti, seduti, ascoltano le letture della Sacra Scrittura, tutti stanno in piedi per il Vangelo, tutti si inginocchiano alla consacrazione e, (cosa che ci addolora!), tutti si alzano per partecipare in processione alla Comunione - tra questi anche il fariseo e il pubblicano, il penitente e il non penitente.
I singoli fedeli hanno timore di astenersi da questa processione, poiché in tal modo si espongono pubblicamente come indegni. Questa è la causa per cui questo abuso è prevalso così presto. Che cosa occorre fare? Bisogna rinnovare la consuetudine di accedere individualmente alla Comunione per preservare la libertà di coscienza. La Messa è un’azione comune, ma la Comunione rimanga individuale.



*************************************

 spieghiamo le parole del cardinale appena lette:
in sostanza è come se oggi si andasse alla Comunione, in processione appunto, come richiamati da una ABITUDINE verso la quale non ci possa astenere perchè "tutti mi guardano!"...sic!!
L'Eucarestia, la Comunione, non è un diritto, e vi si accede solo se IN STATO DI GRAZIA....
il concetto di INDIVIDUALE sta appunto in quell'esame di coscienza PRIVATO, PERSONALE DI CIASCUNO E NON NELL'ASSOLUZIONE COMUNITARIA DELL'ASSEMBLEA, ergo, si accede solo se in stato di grazia e non perchè, in processione "così fan tutti"....

Infatti, nella Messa di sempre si accedeva alle balaustre, IN GINOCCHIO..(forma così INDIVIDUALE)... il sacerdote, conoscendo spesso i propri fedeli, a volte passava oltre se questi non era in grazia di Dio....evitando che egli si potesse macchiare di un peccato maggiore: prendere l'Eucarestia in grave stato di peccato anche mortale... e spesso i fedeli, impegnati a guardare avanti se stessi, avendo l'Altare e non la fila processuale, non si accorgevano se l'altro non riceveva la Comunione....
Tale forma individuale è decisamente da riproporre, ed è decisamente più DISCRETA ed aiuta il fedele ad un incontro molto più personale con Gesù-Ostia-Santa....






[Modificato da Caterina63 13/02/2011 17:48]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Omelia Padre Konrad zu Loewenstein del 13 febbraio 2011

sull'ADORAZIONE (seconda parte)





In nomine Patris, et Filii, et Spiritui Sancti.

In queste ultime domeniche dopo l'Epifania, la santa Messa, come ho menzionato l'altra volta, comincia con le parole:  " Adoráte Deum, omnes Angeli eius ".
La settimana scorsa, ne ho colto l'occasione per parlare dell' Adorazione, in genere, oggi ne coglierò l'occasione per parlare dell'Adorazione propria alla santa Messa.

Come anche l'altra volta ho detto: l'atto principale dell'adorazione è il sacrificio, e il sacrificio per eccellenza è il Sacrificio della Croce, lo stesso Sacrificio della santa Messa. Questo Sacrificio, come ogni sacrificio, consiste in tre elementi:
- l'offerta della Vittima;
- la distruzione della Vittima;
- e la comunicazione della grazia.

Nella santa Messa l'offerta della Vittima e l'Offertorio, quando nostro Signore Gesù Cristo + tramite il celebrante offre se stesso a Dio Padre nei simboli del pane e del vino, non offre pane e vino a Dio Padre, non avrebbe senso, ma offre se stesso al Padre in modo simbolico, in un modo che anticipa l'offerta di se stesso più tardi nel corso della santa Messa.
La distruzione della Vittima secondo l'opinione comune dei teologi, compreso il Dottor angelico san Tommaso d'Aquino, avviene alla Consacrazione, quando il Signore si immola sull'Altare con la spada spirituale delle parole di consacrazione, nell'immagine di san Gregorio Nazianzeno.
La comunicazione della grazia avviene soprattutto nella santa Comunione quando nostro Signore Gesù Cristo + si comunica se stesso ai fedeli, come la grazia increata.
 
La differenza tra i sacrifici dell'Antico Testamento e quell'unico Sacrificio del Nuovo Testamento è che, nell'Antico Testamento, un animale viene offerto ed immolato a Dio che poi elargisce la sua grazia sull'uomo, nel Nuovo Testamento Dio stesso si offre e si immola a Dio che poi elargisce se stesso sull'uomo. Vediamo chiaramente come il sacrificio dell'Antico Testamento non è che un'ombra e un segno di quel Sacrificio per eccellenza del Nuovo Testamento.
Noi che assistiamo alla santa Messa siamo chiamati ad unirci al Sacrificio del Figlio divino, al Suo Padre divino, col dono completo di noi stessi. All'Offertorio offriamo a Dio tutte le nostre azioni, le nostre gioie, le nostre sofferenze, la nostra persona e persino la nostra vita intera. Alla Consacrazione ci immoliamo completamente a Lui nello spirito, come i santi Martiri si sono immolati completamente a Lui nel corpo. Alla santa Comunione come riscambio per il Suo dono intero di se a noi, ci diamo interamente a Lui, e nel ringraziamento che raccomando a tutti, almeno per qualche minuto dopo la santa Messa, prolunghiamo questo dono di noi stessi a Lui per la gloria del Suo santissimo Nome. Così partecipiamo al santo Sacrificio della Messa, sacrificandoci con l'Ostia Divina all'Offertorio, alla Consacrazione, dandoci a Lui nella santa Comunione.

Questo sacrificio che facciamo di noi alla santa Messa in modo diretto ed esplicito, lo dobbiamo fare anche in ogni momento della nostra vita, cioè, in modo indiretto ed implicito: tutte le nostre azioni, tutte le nostre gioie e pene vengono offerte, quando sono compiute o sentite a Dio, così la nostra persona e la nostra vita viene trasformata in un olocausto alla Maestà Divina, viene santificata e divinizzata. Le pene e le difficoltà non ci conducono più all'impazienza, al risentimento, alle lamentele in pensiero o parola, ad un atteggiamento nichilista che la vita non abbia senso, che Dio non esista, che non si occupi di me, ad un atteggiamento in una parola di sfiducia in Dio, ma nella luce della fede divengono occasioni per un atto di offerta, un atto di amore verso Dio, per guadagnare meriti per l'eternità, questo Sacrificio. Questo atto principale dell'adorazione che compiamo con tutta la nostra vita e in particolar modo alla santa Messa è un sacrificio, totale, di noi stessi.

Il Signore disse: se uno non avrà rinunciato a tutto, non potrà essere il mio discepolo.

Voglio concludere in questo riguardo con un passo di Tommaso da Kempis nel suo libro L'Imitazione di Cristo.


"Parola del diletto.
Con le braccia stese sulla Croce, tutto nudo il corpo, io offersi liberamente me stesso a Dio Padre, per i tuoi peccati, cosicché nulla fosse in me che non si trasformasse in sacrificio, per placare Iddio. Allo stesso modo anche tu devi offrire a me volontariamente te stesso, con tutte le tue forze e con tutto il tuo slancio, dal più profondo del cuore, in oblazione pura e santa. Che cosa posso io desiderare da te più di questo, che tu cerchi di offrirti a me interamente? Qualunque cosa tu mi dia, fuor che te stesso, l'ho per un nulla, perché io non cerco il tuo dono, ma te. Come non ti basterebbe avere tutto, all'infuori di me, così neppure a me potrebbe piacere qualunque cosa tu mi dessi, senza l'offerta di te. Offriti a me; da te stesso totalmente a Dio: così l'oblazione sarà gradita. Ecco, io mi offersi tutto al Padre, per te; diedi persino tutto il mio corpo e il mio sangue in cibo, perché io potessi essere tutto tuo e perché tu fossi sempre con me. Se tu, invece, resterai chiuso in te, senza offrire volontariamente te stesso secondo la mia volontà, l'offerta non sarebbe piena e la nostra unione non sarebbe perfetta"
(Imitazione di Cristo Libro IV cap.VIII)

In nomine Patris, et Filii, et Spiritui Sancti.



[Modificato da Caterina63 13/02/2011 17:51]
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L’uso di messalini e foglietti nella Santa Messa

            



Rubrica di teologia liturgica a cura di don Mauro Gagliardi


di Paul Gunter, O.S.B.*

ROMA, mercoledì, 23 febbraio 2011 (ZENIT.org).- L’uso dei messalini da parte dei fedeli laici, almeno nei principali Paesi europei, si pratica da più di due secoli. Nei Paesi che hanno conosciuto persecuzioni religiose, il possesso di libri simili rappresentava, per gli oppositori della fede cattolica, una prova sufficiente di adesione al “papismo”.

Tra il 1788 e il 1792, apparvero traduzioni in italiano della Messa, sia di rito ambrosiano che romano, con l’aggiunta di spiegazioni sulle principali feste, contenute all’interno di una guida alla preghiera per fedeli devoti. Fatti simili avvennero in Francia e Germania e si svilupparono rapidamente, ispirati dalle iniziative liturgiche di Dom Prosper Guéranger, nel sec. XIX. L’uso di messalini favorì un attaccamento alla liturgia che introdusse coloro che sapevano leggere nei meandri della liturgia celebrata in latino. I messalini spesso includevano i testi dei vespri della domenica, che divennero perciò pratica di molte parrocchie, specialmente in Francia, nei Paesi Bassi e in Germania. Durante il sec. XX, questi sussidi furono progressivamente arricchiti con materiale catechetico sull’anno liturgico, commenti alla Sacra Scrittura e testi eucologici.

Al presente, nelle celebrazioni secondo la «forma straordinaria» (o di san Pio V), i messalini sono ritenuti un prerequisito, non solo come mezzo di partecipazione alla conoscenza dei testi eucologici, che spesso sono intenzionalmente letti in silenzio, ma, più importante ancora, come strumenti per seguire i testi della Scrittura, come pure di alcuni riti particolari legati a certi giorni. Essi contengono una versione abbreviata delle rubriche del Messale da altare e forniscono una raccolta di testi e illustrazioni di arte sacra che supportano la preghiera e aiutano a ridurre le inevitabili distrazioni.

Nel contesto della «forma ordinaria» (o di Paolo VI), lo scopo dei messalini in vista della partecipazione alla Messa è meno chiaro. Nonostante molte persone [soprattutto fuori d’Italia, ndt] scelgano di possederne uno, forse ispirati dall’esempio del passato, l’ermeneutica della partecipazione è cambiata. Questo cambiamento ha influenzato i fedeli al punto che molti di loro hanno semplicemente smesso di usarli. Nonostante ciò, il messalino rimane di notevole aiuto per i sordi e per quelle situazioni particolari in cui la proclamazione dei testi è incomprensibile.

La maggioranza dei cattolici si è resa conto che il movimento liturgico del sec. XX si è battuto per la riforma della liturgia. Pochi hanno apprezzato il fatto che, quando Sacrosanctum Concilium (SC) ha invocato la riforma della liturgia, lo ha fatto richiedendo che la riforma si accompagnasse alla promozione del culto liturgico (cf. n. 1). A questo scopo, era necessario che la liturgia comunicasse effettivamente ciò che celebra, sì che le menti e i cuori di coloro che vi prendono parte fossero capaci di articolare ciò che veniva promosso. Questa ermeneutica sorregge la direttiva di SC 11: «I pastori di anime devono vigilare attentamente che nell’azione liturgica non solo siano osservate le leggi che rendono possibile una celebrazione valida e lecita, ma che i fedeli vi prendano parte in modo consapevole, attivo e fruttuoso».

                                           

Dopo il Vaticano II, i messalini hanno perso molto del loro ruolo nella promozione della vita liturgica, dato che i fedeli hanno imparato le parti della celebrazione loro assegnate e a recitarle insieme «in maniera comunitaria» (SC 21). Le letture vengono adesso proclamate ad alta voce e con il supporto di sistemi di amplificazione, da un ambone rivolto verso l’assemblea. Molti di coloro che un tempo seguivano i testi sui messalini, sono diventati i pionieri del n. 29 di SC, perché, essendo ora lettori, hanno scoperto una nuova e «sincera pietà», trovandosi ad esercitare una vera funzione liturgica. Il clero, incoraggiato da SC 24, ha cominciato a predicare in modo ideale sulla Scrittura proclamata, col risultato che dai sermoni si è passati alle omelie, radicate nella predicazione liturgica e destinate a rendere fruibile la parola di Dio proclamata. Di conseguenza, nella misura in cui diventavano familiari con i riti, i fedeli avevano sempre meno bisogno di leggere materiale di supporto, che desse loro indicazioni strutturali. Essi avrebbero perciò in gran parte messo da parte i loro messalini. Ironicamente, però, l’uso di messalini e foglietti sta per ricominciare, dato che le parrocchie dovranno presto avere a che fare con le nuove traduzioni della terza edizione del Messale Romano.

È deludente che molte parrocchie si siano servite per tanti anni di foglietti preparati di settimana in settimana. Il disordine da essi generato non solo diminuisce prepotentemente il valore di un armonico spazio di raccoglimento all’interno dell’edificio sacro; ma in se stessi si presentano spesso anche mal redatti. Alcuni editori di foglietti aggiungono versi di canti del tutto irrilevanti rispetto ai testi liturgici. La fiducia riposta in questi canti ha di certo aiutato ad evitare di confrontarsi con la sfida, che si presenta in maniera molto pungente, riguardo al fatto che oggi si canta di tutto, ma si sono persi o scartati i testi delle antifone di ingresso e di comunione. Inoltre, la dignità riconosciuta alle Scritture non è affatto valorizzata quando l’assemblea gira la pagina del foglietto, magari a metà della seconda lettura.

Resta da vedere se il rinnovamento nella pubblicazione dei messalini per la «forma ordinaria», alla luce delle prossime nuove traduzioni, inaugurerà un nuovo interesse verso un loro uso diffuso a lungo termine. Ciò che è certo, è che queste pubblicazioni necessitano di essere imbevute dello spirito della liturgia e di promuovere la conformità a ciò che la Chiesa richiede da noi, in questa rinnovata opportunità per un’autentica catechesi sulla Messa, offerta dalle suggestioni provenienti dalle nuove traduzioni. Affinché i fedeli siano ricondotti ad una vera «piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche» (SC 14), c’è bisogno che coloro cui sono affidate le migliorie del nuovo Messale «imparino ad osservare le leggi liturgiche» (SC 17). Allora, i messalini, e ogni altro materiale supplementare, risplenderà come faro di unità, ossia di una liturgia celebrata, fedelmente riformata e promossa in maniera tale, da essere «insegnata sia sotto l’aspetto teologico che sotto l’aspetto storico, spirituale, pastorale e giuridico» (SC 16).

[Traduzione e riduzione dall’originale inglese a cura di don Mauro Gagliardi; il prossimo articolo della rubrica sarà pubblicato il 9 marzo]


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* Padre Paul Gunter, O.S.B., è professore al Pontificio Istituto Liturgico di Roma e Consultore dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.


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Il simbolismo nell'arte sacra
Di Francesco Agnoli - 13/04/2011 - Religione -

Tabernacolo altare

Essi mi faranno un santuario ed io abiterò in mezzo a loro”(Es.25,8).


L’edificio-chiesa è simbolo:

 - del corpo di Cristo crocifisso: il transetto sono le braccia distese, la navata il corpo, l’abside la testa. La forma semi-circolare dell’abside ricorda la curvatura del capo umano. In alcune chiese l’asse dell’abside è inclinato rispetto a quello della navata centrale, proprio come la testa di Cristo crocifisso.

- della Chiesa spirituale: Cristo, dice S.Paolo, è il “capo del corpo che è la Chiesa”: la Chiesa viene paragonata ad un corpo fatto di tante membra e il suo capo è Cristo stesso. La chiesa-edificio è un insieme di pietre che formano il tutto: “pietre vive” che poggiano sulla “pietra angolare” che è Cristo per formare una comunità che è comunione dei Santi (Chiesa militante, purgante, trionfante). S.Pietro: “Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo...”(1Pt.2, 4-6).

- dell’uomo: esso è infatti “tempio vivente di Dio”. Ogni uomo, soprattutto quando riceve l’Eucarestia, è tempio di Dio. Gesù afferma: “Distruggete questo tempio ed in tre giorni lo farò risorgere”(Gv.2, 19). Il tempio in questione è il suo corpo, tempio della sua anima che è Dio stesso: “egli parlava del tempio del suo corpo”.

