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Le uscite a "SORPRESA" per e con Benedetto XVI

Ultimo Aggiornamento: 12/11/2012 16:35
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09/01/2010 23:29
 
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Pope Benedict XVI  (R) is greeted by Cardinal Roger Etchegaray during a private visit at the Gemelli hospital in Rome January 9, 2010. Cardinal Etchegaray was injured after that a woman, described as unstable by the Vatican jumped over a barricade lunged at Pope Benedict and knocked him to the floor at the start of his Christmas Eve mass in St Peter's Basilica. Etchegaray, 87, who has been in frail health recently, fell to the floor "in the confusion" and was taken away in a wheelchair. He suffered a broken femur and will have to undergo surgery but is not in serious.








Benedetto XVI visita a sorpresa il cardinale Etchegaray di 87 anni, 9.1.2010, dopo che il cardinale  era giunto in Ospedale la notte di Natale quando  cadde a terra "nella confusione" dell'aggressione subita dal Pontefice, fu portato via in sedia a rotelle e dove stabilirono la frattura del femore.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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09/01/2010 23:32
 
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Il video dell'aggressione....







l'aggressione del Natale 2008 con la stessa donna








[Modificato da Caterina63 01/02/2010 18:28]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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01/02/2010 18:20
 
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Nella serata di domenica 31 gennaio

Benedetto XVI visita la mostra
"Il potere e la grazia"
a Palazzo Venezia




Nella serata di domenica 31 gennaio Benedetto XVI si è recato a Palazzo Venezia per visitare la mostra "Il potere e la grazia. I santi patroni d'Europa".


Il Papa è giunto intorno alle 18.30, accompagnato dai monsignori Georg Gänswein, suo segretario particolare, e Alfred Xuereb, della segreteria particolare, e dalle quattro Memores dell'appartamento. Ad accoglierlo il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, Gianni Letta, l'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi, con la consorte Sabina Cornaggia Medici, gli organizzatori della mostra - cioè, oltre l'ambasciata d'Italia, il Polo Museale Romano e il Comitato di San Floriano - e i responsabili di Palazzo Venezia. Lo accompagnavano il curatore della mostra don Alessio Geretti e monsignor Angelo Zanello, parroco di Tolmezzo.

Il Pontefice si è intrattenuto per trentacinque minuti ad ammirare i capolavori esposti - fra questi anche il San Giovanni Battista di Leonardo, proveniente dal Louvre e ospitato dalla mostra per l'intero mese di gennaio grazie al sostegno dell'Eni - che raccontano l'evoluzione del rapporto tra fede e cultura, santità e potere, Chiesa e comunità politica nel continente attraverso i secoli. Temi, questi, ai quali ha accennato il sottosegretario Letta, che ha confermato a Benedetto XVI la volontà del Governo italiano di riaffermare l'esistenza e la forza delle radici cristiane dell'Europa.
 
Era stato lo stesso Letta ad auspicare che il Pontefice visitasse la mostra in occasione della presentazione del libro I viaggi di Benedetto XVI in Italia, svoltasi il 21 gennaio all'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, presenti il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, e l'arcivescovo Fernando Filoni, Sostituto della Segreteria di Stato. Al termine della visita è stata donata al Papa una riproduzione del Costantino a cavallo di Gian Lorenzo Bernini.

In quasi quattro mesi - l'inaugurazione è avvenuta il 7 ottobre scorso alla presenza del cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, e del presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana Silvio Berlusconi - la mostra, che si è chiusa proprio ieri, è stata visitata da oltre centomila persone.


(©L'Osservatore Romano - 1-2 febbraio 2010)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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18/10/2010 18:08
 
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[SM=g1740733] anche in queste piccole occasioni in cui al Papa si offrono Concerti, sono "piccole USCITE A SORPRESA" giacchè in questi Discorsi il Papa esprime anche il suo parere e le sue opinioni.....


Il Papa al termine del concerto «Messa da Requiem» di Giuseppe Verdi

In un grande affresco musicale
l'interrogativo sull'esistenza dell'uomo


Un concerto in onore di Benedetto XVI si è tenuto sabato pomeriggio, 16 ottobre, nell'Aula Paolo VI alla presenza dei padri sinodali. Lo ha offerto al Papa il maestro Enoch zu Guttenberg che ha diretto l'orchestra tedesca Die Klang Verwaltung e il Chorgemeinschaft Neubeuern nell'esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi.


Signori Cardinali, Venerati Fratelli, illustri Signori e Signore!
Al termine di un ascolto così intenso, l'animo vorrebbe sostare in raccoglimento, ma al tempo stesso sente il bisogno di manifestare la riconoscenza.

Sehr herzlich danke ich Maestro Enoch zu Guttenberg für seine bewegenden Worte und für die Darbietung dieses Konzertes, das er mir gemeinsam mit dem wunderbaren Orchester "Die KlangVerwaltung", mit der Chorgemeinschaft Neubeuern und mit der Familie der Freiherren von und zu Guttenberg zum Geschenk gemacht hat. Ihnen, dem Dirigenten dieser Aufführung, wie auch den Solisten und jedem einzelnen Mitglied des Orchesters und des Chors gilt meine Anerkennung. Vielen herzlichen Dank!

[Desidero rivolgere il mio cordiale ringraziamento al Maestro Enoch zu Guttenberg, per le sentite parole che mi ha rivolto e per avermi voluto offrire questo concerto, insieme con la splendida Orchestra "Die KlangVerwaltung", con la Chorgemeinschaft Neubeuern e con la Familie der Freiherren von und zu Guttenberg. A lui, che ha diretto l'esecuzione, ai solisti, a ciascuno degli Orchestrali e dei Coristi va il mio grato apprezzamento. Grazie di cuore!
Sono lieto di salutare i Signori Cardinali, i Presuli, specialmente i Padri sinodali, le distinte Autorità, e tutti voi - tra i quali i poveri assistiti dalla Caritas diocesana di Roma - che avete potuto godere di questa eccellente esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi. Egli la compose nel 1873, per la morte di Alessandro Manzoni, che ammirava e quasi venerava. In una lettera si chiede:  "Cosa potrei dirvi di Manzoni? Come spiegarvi la sensazione dolcissima, indefinibile, nuova, prodotta in me alla presenza di quel Santo, come voi lo chiamate?". Nella mente del grande Compositore, quest'opera doveva essere il culmine e il momento finale della sua produzione musicale; non era solo l'omaggio al grande scrittore, ma anche la risposta ad un'esigenza artistica, interiore e spirituale, che il confronto con la statura umana e cristiana del Manzoni aveva in lui suscitato.
 
Giuseppe Verdi ha speso l'esistenza a scrutare il cuore dell'uomo; nelle sue opere ha messo in luce il dramma della condizione umana:  con la musica, le storie rappresentate, i vari personaggi. Il suo teatro è popolato di infelici, di perseguitati, di vittime. In tante pagine della Messa da Requiem riecheggia questa visione tragica dei destini umani:  qui tocchiamo la realtà ineluttabile della morte e la questione fondamentale del mondo trascendente, e Verdi, libero dagli elementi della scena, rappresenta, con le sole parole della Liturgia cattolica e con la musica, la gamma dei sentimenti umani davanti al termine della vita:  l'angoscia dell'uomo nel confronto con la propria fragile natura, il senso di ribellione davanti alla morte, lo sgomento alle soglie dell'eternità. Questa musica invita a riflettere sulle realtà ultime, con tutti gli stati d'animo del cuore umano, in una serie di contrasti di forme, toni, coloriti, in cui si alternano momenti drammatici a momenti melodici, segnati da speranza.

Giuseppe Verdi, che, in una famosa lettera all'editore Ricordi, si definiva "un po' ateo", scrive questa Messa, che ci appare come un grande appello all'Eterno Padre, nel tentativo di superare il grido della disperazione davanti alla morte, per ritrovare l'anelito di vita che diventa silenziosa e accorata preghiera:  "Libera me, Domine".

Il Requiem verdiano si apre, infatti, con una frase in la minore, che sembra quasi scendere verso il silenzio - poche battute dei violoncelli, pianissimo, con sordina - e si conclude con la sommessa invocazione al Signore "Libera me". Questa cattedrale musicale si rivela come descrizione del dramma spirituale dell'uomo al cospetto di Dio Onnipotente, dell'uomo che non può eludere l'eterno interrogativo sulla propria esistenza.

Dopo la Messa da Requiem, Verdi vivrà una sorta di seconda "stagione compositiva", che si concluderà nuovamente con musica religiosa, i Pezzi Sacri:  un segno della sua inquietudine spirituale, un segno che l'anelito verso Dio è iscritto nel cuore dell'essere umano, perché la nostra speranza riposa nel Signore.

"Qui Mariam absolvisti, et latronem exaudisti, mihi quoque spem dedisti", abbiamo ascoltato:  "Tu che perdonasti Maria (Maddalena) ed esaudisti il buon ladrone, anche a me hai dato speranza".


Il grande affresco musicale di stasera rinnova in noi la certezza delle parole di sant'Agostino:  "Inquietum est cor nostrum, donec requiescat in te - Il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te" (Confessioni, i, 1).

Liebe Freunde, ein weiteres Mal dürfen wir dem Herrn Dank sagen, daß er uns diesen Augenblick wahrer Schönheit geschenkt hat, die unseren Geist zu erheben vermag. Zugleich danken wir all jenen, die sich zu Instrumenten der göttlichen Vorsehung gemacht haben! Herzlichen Dank Ihnen, Herr Professor zu Guttenberg, noch einmal vielen Dank Ihnen, den Solisten und allen Mitgliedern des Orchesters und des Chors, sowie auch allen, die auf verschiedene Weise zum Gelingen dieses schönen Abends beigetragen haben. Ein herzliches Vergelt's Gott Ihnen allen.

[Cari amici, ancora una volta dobbiamo ringraziare il Signore che ci ha donato un momento di vera bellezza, capace di elevare il nostro spirito. E al tempo stesso dobbiamo ringraziare anche chi si è fatto strumento della divina Provvidenza! Grazie ancora una volta, pertanto, al Prof. Enoch Zu Guttenberg, ai solisti, all'Orchestra e al Coro, e a quanti in diversi modi hanno collaborato alla realizzazione di questa bella serata. Il Signore doni a tutti la sua ricompensa].
Grazie e buona serata!



(©L'Osservatore Romano - 18-19 ottobre 2010)

Fraternamente CaterinaLD

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14/12/2010 14:49
 
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Iniziative del santo Padre nel tempo di avvento

CITTA' DEL VATICANO, 14 DIC. 2010 (VIS). La Sala Stampa della Santa Sede ha comunicato oggi alcune iniziative del Santo Padre nel tempo natalizio.

Domenica 26 dicembre, alle ore 13:00, nell'Atrio dell'Aula Paolo VI, il Santo Padre parteciperà a un pranzo da lui offerto alle persone assistite dalle diverse comunità romane delle Missionarie della Carità, in occasione del 100° anniversario della nascita della Beata Madre Teresa di Calcutta.

Mercoledì 5 gennaio, vigilia dell'Epifania, alle ore 17:00, il Santo Padre visiterà i bambini ricoverati presso i reparti pediatrici del Policlinico Agostino Gemelli e benedirà un Centro per la cura dei bimbi con spina bifida, partecipando alla distribuzione di doni ai piccoli degenti.



[SM=g1740738]

Fraternamente CaterinaLD

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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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26/12/2010 21:29
 
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Con i tesori di Madre Teresa di Calcutta.....


In this photo provided by Vatican paper L'Osservatore Romano, Pope Benedict XVI salutes a nun during a lunch inside the Vatican's main audience hall, Sunday, Dec. 26, 2010. Lasagna, veal and cake were on the menu Sunday as Pope Benedict XVI invited about 250 poor people to join him for a post-Christmas lunch and denounced as

In this photo provided by Vatican paper L'Osservatore Romano, Pope Benedict XVI kisses a child during a lunch inside the Vatican's main audience hall, Sunday, Dec. 26, 2010. Lasagna, veal and cake were on the menu Sunday as Pope Benedict XVI invited about 250 poor people to join him for a post-Christmas lunch and denounced as

In this photo provided by Vatican paper L'Osservatore, Romano Pope Benedict XVI has a lunch inside the Vatican's main audience hall, Sunday, Dec. 26, 2010. Lasagna, veal and cake were on the menu Sunday as Pope Benedict XVI invited about 250 poor people to join him for a post-Christmas lunch and denounced as

In this photo provided by Vatican paper L'Osservatore Romano, Pope Benedict XVI is greeted during a lunch inside the Vatican's main audience hall, Sunday, Dec. 26, 2010. Lasagna, veal and cake were on the menu Sunday as Pope Benedict XVI invited about 250 poor people to join him for a post-Christmas lunch and denounced as

In this photo provided by Vatican paper L'Osservatore Romano, Pope Benedict XVI has a lunch inside the Vatican's main audience hall, Sunday, Dec. 26, 2010. Lasagna, veal and cake were on the menu Sunday as Pope Benedict XVI invited about 250 poor people to join him for a post-Christmas lunch and denounced as

In this photo provided by Vatican paper L'Osservatore Romano, Pope Benedict XVI greets a child during a lunch inside the Vatican's main audience hall, Sunday, Dec. 26, 2010. Lasagna, veal and cake were on the menu Sunday as Pope Benedict XVI invited about 250 poor people to join him for a post-Christmas lunch and denounced as

Il Papa a pranzo con i senza fissa dimora nel centenario della nascita di madre Teresa di Calcutta

Una corsia preferenziale per i poveri


 

"La sua figura piccola, con le mani giunte o mentre accarezzava un malato, un lebbroso, un moribondo, un bimbo, è il segno visibile di un'esistenza trasformata da Dio". Così il Papa ha ricordato la beata Teresa di Calcutta nel centenario della nascita, al termine del pranzo offerto domenica 26 dicembre, nell'atrio dell'Aula Paolo vi, ai poveri assistiti nelle comunità romane delle missionarie della carità.

