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Sant'Agnese nel Calendario dei Santi già dall'Anno 336 dC.

Ultimo Aggiornamento: 09/01/2016 00:48
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La data della sua deposizione (21 gennaio) entrò nel calendario della Chiesa romana già nel 336

Agnese
e la rabbia del tiranno



di Fabrizio Bisconti

Proprio in questi mesi i responsabili della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra hanno intrapreso un delicatissimo intervento conservativo nella catacomba di Sant'Agnese sulla via Nomentana, per ripristinare il grande itinerario cimiteriale sotterraneo, sorto già nel iii secolo e reso famoso dalla deposizione di una martire giovanissima, trucidata, presumibilmente, durante la grande persecuzione dioclezianea e così amata dalla comunità romana che, in corrispondenza della sua tomba, nacque, nel corso dei secoli, un complesso monumentale che rappresenta una significativa testimonianza di un lungo e ininterrotto itinerario costruttivo e cultuale.

Verso la tomba della fanciulla romana accorsero i pellegrini da ogni dove, tanto che la data della sua deposizione (xii Kalendas Februarias Agnetis in Nomentana), ossia il 21 gennaio, entrò, già nel 336, nel celebre calendario della Chiesa romana, noto come Depositio martyrum, mentre il Liber Pontificalis ci parla dell'attenzione che Papa Liberio (352-366) dedicò al sepolcro della fanciulla, che dotò di un prezioso organismo marmoreo, di cui rimane, tra l'altro, un paliotto d'altare con l'effigie scolpita della bambina rappresentata nel gioioso gesto della preghiera.
 

Ma l'intervento più importante riservato alla tomba di Agnese risale a Papa Damaso (366-384), che dedicò alla giovane martire uno degli epitaffi metrici più commoventi. Il testo della solenne lastra iscritta, ancora perfettamente conservata, ci introduce nell'atmosfera ancora sensibile ai resoconti dei provvedimenti presi nei confronti dei fratelli di fede, se fa riferimento addirittura alla rievocazione dei fatti fornita dai genitori della martire (fama refert sanctos dudum retulisse parentes), che, al sonoro segnale dell'inizio della persecuzione (cum lugubres cantus tuba concrepuisset) abbandonò improvvisamente il grembo della nutrice (nutricis gremium subito liquisse) per affrontare la "rabbia del tiranno".

Secondo Papa Damaso, la prova riservata ad Agnese fu quella del rogo (urere cum flammis voluisset nobile corpus) verso il quale ella procedette con incredibile coraggio (viribus immensum parvis superasse timorem), coprendo le nudità con i suoi stessi capelli (nudaque profusum crinem per membra dedisse).

Il racconto del martirio di sant'Agnese fece il giro del mondo e diventò argomento di riflessione dei Padri della Chiesa del tempo, tanto che persino sant'Ambrogio dedicò un intero inno alla piccola santa romana e a lei alluse nel De virginibus (i, 2, 5-9), trovando significativi punti di contatto tra la fine tragica di Agnese e quella della martire Sotere, parente del presule milanese. E mentre Ambrogio propone una variatio, per quanto attiene la tipologia del supplizio, pensando alla decapitazione, il grande poeta iberico Prudenzio (348-405) ricorda che la giovinetta fu prima esposta in un lupanare e poi uccisa con un colpo di spada (Peristephanon, xiv).

Mentre le fonti letterarie divengono sempre più dettagliate, rasentando l'affabulazione leggendaria nelle passiones altomedioevali, il martyrium della via Nomentana si articola sino a divenire una vera e propria basilica semipogea, ancora frequentata nel primo medioevo, se Papa Onorio i (625-638), sempre secondo il Liber Pontificalis, ricostruì l'edificio di culto e lo dotò dello splendido mosaico absidale che, ancora, seppure assai restaurato, si può ammirare in tutto lo splendore del tessuto aureo, che accoglie, al centro della calotta, l'immagine della santa tra i Pontefici Simmaco e Onorio.

Nel frattempo un'altra monumentale costruzione era stata eretta a Ovest della basilica ad corpus, per volontà di Costantina o Costanza, figlia di Costantino, annettendo al suo mausoleo dinastico a pianta centrale, una basilica circiforme, del tipo che i costantinidi commissionarono nel suburbio romano per potenziare le catacombe e per valorizzare il culto per i martiri più amati.

Il monumento costantiniano della via Nomentana, dotato di un carme acrostico ora perduto, che sottolinea l'evergetismo dell'Augusta figlia dell'imperatore della tolleranza, emerge ancora con importanti porzioni murarie e, soprattutto, con il mausoleo, un tempo completamente decorato e ora impreziosito da alcuni limitati brani musivi, che ci fanno intuire la solennità e la ricchezza dell'apparato iconografico del monumento, che accoglieva le spoglie di Costanza, in un monumentale sarcofago porfiretico, ora conservato ai Musei Vaticani.