- della Gerusalemme celeste, e cioè la città di Dio, il Paradiso: è già la porta ad annunciarlo nella grande lavorazione che la contraddistingue. La porta romanica, con il suo protiro, la porta gotica, con le sue strombature e la ricchezza delle decorazioni, vogliono significare la distinzione fra i due spazi, l’interno e l’esterno, la chiesa ed il mondo profano (:pro=davanti,fuori; fanum=tempio).

La porta viene definita “ianua coeli”, porta del cielo: “Tu che entri, guarda verso il Cielo”, così è scritto sulla porta di ingresso della chiesa di Mozat; oppure un’iscrizione tolta dalla Genesi: “Quanto terribile è questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo”(Gen.28, 17). La chiesa è l’ovile del Paradiso: “Io - dice Gesù - sono la porta da cui entrano le pecore...Io sono la Porta: se uno entra attraverso di me sarà salvo” (Gv.10, 7-9).

degno  altare

 Il gotico ama le tre porte, simbolo della Trinità, consacrate contemporaneamente da tre sacerdoti diversi; le tre porte possono ripetersi su ogni lato, divenendo dodici, quanti gli apostoli, capostipiti delle dodici tribù della Nuova Israele.

 Il modello che Suger, l’autore della prima chiesa gotica, vuole seguire, è la descrizione dell’Apocalisse: “Vidi anche la città santa, la Nuova Gerusalemme scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente...‘Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno il suo popolo ed egli sarà il Dio con loro. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi...’. L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande ed alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme che scendeva dal cielo...Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte...A Oriente tre porte, a Settentrione tre porte, a Mezzogiorno tre porte e ad Occidente tre porte...Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a vetro puro...Non vidi alcun tempio in essa perchè il signore Dio, l’onnipotente e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, nè della luce della luna, perchè la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello”(Ap.21).

Cosa fa Suger a Saint-Denis? Vuole inondare tutto di luce, di “oro puro”, di “vetro puro”, di diaspro e pietre preziose, come nella Gerusalemme celeste, soprattutto nell’abside, il luogo dei più abbaglianti incontri con Dio. Fa abbattere le pareti del coro per unificarle nella luce; sostituisce le grosse strutture in pietra con colonnne esili, pietra traforata e con quelle grandi vetrate tipiche del gotico, che, talora, vengono ad occupare tutto l’abside, come nella Saint-Chapelle di Parigi.

Adorna il sepolcro di san Dionigi, le pareti, l’altare, di oro, argento ma soprattutto di cristalli, pietre smerigliate, materiale trasparente e traslucido con cui la luce penetrata dalle grandi finestre possa giocare, riflettersi, propagarsi fra luccichii e bagliori. Scive Suger: “Perciò, quando per l’amore che nutro per il decoro della casa di Dio, la multicolore leggiadria delle gemme mi distrae dalle preoccupazioni terrene e, trasferendo anche la diversità delle sante virtù dalle cose materiali a quelle immateriali, l’onesta meditazione mi persuade a concedermi una pausa...mi sembra di vedere me stesso in una regione sconosciuta del mondo, che non è completamente nè del fango terrestre, nè si trova del tutto collocata nella purezza del cielo, e mi sembra di essere in grado di trasferirmi, con l’aiuto di Dio, da questo mondo inferiore a quello superiore, in modo anagogico”.

Sulla porta fa apporre questa iscrizione, in latino: “Chiunque tu sia che vuoi esaltare l’onore di queste porte, non ammirare l’oro nè la spesa, ma la fatica dell’opera, opera nobile che splende, ma che splendendo nobilmente illumini le menti, affinchè attraverso lumi veri giungano alla vera luce, dove è Cristo, porta vera”.

La chiesa gotica finisce così per presentarsi come ad un visitatore del XVII sec. della cattedrale di Leon: “Di altre chiese si dice che sembrano una coppa d’argento; di questa si può dire che non solo sembra, ma è una coppa di vetro da cui si può bere”.

Nella Gerusalemme celeste dell’Apocalisse non c’è il sole, perchè Dio stesso è il suo sole che la illumina e la vivifica: nelle chiese gotiche vengono aperti i rosoni, immagine della perfezione del cerchio, nuovi soli che illuminano le cose e simboleggiano la luce spirituale.

 E’ un nuovo simbolismo solare che si aggiunge ai precedenti: fin dai primi tempi le chiese vengono volte ad Oriente, verso il “sole che sorge e viene ad illuminare coloro che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte”. All’aurora, mentre i raggi del sole sorgente invadono l’abside e l’altare, i monaci si alzano a cantare, per salutare il “Sol Salutis”, la luce di Cristo che è venuto da oriente per salvare l’umanità; la sera sono i raggi del “Sol Iustitiae”, che giunge a giudicare alla sera del mondo, ad essere accolti nello spazio sacro e circolare dell’abside.

La luce è dunque la caratteristica della Gerusalemme celeste come delle cattedrali gotiche. Proviamo a vedere alcuni perchè. Anzitutto è la prima parola della creazione: “Dio disse: ‘Sia fatta la luce’ ”; Grossatesta commenta: “ La prima parola del Signore creò la natura della luce e disperse le tenebre, e dissolse la tristezza e rese immediatamente ogni specie lieta e gioiosa. La luce è bella di per sè, poichè la sua natura è semplice, e ha in sè tutte le cose insieme; perciò è massimamente unita, e proporzionata a sè in modo assai concorde a causa dell’uguaglianza; invece la concordia delle proporzioni è bellezza...Essa fra le cose corporali è la dimostrazione più evidente per via analogica della somma Trinità. Perciò Dio, che è luce, giustamente ha cominciato l’opera dei sei giorni dalla luce stessa, di cui tanto grande è la dignità”.

 In secondo luogo si può dire che, fra le creature corporali, la luce è quella che maggiormente può essere considerata vestigio di Dio, secondo il concetto filosofico per cui ogni effetto o creatura è in parte simile ed in parte differisce dalla causa o creatore: come il manufatto di un artigiano “contiene” qualcosa dell’artigiano stesso, la sua fantasia, la sua abilità, ma ne è inferiore, così anche le creature di Dio sono, più o meno, immagine di Dio.

Egli, dice S.Bonavventura, “relucet et latet” nelle creature, e, fra queste, riluce soprattutto nella luce:

 - Dio è Verità che conosce perfettamente se stesso e permette alle realtà spirituali, agli occhi dello spirito, di conoscere la verità spirituale. Come verità ha soprattutto la capacità di manifestare e di manifestarsi: la luce del sole è ciò che nel mondo maggiormente manifesta e si manifesta, facendo conoscere agli occhi della carne le realtà materiali.

- Dio è Vita, colui che la dà e che in essa ci mantiene: la luce del sole è principio fondamentale di vita per tutta la natura, nella generazione, nel mutamento e nella corruzione.

 - Dio è Spirito invisibile e la luce è un corpo “spirituale”, il corpo materiale che più assomoglia alle realtà spirituali, alla dimensione metafisica, intangibile, impalpabile eppure evidente, anzi l’evidenza stessa.

- Dio è Bellezza, e la luce, secondo il francescano Grossatesta, è “maxime pulcrificativa et pulcritudinis manifestativa”, e cioè massimamente capace di manifestare le altre bellezze e nello stesso tempo di conferire bellezza anche alle cose che di per sè non la possiedono.

 - Dio è Unità, Uguaglianza e Semplicità: la luce, in un certo senso, genera se stessa da se stessa - come Cristo è il “lumen de lumine”, il “lumen genitum”- senza dividersi, mantenendo unità nella sua espansione, avendo la più grande armonia possibile nella perfetta proporzione ed unità delle sue “parti”.

 Inoltre, come notava uno dei primi grandi scienziati della luce, si muove secondo due figure: la retta ed il cerchio, cioè le figure che hanno massima semplicità, “unità ed uguaglianza senza angolo”. Tutti gli altri movimenti della luce, e cioè la rifrazione e la riflessione (linee spezzate) non sono propriamente naturali, in quanto nascono da ostacoli interposti alla luce.

Rimanendo nell’osservazione scientifica si può notare che la luce è una sola, la luce bianca, ma contiene in sè i tre colori primari, i quali danno a loro volta i sette colori dell’iride: essa dunque richiama Dio come Unità e Trinità ad un tempo, e lo Spirito Santo come datore dei sette doni, le sette lampade dell’Apocalisse, i sette sacramenti...; mentre il nero, che contraddistingue le tenebre, non è un colore, ma assenza e privazione di colore e di luce.

 - Dio è Bene, ed in quanto tale “diffusivum sui”, diffusivo di sè, donatore e propagatore di vita, come la luce stessa è diffusiva di sè, ed è come la Carità (=Bene) “che tutto abbraccia”.

 

cum Maria

L’immagine della Gerusalemme celeste, posta su di un “monte grande e alto” (Ap.21,10) ne richiama un’altra: la chiesa, l’altare è immagine del monte santo, “il santo monte Sion, dove hai preso dimora”( Salmo 73). Nella messa noi diciamo, ripetendo il salmo che gli ebrei cantavano inerpicandosi sul monte Sion per andare al tempio: “Emitte lucem tuam et veritatem tuam: ipsa me deduxerunt et adduxerunt in montem sanctum tuum et in tabernacula tua”.

Questa montagna luminosa è come la chiesa di Mont Saint Michel o Montmartre a Parigi, ma anche come l’altare di pietra sopraelevato e illuminato dai candelabri:simboleggia il Sinai, dove Mosè riceve la legge; il Carmelo, dove Elia incontra l’eterno, il monte Sion, dove gli ebrei avevano il tempio, il Tabor della trasfigurazione, il Golgota, su cui Gesù è morto in croce. Per questo, nella vecchia messa, per cui il romanico, il gotico, il barocco...sono costruiti, l’altare è rialzato e di pietra, con le reliquie dei martiri dentro; di pietra come i monti santi; di pietra come l’altare del Genesi eretto da Giacobbe (Gen.28); di pietra come l’altare degli olocausti nel tempio di Gerusalemme; di pietra come Pietro, su cui è costruita la Chiesa e come Cristo, “pietra angolare che i costruttori hanno scartato”.

A Cristo si riferisce Isaia quando dice: “Ecco io pongo una pietra in Sion, una pietra scelta, angolare, preziosa, saldamente fondata: chi crede non vacillerà”(Is.28, 16); e S.Paolo: “bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo (petra erat Christus, I Cor.10, 3-4). S.Ambrogio ci dice che l’altare è immagine del Corpo di Cristo in quanto è Cristo stesso, immolatosi sulla croce, ad essere divenuto altare del Sacrificio fatto a Dio Padre.

 Parlando di lui la Scrittura ci dice: “Noi abbiamo un altare” (Eb.23, 10).

L’altare diventa così il centro del mondo, come nella Scrittura lo sono Gerusalemme ed il monte Sion: non il centro geografico ma il centro spirituale, come dimostrano il ciborio o il baldacchino postivi sopra: un tempio nel tempio, un tempio costituito da quattro colonne, simbolo della terra, dei quattro elementi, dei quattro punti cardinali (i quattro venti, i quattro angoli del mondo), e da una semisfera, simbolo del cielo, e per questo, spesso, stellata e azzurra. Il significato della cupola è uguale: la base quadrata simboleggia la terra, il cerchio, figura perfetta, è immagine del cielo.

Questo perchè la chiesa, nel suo complesso, è anche immagine del mondo intero, della creazione, della grande cattedrale della natura edificata da Dio. Tutto il mondo è infatti pieno della sua gloria: “Tutta la terra è piena della tua gloria” (Is.6,3), anche se la chiesa ha in più una presenza particolare, quella di Cristo, anche col suo corpo, nel “sancta sanctorum” del tabernacolo. Questa immagine dell’universo è così espressa da S.Gregorio Magno: “Nell’ora del sacrificio, alla voce del sacerdote i Cieli si aprono...a questo Mistero partecipano anche i cori angelici...il cielo e la terra si uniscono, il visibile e l’Invisibile divengono una sola cosa”; e S. Massimo Confessore: “E’ cosa davvero mirabile che, nella sua piccolezza, (questo tempio) sia simile al vasto mondo...Ecco che la sua copertura è tesa come i cieli: senza colonne, incurvata e chiusa; e inoltre è ornata da mosaici d’oro come il firmamento lo è da stelle brillanti. Ed ecco che la sua cupola elevata è paragonabile al cielo dei cieli. E, simile ad un elmo, la sua parte superiore riposa saldamente sulla parte inferiore. I suoi archi, vasti e splendidi, assomigliano inoltre, per la varietà dei colori, all’arco glorioso, quello delle nubi”.

Tabernacolo

Tabernacolo: qui la presenza di Dio è completa, è l’Emmanuele, il “Dio con noi” dell’Apocalisse, e, come “padrone di casa”, è posto in posizione centrale e immediatamente visibile. Ci sono diversi tipi di tabernacolo: anticamente si usava spesso una colomba sospesa in aria sopra l’altare; poi, col barocco, si affermano soprattutto due tipologie: il tabernacolo basso e disadorno (sormontato da uno spazio per l’esposizione), che ricorda il Sepolcro dove Gesù fu deposto dopo la morte in croce (rammenta quindi il carattere sacrificale della messa); il tabernacolo a forma di tempietto, con la cupola, le colonnine: una piccola “Domus Dei” all’interno di quella più grande che è la chiesa.

Prima del gotico, in cui la luce è quella del sole, delle vetrate e dei cristalli, per rendere l’idea della chiesa come Gerusalemme celeste si usava lo sfondo dorato, soprattutto nell’arte bizantina. L’oro è anch’esso luce, luce particolarmente preziosa, ed ha la proprietà di collocare le figure fuori del tempo e dello spazio, e cioè in una dimensione completamente soprannaturale: Dio, il Paradiso, i santi, sono nell’eternità, non sono limitati dallo spazio, dal tempo, dalle cose terrene.

Per questo le chiese protestanti (e anche quelle "cattoliche" odierne) che rifiutano la concezione della messa come sacrificio, come Gerusalemme celeste, come immagine di Cristo e della sua creazione, sono totalmente diverse.

La “messa” protestante necessita di una chiesa protestante: non più volta ad Oriente, non più pianta a croce, non più luce, finestre gotiche, sfondi oro; non più altare rialzato, altare di pietra, sormontato dal tabernacolo: ma tavola di legno, a livello del terreno, dove si compie una cena, un memoriale, un incontro fra uomini, assemblea e presidente, non nella casa di Dio ma in una casa degli uomini, dove sulla porta, che è uguale a quelle normali, non ci può più essere scritto: “Tu che entri guarda verso il cielo”. 

Dov’ è il cielo, dove la cupola, il ciborio, il baldacchino, l’azzurro e le stelle delle volte, il rosone...? Dov’è il tabernacolo, la tenda dell’Emmanuele, il “Dio con noi” ? Dove sono le mura di diaspro, d’oro, di topazio, di vetro puro della Gerusalemme celeste dell’Apocalisse; i suoi cittadini, le statue dei santi, la pietra sui cui poggiare, solida, forte, da cui scaturisce il cibo spirituale? Non c’è più il canto gregoriano; gli amici di Lutero abbattono gli organi, bandiscono l’armonia di una musica che vuole avvicinarsi al coro degli angeli della corte divina, piuttosto che al canto profano, legato alle cose terrene. Si potrebbe continuare a lungo in questo triste elenco, ma una cosa sola ci deve importare: le chiese “cattoliche” moderne, quelle inaugurate per il Giubileo, addirittura senza croce, con il bar all’interno della “chiesa”, sono espressione, triste e squallida, di una grande decadenza; sono esattamente uguali alle chiese protestanti...

La nuova “arte”nasce alla fine degli anni sessanta: bisogna fare della messa una cena, un’assemblea, qualcosa di umano, un “mangiare attorno alla stessa tavola”; quindi bisogna trasformare la casa di Dio nella casa dell’uomo, dell’assemblea, farne un “teatro totale”, secondo l’auspicio degli innovatori legati al cardinal Lercaro, grande artefice della riforma liturgica ( G.Lercaro, “La chiesa nella città: discorsi e interventi sull’architettura sacra”, Paoline, 1996). La Gerusalemme celeste diviene allora un “teatro”; l’altare “il simbolo dell’assemblea”; il monte Sion, il Golgota, una collina da spianare; la cupola un cielo da abbattere e trascinare sulla terra, come in genere la dimensione soprannaturale, nell’unica dimensione ormai riconosciuta, quella orizzontale, dall’uomo all’uomo.

 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Nuova ristampa del Messale Romano

 
Ricevo da Marco Bongi, che ringrazio:

Il Distretto Italiano della Fraternità Sacerdotale San Pio X è lieto di annunciare una nuova ristampa del Messale Romano quotidiano del 1962. Si tratta dell'edizione pubblicata da Marietti, con testo a fronte tradotto in lingua italiana.