Cari amici,
sono molto contento di essere oggi con voi e rivolgo il mio cordiale saluto alla Reverenda Madre Generale delle Missionarie della Carità, ai Sacerdoti, alle Suore, ai Fratelli contemplativi e a tutti voi presenti per vivere insieme questo momento fraterno.
La luce del Natale del Signore riempie i nostri cuori della gioia e della pace annunciata dagli Angeli ai pastori di Betlemme:  "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama" (Lc 2, 14). Il Bambino che vediamo nella grotta è Dio stesso che si è fatto uomo, per mostrarci quanto ci vuole bene, quanto ci ama:  Dio è diventato uno di noi, per farsi vicino a ciascuno, per vincere il male, per liberarci dal peccato, per darci speranza, per dirci che non siamo mai soli. Noi possiamo sempre rivolgerci a Lui, senza paura, chiamandolo Padre, sicuri che in ogni momento, in ogni situazione della vita, anche nelle più difficili, Egli non ci dimentica. Dobbiamo dirci più spesso:  Sì, Dio si prende cura proprio di me, mi vuole bene, Gesù è nato anche per me; devo avere sempre fiducia in Lui. 


Cari fratelli e sorelle, lasciamo che la luce del Bambino Gesù, del Figlio di Dio fatto uomo illumini la nostra vita per trasformarla in luce, come vediamo in modo speciale nella vita dei santi. Penso alla testimonianza della beata Teresa di Calcutta, un riflesso della luce dell'amore di Dio. Celebrare 100 anni dalla sua nascita è motivo di gratitudine e di riflessione per un rinnovato e gioioso impegno al servizio del Signore e dei fratelli, specialmente dei più bisognosi. Il Signore stesso voleva essere bisognoso, come sappiamo. Care Suore, cari Sacerdoti e Fratelli, cari amici del personale, la carità è la forza che cambia il mondo, perché Dio è amore (cfr. 1 Gv 4, 7-9). La beata Teresa di Calcutta ha vissuto la carità verso tutti senza distinzione, ma con una preferenza per i più poveri e abbandonati:  un segno luminoso della paternità e della bontà di Dio. Ha saputo riconoscere in ognuno il volto di Cristo, da Lei amato con tutta se stessa:  il Cristo che adorava e riceveva nell'Eucaristia continuava ad incontrarLo per le strade e per le vie della città, diventando "immagine" viva di Gesù che versa sulle ferite dell'uomo la grazia dell'amore misericordioso. A chi si domanda perché Madre Teresa sia diventata così famosa, la risposta è semplice:  perché è vissuta in modo umile e nascosto, per amore e nell'amore di Dio. Ella stessa affermava che il suo più grande premio era amare Gesù e servirlo nei poveri. La sua figura piccola, con le mani giunte o mentre accarezzava un malato, un lebbroso, un moribondo, un bimbo, è il segno visibile di un'esistenza trasformata da Dio. Nella notte del dolore umano ha fatto risplendere la luce dell'Amore divino e ha aiutato tanti cuori a trovare quella pace che solo Dio può donare. 


Ringraziamo il Signore, perché nella beata Teresa di Calcutta tutti abbiamo visto come la nostra esistenza può cambiare quando incontra Gesù; può diventare per gli altri riflesso della luce di Dio. A tanti uomini e donne, in situazioni di miseria e di sofferenza, Ella ha donato la consolazione e la certezza che Dio non abbandona nessuno, mai! La sua missione continua attraverso quanti, qui come in altre parti del mondo, vivono il suo carisma di essere missionari e missionarie della Carità. La nostra gratitudine è grande, care Sorelle, cari Fratelli, per la vostra presenza umile, discreta, nascosta agli occhi degli uomini, ma straordinaria e preziosa per il cuore di Dio. All'uomo spesso in ricerca di felicità illusorie, la vostra testimonianza di vita dice dove si trova la vera gioia:  nel condividere, nel donare, nell'amare con la stessa gratuità di Dio che rompe la logica dell'egoismo umano. 


Cari amici! Sappiate che il Papa vi vuole bene, vi porta nel cuore, vi raccoglie tutti in un abbraccio paterno e prega per voi. Tanti auguri! Grazie per aver voluto condividere la gioia di questi giorni di festa. Invoco la materna protezione della Santa Famiglia di Nazareth che oggi celebriamo - Gesù, Maria e Giuseppe - e benedico voi tutti e i vostri cari.


(©L'Osservatore Romano - 27-28 dicembre 2010)

[Modificato da Caterina63 27/12/2010 22:23]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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05/01/2011 19:18
 
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Papa/ A bambini Gemelli regala carillon, peluche e calza Befana

Ai più grandi libri in dono. Una bambina lo abbraccia


Roma, 5 gen. (TMNews) - Carillon ai neonati, peluche per i bambini e libri per i più grandicelli. Sono i regali che il Papa ha portato ai bambini del policlinico Gemelli che ha visitato questo pomeriggio. A tutti Benedetto XVI ha regalato la tipica calza della Befana piena di dolci per festeggiare l'Epifania di domani.
"L'incontro è stato molto emozionante per tutti", ha riferito ai giornalisti la dottoressa Claudia Rendeli, coordinatrice del centro 'Spina bifida' del policlinico, "il Papa si è intrattenuto con ogni bambino e con i genitori presenti. Per ringraziarlo del peluche ricevuto - ha raccontato il medico - una bambina gli ha buttato le braccia al collo e lo ha baciato dicendogli: 'Grazie perché è proprio la bambola che volevo per Natale'".
 (TMNews)


VISITA DEL SANTO PADRE AL “POLICLINICO AGOSTINO GEMELLI” DI ROMA IN OCCASIONE DELLA SOLENNITÀ DELL’EPIFANIA, 05.01.2011


PAROLE DEL SANTO PADRE


Signor Cardinale, cari Sacerdoti, Autorità Accademiche, Dirigenti, Personale medico e paramedico, cari bambini, genitori, amici!

Perché sono venuto qui, in mezzo a voi, oggi, giorno in cui iniziamo a celebrare la Solennità dell’Epifania?

Prima di tutto per dire grazie. Grazie a voi bambini che mi avete accolto: voglio dirvi che vi voglio bene e che vi sono vicino con la mia preghiera e il mio affetto, anche per darvi forza nell’affrontare la malattia.
Vorrei ringraziare poi i vostri genitori, i parenti, i Dirigenti e tutto il personale del Policlinico, che con competenza e carità si prendono cura della sofferenza umana; in particolare vorrei ringraziare l’équipe di questo reparto di Pediatria e del Centro per la cura dei bambini con spina bifida.
Benedico le persone, l’impegno e questi ambienti in cui si esercita in modo concreto l’amore verso i più piccoli e i più bisognosi.

Cari bambini e ragazzi, ho voluto venire a trovarvi anche per fare un po’ come i Magi. Come avete fatto voi, i Magi portarono a Gesù dei doni - oro, incenso e mirra - per manifestargli adorazione e affetto. Oggi vi ho portato anch’io qualche regalo, proprio perché sentiate, attraverso un piccolo segno, la simpatia, la vicinanza, l’affetto del Papa. Ma vorrei che tutti, adulti e bambini, in questo tempo di Natale, ricordassimo che il più grande regalo l’ha fatto Dio a ciascuno di noi.

Guardiamo nella grotta di Betlemme, nel presepe, chi vediamo? Chi incontriamo? C’è Maria, c’è Giuseppe, ma soprattutto c’è un bambino, piccolo, bisognoso di attenzione, di cure, di amore: quel bambino è Gesù, quel bambino è Dio stesso che ha voluto venire sulla terra per mostrarci quanto ci vuole bene, è Dio che si è fatto come voi bambino per dirvi che vi è sempre accanto e per dire a ciascuno di noi che ogni bambino porta il suo volto.

Ora, prima di concludere, non posso non estendere un cordiale saluto a tutto il personale e a tutti i degenti di questo grande Ospedale.

Incoraggio le diverse iniziative di bene e di volontariato, come pure le istituzioni che qualificano l’impegno al servizio della vita, penso in particolare, in questa circostanza, all’Istituto Scientifico Internazionale “Paolo VI”, finalizzatoa promuovere la procreazione responsabile.

Grazie ancora a tutti!
Il Papa vi vuole bene!





Pope Benedict XVI greets a child during a visit to the Rome Gemelli hospital, Wednesday, Jan. 5, 2011. Pope Benedict XVI has brought stuffed animals, books and candy to children with spina bifida who are being treated at a Rome hospital. Benedict brought the gifts to mark Epiphany, when Catholics believe the three kings brought gifts to the newborn Jesus. Benedict told the children and their families that he wanted to be like the kings and give the children gifts to show his love and affection. The children, many in wheelchairs, gave Benedict little statues of the three kings and some drawings they'd made. He marveled at the artwork, kissed the children and blessed the babies who were brought to him.Pope Benedict XVI visit the Gemelli hospital in Rome, January 5, 2011. Pope Benedict XVI brought stuffed animals, books and candy to children with spina bifida who are being treated at a Rome hospital.

Pope Benedict XVI visit the Gemelli hospital in Rome, January 5, 2011. Pope Benedict XVI brought stuffed animals, books and candy to children with spina bifida who are being treated at a Rome hospital.

Pope Benedict XVI visit the Gemelli hospital in Rome, January 5, 2011. Pope Benedict XVI has brought stuffed animals, books and candy to children with spina bifida who are being treated at a Rome hospital.

Pope Benedict XVI visit the Gemelli hospital in Rome, January 5, 2011. Pope Benedict XVI brought stuffed animals, books and candy to children with spina bifida who are being treated at a Rome hospital.

Pope Benedict XVI kisses a child during a visit to the Rome Gemelli hospital, Wednesday, Jan. 5, 2011. Pope Benedict XVI has brought stuffed animals, books and candy to children with spina bifida who are being treated at a Rome hospital. Benedict brought the gifts to mark Epiphany, when Catholics believe the three kings brought gifts to the newborn Jesus. Benedict told the children and their families that he wanted to be like the kings and give the children gifts to show his love and affection. The children, many in wheelchairs, gave Benedict little statues of the three kings and some drawings they'd made. He marveled at the artwork, kissed the children and blessed the babies who were brought to him.Pope Benedict XVI greets a child during a visit to the Rome Gemelli hospital, Wednesday, Jan. 5, 2011. Pope Benedict XVI has brought stuffed animals, books and candy to children with spina bifida who are being treated at a Rome hospital. Benedict brought the gifts to mark Epiphany, when Catholics believe the three kings brought gifts to the newborn Jesus. Benedict told the children and their families that he wanted to be like the kings and give the children gifts to show his love and affection. The children, many in wheelchairs, gave Benedict little statues of the three kings and some drawings they'd made. He marveled at the artwork, kissed the children and blessed the babies who were brought to him.

Pope Benedict XVI visit the Gemelli hospital in Rome, January 5, 2011. Pope Benedict XVI brought stuffed animals, books and candy to children with spina bifida who are being treated at a Rome hospital.

Pope Benedict XVI greets a child during a visit to the Rome Gemelli hospital, Wednesday, Jan. 5, 2011. Pope Benedict XVI has brought stuffed animals, books and candy to children with spina bifida who are being treated at a Rome hospital. Benedict brought the gifts to mark Epiphany, when Catholics believe the three kings brought gifts to the newborn Jesus. Benedict told the children and their families that he wanted to be like the kings and give the children gifts to show his love and affection. The children, many in wheelchairs, gave Benedict little statues of the three kings and some drawings they'd made. He marveled at the artwork, kissed the children and blessed the babies who were brought to him.

Quella carezza a Benedetta



"Tu sarai benedetta per sempre". Parole mormorate dal Papa mentre, con tenerezza, sfiora il volto sfigurato di Benedetta, un anno di vita interamente vissuto nel suo lettino d'ospedale. I prelati che lo accompagnano nella visita al Gemelli, si chinano su quella culla; sguardi attoniti, pieni di compassione.

E una personalità del seguito mormora commosso:  "Ecco il volto del Cristo sofferente". Il segretario particolare del Pontefice indugia davanti a quella culla; continua ad accarezzare le manine inerti mentre ripete:  "Sei bella Benedetta, sei bella" e non riesce quasi a venir via. Stanza 22, reparto pediatria, quinto piano del policlinico universitario Gemelli di Roma. Qui si è scritta la pagina forse tra le più belle e toccanti di queste giornate natalizie.

È  la vigilia  dell'Epifania  del  Signore  e  Benedetto XVI decide di fare un po' di compagnia ai piccoli ricoverati nel nosocomio romano. L'occasione è la benedizione del nuovissimo centro per la cura e l'assistenza dei bambini con spina bifida. Il Pontefice giunge poco dopo le 17 e sale direttamente al quinto piano, reparto pediatria. Porta con sé un dono per ognuno dei piccoli ricoverati. Entra stanza dopo stanza. Inizia da Suami, una bambina peruviana. Le regala un orsacchiotto in peluche:  è più grande di lei ma Suami lo stringe a sè. È felice.