La storia della coraggiosa bambina romana aveva toccato il cuore dei potenti, ma si era diffusa in tutto il mondo cristiano antico, interessando ogni classe sociale. Lo suggeriscono le precoci rappresentazioni iconografiche, che trovano l'espressione più semplice e incisiva nei vetri dorati, ossia nei fondi di coppa decorati con foglia d'oro, dove si riconosce l'effigie della martire bambina, definita dalla didascalia "Agnes" e affiancata dai più noti campioni della fede, tra i quali Pietro, Paolo, Ippolito e Lorenzo.

Ma l'immagine più toccante ritrae la piccola Agnese in un vetro dorato, ancora in situ nella catacomba di Panfilo:  qui la fanciulla appare orante, tra le due colonne della ianua coeli, su cui si posano altrettante colombe, in rappresentanza dei beati introdotti in un firmamento connotato da due stelle e da due rotoli, i quali simboleggiano la Legge, che, appunto, costituisce l'unico strumento per accedere in Paradiso. L'ingenua rappresentazione trova un'espressione analoga nell'apparato decorativo di un cubicolo dipinto nella catacomba di Commodilla sulla Via Ostiense, commissionato dall'ufficiale dell'Annona Leone. L'affresco, riferibile all'ultimo scorcio del iv secolo, raffigura la giovane martire orante e nimbata in compagnia di un agnello, che vuole alludere, presumibilmente, al nome e alla castità della fanciulla, dando avvio a un'iconografia che avrà una lunghissima fortuna, a cominciare dalla rappresentazione bizantina, nell'ambito del corteo delle vergini nel Sant'Apollinare Nuovo di Ravenna.


L'abbinamento di Agnese all'agnello deve rappresentare la fonte della singolare benedizione degli agnelli, che prevedeva, sin dallo scorcio del 1400, la sistemazione di due agnellini, adagiati in ceste di vimini, sull'altare della santa per essere benedetti:  la loro lana servirà per confezionare i sacri palli del Papa e degli arcivescovi metropoliti. Questa singolare tradizione acquisisce un preciso significato ecclesiale, nel senso che "la fede, la forza e la purezza della bambina romana" - come sottolineava Amato Pietro Frutaz anni orsono - "devono rifulgere in coloro che - Papa e vescovi metropoliti - portano sulle loro spalle, in segno d'onore e di giurisdizione, il pallio tessuto con la lana che ha toccato l'altare che ne custodisce le reliquie e che, pertanto si è, per così dire, impregnato delle virtù che più splendono nell'intrepida fanciulla".


(©L'Osservatore Romano - 21 gennaio 2010)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Memoria di Sant'Agnese: presentati al Papa due agnelli, la cui lana servirà a tessere i sacri pallii per i nuovi arcivescovi metropoliti

cliccare qui:
Che cosa è il PALLIO ?

                                

L’odierna memoria liturgica di Sant’Agnese ha visto compiersi il tradizionale rito della presentazione al Papa di due agnelli, benedetti questa mattina nella Basilica sulla Via Nomentana intitolata alla vergine e martire romana. La loro lana servirà per la tessitura dei sacri pallii, le insegne onorifiche che saranno consegnate dal Pontefice ai nuovi arcivescovi metropoliti il prossimo 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo. Il servizio di Sergio Centofanti:


La breve cerimonia si è svolta, come di consueto, nella Cappella intitolata a Urbano VIII nel Palazzo Apostolico. Il pallio è una fascia di lana bianca su cui spiccano sei croci di seta nera: è un’insegna liturgica d’onore e di giurisdizione, simbolo del particolare legame che unisce gli arcivescovi metropoliti al Successore di Pietro. Si tratta di una tradizione che affonda le sue radici nel martirio di Sant’Agnese, fanciulla romana, martirizzata durante la persecuzione di Decio o di Diocleziano, tra il III e il IV secolo, per avere testimoniato Cristo in un periodo in cui molti fedeli rinnegavano la fede per salvare la propria vita. Agnese, appena dodicenne, non rinnegò Gesù e fu trafitta con un colpo di spada alla gola, nel modo con cui si uccidevano gli agnelli.