Davvero un'ottimo sussidio per i sacerdoti, religiosi, seminaristi e semplici fedeli che intendano conoscere e seguire meglio la Liturgia tradizionale della Chiesa Cattolica.

Il volume viene offerto, in questi primi mesi, ad un prezzo speciale di 40 euro, comprese le spese di spedizione.

Per maggiori informazioni ed ordinazioni ci si può rivolgere ai tre Priorati italiani della FSSPX ed ai seguenti indirizzi di posta elettronica:
albano@sanpiox.it
montalenghe@sanpiox.it
rimini@sanpiox.it



[SM=g1740733]

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IL GALATEO LITURGICO

don Riccardo Pane - cerimoniere arcivescovole di Bologna - da “Avvenire BO7” -

Sulla sigla dei film e i fedeli ritardatari

Nella parrocchia ideale di una diocesi ideale di un mondo ideale che esiste solo nei sogni dei parroci, i fedeli arrivano in chiesa almeno 10’ minuti prima dell’inizio della santa Messa, si inginocchiano devotamente in silenziosa adorazione, preparandosi in questo modo alla celebrazione. Ma nella parrocchia reale di una diocesi reale di questo realissimo mondo contemporaneo i fedeli arrivano trafelati e ansimanti allo scoccar della campana, quando va bene... perché molti tendono ad arrivare sistematicamente in ritardo, durante la proclamazione delle letture o – già che ci siamo – dopo l’omelia. Come si spiegano questi ritardi? Con l’equazione chiesa = cinema.

Diciamo la verità: chi di noi ha mai provato qualche interesse per la sigla di un film o per i titoli di coda? Alle volte si ha l’impressione che la Parola di Dio sia percepita un po’ come la sigla di un film: una rassegna monotona e inutile di tutti i protagonisti e di coloro che hanno preso parte alla realizzazione dello spettacolo, dal costumista al tecnico di regia. Bisogna nominarli, per correttezza, ma quello che conta arriva dopo...
E come se non bastasse, il ritardatario passa gran parte del tempo delle letture a guardarsi attorno per scegliere il posto ideale, quasi dovesse trascorrervi il resto della sua esistenza: non troppo vicino all’altare per non passare per bigotto, sufficientemente vicino all’uscita per accelerare le operazioni di sbarco come in aereo, possibilmente vicino a qualche amico, per non correre il rischio di dover scambiare la pace con uno sconosciuto o, peggio, per rompere la monotonia della celebrazione con qualche commento. Il grado di attenzione aumenta sensibilmente al momento del vangelo, ma per la lettura dell’antico testamento e per l’epistola gli ascolti crollano a picco. Per fortuna nessuno ha ancora pensato a legare le letture della Parola di Dio allo share, altrimenti saremmo costretti a tagliare le prime due letture.

Signor Rossi ... “presente!”

Prima dell’inizio della Messa dovremmo introdurre l’appello nominale dei fedeli, come a scuola, ma per un motivo completamente diverso, non disciplinare e burocratico, ma teologico. Molte delle persone che arrivano sistematicamente in ritardo, o che fanno turismo religioso, cambiando sempre Messa, rivelano un’idea del tutto distorta della liturgia eucaristica: che io ci sia o che non ci sia, la Messa inizia lo stesso, e nessuno se ne accorge; come del resto uno spettacolo teatrale inizia anche se manca qualcuno di coloro che hanno comprato il biglietto.

Dal punto di vista della realtà visibile, questo avviene anche per la Messa: il parroco non aspetta certo me; ma dal punto di vista teologico, se guardiamo al mistero che sta sotto, le cose sono molto diverse. Io non sono un individuo anonimo e sconosciuto che si presenta a un appuntamento nel quale rimarrà isolato nella sua anonima individualità, ma sono membro di un corpo ecclesiale che si ricompone nella celebrazione Eucaristica e in essa si edifica: che io ci sia, o non ci sia, cambia tutto! Senza di me il corpo ecclesiale inizia la celebrazione monco, perché l’Eucaristia è per eccellenza il sacramento di comunione, il sacramento del Corpo di Cristo: nutrendoci del Corpo di Cristo siamo edificati e riedificati nella comunione del Corpo mistico di Cristo. Questo è anche il motivo per il quale una grave frattura sul piano orizzontale della comunione ecclesiale rende la mia comunione eucaristica un atto profondamente contraddittorio.

 

Dovremmo allora cercare di superare la nostra concezione individualistica della liturgia e metterci in testa che arrivare puntuale e partecipare alla Messa nella mia comunità parrocchiale o di riferimento, e non dove capita, non è un atto di cortesia e di galateo clericale, ma è costitutivo all’interno della verità stessa di quello che celebro.

Corridoio o finestrino?

Avete mai provato a osservare la gente che entra in chiesa? La scelta dei posti è uno spettacolo sempre molto istruttivo. I giovani e gli adolescenti si mettono assieme tutti da una parte: guai sedersi vicino a un anziano o mischiarsi con gli altri; piuttosto stanno in piedi. Alcuni anziani hanno il posto fisso, e se qualche malcapitato pellegrino ha avuto la ventura di sedersi al loro posto, viene squadrato in modo torvo. Molti stanno in piedi, a braccia conserte, nei pressi della porta, anche se c’è posto nelle panche, quasi in prestito, quasi a voler dire: “non pensate mica che io sia venuto a Messa: sono qui solo di passaggio!”. Le panche, poi, si riempiono inesorabilmente a partire dal fondo, e rimangono vuote quelle vicino all’altare, come a scuola. A scuola, tuttavia, la cosa ha una sua logica: in fondo è più facile leggere i fumetti sotto banco e sfuggire alle interrogazioni. In chiesa questo comportamento ha dell’irrazionale, dal momento che difficilmente il prete interroga i fedeli, e – per grazia di Dio – non mi è ancora capitato nessun fedele che legga i fumetti durante la Messa.

Questo stile apparentemente irrazionale rivela, al contrario, non solo dei fattori psicologici e sociologici (come, ad esempio, la difficoltà delle nuove generazioni a integrarsi e convivere con gli adulti, e l’abitudinarietà degli anziani), ma soprattutto dei fraintendimenti teologici: si fatica a percepire la dimensione fortemente “corporativa” e solidale della liturgia eucaristica, cioè il fatto che nella Messa non agiamo come una somma di individui impermeabili l’uno all’altro, o come spettatori di un rito che non ci appartiene e non ci coinvolge, ma esprimiamo, e siamo costituiti come un unico corpo, unito al suo Capo, che presenta al Padre, per mezzo del Figlio, nell’unità costituita dallo Spirito Santo, l’unico ed eterno sacrificio. Stare sulla porta, cercare il conforto di un gruppo sociologicamente caratterizzato, sono i segni di uno scollamento fra ciò che la liturgia esprime e realizza in sé, e ciò che molti fedeli percepiscono di essa.

La messa è finita potete fare confusione

Non compare fra le formule di congedo del diacono, ma sembra rispecchiare molto bene quello che sento in giro. Qualche tempo fa mi sono recato in una chiesa della bassa padana per provare con i ministranti una celebrazione importante. Era un pomeriggio feriale, la chiesa era vuota, i ministranti non meno di venti, di età compresa fra i 10 e i 20
anni. Ebbene, entrando in quella chiesa sono rimasto colpito, quasi shoccato. Il lettore sarà curioso di sapere quale abominio avessero visto i miei occhi o udito le mie orecchie. È presto detto: tutti parlavano sotto voce, limitando le parole allo stretto necessario per svolgere le loro prove. Ripeto: la chiesa era vuota e non vi era il rischio di turbare la preghiera di nessuno. Forse per il lettore tutto ciò sarà normale: per me fu una rivelazione. Non mi era mai capitato in nessuna altra chiesa, soprattutto da parte di bambini e adolescenti. Se quei ragazzi parlavano sottovoce (e il parlare era giustificato dalle prove) senza che nessuno li richiamasse a questo, il motivo era chiaro: essi erano stati educati al senso del sacro. Fatto tanto mirabile quanto inusitato.

Quando va bene, infatti, c’è silenzio durante la celebrazione: prima e dopo è come un festival. Fa piacere vedere tanta gente esplodere di allegria dopo la messa, ma fuori dalla chiesa, non dentro; perché dobbiamo cercare di mantenere quel senso di sacro timore e tremore davanti alla presenza terribile dello Altissimo; terribile non nel senso di ostile e annientante, ma perché travalica enormemente la nostra piccolezza e il nostro peccato con la sua grandezza e la sua santità: “Mosè, non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!” (Es 3, 5).
La chiesa non è un salone dove periodicamente si compiono degli atti sacri, ma è un luogo sacro già in se stesso, per la presenza del SS. e per l’unzione che ne ha consacrato l’altare e le pareti. Urge una rieducazione, prima di tutto di noi preti... In chiesa si deve far silenzio anche quando si fanno le pulizie.



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Riporre il Santissimo sull'altare maggiore

 
da Cordialiter.....

[Brano tratto dal discorso pronunciato il 12-10-2005 dal Cardinale Janis Pujats al Sinodo dei Vescovi sull'Eucarestia]
 
Nelle chiese parrocchiali, luogo particolarmente adatto (sul presbiterio) per il Santissimo è l’altare maggiore che ospita il tabernacolo. In questo caso, l’altare maggiore con il suo retablo è veramente il trono di Cristo Re ed attrae a sé gli occhi di tutti coloro che sono in chiesa. La presenza del Santissimo nell’area principale della chiesa dà ai fedeli l’occasione di adorare Dio anche al di fuori del sacrificio della Messa (ad esempio nell’intervallo di tempo tra gli uffici divini).
Essi vengono infatti in chiesa per pregare, non per conversare. Prima della Comunione, è compito dei sacerdoti invitare i fedeli alla confessione individuale dei peccati. Il luogo migliore per la confessione dei fedeli è il confessionale, collocato in chiesa e costruito con una grata fissa tra il confessore e il penitente. Nella misura in cui è possibile, i sacerdoti devono favorire le condizioni affinché i fedeli accedano alla Penitenza: se infatti gli uomini vivono e muoiono nei peccati, è vano ogni altro sforzo pastorale.
È opportuno riservare ogni giorno un tempo alla confessione, in ore prestabilite, in particolare prima della Messa. Se vogliamo veramente rinnovare la vita spirituale del popolo, ci è consentito lasciare il confessionale solo dopo che l’ultimo penitente ha ricevuto il perdono. [...]
In generale, occorre eliminare l’abuso di accedere alla Comunione senza il sacramento della Penitenza. Nel passato, vi era l’abitudine, durante la Messa, di andare in processione alla Comunione, ma col passare del tempo questa prassi fu giustamente respinta per un motivo pastorale. Come sappiamo, in chiesa il popolo ha un comportamento collettivo: tutti rispondono alle parole del sacerdote, tutti, seduti, ascoltano le letture della Sacra Scrittura, tutti stanno in piedi per il Vangelo, tutti si inginocchiano alla consacrazione e, (cosa che ci addolora!), tutti si alzano per partecipare in processione alla Comunione - tra questi anche il fariseo e il pubblicano, il penitente e il non penitente.
I singoli fedeli hanno timore di astenersi da questa processione, poiché in tal modo si espongono pubblicamente come indegni. Questa è la causa per cui questo abuso è prevalso così presto. Che cosa occorre fare? Bisogna rinnovare la consuetudine di accedere individualmente alla Comunione per preservare la libertà di coscienza. La Messa è un’azione comune, ma la Comunione rimanga individuale.

[SM=g1740733]



[Modificato da Caterina63 16/06/2012 14:47]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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02/08/2012 10:12
 
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[SM=g1740717] Sto leggendo, o meglio meditando.... sugli Esercizi di sant'Ignazio.... sfogliavo il suo Diario Spirituale, che bellezza!!! nella Messa, prima, durante e dopo, è tutto un PIANGERE di partecipazione, non certo di pietismo o sentimentalismo....  
http://www.esercizi-ignaziani.it/File%20testi/DiarioSpirit.pdf  
 
spesse volte mi chiedo da dove sia uscita fuori la messa  GIOIOSA nel senso peggiore del termine.... se si balla,ci si dimena, si applaude e si occupa il tempo a trovare qualcosa da fare nella messa per essere protagonisti, mi chiedo: quando si prega davvero? quando ci si unisce davvero al Crocefisso, all'Agnello immolato? quando si compartecipa del Divino Sacrificio? quando si comprenderà mai quella unione mistica alla quale siamo TUTTI chiamati?  

una giornata qualunque, dal 1544, 1545, annota sant'Ignazio di Loyola nel suo Diario Spirtuale:  
[28 maggio] - Prima e dopo la messa, lacrime. Durante la celebrazione, lacrime  
abbondanti e loquela interiore meravigliosa
.  
 
Embarassed l'8 agosto è la Festa di san Domenico....



***************

e.... ci risiamo.... [SM=g1740730] LA NORMA PER RICEVERE L'EUCARISTIA E' ALLA BOCCA E POSSIBILMENTE IN GINOCCHIO.... LA PRASSI ALLA MANO NON E' LA NORMA DELLA CHIESA..... MA E' UN GESTO DI TOLLERANZA DELLA CHIESA.... NON LA NORMA!


dogmi ambrosiani....

 
 

Qui sopra riproduciamo la foto di un avviso che si trova all'ingresso del Duomo di Milano: da notare l'affermazione categorica che "Ricevere la Santa Eucaristia sulla mano per fare la Comunione al Corpo di Cristo è stato il modo seguito da tutte le Chiese per circa mille anni": possiamo dire che il Beato Schuster oggi non avrebbe più da meravigliarsi se qualcuno gli chiedesse la differenza tra i dogmi romani e quelli ambrosiani. Comunque che un'affermazione storicamente discutibilissima sia spacciata per un'assodata certezza alla porta del Duomo di Milano o è frutto di ignoranza o di malafede. Non sappiamo che cosa augurarci che sia. Intanto gustiamo quest'articolo di Mons. Nicola Bux...

*****

L'uso di dare la Comunione in bocca può risalire a Gesù?

di Mons. Nicola Bux
 
 
Il Santo Padre, non solo pronunziò il noto discorso del 22 dicembre sull' interpretazione del concilio ecumenico Vaticano II, che invitava a compiere nel senso della riforma in continuità con la tradizione della Chiesa (Ecclesia semper reformanda), ma lo ha pure messo in pratica nella liturgia. In primis, facendo ricollocare il Crocifisso dinanzi a sè sull'altare, in modo che la preghiera del sacerdote e dei fedeli sia "rivolta al Signore".
 
Qui però, mi soffermo sulla seconda 'innovazione' di Benedetto XVI: l'amministrazione della S.Comunione ai fedeli, in ginocchio e in bocca. Dico 'innovazione', rispetto al noto indulto che in diverse nazioni consente di riceverla sulla mano.Infatti, si ritiene da non pochi, che solo nella tarda antichità-alto medioevo, la Chiesa d'Oriente e d'Occidente abbia preferito amministrarla in tal modo. Allora, Gesù ha dato la Comunione agli Apostoli sulla mano o chiedendo di prenderla con le proprie mani?
Visitando la mostra del Tintoretto a Roma, ho osservato alcune 'Ultime Cene' in cui Gesù dà la Comunione in bocca agli Apostoli: si potrebbe pensare che si tratti di una interpretazione del pittore ex post, un po' come la postura di Gesù e degli apostoli a tavola nel Cenacolo di Leonardo, che 'aggiorna' alla maniera occidentale l'uso giudaico dello stare invece reclinati a mensa. Però, riflettendo ulteriormente, l'uso di dare la S.Comunione direttamente in bocca al fedele, può essere ritenuto non solo di tradizione giudaica e quindi apostolica, ma anche risalente al Signore Gesù. Gli ebrei e gli orientali in genere, avevano ed hanno ancor oggi l'usanza di prendere il cibo con le mani e di metterlo direttamente in bocca all'amata o all'amico. Anche in occidente lo si fa tra innamorati e da parte della mamma verso il piccolo ancora inesperto.Si capisce così il testo di Giovanni 13,26-27: "Gesù allora gli (a Giovanni) rispose: 'E' quello a cui darò un pezzetto di pane intinto'. Poi, intinto un pezzetto di pane, lo diede a Giuda di Simone Iscariota. E appena preso il boccone il satana entrò da lui". Mons.Athanasius Schneider ha compiuto ottimi approfondimenti nel suo libro Dominus est, Lev 2009.
 