Per Andrea, un bimbo filippino, e per Paolo ci sono un trenino e un telefono parlante. Edoardo piange a dirotto. Il Papa lo guarda un po' interdetto, non sa cosa fare:  avvicinarsi? accarezzarlo per cercare di calmarlo? Poi gli mette tra le mani il pupazzo colorato di topo Gigio. Edoardo smette di piangere e il Papa lo bacia.

Nella stanza di Samuele è la mamma Chiara che lo accoglie:  Samuele è attaccato a una macchina ed è immobile sul lettino. "Grazie infinite Padre" lo saluta Chiara. Non ha dimestichezza con le gerarchie ma sa riconoscere un gesto d'affetto solo per lei e per il suo piccolo. Accoglie la carezza del Papa come quella di un padre.

Evelina è impegnata a gestire l'enorme coniglio di peluche che il Pontefice ha appena lasciato nelle sue mani; è visibilmente emozionata. "Pensa, mamma - dice guardandola fissa negli occhi - potrò dire alle mie amichette di scuola che ho baciato il Papa".

E poi Benedetto XVI entra in quella stanza numero 22. C'è Benedetta. È nata un anno fa con una gravissima malformazione cerebrale. I genitori, vedendola nascere così sfigurata hanno pensato di abbandonarla. E sono fuggiti dall'ospedale. Le infermiere del reparto hanno accolto Benedetta, le hanno dato questo nome. La curano come fosse la figlia di ciascuna di loro. La circondano d'amore. "È un miracolo che sia ancora viva" dice Claudia, ma potrebbe essere Santina, o Maria o qualsiasi altra delle tante mamme di Benedetta. Il Papa si è commosso nell'ascoltare la storia di Benedetta. L'ha accarezzata a lungo, teneramente. Ha segnato con la croce la fronte e poi le ha sussurrato:  "Tu sarai sempre benedetta".

La visita prosegue. Gli occhi del Papa restano velati di tristezza. Si riaccendono quando si trova circondato da altri bambini, giù nella hall del policlinico dove è previsto il discorso. Scambia ancora doni con loro:  dolci e peluche in cambio di tre statuine dei Magi e tanti disegni che il Papa mostra di gradire in modo particolare.

Poi Francesca, 15 anni, affetta da spina bifida, lo saluta e lo abbraccia per tutti. Gli confida tutte le loro speranze. Hanno appena saputo che la mirra rappresenta la sofferenza. "Ecco la nostra mirra - dice al Papa - la mettiamo nelle tue mani, Padre Santo, perché la porti a Gesù. Noi pregheremo per te. Per la tua salute e perché la nostra preghiera ti aiuti a reggere il peso dei grandi problemi che devi affrontare ogni giorno".

Quindi il congedo. Così come lo avevano accolto salutano il Papa il cardinale vicario Vallini, il vescovo delegato per l'assistenza religiosa negli ospedali della diocesi monsignor Brambilla, il rettore Ornaghi e tutto lo staff dell'università.

Benedetto XVI rientra in Vaticano con le personalità del seguito che lo hanno accompagnato, tra le quali il sostituto della Segreteria di Stato, arcivescovo Filoni, il prefetto della Casa Pontificia, arcivescovo Harvey, il segretario particolare monsignor Gänswein, il medico personale Polisca e il direttore del nostro giornale.

(mario ponzi)

(©L'Osservatore Romano - 7-8 gennaio 2011)
[Modificato da Caterina63 08/01/2011 00:04]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Pope Benedict XVI waves to the 12 astronauts aboard the International Space Station,  during his video conference on 21 May 2011, at the Vatican.

Benedetto XVI all'equipaggio della Stazione spaziale internazionale:
Che cosa vedete da lassù?
la terra da lassù è una, assurde le guerre che la dividono

E' IL PAPA A RIVOLGERE, QUESTA VOLTA, LE DOMANDE....

Un “momento straordinario di dialogo” con voi che “rappresentate la punta avanzata dell’umanità”. Sono alcune delle considerazioni espresse da Benedetto XVI che nella tarda mattinata di oggi ha vissuto uno storico collegamento in diretta dal Vaticano con gli astronauti della Stazione spaziale internazionale.

Nell’arco di circa venti minuti, il Papa ha rivolto cinque domande ai membri dell’equipaggio e ascoltato le loro risposte, affermando alla fine: “Dalla Stazione spaziale vedete la nostra Terra da una prospettiva molto diversa, sorvolate continenti e popoli diversi molte volte al giorno. Credo che per voi sia evidente che viviamo tutti insieme su una sola Terra e che è assurdo combattersi e uccidersi fra di noi”.

 Radio Vaticana


Clicca qui per visionare il video

Pope Benedict XVI addresses astronauts on the International Space Station via a video-link, at the press hall at the Vatican May 21, 2011.



Benedetto XVI conversa con gli astronauti della Stazione spaziale internazionale in orbita intorno alla Terra

Voi siete i nostri rappresentanti

"In un certo senso, voi siete i nostri rappresentanti, guidate l'esplorazione, da parte dell'umanità, di nuovi spazi e di nuove possibilità per il nostro futuro, andando al di là dei limiti della nostra esistenza quotidiana". Lo ha detto il Papa rivolgendosi nella tarda mattina di sabato 21 maggio agli astronauti della Stazione spaziale internazionale, con i quali si è collegato dalla Saladei Foconi del Palazzo Apostolico. Con Benedetto XVI erano il direttore voli umani e operazioni dell'Agenzia spaziale europea (Esa), il tedesco Thomas Reiter; il presidente dell'Agenzia spaziale italiana, Enrico Saggese; e il generale di squadra aerea Giuseppe Bernardis, capo di stato maggiore dell'aeronautica militare italiana. Preceduto da un'introduzione del Papa, lo storico colloquio si è articolato in cinque domande rivolte agli astronauti e nelle loro rispettive risposte. Ne pubblichiamo di seguito una nostra traduzione.

Cari astronauti,

sono molto lieto di avere questa opportunità straordinaria di conversare con voi durante la vostra missione. Sono particolarmente riconoscente per il fatto di poter parlare a un gruppo così numeroso, visto che in questo momento sono presenti sulla Stazione Spaziale entrambi gli equipaggi.
L'umanità sta vivendo in un tempo di progresso estremamente rapido nel campo delle conoscenze scientifiche e delle applicazioni tecniche. In un certo senso, voi siete i nostri rappresentanti, guidate l'esplorazione, da parte dell'umanità, di nuovi spazi e di nuove possibilità per il nostro futuro, andando al di là dei limiti della nostra esistenza quotidiana.
Noi tutti ammiriamo davvero il vostro coraggio, così come la disciplina e l'impegno con cui vi siete preparati per questa missione. Siamo sicuri che siete ispirati da nobili ideali e che intendete mettere a disposizione di tutta l'umanità e del bene comune i risultati delle vostre ricerche e delle vostre imprese. Questa conversazione mi offre quindi l'opportunità di esprimere la mia personale ammirazione e il mio apprezzamento a voi e a tutti quelli che collaborano per rendere possibile la vostra missione, e di unire il mio caloroso incoraggiamento, affinché essa possa essere portata a termine con pieno successo.
Ma questa è una conversazione, non devo essere solo io a parlare.
Sono molto curioso di ascoltare da voi le vostre esperienze e le vostre riflessioni.

Se non vi dispiace, vorrei rivolgervi alcune domande:

Dalla Stazione Spaziale voi avete una prospettiva molto diversa sulla Terra. Voi sorvolate molte volte al giorno i differenti continenti e nazioni. Credo che per voi debba essere evidente il fatto che noi tutti viviamo su di un unico pianeta e che è assurdo combatterci e ucciderci gli uni gli altri. So che la moglie di Mark Kelly è stata vittima di un grave attentato e spero che la sua salute continui a migliorare. Quando voi contemplate la Terra da lassù, vi capita di pensare al modo in cui le nazioni e i popoli vivono insieme quaggiù, o a come la scienza può contribuire alla causa della pace?


Risposta: "Grazie per le gentili parole, Santità, e grazie - ha risposto lo statunitense Mark Kelly - per aver menzionato mia moglie Gabby. È un'ottima domanda. Sorvoliamo quasi tutta la terra e non si vedono confini, ma allo stesso tempo ci rendiamo conto che le persone combattono le une contro le altre e che c'è tanta violenza nel mondo. Di solito le persone si combattono per molte cose diverse, come possiamo vedere adesso in Medio Oriente. Di solito la gente lotta per le risorse. È interessante che sulla terra la gente combatta per l'energia, mentre nello spazio utilizziamo l'energia solare e pile a combustibile. La scienza e la tecnologia che mettiamo nella stazione spaziale serve a sviluppare una capacità di energia solare per fornirci una quantità di energia illimitata. Se si riuscisse ad adottare tecnologie simili sulla terra, forse potremmo ridurre un po' quella violenza".

Santo Padre: Uno dei temi sui quali ritorno spesso nei miei discorsi è quello della responsabilità che tutti abbiamo per l'avvenire del nostro pianeta. Richiamo i seri rischi che si prospettano per l'ambiente e per la sopravvivenza delle future generazioni. Gli scienziati ci dicono che dobbiamo essere vigili e, da un punto di vista etico, dobbiamo ugualmente sviluppare la nostra coscienza. Dal vostro straordinario punto di osservazione come vedete la situazione sulla Terra? Vedete segni o fenomeni ai quali dobbiamo prestare maggiore attenzione?

Risposta: "Santità, è davvero - è stata la seconda risposta di Ron Garan, statunitense - un punto di osservazione privilegiato. È un grande onore parlare con lei ed ha ragione che da quassù si gode di uno straordinario punto di osservazione. Da una parte possiamo vedere quanto il nostro pianeta sia indescrivibilmente bello, dall'altro possiamo capire quanto sia estremamente fragile. L'atmosfera, per esempio, se vista dallo spazio è sottile come un foglio. E fa riflettere il fatto che questo strato tanto sottile è ciò che separa ogni essere vivente dal vuoto dello spazio ed è tutto ciò che ci protegge. Ci sembra incredibile osservare la terra che è sospesa nello scuro dello spazio e pensare che noi siamo qui insieme, viaggiando attraverso l'universo in questa bella e fragile oasi. E ci riempie di speranza pensare che tutti noi a bordo di questa incredibile stazione orbitante, costruita grazie al partenariato internazionale di molte nazioni, compiamo questa sorprendente impresa. Ciò dimostra che lavorando insieme e cooperando possiamo superare molti dei problemi del nostro pianeta e risolvere molte delle sfide che i suoi abitanti devono affrontare. Ed è un posto bellissimo per lavorare e osservare il nostro bellissimo lavoro".

Santo Padre: L'esperienza che ora state facendo è straordinaria e importantissima, anche se alla fine dovrete ritornare giù su questa terra come tutti noi. Quando tornerete, sarete molto ammirati e trattati come eroi che parlano e agiscono con autorità. Sarete invitati a raccontare le vostre esperienze. Quali saranno i messaggi più importanti che vorreste trasmettere, specialmente ai giovani, che vivranno in un mondo profondamente influenzato dalle vostre esperienze e scoperte?

Risposta: "Santità, come hanno detto i miei colleghi, possiamo guardare in giù e vedere il nostro bel pianeta, che è stato creato da Dio - è stata la risposta di Mike Finchke, statunitense - ed è il pianeta più bello dell'intero sistema solare. Tuttavia, se guardiamo verso l'alto possiamo vedere il resto dell'universo. E il resto dell'universo è lì per noi da esplorare. La Stazione Spaziale Internazionale è solo un simbolo, un esempio di ciò che possono fare gli esseri umani quando lavorano insieme in modo costruttivo. Quindi uno dei nostri messaggi più importanti è quello di far sapere ai figli del pianeta, di far sapere ai giovani, che c'è un intero universo per noi da esplorare e se ci impegniamo insieme non c'è nulla che non riusciamo a fare".

Santo Padre:

L'esplorazione dello spazio è un'avventura scientifica affascinante. So che siete stati occupati nell'installazione di nuove strumentazioni per l'ulteriore ricerca scientifica e lo studio delle radiazioni che giungono dagli spazi più lontani. Credo però che si tratti anche di un'avventura dello spirito umano, uno stimolo fortissimo a riflettere sulle origini e sul destino dell'universo e dell'umanità. I credenti spesso rivolgono lo sguardo in alto verso gli spazi sconfinati dei cieli e, meditando su Colui che ha creato tutto ciò, sono colpiti dal mistero della sua grandezza. È per questo motivo che la medaglia che ho affidato a Roberto (Vittori), come segno della mia partecipazione alla vostra missione, rappresenta la creazione dell'uomo, così come l'ha dipinta Michelangelo sulla volta della Cappella Sistina. Nel mezzo del vostro intenso lavoro e ricerca, vi capita mai di fermarvi e fare simili pensieri, magari anche di rivolgere una preghiera al Creatore? Oppure vi sarà più facile riflettere su questi temi una volta ritornati sulla Terra?

Risposta: "Santità, il lavoro di astronauta - ha detto Vittori - è molto intenso. Abbiamo tutti la possibilità di guardare fuori. Quando sopraggiunge la notte possiamo guardare in giù, verso il nostro pianeta, il pianeta blu. È bellissimo. Il blu è il colore del nostro pianeta, blu è il colore del cielo, blu è il colore dell'aeronautica italiana, che mi ha dato l'opportunità di unirmi all'Agenzia Spaziale Europea. Siamo riusciti a vedere la bellezza tridimensionale del nostro pianeta. Prego per me, per le nostre famiglie, per il nostro futuro. Ho portato con me questa medaglia per dimostrare la mancanza di gravità. La ringrazio per questa opportunità, e adesso la farò fluttuare verso il mio collega e amico Paolo. L'ho portata con me nello spazio e la riporterò giù per darla a lei".

