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Ultimo Aggiornamento: 11/11/2014 22:52
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Sesso: Femminile
21/10/2014 19:31
 
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Beato Francesco di Sales salvami!

 

Due fratelli devono attraversare un traballante ponte sopra un fiume in piena. Si raccomandano all’allora beato Francesco di Sales. Tuttavia, il più grande cade ed annega. Ma il giorno dopo...

Correva l'anno 1623 ed era il 30 di aprile quando Francesco e Girolamo Genin, decisero di tornare a casa dai genitori sfuggendo dal temuto insegnante di latino, il signor Crozet. Costui, infatti, soleva punirli duramente quando non imparavano le lezioni.

I piccoli Genin, dunque, partirono di nascosto e di primo mattino per lasciare Les Ollièrs, paesino a sud di Ginevra, e giunsero così davanti al fiume Fier: un freddo fiume montano che spesso, in primavera e con lo sciogliersi delle nevi, si gonfiava e straripava prima di sfociare nel Rodano.

I due fratelli, rispettivamente di tredici e di quattordici anni, fissavano sconsolati sia l'impeto del fiume in piena, sia il piccolo ponte formato da tre assi di legno, non fissate tra di loro ed alquanto insicure. Se volevano tornare a casa quel ponte era la loro unica possibilità. “Esitammo a salirvi, temendo per la nostra vita; ma la paura di ricadere nelle mani del signor Crozet ci fece superare quel timore” dichiarerà in seguito Francesco.

Sarà che il fatto accadeva a poca distanza da Annency, località in cui era stato tumulato, nel 1622, l'allora beato Francesco di Sales che in vita era stato vescovo di Ginevra; sarà che a quel tempo erano ancora vivi quegli strani sentimenti da “fanatici, ignoranti e bigotti” che fan chiedere protezione a beati e santi, fatto sta che, prima di tentare l'attraversamento, i due giovani si inginocchiarono e chiesero protezione al servo di Dio e loro conterraneo Francesco di Sales.

Gli fecero persino un voto: se avessero passato indenni il fiume avrebbero visitato la sua tomba ed ascoltato la Messa nella chiesa della Visitazione ad Annency. Girolamo, il più grande dei due, salì per primo ed arrivò al centro del ponte e del fiume.
E proprio lì avvenne la disgrazia: un passo falso, il tempo di gridare “Beato Francesco di Sales, salvami!”, poi la faccia contro le assi del ponte ed infine la caduta in acqua. Subito il fratello tredicenne corse sul ponte per prestare aiuto a Girolamo.
Ma finì a sua volta in acqua, sebbene non distante dalla riva.

Francesco, invocando anch'egli e più volte l'omonimo beato, riuscì a mettersi in salvo e, rialzatosi, corse per centinaia di metri lungo il fiume, per riuscire a scorgere Girolamo... Nulla. Il fiume e la corrente l'avevano fatto sparire. Non rimaneva che tornare a Les Ollièrs, per avvertire il signor Puthod, parroco cui erano stati affidati dai genitori.
Ma non trovando né Puthod né Crozet, Francesco lasciò detto al sagrestano di riferire loro della disgrazia e nel frattempo si diresse al fiume con alcuni compaesani che volevano aiutarlo.

Davanti al ponte si erano già raggruppati molti abitanti di Ornay, il vicino paese che Francesco aveva attraversato in precedenza riferendo tra le lacrime quanto era successo. Ad ormai più di quattro ore dall'accaduto, si continuò a cercare il corpo di Girolamo più per dargli cristiana sepoltura che per la speranza di ritrovarlo vivo.

Si stava per desistere, quando giunse tale Alessandro Raphin, noto ed esperto nuotatore subacqueo conosciuto nella regione come abile ripescatore di corpi annegati.
Ma dopo due tentativi falliti anche Raphin voleva desistere; l'acqua era troppo fredda e lui era ormai stremato.

Per oltre un'ora si cercò di trovare lungo il fiume, un'ansa od una buca dove il cadavere poteva essere rimasto impigliato.
E proprio in una buca assai profonda, il signor Raphin, dopo essere stato convinto a fare un ultimo tentativo, si gettò e rinvenne il cadavere di Girolamo.
Il corpo del ragazzo appariva alla vista di tutti i numerosi presenti esanime, bluastro, gonfio, pieno di contusioni e quasi irriconoscibile. Sempre Raphin si caricò il corpo sulle spalle e lo portò a Ornay dove depose in un fienile.

