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Interessante dibattito da maranatha: critiche di un sacerdote e la carità di altri sacerdoti e laici

Ultimo Aggiornamento: 11/12/2009 11:33
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10/12/2009 10:56
 
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Francesco Colafemmina risponde a "UN PRETE INGRATO !!!"



www-maranatha-it.blogspot.com/2009/11/un-prete-ingrato.html


Francesco Colafemmina di FIDES et FORMA
ci scrive:


Caro Don XX,

francamente non mi sembra di aver mai letto su questo blog accuse di alcun genere al Concilio ed ai Papi "per difendere posizioni che altro non sono che il frutto di paure ed ottusità", mi domando con quale dignità lei possa appellare due laici, benefattori della Chiesa come Giovanni e Paolo di "paura" ed "ottusità"?

Forse questo modo di parlare è consono alla sua dimensione "innovativa" di prete del 2009?



Ma tralascio le vacue polemiche. Veniamo al dunque: la sua principale irritazione concerne il Messale del Beato Giovanni XXIII e chiaramente il Motu Proprio Summorum Pontificum. Secondo lei: "l'ecclesiologia che ci arriva dal rituale di Pio V non può essere compatibile con l'ecclesiologia attuale". Sorvolo su quel "Pio V" (manco fosse suo fratello) che in realtà è un grande Santo della Chiesa e mi concentro sulla sua obiezione. Seguendo il filo del suo ragionamento sembrerebbe che quel Messale sia ormai inutile, decaduto, moribondo, perchè semplicemente "vecchio". L'uomo, infatti, "si autocomprende in modo sempre diverso". Mi spiega quest'ultima affermazione? Vuol forse riferirsi alla decadente teologia di Karl Rhaner o a cosa?


Lei dunque crede che le teorie di Rhaner sulla svolta antropologica siano molto più pregnanti del Magistero di Papa Benedetto XVI? Oh come le farebbe bene meditare le meravigliose parole di Sua Santità pronunciate questa mattina (1 dicembre) nella sua omelia: "“E così anche nel nostro tempo, negli ultimi duecento anni, osserviamo la stessa cosa. Ci sono grandi dotti, grandi specialisti, grandi teologi, maestri della fede che ci hanno insegnato tante cose. Sono penetrati nei dettagli della Sacra Scrittura, della storia della salvezza. Ma non hanno potuto vedere il mistero stesso, il vero nucleo: che questo Gesù era realmente Figlio di Dio (…) Si potrebbe facilmente fare grandi nomi della storia della teologia di questi duecento anni dai quali abbiamo imparato tanto, ma non è stato aperto agli occhi del loro cuore il mistero”.


Andiamo oltre. Riguardo al Concilio lei afferma che avrebbe "recuperato tesori" del passato paleocristiano: "Non è forse vero che lo schema della celebrazione eucaristica e alcune delle stesse preghiere eucaristiche dell'attuale rituale sono prese dalla Tradizione patristica? E voi che date così importanza alla "formula magica" (!!) consacratoria, non è forse vero che nella Chiesa del primo millennio l'eucarestia non aveva necessariamente la formula istitutiva? E fino ad oggi non è arrivata a noi la preghiera eucaristica di Addai e Mari, che Giovanni Paolo II ha approvato? Allora vuol dire che i nostri padri del primo millennio non hanno celebrato "validamente" l'eucaristia? Erano tutti protestanti "anonimi", protestanti ante litteram? Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha fallito?".


Peccato, però, che le sfugga un piccolo particolare: il Concilio ha interrotto una tradizione per disperderla in arcaismi un po' paradossali. Arcaismi già deprecati da Papa Pio XII nella Mediator Dei. Se, come lei stesso afferma, la Chiesa e la liturgia sono in perpetuo "divenire" non si potrà non riconoscere che tutto ciò che giunge fino al Beato Giovanni XXIII non è invenzione di un giorno o di un'epoca specifica, ma frutto del lento procedere della Chiesa incontro al Signore. Così, d'altra parte, è evidente che il Concilio Vaticano II ha stabilito un punto di netta cesura, di abbandono forzato di una tradizione perpetuatasi per secoli pur nelle lente ed oculate modificazioni che lo Spirito Santo ha ispirato. Quindi è anche logico oltre che giusto e legittimo recuperare quell' "ermeneutica della continuità" inaugurata da Benedetto XVI nel dicembre del 2005.


Pertanto l'esaltazione positiva e vissuta con fede della Santa Messa Tridentina (meglio sarebbe dirla Messa di San Gregorio Magno) rientra in una corretta prassi di recupero di una certa severitas della liturgia, unita all'adorazione di Cristo, particolarmente sminuite o smarrite a seguito delle innovazioni del Concilio. Oltretutto, è proprio lei a disprezzare l'amore per la forma straordinaria quasi si trattasse di una sorta di vacuo ritualismo. Lei che invece sembra apprezzare "formulette magiche" ripescate spesso per pura volontà di cesura con la tradizione, da un passato primitivo ed ampiamente superato grazie al logico "divenire" della liturgia.


Lei aggiunge poi:


In realtà credo che obbediamo, come un po' tutti, quando e come ci fa comodo. Seguendo il "secondo me", o il "mi piace". Ma la teologia, la chiesa e tanto meno la liturgia non funzionano con questi criteri. C'è un'oggettività alla quale è necessario obbedire. E voi non lo fate. E questo, a mio avviso, in bocca a voi è proprio paradossale.