Santo Padre: La mia ultima domanda è per Paolo (Nespoli). Caro Paolo, so che nei giorni scorsi la tua mamma ti ha lasciato e quando fra pochi giorni tornerai a casa non la troverai più ad aspettarti. Tutti ti siamo stati vicini, anche io ho pregato per lei... Come hai vissuto questo tempo di dolore? Nella vostra Stazione vi sentite lontani e isolati e soffrite un senso di separazione, o vi sentite uniti fra voi e inseriti in una comunità che vi accompagna con attenzione e affetto?

Risposta: "Santo Padre - ha risposto Nespoli - ho sentito le sue preghiere, le vostre preghiere arrivare fin quassù: è vero, siamo fuori da questo mondo, orbitiamo intorno alla Terra e abbiamo un punto di vantaggio per guardare la Terra e per sentire tutto quello che ci sta attorno. I miei colleghi qui, a bordo della Stazione - Dmitry, Kelly, Ron, Alexander e Andrei - mi sono stati vicini in questo momento importante per me, molto intenso, così come i miei fratelli, le mie sorelle, le mie zie, i miei cugini, i miei parenti sono stati vicini a mia madre negli ultimi momenti. Sono grato di tutto questo. Mi sono sentito lontano ma anche molto vicino, e sicuramente il pensiero di sentire tutti voi vicino a me, uniti in questo momento, è stato di estremo sollievo. Ringrazio anche l'Agenzia spaziale europea e l'Agenzia spaziale americana che hanno messo a disposizione le risorse affinché io abbia potuto parlare con lei negli ultimi momenti".

Al termine Benedetto XVI ha augurato il pieno successo della missione e ha impartito la benedizione apostolica.


Cari astronauti,

vi ringrazio di cuore per questa bellissima opportunità di incontro e dialogo con voi. Avete aiutato me e tante altre persone a riflettere insieme su argomenti importanti che riguardano l'avvenire dell'umanità. Vi faccio i migliori auguri per il vostro lavoro e per il successo della vostra grande missione al servizio della scienza, della collaborazione internazionale, dell'autentico progresso e in favore della pace nel mondo. Continuerò a seguirvi con il pensiero e la preghiera e volentieri vi imparto la Benedizione Apostolica.



(©L'Osservatore Romano 22 maggio 2011)

[Modificato da Caterina63 21/05/2011 18:17]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Per il 60° SACERDOZIO PAPA :
L’“OBOLO” E UN PASTO PER I POVERI IL REGALO DEI CARDINALI


Un “obolo” e un pranzo per i poveri di Roma. E’ il regalo dei cardinali al Papa, per il 60° della sua ordinazione sacerdotale .

A “presentarlo” a Benedetto XVI è stato oggi il card. Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, nel brindisi al termine del pranzo offerto in onore del Santo Padre in Vaticano per l’occasione.

“A conoscenza della Sua sensibilità pastorale verso la Sua diocesi di Roma – ha spiegato il porporato al Papa - i cardinali residenti in Curia hanno voluto offrirLe un Obolo per i poveri dell’Urbe, considerando le urgenti necessità di tanti romani, come dei numerosi immigrati e rifugiati. Con questo stesso spirito di partecipazione alla Sua sollecitudine pastorale, il Collegio Cardinalizio ha voluto offrire un pranzo a numerosi poveri di Roma, assistiti dal Circolo di S. Pietro, proprio in occasione del 60° di sacerdozio di Vostra Santità”. “Al momento dell’unificazione dell’Italia, 150 anni fa ha poi ricordato il porporato - Roma aveva 170.000 abitanti. Oggi la diocesi di Roma giunge a quasi tre milioni di abitanti, mentre la grande Roma supera i quattro milioni. Ed i poveri sono sempre con noi. Di fronte a tale realtà, la Chiesa di Roma vuole essere, oggi più che mai, la Chiesa della carità”. “ “ad multos annos, ad multos felicissimos annos”, l’augurio finale del card. Sodano a Benedetto XVI, a nome dei suoi confratelli.

A cardinal sits during the general audience of Pope Benedict XVI for the bishops who received the pallium, in Paul VI Hall at the Vatican, Thursday, June 30, 2011.

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[SM=g1740722] [SM=g1740721] [SM=g1740722] [SM=g1740721] STUPENDO ECCEZIONALE, COMMOVENTE!

un grazie al cardinale Sodano, un Grazie al Papa....una lode a Dio
[SM=g1740717] [SM=g1740720]

www.gloria.tv/?media=171354





[SM=g1740738]


Il pranzo del Pontefice con il Collegio cardinalizio
La bellezza dello stare insieme


Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum, "Ecco, com'è bello e com'è dolce che i fratelli vivano insieme": queste parole del Salmo 133 sono state per Benedetto XVI realtà vissuta venerdì mattina, 1° luglio, nella Sala Ducale. Lo ha sottolineato egli stesso nel discorso ai cardinali presenti al pranzo offerto in suo onore, in occasione del sessantesimo di ordinazione sacerdotale. Un incontro che per il Papa ha messo in luce la bellezza dello stare insieme e del vivere insieme la gioia del sacerdozio, dell'essere chiamati dal Signore.

Il Pontefice ha ringraziato il decano del Collegio cardinalizio, Angelo Sodano, per le belle, commoventi e confortanti parole rivoltegli nella circostanza e soprattutto per il dono di cinquantamila euro, che ha immediatamente consegnato nelle mani del cardinale vicario per la diocesi di Roma, Agostino Vallini, perché - ha spiegato - in questo modo l'"essere insieme" si allarga ai poveri dell'Urbe. Per Benedetto XVI infatti erano idealmente presenti al pranzo quei poveri che hanno bisogno del nostro aiuto e della nostra assistenza, del nostro amore, che si realizza concretamente nella possibilità di mangiare, di vivere bene; quei poveri di Roma, che sono amati dal Signore.

Il Papa ha poi parlato dell'esperienza della fraternità come di una realtà interna al sacerdozio, perché uno non viene mai ordinato da solo ma è inserito in un presbiterio, o da vescovo nel collegio episcopale. Perciò - ha aggiunto - questa è un'ora di gratitudine per la guida del Signore, per tutto quello che gli ha donato e perdonato in questi anni, ma anche un momento di memoria. E in questo fare memoria il Papa è tornato con il pensiero al 1951, quando il mondo era totalmente diverso da oggi. Quindi ha parlato della sua Germania con le città distrutte, l'economia a terra e una grande povertà materiale e spirituale, che i tedeschi hanno fronteggiato con una forte energia e con la volontà di ricostruire il Paese e di rinnovarlo sul fondamento della fede cristiana.

Dopo aver rievocato gli inizi, vissuti con grande entusiasmo e con gioia, il Papa ha poi parlato del concilio Vaticano II, quando tutte le speranze sembravano potersi realizzare, e della rivoluzione culturale nel Sessantotto: anni difficili in cui la barca del Signore si riempiva d'acqua, rischiando di affondare, anche se il Signore - che sembrava dormire - era presente e ha mandato avanti la nave di Pietro. Non potevano poi mancare il ricordo degli anni di lavoro - definiti indimenticabili - durante il pontificato del beato Papa Giovanni Paolo II e poi l'ora totalmente inaspettata del 19 aprile 2005, quando il Signore ha chiamato Joseph Ratzinger al soglio di Pietro. In questi sessant'anni - ha detto in proposito - quasi tutto è cambiato, ma è rimasta la fedeltà del Signore: Egli è lo stesso ieri, oggi e sempre. Ed è per questo che il momento della memoria e della gratitudine è per Benedetto XVI anche il momento della speranza. Con il suo aiuto - ha concluso - andiamo avanti.

In precedenza il cardinale Sodano aveva rivolto al Papa il seguente saluto a nome del Collegio cardinalizio Santità, venerato ed amato Successore di Pietro! In occasione dei Suoi primi cinquant'anni di vita, ella ci aveva lasciato un libro di ricordi, parlandoci fra l'altro, della gioia provata nel giorno della sua ordinazione presbiterale, in quel lontano 29 giugno del 1951.

Ella poi aveva scritto che proprio nel momento in cui il compianto cardinale Faulhaber Le imponeva le mani, un uccellino, forse un'allodola (eine Lerche) si era levata dall'altare maggiore della cattedrale, facendovi risuonare il suo trillo gioioso.
Oggi, in questa Sala Ducale, noi vorremmo pure far risuonare un bel canto, come quello dell'allodola di 60 anni fa, ma non siamo in grado, le ripetiamo però quelle parole che allora le parvero essere sussurrate dall'alto: "Va bene così, sei sulla strada giusta!".

Al canto abbiamo rinunciato, a causa della nostra età non più giovanile! Non rinunciamo però a ripeterle quelle parole che Le parvero giungere dall'alto: "Va bene così, sei sulla strada giusta!".
Santità, in questa tappa importante della sua vita i membri del Collegio cardinalizio residenti in Curia e alcuni amici che si sono associati si stringono intorno a Lei, ringraziando il Signore per l'abbondante bene che Le ha concesso di seminare nel vasto campo della Chiesa, agricultura Dei (1 Cor 3, 9).

In realtà, al traguardo dei 60 anni di sacerdozio sono giunti ben pochi Suoi Predecessori sulla Cattedra di Pietro. L'unico caso a noi vicino è quello del Papa Leone XIII che potè celebrare il suo 60° di presbiterato nel 1897, all'età di 87 anni. In quella fausta circostanza, i Cardinali d'allora gli regalarono un orologio a pendolo con la seguente scritta latina: horas tibi sonet nisi serenas, che esso ti suoni soltanto delle ore serene! C'è ancora nel Palazzo Apostolico, in un angolo, in un ufficio, lo potete controllare. Noi oggi vogliamo pure augurarle, Santo Padre, delle ore serene, con voce ancor più squillante dell'orologio a pendolo di Leone XIII!

A conoscenza poi della sua sensibilità pastorale verso la sua cara diocesi di Roma, d'intesa con alcuni cardinali, ho pensato di proporre ai confratelli di farle un regalo diverso, e cioè i cardinali hanno così accettato di offrirle un obolo per i poveri di Roma, considerando le urgenti necessità di tanti romani, come dei numerosi immigrati e rifugiati.
Con questo stesso spirito di partecipazione alla sua sollecitudine pastorale, il Collegio cardinalizio ha voluto anche offrire un pranzo a duecento poveri di Roma, proprio nella festa di San Pietro, su iniziativa del Collegio cardinalizio e del Circolo di San Pietro, proprio per onorare vostra Santità nel 60° di sacerdozio. Alcuni di questi fortunati invitati ci hanno scritto un biglietto di ringraziamento che ho fatto vedere poco fa a sua Santità nella loro scrittura originale e anche in qualche caso infantile. Per esempio c'è uno che scrive in spagnolo, è una badante peruviana, e un altro che scrive: "Alla Sua Santità, il Papa che è Padre: vorrei ringraziarvi per il pranzo che ci avete offerto a me e alla mia famiglia, sperando nella sua felicità e serenità e crescita cristiana. Con devozione e rispetto. Claudio". Sentiamo quindi che la famiglia di Roma è tutta unita ricchi e poveri, sacerdoti e fedeli, intorno al Papa. Il dramma della povertà di Roma è noto a tutti noi.

Al momento dell'unificazione dell'Italia, 150 anni fa, Roma aveva 170.000 abitanti, secondo le statistiche. Oggi la diocesi di Roma giunge a quasi tre milioni di abitanti, mentre la grande Roma supera i quattro milioni. Ed i poveri sono sempre con noi.
Di fronte a tale realtà, la Chiesa di Roma vuole essere, oggi più che mai, la Chiesa della carità. E noi cardinali, incardinati nella Chiesa di Roma, siamo partecipi di questa sua paterna sollecitudine. E quindi con il loro modesto obolo vogliono contribuire a quest'importante opera e le rimettono, quindi, un unito assegno bancario di 50.000 euro, raccolti in questi giorni tra di noi che vostra Santità potrà destinare come meglio crede.

Santità, ci senta sempre a lei vicini, soprattutto in questo bel giorno, mentre noi Le diciamo in coro: ad multos annos, ad multos felicissimos annos!.



(©L'Osservatore Romano 2 luglio 2011)





LA RISPOSTA A BRACCIO DEL PAPA [SM=g1740738]


DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
AI MEMBRI DEL COLLEGIO CARDINALIZIO,
IN OCCASIONE DEL 60° ANNIVERSARIO
DELLA SUA ORDINAZIONE PRESBITERALE

Sala Ducale del Palazzo Apostolico
Venerdì, 1° luglio 2011

www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2011/july/documents/hf_ben-xvi_spe_20110701_pranzo-cardinali...


