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2 Febbraio La Candelora e la Presentazione di Gesù al Tempio: Giornata per la Vita Consacrata

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2014 15:46
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La festa dell'Ingresso del Signore nel Tempio

Beato il sacerdote
che oggi offre al Padre il Figlio del Padre



di Manuel Nin

La tradizione liturgica siro-occidentale celebra come grande festa il quarantesimo giorno dopo la nascita di Cristo, a partire dal vangelo di Luca (2, 22-40). Già Egeria, nella seconda metà del iv secolo, ci parla di questa celebrazione a Gerusalemme, presso la basilica della Risurrezione e la paragona quasi alla Pasqua:  cum summa laetitia ac si per Pascha. Nei secoli v e vi la festa  si celebra ad Alessandria, Antiochia e Costantinopoli  e  alla  fine  del  vii viene  introdotta  a  Roma  da  papa Sergio 1
.

In tutte le liturgie cristiane la festa del 2 febbraio è un annunzio evidente della Pasqua. Nella tradizione siro-occidentale l'Ingresso di Gesù nel tempio si celebra in un contesto di prefigurazione pasquale e viene messo in parallelo con la sua discesa agli inferi. Una delle prime preghiere dei vespri recita:  "Per salvare gli uomini fatti dalla polvere, ecco che Dio scende fino allo Sheol; concede ai prigionieri la salvezza e la libertà, ai ciechi la vista, e ai muti la voce per cantare:  sei benedetto Signore, Onnipotente Dio dei nostri padri".

Diversi testi dell'ufficiatura vespertina leggono allegoricamente lo stesso testo evangelico:  "Tu che accetti i sacrifici e porti a compimento i misteri, tu hai, secondo la Legge, presentato un paio di tortore. Ed ecco che l'anziano Simeone seppe che tu sei il Signore dei due Testamenti, dell'Antico e del Nuovo". Simeone è paragonato, nell'accogliere e reggere il bambino, agli angeli attorno al trono di Dio:  "Simeone fu un cherubino spirituale e anche un serafino; nelle sue braccia, come delle ali, tenne il Signore dei serafini e chiese a un bambino, come fosse un re, la sua liberazione".

Gli Inni di sant'Efrem cantati nell'ufficiatura della notte sottolineano diversi aspetti della teologia della festa. Simeone viene presentato allo stesso tempo come offerente e offerto, titolo che la liturgia bizantina poi darà direttamente a Cristo:  "Per amore di Lui divenne grande il vecchio Simeone, al punto di poter offrire, lui, un mortale, colui che vivifica tutto. Con la forza che viene da Lui Simeone lo poté portare; proprio lui, che lo offriva, era da Lui offerto".

Ancora Efrem presenta Simeone e Anna come due nonni che cantano delle nenie al bambino. In una strofa si ritrovano il tema della discesa agli inferi e il collegamento con la Pasqua:  "Nel tempio santo Simeone lo portava cantandogli una nenia:  Sei venuto, o clemente, tu che hai clemenza della mia vecchiaia e fai entrare le mie ossa in pace nello Sheol. Grazie a te risusciterò dal sepolcro al paradiso". Come Adamo Simeone verrà introdotto dal Signore in paradiso.

Per Anna una delle strofe utilizza immagini fortemente sacramentali nel descrivere il suo incontro con il bambino:  "Lo abbracciò Anna, e pose la propria bocca sulle sue labbra. E lo Spirito si posò sulle sue labbra, come fu con Isaia:  muta era la sua bocca, ma il carbone ardente avvicinato alle sue labbra aprì la sua bocca".

Anna è quasi paragonata alla Chiesa e ai cristiani che ricevono i Santi doni. Infatti, la tradizione liturgica siro-occidentale chiama "brace" e "carbone ardente" il Corpo e il Sangue di Cristo nella celebrazione eucaristica. L'altra strofa presenta Anna che contempla nel bambino il Figlio di Dio fattosi piccolo:  "Ribolliva Anna dello Spirito dalla sua bocca e gli cantò una nenia:  O figlio di condizione regale, o figlio di condizione vile, in silenzio ascolti, invisibile vedi, nascosto intendi, Dio figlio d'uomo sia gloria al tuo nome".

E Simeone, toccando il bambino, viene purificato e santificato:  "Beato il sacerdote che, nel santuario, ha offerto al Padre il Figlio del Padre; frutto raccolto dal nostro albero, pur provenendo interamente dalla divina maestà. Beate le sue mani, santificate dall'averlo portato, e la sua canizie, ringiovanita dall'averlo abbracciato. Nel tempio lo Spirito attendeva con ardore il suo ingresso e quando fu crocifisso uscì, strappando il velo".

L'icona della festa mette in luce l'incontro di Dio con l'uomo, manifesta il mistero dell'incarnazione e prefigura la passione, morte e risurrezione di Cristo. Diventando l'annuncio dell'altro grande incontro, quando l'uomo nuovo, Cristo, scende nell'Ade per annunciare ad Adamo la sua salvezza e la sua risurrezione.


(©L'Osservatore Romano - 1-2 febbraio 2010)


                                            



La Candelora è celebrata anche nella tradizione pagana e neopagana, ed alcuni studiosi rilevano come si tratti di una festività introdotta appunto in sostituzione di una preesistente. Chiamata Imbolc nella tradizione celtica, segnava il passaggio tra l’inverno e la primavera ovvero tra il momento di massimo buio e freddo e quello di risveglio della luce.


Detta anche: Festa delle luci (cfr Lc 2,30-32), ebbe origine in Oriente con il nome di ‘Ipapante’, cioè ‘Incontro’. Nel sec. VI si estese all’Occidente con sviluppi originali: a Roma con carattere più penitenziale e in Gallia con la solenne benedizione e processione delle candele popolarmente nota come la ‘candelora’. La presentazione del Signore chiude le celebrazioni natalizie e con l’offerta della Vergine Madre e la profezia di Simeone apre il cammino verso la Pasqua. (Mess. Rom.)

Martirologio Romano: Festa della Presentazione del Signore, dai Greci chiamata Ipapánte: quaranta giorni dopo il Natale del Signore, Gesù fu condotto da Maria e Giuseppe al Tempio, sia per adempiere la legge mosaica, sia soprattutto per incontrare il suo popolo credente ed esultante, luce per illuminare le genti e gloria del suo popolo Israele.

