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Omelie ed interventi di mons. Burke, cardinale

Ultimo Aggiornamento: 02/10/2017 11:08
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15/05/2016 23:49
 
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  Card. Raymond Leo Burke. Il martirio per la fede nel nostro tempo per "resistere" agli errori


 


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Nei giorni precedenti la Marcia per la Vita, 6-7 maggio scorso, si è svolto a Roma, presso l'Hotel Columbus in Via della Conciliazione, il Rome Life Forum, durante il quale si sono alternati diversi illustri relatori: vedi Locandina (immagine a lato). Il Forum era aperto a tutta la leadership nel movimento della vita e della famiglia a livello sia internazionale che locale, per consentire l'incontro e il confronto dei rispettivi rappresentanti, ritenuto quanto mai necessario in questo momento critico per la Chiesa. allo scopo di difendere e promuovere la dottrina cattolica sulla famiglia.
Di seguito, nella nostra traduzione, l'intervento del Card. Raymond Leo Burke, all'inizio del quale egli esprime esplicitamente la sua posizione, che è quella diassistere i fedeli nella battaglia per "resistere"all'interno della Chiesa al 'clima' che cerca di minare le verità della fede cattolica sul'indissolubilità del matrimonio e sulla Presenza Reale di Cristo nell'Eucaristia. Il filo conduttore del discorso è Il martirio per la fede nel nostro tempo [originale inglese qui].
Noto una costante negli interventi del Cardinale Burke: egli coglie dalle personali esperienze della sua vita elementi incandescenti che condivide nella loro valenza universale.

Vedi anche, nella nostra traduzione, la Relazione di Matthew McCusker (Voice of the family):
Errori dottrinali di base ed ambiguità dell’Amoris Laetitia alla luce dell’insegnamento cattolico sulla famiglia [qui]

Il martirio per la fede nel nostro tempo

Sono lieto di poter parlare al Rome Life Forum e di esprimere la mia solidarietà a voi, che partecipate, nell'impegno di salvaguardare e promuovere la dignità inviolabile della vita umana degli innocenti e indifesi, e l'integrità della sua culla: il matrimonio e la famiglia. Soprattutto, desidero esprimere la mia più profonda gratitudine a voi. La mia speranza è che questo mio tempo e le mie parole siano una fonte di incoraggiamento nella battaglia pro-vita e pro-matrimonio, nella quale siamo tutti chiamati e in cui tutti noi siamo impegnati.

Provo particolare apprensione per la crescita, specialmente nella Chiesa, del punto di vista mondano, della prospettiva antropocentrica e mondo-centrica. Essa si esprime in una conoscenza laica delle realtà divine che sono parte integrante della nostra vita quotidiana. Per esempio, oggi nella Chiesa, c'è chi si riferisce alla realtà oggettiva della grazia del matrimonio come se fosse un semplice ideale a cui più o meno cerchiamo di conformarci. Visione mondana che, in quanto non vera, porta confusione e divisione all'interno del Corpo di Cristo, finisce per negare il principio fondamentale della retta ragione: il principio di non contraddizione, cioè la legge che una cosa non può essere e non essere nello stesso tempo. Ad esempio, non può essere che la Chiesa professa la fede nella indissolubilità del matrimonio, in accordo con la legge di Dio inscritta in ogni cuore umano e annunciata nella parola di Cristo, mentre nello stesso tempo ammette ai Sacramenti chi vive pubblicamente in violazione della indissolubilità del matrimonio. Se il fatto che una persona che vive pubblicamente in violazione del suo vincolo matrimoniale è ammessa ai Sacramenti, allora il matrimonio non è indissolubile e il sacramento della Santa Eucaristia non è il Corpo di Cristo e l'incontro con Cristo nel sacramento della Penitenza non richiede il fermo proposito di modifica della nostra vita, cioè l'obbedienza alla parola di Cristo,  "non peccare più"[1].
 
Il punto di vista mondano della nostra vita in Cristo comporta una visione politicizzata della Chiesa in cui i suoi membri sono divisi in campi opposti, quando siamo tutti cattolici, per definizione uniti dalla stessa fede, dagli stessi sacramenti e dallo stesso governo[ 2]. Allo stesso tempo, nella vita ecclesiale viene introdotta ogni sorta di falsa opposizione, ad esempio, l'opposizione tra ragione e fede, l'opposizione tra dottrina e pastorale, l'opposizione tra legge e amore, l'opposizione tra la giustizia e la misericordia. Poiché siamo vivi in Cristo nella Chiesa, vediamo tutte le cose in termini di vita eterna "nell'ottica dell'eternità (sub specie aeternitatis)", secondo l'espressione classica.