Cari Confratelli,

Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum (Sal 133,1): queste parole del Salmo sono per me in questo momento realtà vissuta. Vediamo com'è bello che i fratelli sono insieme e vivono insieme la gioia del sacerdozio, dell'esser chiamati nella vigna del Signore. Vorrei dire grazie di tutto cuore a lei, cardinale Decano, per le sue belle, commoventi e confortanti parole e soprattutto anche per il dono che mi ha fatto, perché così il nostro "essere insieme" si allarga ai poveri di Roma. Non siamo solo noi a mangiare, qui con noi ci sono quei poveri che hanno bisogno del nostro aiuto e della nostra assistenza, del nostro amore, che si realizza concretamente nella possibilità di mangiare, di vivere bene, in quanto possiamo, vogliamo operare in questo senso e questo è un segno importante per me, che in questa ora solenne non siamo soli, noi; con noi ci sono i poveri di Roma, che sono particolarmente amati dal Signore.

Fratres in unum: l'esperienza della fraternità è una realtà interna al sacerdozio, perché uno non viene mai ordinato da solo ma è inserito in un presbiterio, o da vescovi nel collegio episcopale, così il “noi” della Chiesa si accompagna e si esprime in questa ora. Quest’ora è un'ora di gratitudine per la guida del Signore, per tutto quello che mi ha donato e perdonato in questi anni, ma anche un momento di memoria. Nel 1951 il mondo era totalmente diverso: non c'era televisione, non c'era internet, non c'era computer, non c'era cellulare. Sembra realmente un mondo preistorico quello dal quale noi veniamo; e, soprattutto, le nostre città erano distrutte, l'economia distrutta, una grande povertà materiale e spirituale, ma anche una forte energia e volontà di ricostruire questo Paese e di rinnovare, nella Comunità europea soprattutto, sul fondamento della nostra fede, questo Paese, e inserirsi nella grande Chiesa di Cristo, che è il Popolo di Dio e ci guida verso il mondo di Dio. Così abbiamo cominciato con grande entusiasmo e con gioia in quel momento. E’ venuto poi il momento del Concilio Vaticano II dove tutte queste speranze che avevamo avuto sembravano realizzarsi; poi il momento della rivoluzione culturale nel Sessantotto, anni difficili in cui la barca del Signore sembrava piena di acqua, quasi nel momento di affondare; e tuttavia il Signore che sembrava, al momento, dormire era presente e ci ha guidati avanti. Erano gli anni in cui ho lavorato accanto al beato Papa Giovanni Paolo II: indimenticabili! E poi infine l'ora totalmente inaspettata del 19 aprile del 2005, quando il Signore mi ha chiamato a un nuovo impegno e, solo in fiducia alla sua forza, lasciandomi a lui, potei dire il "sì" di questo momento.

In questi sessant'anni quasi tutto è cambiato, ma è rimasta la fedeltà del Signore. Lui è lo stesso ieri, oggi e sempre: e questa è la nostra certezza, che ci dà la strada al futuro. Il momento della memoria, il momento della gratitudine è anche il momento della speranza: In te Domine speravi, non confundar in aeternum.

Grazie al Signore in questo momento per la sua guida. Grazie a voi tutti per la compagnia fraterna, il Signore ci benedica tutti. E grazie per il dono e per tutta la collaborazione. Con l'aiuto del Signore andiamo avanti.





[SM=g1740757]
[Modificato da Caterina63 04/07/2011 20:36]
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ROSCIOLO: VISITA A SORPRESA ,
PAPA BENEDETTO XVI IN CHIESA

Benedetto XVI Rosciolo


MAGLIANO DE' MARSI - Visita a sorpresa di Papa Benedetto XVI, ieri, nella chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta, nella frazione di Rosciolo di Magliano de' Marsi (L'Aquila), situata ai piedi del massiccio del Velino e risalente all’XI secolo.

Il Papa era accompagnato dal fratello padre Georg Ratzinger e dal personale della Casa Pontificia e ha raggiunto Rosciolo per visitare, in forma del tutto privata, la nota chiesa.

Accolto in un pomeriggio di sole da don Vincenzo Angeloni ha visitato l'edificio religioso e dopo una breve sosta per ammirare il tempio nel suo complesso, ha recitato la preghiera del Vespro di Santa Chiara con la partecipazione di tutti i presenti.

Dopo il momento di preghiera, un’esperta di storia dell’arte ha illustrato al Santo Padre non solo gli aspetti storici ma ancor più quelli artistici che rendono prezioso questo antico tempio, incastonato alle falde del Velino.

Il parroco don Vincenzo ha illustrato a Benedetto XVI i particolari eventi e devozioni del posto, e si è intrattenuto volentieri in una conversazione familiare.
 
Papa Ratzinger, si è prestato con paterna benevolenza per le foto ricordo e dopo essersi trattenuto per alcuni minuti sul sagrato della Chiesa è ripartito  alla volta di Castelgandolfo (Roma).
 

12 Agosto 2011

Il Papa è ripartito intorno alle 18.30 sulle auto della Santa Sede.

Sorpreso e felice don Vincezo Angeloni, il parroco 89enne di Santa Maria che così racconta la visita del Papa. "Lunedì scorso mi hanno contattato funzionari della Santa Sede per comunicarmi che avrei ricevuto la visita di un monsignore, ma il giorno dopo mi hanno svelato che sarebbe venuto il Papa e che dovevo tenere la cosa segreta. Penso che abbia scelto la nostra bellissima chiesa perchè lo scorso anno era stata visitata dal fratello, Padre Georg, che evidentemente deve avergliene parlato. Il Santo Padre è arrivato insieme al fratello intorno alle 17 accompagnato da due auto della Santa Sede e dal personale della famiglia pontificia. Dopo avermi salutato è entrato in chiesa e si è soffermato un momento a guardare gli interni. Poi ci siamo inginocchiati a recitare il Vespro di Santa Chiara. E' stato molto affabile, come se fosse una persona di famiglia. Gli ho raccontato qualcosa della mia vita e mi ha detto che posso continuare a lavorare ancora nonostante l'età. Prima di ripartire ci ha permesso di scattare qualche foto".

 

La Chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta

 Santa Maria in Valle Porclaneta è considerata una delle più belle chiese d'Abruzzo.

Di origine benedettina si trova sulle pendici del monte Velino. Venne edificata, probabilmente come parte di un insieme conventuale oggi scomparso nel 1048 in forme semplici del primo romanica, con influssi bizantini, e fu in seguito donata all'abbazia di Montecassino.

Al suo interno si possono ammirare un ambone scolpito con influenze orientali e bizantine, attribuito a Nicodemo da Guardiagrele con storie bibliche, un ciborio con intarsi di derivazione moreschi e una rara iconostasi in legno sostenuta da quattro colonnine con capitelli decorati e fusti tortili.


[Modificato da Caterina63 12/08/2011 17:16]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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01/09/2011 00:11
 
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Benedetto XVI risponde sollecitamente alla lettera inviataGli dai bambini dell’Oratorio estivo di Platania

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

Il Papa Benedetto XVI risponde sollecitamente alla lettera inviataGli dai bambini dell’Oratorio estivo di Platania

«Cari Bambini, è giunta gradita al Santo Padre la letterina con la quale avete voluto comunicarGli che, in preparazione alla Sua visita pastorale in codesta Regione, avete realizzato uno spettacolo musicale intitolato “Aspettando con gioia il Papa” e del quale avete allegato due foto».

Così monsignor Peter B. Wells, assessore per gli Affari Generali alla Segreteria di Stato vaticana, in nome di Papa Benedetto XVI, risponde sollecitamente ai bambini dell’ Oratorio estivo di Platania che pochi giorni fa avevano inviato al Sommo Pontefice una letterina per informarLo della lodevole iniziativa promossa per rendere omaggio all’imminente Sua visita in Calabria. Quella del Papa è una lettera breve e semplice imperniata su vivi sentimenti di riconoscimento e di ringraziamento per i bambini che hanno voluto manifestare la loro gioia per la venuta del Papa dedicandogli il Recital “Aspettando con gioia il Papa”.

 «Il Sommo Pontefice - aggiunge monsignor Wells - ringrazia vivamente per il gentile e affettuoso pensiero e, mentre invoca la celeste protezione della Madonna, perché accompagni il vostro cammino di fede e di crescita spirituale e umana, invia a ciascuno la Benedizione Apostolica, pegno di copiose grazie divine, estendendola volentieri ai familiari, al Reverendo Parroco e alle animatrici dell’Oratorio parrocchiale Lorena, Sharon, Elena e Maddalena».

«L’arrivo della lettera del Santo Padre, arricchita da una Sua foto, - ha sottolineato soddisfatto il Parroco di Platania Don Pino Latelli - da una parte ci ha colti di sorpresa per il grande onore tributato alla nostra Comunità e dall’altra parte ci ha riempito il cuore di gioia e gratitudine perché il Santo Padre ha mostrato tanta attenzione ed amore verso il nostro paese. I bambini, con il cuore colmo di stupore e di gioia, sono stati davvero contenti di riceverla e di leggerla tutta d’un fiato.
Adesso stiamo facendo tante fotocopie - conclude il parroco don Pino Latelli - perché sia i bambini che le animatrici dell’Oratorio possano appenderla nella loro cameretta per ricordare quello che, per loro, è un evento significativo ed importante».

Don Pino Latelli
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20/10/2011 00:00
 
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PAPA: ROMANI LO APPLAUDONO IN VIA CERNAIA DOPO VISITA A DOMUS


Pope Benedict XVI (R) listens to Sydney's archbishop George Pell (L) during the official opening of the 'Domus Australia', the new center hosting Australian pilgrims visiting The Vaticna on October 19, 2011 in Rome. Pope Benedict XVI was invited by the Archbishop of Sydney George Pell.

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 19 set.

I romani sono abituati alla presenza del Papa ma non capita tutti i giorni di incontrarlo mentre si passeggia per le vie del Centro.
Oggi e' capitato a chi passava in via Cernaia e si e' trovato a vedere l'arrivo di Benedetto XVI che era in visita alla Domus Australia, una casa che ospitera' i pellegrini in visita a Roma.
La voce si e' sparsa rapidamente e all'uscita il Pontefice ha trovato ad attenderlo una discreta folla.

La visita e' stata un atto di riguardo verso il cardinale George Pell, arcivescovo di Sidney, che Ratzinger voleva a Roma nel suo staff, ma la cosa non e' andata: sono sorte difficolta' e alla fine e' rimasto nella sua patria.
Dalla Chiesa noi riceviamo "le radici e le ali", ossia "la fede degli apostoli" e "la grazia dello Spirito Santo", ha detto il Papa nel breve discorso sottolineando che "le radici sono solo una parte della storia" e le ali sono "la grazia dello Spirito Santo, trasmessa soprattutto attraverso i sacramenti della Chiesa".

 (AGI)
Pope Benedict XVI (L) sits during the official opening of the 'Domus Australia', the new center hosting Australian pilgrims visiting The Vaticna on October 19, 2011 in Rome. Pope Benedict XVI was invited by the Archbishop of Sydney George Pell.

Pope Benedict XVI (R) listens to Sydney's archbishop George Pell (L) during the official opening of the 'Domus Australia', the new center hosting Australian pilgrims visiting The Vaticna on October 19, 2011 in Rome. Pope Benedict XVI was invited by the Archbishop of Sydney George Pell.


Il Papa inaugura la "Domus Australia", centro di accoglienza per i pellegrini dell'Oceania

E’ con l’augurio a tornare a casa saldi nella fede e forti nella testimonianza di Cristo che questo pomeriggio Benedetto XVI ha inaugurato la “Domus Australia”, il nuovo centro di accoglienza di Roma per i pellegrini australiani e dell’intero continente oceanico che verranno a venerare le tombe di Pietro e Paolo. Citando Ghoete il Papa ha ribadito che i bambini dovrebbero ricevere dai genitori “radici e ali” così come la Chiesa dona questo attraverso la fede. ''L'evento di questa sera - ha sottolineato – parla eloquentemente dei frutti degli sforzi missionari della Chiesa, grazie ai quali il Vangelo è arrivato nei luoghi più remoti del mondo, ha messo radici e dato vita a una comunità cristiana fiorente e attiva”. Quindi l’auguro a sentirsi a casa nella struttura appena avviata

Alla cerimonia, oltre al cardinale arcivescovo di Sydney, George Pell, saranno presenti i vescovi australiani giunti a Roma per la visita ad Limina insieme con l’ambasciatore australiano presso la Santa Sede, Tim Fischer, che al microfono di Philippa Hitchen spiega come sia nato questo progetto:

R. – The project of the Church of Australia…

Questo progetto della Chiesa australiana – non del governo australiano – ha intanto portato alla rivalutazione di questo monastero marista, caduto in disuso nelle vicinanze della Stazione Termini. Il centro è stato fondato da un certo numero di diocesi australiane, come Sydney, Melbourne e Perth, Lismore e Sandhurst ed altre ancora.

D. – E’ una casa d’accoglienza o qualcosa di più?

R. – It is a pilgrim centre; we had our first Mass…

E’ un centro di accoglienza per i pellegrini. Vi abbiamo già celebrato la prima Messa. La casa è provvista di una sala conferenze, vicino alla cappella intitolata al cardinale Knox, modernissima e dotata della più aggiornata tecnologia informatica. Credo sarà un polo d’attrazione per gli australiani che passano per Roma, e non soltanto per persone di fede cattolica. La casa ha 32 camere ed è in posizione vantaggiosissima per quanto riguarda i trasporti.

D. – I primi pellegrini accolti nella Domus Australia sono stati quelli transitati per Roma e diretti alla Giornata Mondiale della Gioventù...

R. – Yes, we’ve had trial runs...

Sì, abbiamo fatto le prove generali… Con un evento fortunato per l’Australia e per la Domus Australia e il suo staff, Papa Benedetto XVI benedirà ed inaugurerà la Casa: non accade spesso che egli venga su questo lato del Tevere...