La festività odierna, di cui abbiamo la prima testimonianza nel secolo IV a Gerusalemme, venne denominata fino alla recente riforma del calendario festa della Purificazione della SS. Vergine Maria, in ricordo del momento della storia della sacra Famiglia, narrato al capitolo 2 del Vangelo di Luca, in cui Maria, in ottemperanza alla legge, si recò al Tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, per offrire il suo primogenito e compiere il rito legale della sua purificazione. La riforma liturgica del 1960 ha restituito alla celebrazione il titolo di "presentazione del Signore", che aveva in origine. L'offerta di Gesù al Padre, compiuta nel Tempio, prelude alla sua offerta sacrificale sulla croce.

Questo atto di obbedienza a un rito legale, al compimento del quale né Gesù né Maria erano tenuti, costituisce pure una lezione di umiltà, a coronamento dell'annuale meditazione sul grande mistero natalizio, in cui il Figlio di Dio e la sua divina Madre ci si presentano nella commovente ma mortificante cornice del presepio, vale a dire nell'estrema povertà dei baraccati, nella precaria esistenza degli sfollati e dei perseguitati, quindi degli esuli.

L'incontro del Signore con Simeone e Anna nel Tempio accentua l'aspetto sacrificale della celebrazione e la comunione personale di Maria col sacrificio di Cristo, poiché quaranta giorni dopo la sua divina maternità la profezia di Simeone le fa intravedere le prospettive della sua sofferenza: "Una spada ti trafiggerà l'anima": Maria, grazie alla sua intima unione con la persona di Cristo, viene associata al sacrificio del Figlio. Non stupisce quindi che alla festa odierna si sia dato un tempo tale risalto da indurre l'imperatore Giustiniano a decretare il 2 febbraio giorno festivo in tutto l'impero d'Oriente.

Roma adottò la festività verso la metà del VII secolo; papa Sergio 1 (687-701) istituì la più antica delle processioni penitenziali romane, che partiva dalla chiesa di S. Adriano al Foro e si concludeva a S. Maria Maggiore.
Il rito della benedizione delle candele, di cui si ha testimonianza già nel X secolo, si ispira alle parole di Simeone: "I miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti".

 Da questo significativo rito è derivato il nome popolare di festa della "candelora". La notizia data già da Beda il Venerabile, secondo la quale la processione sarebbe un contrapposto alla processione dei Lupercalia dei Romani, e una riparazione alle sfrenatezza che avvenivano in tale circostanza, non trova conferma nella storia.


[Modificato da Caterina63 01/02/2010 18:48]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Bellissima riflessione dal Blog di Rinascimento Sacro

I prossimi appuntementi nelle Marche.

.

Martedì 2 Febbraio 2010 alle ore 21.00

Santuario dell'Addolorata
Campocavallo
Osimo
(Ancona)

SANTA MESSA NELLA FORMA STRAORDINARIA
in festo Purificationis B.V. Mariae


Segue benedizione delle candele, processione e Santa Messa solenne.
All’Organo il M° Simone Baiocchi, servizio liturgico dei ministranti di Campocavallo.

***

La riflessione del Papa sulla festa di domani :

L’incontro del caos e della luce

Nella quotidianità cittadina non ci si accorge quasi più che il 2 febbraio si celebra un’antichissima festa, comune alle Chiese dell’Oriente e dell’Occidente , che una volta aveva da noi una grande importanza nell’anno contadino: la Candelora.
E’ una festa in cui sono confluite diverse correnti storiche, cosicché risplende di vari colori.

L’occasione immediata è il ricordo del fatto che Maria e Giuseppe, il quarantesimo giorno dopo la sua nascita, portarono Gesù al tempio di Gerusalemme per presentare il sacrificio di purificazione prescritto.

Della scena descritta da Luca, la liturgia ha sottolineato soprattutto un aspetto: l’incontro tra Gesù Bambino e il vecchio Simeone; perciò nel mondo greco la festa ha ricevuto il nome di hypapanti, incontro. In questo stare insieme del bambino con l’anziano, la Chiesa vede raffigurato l’incontro tra il mondo pagano che va scomparendo e il nuovo inizio in Cristo, tra il tempo dell’Antica Alleanza che sta per finire e il tempo nuovo della Chiesa dei popoli.
Ciò che qui è espresso è più dell’eterno ciclo di morte e nascita: è più del fatto consolante che al declino di una generazione ne segue sempre un’altra, con nuove idee e speranze. Se così fosse, questo bambino non rappresenterebbe nessuna speranza per Simeone, ma solo per se stesso. Invece è di più: è speranza per tutti, perché è una speranza al di là della morte.

Così tocchiamo il secondo significato fondamentale che la liturgia attribuisce a questo giorno. Essa si riallaccia alle parole di Simeone, che chiama il bambino “luce per illuminare le genti”. Sulla base di queste parole si celebra il giorno liturgico come una festa delle luci. La luce calda delle candele vuol essere l’espressione evidente della luce più grande che si sprigiona in tutti i tempi dalla figura di Gesù.
A Roma la processione delle luci ha sostituito un corteo rumoroso e scatenato, il cosiddetto “amburbale”, che dalla paganità si era conservato a lungo nell’era cristiana. Il corteo pagano esprimeva elementi magici: doveva servire per purificare la città e difenderla dalle potenze cattive.

In ricordo di ciò, la processione cristiana si teneva dapprima in vesti nere e poi – fino alla riforma liturgica del Concilio – viola. Così nella processione compariva ancora una volta il simbolismo dell’incontro.

Il grido selvaggio del mondo pagano che chiede purificazione, liberazione, superamento delle potenze oscure si incontra con la “luce per illuminare le genti”, la luce tenue e umile di Gesù Cristo. Il tempo che “sta per finire”, ma che è sempre presente, di un mondo caotico, schiavizzato e schiavizzante, s’ incontra con la forza purificatrice del messaggio cristiano. Questo mi ricorda una frase del drammaturgo Eugene Ionesco, il quale, come esponente del teatro dell’assurdo, aveva levato con chiarezza il grido di un mondo assurdo e, al tempo stesso, aveva compreso sempre più che questo grido è un’invocazione a Dio. “La storia – aveva affermato, è rovina, è caos, se non è rivolta al soprannaturale”.