Siamo tutti tentati di lasciarci assorbire da tali correnti di pensiero. È mio auspicio assistervi nella battaglia per resistere a questo modo di pensare, per rimanere fedeli a Cristo che è vivo in voi per l'effusione dello Spirito Santo. Vi offro una riflessione sul martirio inerente alla nostra vita in Cristo. Tale riflessione ci aiuterà, spero, a vedere tutte le circostanze della nostra vita in Cristo in vista della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, la Sua vittoria della vita eterna nella nostra natura umana che condivide con noi già ora e condividerà con noi perfettamente nella Sua venuta definitiva.

Una nuova evangelizzazione: Padre John A. Hardon e Papa San Giovanni Paolo II

Vorrei richiamare in particolare l'attenzione sul lavoro del Servo di Dio Padre John Anthony Hardon della Compagnia di Gesù, morto il 30 dicembre del Grande Giubileo del 2000. Padre Hardon espresse eloquentemente, nelle sue parole e nei suoi scritti, la forte convinzione che i cattolici oggi, come i primi cristiani, devono essere pronti a dare una forte testimonianza della loro fede, nella sua integrità, sino allo spargimento di sangue. Penso, per esempio, al Manuale del catechista mariano, l'ultima pubblicazione del Servo di Dio, per il quale ho avuto l'onore di scrivere la prefazione. Nell'indicare la natura e la struttura dell'Apostolato del catechista mariano, uno dei numerosi apostolati che il Servo di Dio ha fondato o di cui ha contribuito alla fondazione, Padre Hardon ha scritto:
Il cattolicesimo è alle prese con la peggiore crisi della sua storia. A meno che i veri e fedeli cattolici non abbiano lo zelo e lo spirito dei primi cristiani, a meno che non siano disposti a fare quello che essi hanno fatto ed a pagare il prezzo che hanno pagato, i giorni dell'America sono contati. [3]
Quello che egli ha scritto sugli Stati Uniti d'America, sua patria, è vero per qualsiasi nazione soggetta alla secolarizzazione virulenta della società, una secolarizzazione penetrata anche nella Chiesa. Sapeva che l'unico modo per trasformare la società, cioè trasformare la società rivolti a Cristo e al suo Corpo Mistico, la santa Chiesa, per i singoli cattolici è vivere la propria fede con piena integrità, anche di fronte alla solitudine, al ridicolo, alla persecuzione e persino alla morte.

In altre parole, se compito della Chiesa ai nostri giorni è svolgere la sua missione di evangelizzazione del mondo, essa deve essere prima evangelizzata, deve essere prima purificata di tutto ciò che non è di Cristo, Che è chiamata a portare al mondo, in ogni momento e in ogni luogo. Nella sua Esortazione post-sinodale Christifideles laici, Papa san Giovanni Paolo II ha affrontato la necessità di una nuova evangelizzazione della società, che deve avere il suo inizio con una nuova evangelizzazione della comunità ecclesiale.

Per porre rimedio alla situazione di una cultura totalmente secolarizzata, il santo Pontefice ha osservato, "Certamente urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società umana". [4] Si è affrettato ad aggiungere che, se il rimedio è realizzare ciò, la Chiesa stessa deve essere nuovamente evangelizzata. Per comprendere fino in fondo la secolarizzazione radicale della nostra cultura occorre capire anche quanto questa secolarizzazione sia entrata nella vita della Chiesa stessa. Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato:
Ma la condizione [per rifare il tessuto cristiano della società umana] è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali che vivono in questi paesi e in queste nazioni[5]. 
Egli, quindi, ha invitato i fedeli laici alla loro particolare responsabilità, cioè "testimoniare come la fede cristiana costituisca l'unica risposta pienamente valida, più o meno coscientemente da tutti percepita e invocata, dei problemi e delle speranze che la vita pone ad ogni uomo e ad ogni società".[6] Per rendere più specifica la chiamata, ha chiarito che l'adempimento della responsabilità dei fedeli laici richiede loro di "superare in se stessi la frattura tra il Vangelo e la vita, ricomponendo nella loro quotidiana attività in famiglia, sul lavoro e nella società, l'unità d'una vita che nel Vangelo trova ispirazione e forza per realizzarsi in pienezza". [7]