D. – Ho sentito che nel corso dei lavori di ristrutturazione ci si è imbattuti in reperti che risalgono al I secolo: succede piuttosto frequentemente, quando si affrontano lavori di ristrutturazione qui, a Roma. Questi reperti saranno esposti nella Domus?

R. – Infact, in the courtyard now there is a two thousand year old…

Sì. Oggi nel cortile è visibile la pavimentazione di duemila anni fa, che è stata protetta e sistemata dopo un accuratissimo restauro. Sotto una delle ali dell’edificio è ancora visibile l’antico impianto fognario che porta al Tevere, anch’esso risalente a duemila anni fa. (gf)

 Radio Vaticana

Il Papa in visita alla Domus realizzata dai vescovi del Paese

Un piccolo angolo di Australia
nel cuore di Roma

"Un piccolo angolo di Australia nell'antica città di Roma": così Benedetto XVI ha definito il nuovo centro di accoglienza per i pellegrini australiani nell'Urbe, inaugurato mercoledì pomeriggio, 19 ottobre, nel corso di una breve visita alla struttura.

Your Eminence, dear Brother Bishops, Your Excellencies, Distinguished Guests, Ladies and Gentlemen, I am very pleased to be with you for these celebrations to mark the opening of the Domus Australia, the Australian Pilgrimage Centre in Rome. On this occasion, I recall with particular gratitude the warmth of the hospitality that was extended to me when I visited your country for World Youth Day in 2008, and now I have the opportunity to reciprocate by welcoming all of you to Rome.
I thank Cardinal Pell for inviting me to join you this evening, and for his kind words. I also thank Saint Mary's Cathedral Choir for their praise of God in song. In addition to greeting my brother Bishops, here for their Ad Limina visit, I would like to greet His Excellency Timothy Fischer, Australian Ambassador to the Holy See, and the other Ambassadors present. I am pleased to salute the Rector of the Domus, Father Anthony Denton, and Mr Gabriel Griffa and his staff. I am also happy to greet all the people of Australia and to acknowledge the support and assistance of so many of them for this project which, along with your new Embassy, has brought a little corner of Australia to the ancient city of Rome. May the Domus now be blessed by the passage of many pilgrims!
Almost exactly one year ago, the first Australian saint, Mary MacKillop, was raised to the altars, and I join all of you in giving thanks to God for the many blessings he has already poured out upon the Church in your land through her example. I pray that Saint Mary will continue to inspire many Australians to follow in her footsteps by living lives of holiness, in the service of God and neighbour.
The Lord sent his Apostles out into the whole world, to proclaim the Gospel to all creation (cf. Mk 16:15). This evening's event speaks eloquently of the fruits of the Church's missionary endeavours, by which the Gospel has spread to the very furthest regions of the world, has taken root there and has given birth to a living and thriving Christian community. Like all Christian communities, the Church in Australia is conscious of being on a journey whose ultimate destination lies beyond this world: as Saint Paul expressed it, "our commonwealth is in heaven" (Phil 3:20). Our earthly lives are spent journeying towards that ultimate goal, where "no eye has seen, nor ear heard, nor the heart of man conceived what God has prepared for those who love him" (1 Cor 2:9). Here on earth, the Church's long tradition of pilgrimage to holy places serves to remind us that we are heavenward bound, it refocuses our minds on the call to holiness, it draws us ever closer to the Lord and strengthens us with spiritual food for the journey.
Many generations of pilgrims have made their way to Rome from all over the Christian world, in order to venerate the tombs of the holy Apostles Peter and Paul, and thereby to deepen their communion in the one Church of Christ, founded on the Apostles. In so doing, they strengthen the roots of their faith; and roots, as we know, are the source of life-giving sustenance. In that sense, pilgrims to Rome should always feel at home here, and the Domus Australia will play an important part in creating a home for Australian pilgrims in the city of the Apostles. Yet roots are only a part of the story. According to a saying attributed to a great poet from my own country, Johann Wolfgang von Goethe, there are two things that children should receive from their parents: roots and wings. From our holy Mother, the Church, we too receive both roots and wings: the faith of the Apostles, handed down from generation to generation, and the grace of the Holy Spirit, conveyed above all through the sacraments of the Church. Pilgrims to this city return to their homelands renewed and strengthened in their faith, and borne aloft by the Holy Spirit in the journey onward and upward to their heavenly home.
My prayer today is that the pilgrims who pass through this house will indeed return to their homes with firmer faith, more joyful hope and more ardent love for the Lord, ready to commit themselves with fresh zeal to the task of bearing witness to Christ in the world in which they live and work. And I pray too that their visit to the See of Peter will deepen their love for the universal Church and unite them more closely with Peter's Successor, charged with feeding and gathering into one the Lord's flock from every corner of the world. Commending all of them, and all of you, to the intercession of Our Lady, Help of Christians and Saint Mary MacKillop, I gladly impart my Apostolic Blessing as a pledge of the joys that await us in our eternal home.

Ecco una nostra traduzione italiana del discorso del Papa.

Eminenza, cari Fratelli Vescovi, Eccellenze, distinti ospiti, signore e signori,
sono molto lieto di essere con voi durante queste celebrazioni che segnano l'apertura della Domus Australia, il Centro di accoglienza per i pellegrini australiani a Roma. In questa occasione, ricordo con gratitudine particolare l'affettuosa ospitalità che mi fu riservata quando visitai il Paese per la Giornata Mondiale della Gioventù del 2008 e che ora ho l'opportunità di ricambiare, accogliendo voi tutti a Roma.

Ringrazio il Cardinale Pell per avermi invitato a unirmi a voi questa sera e per le sue cortesi parole. Ringrazio anche il coro della cattedrale di Saint Mary per i canti di lode innalzati a Dio. Oltre a salutare i miei fratelli Vescovi, qui per la loro visita ad limina, desidero salutare Sua Eccellenza Timothy Fischer, Ambasciatore dell'Australia presso la Santa Sede. e gli altri ambasciatori presenti. Sono lieto di salutare il Rettore della Domus, Padre Anthony Denton, il signor Gabriel Griffa e tutto il suo staff. Sono anche lieto di salutare tutti gli abitanti dell'Australia e di apprendere del sostegno e dell'assistenza di così tanti di loro a questo progetto che, insieme con la vostra nuova Ambasciata, ha portato un piccolo angolo di Australia nell'antica città di Roma. Che la Domus sia ora benedetta dal passaggio di molti pellegrini!

Circa un anno fa, la prima santa australiana, Mary MacKillop, è stata elevata agli onori degli altari e io mi unisco a tutti voi nel rendere grazie a Dio per le numerose benedizioni che ha già riversato sulla Chiesa nel vostro Paese grazie al suo esempio. Prego affinché ella continui a ispirare molti australiani a seguire le sue orme conducendo una vita di santità, al servizio di Dio e del prossimo.
Il Signore ha inviato i suoi apostoli in tutto il mondo, per annunciare il Vangelo a tutte le creature (cfr. Mc 16, 15). L'avvenimento di questa sera parla in modo eloquente dei frutti degli sforzi missionari, per mezzo dei quali il Vangelo si è diffuso perfino nelle regioni più remote del mondo, vi si è radicato e ha dato vita a una comunità cristiana viva e prospera. Come tutte le comunità cristiane, la Chiesa in Australia è consapevole di percorrere un cammino la cui destinazione ultima è al di là di questo mondo: come ha detto san Paolo, "La nostra cittadinanza infatti è nei cieli" (Fil 3, 20). Trascorriamo la nostra esistenza terrena in viaggio verso quella meta ultima, in cui "quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano" (1 Cor 2, 9). Qui sulla terra, la lunga tradizione di pellegrinaggio della Chiesa nei luoghi santi serve a ricordarci che siamo diretti verso il cielo. Richiama la nostra attenzione sulla vocazione alla santità, ci porta sempre più vicino al Signore e ci rafforza con nutrimento spirituale per il nostro viaggio.

Molte generazioni di pellegrini hanno percorso questa via verso Roma da tutto il mondo cristiano, per venerare le tombe dei santi Pietro e Paolo e approfondire in tal modo la loro comunione con l'unica Chiesa di Cristo, fondata sugli Apostoli. Così facendo, rafforzano le radici della loro fede e le radici, come sappiamo, sono la fonte del nutrimento donatore di vita. In tal senso, i pellegrini a Roma dovrebbero sempre sentirsi a casa, e la Domus Australia svolgerà un ruolo importante nel creare una casa per i pellegrini australiani nella città degli apostoli. Tuttavia, le radici sono solo una parte della storia. Secondo un detto attribuito a un grande poeta del mio Paese, Joahnn Wolfgang von Goethe, ci sono due cose che i bambini dovrebbero ricevere dai propri genitori: radici e ali. Anche dalla nostra santa madre Chiesa riceviamo sia radici sia ali: la fede degli apostoli, tramandata di generazione in generazione, e la grazia dello Spirito Santo, trasmessa soprattutto attraverso i Sacramenti della Chiesa. I pellegrini che sono stati in questa città tornano nei loro Paesi rinnovati e rafforzati nella fede ed elevati dallo Spirito Santo nel viaggio in avanti e verso l'alto fino alla loro casa celeste.

Oggi prego affinché i pellegrini che passano in questa casa ritornino alle proprie dimore con fede più salda, speranza più gioiosa e amore più ardente per il Signore, pronti a impegnarsi con nuovo zelo nel compito di rendere testimonianza a Cristo nel mondo in cui vivono e operano. Prego anche affinché la loro visita alla Sede di Pietro renda più profondo il loro amore per la Chiesa universale e li unisca più intimamente al Successore di Pietro, incaricato di nutrire e riunire l'unico gregge del Signore da ogni angolo del mondo. Affidando tutti loro e tutti voi all'intercessione di Nostra Signora, Aiuto dei Cristiani e a santa Mary MacKillop, imparto volentieri la mia Benedizione Apostolica quale pegno delle gioie che ci attendono nella nostra dimora eterna.



(©L'Osservatore Romano 21 ottobre 2011)


[Modificato da Caterina63 20/10/2011 19:24]
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23/11/2011 15:23
 
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[SM=g1740717] Visita Pastorale del Papa a Rebibbia: comunicato
COMUNICATO DELLA PREFETTURA DELLA CASA PONTIFICIA

Il 18 dicembre 2011, IV Domenica di Avvento, il Santo Padre Benedetto XVI si reca in Visita Pastorale alla Casa Circondariale Nuovo Complesso di Rebibbia a Roma, in Via Raffaele Majetti, 70.
Alle ore 10, nella chiesa centrale del carcere dedicata al "Padre Nostro", il Papa incontra i Detenuti e risponde alle loro domande.
Prima di lasciare - alle ore 11.30 - la Casa Circondariale e far ritorno in Vaticano per la recita dell’Angelus, il Santo Padre benedice un albero che viene piantato a ricordo della visita.

Bollettino Ufficiale Santa Sede

[SM=g9433] [SM=g9433] io ho pianto per l'EMOZIONE
una visita del papa ai carcerati davvero emozionante...

Gesù visita gli ultimi.... [SM=g7430]

www.gloria.tv/?media=247292




[SM=g9503]


[SM=g1740738]
[Modificato da Caterina63 22/01/2012 21:52]
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18/12/2011 14:25
 
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IL PAPA RISPONDE ALLE DOMANDE DEI DETENUTI (trascrizione non ufficiale di Radio Vaticana)

Visita nel carcere di Rebibbia, il Papa risponde alle domande dei detenuti: Sono commosso da questa amicizia

Durante la visita nel carcere di Rebibbia, il Papa ha risposto alle domande di alcuni detenuti. Questa la trascrizione di lavoro non ufficiale:

Domanda 1
Mi chiamo Rocco.Innanzi tutto volevo porgerle il nostro ed il mio personale ringraziamento per questa visita che ci è molto gradita ed assume, in un momento così drammatico per le carceri italiane, un grande contenuto di solidarietà, umanità e conforto. Desidero chiedere a Vostra Santità se questo suo gesto sarà compreso nella sua semplicità, anche dai nostri politici e governanti affinché venga restituita a tutti gli ultimi, compresi noi detenuti, la dignità e la speranza che devono essere riconosciute ad ogni essere vivente. Speranza e dignità indispensabili per riprendere il cammino verso una vita degna di essere vissuta.

Risposta 1
Grazie per le Sue parole. Sento il Suo affetto per il Santo Padre, e sono commosso da questa amicizia che sento da tutti voi. E vorrei dire che penso spesso a voi e prego sempre per voi perché so che è una condizione molto difficile che spesso, invece di aiutare a rinnovare l’amicizia con Dio e con l’umanità, peggiora la situazione, anche interiore. Io sono venuto soprattutto per mostrarvi questa mia vicinanza personale e intima, nella comunione con Cristo che vi ama, come ho detto. Ma certamente questa visita, che vuole essere personale a voi, è anche un gesto pubblico che ricorda ai nostri concittadini, al nostro governo il fatto che ci sono dei grandi problemi e delle difficoltà nelle carceri italiane. E certamente, il senso di queste carceri è proprio quello di aiutare la giustizia, e la giustizia implica come primo fatto la dignità umana. Quindi devono essere costruite così che cresca la dignità, sia rispettata la dignità e voi possiate rinnovare in voi stessi il senso della dignità per meglio rispondere a questa nostra vocazione intima. Abbiamo sentito il ministro della Giustizia, sentito come sente con voi, come sente tutta la realtà vostra e così possiamo essere convinti che il nostro governo e i responsabili faranno il possibile per migliorare questa situazione, per aiutarvi a trovare realmente, qui, una buona realizzazione di una giustizia che vi aiuti a ritornare nella società con tutta la convinzione della vostra vocazione umana e con tutto il rispetto che esige la vostra condizione umana. Quindi, io in quanto posso vorrei sempre dare segni di quanto sia importante che queste carceri rispondano al loro senso di rinnovare la dignità umana e non di attaccare questa dignità, e di migliorarne la condizione. E speriamo che il governo abbia la possibilità e tutte le possibilità per rispondere a questa vocazione. Grazie.