La processione delle luci, con le vesti scure, l’incontro simbolico che vi si verifica del caos e della luce, dovrebbe ricordarci questa verità e darci il coraggio, nello sforzo di migliorare il mondo, di non considerare il soprannaturale come una perdita di tempo,ma come l’unica via che può dare un senso al caos.

da "Le cose di lassù" © Copyright 1986-2008 - Libreria Editrice Vaticana


***

Venerdì 12 Febbraio 2010

Chiesa del Sacro Cuore e San Benedetto da Norcia
(detta dei Sacconi)
via Corridoni, 19
Tolentino
(Macerata)

TAPPA DELLE QUARANTORE PARROCCHIALI

- ore 15 esposizione del Santissimo Sacramento
- ore 18 Vespri , Benedizione Eucaristica e Santa Messa presieduta dal Reverendo Prof. Padre Paul Gunter, OSB, Professore presso il Pontificio Istituto Liturgico Sant’Anselmo e Consultore dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice
Presta servizio la Schola Cantorum “Giuseppe Bezzi” della Basilica di San Nicola.
- ore 21,30 Adorazione con preghiere proposte dall’ Azione Cattolica e dal Gruppo di Preghiera “Padre Pio”.
- ore 23 Canto delle Litanie



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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Omelia del Papa per i Vespri nella XIV Giornata della Vita Consacrata

CITTA' DEL VATICANO, martedì, 2 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'omelia pronunciata da Benedetto XVI nel presiedere questo martedì sera, nella Basilica Vaticana, la celebrazione dei Vespri con i membri degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica.


OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Nella festa della Presentazione di Gesù al Tempio celebriamo un mistero della vita di Cristo, legato al precetto della legge mosaica che prescriveva ai genitori, quaranta giorni dopo la nascita del primogenito, di salire al Tempio di Gerusalemme per offrire il loro figlio al Signore e per la purificazione rituale della madre (cfr Es 13,1-2.11-16; Lv 12,1-8).

Anche Maria e Giuseppe compiono questo rito, offrendo – secondo la legge – una coppia di tortore o di colombi. Leggendo le cose più in profondità, comprendiamo che in quel momento è Dio stesso a presentare il suo Figlio Unigenito agli uomini, mediante le parole del vecchio Simeone e della profetessa Anna. Simeone, infatti, proclama Gesù come "salvezza" dell’umanità, come "luce" di tutti i popoli e "segno di contraddizione", perché svelerà i pensieri dei cuori (cfr Lc 2,29-35). In Oriente questa festa veniva chiamata Hypapante, festa dell’incontro: infatti, Simeone ed Anna, che incontrano Gesù nel Tempio e riconoscono in Lui il Messia tanto atteso, rappresentano l’umanità che incontra il suo Signore nella Chiesa. Successivamente questa festa si estese anche in Occidente, sviluppando soprattutto il simbolo della luce, e la processione con le candele, che diede origine al termine "Candelora". Con questo segno visibile si vuole significare che la Chiesa incontra nella fede Colui che è "la luce degli uomini" e lo accoglie con tutto lo slancio della sua fede per portare questa "luce" al mondo.

In concomitanza con questa festa liturgica, il Venerabile Giovanni Paolo II, a partire dal 1997, volle che fosse celebrata in tutta la Chiesa una speciale Giornata della Vita Consacrata. Infatti, l’oblazione del Figlio di Dio – simboleggiata dalla sua presentazione al Tempio – è modello per ogni uomo e donna che consacra tutta la propria vita al Signore.

Triplice è lo scopo di questa Giornata: innanzitutto lodare e ringraziare il Signore per il dono della vita consacrata; in secondo luogo, promuoverne la conoscenza e la stima da parte di tutto il Popolo di Dio; infine, invitare quanti hanno dedicato pienamente la propria vita alla causa del Vangelo a celebrare le meraviglie che il Signore ha operato in loro. Nel ringraziarvi per essere convenuti così numerosi, in questa giornata a voi particolarmente dedicata, desidero salutare con grande affetto ciascuno di voi: religiosi, religiose e persone consacrate, esprimendovi cordiale vicinanza e vivo apprezzamento per il bene che realizzate a servizio del Popolo di Dio.

La breve lettura tratta dalla
Lettera agli Ebrei, che poco fa è stata proclamata, unisce bene i motivi che stanno all’origine di questa significativa e bella ricorrenza e ci offre alcuni spunti di riflessione. Questo testo – si tratta di due versetti, ma molto densi – apre la seconda parte della Lettera agli Ebrei, introducendo il tema centrale di Cristo sommo sacerdote. Veramente bisognerebbe considerare anche il versetto immediatamente precedente, che dice: "Dunque, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede" (Eb 4,14). Questo versetto mostra Gesù che ascende al Padre; quello successivo lo presenta mentre discende verso gli uomini. Cristo è presentato come il Mediatore: è vero Dio e vero uomo, perciò appartiene realmente al mondo divino e a quello umano.

In realtà, è proprio e solamente a partire da questa fede, da questa professione di fede in Gesù Cristo, il Mediatore unico e definitivo, che nella Chiesa ha senso una vita consacrata, una vita consacrata a Dio mediante Cristo. Ha senso solo se Lui è veramente mediatore tra Dio e noi, altrimenti si tratterebbe solo di una forma di sublimazione o di evasione.

Se Cristo non fosse veramente Dio, e non fosse, al tempo stesso, pienamente uomo, verrebbe meno il fondamento della vita cristiana in quanto tale, ma, in modo del tutto particolare, verrebbe meno il fondamento di ogni consacrazione cristiana dell’uomo e della donna.

La vita consacrata, infatti, testimonia ed esprime in modo "forte" proprio il cercarsi reciproco di Dio e dell’uomo, l’amore che li attrae; la persona consacrata, per il fatto stesso di esserci, rappresenta come un "ponte" verso Dio per tutti coloro che la incontrano, un richiamo, un rinvio. E tutto questo in forza della mediazione di Gesù Cristo, il Consacrato del Padre. Il fondamento è Lui! Lui, che ha condiviso la nostra fragilità, perché noi potessimo partecipare della sua natura divina.


                                                                

Il nostro testo insiste, più che sulla fede, sulla "fiducia" con cui possiamo accostarci al "trono della grazia", dal momento che il nostro sommo sacerdote è stato Lui stesso "messo alla prova in ogni cosa come noi". Possiamo accostarci per "ricevere misericordia", "trovare grazia", e per "essere aiutati al momento opportuno". Mi sembra che queste parole contengano una grande verità e insieme un grande conforto per noi che abbiamo ricevuto il dono e l’impegno di una speciale consacrazione nella Chiesa. Penso in particolare a voi, care sorelle e fratelli. Voi vi siete accostati con piena fiducia al "trono della grazia" che è Cristo, alla sua Croce, al suo Cuore, alla sua divina presenza nell’Eucaristia. Ognuno di voi si è avvicinato a Lui come alla fonte dell’Amore puro e fedele, un Amore così grande e bello da meritare tutto, anzi, più del nostro tutto, perché non basta una vita intera a ricambiare ciò che Cristo è e ciò che ha fatto per noi. Ma voi vi siete accostati, e ogni giorno vi accostate a Lui, anche per essere aiutati al momento opportuno e nell’ora della prova.