Il parroco locale constatò, dopo accurato esame, che il ragazzo era sicuramente morto e fece scavare una tomba nel cimitero della chiesa. Per il funerale bisognava però aspettare l'arrivo del parroco tutore dei Genin. Invero non ci fu da aspettare molto, ma erano già le sei di sera e quindi si decise che la cerimonia funebre sarebbe stata celebrata l'indomani.

Il parroco Puthod si fece raccontare tutta la storia sin nei dettagli e quando udì dell'invocazione al beato Francesco di Sales ebbe un sussulto.
Poco prima, infatti, mentre stava pregando nel fienile, presso la salma di Girolamo, aveva fatto il seguente voto: “se Dio si compiacerà di ridare la vita al morto per glorificare il suo vero Servo Francesco di Sales, reciterò in loro onore nove messe per nove giorni di fila sulla tomba del beato”.

Durante la notte venne celebrata la veglia funebre ed al mattino seguente si preparò al funerale. Del resto, quel corpo annegato il giorno prima appariva sempre più malridotto ed irriconoscibile. Eppure...

Quando Girolamo Genin stava per essere sollevato e deposto nella bara, prima lo si vide alzare un braccio e, subito dopo, lo si sentì pronunciare: “O beato Francesco di Sales!”. Tutti rimasero sorpresi e meravigliati.
Alcuni dei presenti fuggirono, altri persero i sensi e solo in pochi trovarono il fiato ed il coraggio per gridare al miracolo.

Girolamo venne aiutato ad alzarsi e sebbene presentasse parecchie contusioni era vivo! Bevve, si ripulì dalla sabbia del fiume, mangiò e raccontò che, prima di alzarsi, gli era apparso il Beato Francesco di Sales che l'aveva benedetto. Il 4 maggio i fratelli Genin ed il parroco Puthod si recarono ad Annency per tener fede al proprio voto.
Un altro miracolo attendeva Girolamo che, dopo essersi coricato sulla tomba  del Servo di Dio, sentì sparire  di colpo tutti i dolori e le contusioni di cui ancora soffriva. Nel maggio 1665 Francesco di Sales venne canonizzato e fra i presenti alla cerimonia vi era pure il risorto Girolamo.

Questo miracolo è ben documentato dalle deposizioni dei numerosi testimoni che vi assistettero direttamente. Teniamo conto, infine, che solo Dio può risuscitare veramente un morto. Solo il creatore delle leggi della natura può derogarvi.
 
 

RICORDA

"La risurrezione di tutti i morti, "dei giusti e degli ingiusti" (At 24,15), precederà il giudizio finale. Sarà "l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepocri udranno la sua voce [del Figlio dell'Uomo] e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna" (Gv 5,28-29). Allora Cristo "verrà nella sua gloria, con tutti i suoi angeli...E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra... E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna" (Mt 25, 31.32.46).
(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1038)



IL TIMONE – N. 8 - ANNO II - Luglio/Agosto 2000 - pag. 24-25






Un sacerdote risponde

Nella mia vita di preghiera non ho Santi di riferimento; le chiedo se sia giusto o sbagliato

Caro Padre Angelo,
ho una grande perplessità e spero tanto di non essere in errore. Nella mia vita di preghiera non ho Santi di riferimento. Mi rivolgo direttamente a Nostro Signore Gesù Cristo. Qualsiasi cosa la chiedo a Lui e a Lui offro le mie preghiere. E' giusto? o sbaglio?
Grazie per la risposta e che il Signore vi benedica.
Stefano


Risposta del sacerdote

Caro Stefano, 
1. fai bene a rivolgerti a Cristo perché è Lui il nostro Salvatore, il nostro Maestro, il nostro Dio, il principio e il fine di tutta la nostra vita e di tutte le nostre azioni.
Egli stesso nell’Apocalisse, comparendo a San Giovanni, dice: “Io sono l'Alfa e l'Omèga, il Primo e l'Ultimo, il Principio e la Fine” (Ap 22,13).