 
Che dire però dell'invito di Gesù: "Prendete e mangiate"..."Prendete e bevete" ?
 
Prendete (in greco: lavete; in latino: accipite), significa anche "ricevete". Se il boccone è intinto, non lo si può prendere con le mani, ma ricevere direttamente in bocca. Vero è che Gesù ha consacrato separatamente pane e vino, ma, se durante il Mistico Convito - come lo chiama l'Oriente - ossia l'Ultima Cena, i due gesti consacratori avvennero, come sembra, in tempi diversi della Cena pasquale - quando gli Apostoli, forse aiutati dai sacerdoti giudaici che si erano convertiti (Atti 6,7) quali esperti diremmo così nel culto, li unirono all'interno della grande preghiera eucaristica - la distribuzione del pane e del vino consacrati fu collocata dopo l'anafora, dando origine al rito di Comunione. Agli inizi, le comunità cristiane erano piccole e i fedeli facilmente identificabili. Con l'estendersi della cristianità, nacquero le esigenze di precauzione: affinchè le sacre specie fossero amministrate con riverenza e evitando la dispersione dei frammenti, che contengono il Signore realmente e interamente. Pian piano prende forma la Comunione sotto le due specie, date consecutivamente o per intinzione.
 
Infine in occidente, ordinariamente sotto la sola specie del pane, perchè la dottrina cattolica, garante san Tommaso, insegna che il Signore Gesù è tutto intero in ciascuna specie (Catechismo della Chiesa Cattolica 1377).
Però, dai sostenitori della Comunione sulla mano, si fa appello a san Cirillo di Gerusalemme, il quale, chiedendo ai fedeli di fare della mano un trono al momento di ricevere la Comunione, vuol dire che consegnava la specie del pane sulla mano. Ritengo sommessamente che l'invito a disporre le mani in tal modo, possa essere inteso non al fine di riceverla in esse, ma a protenderle, anche inchinando il capo, in un unico atto di adorazione, oltre che per prevenire la caduta di frammenti. Infatti, per l'innato senso del sacro, molto forte in Oriente, si affermava sempre più la riverenza verso il Sacramento con le precauzioni nell'assumere la Comunione in bocca, per molteplici ragioni, tra cui quella di non poter garantire mani pure e in specie la salvaguardia dei frammenti. Questo nella Catechesi Mistagogica 21.
 
Ciò rende più comprensibile la sentenza di sant'Agostino: "nemo autem illam carnem manducat, nisi prius adoraverit; peccemus non adorando". Non si deve mangiare il Corpo del Signore senza averlo prima adorato. Benedetto XVI l'ha richiamata significativamente proprio nel suaccennato discorso sull'interpretazione del Vaticano II e poi nell'Esortazione Apostolica Sacramentum Caritatis 67.
Ancora Cirillo o i suoi successori, nella Catechesi Mistagogica 5,22, invita a "Non stendere le mani, ma in un gesto di adorazione e venerazione (tropo proskyniseos ke sevasmatos) accostati al calice del sangue di Cristo". Di modo che, l'apostolo fa proskinesis, la prostrazione o inchino fino a terra - simile alla nostra genuflessione - protendendo allo stesso tempo le mani come un trono, mentre dalla mano del Signore riceve in bocca la Comunione. Così sembra efficacemente raffigurato dal Codice purpureo di Rossano, risalente tra la fine del V e l'inizio del VI secolo d.C., un Evangelario greco miniato composto sicuramente in ambiente siriaco.
 
Dunque, non deve meravigliare il fatto che la tradizione pittorica orientale e occidentale,dal V al XVI secolo abbia raffigurato Cristo che fa la Comunione agli apostoli direttamente sulla bocca.
 
Il Santo Padre, in continuità con la tradizione universale della Chiesa, ha ripreso il gesto. Perchè non imitarlo? Ne guadagnerà la fede e la devozione di molti verso il Sacramento della Presenza, specialmente in un tempo dissacratorio come quello odierno.
 
tratto da: http://www.scuolaecclesiamater.org/2012/07/luso-di-dare-la-comunione-in-bocca-puo.html





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[Modificato da Caterina63 05/08/2012 09:39]
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28/08/2012 19:05
 
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Se sua moglie fosse "quasi sempre" fedele...

 
Un caro lettore del blog mi ha raccontato un simpatico aneddoto su Don Vincenzo Cuomo. Ecco il suo racconto:


Mi è tornato in mente, in questi giorni, un simpatico aneddoto raccontatomi da P. Cuomo. Non so se possa essere di una qualche utilità per i lettori del blog, ma è estremamente istruttivo ed arguto.
 
Un giorno, si presenta da P. Cuomo una coppia di sposi; la donna era una fervente cattolica, assidua alla frequenza dei SS. Sacramenti e della Messa domenicale, il marito no...
Quest'ultimo chiese al padre una benedizione particolare.

Siccome Padre Cuomo insisteva molto sul fatto che la benedizione ricevuta senza la Grazia di Dio è come il francobollo messo sulla lettera senza la colla (cioè, non fa presa), chiese all'uomo:
"Ma Voi andate a Messa ogni domenica e festa comandata?".
Rispose: "Padre, quasi sempre...".
Disse P. Cuomo: "Allora, io so che Vostra moglie è una santa donna, ma se io le chiedessi : 'signora, lei è fedele a suo marito' e lei rispondesse: 'padre, quasi sempre', lei sarebbe contento?".



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Dal Catechismo san Pio X

II  Per il santo Sacrificio della Messa

AL PRINCIPIO

S In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen. Introibo ad altarem Dei.

C  Ad Deum, qui laetificat iuventutem meam.

S In nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Così sia. Mi accosterò all'altare dei Dio
C  A Dio il quale dà letizia alla mia giovinezza.

 

  

SALMO 42
[Si omette nelle messe dei morti].

S. ludica me, Deus, et discerne causam meam de gente non sancta, ab homine iniquo et doloso erue me.

C. Quia tu es, Deus, fortitúdo mea; quare me repulisti ? et quare tristis incedo, dum afflígit me inimícus ?
S. Emitte lucem tuam et veritatem tuam: ipsa me deduxerunt et adduxerunt in montem sanctum tuum et in tabernacula tua.
C. Et introibo ad altare Dei; ad Deum, qui laetíficat iuventútem meam.
S. Confitebor tibi in cithara, Deus, Deus meus; quare tristis es anima mea ? et quare conturbas me?
C. Spera in Deo, quóniam adhuc confitébor illi, salutàre vultus mei et Deus meus.

S. Gloria Patri et Filio et Spiritui  Sancto.

C. Sicut erat in principio, et nunc, et semper, et in saécula saeculórum. Amen.
S. Introibo ad altare Dei.
C. Ad Deum, qui laetíficat iuventútem meam.

 

S. Fammi ragione, o Dio, e prendi in mano la causa mia; liberami da una nazione non santa, dall'uomo iniquo e ingannatore.
C. Perocchè tu sei, o Dio, la mia fortezza; perchè m'hai tu respinto ? e perchè son io triste, mentre mi affigge il nemico?
S. Fa' spuntare la tua luce e la tua verità: esse m'istradino e mi conducano al tuo monte santo e a' tuoi tabernacoli.
C. E mi accosterò all'altare di Dio; a Dio il quale dà letizia alla mia giovinezza.
S. Te io loderò sulla cetra, Dio, Dio mio; e perchè, o anima mia, sei tu nella tristezza? é perchè mi conturbi?
C. Spera in Dio, imperocchè ancora canterò le lodi di Lui, salute della mia faccia e Dio mio.
S. Gloria al Padre e al Figliuolo e allo Spirito Santo.
C. Come era nel principio, e ora, e sempre, e nei secoli dei secoli. Così sia.

S. Mi accosterò all'altare di Dio.
C. A Dio il quale dà letizia alla mia giovinezza.

 

Al Confiteor

S. Adiutorium nostrum in nomine Domini.

C. Qui fecit caelum et terram.
S. Confiteor... ad Dominum Deum nostrum.
C. Misereàtur tui omnípótens Deus, et, dimíssis peccátis tuis, perdúcat te ad vitam aetérnam.
S. Amen.

C. Confiteor Deo omnipotenti, beatae Maríae semper  Vírgini, beàto Michaéli Archángelo, beàto Ioánni Baptistae, sanctis Apóstolis Petro et Páulo, omnibus Sanctis et tibi, pater, quia peccàvi nimis cogitatióne, verbo et ópere: mea culpa, mea culpa, mea máxima culpa. 
Ideo precor beatam Maríam semper Virginem, beàtum Michaélem Archàngelum, beátum Ioánnem Baptistam, sanctos Apóstolos Petrum et Pàulum, omnes Sanctos et te, pater, oráre pro me ad Dóminum Deum nostrum

S. Misereatur vestri omnipotens Deus, et, dimissis peccatis vestris, perducat vos ad vitam aeternam.

C. Amen.

S. Indulgentiam, absolutionem, et remissionem peccatorum nostrorum tribuat nobis omnipotens et misericors Dominus.

C. Amen.

S. Deus, tu conversus vivificabis nos.

C. Et plebs tua laetbitur in te.

S. Ostende  nobis, Domine, mise- ricordiam tuam.

C. Et salutare  tuum da nobis.

S Domine,  exaudi orationem meam 

C. Et clamor  meus ad te véniat. 

S  Dominus  vobiscum.

C. Et cum spiritu  tuo.

S. Oremus

S. Il nostro soccorso é nel nome del Signore.

C. Che ha fatto il cielo e la terra.
S. Confesso... il Signore Dio nostro.

C. Dio onnipotente abbia misericordia di te, e, rimessi i tuoi peccati, ti conduca alla vita eterna.
S. Così sia.

C. Confesso a Dio onnipotente, alla beata Vergine Maria, a san Michele Arcangelo, a san Giovanni Battista, ai santi Apostoli Pietro e Paolo, a tutti i Santi e a te, o padre, che ho molto peccato in pensieri, in parole e in opere, per mia colpa, per mia colpa, per mia grandissima colpa: Perciò supplico la beata Vergine Maria, san Michele Arcangelo, san Giovanni Battista, i santi Apostoli Pietro e Paolo, tutti i Santi e te, o padre, di pregare per me il Signore Dio nostro.


S. Dio onnipotente abbia misericordia di voi, e, rimessi i vostri peccati, vi conduca alla vita eterna.

C. Così sia.

S. L'onnipotente e misericordioso Signore ci conceda il perdono, l'assoluzione e la remissione dei nostri peccati.

C. Così sia.

S. O Dio, rivolgendoti a noi, tu ci renderai la vita.
C. E il tuo popolo in te si rallegrerà.

S. Fa' vedere a noi, o Signore, la tua misericordia.

C. E dà a noi la tua salute.

S. Signore, esaudisci la mia preghiera.

C. E a te giunga il mio grido.

S. Il Signore sia con voi.

C. E anche col tuo spirito.

S. Preghiamo.

 

S. Toglici, o Signore, le nostre iniquità , affinchè con anima pura meritiamo d'entrare nel Santo dei Santi (all'Altare). Per Cristo Nostro Signore. Così sia.
Signore, per i meriti dei Santi dei quali son qui le reliquie, e di tutti i tuoi Santi, degnati, te ne preghiamo, di perdonarmi tutti i peccati.
Così sia.

KYRIE

S. Kyrie, eleison.

C. Kyrie, eléison.

S. Kyrie, eleison.

C. Christe, eléison.

S. Christe, eleison.

C. Christe, eléison.

S. Kyrie, eleison.

C. Kyrie, eléison.

S. Kyrie, eleison.

 

S. Signore, abbi pietà di noi.

C. Signore, abbi pietà di noi.

S. Signore, abbi pietà di noi.

C. Cristo, abbi pietà di noi.

S. Cristo, abbi pietà di noi.

C. Cristo, abbi pietà di noi.

S. Signore, abbi pietà di noi.

C. Signore, abbi pietà di noi.

S. Signore, abbi pietà di noi.

 

GLORIA IN EXCELSIS DEO

Glória in excélsis Deo. Et in terra pax hominibus bonae voluntàtis. 

Laudamus te. Benedicimus te. Adoramus te. Glorificàmus te. 
Gràtias agimus tibi propter magnam glóriam tuam. 
Dómine Deus, Rex caelestis, Deus Poter omnípotens. 
Domine Fili unigénite Iesu Christe. Dómine Deus, Agnus Dei, Filius Patrís. Qui tollis pecccata mundi, miserére nobis. Qui tollis peccata mundi, súscipe deprecatiónem nostram. Qui sedes ad déxteram Patris, miserére nobis.

Quóniam tu solus sanctus. Tu solus Dóminus. Tu solus Altissimus, Iesu Christe. 
Cum Sancto Spiritu  in glória Dei Patris. Amen.

S. Dominus vobiscum.

C. Et cum spirito tuo.

 

S. Sia gloria a Dio nel più alto de' cieli e pace sulla terra agli uomini di buona volontà. 
Noi ti lodiamo; ti benediciamo; ti adoriamo; ti glorifichiamo; 
ti rendiamo grazie a cagione della tua gloria infinita, 
o Signore Iddio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente;
o Signore Gesù Cristo, Figliuolo unigenito. Signore Dio, Agnello di Dio, Figliuolo del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi. Tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra preghiera. Tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perchè tu solo, o Gesù Cristo, sei il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, 
insieme con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Così sia. 

S. 11 Signore sia con voi.

C. E anche col tuo spirito.

 

ALLA FINE DEGLI «OREMUS»
C. AmenC. Così sia.

FINITA L'EPISTOLA

C. Deo grátias. C. Siano grazie a Dio.

 

PRIMA DEL VANGELO.

S. Mondami il cuore e le labbra, o Dio onnipotente, che mondasti con acceso carbone le labbra del profeta Isaia: con la tua benigna misericordia degnati di mondarmi in modo che io possa annunziare degnamente il tuo santo Vangelo. Per Cristo Nostro Signore. Così sia.
1l Signore mi sia nel cuore e sulle labbra, affinchè io in modo degno e conveniente annunzi il suo Vangelo. Così sia.

 

S. Dominus vobiscum. 
C.
Et cum spíritu tuo.

S. Initium o Sequentia sancti Evangelii secundum N.
C.
Glória tibi, Dómine.

 

S. Il Signore sia con voi.
C.
E anche col tuo spirito.
S. Principio o Seguito del santo Vangelo secondo N.
C.
Gloria a te, o Signore.

 

FINITO IL VANGELO

C. Laus tibi, Christe.

C. Lode a te, o Cristo.

 

CREDO O SIMBOLO NICENO-COSTANTINOPOLITANO.

S. Credo in unum Deum, Patrem omnipoténtem, factórem caeli et terrae, visibílium ómnium, et invisibilium. 

Et in unum Dóminum lesum Christum, Fílium Dei unigénitum. 
Et ex Patre,  natum ante ómnia saécula. Deum de Deo, lumen de lúmine, Deum verum de Deo vero. 
Génitum, non factum, consubstantiálem Patri: per quem ómniaa facta sunt. 

Qui propter nos hómines, et propter nostram salútem descendit  de caelis. 
Et incarnatus est de  Spiritu Sancto ex Maria Virgine:  et homo factus est. Crucifixus étiam pro nobis: sub Póntio Piláto passus, et sepúltus est. 
Et resurréxit tértia die, secúndum Scriptúras. Et ascéndit in caelum: sedet ad déxteram Patris. 
Et iterum ventúrus est cum glória iudicáre vivos et mórtuos: cuius regni non erit finis. 
Et in Spíritum Sanctum, Dóminum, et vivificàntem: qui ex Patre Filióque procédit. 
Qui cum Patre, et Filio simul adorátur, et conglorificátur: qui locútus est per Prophétas. 
Et unam, sanctam, cathólicam et apostólicam Ecclésiam. 
Confiteor unum baptisma in remissiónem peccatórum. 
Et exspécto resurrectiónem mortuórum. Et vitam ventúri saéculi. Amen. 