Le persone consacrate sono chiamate in modo particolare ad essere testimoni di questa misericordia del Signore, nella quale l’uomo trova la propria salvezza. Esse tengono viva l’esperienza del perdono di Dio, perché hanno la consapevolezza di essere persone salvate, di essere grandi quando si riconoscono piccole, di sentirsi rinnovate ed avvolte dalla santità di Dio quando riconoscono il proprio peccato.

Per questo, anche per l’uomo di oggi, la vita consacrata rimane una scuola privilegiata della "compunzione del cuore", del riconoscimento umile della propria miseria, ma, parimenti, rimane una scuola della fiducia nella misericordia di Dio, nel suo amore che mai abbandona. In realtà, più ci si avvicina a Dio, più si è vicini a Lui, più si è utili agli altri.

Le persone consacrate sperimentano la grazia, la misericordia e il perdono di Dio non solo per sé, ma anche per i fratelli, essendo chiamate a portare nel cuore e nella preghiera le angosce e le attese degli uomini, specie di quelli che sono lontani da Dio. In particolare, le comunità che vivono nella clausura, con il loro specifico impegno di fedeltà nello "stare con il Signore", nello "stare sotto la croce", svolgono sovente questo ruolo vicario, unite al Cristo della Passione, prendendo su di sé le sofferenze e le prove degli altri ed offrendo con gioia ogni cosa per la salvezza del mondo.

Infine, cari amici, vogliamo elevare al Signore un inno di ringraziamento e di lode per la stessa vita consacrata. Se essa non ci fosse, quanto sarebbe più povero il mondo! Al di là delle superficiali valutazioni di funzionalità, la vita consacrata è importante proprio per il suo essere segno di gratuità e d’amore, e ciò tanto più in una società che rischia di essere soffocata nel vortice dell’effimero e dell’utile (cfr Esort. ap. post-sinod. Vita consecrata, 105). La vita consacrata, invece, testimonia la sovrabbondanza d’amore che spinge a "perdere" la propria vita, come risposta alla sovrabbondanza di amore del Signore, che per primo ha "perduto" la sua vita per noi. In questo momento penso alle persone consacrate che sentono il peso della fatica quotidiana scarsa di gratificazioni umane, penso ai religiosi e alle religiose anziani, ammalati, a quanti si sentono in difficoltà nel loro apostolato… Nessuno di essi è inutile, perché il Signore li associa al "trono della grazia". Sono invece un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo, assetato di Dio e della sua Parola.

Pieni di fiducia e di riconoscenza, rinnoviamo dunque anche noi il gesto dell’offerta totale di noi stessi presentandoci al Tempio.

L’Anno Sacerdotale sia un’ulteriore occasione, per i religiosi presbiteri, ad intensificare il cammino di santificazione e, per tutti i consacrati e le consacrate, uno stimolo ad accompagnare e sostenere il loro ministero con fervente preghiera. Quest’anno di grazia avrà un momento culminante a Roma, il prossimo giugno, nell’incontro internazionale dei sacerdoti, al quale invito quanti esercitano il Sacro Ministero. Ci accostiamo al Dio tre volte Santo, per offrire la nostra vita e la nostra missione, personale e comunitaria, di uomini e donne consacrati al Regno di Dio. Compiamo questo gesto interiore in intima comunione spirituale con la Vergine Maria: mentre la contempliamo nell’atto di presentare Gesù Bambino al Tempio, la veneriamo quale prima e perfetta consacrata, portata da quel Dio che porta in braccio; Vergine, povera e obbediente, tutta dedita a noi, perché tutta di Dio. Alla sua scuola, e col suo materno aiuto, rinnoviamo il nostro "eccomi" e il nostro "fiat". Amen.













[Modificato da Caterina63 01/02/2014 14:48]
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18/01/2011 18:25
 
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I vescovi italiani per la Giornata mondiale della vita consacrata

Testimoni
della vita buona del Vangelo


"Testimoni della vita buona del Vangelo" è il titolo del messaggio che la commissione per il clero e la vita consacrata della Conferenza episcopale italiana ha diffuso in vista della 15 ª Giornata mondiale della vita consacrata del 2 febbraio.

I vescovi italiani hanno voluto concentrare l'impegno pastorale delle nostre Chiese nel nuovo decennio su quella che il Santo Padre Benedetto XVI ha appropriatamente definito l'"emergenza educativa". La sfida dell'educazione emerge, infatti, sempre più chiaramente come la questione più urgente per la vita della società, e quindi anche della Chiesa. È il Papa stesso a ricordarci che a causa di un errato concetto di autonomia della persona, di una riduzione della natura a mera materia manipolabile e della stessa Rivelazione cristiana a momento di sviluppo storico, privo di contenuti specifici, il processo di trasmissione dei valori tra le generazioni è fortemente compromesso.

Per questo i luoghi tradizionali della formazione, quali la famiglia, la scuola e la comunità civile, sembrano tentati di rinunciare alla responsabilità educativa, riducendola a una mera comunicazione di informazioni, che lascia le nuove generazioni in una solitudine disorientante. In realtà, la vera esperienza educativa porta a scoprire che l'io di ogni persona è dato e si compie in relazione al "tu" e al "noi", e ultimamente al "tu" di Dio, rivelatoci in Cristo e reso accessibile dal dono dello Spirito Santo. Infatti, "solo l'incontro con il "tu" e con il "noi" apre l'"io" a se stesso". Sostenuti da questa visione antropologica e teologica, riconosciamo l'importanza vitale di "promuovere l'educazione alla vita buona del Vangelo".

A questo compito urgente e affascinante sono chiamate tutte le componenti ecclesiali. In questa Giornata, vogliamo ribadire che "un ruolo educativo particolare è riservato nella Chiesa alla vita consacrata". Prima ancora delle numerose opere promosse nell'ambito educativo dagli istituti di vita consacrata, è necessario aver presente che la stessa sequela di Cristo, casto, povero e obbediente, costituisce di per sé una testimonianza della capacità del Vangelo di umanizzare la vita attraverso un percorso di conformazione a Cristo e ai suoi sentimenti verso il Padre.

