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Norme sempre valide per vivere con profitto la Santa Messa e la visita in Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2013 13:00
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13/10/2010 12:25
 
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[SM=g1740722] Statim genuflexus adorat [SM=g1740752]
blog.messainlatino.it/2010/10/statim-genuflexus-adorat.html

[SM=g1740750] Ave Maria!

Se un testo liturgico è in qualche modo simile allo spartito di una grande sinfonia - che un direttore d'orchestra non deve cambiare, ma interpretare restando fedele al testo stesso - potremmo paragonare le rubriche alle annotazioni sulla partitura: i vari legato, staccato, adagio, andante etc.

Tutti elementi, questi ultimi, che non fanno parte della composizione in senso stretto, ma ne rendono possibile l’esecuzione secondo la mente dell’autore, che - nel nostro caso - è la Chiesa stessa.

* * *

Tra le rubriche della Messa Gregoriana, me ne è cara particolarmente una: Quibus verbis prolatis, statim Hostiam consecratam genuflexus adorat, (“e pronunciate queste parole, subito, [il sacerdote] genuflesso, adora l’Ostia consacrata”; NB Ostia con l’iniziale maiuscola): [SM=g1740752] si tratta dell’indicazione posta subito dopo la consacrazione del pane.

Queste parole fanno pensare alla prima adorazione compiuta dalla vergine Maria, al momento della nascita del suo Figlio divino.

Non è forse la Transustanziazione quasi una nuova nascita di Gesù? Non per niente, per tanti secoli, il prefazio per la festa del Corpus Domini è stato quello di Natale.

Non è dunque argomentare troppo di fantasia supporre che la Madonna - una volta resasi conto che il parto straordinario (la nascita santa del Messia: quod nascetur sanctum, Lc 1, 35) si era concluso - abbia súbito, immediatamente, statim, adorato il suo Figliolo.

I pollici e gli indici del sacerdote, che, tremanti, stringono l’Ostia appena consacrata, trovano dunque il loro primo modello (ἀρχή) nelle mani stesse di Maria, che sostengono Gesù appena nato.


La nota rubricale sopra citata fa dunque parte senz’altro della vita della Madonna: statim genuflexa adorat.

Statim: appena nato Gesù, súbito adora; perché a Maria non viene in mente altro di più importante e di più necessario da fare, nulla di più urgente che adorare.

Genuflexa: il parto straordinario della Vergine la lascia in piene forze e quindi Ella può mettersi in ginocchio, con Giuseppe che comprende che può ora discretamente accostarsi anche lui… O magnum mysterium et admirabile sacramentum…

Adorat: niente di più necessario, per Lei stesa e per l’umanità, quasi che Gesù dica:

“O umanità - che io ho fatto mia sposa con l’Incarnazione - io rinuncio, nei primissimi istanti della mia vita terrena ad essere riscaldato e accudito.

Soffrirei ben più che un po’ di freddo, se ritardassi a darvi i primi doni: ve li posso concedere solo se li accettate nel modo conveniente, solo se mi spalancate pienamente le porte del vostro cuore, cioè solo se mi adorate”.

E allora Maria, a nome del genere mano, compie la prima adorazione e accoglie Gesù e ogni cosa con lui (Rom 8, 32): statim genuflexa adorat.

Poi – solo dopo – Gesù viene avvolto in fasce e messo nella mangiatoia, Lui che sarebbe divenuto l’eterna refezione dei mortali (S. Agostino).

* * *

Consideriamo ancora quando la Madonna vede la prima effusione del Preziosissimo Sangue, nel mistero della circoncisione: anche qui statim genuflexa adorat.

Viene imposto al Bambinello il nome di Gesù, che significa Dio salva; ma come salva? Il nome non ce lo dice; il modo di questa salvezza ci viene rivelato da ciò che accade in contemporanea all’imposizione di questo Santissimo Nome; il Sangue è sparso… le gocce non fanno a tempo a toccare terra, che subito, statim, Maria genuflexa adorat.

Statim, genuflexa, adorat… Maria adora il Sangue prezioso e la Divina Volontà di salvare il mondo con il Sacrificio del Figlio

E questo gesto si ripete ad ogni effusione di questo Sangue, quando la Madonna percepisce l’agonia del Figlio al Getsemani, quando il Sangue stesso viene effuso nella flagellazione, nella salita la Calvario… fino all’ultimo sgorgare di acqua e sangue dal costato aperto... anche qui, la Regina dei Martiri, statim, genuflexa, adorat.

Non rinnoverà dal cielo, la Vergine Maria, questa adorazione, ogni volta il Sangue del Figlio suo, viene effuso sacramentalmente?

Che gran cosa dunque, quando, ad ogni Messa, Maria SS. e il suo sacerdote, insieme, cor unum et anima una, statim, genuflexi, adorant.

* * *

Ma l’indicazione rubricale non rende il sacerdote soltanto, in un certo modo – quodammodo direbbero gli scolastici -, un'altra Maria; il sacerdote in quel momento è un altro Cristo. E allora egli non è solo un pover’uomo, che adora Gesù appena venuto; ma è Gesù stesso che adora l’eterno Padre.

Il povero prete, da fuori dall’Ostia vi salta dentro, fonde il suo sangue con il Sangue, il suo cuore con il Cuore, per adorare, per Ipsum et cum Ipso et in Ipso, l’Eterno Padre, trascinando sull’altare lo stesso eterno amoroso scorrere delle Processioni Trinitarie.