S. Dominus vobiscum.

C. Et cum spíritu tuo.

 

S. Io credo in un solo Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e delle invisibili; 
e in un solo Signore Gesù Cristo, Figliuolo unigenito di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli, Dio da Dio, lume da lume, vero Dio dal vero Dio,

 che fu generato e non fatto, ed è consostanziale al Padre; per mezzo del quale tutte le cose furono fatte. 
Il quale per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli
(genuflessione), e s'incarnò da Maria Vergine per opera dello Spirito Santo, e si fece uomo; 
per noi fu anche crocifisso, patì sotto Ponzio Pilato e fu seppellito; 
e risuscitò il terzo giorno conforme alle Scritture, e salì al cielo, siede alla destra del Padre, 
e tornerà di nuovo con gloria a giudicare i vivi e i morti, il regno del quale non avrà fine. 
E nello Spirito Santo, Signore e vivificante, che procede dal Padre e dal Figliuolo;
 che è adorato e glorificato insieme col Padre e col Figliuolo; che parlò per mezzo dei Profeti. 
E la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. 
Confesso un solo battesimo per la remissione dei peccati. 
E aspetto la risurrezione dei morti
e la vita del secolo avvenire. Così è.

S. Il  Signore sia con voi.

C. E anche col tuo spirito.

 

OFFERTORIO

S. Accetta, o Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, questa Ostia immacolata che io indegno tuo servo offro a te, Dio mio vivo e vero, per le innumerevoli colpe, offese e negligenze mie, e per tutti i circostanti, come pure per tutti i fedeli cristiana vivi e defunti, affinchè a me e ad essi giovi a salvezza nella vita eterna. Così sia.
Dio, che in modo meraviglioso creasti la nobile natura dell'uomo, e più maravigliosamente ancora l'hai riformata, concedici di diventare, mediante il mistero di quest'acqua e di questo vino, consorti della divinità di Colui che si degnò farsi partecipe della nostra umanità, Gesù Cristo tuo Figliuolo, Nostro Signore, il quale vive e regna Dio con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Così sia. 
Ti offriamo, o Signore, questo Calice di salute, e scongiuriamo la tua clemenza perchè esso salga con odore soavissimo al cospetto della tua maestà divina per salvezza nostra e del mondo intero. Così sia.
E noi con lo spirito umile e con l'anima contrita, deh, siamo accolti da te, o Signore, e il nostro sacrificio si compia oggi alla tua presenza in modo tale che esso ti piaccia, o Signore Dio. Vieni, Dio eterno, onnipotente, santificatore, e benedici questo sacrificio preparato al nome tuo santo.

[Qui il sacerdote si lava le mani recitando il salmo « Lavabo»].

Accetta, o santissima Trinità, questa offèrta che ti facciamo in memoria della passione, risurrezione e ascensione del Nostro Signor Gesù Cristo, e in onore della beata sempre Vergine Maria; di san Giovanni Battista, dei santi Apostoli Pietro e Paolo  e di tutti i Santi; affinchè ad essi sia d'onore e a noi di salvezza, e si degnino d'intercedere per noi in cielo, mentre noi facciamo memoria di loro in terra. Per il medesimo Cristo Nostro Signore.

S. Orate, fratres, [poi segretamente] ut meum ac vestrum sacrificium acceptabile fiat apud Deum Patrem omnipotentem.

C. Súscipiat Dóminus sacrificium de mánibus tuis ad láudem et glóriam nóminis sui, ad utilitatem quoque nostram, totiúsqueEcclésiae suae sanctae.

 

S. Pregate, o fratelli, che questo  sacrificio mio e vostro torni accetto a Dio Padre onnipotente.


C. Il Signore accetti dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, e anche a vantaggio nostro e di tutta la sua santa Chiesa.

 

SEGRETA

S. Signore,questo sacrificio d'espiazione e di lode ci renda degni della tua protezione. Per il Nostro Signor Gesù Cristo tuo Figliuolo, il quale vive e regna Dio con te nell'unita dello Spirito Santo.

 

PREFAZIO

S. Per omnia saecula saeculorum.
C. Amen.
S. Dominus vobiscum.
C. Et cum spiritu tuo.
S. Sursum corda.
C. Habémus ad Dóminum.
S. Gratias agamus Domino Deo nostro. 

C. Dignum et iustum est.
S. Per tutti i secoli dei secoli.
C. Così sia.
S. Il Signore sia con voi.
C. E anche col tuo spirito.
S. In alto i cuori.
C. Li abbiamo al Signore.
S. Rendiamo grazie al Signore Dio nostro. 
C.E' cosa degna e giusta.
S. Veramente degna, giusta, equa e salutevole cosa è che noi sempre e da per tutto rendiamo grazie a te, o Signore santo, Padre onnipotente, Dio eterno, per mezzo di  Cristo Nostro Signore, per il quale gli Angeli lodano la tua maestà, le Dominazioni  l'adorano, ne tremano le Potestà, i Cieli e le Virtù dei Cieli e i beati Serafini la celebrano in comune esultanza. Con le loro voci, te ne preghiamo, fa' che siano ammesse anche le nostre, mentre con umile professione diciamo:

SANCTUS

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sabaoth. 
Pleni sunt caeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. 
Benedictus qui venit in nómine Dómini. 

Hosanna in excelsis
Santo, Santo, Santo è il Signore Dio degli eserciti. 
Della tua gloria sono pieni cieli e terra.
Osanna nel più alto dè cieli. 
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Osanna nel più alto dè cieli.

CANONE

Te dunque, o Padre clementissimo, noi supplichevoli preghiamo per Gesù Cristo tuo Figliuolo Nostro Signore, e ti domandiamo di avere per accetti e di benedire questi doni, questi presenti, questi santi ed illibati sacrifici, i quali noi ti offriamo primieramente per la tua santa Chiesa cattolica, acciocchè ti degni di pacificarla, custodirla, adunarla e governarla in tutto il mondo, insieme col tuo servo N., nostro Papa, e col nostro Veseovo N., e con tutti i [tuoi] adoratori ortodossi e di fede cattolica e  apostolica.

"MEMENTO"  DEI VIVI

Ricordati, o Signore, dei tuoi servi e delle tue serve N. N., e di tutti i circostanti di cui conosci la fede e la devozione, pei quali noi ti offriamo, e ti offrono anch'essi questo sacrificio di lode per sè e per tutti i loro, a redenzione delle anime proprie, con la speranza della propria salute e  incolumità, e rendono i loro voti a te eterno Dio vivo e vero, in comunione, celebrando la memoria  primieramente della gloriosa sempre Vergine Maria , Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo, e anche de' tuoi santi Apostoli e Martiri Pietro, Paolo, Andrea, Giacomo, Giovanni, Tommaso, Giacomo, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Simone e Taddeo; l.ino,  Cleto, Clemente, Sisto, Cornelio, Cipriano, Lorenzo, Crisogono, Giovanni e Paolo, Cosma e Damiano e di tutti i tuoi Sanati;  per i meriti e per le preghiere dei quali tu concedine che siamo in tutte le cose muniti dell'aiuto della tua protezione, per il medesimo Cristo Nostro Signore. Così  sia. 
Laonde ti prrghiamo, o Signore, di accettare placato questa offerta di noi tuoi servi e di  tutta la tua famiglio, e di disporre i nostri giorni nella tua pace, e di comandare che noi veniamo liberati dall'eterna dannazione e annoverati nel gregge dei tuoi eletti, per Cristo Nostro signore. Così sia.

 

ALLA CONSACRAZIONE

E tu, o Dio, dègnati, te ne supplichiamo, di rendere questa offerta in tutto e per tutto benedetta, ascritta alle cose celesti , grata, ragionevole ed accettevole, affinchè ella diventi per noi il Corpo e il Sangue del  Nostro Signor Gesù Cristo, tuo dilettissimo Figliuolo.
Il quale, il giorno prima di patire, prese il pane nelle sue sante e venerabili mani, e sollevati gli occhi in cielo a te Dio, suo Padre onnípotente, rendendoti grazie, lo benedisse, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: Prendete e mangiatene tutta: Chè 
QUESTO E'  IL CORPO MIO». [Si eleva l'Ostia consacrata e si adora].

E in simigliante maniera, dopo aver cenato, prendendo nelle sue sante e venerabili mani anche questo Calice glorioso, di nuovo rendendoti grazie, lo benedisse e lo diede ai suoi discepoli dicendo: « Prendete e bevetene tutti: chè QUESTO E' IL CALICE DEL SANGUE MIO  del nuovo ed eterno Testamento (mistero di-fede!),  il quale per voi e per molti sarà sparso a remissione dei peccati. Ogni qual volta farete questo, lo farete in memoria di me ». [Si eleva il Calice e si adora].

 

DOPO LA CONSACRAZIONE

Laonde, o Signore, anche noi tuoi servi, come altresì il tuo popolo santo, ricordando la beata passione del medesimo Cristo tuo Figliuolo, nostro Signore, la sua risurrezione dagli inferi, e la sua gloriosa ascensione in cielo, offriamo all'eccelsa tua maestà, delle cose che ci hai donate e date, l'Ostia pura, l'Ostia santa, l'Ostia immacolata, il Pane santo della vita eterna e il Calice della perpetua salute.
Sopra di essi, o Signore, dègnati di riguardare con volto propizio e sereno, e di averli accetti, come ti sei degnato accettare i doni del tuo servo Abele il giusto, e il sacrificio di Abramo nostro patriarca, e quello che, ti offrì  il tuo sommo sacerdoti Melchisedecco, in sacrificio santo ed ostia immacolata (che pur non erano se non figure del sacrificio e dell'Ostia del tuo divin Figliuolo).
Comanda, o Dio onnipotente, supplichevoli te ne preghiamo, che essi vengano, per mano dell'Angelo tuo santo, portati sul tuo sublime altare, al cospetto della tua divina maestà, affinchè quanti, partecipando di questo altare, riceveremo il sacrosanto Corpo e Sangue del tuo Figliuolo, veniamo ricolmi di ogni celeste benedizione e grazia, per il medesimo Cristo Nostro Signore. Così sia.

 

"MEMENTO" DEI MORTI

Ricordati anche, o Signore, dei tuoi servi e delle tue serve che ci hanno preceduto col segno della Fede e dormono il sonno di pace [qui si raccomandano in particolare i defunti]. Ad essi, o Signore, e a tutti quelli che riposano in Cristo, noi ti supplichiamo di voler per tua misericordia concedere il luogo del refrigerio, della luce e della pace, per il medesimo Cristo Nostro Signore. Così sia. 
E a noi pure tuoi  servi peccatori, che speriamo nella moltitudine delle tue misericordie, dègnati di dar qualche parte e società coi tuoi santi Apostoli e Martiri, Giovanni, Stefano, Mattia, Barnaba, Ignazio, Alessandro, Marcellino, Pietro, Felicita, Perpetua, Agata, Lucia, Agnese, Cecilia, Anastasia e con tutti i tuoi Santi; nel consorzio dei quali tu ci colloca non riguardando al merito, ma facendoci grazia, te ne preghiamo, per Cristo Nostro Signore; per il quale, o Signore, sempre tu le crei buone tutte queste  cose, le santifichi, le, vivifichi, le benedici e a noi le somministri. 
Per lui e con lui e in  lui viene a te Dio Padre onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria.

 

AL "PATER NOSTER"

S. Per omnia saecula saecudorúm. 
C Amen
S. Oremus.
Praeceptis salutaribus moniti et divina institutione formati audemus dicere: Pater noster... Et ne nos inducas in tentationem. 
C. Sed libera nos a malo. 
S. Amen.
S. Per tutti i secoli dei secoli.
C. Amen.
S. Preghiamo. 
Esortati da un comando salutare e ammaestrati da un'istruzione divina, osiamo dire: Padre nostro... E non c'indurre in tentazione.
C. Ma liberaci dal male.
S. Così sia.

Da tutti i mali passati, presenti e futuri liberaci, te ne preghiamo, o Signore, e per l'intercessione della beata e gloriosa sempre Verme Maria, Madre di Dio, insieme con i tuoi beati Apostoli Pietro, Paolo e Andrea e con tutti i Santi, donaci propizio la pace nei nostri giorni, sicchè, aiutati  dal soccorso della tua misericordia, sempre siamo liberi dal peccato e  sicuri da ogni turbamento, per il medesimo Nostro Signor Gesù Cristo, tuo Figliuolo, il quale teco vive e regna Dio nell'unità dello Spirito Santo.

S. Per omnia saecula saeculorum. 
C. Amen. 
S. Pax Domini sit semper vobiscum.


C  Et cum spiritu tuo.
S. Per tutti i secoli dei secoli.
C. Così sia.

S. La pace del Signore sia sempre con voi
C. E anche col tuo spirito.
S. Questa mescolanza e consacrazione del Corpo e del Sangue del Nostro Signor Gesù Cristo giovi per la vita eterna a noi che di riceviamo. Così sia.

AGNUS DEI

Agnus Dei, qui tollis peccàta mundi, miserére nobis 
[
due volte. Per i morti: dona eis réquiem].

Agnus Dei, qui tollîs pecccata mundi, dona nobis pacem 
[per i . morti: dona eis réquiem sempitérnam].

 

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi 
(
due volte. Per i morti: dona loro il riposo].
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, donaci da pace 
(
per i morti: dona loro il riposo eterno).

 

ALLA COMUNIONE

Signore Gesù Cristo, che hai detto a' tuoi Apostoli: « Vi lascio la pace, vi dò la mia pace», non riguardare ai miei peccati, ma alla fede della tua Chiesa, e degnati di pacificarla e riunirla secondo la tua volontà, o tu che vivi e regni Dio per tutti i secoli dei secoli. Così sia. 
[Quest'orazione si omette nelle messe dei morti].
Signore Gesù Cristo, Figliuolo di Dio  vivo, che per volere del Padre, con la cooperazione dello Spirito Santo, hai ravvivato il mondo con la tua morte, liberami, per questo tuo Corpo e Sangue, da tutte le mie iniquità e da tutti i mali; e fà ch'io sia sempre fedele a' tuoi comandamenti, e non permettere che io mi separi giammai da te che col medesimo Dio Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni Dio nei secoli dei secoli. Così sia.
La comunione del tuo Corpo, che io indegno ardisco ricevere, non mi si volga a delitto e a condanna, ma per la tua misericordia mi giovi a rimedio e a difesa dell'anima e del corpo, o Signore Gesù Cristo, il quale con Dio Padre nell'unità dello Spirito Santo vivi e regni Dio per tutti i secoli dei secoli. Cosa sia.

Riceverò  il pane del cielo e invocherò il nome del Signore.
Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' solamente una parola e l'anima mia sarà  guarita
[tre volte. - Comunione con la S. Ostia].

Che renderò io al Signore per tutte le cose che Egli ha date a me ? Prenderò il Calice di salute e invocherò il nome del Signore. Loderò e invocherò il Signore, e sarò  liberato da' miei nemici [Comunione col Calice].

 

DOPO LA COMUNIONE

Ciò che abbiamo ricevuto con la bocca, o Signore, accogliamo con anima pura, e, di  temporaneo dono ci diventi rimedio sempiterno.
O Signore, il tuo Corpo che ho preso e il tuo Sangue che ho bevuto aderiscano all'intimo dell'anima mia, e fa' che non rimanga macchia alcuna di peccato in me, che questi puri e santi sacramenti hanno rinnovato, o tu che vivi e regni nei secolo dei secoli. Così sia.

 

S. Dominus vobiscum 
C. Et cum spiritu tuo. 

 

S. Il Signore sia con voi.
C. E anche col tuo spirito.

ALLA FINE DEGLI "OREMUS"

S. Per omnia saecula saeculorum. 
C. Amen. 
S. Dominus vobiscum.
C. Et cum spiritu tuo. 
S. Ite, messa est. 
C. Déo gratias. 

Nelle messe dei morti:

S. Requiescant in pace. 
C. Amen. 

 

S. Per tutti i secoli dei secoli.
C. Così sia.

 S. Il Signore sia con voi.
C. E anche col tuo spirito.

S. Andate, la Messa è compita.
C. Siano grazie a Dio.

Nelle messe dei morti:

S. Riposino in pace.
C. Così sia.

S. O santa Trinità, ti piaccia  l'omaggio della mia servitù, e concedi che questo sacrificio, offerto da me indegno agli occhi della tua maestà, a te sia accetto, ed a me e a quelli per i quali l'ho offerto, torni, per tua misericordia, giovevole. Per Cristo Nostro Signore. Così sia.

BENEDIZIONE

S. Benedicat vos amnipotens Deus, Pater et Filius et Spiritus  Sanctus.
C. Amen.

 

S. Tre benedica l'onnipotente Dio, Padre e Figliuolo e Spirito Santo.
C. Così sia.

ALL'ULTIMO VANGELO

S. Dominus vobiscum. 
C. Et cum spiritu tuo. 
S. Initium o Sequentia sancti Evangelii secundum
N. 
C.
Gloria  tibi, Dómine. 