Catechesi: Fondamento della Nuova Evangelizzazione

In modo particolare, Padre Hardon sapeva che la necessaria forte testimonianza cattolica dipende essenzialmente dalla retta comprensione della fede e ciò esige che risuoni la catechesi. Egli si rendeva conto che decenni di catechesi insufficiente e anche falsa avevano determinato l'analfabatismo in materia di fede di molti cattolici. Ha visto quanti sono stati lasciati nella confusione e nell'errore sui principi fondamentali della fede cattolica e della legge morale scritta nel cuore umano e definitivamente articolati attraverso la parola di Cristo tramandata nella Chiesa. La fede nella Presenza Reale del Signore nostro Gesù nella Santa Eucaristia era drasticamente diminuita, con conseguente perdita pressoché totale della devozione eucaristica. Da un gran numero di cattolici la Messa domenicale non era più vista come un obbligo serio, sotto pena di peccato mortale, e l'accesso regolare al Sacramento della Penitenza era stato abbandonato. La mancanza di formazione nelle virtù, la confusione generale e gli errori sulla legge morale seminavano distruzione e morte nella vita di molte persone e di molte famiglie. I genitori e anche i parroci non vedevano più la catechesi come loro principale responsabilità verso i bambini. Come risultato, molti bambini e giovani cadevano in percorsi di peccato e corruzione morale senza che nessuno li correggesse o mostrasse loro la via di Cristo, la via della verità e dell'amore.

Padre Hardon ci ha ricordato che l'unico mezzo efficace per affrontare la gravità della situazione che minaccia il presente e il futuro della nostra società, è Dio, che "ci ha messi qui in questo momento e luogo consapevoli della gravità dei nostri tempi" e la sua grazia "è disponibile in sovrabbondanza."[8] Mi viene in mente la profonda riflessione sulla testimonianza cristiana nel nostro tempo del cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, nel suo libro di recente pubblicazione, Dieu ou rien [9], uscito nella traduzione inglese con il titolo, God or nothing - Dio o niente. [10]

Come ha osservato padre Hardon, impegnarsi nell'apostolato della catechesi non richiede ad un cattolico di "abbandonare la [sua] professione, lasciare il [suo] lavoro, o assumere una nuova posizione" [11], ma di dedicarsi alla formazione spirituale e dottrinale necessaria per chi è chiamato a testimoniare la fede nel nostro tempo. Egli ha ricordato al lettore come i primi cristiani si nutrissero frequentemente della Santa Comunione e mediante i loro incontri nelle catacombe, che costituivano una sorta di scuola "per acquisire le conoscenze e costruire l'astuzia e lo zelo per vincere anime a Cristo". [12] Egli ha esortato i cattolici di oggi a partecipare alla Santa Messa e ricevere la Santa Comunione quotidiana, se possibile. Li ha inoltre esortati a rendere le loro case e le loro auto delle scuole "per infondere la conoscenza e la forza di volontà per evangelizzare"[13]. In altre parole, ha insegnato loro a non perdere ogni occasione, anche il tempo trascorso in viaggio da un posto ad un altro, per approfondire la comprensione della fede.

Testimonianza e martirio, e la Nuova Evangelizzazione

La testimonianza della catechesi in casa, in viaggio, al lavoro, nel fare affari, nell'esercitare una professione, in qualsiasi arena dello sforzo umano un cattolico sia coinvolto, è una forma eminente della testimonianza che i cattolici sono chiamati a dare in ogni momento, in particolare nei momenti critici in cui viviamo. La testimonianza costante, di cui la catechesi è la forma più importante, riguarda il martirio, come il Servo di Dio ci ha ricordato spesso.
 