Domanda 2
Mi chiamo Omar.
Santo Padre vorrei domandarle un milione di cose, che ho sempre pensato di chiederti, ma oggi che posso mi rimane difficile farti una domanda. Sono emozionato per l’evento, la tua visita qui in carcere è un fatto molto forte per noi detenuti cristiani cattolici, e perciò più che una domanda preferisco chiederti di permetterci di aggrapparci con te con la nostra sofferenza e quella dei nostri familiari, come un cavo elettrico che comunichi con il Signore Nostro. Ti voglio bene.

Risposta 2
Anch’io ti voglio bene, e sono grato per queste parole che toccano il mio cuore. Penso che questa mia visita mostra che vorrei seguire le parole del Signore che mi toccano sempre, dove dice, l’ho letto nel mio discorso, nell’ultimo giudizio “mi avete visitato nel carcere e sono stato io che vi ho aspettato”. Questa identificazione del Signore con i carcerati ci obbliga profondamente e io stesso devo chiedermi: Ho fatto secondo questo imperativo del Signore? Ho tenuto presente questa parola del Signore? Questo è un motivo perché sono venuto, perché so che in voi il Signore mi aspetta, che voi avete bisogno di questo riconoscimento umano e che avete bisogno di questa presenza del Signore che nel giudizio ultimo ci chiede proprio su questo punto e perciò spero che sempre più possa qui essere realizzato il vero scopo di queste case circondariali di aiutare a ritrovare se stesso, di aiutare e andare avanti con se stesso, nella riconciliazione con se stesso, con gli altri, con Dio, per entrare di nuovo nella società e aiutare nel progresso dell’umanità. Il Signore vi aiuterà, nelle mie preghiere sono sempre con voi. Io so che per me è un obbligo particolare di pregare per voi, di tirare voi, quasi, al Signore, in alto, perché il Signore, tramite la nostra preghiera, aiuta la preghiera, è una realtà. Io invito anche tutti gli altri a pregare, così che un forte cavo, per così dire, sia, che vi tira al Signore e ci collega anche tra di noi, perché andando al Signore siamo anche collegati tra noi. Siate sicuri di questa forza della mia preghiera e invito anche gli altri ad unirsi con voi nella preghiera, così trovare quasi una unica cordata che va verso il Signore.

Domanda 3
Mi chiamo Alberto.
Santità, le sembra giusto che dopo aver perso uno dopo l’altro tutti i componenti della mia famiglia, ora che sono un uomo nuovo, e da un mese papà di una splendida bambina di nome Gaia, non mi concedano la possibilità di tornare a casa, nonostante abbia ampiamente pagato il debito verso la società?

Risposta 3
Anzitutto, felicitazioni! Sono felice che Lei sia padre, che Lei si consideri un uomo nuovo e che abbia una splendida figlia: questo è un dono di Dio. Io, naturalmente, non conosco i dettagli del Suo caso ma spero con Lei che quanto prima Lei possa tornare alla Sua famiglia. Lei sa che per la dottrina della Chiesa la famiglia è fondamentale, importante che il padre possa tenere in braccio la figlia. E così, prego e spero che quanto prima Lei possa realmente avere in braccio Sua figlia, essere con Sua moglie e con Sua figlia per costruire una bella famiglia e così anche collaborare al futuro dell’Italia.

Domanda 4
Santità, sono Federico, parlo a nome dei persone detenute del G14, che è il reparto infermeria.
Cosa possono chiedere degli uomini detenuti, malati e sieropositivi al Papa? Al nostro Papa, già gravato dal peso di tutte le sofferenze del mondo, chiedono che preghi per loro? Che li perdoni? Che li tenga presente nel suo grande cuore? Sì, noi questo vorremmo chiedere, ma soprattutto che portasse la nostra voce dove non viene sentita. Siamo assenti dalle nostre famiglie, ma non nella vita, siamo caduti e nelle nostre cadute abbiamo fatto del male ad altri, ma ci stiamo rialzando.
Troppo poco si parla di noi, spesso in modo così feroce come a volerci eliminare dalla società. Questo ci fa sentire sub-umani. Lei è il Papa di tutti e noi la preghiamo di fare in modo che non ci venga strappata la dignità, insieme alla libertà. Perché non sia più dato per scontato che recluso voglia dire escluso per sempre. La sua presenza è per noi un onore grandissimo! I nostri più cari auguri per il Santo Natale, a tutti.

Risposta 4
Si, mi ha detto parole veramente memorabili, siamo caduti, ma siamo qui per rialzarci. Questo è importante, questo coraggio di rialzarsi, di andare avanti con l’aiuto del Signore e con l’aiuto di tutti gli amici. Lei ha anche detto che si parla in modo feroce di voi, purtroppo è vero, ma vorrei dire non solo questo, ci sono anche altri che parlano bene di voi e pensano di voi. Io penso alla mia piccola famiglia papale, sono circondato da 4 suore laiche e parliamo spesso di questo problema, loro hanno amici in diverse carceri, riceviamo anche doni da loro e diamo da parte nostra il nostro dono, quindi questa realtà è in modo molto positivo presente nella mia famiglia e penso in tante altre. Dobbiamo sopportare che alcuni parlano in modo feroce, parlano in modo feroce anche contro il Papa e tuttavia andiamo avanti. Mi sembra importante incoraggiare tutti che pensino bene, che abbiano il senso delle vostre sofferenze, abbiano il senso di aiutare nel processo di rialzamento e diciamo che io farò il mio per invitare tutti a pensare in questo modo giusto, non in modo dispregiativo, ma in modo umano, pensando che ognuno può cadere, ma Dio vuole che tutti arrivino da Lui, e noi dobbiamo cooperare con lo Spirito di fraternità e di riconoscimento anche della propria fragilità, perché possano realmente rialzarsi e andare avanti con dignità e trovare sempre rispettata la propria dignità, perché cresca, e possano così anche trovare gioia nella vita, perché la vita ci è donata dal Signore e con una sua idea. E se riconosciamo questa idea di Dio che è con noi, anche i passi oscuri hanno il loro senso per darci più la riconoscenza di noi stessi, per aiutare e diventare più noi stessi, più figli di Dio e così e realmente essere felici di essere uomini, perché creati da Dio anche in diverse condizioni difficili. Il Signore vi aiuterà e noi siamo vicini a voi.

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Domanda 5
Mi chiamo Gianni, del Reparto G8.
Santità, mi è stato insegnato che il Signore vede e legge dentro di noi, mi chiedo perché l’assoluzione è stata delegata ai preti? Se io la chiedessi in ginocchio, da solo, dentro una stanza, rivolgendomi al Signore, mi assolverebbe? Oppure sarebbe un’assoluzione di diverso valore? Quale sarebbe la differenza?

Risposta 5
Sì: è una grande e vera questione quella che Lei porta a me. Direi due cose. La prima: naturalmente, se Lei si mette in ginocchio e con vero amore di Dio prega che Dio perdoni, perdona. E’ sempre la Dottrina della Chiesa che se uno, con vero pentimento, cioè non solo per evitare pene, difficoltà, ma per amore del bene, per amore di Dio chiede perdono, riceve il perdono da Dio. Questa è la prima parte. Se io realmente conosco che ho fatto male, e se in me è rinato l’amore del bene, la volontà del bene, il pentimento che non ho risposto a questo amore, e chiedo da Dio che è il Bene, il perdono lo dona. Ma c’è un secondo elemento: il peccato non è solamente una cosa “personale”, individuale, tra me e Dio; il peccato ha sempre anche una dimensione sociale, orizzontale. Con il mio peccato personale, tuttavia, anche se forse nessuno lo sa, ho danneggiato anche la comunione della Chiesa, sporcato la comunione della Chiesa, sporcato l’umanità. E perciò questa dimensione sociale, orizzontale del peccato esige che sia assolto anche a livello della comunità umana, della comunità della Chiesa, quasi corporalmente. Quindi, questa seconda dimensione del peccato che non è solo contro Dio ma concerne anche la comunità, esige il sacramento, che è il grande dono nel quale posso, nella confessione, liberarmi di questa cosa e posso realmente ricevere il perdono nel senso anche di una piena riammissione nella comunità della Chiesa viva, del Corpo di Cristo. E così, in questo senso, l’assoluzione necessaria da parte del sacerdote, il sacramento, non è una imposizione che limita la bontà di Dio ma, al contrario, è un’espressione della bontà di Dio perché mi dimostra che anche concretamente, nella comunione della Chiesa, ho ricevuto il perdono e posso ricominciare di nuovo. Quindi, io direi di tenere presenti queste due dimensioni: quella verticale, con Dio, e quella orizzontale, con la comunità della Chiesa e dell’umanità. L’assoluzione del prete, l’assoluzione sacramentale è necessaria per realmente risolvermi, assolvermi da questo legame del male e ri-integrarmi nella volontà di Dio, nell’ottica di Dio, completamente nella sua Chiesa, e darmi la certezza, anche quasi corporale, sacramentale: Dio mi perdona, mi riceve nella comunità dei suoi figli. Penso che dobbiamo imparare a capire il sacramento della penitenza in questo senso: una possibilità di trovare, quasi corporalmente, la bontà del Signore, la certezza della riconciliazione.

Domanda 6
Santità, mi chiamo Nwaihim, reparto G11.
Santo Padre, lo scorso mese è stato in visita pastorale in Africa, nella piccola nazione del Benin, una delle nazioni più povere del mondo. Ha visto la fede e la passione di questi uomini verso Gesù Cristo. Ha visto persone soffrire per cause diverse: razzismo, fame, lavoro minorile…
Le chiedo: loro pongono la speranza e la fede in Dio e muoiono tra povertà e violenze. Perché Dio non li ascolta? Forse Dio ascolta solo i ricchi e i potenti che invece non hanno fede? Grazie Santo Padre.

Risposta 6
Vorrei innanzi tutto dire che sono stato molto felice nella sua terra; l’accoglienza da parte degli africani era calorosissima, ho sentito questa cordialità umana che in Europa è un po’ oscurata perché abbiamo tante altre cose sul nostro cuore che rendono un po’ duro anche il cuore. Qui era una cordialità esuberante, per così dire; ho sentito anche la gioia di vivere, e questa era una delle impressioni belle per me, che nonostante la povertà e tutte le grandi sofferenze che ho anche visto – ho salutato lebbrosi, malati di Aids, eccetera – che nonostante tutti questi problemi e la grande povertà, c’è una gioia di vivere, una gioia di essere una creatura umana, perché c’è una consapevolezza originaria che Dio è buono e mi ama e l’uomo è essere amato da Dio. Quindi questa era per me l’impressione diciamo preponderante, forte; vedere in un Paese sofferente gioia, allegrezza, più che nei paesi ricchi. E questo anche mi fa pensare che nei paesi ricchi la gioia è spesso assente, siamo tutti pienamente occupati con tanti problemi: come fare questo, come conservare questo, comprare ancora… E con la massa delle cose che abbiamo siamo sempre più allontanati da noi stessi e da questa esperienza originaria che Dio c’è e Dio mi è vicino; e perciò direi che avere grande proprietà e avere potere non rende necessariamente felici, non è il più grande dono. Può essere anche, direi, una cosa negativa, che mi impedisce di vivere realmente. Le misure di Dio, i criteri di Dio, sono diversi dai nostri, Dio dà anche a questi poveri gioia, la riconoscenza della sua presenza, fa loro sentire che è vicino a loro anche nella sofferenza, nelle difficoltà, e naturalmente ci chiama tutti perché noi facciamo tutto perché possiamo uscire da queste oscurità delle malattie, della povertà. È un compito nostro e così nel fare questo anche noi possiamo divenire più allegri. Quindi le due parti devono completarsi, noi dobbiamo aiutare perché anche l’Africa, questi paesi poveri, possano trovare il superamento di questi problemi, della povertà, aiutarli a vivere, e loro possono aiutarci a capire che le cose materiali non sono l’ultima parola. E dobbiamo pregare Dio: mostraci, aiutaci, perché ci sia giustizia, perché tutti possano vivere nella gioia di essere tuoi figli!

Un detenuto legge una preghiera

Santità, mi chiamo Stefano, reparto G 11

Preghiera dietro le sbarre
O Dio, dammi il coraggio di chiamarti Padre.
Sai che non sempre riesco a pensarti con l’attenzione che meriti.
Tu non ti sei dimenticato di me, anche se vivo spesso lontano dalla luce del tuo volto.
Fatti sentire vicino, nonostante tutto, nonostante il mio peccato grande o piccolo, segreto o pubblico che sia.
Dammi la pace interiore, quella che solo tu sai dare.
Dammi la forza di essere vero, sincero; strappa dal mio volto le maschere che oscurano la consapevolezza che io valgo qualcosa solo perché sono tuo figlio. Perdona le mie colpe e dammi insieme la possibilità di fare il bene.
Accorcia le mie notti insonni; dammi la grazia della conversione del cuore.
Ricordati, Padre, di coloro che sono fuori di qui e che mi vogliono ancora bene, perché pensando a loro, io mi ricordi che solo l’amore da vita mentre l’odio distrugge e il rancore trasforma in inferno le lunghe e interminabili giornate.
Ricordati di me, o Dio,
amen.