Inoltre, la natura stessa della vita consacrata ci ricorda che il metodo fondamentale dell'educazione è caratterizzato dall'incontro con Cristo e dalla sua sequela. Non ci si educa alla vita buona del Vangelo in astratto, ma coinvolgendosi con Cristo, lasciandosi attrarre dalla sua persona, seguendo la sua dolce presenza attraverso l'ascolto orante della sacra Scrittura, la celebrazione dei sacramenti e la vita fraterna nella comunità ecclesiale. È proprio la vita fraterna, tratto caratterizzante la consacrazione, a mostrarci l'antidoto a quell'individualismo che affligge la società e che costituisce spesso la resistenza più forte a ogni proposta educativa. La vita consacrata ci ricorda così che ci si forma alla vita buona del Vangelo solo per la via della comunione.

Anche i consigli evangelici, vissuti da Gesù e proposti ai suoi discepoli, possiedono un profondo valore educativo per tutto il popolo di Dio e per la stessa società civile. Come ha affermato il venerabile Giovanni Paolo II, essi rappresentano una sfida profetica e sono una vera e propria "terapia spirituale" per il nostro tempo. L'uomo, che ha un bisogno insopprimibile di essere amato e di amare, trova nella testimonianza gioiosa della castità un riferimento sicuro per imparare a ordinare gli affetti alla verità dell'amore, liberandosi dall'idolatria dell'istinto; nella povertà evangelica, egli si educa a riconoscere in Dio la nostra vera ricchezza, che ci libera dal materialismo avido di possesso e ci fa imparare la solidarietà con chi è nel bisogno; nell'obbedienza, la libertà viene educata a riconoscere che il proprio autentico sviluppo sta solo nell'uscire da se stessi, nella ricerca costante della verità e della volontà di Dio, che è "una volontà amica, benevola, che vuole la nostra realizzazione".

Gli Orientamenti pastorali ribadiscono che la vita consacrata "costituisce una testimonianza fondamentale per tutte le altre forme di vita cristiana, indicando la meta ultima della storia in quella speranza che sola può animare ogni autentico processo educativo". Infatti, senza una speranza affidabile non è possibile sostenere l'impegno della educazione. La vita consacrata, esprimendo in modo peculiare l'indole escatologica di tutta la Chiesa, richiama ogni fedele alla meta che ci è assicurata in Gesù risorto, speranza del mondo. Pellegrini nel tempo, abbiamo bisogno di attingere mediante la virtù della speranza a ciò che è definitivo; per questo la vita consacrata "costituisce un efficace rimando a quell'orizzonte escatologico di cui ogni uomo ha bisogno per poter orientare le proprie scelte e decisioni di vita".

Su queste basi fiorisce l'impegno specifico di tanti istituti di vita consacrata nel campo dell'educazione, secondo il carisma proprio, la cui fecondità è testimoniata dalla presenza di numerosi educatori santi. La vita consacrata ci ricorda che l'educazione è davvero "cosa del cuore":  non affastellamento di emozioni, ma sintesi personale, a partire dalla quale si orientano le scelte e le decisioni di ognuno. Tutto il popolo di Dio si attende che questa ricchezza, che ha lasciato traccia di sé in tante istituzioni scolastiche e nella cura di itinerari di vita spirituale, si rafforzi e si rinnovi anche mediante la collaborazione con le Chiese particolari.

Infine, celebrando la Giornata della vita consacrata, come non sentire l'urgenza educativa in riferimento all'animazione vocazionale? Oggi più che mai, abbiamo bisogno di educarci a comprendere la vita stessa come vocazione e come dono di Dio, così da poter discernere e orientare la chiamata di ciascuno al proprio stato di vita. La testimonianza dei consacrati e delle consacrate, attraverso la sequela radicale di Cristo, rappresenta anche da questo punto di vista una risorsa educativa fondamentale per scoprire che vivere è essere voluti e amati da Dio in Cristo istante per istante:  "Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario. Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l'amicizia con lui".


(©L'Osservatore Romano - 19 gennaio 2011)


consigliamo di sfogliare anche questa sezione:

Comunità, Monasteri ed Ordini Religiosi


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La festa della Presentazione in Romano il Melode

Colui che creò Adamo è tenuto in braccio bambino



MANUEL NIN

Nelle Chiese orientali la festa del 2 febbraio sottolinea l'incontro tra l'umanità e la divinità. Testimoniata già da Egeria verso la fine del IV secolo, la festa entrerà a Costantinopoli nel 542 dopo una terribile epidemia. Romano il Melode, morto nel 555, ha un solo kontàkion per questa festa.

L'introduzione dà la dimensione cristologica della festa: "Dall'alto dei cieli lo videro gli incorporei e dissero: Oggi assistiamo a uno spettacolo meraviglioso e straordinario. Colui che creò Adamo è tenuto in braccio bambino, colui che è senza confini è stretto fra le braccia di quel vecchio. Colui che è trasportato sulle spalle dei cherubini ha preso dimora in mezzo agli uomini. Colui che plasma i bambini nel grembo delle madri è diventato bambino in una vergine, ed è rimasto unito al Padre e allo Spirito Santo, eterno insieme a loro".

Romano dà poi la parola a Maria che, immagine della Chiesa stessa, professa la divinoumanità di colui che porta in braccio: "Quale appellativo troverò per te, figlio mio? Ti dirò uomo perfetto? Ma io so che fu divino il tuo concepimento. E se ti chiamo Dio, mi stupisco vedendoti in tutto simile a me. Devo offrirti il mio latte o la mia lode? I tuoi atti ti proclamano Dio senza tempo, anche se ti sei fatto uomo, o amico degli uomini".
 
Quindi è l'anziano Simeone che si rivolge a Cristo che regge nelle sue braccia. Le sue parole dimostrano gioia e paura "perché con gli occhi dell'anima vedeva le schiere degli angeli e degli arcangeli che cantavano la gloria di Cristo. E pregando diceva: Proteggimi e non consumarmi, tu che sei fuoco della natura divina e unico amico degli uomini".

Come in un'anafora eucaristica viene poi descritto il mistero della redenzione: "Tu sei l'immagine assolutamente perfetta dell'incomprensibile sostanza del Padre, la luce inaccessibile, il sigillo immutabile della divinità, tu che esisti dall'eternità e hai creato ogni cosa, tu che un tempo accogliesti le offerte di Abele e degli altri tuoi giusti. Grande e glorioso sei tu, generato dall'Altissimo in modo inesprimibile, o santissimo figlio di Maria! Io ti proclamo uno, visibile e invisibile, finito e infinito; ti conosco e ti credo eterno Figlio di Dio secondo natura, ma anche ti dichiaro figlio della Vergine al di là della natura".