E si capisce che questa azione adorante di Cristo, come non ha atteso un istante sul Calvario, non può attendere neanche sull’altare: il povero sacerdote statim, súbito – non può aspettare -, genuflexus – indica, anche con il corpo, che egli vorrebbe scomparire se fosse possibile – adorat.

Così insegna Pio XII:

“Dalla nascita alla morte, Gesù Cristo fu divorato dallo zelo della gloria divina, e, dalla Croce, l'offerta del sangue arrivò al cielo in odore di soavità. E perché questo inno non abbia mai a cessare, nel Sacrificio Eucaristico le membra si uniscono al loro Capo divino e con Lui, con gli Angeli e gli Arcangeli, cantano a Dio lodi perenni, dando al Padre onnipotente ogni onore e gloria” (Mediator Dei).

Ecco la genuflessione del sacerdote, per il cui ministero le membra sono unite al capo per offrire “al Padre onnipotente ogni onore e gloria”.

Che possiamo fare per unirci a questa adorazione del Sommo Sacerdote? Ascoltiamo le parole di San Pietro Giuliano Eymard, un grande adoratore dell’Eucaristia:


1 - Adorate Nostro Signore prima di tutto con l'omaggio esterno della persona. Piegate le ginocchia non appena comparite alla vista di Gesù nell'Ostia adorabile. Prostratevi con grande rispetto dinanzi a lui, in segno della vostra sudditanza e del vostro amore. Adoratelo in unione coi Re Magi, allorché, faccia a terra, adorarono il Dio Bambino adagiato, nella sua povera greppia, avvolto in poveri pannilini.

2. - Dopo questo primo silenzioso e spontaneo atto di riverenza, adorate Nostro Signore con un atto esterno di fede. Questo atto è molto utile per risvegliare i nostri sensi alla pietà eucaristica, ad aprire il cuore di Dio e ad attirare su noi i tesori della sua grazia. Non bisogna tralasciarlo mai, e occorre farlo santamente e devotamente.

3. - Offrite a Gesù Cristo l'omaggio di tutto voi stesso, presentandola dettagliatamente, per ogni facoltà dell'anima. Il vostro spirito, per conoscerlo sempre meglio; il vostro cuore, per amarlo; la vostra volontà, per servirlo; il vostro corpo coi suoi sensi, che lo glorifichino ciascuno secondo il suo modo. Offritegli soprattutto l'omaggio dei vostri pensieri, mettendo al posto d'onore nella vostra vita, il pensiero dell'Eucaristia; al culmine dei vostri affetti col chiamare Gesù Re e Dio del vostro cuore; della vostra volontà, non accettando più altra legge né altro scopo all'infuori del suo servizio, del suo amore e della sua gloria; della vostra memoria per non voler ricordare che lui e così vivere solamente di lui, in lui e per lui.

4. - Siccome le vostre adorazioni sono molto imperfette, unitele a quelle della SS.ma Vergine a Betlemme, a Nazaret, sul Calvario, nel Cenacolo e ai piedi del Tabernacolo; unitele a tutte le adorazioni che attualmente gli offre la S. Chiesa e tutte le anime sante che adorano N. Signore in questo momento e a quelle di tutta la Corte celeste, che lo glorifica nel cielo; così la vostra adorazione parteciperà della santità e dei merito di esse.


* * *

Passano i secoli, e arriviamo all’epoca in cui i bambini non nascono più dall’abbraccio amoroso dei genitori, ma in provetta, e il dottor Faust viene insignito del premio Nobel.

E anche la liturgia non nasce più, come diceva J. Ratzinger, “dal canto d'amore della Sposa [la Chiesa] per il suo Sposo [Gesù]” ma negli alambicchi degli alchimisti liturgici. Ciò che il dottor Robert Edwards è in biologicis, il Consilium ad exequendam Constitutionem de Sacra Liturgia è in liturgicis.

E dal solve et coagula liturgico di questi anni per certi aspetti bui, è andata a finire che ci ha lasciato le penne anche il nostro caro e amato statim, sostituito dal bugniniano post: sì post, l’esatto contrario di statim: ecco il necrologio del nostro amatissimo statim:


“Celebrans genuflectit tantum… post elevationem hostiae et post elevationem calicis” (Instr. Tres abhinc annos III, 7 EV II, 1155; 4-5-1967)

E, a differenza della rubrica dell’antico Messale, questa volta ostia è con l’iniziale minuscola.
Ora il cielo può attendere, l’adorazione perde il suo assoluto primato, l’io dell’assemblea viene a precedere la pura, semplice, incondizionata, immediata e amorosa accoglienza del dono di Dio…

Non voglio dire che nel Novus Ordo non si adora più, ma se l’inferno non può entrare nelle mura della Chiesa, vi si possono vedere - sul lato esterno - i segni sia dei proiettili diabolici vanamente sparati, sia gli spiragli aperti dai nemici interni.

Oh Maria Santissima, perfetta Adoratrice del Tuo Figlio realmente presente nell’Eucaristia, abbrevia la prova di questi tempi, concedi alla Chiesa di cui sei Madre amorosissima, la grazia di un’Adorazione liturgica in tutto simile alla Tua.


Sac. Alfredo M. Morselli, Stiatico di S. Giorgio di Piano, 13 ottobre 2010.


[SM=g1740738]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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