Fonte: Radio Vaticana



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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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CENTRO "AD GENTES" MISSIONARI VERBITI NEMI ACCOGLIE PAPA

Città del Vaticano, 9 luglio 2012 (VIS). Questa mattina il Santo Padre si è recato per una visita privata al Centro "Ad Gentes" dei Missionari Verbiti a Nemi (Roma). In questa Casa, che allora si chiamava Centro Internazionale della Società del Verbo Divino, si svolsero dal 29 marzo al 3 aprile 1965 i lavori della “Commissione Conciliare delle Missioni”, ai quali prese parte il giovane teologo perito conciliare Joseph Ratzinger.

Partito da Castel Gandolfo alle 11:30, al suo arrivo il Santo Padre è stato accolto dal Superiore Generale eletto, Padre Heinz Kulüke, dal Superiore Generale uscente, Padre Antonio Pernia e dal Procuratore Generale, Padre Giancarlo Girardi. Nella Cappella del Centro "Ad Gentes", dove lo attendevano i 150 partecipanti al Capitolo Generale dei Missionari Verbiti e la Comunità della Curia Generalizia di Roma, il Santo Padre si è soffermato in adorazione dinanzi al Santissimo Sacramento. Dopo il saluto di Padre Pernia, ha rivolto la sua parola ai presenti

Al termine della visita, il Santo Padre Benedetto XVI ha lasciato il Centro “Ad Gentes” ed è rientrato a Castel Gandolfo alle 12:15.

[SM=g1740738]

Papa/ A Nemi ricorda soggiorno 1965: Ero teologo senza importanza

B16 a Nemi


"Il più bel ricordo di tutto il Concilio"

Città del Vaticano, 9 lug. (TMNews)

Il Papa ha ricordato il suo passato, in occasione di una visita compiuta oggi ad una casa dei missionari Verbiti a Nemi dove aveva soggiornato ai tempi del Concilio vaticano II nel 1965, sottolineando che all'epoca era un "teologo senza grande importanza".
Dopo essere giunto poco dopo le 11.30 ed essere entrato tra gli applausi nella casa con il consueto supporto del bastone da passeggio il Papa - come si vede nelle immagini del 'Centro televisivo vaticano' - si è soffermato alcuni minuti in preghiera ed ha poi rivolto ai missionari un breve discorso. Benedetto XVI si è detto "grato" di "rivedere dopo 47 anni questa casa", legato a "forse il più bel ricordo di tutto il Concilio". Ratzinger - perito del Concilio - ha ricordato che all'epoca abitava nel Collegio dell'anima, dove era "anche bello" ma c'era "tutto rumore", "ma stare qui nel verde e avere questo respiro della natura, questa freschezza dell'aria era già in sé una cosa bella. E poi - ha ricordato Ratzinger a proposito del soggiorno teso a reimpostare il decreto conciliare 'Ad Gentes' - in compagnia con tanti grandi teologi e con l'incarico improtante di preparare il decreto sulla missione. Mi ricordo che il generale di quel tempo era pieno di dinamismo missionario per dare nuovo slancio allo spirito missionario e aveva me - ha aggiunto Ratzinger - che ero teologo senza grande importanza, invitato chissà perché, ma per me era un grande dono".
Il Papa ha concluso la visita con una passeggiata con i superiori dei Verbiti che ha compreso anche un affaccio sul lago di Nemi Il Papa ha ricordato come all'epoca del concilio il segretario del cardinale tedesco Frings, padre conciliare, "fece a nuoto tutto il lago".

RICORDO SOGGIORNO A NEMI DA PERITO CONCILIARE

 

Città del Vaticano, 10 luglio 2012 (VIS). "Ne avevo un ricordo bellissimo, forse il più bel ricordo di tutto il Concilio", ha detto il Santo Padre riferendosi al suo soggiorno di 47 anni fa, presso il Centro Internazionale della Società del Verbo Divino a Nemi, da giovane teologo perito conciliare, incaricato di preparare il decreto sull'attività missionaria della Chiesa.

 

Benedetto XVI ha ringraziato i membri della Società del Verbo Divino per avergli offerto la possibilità di ritornare al Centro "Ad Gentes" dopo più di quaranta anni ed ha ricordato che all'epoca del Concilio abitava "nel centro di Roma, nel Collegio di Santa Maria dell’Anima, con tutto il rumore: tutto questo è anche bello! Ma stare qui nel verde, avere questo respiro della natura e anche questa freschezza dell’aria, era già in sé una cosa bella. E poi c’era la compagnia di tanti grandi teologi, con un incarico così importante e bello di preparare un decreto sulla missione".

 

L'incontro di Benedetto XVI con gli oltre 150 partecipanti al Capitolo Generale dei Missionari Verbiti e con la Comunità della Curia Generalizia di Roma è stato molto familiare. Il Santo Padre ha ricordato la figura del Generale di quel tempo, il Padre Schütte, che aveva sofferto in Cina, era stato condannato, poi espulso. Era pieno di dinamismo missionario, della necessità di dare un nuovo slancio allo spirito missionario. E aveva me, che ero un teologo senza grande importanza, molto giovane, invitato non so perché. Ma era un grande dono per me".

 

"Poi c’era Fulton Sheen, che ci affascinava la sera con i suoi discorsi, padre Congar e i grandi missiologi di Lovanio. Per me è stato un arricchimento spirituale, un grande dono. Era un decreto senza grandi controversie. C’era questa controversia, che io non ho mai realmente capito, tra la scuola di Lovanio e quella di Münster: scopo principale della missione è l’implantatio Ecclesiae o l’annunzio Evangelii? Ma tutto convergeva in un unico dinamismo della necessità di portare la luce della Parola di Dio, la luce dell’amore di Dio nel mondo e di dare una nuova gioia per questo annuncio".

 

"E così è nato in quei giorni un decreto bello e buono, quasi accettato unanimemente da tutti i padri conciliari, e per me è anche un complemento molto buono della 'Lumen gentium', perché vi troviamo un’ecclesiologia trinitaria, che parte soprattutto dall’idea classica del 'bonum diffusivum sui', il bene che ha la necessità in sé di comunicarsi, di darsi: non può stare in se stesso, la cosa buona, la bontà stessa essenzialmente è 'communicatio'. E questo già appare nel mistero trinitario, all’interno di Dio, e si diffonde nella storia della salvezza e nella nostra necessità di dare ad altri il bene che abbiamo ricevuto".

 

"Così, con questi ricordi ho spesso pensato a questi giorni di Nemi che sono in me, come ho detto, parte essenziale dell’esperienza del Concilio. E sono felice di vedere che la vostra Società fiorisce – il padre Generale ha parlato di seimila membri in tanti Paesi, da tante Nazioni. Chiaramente il dinamismo missionario vive, e vive solo se c’è la gioia del Vangelo, se stiamo nell’esperienza del bene che viene da Dio e che deve e vuol comunicarsi. Grazie per questo vostro dinamismo".

 

Infine il Santo Padre ha augurato ai Verbiti ogni benedizione del Signore nel corso del Capitolo e "molta ispirazione: che le stesse forze ispiratrici dello Spirito Santo che ci hanno accompagnato in quei giorni quasi visibilmente siano di nuovo presenti tra voi e vi aiutino a trovare la strada per la vostra Compagnia, così per la missione del Vangelo 'ad gentes' per i prossimi anni. Grazie a voi tutti, il Signore vi benedica. Pregate per me, come io prego per voi. Grazie!".



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[Modificato da Caterina63 10/07/2012 14:06]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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12/11/2012 16:35
 
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Il Papa: Vengo tra di voi come Vescovo di Roma, ma anche come anziano in visita ai suoi coetanei...Questa mattina, rivolgendomi idealmente a tutti gli anziani, pur nella consapevolezza delle difficoltà che la nostra età comporta, vorrei dirvi con profonda convinzione: è bello essere anziani!

 
 
 




VISITA ALLA CASA-FAMIGLIA «VIVA GLI ANZIANI»

PAROLE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Roma, lunedì 12 novembre 2012

 

 
Cari fratelli e care sorelle,

sono davvero lieto di essere con voi in questa casa-famiglia

Vengo tra di voi come Vescovo di Roma, ma anche come anziano in visita ai suoi coetanei. Superfluo dire che conosco bene le difficoltà, i problemi e i limiti di questa età, e so che queste difficoltà, per molti, sono aggravate dalla crisi economica. Talvolta, a una certa età, capita di volgersi al passato, rimpiangendo quando si era giovani, si godeva di energie fresche, si facevano progetti per il futuro. Così lo sguardo, a volte, si vela di tristezza, considerando questa fase della vita come il tempo del tramonto.

Questa mattina, rivolgendomi idealmente a tutti gli anziani, pur nella consapevolezza delle difficoltà che la nostra età comporta, vorrei dirvi con profonda convinzione: è bello essere anziani! In ogni età bisogna saper scoprire la presenza e la benedizione del Signore e le ricchezze che essa contiene. Non bisogna mai farsi imprigionare dalla tristezza! Abbiamo ricevuto il dono di una vita lunga. Vivere è bello anche alla nostra età, nonostante qualche “acciacco” e qualche limitazione. Nel nostro volto ci sia sempre la gioia di sentirci amati da Dio, e non la tristezza.

Nella Bibbia, la longevità è considerata una benedizione di Dio; oggi questa benedizione si è diffusa e deve essere vista come un dono da apprezzare e valorizzare. Eppure spesso la società, dominata dalla logica dell'efficienza e del profitto, non lo accoglie come tale; anzi, spesso lo respinge, considerando gli anziani come non produttivi, inutili. Tante volte si sente la sofferenza di chi è emarginato, vive lontano dalla propria casa o è nella solitudine. Penso che si dovrebbe operare con maggiore impegno, iniziando dalle famiglie e dalle istituzioni pubbliche, per fare in modo che gli anziani possano rimanere nelle proprie case. La sapienza di vita di cui siamo portatori è una grande ricchezza. La qualità di una società, vorrei dire di una civiltà, si giudica anche da come gli anziani sono trattati e dal posto loro riservato nel vivere comune. Chi fa spazio agli anziani fa spazio alla vita! Chi accoglie gli anziani accoglie la vita!

 Quando la vita diventa fragile, negli anni della vecchiaia, non perde mai il suo valore e la sua dignità: ognuno di noi, in qualunque tappa dell’esistenza, è voluto, amato da Dio, ognuno è importante e necessario (cfr Omelia per l’inizio del Ministero petrino, 24 aprile 2005).

L'odierna visita si colloca nell'anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni. E proprio in questo contesto desidero ribadire che gli anziani sono un valore per la società, soprattutto per i giovani. Non ci può essere vera crescita umana ed educazione senza un contatto fecondo con gli anziani, perché la loro stessa esistenza è come un libro aperto nel quale le giovani generazioni possono trovare preziose indicazioni per il cammino della vita.

Cari amici, alla nostra età facciamo spesso l'esperienza del bisogno dell'aiuto degli altri; e questo avviene anche per il Papa.
Nel Vangelo leggiamo che Gesù disse all'apostolo Pietro: «Quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi» (Gv 21, 18).
Il Signore si riferiva al modo in cui l'Apostolo avrebbe testimoniato la sua fede fino al martirio, ma questa frase ci fa riflettere sul fatto che il bisogno di aiuto è una condizione dell’anziano. Vorrei invitarvi a vedere anche in questo un dono del Signore, perché è una grazia essere sostenuti e accompagnati, sentire l’affetto degli altri!
Questo è importante in ogni fase della vita: nessuno può vivere solo e senza aiuto; l’essere umano è relazionale.  E in questa casa vedo, con piacere, che quanti aiutano e quanti sono aiutati formano un'unica famiglia, che ha come linfa vitale l’amore.

Cari fratelli e sorelle anziani, talvolta le giornate sembrano lunghe e vuote, con difficoltà, pochi impegni e incontri; non scoraggiatevi mai: voi siete una ricchezza per la società, anche nella sofferenza e nella malattia.
E questa fase della vita è un dono anche per approfondire il rapporto con Dio. L’esempio del Beato Papa Giovanni Paolo II è stato ed è tuttora illuminante per tutti. Non dimenticate che tra le risorse preziose che avete c’è quella essenziale della preghiera: diventate intercessori presso Dio, pregando con fede e con costanza. Pregate per la Chiesa, anche per me, per i bisogni del mondo, per i poveri, perché nel mondo non ci sia più violenza. [SM=g1740721]

La preghiera degli anziani può proteggere il mondo, aiutandolo forse in modo più incisivo che l'affannarsi di tanti. Vorrei affidare oggi alla vostra preghiera il bene della Chiesa e la pace nel mondo. Il Papa vi ama e conta su tutti voi! Sentitevi amati da Dio e sappiate portare in questa nostra società, spesso così individualista ed efficientista un raggio dell’amore di Dio. E Dio sarà sempre con voi e con quanti vi sostengono con il loro affetto e con il loro aiuto.

Vi affido tutti alla materna intercessione della Vergine Maria, che accompagna sempre il nostro cammino con il suo amore materno, e volentieri imparto a ciascuno la mia Benedizione.
Grazie a tutti voi!


[SM=g1740738]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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