Simeone spiega poi a Maria ciò che accade ed accadrà per mezzo di lei: "Rimase stupita la Vergine e a lei il vegliardo disse: Tutti i profeti hanno annunziato il figlio tuo, che hai generato senza seme. Di te parlava il profeta, poiché la porta serrata sei tu, Madre di Dio! Attraverso te è entrato e uscito il Signore. Il tuo figlio è la vita, la redenzione e la risurrezione di tutti noi. Egli è venuto perché desidera risollevare i caduti riscattando dalla morte le sue creature".

E ancora Simeone si rivolge a Cristo: "Mantieni la promessa del tuo verbo, o Verbo, mandami presso Abramo e i patriarchi. Volendo che Enoch e Elia non provassero la morte, o Signore, ti sei compiaciuto di portarli via da questa terra in modo misterioso affinché fossero in un luogo pieno di luce e senza pianto. Così come ti ho visto fisicamente e ho avuto il privilegio di tenerti in braccio, possa io vedere la tua gloria insieme al Padre tuo e allo Spirito Santo, poiché sei rimasto lassù mentre scendevi tra noi".

La risposta di Cristo è un preannuncio della discesa di Cristo nell'Ade, di cui lo stesso Simeone diventa un profeta: "E il Re celeste rispose: Dal mondo caduco ti manderò alla dimora eterna, o mio diletto. Io ti mando a Mosè e agli altri profeti: ad essi annuncia che io, colui del quale essi avevano parlato, ecco sono arrivato e sono stato partorito da una vergine. Presto ti raggiungerò per riscattare tutti, io che sono l'unico amico degli uomini".



(©L'Osservatore Romano - 2 febbraio 2011)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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OMELIA DEL SANTO PADRE
per i Vespri dedicati ai Consacrati 2.2.2011


                                                   Pope Benedict XVI leads the vesper prayers for the Presentation of the Lord feast on February 02, 2011 at St Peters basilica at The Vatican.

Cari fratelli e sorelle!

Nella Festa odierna contempliamo il Signore Gesù che Maria e Giuseppe presentano al tempio “per offrirlo al Signore” (Lc 2,22).
In questa scena evangelica si rivela il mistero del Figlio della Vergine, il consacrato del Padre, venuto nel mondo per compiere fedelmente la sua volontà (cfr Eb 10,5-7).
Simeone lo addita come “luce per illuminare le genti” (Lc 2,32) e annuncia con parola profetica la sua offerta suprema a Dio e la sua vittoria finale (cfr Lc 2,32-35). È l’incontro dei due Testamenti, Antico e Nuovo. Gesù entra nell’antico tempio, Lui che è il nuovo Tempio di Dio: viene a visitare il suo popolo, portando a compimento l’obbedienza alla Legge ed inaugurando i tempi ultimi della salvezza.

E’ interessante osservare da vicino questo ingresso del Bambino Gesù nella solennità del tempio, in un grande “via vai” di tante persone, prese dai loro impegni: i sacerdoti e i leviti con i loro turni di servizio, i numerosi devoti e pellegrini, desiderosi di incontrarsi con il Dio santo di Israele. Nessuno di questi però si accorge di nulla. Gesù è un bambino come gli altri, figlio primogenito di due genitori molto semplici.

Anche i sacerdoti risultano incapaci di cogliere i segni della nuova e particolare presenza del Messia e Salvatore.

Solo due anziani, Simeone ed Anna, scoprono la grande novità.

Condotti dallo Spirito Santo, essi trovano in quel Bambino il compimento della loro lunga attesa e vigilanza. Entrambi contemplano la luce di Dio, che viene ad illuminare il mondo, ed il loro sguardo profetico si apre al futuro, come annuncio del Messia: “Lumen ad revelationem gentium!” (Lc 2,32). Nell’atteggiamento profetico dei due vegliardi è tutta l’Antica Alleanza che esprime la gioia dell’incontro con il Redentore. Alla vista del Bambino, Simeone e Anna intuiscono che è proprio Lui l’Atteso.

La Presentazione di Gesù al tempio costituisce un’eloquente icona della totale donazione della propria vita per quanti, uomini e donne, sono chiamati a riprodurre nella Chiesa e nel mondo, mediante i consigli evangelici, “i tratti caratteristici di Gesù vergine, povero ed obbediente” (Esort. ap. postsinod. Vita consecrata, 1).

Perciò la Festa odierna è stata scelta dal Venerabile Giovanni Paolo II per celebrare l’annuale Giornata della Vita Consacrata. In questo contesto, rivolgo un saluto cordiale e riconoscente al Monsignor João Braz de Aviz, che da poco ho nominato Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e per le Società di Vita Apostolica, con il Segretario e i collaboratori. Con affetto saluto i Superiori Generali presenti e tutte le persone consacrate.
Vorrei proporre tre brevi pensieri per la riflessione in questa Festa.

Il primo: l’icona evangelica della Presentazione di Gesù al tempio contiene il simbolo fondamentale della luce; la luce che, partendo da Cristo, si irradia su Maria e Giuseppe, su Simeone ed Anna e, attraverso di loro, su tutti.

I Padri della Chiesa hanno collegato questa irradiazione al cammino spirituale. La vita consacrata esprime tale cammino, in modo speciale, come “filocalia”, amore per la bellezza divina, riflesso della bontà di Dio (cfr ibid., 19). Sul volto di Cristo risplende la luce di tale bellezza. “La Chiesa contempla il volto trasfigurato di Cristo, per confermarsi nella fede e non rischiare lo smarrimento davanti al suo volto sfigurato sulla Croce ... essa è la Sposa davanti allo Sposo, partecipe del suo mistero, avvolta dalla sua luce, [dalla quale] sono raggiunti tutti i suoi figli … Ma un’esperienza singolare della luce che promana dal Verbo incarnato fanno certamente i chiamati alla vita consacrata. La professione dei consigli evangelici, infatti, li pone quale segno e profezia per la comunità dei fratelli e per il mondo” (ibid., 15).

In secondo luogo, l’icona evangelica manifesta la profezia, dono dello Spirito Santo. Simeone ed Anna, contemplando il Bambino Gesù, intravvedono il suo destino di morte e di risurrezione per la salvezza di tutte le genti e annunciano tale mistero come salvezza universale.

La vita consacrata è chiamata a tale testimonianza profetica, legata alla sua duplice attitudine contemplativa e attiva. Ai consacrati e alle consacrate è dato infatti di manifestare il primato di Dio, la passione per il Vangelo praticato come forma di vita e annunciato ai poveri e agli ultimi della terra. “In forza di tale primato nulla può essere anteposto all’amore personale per Cristo e per i poveri in cui Egli vive. La vera profezia nasce da Dio, dall’amicizia con Lui, dall’ascolto attento della sua Parola nelle diverse circostanze della storia” (ibid., 84). In questo modo la vita consacrata, nel suo vissuto quotidiano sulle strade dell’umanità, manifesta il Vangelo e il Regno già presente e operante.