 

S. Il Signore sia con voi.
C. E anche col tuo spirito.
S. Principio o Seguito del santo Vangelo secondo
N.

C. Gloria a te, o Signore.

FINITO IL VANGELO

C.  Deo gratias

C. Siano grazie a Dio.

DOPO LA MESSA

Ave Maria [tre volte], Salve Regina. 
S. Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix.
C. Ut digni efficiàmur promissiónibus Christi. 
S. Oremus... Per Christum Daminum nostrum.

C. Amen. (1)
S: Sancte Michaél Archangele... in infernum detrude. 
C. Arnen 
S. Cor Iesu sacratissimum. [tre volte].
C. Miserére nobis (2).

 

(1) Indulgenza di 300 giorni
(2) Indulgenza di 7 anni e 7 quarantene

 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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30/09/2012 22:24
 
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Benedetto XVI e Catechismo san Pio X

ORAZIONI QUOTIDIANE
Catechismo san Pio X

III  Per i sacramenti della Penitenza e della Eucaristia  

I - PRIMA DELLA CONFESSIONE

Misericordiosissimo mio Salvatore, ho peccato e molto peccato contro di voi per mia colpa, per mia grandissima colpa, ribellandomi alla vostra santa legge, e preferendo a voi, mio Dio e mio Padre celeste, misere creature e i miei capricci. Sebbene io non meriti che castighi, deh, non negatemi la grazia di ben conoscere, detestare e confessare sinceramente tutti i miei peccati, sì che possa ottenere il vostro perdono ed emendarmi davvero.

Vergine Santa, intercedete per me. Pater, Ave.

1. Si faccia con diligenza l'esame dei peccati commessi in pensieri, in parole, in opere ed omissioni, contro i comandamenti di Dio,   i precetti della Chiesa e i doveri del proprio stato.

2. Si consideri il gran male commesso offendendo gravemente Dio, nostro Signore e Padre, il quale ci ha fatto tanti benefizi, ci ama tanto e merita infinitamente di essere amato sopra ogni cosa e servito con ogni fedeltà. Si ripensi che la Passione del Nostro Signor Gesù Cristo fu cagionata dai nostri peccati. Si rifletta alla perdita della grazia e del paradiso e al castigo meritato dell'inferno. Poi si reciti con molta compunzione l'Atto di dolore.

3. Presentandosi al confessore, il penitente s'inginocchi, faccia il segno della Croce e chieda la benedizione; poi si confessi umilmente.

4. Dopo, ascolti docilmente gli avvisi del confessare, accetti la penitenza, e, al momento dell'assoluzione, rinnovi d'Atto di dolore.

DOPO LA CONFESSIONE

Subito dopo la Confessione, se non fu altrimenti prescritto dal confessore, si reciti, potendo, la  preghiera imposta per penitenza; poi si richiamino e si scolpiscano bene in mente i consigli avuti e si rinnovino i buoni propositi: da ultimo si ringrazi il Signore.

Quanto siete stato buono con me, o Signore! Non ho parole per ringraziarvi; perché, invece di punirmi per tanti beccati che ho commesso, me li avete tutti perdonati con infinita misericordia in questa santa Confessione. Di nuovo me ne pento con tutto il cuore, e prometto, con l'aiuto della vostra grazia, di non offendervi mai più e di compensare con molto amore e con buone opere le innumerevoli offese che vi ho fatte nella mia vita.
Vergine santissima, Angeli e Santi del cielo, vi ringrazio della vostra assistenza:,voi pure rendete per me grazie al Signore della sua misericordia e ottenetemi costanza e avanzamento nel bene.

Nelle tentazioni non si dimentichi d'invocare l'aiuto divino dicendo, per es.:
Gesù mio, aiutatemi e datemi grazia di non mai offendervi.

 

2 - PRIMA DELLA SANTA COMUNIONE

Atto di fede e di adorazione. - Signor mio Gesù Cristo, io credo con tutta l'anima che voi siete realmente nel santissimo Sacramento dell'altare in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Quindi vi adoro in esso e vi riconosco per il mio Creatore, Signore, Redentore e per il mio sommo, unico bene.

Atto di speranza. - Signore, io spero che  donandovi tutto a me in questo divin Sacramento, mi userete misericordia e mi concederete tutte le grazie che sono necessarie per la mia eterna salute.

Atto di carità. - Signore, io vi amo con tutto il nuore sopra ogni cosa, perchè siete il mio Padre, il .mio Redentore, il mio Dio infinitamente amabile; e, per amor vostro, amo i1 mio prossimo coma me stesso, e perdono di cuore a quelli che mi hanno offeso.

Atto di contrizione. Signore, io detesto tutti i miei peccati, perchè sono vostra offesa e mi rendono indegno di ricevervi nel mio cuore; e propongo con la vostra grazia di non commetterne più per l'avvenire, di fuggirne le occasioni, e di far penitenza.

Atto di desiderio - Signore, io desidero ardentemente che veniate nell'anima mia, affinchè la santifichiate e la facciate tutta vostra per amore, tanto che non si separi più da voi, ma viva sempre nella vostra grazia.

Atto di umiltà. - Signore, io non son degno che voi veniate dentro di me; ma dite una sola parola, e l'anima mia sarà salva.

 

DOPO LA SANTA COMUNIONE 

Atto di fede e di adorazione. - Signor mio Gesù Cristo, io credo che voi siete veramente in me col vostro Corpo, Sangue, Anima e Divinità, e, umiliato nel mio nulla, vi adoro profondamente come mio Dio e Signore.

Atto di speranza.  Signore, poichè siete venuto nell'anima mia, fate che io non ve ne discacci mai più col peccato, ma rimanetevi sempre voi con la grazia: lo spero per la vostra bontà e misericordia.

Atto di carità. -: Signore, mio Dio, vi amo quanto so e posso, e desidero di amarvi sempre più: fate che vi ami sopra ogni cosa adesso e sempre nei secoli dei secoli.

Atto di offerta. - Signore, poichè  vi siete donato tutto a me, io mi dono tutto a voi; vi offro il cuore e l'anima mia, vi consacro tutta la mia vita, e voglio essere vostro per tutta l'eternità.

Alto di domanda. - Signore, datemi tutte le grazie spirituali e temporali che conoscete utili all'anima mia; soccorrete i miei parenti, i benefattori, gli amici, i superiori, e liberate le anime sante del purgatorio.

A Gesù Crocifisso. - Eccomi, o mio amato e buon Gesti, che alla santissima vostra presenza prostrato, vi prego col fervore più vivo a stampare nel mio cuore sentimenti di fede, di speranza, di carità, di dolore dei miei peccati, e di proponimento di non più offendervi, mentre io con tutto l'amore e con tutta la compassione vado considerando le vostre cinque piaghe, cominciando da ciò che disse di voi, o mio Dio, il santo profeta Davide: « Trapassarono le mie mani e i miei piedi, contarono tutte le mie ossa »

PER LA BENEDIZIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO:
O salutaris hostia,

Quae caeli pandis ostium,
Bella premunt hostilia,
Da robur, fer auxilium.

Uni trinoque Domino
Sit sempiterna gloria,
Qui
vitam sine termino

Nobis donet in patria. Amen.

 

Tantum ergo Sacramentum
Veneremur, cernui:
Et antíquum documentum
Novo cedat ritui;
Praestet fides supplementum
Sensuum defectui.

Genitori, Genitoque
Laus et iubilatio,
Salus, honor, virtus quoque
Sit et benedictio:
Procedenti ab utroque
Compar sit laudatio. Amen.

C  Panem de caelo praestxtisti eis,
R  Omne delectamentum in se habentem.

OREMUS

Deus, qui nobis sub Sacramento
mirabili Passionis tuae memoriam,
reliquisti : tribue, quaesumus, ita
nos Corporis et Sanguinis tui
sacra mysteria venerari, ut
redemptionis tuae fructum in nobis iugiter sentiamus.
Qui vivis et regnas in saecula saeculorum. Amen.

 

O Ostia della salvezza,
che ci apri la porta del cielo,
i nemici ci stringono;
danne forza, recaci soccorso.

Al Signore uno e trino
sia gloria sempiterna;
ci dia Egli nella patria
la vita senza termine. Così sia.

 

Così grande Sacramento
veneriamo adunque prostrati:
e l'antico insegnamento
ceda al nuovo rito;
supplisca, la fede
al difetto dei sensi.

Al  Padre e al Figliuolo
sia lode e giubilo,
salute, onore, potenza
e benedizione;
e pari lode sia a Colui
che da entrambi procede. Così sia.

C  Dal cielo hai dato loro un pane,
R Che ha in sè ogni dolcezza.


PREGHIAMO

Dio che sotto mirabile Sacramento
ci lasciasti memoria della tua Passione,
concedici, ti preghiamo,
di venerare i sacri misteri
del Corpo e Sangue tuo
in modo da sentire continuamente in noi il frutto
della tua redenzione.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Così sia.


[SM=g1740738]
[Modificato da Caterina63 30/09/2012 22:37]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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INDICE

Appendice IV

Catechismo san Pio X


Modo di servire la santa Messa

 

Il ministro, ossia colui che si presenta per servire al S. Sacrificio della Messa, dev'essere decentemente vestito ed essersi lavate le mani.

In Sacrestia: aiuta il Celebrante a vestirsi, prende il Messale, fa inchino al Croceifisso, va all'Altare e fa tutte le cose con gravità, attenzione e divozione.

Giunto all'Altare: se vi è il SS. Sacramento nel Tabernacolo fa genuflessione semplice col Celebrante; se non vi è il SS., fa pure genuflessione semplice mentre il Celebrante fa inchino. - Ricevendo la berretta  bacia prima la mano dei Celebrante e poi la berretta. Riceve questa colla mano destra e non sul Messale. -  Va a deporre il. Messale sul leggio e la berretta sulla credenza. Quindi va ad inginocchiarsi in piano dal lato del Vangelo (se è solo) facendo la genuflessione sul gradino inferiore, mentre passa in mezzo. (Tutte le volte che passerà  in mezzo farà genuflessione). - Fattosi il segno della Croce col Sacerdote, giunge le mani e risponde adagio e distintamente come segue: 

Sacerdote. In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen. Introibo ad altare Dei.

R. Ad Deum, qui laetificat iuventutem meam.

Sac. Iudica me, Deus, et discerne causam meam de gente non sancta: ab homine iniquo et doloso erue me.

R. Quia tu es, Deus, fortitudo mea: quare me repulisti? et quare tristis incedo dum affligit me inimicus?

Sac. Emitte lucem tuam et veritatem tuam: ipsa me deduxerunt et adduxerunt  in montem sanctum tuum, et in tabernacula tua.

R. Et íntroibo ad altare Dei; ad Deum, qui laetificat iuventutem mea.

Sac. Confitebor tibi in cithara, Deus, Deus meus: quare tristis es, anima mea, et quare conturbas me?

R. Spera in Deo, quoniam, adhuc confitebor illi, salutare vultus nei et Deus meus.

Sac. Gloria Patri, et Filio et Spiritui Sancto.

R. Sicut erat in principio et nunc et semper et in saecula saeculorum. Amen.

Sac. Introibo ad altare Dei.

R. Ad Deum, qui laetificat inventutem meam.

Sac. Adiutorium nostrum in nomine Domini.

R. Qui fecit caelum et terram.  

Sac. Dice il Confiteor.

 

R. Alquanto inclinato e rivolto verso il Sacerdote: Misereatur tui onnipotens Deus, et, dimissis peccatis tuis, perducat te ad vitam aeternam.

Sac. Amen.

 

Profondamente inchinato fino all'Indulgentiam; a tibi, Pater e a te, Pater, si volge un poco verso il Sacerdote e si batte tre volte il petto a mea culpa, ecc.

 

R. Confiteor Deo onnipotenti, beatae Mariae semper Virgini, beato Michaeli Archangelo, beato Ioanni Baptistae, sanctis apostolis Petro et Paulo, omnibus Sanctis, et tibi, pater, quia peccavi nimis cogitatione, verbo et opere: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa.
Ideo precor beatam Mariam semper Virginem, beatum Michaélem Archangelum, beatum Ioannem Baptistam, sanctos apostolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos et te, pater, orare pro me ad Dominum Deum nostrtun.

Sac. Misereatur vestri omnipotens Deus, et dimissis peccatis vestris, perducat vos ad vitam aeternam.

R. Amen.

Sac. Indulgentiam, absolutionem et remissionem peccatorum nostrorum tribuat nobis omnipotens et misericors Dominus.

R. Amen.

 

S'inchina di nuovo un poco sino al Dominus vobiscum.

 

Sac. Deus, tu conversus vivificabis nos.

R. Et plebs tua laetabitur in te.

Sac. Ostende nobis, Domine, misericordiam tuam

R. Et salutare tuum da nobis.

Sac. Domine, exaudi orationem meam.

R. Et clamor meus ad te veniat.

Sac. Dominus vobiscum.

R. Et cum spiritu tuo.

 

Si alza, solleva un pochetto il camice del Sacerdote mentre ascende i gradini, poi s'inginocchia sul gradino inferiore e fa  il segno di cince al principio dell'introito. .

Sac. Kyrie, eleison.      R.  Kyrie, eleison

Sac. Kyrie, eleison.      R. Christe, eleison

Sac. Christe, eleison.   R. Christe, eleison

Sac. Kyrie, eleison.     R. Kyrie, eleison

Sac. Kyrie, eleison.

Alla fine delle Orazioni
Sac. Per omnia secula saeculorum.

R. Amen.

Terminata l'Epistola.

R. Deo gratias.  

Risposto Deo gratias, si alza, ascende, trasporta il Messale senza chiuderlo, senza voltar le spalle all'Altare e facendo genuflessione nel passare in mezzo.
- Depone il Messale sull'Altare dalla parte del Vangelo. Scende lateralmente sul secondo gradino e si ferma ivi. Risponde e si fa le tre piccole croci col pollice destro sulla fronte, sulla bocca e sul petto. Scende in mezzo, genuflette, va dalla parte dell'Epistola e sta in piedi fino alla fine del Vangelo. Risposto Laus tibi, Christe, si inginocchia.  

Al Vangelo.

Sac. Dominus vobiscum.

R. Et cum spirito tuo.

Sac. Sequentia Sancti Evangeli, etc.

R. Gloria tibi, Domine.

Dopo il Vangelo.

R. Laus tibi, Christe.  

Se si dice il Credo, s'inchina profondamente  alle parole Et incarnatus, est  etc ... factus est. AI fine si fa il segno di croce come anche alla fine  del Gloria in excelsis.

 

Sac. Dominus vobiscum.

R. Et cum spiritu tuo.

Sac. Oremus.

 

Quando il Celebrante scopre il calice, il serviente si alza e senza alcuna genuflessione, va alla credenza, prende il piattello colle ampolline, tenendo ferme,queste col pollice ed indice delle due mani. Ascende e presenta prima l'ampollina del vino, poi quella dell'acqua, baciandole mentre le dà e mentre le riceve.

Porta poi quella del vino alla credenza e ritorna col tovagliolo fra le dita della mano, destra pel Lavabo. Se sono due, quello che trasportò il Messale sta alla destra col tovagliolo e l'altro alla sinistra coll'acqua.  

Dopo il Lavabo.

Sac. Orate, fratres.  

Dopo che il Sacerdote è rivolto all'altare, il ministro stando in ginocchio, senza inchinarsi dice:

Suscipiat Dominus sacrificium de manibus tuis ad laudem et gloriam nominis sui, ad utilitatem quoque nostram, totiusque Ecclesiae sule sanctae.

Sac. Amen.

Al Prefazio.

Sac. Per omnia saecula saeculorum.

R. Amen.

Sac. Dominus vobiscum.

R. Et cum spiritu tuo.

Sac. Sursum corda.

R. Habemus ad Dominum.

Sac. Gratias agamus Domino Deo nostro

R. Dignum et iustum est.

Sac. Vere dignum et iustum est, etc.  (Recita il Prefazio.)

Al Sanctus si dànno tre colpi doppi di campanello e si fa il segno di croce.
Alle due Elevazioni anche tre tocchi, sollevando alquanto il lembo della pianeta, nel tempo che il Sacerdote alza le braccia; ed alle 4  genuflessioni del medesimo si fan dal ministro 4 inchini; dopo, senza far genuflessioni, si ritorna a posto senza segnarsi.

Si batte tre volte il petto all'Agnus Dei; al Domine non sum dignus sta alquanto inclinato.

 

Alla fine del a Pater

R. Sed libera nos a malo.

Sac. Pax Domini sit semper vobiscum.