Il Catechismo della Chiesa cattolica, infatti, tratta in due numeri successivi del  dovere dei cristiani di testimoniare la propria fede e quello della suprema testimonianza del martirio. Per quanto riguarda il dovere di testimoniare la fede, il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma:
Il dovere dei cristiani di prendere parte alla vita della Chiesa li spinge ad agire cometestimoni del Vangelo e degli obblighi che ne derivano. Tale testimonianza è trasmissione della fede in parole e opere. La testimonianza è un atto di giustizia che comprova o fa conoscere la verità [14]
Per quanto riguarda il martirio, il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma:
Il martirio è la suprema testimonianza resa alla verità della fede; il martire è un testimone che arriva fino alla morte. Egli rende testimonianza a Cristo, morto e risorto, al quale è unito dalla carità. Rende testimonianza alla verità della fede e della dottrina cristiana. Affronta la morte con un atto di fortezza. [15]
Padre Hardon ha sviluppato il suo insegnamento sul martirio per mostrare la relazione essenziale di tutte le forme di testimonianza cristiana col martirio cristiano. Uno studio dell'insegnamento del Servo di Dio mostrerà come per tutti i testimoni sia necessario un certo morire a se stessi, una certa oblazione di sé a Cristo per la sua opera di salvezza. Nella sua massima espressione, ciò implica l'effusione del proprio sangue, dare la vita nella fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. Il martirio è una manifestazione più convincente della realtà della vita di Cristo in noi, l'unità del nostro cuore con il suo glorioso Cuore trafitto.

Penso a tanti fedeli che mi esprimono le loro preoccupazioni profonde per la Chiesa del nostro tempo, in cui sembra che ci sia tanta confusione sulle verità dogmatiche e morali fondamentali. Nel rispondere alle loro preoccupazioni, li esorto ad approfondire la loro comprensione dell'insegnamento costante e della disciplina della Chiesa e di far sentire la propria voce, in modo che i pastori del gregge possano comprendere l'urgenza di annunciare di nuovo con chiarezza e coraggio le verità della fede ed applicare di nuovo con carità e fermezza la disciplina necessaria per salvaguardare le stesse verità.

Davanti alle sfide di vivere la fede cattolica nel nostro tempo, Papa Giovanni Paolo II ci ha ricordato l'urgenza del mandato di Cristo ai primi discepoli e consegnato ai missionari lungo i secoli cristiani e a noi oggi. Egli ha dichiarato:
Certamente l'imperativo di Gesù: «Andate e predicate il Vangelo» mantiene sempre vivo il suo valore ed è carico di un'urgenza intramontabile. Tuttavia la situazione attuale, non solo del mondo ma anche di tante parti della Chiesa, esige assolutamente che la parola di Cristo riceva un'obbedienza più pronta e generosa. Ogni discepolo è chiamato in prima persona; nessun discepolo può sottrarsi nel dare la sua propria risposta: «Guai a me, se non predicassi il Vangelo!» (1 Cor 9, 16). [16]
I cristiani si trovano spesso in una società e in una cultura che non conoscono Dio, sono dimentiche di Lui o addirittura ostili a Lui e alla sua legge scritta nella creazione, inscritta in ogni cuore umano, e insegnata nella sua pienezza da parte della Chiesa. In una tale situazione, la testimonianza chiara e coraggiosa della vita cristiana, dando gloria a Dio mediante l'obbedienza alla sua legge scritta nel cuore dell'uomo, è più importante che mai, non solo per il bene della salvezza dell'anima cristiana, ma anche per la trasformazione della cultura e della società, in modo da promuovere e servire realmente al bene di tutti.

L'obbedienza, fondamentale ed essenziale per la nuova evangelizzazione, è anche una virtù acquisita con grande difficoltà in una cultura che esalta l'individualismo e pone in discussione ogni autorità, tranne la propria. Tuttavia, essa è indispensabile per insegnare e vivere il Vangelo nel nostro tempo. Dobbiamo prendere esempio dai primi discepoli, dai primi missionari nella nostra patria, e dalla schiera di santi e beati che si sono dedicati completamente a Cristo, invocando l'aiuto e la guida dello Spirito Santo per purificarsi di ogni ribellione di fronte alla volontà di Dio e rafforzarsi nel fare la volontà di Dio in ogni cosa.

Padre Hardon ha assunto il lavoro della nuova evangelizzazione fedelmente e senza sosta. Suo unico desiderio era aiutare i suoi fratelli e sorelle nella Chiesa ad insegnare, celebrare e vivere la fede cattolica con l'entusiasmo e l'energia dei primi discepoli, dei grandi santi e dei missionari che per primi hanno portato la fede cattolica nella nostra patria. Egli ha espresso la chiamata alla nuova evangelizzazione più appropriatamente come una chiamata a testimoniare e, infine, al martirio. Così molti fedeli, me compreso, continuano a seguire l'ispirazione e la direzione che il Servo di Dio ci ha dato.


   continua



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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