Per questo nell’iconografia è raffigurata spesso con un agnello, simbolo di Cristo crocifisso per la salvezza dell’umanità. La liturgia odierna ci ricorda che Dio rivela nei deboli la sua potenza e dona agli inermi la forza del martirio: è lo scandalo della Croce, come sottolinea Benedetto XVI:

“Lo ‘scandalo’ e la ‘stoltezza’ della Croce stanno proprio nel fatto che laddove sembra esserci solo fallimento, dolore, sconfitta, proprio lì c'è tutta la potenza dell'Amore sconfinato di Dio, perché la Croce è espressione di amore e l’amore è la vera potenza che si rivela proprio in questa apparente debolezza”. (
Udienza generale del 29 ottobre 2008)

Niente ci potrà separare dall’amore di Cristo – afferma San Paolo nella prima Lettura della Messa per Sant’Agnese: non le persecuzioni, non i pericoli, non la morte. “Per causa tua – dice a Gesù l’Apostolo delle Genti - siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello”. E il Papa invita tutti i credenti a testimoniare la fede senza compromessi:

“Il martire cristiano attualizza la vittoria dell’amore sull’odio e sulla morte. Preghiamo per quanti soffrono a motivo della fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. Maria Santissima, Regina dei Martiri, ci aiuti ad essere testimoni credibili del Vangelo, rispondendo ai nemici con la forza disarmante della verità e della carità”. (
Angelus del 26 dicembre 2007)



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Erano stati benedetti nella basilica romana di Sant'Agnese fuori le Mura

La presentazione degli agnelli a Benedetto XVI





Nella cappella di Urbano VIII del Palazzo Apostolico, giovedì mattina 21 gennaio, Benedetto XVI ha presieduto la cerimonia di presentazione degli agnelli - benedetti nella basilica di Sant'Agnese sulla via Nomentana - la cui lana verrà utilizzatata per confezionare i palli. Il rito, che si svolge nella memoria liturgica di sant'Agnese vergine e martire, è stato diretto da monsignor Enrico Viganò, capo ufficio delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, assistito da monsignor Jean-Pierre Kwambamba, cerimoniere pontificio.
 
Erano presenti il vescovo Antoni Stankiewicz, decano del Tribunale della Rota Romana, con monsignor Antonio Bartolacci; i monsignori Ottavio Petroni e Alfredo Bona, camerlenghi del capitolo della basilica di San Giovanni in Laterano; i cistercensi della stretta osservanza dom David Lavich, suor Kathleen O'Neill e suor Caterina Pagano; Franco Bergamin e Edoardo Parisotto, parroco e vice parroco della basilica di Sant'Agnese fuori le Mura; il rettore della basilica di Santa Cecilia in Trastevere, monsignor Marco Frisina; gli agostiniani Edward Daleng ed Einer Tocto, e Stefano Porfiri ed Enio Rocchi, della basilica di San Giovanni in Laterano.

Hanno partecipato al rito anche due religiose della Sacra Famiglia di Nazareth, suor Joanna Olko e suor Dorota Maria Podwalska, che si sono occupate di preparare gli agnelli per la cerimonia, e due monache del monastero di Santa Cecilia in Trastevere:  la badessa Maria Giovanna Valenziano e suor Rosaria Gissi, che con la comunità confezioneranno i palli. Al termine, due sediari pontifici insieme con il decano di Sala, Augusto Pellegrini, hanno consegnato gli agnelli al monastero di Santa Cecilia.


(©L'Osservatore Romano - 22 gennaio 2010)



Pope Benedict XVI blesses lambs to mark the feast of Saint Agnes at the Vatican January 21, 2010.

Pope Benedict XVI blesses lambs to mark the feast of Saint Agnes at the Vatican January 21, 2010.

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Benedetti a Sant'Agnese fuori le Mura

La presentazione
degli agnelli al Pontefice



Nella cappella di Urbano VIII del Palazzo Apostolico, Benedetto XVI ha presieduto venerdì mattina, 21 gennaio, la cerimonia di presentazione degli agnelli - benedetti nella basilica di Sant'Agnese fuori le Mura, sulla via Nomentana - la cui lana verrà utilizzata per confezionare i palli. Il rito, che si svolge nella memoria liturgica di sant'Agnese vergine e martire, è stato diretto da monsignor Guido Marini, maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, assistito da don Vincenzo Perone, dell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.

Erano presenti il vescovo Antoni Stankiewicz, decano del Tribunale della Rota Romana, con monsignor Antonio Bartolacci; i monsignori Giacomo Ceretto e Aldo Grassi, canonici del capitolo della basilica di San Giovanni in Laterano; il cistercense della stretta osservanza dom Santiago Ordoñez; suor Myriam Trinque e suor Marie-Bernard de Wilde, monache trappiste; i canonici regolari lateranensi don Franco Bergamin e don Edoardo Parisotto, parroco e vice parroco della basilica di Sant'Agnese fuori le Mura; il rettore della basilica di Santa Cecilia in Trastevere, monsignor Marco Frisina; l'agostiniano Paolo Benedik, della Sagrestia Pontificia; Stefano Porfiri e Sergio Meccoli, custodi della basilica di San Giovanni in Laterano.