R. Et cum spiritu tuo.  

Dopo che il Sacerdote ha fatto la Santa Comunione colla Santa Ostia e scopre il calice, il ministro si alza, fa genuflessione sul gradino al posto ove si trova (mentre la fa pure il Celebrante. Va a prendere le ampolline col piattello e le porta all'Altare facendo genuflessione lateralmente sul gradino inferiore prima di salire (perchè c'è ancora il Preziosissimo Sangue sull'altare). - Mesce nel calice un po' di vino, poi vino ed acqua. -Discende e senza più genuflettere  porta piattello e ampolline alla credenza. - Va subito a prendere il Messale e  lo trasporta di  nuovo dalla parte dell'Epistola, senza chiuderlo e facendole debite genuflessioni nel passare  in mezzo.

 

Allafine  della messa.

Sac. Ite, missa est, ovvero Benedicamus Dominus.

R. Deo gratias.

Nella Messa da  morto:  Sac. Requiescant in pace. R. Amen).  

Nell'ottava di Pasqua si dice: Deo gratias, alleluia, alleluia.

Se il Sacerdote lascia il Messale aperto, si trasporta dall'altra parte dell'Altare.

Alla benedizione s'inchina profondamente, e segnatosi, va a  prendere la berretta: e fatta la genuflessione in piano al Verbum caro, ascende, prende il Messale, discende, genuflette col Sacerdote (o mentre questi fa l'inchino). Consegna la berretta baciando prima questa e poi la mano del Celebrante, e,ritorna in Sacrestia, ove ripete la riverenza al Crocifisso.

Sac. Benedicat vos omnipotens Deus, Pater et Filius et Spiritus Sanctus.

R. Amen.

All'ultimo Vangelo.

Sac. Initium o Sequentia Sancti Evangelii, etc.

R. Gloria tibi, Domine.

Finito il Vangelo.

R. Deo gratias.  

Se vi sono persone da comunicare, dopo che il Sacerdote avrà recitate ai piedi dell'Altare le preghiere prescritte (tre Ave Maria, Salve Regina, ecc.) il ministro recita il Confiteor profondamente inchinato e colla torcia accesa in mano risponde Amen al Misereatur ed all'Indulgentiam; accompagna il SS. Sacramento stando alla sinistra del Sacerdote e tenendo la torcia colla sinistra.

Sac. Panem de caélo pràestitisti eis (in tempo pasquale: Alleluia);

R. Omne delectamentum in se habentem (in tempo pasquale: Alleluia).

Sac. Domine, exaudi orationem meam.

R. Et clamor meus ad te veniat.

Sac. Dominus vobiscum.

R. Et cum spiritu tuo.

Sac. Oremus... Per omnia saecula saeculorum.

R. Amen.

Sac. Benedictio Dei omnipotentis, Patris, etc., descendat super vos et maneat semper.

R. Amen.

 

Chiuso di nuovo il tabernacolo si smorza la  torcia; si prende la berretta del Sacerdote, si fa il segno della Croce, inchinandosi alla benedizione; quindi si prende il Messale come si dice sopra.
Se la Comunione si desse durante la Messa. si direbbe il Confiteor quando il Sacerdote assume il preziosissimo Sangue e dopo la Comunione si porterebbero subito le ampolline sulla Mensa per l'abluzione.

 

OSSERVAZIONI

1. Alle Messe da morto si tralascia il Salmo Iudica me, Deus, il segno di croce all'Introito; non ai bacia la mano nè la berretta al Sacerdote, non si  batte il petto all'Agnus Dei, non si dà la benedizione in fine.

2. Se la Messa si celebra all'Altare ove è esposto il SS. Sacramento: si fanno doppie la prima e l'ultima genuflessione; tutte le altre semplici ma in piano. - Si fa la genuflessione non solo in mezzo, ma anche lateralmente (in piano)  ogni qualvolta si deve salire all'Altare o discenderne, allontanarsene per andare alla credenza o ritornare dalla medesima all' infimo gradino. - Non si bacia la mano al Celebrante. -Non si suona  il campanello nè al Sanctus nè all'Elevazione.

3. Se nell' andare dalla Sacrestia all'Altare o viceversa si passa dinanzi ad un altro Altare dove:

a) si conserva il SS. Sacramento nel Tabernacolo, si fa genuflessione semplice;

b) sta esposto il SS., oppure in quel tempo ti distribuisce la S. Comunione, si fa genuflessione doppia;

c) si fa l'Elevazione, si genuflette, si adora e si aspetta ad alzarsi che l'Elevazione sia compiuta.




* F I N E *
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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08/10/2012 19:50
 
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Una immagine che spiega i 4 Fini della Santa Messa.

 

 

Immagine segnalata da Don Alessandro Loi

 

I canoni del Concilio di Trento sul santissimo sacrificio della Messa sintetizzano, in poche linee, la dottrina perenne della Chiesa:

Can. 1. Se qualcuno dirà che nella Messa non si offre a Dio un vero e proprio sacrificio, o che essere offerto significa semplicemente che Cristo ci viene dato in cibo: sia anatema.      

Can. 2. Se qualcuno dirà che con le parole: “Fate questo in memoria di me” [Lc 22,19; I Cor 11,24] Cristo non ha costituito i suoi apostoli sacerdoti o non li ha ordinati perché essi e gli altri sacerdoti offrano il suo corpo e il suo sangue: sia anatema [cf * 1740].

Can. 3. Se qualcuno dirà che il sacrificio della Messa è solo un sacrificio di lode e di ringraziamento, o una semplice commemorazione del sacrificio offerto sulla croce, e non un sacrificio propiziatorio; o che giova solo a chi lo riceve; e che non deve essere offerto per i vivi e per i morti, per i peccati, le pene, le soddisfazioni e altre necessità: sia anatema [cf *1743].

Can. 4.Se qualcuno dirà che col sacrificio della Messa si bestemmia o si attenta al sacrificio di Cristo consumato sulla croce: sia anatema [cf. *1743].

Can. 5. Chi dirà che celebrare le messe in onore dei santi e per ottenere la loro intercessione presso Dio, come la chiesa intende, è un’impostura: sia anatema [cf. *1744].

Can. 6. Se qualcuno dirà che il canone della Messa contiene degli errori, e che, quindi, bisogna abolirlo: sia anatema [cf *1745].

Can. 7. Se qualcuno dirà che le cerimonie, i paramenti e gli altri segni esterni di cui si serve la chiesa cattolica nella celebrazione della Messa, sono piuttosto provocazioni dell’empietà, che manifestazioni di pietà: sia anatema [cf *1746].

Can. 8. Se qualcuno dirà che le Messe nelle quali solo il sacerdote si comunica sacramentalmente sono illecite e, quindi, da sopprimere: sia anatema [cf 1747].

Can. 9. Se qualcuno dirà che il rito della chiesa romana, secondo il quale parte del canone e le parole della consacrazione si profferiscono a bassa voce, è da condannarsi; o che la Messa deve essere celebrata solo nella lingua del popolo; o che nell’offrire il calice l’acqua non deve essere mischiata col vino, perché ciò sarebbe contro l’istituzione di Cristo: sia anatema [cf *1746; *1748s].



ricordiamo che il Documento del Concilio Vaticano II, Sacrosanctum Concilium.... ha citato più volte il Concilio di Trento come esempio e testimone di riforma, e non ha mai rigettato quanto da questo riportato....

Fraternamente CaterinaLD

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29/11/2012 18:27
 
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PER NATALE FACCIAMO QUESTO REGALO AI NOSTRI SACERDOTI..
DONIAMOLO ANCHE A NOI STESSI, DONIAMOLO A CHI AMIAMO... e Voi cari sacerdoti, regalatevi questo tesoro prezioso....
è vero che è per i fedeli, ma molto utile anche per i Sacerdoti completamente digiuni a riguardo....



MESSALE ROMANO QUOTIDIANO
ad uso dei fedeli
 

Messale Romano quotidiano, edizione 1962
Volume formato 10 x 16 di 1880 pagine, con il testo bilingue (latino e italiano)
della S. Messa per tutti i giorni dell'anno liturgico.
Oltre all'Ordinario della Messa, al ciclo del Tempo e al ciclo dei Santi, 
comprende alcuni cantici e inni e un appendice con Sacramenti,
sacramentali e orazioni. 

 

Per ordinarlo:
fare un versamento sul c/c postale 61417002
intestato a
Associazione Fraternità San Pio X


Il Messale verrà inviato
in seguito alla ricezione del versamento



Recapiti della Fraternità Sacerdotale San Pio X:

Albano (Roma)
Fraternità San Pio X, Via Trilussa, 45,
tel. 06.930.68.16 - fax: 06.930.58.48
Posta elettronica: albano@sanpiox.it

Montalenghe (Torino)
Priorato San Carlo Borromeo,
via Mazzini, 19, tel. 011.983.92.72 - fax: 011 - 983.94.86
Posta elettronica: montalenghe@sanpiox.it

Rimini
Priorato Madonna di Loreto, via Mavoncello, 25.
Tel: 0541.72.77.67 - fax: 0541.72.60.75
Posta elettronica: rimini@sanpiox.it

 


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Predica di Padre Konrad Ringraziamento nella Messa 4.3.2013

 

In nomine Patri, et Filii, et Spiritus Sancti.
San Paolo ci ammonisce oggi di non parlare della fornicazione, di impurità o di avarizia, né di ciò che è vergognoso, sciocco o scurrile, ma piuttosto di ringraziare. Dice lui: siamo i figli dilettissimi di Dio e dunque dobbiamo camminare nel Diletto; siamo i figli della luce della quale i frutti sono la bontà, la giustizia e la verità.
Bisogna esaminarci, carissimi fedeli, sulle nostre parole: i giornali e la televisione ci presentano, quasi unicamente, una visione di una realtà tenebrosa, impura e vergognosa che non è materia degna delle parole, né delle meditazioni di noi cattolici redenti nel Sangue preziosissimo del Signore. Piuttosto bisogna ringraziare.

Chiediamoci, dunque oggi, che cosa è il ringraziamento, o la gratitudine?

La gratitudine è la virtù che inclina l'uomo a riconoscere ed a retribuire i benefici che ha ricevuto da un altro. E' una virtù necessaria e bellissima tra l'altro, perché promuove la carità e l'umiltà.
Promuove la carità in quanto unisce i cuori di coloro che danno a coloro che ricevono e promuove l'umiltà in quanto colui che rende grazie, si sottomette al suo benefattore.
Per questi motivi è una virtù che i genitori devono istillare con la massima cura nei cuori dei loro figli.

L'oggetto principale, allora, della nostra gratitudine deve essere Dio stesso. Come tale fa parte della virtù della religione che è la virtù di rendere il culto debito a Dio e si manifesta nella Preghiera.
La nostra Preghiera non deve essere solo petizione ma anche ringraziamento. Non siamo come coloro che chiedono qualche artefatto in un negozio con grande gentilezza, e quando lo ottengono non dicono più niente. Non siamo come i lebbrosi guariti dal Signore di cui solo uno è tornato per ringraziarLo, ma piuttosto proviamo a far corrispondere la gratitudine alla petizione, in un equilibrio armonioso e perfetto col cuore amorevole ed umile.
Nel sublime nostro Prefazio della Santa Messa sta il dialogo tra Sacerdote e  fedeli che, secondo Dom Prosper Guéranger, è antico quanto la Chiesa e tutto ci fa credere che siano stati gli stessi Apostoli a fissarlo, poiché si incontra nelle Chiese più antiche e in tutte le Liturgie. In questo dialogo il Sacerdote dice:

- "Rendiamo grazie al Signore - Gratias agamus Domino Deo nostro", i fedeli rispondono:

- "Dignum et iustum est - è giusto e necessario", il Sacerdote continua nella persona della Chiesa docente:

- " Vere dignum et iustum est, aequum et salutare, nos tibi semper ut ubique gratias agere: Domine, sancte Pater, omnipotens aeterne Deus: per Christum Dominum nostrum" (E' veramente giusto e necessario, è nostro dovere e nostra salvezza, renderti grazie sempre e ovunque, o Signore, Padre santo, Dio eterno e onnipotente, mediante il Cristo nostro Signore).

In questo dialogo osserviamo la frase "semper ut ubique", sempre e ovunque, bisogna ringraziare il Signore dunque, per tutto, per il bene ma anche per il male, perché il male è per il nostro ultimo bene, così come ringraziamo un medico per un trattamento anche se ci fa male, temporaneamente.
Se l'oggetto principale della nostra gratitudine e ringraziamento è Dio stesso, la sua forma più alta è la Santa Messa perché, nella Santa Messa, riconosciamo i benefici di Dio a noi e li retribuiamo in modo adeguato.
Riconosciamo i suoi benefici che sono soprattutto il Sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo + per amore di noi sul monte Calvario, e li retribuiamo lì, con l'offerta di questo stesso Sacrificio a Lui, durante i Sacri Misteri. Questa retribuzione è adeguata in quanto offre Nostro Signore Gesù Cristo + in riscambio per nostro Signore Gesù Cristo + in quanto offre Dio in riscambio per Dio, come prega il Sacerdote nella Santa Messa: "Cosa renderò io al Signore per tutte le cose che ha dato a me? Prenderò il Calice della salvezza e invocherò il nome del Signore".

Sempre nelle parole di Dom Guéranger leggiamo: il Sacrificio del Corpo e del Sangue di Cristo è per noi il mezzo privilegiato per ringraziare la Divina Maestà, poiché solo attraverso di Esso possiamo rendere a Dio tutto ciò che Gli dobbiamo. Il fatto che questo ringraziamento passa attraverso il Signore, viene espresso alla fine del Prefazio con le parole "per Christum Dominum nostrum".
La Santa Messa, per questi motivi, è un grande atto di ringraziamento a Dio, anzi, l'atto di ringraziamento in assoluto, perciò la Santa Messa si chiama anche Eucharistia che significa, appunto, ringraziamento.
Il ringraziamento a Dio, però non è completo senza l'offerta di sé  stessi a Dio Padre in unione all'offerta di Dio Figlio. Se nostro Signore si è dato completamente a noi, bisogna che noi ci diamo completamente a Lui.

Così nel Santo Sacrificio della Messa, nella Eucharistia ci uniamo a nostro Signore Gesù Cristo + nell'offertorio, quando il celebrante offre in anticipo il Divino Agnello al Padre, ci uniamo a Lui nella Consacrazione quando quel Divino Agnello viene immolato; e ci diamo a Lui in quella Preghiera che si chiama il ringraziamento dopo la Santa Messa; ci diamo a Lui come Lui si dona a noi, ossia in modo completo ed intero.
Bisogna ringraziare, dice San Paolo, e questo soprattutto nella Santa Messa ma anche in tutta la nostra vita in un atteggiamento di riconoscenza per tutti i benefici di Dio e nel desiderio di retribuirli, ma soprattutto con l'offerta a Dio costante di tutto ciò che facciamo, diciamo e pensiamo, di tutto ciò che siamo alla gloria della Santissima Trinità.
Amen.

In nomine Patri, et Filii, et Spiritus Sancti.

 

Sia lodato Gesù Cristo +

 

 
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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IL CONFITEOR

« Confiteor Deo Omnipotenti, beatae Mariae semper Virgini, beato Michaeli Archangelo, beato Ioanni Baptistae, sanctis Apostolis Petro et Paulo, omnibus Sanctis et vobis, fratres, quia peccavi nimis cogitatione, verbo et opere, mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa.
Ideo precor beatam Mariam semper Virginem, beatum Michaelem Archangelum, beatum Ioannem Baptistam, sanctos Apostolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos et vos, fratres, orare pro me ad Dominum Deum nostrum. »


- Misereatur tui Omnipotens Deus et, dimissis peccatis tuis, perducat te ad vitam aeternam. Amen.

Confiteor Deo Omnipotenti, beatae Mariae semper Virgini, beato Michaeli Archangelo, beato Ioanni Baptistae, sanctis Apostolis Petro et Paulo, omnibus Sanctis et tibi, pater, quia peccavi nimis cogitatione, verbo et opere, mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Ideo precor beatam Mariam semper Virginem, beatum Michaelem Archangelum, beatum Ioannem Baptistam, sanctos Apostolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos et te, pater, orare pro me ad Dominum Deum nostrum.

Misereatur vestri Omnipotens Deus et, dimissis peccatis vestris, perducat vos ad vitam aeternam. Amen.