In terzo luogo, l’icona evangelica della Presentazione di Gesù al tempio manifesta la sapienza di Simeone ed Anna, la sapienza di una vita dedicata totalmente alla ricerca del volto di Dio, dei suoi segni, della sua volontà; una vita dedicata all’ascolto e all’annuncio della sua Parola.

“«Faciem tuam, Domine, requiram»: il tuo volto, Signore, io cerco (Sal 26,8) … La vita consacrata è nel mondo e nella Chiesa segno visibile di questa ricerca del volto del Signore e delle vie che conducono a Lui (cfr Gv 14,8) …

La persona consacrata testimonia dunque l’impegno, gioioso e insieme laborioso, della ricerca assidua e sapiente della volontà divina” (cfr CONG. PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Istruz. Il servizio dell’autorità e l’obbedienza. Faciem tuam Domine requiram [2008], 1).

Cari fratelli e sorelle, siate ascoltatori assidui della Parola, perché ogni sapienza di vita nasce dalla Parola del Signore! Siate scrutatori della Parola, attraverso la lectio divina, poiché la vita consacrata “nasce dall’ascolto della Parola di Dio ed accoglie il Vangelo come sua norma di vita. Vivere nella sequela di Cristo casto, povero ed obbediente è in tal modo una «esegesi» vivente della Parola di Dio.

Lo Spirito Santo, in forza del quale è stata scritta la Bibbia, è il medesimo che illumina di luce nuova la Parola di Dio ai fondatori e alle fondatrici. Da essa è sgorgato ogni carisma e di essa ogni regola vuole essere espressione, dando origine ad itinerari di vita cristiana segnati dalla radicalità evangelica” (Esort. ap. postsinodale Verbum Domini, 83).

Viviamo oggi, soprattutto nelle società più sviluppate, una condizione segnata spesso da una radicale pluralità, da una progressiva emarginazione della religione dalla sfera pubblica, da un relativismo che tocca i valori fondamentali. Ciò esige che la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e coerente e che il nostro sforzo educativo sia sempre più attento e generoso.

La vostra azione apostolica, in particolare, cari fratelli e sorelle, diventi impegno di vita, che accede, con perseverante passione, alla Sapienza come verità e come bellezza, “splendore della verità”.


Sappiate orientare con la sapienza della vostra vita, e con la fiducia nelle possibilità inesauste della vera educazione, l’intelligenza e il cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo verso la “vita buona del Vangelo”.

In questo momento, il mio pensiero va con speciale affetto a tutti i consacrati e le consacrate, in ogni parte della terra, e li affido alla Beata Vergine Maria:

O Maria, Madre della Chiesa,
affido a te tutta la vita consacrata,
affinché tu le ottenga la pienezza della luce divina:
viva nell’ascolto della Parola di Dio,
nell’umiltà della sequela di Gesù tuo Figlio e nostro Signore,
nell’accoglienza della visita dello Spirito Santo,
nella gioia quotidiana del magnificat,
perché la Chiesa sia edificata dalla santità di vita
di questi tuoi figli e figlie,
nel comandamento dell’amore.
Amen.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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03/02/2011 10:43
 
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L'interpretazione mistica di Sant'Antonio a proposito della festa della Presentazione di Gesù al Tempio

Per meglio meditare sulla festa odierna, che chiude dopo 40 giorni il ciclo natalizio, vi posto un passo dai Sermoni di Sant'Antonio di Padova che commenta la processione con le candele accese e il cantico di Simeone. Il senso che, come di frequente, il santo francescano attribuisce a tutto questo è di carattere penitenziale. Non dimentichiamo che tutta la prima predicazione dei frati Minori era incentrata sulla chiamata alla conversione e alla penitenza. Sant'Antonio non fa eccezione, ma continua - sebbene attraverso un tipo di predicazione allegorica basata sulla Bibbia - il ministero e la diffusione dei contenuti tipici del suo Padre san Francesco.

Oggi i fedeli cristiani portano il fuoco splendente con la candela, la quale è formata di cera e di stoppino. Nella fiammella è simboleggiata la divinità, nella cera l'umanità, nello stoppino l'asprezza della passione del Signore.
Come oggi, la beata Vergine portò e offrì nel tempio il Figlio di Dio e suo, e simbolicamente oggi i fedeli portano e offrono il fuoco, offrendo la candela.
E in questi tre elementi è indicata la vera penitenza: nel fuoco l'ardore della contrizione, che sradica tutte le radici dei vizi; nella cera la confessione del peccato: come fonde la cera di fronte al fuoco (cf. Sal 67,3), così per l'ardore del pentimento fluisce dalla bocca di chi si confessa l'accusa del suo peccato, mentre scorrono le lacrime; nello stoppino l'asprezza dell'espiazione e della riparazione.

In questi tre atti c'è Gesù, cioè la salvezza dell'uomo; e chi li avrà offerti a Dio, potrà dire con il giusto Simeone: "Ora lascia, Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele" (Lc 2,29-30).
Nota che in questi quattro versetti vengono indicate le quattro beatitudini del penitente.
La prima beatitudine consiste nel perdono totale dei peccati e nella tranquillità della coscienza: "Lascia che il tuo servo vada in pace".

La seconda beatitudine consiste nella separazione dell'anima dal corpo, quando potrà vedere colui nel quale credette e che desiderò: "perché i miei occhi ha visto la tua salvezza".
La terza beatitudine giungerà nell'esame dell'ultimo giudizio, quando sarà detto: Dategli del frutto delle sue mani e le sue stesse opere lo lodino alle porte dell'eternità (cf. Pro 31,31): "preparata da te davanti a tutti i popoli" (Lc 2,31).

La quarta beatitudine sarà nello splendore della gloria eterna, in cui vedrà faccia a faccia e conoscerà come è conosciuto (cf. 1Cor 13,12): "luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele".
(Sant'Antonio di Padova, Pur. della Beata Vergine Maria - I -, § 9)


Testo preso da: Cantuale Antonianum http://www.cantualeantonianum.com/#ixzz1Ct5aVv3M
http://www.cantualeantonianum.com 

 
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Messaggio dei vescovi italiani per la Giornata mondiale della vita consacrata (O.R.)



Per educarsi alla vita santa di Gesù


Roma, 11. Riproporre la forma di vita che Gesù ha abbracciato e offerto ai discepoli che lo seguivano. In questo sta il proprium della vita consacrata.