Hanno partecipato al rito anche suor Francesca Wegierek e suor Helena Lipka, religiose della Sacra Famiglia di Nazareth, che si sono occupate di preparare gli agnelli per la cerimonia, e due monache del monastero di Santa Cecilia in Trastevere:  la badessa Maria Giovanna Valenziano e suor Maria Letizia Bove, che con la comunità confezioneranno i palli. Al termine,  due  sediari pontifici, Roberto Stefanori e Carlo D'Eusebio, insieme  con  il  decano di Sala, Augusto  Pellegrini, hanno consegnato gli agnelli al monastero di Santa Cecilia.


(©L'Osservatore Romano - 22 gennaio 2011)

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22/01/2012 17:52
 
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[SM=g1740717] [SM=g1740720]

Nella ricorrenza della festa di Sant'Agnese sono stati portati al Papa gli agnelli che vengono tosati nel monastero di Santa Cecilia in Trastevere per ricavare la lana per la confezione dei palli da consegnare agli arcivescovi metropoliti il 29 giugno, solennità dei santi Pietro e Paolo. Il pallio è una stretta fascia di lana bianca, larga cinque centimetri, da indossare sulla veste liturgica. La tessitura è un'antica attività lavorativa del monastero di Santa Cecilia in Trastevere. Gli agnelli invece vengono allevati nel convento delle Tre Fontane a Roma e vengono portati al papa dai Canonici Regolari Lateranensi nel giorno della memoria liturgica di Sant'Agnese, la martire romana che nell'iconogra ...

seguite il video breve....
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[SM=g1740738]

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21/01/2013 19:21
 
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[SM=g1740733] PRESENTAZIONE DEGLI AGNELLI BENEDETTI NELLA FESTA LITURGICA DI SANT'AGNESE

Città del Vaticano, 21 gennaio 2013 (VIS). Oggi, nella Cappella Urbano VIII del Palazzo Apostolico, sono stati presentati al Papa due agnelli benedetti questa mattina, in occasione della memoria liturgica di Sant’Agnese, nell’omonima Basilica sulla via Nomentana a Roma. La lana di questi agnelli sarà utilizzata per confezionare i Pallii dei nuovi Arcivescovi Metropoliti.

Il Pallio è un’insegna liturgica d’onore e di giurisdizione che viene indossata dal Papa e dagli Arcivescovi Metropoliti nelle loro Chiese e in quelle delle loro Province. È costituito da una fascia di lana bianca su cui spiccano sei croci di seta nera. I Monaci Trappisti dell'Abbazia delle Tre Fontane allevano gli agnelli - animali simbolo di Sant'Agnese, martirizzata a Roma intorno all'anno 305 - mentre i pallii vengono tessuti delle religiose di Santa Cecilia.

Il rito dell’imposizione dei Pallii agli Arcivescovi Metropoliti è compiuto dal Santo Padre il 29 giugno, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.

it.gloria.tv/?media=388388





[SM=g1740717]

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Prima dell’udienza generale,  oggi 21 gennaio, nell’atrio di Casa Santa Marta, sono stati presentati al Papa due agnelli benedetti in mattinata nell’omonima Basilica sulla via Nomentana, in occasione della memoria liturgica di Sant’Agnese.

La lana di questi agnelli sarà utilizzata per confezionare i pallii dei nuovi arcivescovi metropoliti. Il pallio è un’insegna liturgica d’onore e di giurisdizione che viene indossata dal Papa e dagli arcivescovi metropoliti nelle loro Chiese e in quelle delle loro Province. Il pallio è costituito da una stretta fascia di stoffa, tessuta in lana bianca, decorata da sei croci in seta nera. Il rito dell’imposizione dei pallii ai metropoliti è compiuto dal Papa il 29 giugno, nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.


 



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[SM=g1740758] Cari Amici, Santa Agnese è una di quei santi di cui crediamo di sapere tutto o abbastanza. Oppure si dice che sono santi antichi e a chi vuoi che interessino le loro storie oggi, magari sono storie anche variopinte, ridisegnate. Noi vi offriamo un breve video, solo cinque minuti per offrirvi più che una biografia, una meditazione su questa adolescente di appena dodici anni, lasciando a voi il gusto di fare ulteriori ricerche, e riflettendo anche della tradizione degli agnelli - dalle cui lane - la Chiesa ricava i palli per il Papa e gli Arcivescovi metropoliti.

gloria.tv/media/CvyeLhzEp7i

www.youtube.com/watch?v=xaM1UZFq0Eo

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org





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