† Indulgentiam, absolutionem et remissionem peccatorum nostrorum tribuat nobis omnipotens et misericors Dominus. Amen.
- Deus, tu conversus vivificabis nos. Et plebs tua laetabitur in te.
- Ostende nobis Domine misericordiam tuam. Et salutare tuum da nobis.
- Oremus. Aufer a nobis, quaesumus Domine, iniquitates nostras, ut ad sancta sanctorum puris mentibus mereamur introire. Per Christum Dominum nostrum. Amen. »

Storia

Mentre le liturgie orientali iniziano con una confessione dei peccati fatta dal celebrante, i più antichi documenti del rito romano presentano la Messa che ha principio con l'introito, sebbene il celebrante potrebbe aver recitato una confessione simile al Confiteor come preghiera privata in sacrestia. Solo nel X o XI secolo ci sono prove della preparazione della Messa recitata all'altare.

Fuori della Messa alcune preghiere simili al Confiteor apparivano già in precedenza. La "Regola Canonica" di Chrodegango di Metz (morto nel 743) raccomanda: "Prima di tutto prostratevi umilmente alla vista di Dio ... e pregate la Beata Maria con i santi apostoli e martiri e confessori di pregare il Signore per voi." Egberto di York (morto nel 766) dà una forma breve che è il germe della preghiera presente: "Dite a colui a cui desiderate confessare i vostri peccati: per mia colpa ho troppo peccato in pensieri, parole e opere." In risposta il confessore diceva quasi esattamente il Misereatur.

Il Confiteor è menzionato per la prima volta come parte dell'introduzione della Messa da Bernoldo di Costanza (morto nel 1100) nella forma: "Confiteor Deo omnipotenti, istis Sanctis et omnibus Sanctis et tibi frater, quia peccavi in cogitatione, in locutione, in opere, in pollutione mentis et corporis. Ideo precor te, ora pro me". Seguono il Misereatur e l'Indulgentiam, il primo leggermente differente, ma il secondo identico al testo del Messale del 1962. La forma del Confiteor del 1962 si trova identica nell'"Ordo Romanus XIV" del XIV secolo con una leggera variante: "Quia peccavi nimis cogitatione, delectatione, consensu, verbo et opere" e compare parola per parola in un decreto del Terzo Concilio di Ravenna (1314).

Comunque, la forma, e specialmente l'elenco dei santi invocati, variavano considerabilmente durante nel Medioevo.
In molti messali è più breve: "Confiteor Deo, beatae Mariæ, omnibus sanctis et vobis".

Nel Messale di Paolo III (1534-1549) è: "Confiteor Deo omnipotenti, B. Mariæ semper Virgini, B. Petro et omnibus Sanctis et vobis Fratres, quia peccavi, mea culpa: precor vos orare pro me".

La forma scelta per il Messale tridentino di papa Pio V (1570) fu l'unica in uso nel rito romano fino al 1969, ad eccezione dei certosini, carmelitani e domenicani, i cui messali al momento del Concilio di Trento erano più antichi di 200 anni.

Queste tre forme erano piuttosto brevi e contenevano solo un "mea culpa"; i domenicani invocano, accanto alla Beata Vergine, san Domenico. Inoltre, altri ordini ebbero il privilegio di aggiungere il nome del proprio fondatore dopo quello di san Paolo (ad esempio i francescani), e il patrono del luogo fu pure inserito in questo punto in alcuni usi locali.

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[Modificato da Caterina63 07/05/2013 12:22]
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Dalle «Opere» di san Tommaso d'Aquino, dottore della Chiesa
(Opusc. 57, nella festa del Corpo del Signore, lect. 1-4)

L'Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi da uomini dèi. Offrì a Dio Padre il suo corpo come vittima sull'altare della croce per la nostra riconciliazione. Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo, perché fossimo purificati da tutti i peccati. Perché rimanesse in noi, infine, un costante ricordo di così grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino.

Non ci vengono imbandite le carni dei vitelli e dei capri, come nella legge antica, ma ci viene dato in cibo Cristo, vero Dio. Nessun sacramento in realtà è più salutare di questo: Per sua virtù vengono cancellati i peccati, crescono le buone disposizioni, e la mente viene arricchita di tutti i carismi spirituali. Nella Chiesa l'Eucaristia viene offerta per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti, essendo stata istituita per la salvezza di tutti.


*****************

Preghiera di San Tommaso d'Aquino utile per i Sacerdoti prima della Messa, e importante per i laici prima della Comunione....

«Dio onnipotente ed eterno, ecco che mi accosto al sacramento dell'unigenito Figlio tuo, Signor nostro Gesù Cristo: mi accosto come infermo al Medico che gli ridona la vita, come immondo alla fonte della misericordia, come il cieco alla luce della chiarezza eterna, come  povero e  bisognoso al Signore del cielo e della terra.
Prego dunque la Tua grande ed immensa generosità perché Ti degni di curare il mio male, di lavare il mio vizio, illuminare la mia cecità,  arricchire la mia povertà,  vestire la mia nudità, affinché riceva il pane degli Angeli, il Re dei re, il Signore dei signori con tanta riverenza e umiltà, con tanta contrizione e devozione, con tanta purezza e fede, acciocchè, mediante tali propositi e buone intenzioni, possa conseguire la salvezza della mia anima.
Concedimi, Ti prego, che io riceva non solo il Sacramento del Corpo e del Sangue del Signore, ma anche la grazia e la virtù di questo Sacramento.
O mitissimo Iddio, concedimi così di ricevere il Corpo dell'unigenito Figlio Tuo, Signore nostro Gesù Cristo, che nacque dalla Vergine Maria, in modo che io meriti di essere incorporato al suo mistico Corpo e  annoverato fra le Sue mistiche membra di Lui.
O amantissimo Padre, concedimi finalmente di contemplare  a faccia a faccia per l'eternità il Tuo diletto Figlio , che intendo ricevere ora nel mio terrestre cammino, sotto i veli del Mistero.
Egli che è Dio, e vive e regna con Te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen».

in latino:

Omnipotens sempiterne Deus, ecce, accedo ad Sacramentum unigeniti Filii Tui, Domini nostri Jesu Christi; accedo tamquam infírmus ad médicum vitae, immúndus ad fontem misericórdiae, caecus ad lumen claritátis aetérnae, páuper et egénus ad Dóminum coeli et terrae.
Rogo ergo imménsae largitátis tuae abundántiam, quátenus meam curáre dignéris infirmitátem, laváre foeditátem, illumináre caecitátem, ditáre paupertátem, vestíre nuditátem; ut panem Angelórum, Regem regum et Dóminum dominántium, tanta suscípiam reveréntia et humilitáte, tanta contritióne et devotióne, tanta puritáte et fide, tali propósito et intentióne, sicut éxpedit salúti ánimae meae. 
Da mihi, quaeso, domínici Córporis et Sánguinis non solum suscípere sacraméntum, sed étiam rem et virtútem sacraménti.
O mitíssime Deus, da mihi Corpus unigéniti Fílii tui, Dómini nostri, Iesu Christi, quod traxit de Vírgine Maria, sic suscípere, ut córpori suo mystico mérear incorporári, et inter eius membra connumerári.
O amatíssime Pater, concéde mihi diléctum Fílium tuum, quem nunc velátum in via suscípere propóno, reveláta tandem fácie perpétuo contemplári:
Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia saécula saeculórum. Amen.


******

Alla mensa del Tuo dolcissimo Convito, di Sant’Ambrogio per i Sacerdoti ma anche per i Fedeli virtuosi....

Alla mensa del Tuo dolcissimo convito, o buon Signore Gesù Cristo, io peccatore e privo di meriti, mi accosto pieno di vergogna e tremante, confidando solo nella Tua misericordia e bontà.
Poiché ho il cuore e il corpo macchiati di molte colpe, e non ho ben custodito la mente e la lingua
Per questo, o Santà Deità, o tremenda maestà, io misero stretto tra tante angustie ricorro a Te, fonte di misericordia, da Te mi affretto per essere sanato, mi rifugio sotto la tua protezione: e siccome non posso  sostenerti giudice, ti scongiuro d’essermi salvatore. 
A Te, o Signore, mostro le mie piaghe; a Te scopro la mia vergogna. Riconosco che i miei peccati sono molti e grandi, e per questo ho paura. Spero nella tua misericordia che non ha limiti. Guarda dunque con gli occhi della tua misericordia, verso di me, Signore Gesú Cristo, Re eterno, Dio e Uomo, che per l’uomo tu fosti crocifisso.
Esaudisci me che spero in Te: abbi pietà di me che sono pieno di miserie e di peccati, Tu che non cesserai mai di far scaturire la fonte della misericordia.
Salve, o vittima della Salvezza, offerta sul patibolo della croce per me e per tutto il genere umano. Salve, o nobile e prezioso Sangue, che sgorgando dalle ferite del Signore Gesù Cristo per me crocefisso, lavi i peccati di tutto il mondo.
Ricordati, o Signore, della tua creatura, che hai redento col tuo sangue. Mi pento di aver peccato, desidero rimediare a ciò che ho fatto. 
Togli dunque da me, o Padre clementissimo, tutte le mie iniquità e i miei peccati, affinchè, purificato nella mente e nel corpo, meriti di gustare degnamente il Santo dei Santi.
E concedi che questa santa partecipazione al Corpo e al Sangue del tuo Figlio, che io indegno intendo ricevere, sia per il perdono dei miei peccati, sia per la perfetta purificazione delle mie colpe, sia fuga dei cattivi pensieri, rigenerazione dei buoni sentimenti, e salutare efficacia delle opere che sono a te gradite,
nonché sicura difesa dell’anima e del corpo contro le insidie dei miei nemici. Amen.

in latino

Ad mensam dulcíssimi convívii tui

Ad mensam dulcíssimi convívii tui, pie Dómine Iesu Christe, ego peccátor de própriis meis méritis nihil praesúmens, sed de tua confídens misericórdia et bonitáte, accédere véreor et contremísco.
Nam cor et corpus hábeo multis crimínibus maculátum, mentem et linguam non caute custodítam.
Ergo, o pia Déitas, o treménda maiéstas, ego miser, inter angústias deprehénsus, ad te fontem misericórdiae recúrro, ad te festíno sanándus, sub tuam protectiónem fúgio: et, quem iúdicem sustinére néqueo, salvatórem habére suspíro.
Tibi, Dómine, plagas meas osténdo, tibi verecúndiam meam détego. Scio peccáta mea multa et magna, pro quíbus tímeo: spero in misericórdias tuas, quárum non est númerus. Réspice ergo in me óculis misericórdiae tuae, Dómine Iesu Christe, Rex aetérne, Deus et homo, crucifíxus propter hóminem.
Exáudi me sperántem in te: miserére mei pleni misériis et peccátis, tu qui fontem miseratiónis numquam manáre cessábis. 
Salve, salutáris víctima, pro me et omni humáno génere in patíbulo crucis oblata. 
Salve, nóbilis et pretióse sánguis, de vulnéribus crucifíxi Dómini mei Iesu Christi prófluens, et peccáta totíus mundi ábluens.
Recordáre, Dómine, creatúrae tuae, quam tuo sánguine redemísti. Poénitet me peccásse, cúpio emendáre quod feci. 
Aufer ergo a me, clementíssime Pater, omnes iniquitátes et peccáta mea; ut, purificátus mente et córpore, digne degustáre mérear Sancta sanctórum.
Et concéde, ut haec sancta praelibátio córporis et sánguinis tuis, quam ego indígnus súmere inténdo, sit peccatórum meórum remíssio, sit delictórum perfécta purgátio, sit túrpium cogitatiónum effugátio ac bonórum sénsuum regenerátio, operúmque tibi placéntium salúbris efficácia, ánimae quoque et córporis contra inimicórum meórum insídias firmíssima tuítio. Amen.





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21/08/2013 12:05
 
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OFFERTA DA FARSI AL PRINCIPIO DELLA S. MESSA
 
Eterno Padre, mi unisco alle intenzioni e agli affetti che ebbe Maria SS. Addolorata sul Calvario, e vi offro il Sacrifizio che di se stesso fece sulla croce ed ora rinnova su questo santo altare il vostro diletto Figlio Gesù:
 
1. Per adorarvi e darvi l’onore che meritate, confessando in Voi il supremo dominio su tutte le cose, da Voi l’assoluta dipendenza delle medesime, in Voi il nostro unico ed ultimo fine.
 
2. Per ringraziarvi degli innumerevoli benefici ricevuti;
 
3. Per placare la vostra giustizia irritata per tanti peccati e darvene degna soddisfazione.
 
4. Per implorare grazia e misericordia per me, per... (si indica la persona per cui si vuol pregare), per gli afflitti e tribolati, per i poveri peccatori, per il mondo tutto e per le anime benedette del Purgatorio.
 
 
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[SM=g1740733]


Circa la devozione necessaria per celebrare degnamente il Santo Sacrificio della Messa

 
[...] nel celebrare la Messa è necessaria la riverenza e la devozione. È noto che l'uso del manipolo fu introdotto per comodo di asciugare le lagrime; poiché anticamente i preti, celebrando, per la devozione non facevano altro che piangere. Già si è detto che il sacerdote all'altare rappresenta la stessa persona di Gesù Cristo [...] Ma [...] parlando del modo nel quale dicono la Messa la maggior parte dei sacerdoti, bisognerebbe piangere, ma piangere a lagrime di sangue!

È una compassione, diciam così, veder lo strapazzo che fanno di Gesù Cristo molti preti e religiosi ed anche taluni di ordini religiosi riformati. Si osservi con quale attenzione ordinariamente dai sacerdoti si celebra la Messa. A costoro bene starebbe detto quel che rimproverava Clemente alessandrino ai sacerdoti gentili, cioè ch'essi facevano diventar scena il cielo, e Dio il soggetto della commedia: O impietatem! scenam coelum fecistis, et Deus factus est actus.
Ma no, che dico, commedia? oh che attenzione ci metterebbero questi tali, se dovessero recitare una parte in commedia!
E per la Messa che attenzione vi pongono? Parole mutilate, genuflessioni che sembrano piuttosto atti di disprezzo che di riverenza, benedizioni che non si sa che cosa siano, si muovono per l'altare e si voltano in modo che quasi muovono a ridere, complicano le parole colle cerimonie, anticipandole prima del tempo prescritto dalle rubriche; [...] Tutto avviene per la fretta di finir presto la Messa.
Come dicono alcuni la Messa? come se la chiesa stesse per crollare o stessero per venire i corsari e non ci fosse tempo di fuggire. Sarà stato due ore a ciarlare inutilmente o a trattare faccende di mondo, e poi tutta la fretta dove la mette? a dir la Messa. E nel modo poi con cui questi tali la cominciano così procedono a consacrare ed a prender tra le mani Gesù Cristo ed a comunicarsi con tanta irriverenza come se fosse in realtà un pezzo di pane.


[Brano di Sant'Alfonso Maria de Liguori tratto da “Selva di materie predicabili”].


[SM=g1740733]

Il canto liturgico

 
Dobbiamo rivolgere ogni nostra cura e studio per far rifiorire nelle chiese e tra il popolo il sacro canto che si denomina da Ambrogio, così come nella Chiesa Universale rifioriscono le caste ed angeliche melodie che tolgono il nome dal Magno Gregorio. Punto non dubitiamo di quello che tante volte è stato affermato dagli antichi padri: che è stato, cioè, lo stesso Spirito Santo quello che ha ispirato alla Chiesa il suo canto liturgico, canto che, se viene eseguito con quella pietà e squisitezza di magistero che si richiede, possiede come una virtù arcana per commuovere i cuori, per sollevare gli animi, per sublimare le menti sino a Dio.

Ben lo sa Agostino, il quale, divenuto già Vescovo d'Ippona, soleva ricordare le pie lagrime da lui versate a Milano [Confess. IX, 6], quando nei giorni del suo catecumenato, assisteva ai sacri riti ed ascoltava i nostri canti Ambrosiani, eseguiti a pieno coro da tutto il popolo.

La Chiesa non potrebbe mai disinteressarsi d'un patrimonio così sacro, com'è questo del canto liturgico; non potrebbe trascurare un mezzo così efficace di santificazione delle anime, com'è quello delle nostre caste melodie; non le sarebbe davvero lecito di disinteressarsi d'una cosa così intimamente connessa col Divin Culto e colla gloria di Dio, come è la soave salmodia e l'armonioso canto degli inni sacri nelle diverse Ore dell'Ufficio Divino.


[Brano del Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster tratto da “La Sacra Liturgia - Il cuore della Chiesa orante”, Piemme].




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[Modificato da Caterina63 21/08/2013 13:00]
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