Con la vostra veemenza e le vostre polemiche fate più male che bene alla chiesa. Pensateci. Fomentate le divisioni nelle diocesi, invece che incoraggiare a seguire "davvero" il Cristo vivo, come un popolo solo, un cuor solo e un'anima sola. Vivete di nostalgie papaline e vetero cattoliche, di latinismi e di rubriche."


Come non darle ragione! Si, la Chiesa, la teologia e la liturgia non funzionano "a gettone": se dunque il Santo Padre ha emanato il Motu Proprio va rispettata la sua decisione. E compresa. Non criticata, attraverso una critica - offensiva e gratuita - rivolta ai creatori di Maranatha.it . Non spiegava forse il Santo Padre, nella lettera a margine del Motu Proprio:


"Si tratta di giungere ad una riconciliazione interna nel seno della Chiesa. Guardando al passato, alle divisioni che nel corso dei secoli hanno lacerato il Corpo di Cristo, si ha continuamente l’impressione che, in momenti critici in cui la divisione stava nascendo, non è stato fatto il sufficiente da parte dei responsabili della Chiesa per conservare o conquistare la riconciliazione e l’unità; si ha l’impressione che le omissioni nella Chiesa abbiano avuto una loro parte di colpa nel fatto che queste divisioni si siano potute consolidare. Questo sguardo al passato oggi ci impone un obbligo: fare tutti gli sforzi, affinché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell’unità, sia reso possibile di restare in quest’unità o di ritrovarla nuovamente. Mi viene in mente una frase della Seconda Lettera ai Corinzi, dove Paolo scrive: "La nostra bocca vi ha parlato francamente, Corinzi, e il nostro cuore si è tutto aperto per voi. Non siete davvero allo stretto in noi; è nei vostri cuori invece che siete allo stretto… Rendeteci il contraccambio, aprite anche voi il vostro cuore!" (2 Cor 6,11–13). Paolo lo dice certo in un altro contesto, ma il suo invito può e deve toccare anche noi, proprio in questo tema. Apriamo generosamente il nostro cuore e lasciamo entrare tutto ciò a cui la fede stessa offre spazio. Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Missale Romanum. Nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto. Ovviamente per vivere la piena comunione anche i sacerdoti delle Comunità aderenti all’uso antico non possono, in linea di principio, escludere la celebrazione secondo i libri nuovi. Non sarebbe infatti coerente con il riconoscimento del valore e della santità del nuovo rito l’esclusione totale dello stesso."


Ecco che il Papa ci dice il contrario di quanto lei afferma: recuperare la tradizione dovrebbe servire a portare la pace nella Chiesa, non a scatenare lettere un tantinello offensive come la sua. Tanto più che Giovanni e Paolo non se la prendono mai con nessuno, ma riportano foto, documenti, articoli, video, tutti istruttivi o stimolanti. Proprio perchè la Chiesa non è un fossile ma una comunione in cammino verso Gesù.


Purtroppo, però, credo che lei non condivida il pensiero del Papa ed il suo vasto magistero e nonostante ci venga a parlare di "obbedienza", in realtà, nella sua "autocomprensione" scalpita la volontà di ribellarsi all'autorità del Pontefice, alla storia della Chiesa Cattolica Romana ed alla vitalità della tradizione. Infatti lei afferma: "Con la vostra veemenza e le vostre polemiche fate più male che bene alla chiesa. Pensateci. Fomentate le divisioni nelle diocesi, invece che incoraggiare a seguire "davvero" il Cristo vivo, come un popolo solo, un cuor solo e un'anima sola. Vivete di nostalgie papaline e vetero cattoliche, di latinismi e di rubriche."


Nostalgie papaline? Nostalgie vetero cattoliche? Latinismi e rubriche? A questo ha ridotto la comprensione della secolare tradizione cattolica? Possibile che per lei il canto gregoriano e la polifonia non rappresentino nulla? Possibile che l'arte sacra che ha nutrito l'Europa per secoli non le dica nulla? Che San Tommaso, San Giovanni della Croce, i grandi "dottori" della Chiesa non abbiano nulla da dirle? Che il magistero di Papi come Pio XII o Leone XIII non rappresentino nulla per lei, ma solo pensieri umanamente superati? Dovremmo forse solo essere "aggiornati", autocomprenderci, cioè guardarci l'ombelico in un'estasi di puerile narcisismo? Dovremmo estasiarci nella nostra diversa modernità perchè ideologicamente il passato sarebbe superato? Quindi anche Cristo sarebbe superato, se l'uomo è in continuo cambiamento? Quindi la Chiesa dovrebbe solo "reinterpretare" Cristo costantemente e non diffondere quella Buona Novella che è chiara ed intelligibile a tutti i popoli della terra di ogni tempo? E poi, è mai possibile che l'amore per il Santo Padre venga da lei connotato quale "nostalgia papalina"?


Alla luce di tutto questo mi consenta una semplice domanda: ma lei è proprio sicuro di non aver sbagliato "mestiere"? Non crede che, al contrario dell'opera preziosa di Giovanni e Paolo, siano proprio le sue affermazioni a creare scandalo e divisione fra i semplici fedeli, appunto perchè provengono da un sacerdote?


Con affetto


Francesco Colafemmina


[SM=g1740733]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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