2. Tuttavia Gesù non è venuto al mondo da solo. Poteva farlo, ma non l’ha fatto. Ha scelto la Madonna e, accanto a Lei, ha voluto San Giuseppe.
Poteva compiere l’evangelizzazione senza la compagnia degli apostoli. Invece ha voluto servirsi anche di loro. 
A quelli che l’avrebbero seguito e gli sarebbero rimasti fedeli ha fatto la solenne promessa che un giorno avrebbe detto loro: “Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto” (Mt 25,21).
Nell’Apocalisse si legge anche: “Scrivi: d'ora in poi, beati i morti che muoiono nel Signore. Sì - dice lo Spirito -, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono” (Ap 14,13).
E ancora: “e hai fatto di loro, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti, e regneranno sopra la terra” (Ap 5,10).
Ciò significa che i Santi in paradiso non sono inerti, ma regnano con Cristo, hanno potere sul mondo, presentano a Dio a nostro favore la loro intercessione, ci beneficano con le loro opere che li accompagnano eternamente.

3. Con la loro morte non si sono allontanati da noi, ma vi sono ritornati subito con una capacità e immediatezza d’azione più grande di quella che avevano precedentemente. 
Il popolo cristiano ne ha sempre fatto esperienza. Ad essi si è rivolto considerandoli come amici e benefattori inseparabili.

4. Dei primi cristiani si legge che “ogni cosa era fra loro comune” (At 4,32).
Il Catechismo Romano del Concilio di Trento dice che  “il cristiano veramente tale nulla possiede di così strettamente suo che non lo debba ritenere in comune con gli altri, pronto quindi a sollevare la miseria dei fratelli più poveri” (1, 10, 27).
Questo è vero non sono per i cristiani della Chiesa pellegrina nel mondo, ma anche per quelli che sono in Paradiso.
Ogni cristiano è un amministratore dei beni del Signore (Cf Lc 16,1-3).
E quanto possono amministrare coloro ai quali Cristo stesso ha dato potere su molto (Mt 25,21)!

5. Per questo il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che “L’unione… di coloro che sono in cammino coi fratelli morti nella pace di Cristo non è minimamente spezzata, anzi, secondo la perenne fede della Chiesa, è consolidata dalla comunicazione dei beni spirituali” (CCC 955).
Anzi “a causa infatti della loro più intima unione con Cristo i beati rinsaldano tutta la Chiesa nella santità… non cessano di intercedere per noi presso il Padre, offrendo i meriti acquistati in terra mediante Gesù Cristo, unico Mediatore tra Dio e gli uomini… La nostra debolezza quindi è molto aiutata dalla loro fraterna sollecitudine “ (CCC 956).

6. E ricorda quanto alcuni santi hanno assicurato prima di morire: “Non piangete. Io vi sarò più utile dopo la mia morte e vi aiuterò più efficacemente di quando ero in vita” (San Domenico morente ai suoi frati, cf Giordano di Sassonia, Libellus de principiis Ordinis praedicatorum, 93).
“Passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra” (Santa Teresa di Gesù Bambino, Novissima verba).

7. La necessità di passare attraverso l’intercessione dei Santi è una grande grazia per noi perché diversamente dovremmo presentarci sempre con le nostre miserie e ingratitudini davanti a Colui che è tre volte Santo.
Non possiamo dimenticare quello che Dio disse ai tre amici di Giobbe:  “Andate dal mio servo Giobbe..., il mio servo Giobbe pregherà per voi, affinché io, per riguardo a lui, non punisca la vostra stoltezza” (Gb 42,8).

8. Passare attraverso l’intercessione dei Santi è infine un grande insegnamento che il Signore ci dà. Infatti con la loro vita ci insegnano come vada vissuto il Vangelo. In questo modo nessuno può scusarsi e dire “l’imitazione di  Cristo è impossibile”.
Per questo San Paolo dice: “Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo” (1 Cor 11,1).

9. Un posto speciale, poi, nella nostra vita cristiana lo deve avere la Madonna.
Cristo ha detto “figlio, ecco tua madre”. E ci ha detto così perché in tutto e per tutto, come fa un bambino con sua madre, così facciamo anche noi nei riguardi della nostra Madre nella Grazia.
A Lei dobbiamo domandare un poco dell’amore che Lei aveva per Gesù. E siamo sicuri che prontamente ce lo dà perché è desiderosissima di farci questo dono.
È allora che ci si accorge che Maria è la via più breve per andare a Gesù.

10. Vorrei concludere dicendoti: passa dalle parole ai fatti.
Comincia a chiedere a Maria quello che ti ho suggerito poco fa. Vedrai che Lei te lo concede e sentirai che il tuo cuore comincia a provare qualche cosa di nuovo anche per Gesù.

Ti auguro una Santa Pasqua, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo






[Modificato da Caterina63 11/11/2014 22:52]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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