È quanto sottolineano i vescovi italiani nel messaggio diffuso oggi in vista della 16ª Giornata mondiale della vita consacrata del 2 febbraio prossimo.

Il documento -- dal titolo «Educarsi alla vita santa di Gesù» -- si apre con un'espressione di stima e gratitudine a quanti, «in tempi non facili» con la loro «presenza carismatica e dedizione sono un segno profetico ed escatologico mai abbastanza apprezzato».

In Italia i religiosi sono circa 140.000, dei quali 18.000 uomini e 122.000 donne. Essi rappresentano il 16 per cento del totale. A livello mondiale, infatti, i religiosi sono quasi 875.000, con 135.000 uomini e 740.000 donne.

Nelle prime battute del testo -- elaborato dalla Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata -- anche la sottolineatura del particolare rapporto tra la vita religiosa e il cammino di questo decennio per la Chiesa italiana dedicato al tema dell'educazione. «“Educare alla vita buona del Vangelo” implica certamente l'educare alla vita santa di Gesù. È questo il dono e l'impegno di ogni persona che voglia farsi discepola di Gesù, specialmente di chi è chiamato alla vita consacrata».
Nella parte centrale del messaggio, i vescovi indicano quattro «note» -- «primato di Dio», «fraternità», «zelo divino» e «stile di vita» -- che «mostrano la coerenza della vita con la vostra specifica vocazione» mostrando al tempo stesso la «fecondità di un assiduo cammino formativo».

Quanto al «primato di Dio», i presuli ricordano come Benedetto XVI indichi spesso nella secolarizzazione «la sfida principale del tempo presente».
Particolarmente i consacrati sono chiamati a riflettere sul fatto che «urge una nuova evangelizzazione, che metta al centro dell'esistenza umana il primo comandamento di Dio, la confessio Trinitatis e la Parola di salvezza, di cui voi avete profonda esperienza spirituale». Quanto alla «fraternità», i presuli osservano come «la dilagante conflittualità che deteriora le relazioni umane mostra la perenne attualità della missione di Cristo e dei suoi discepoli: raccogliere in unità i figli di Dio dispersi».

In questo senso, «tocca alle comunità religiose essere scuole di fraternità che impegnano i propri membri alla formazione permanente alle virtù evangeliche: umiltà, accoglienza dei piccoli e dei poveri, correzione fraterna, preghiera comune, perdono reciproco, condividendo la fede, l'affetto fraterno e i beni materiali».

Nella stessa prospettiva, i vescovi sottolineano l'esempio di Gesù e la «forza straordinaria» dello zelo da lui mostrato insieme agli apostoli, esortando i religiosi a preoccuparsi «non tanto della contrazione numerica delle vocazioni, quanto della vita tutto sommato mediocre di molti, in cui sembra persa la traccia dello zelo, della passione, del fuoco d'amore che animava Gesù e i santi». Mentre «oggi occorrono nuovi santi, appassionati di Gesù e dell'uomo, sentinelle che sanno intercettare gli orizzonti della storia».



[SM=g1740722]

seguirà il testo integrale appena verrà pubblicato





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Il Papa: Nell’Anno della fede voi, che avete accolto la chiamata a seguire Cristo più da vicino mediante la professione dei consigli evangelici, siete invitati ad approfondire ancora di più il rapporto con Dio. I consigli evangelici, accettati come autentica regola di vita, rafforzano la fede, la speranza e la carità, che uniscono a Dio

ANNO DELLA FEDE (11 OTTOBRE 2012 - 24 NOVEMBRE 2013): LO SPECIALE DEL BLOG

VESPRI: VIDEO INTEGRALE

Vedi anche:

Il Papa ai Consacrati: “Approfondire ancora di più il rapporto con Dio” (Sir)

I consigli evangelici rafforzano fede, speranza e carità. Così il Papa nella festa della Presentazione del Signore (R.V.)

Il Papa: l’Anno della fede, per i religiosi speciale occasione di testimonianza ed evangelizzazione (AsiaNews)

Qui e ora segni di qualcosa di nuovo. A colloquio con suor Nicla Spezzati (O.R.)

L’eroico quotidiano. Attualità della vita consacrata (Canopi)

Una vita adeguata al Vangelo. L'arcivescovo Braz de Aviz in occasione della Giornata mondiale dedicata alle religiose e ai religiosi (Gori)

Giornata della Vita Consacrata: la riflessione di mons. Braz de Aviz e di una laica consacrata (Radio Vaticana)

Il neo cardinale Joao Braz de Aviz: i religiosi lasciano perché si sentono infelici. Se un istituto invecchia deve sapere cedere i suoi beni ad altri (Izzo)

Oggi l'Antico di giorni diventa bambino. La festa dell'Incontro del Signore nella tradizione bizantina (Nin)

Il soffio della profezia. Domani la 16ª Giornata mondiale della vita consacrata (Sir)

CELEBRAZIONE DEI VESPRI NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE IN OCCASIONE DELLA XVI GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA 2.2.2012

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

La festa della Presentazione del Signore, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, ci mostra Maria e Giuseppe che, in obbedienza alla Legge mosaica, si recano al tempio di Gerusalemme per offrire il bambino, in quanto primogenito, al Signore e riscattarlo mediante un sacrificio (cfr Lc 2,22-24). E’ uno dei casi in cui il tempo liturgico rispecchia quello storico, perché oggi si compiono appunto quaranta giorni dalla solennità del Natale del Signore; il tema di Cristo Luce, che ha caratterizzato il ciclo delle feste natalizie ed è culminato nella solennità dell’Epifania, viene ripreso e prolungato nella festa odierna.

Il gesto rituale dei genitori di Gesù, che avviene nello stile di umile nascondimento che caratterizza l’Incarnazione del Figlio di Dio, trova una singolare accoglienza da parte dell’anziano Simeone e della profetessa Anna. Per divina ispirazione, essi riconoscono in quel bambino il Messia annunziato dai profeti. Nell’incontro tra il vegliardo Simeone e Maria, giovane madre, Antico e Nuovo Testamento si congiungono in modo mirabile nel rendimento di grazie per il dono della Luce, che ha brillato nelle tenebre ed ha impedito loro di prevalere: Cristo Signore, luce per illuminare le genti e gloria del suo popolo Israele (cfr Lc 2,32).

Nel giorno in cui la Chiesa fa memoria della presentazione di Gesù al tempio, si celebra la Giornata della Vita Consacrata. In effetti, l’episodio evangelico a cui ci riferiamo costituisce una significativa icona della donazione della propria vita da parte di quanti sono stati chiamati a ripresentare nella Chiesa e nel mondo, mediante i consigli evangelici, i tratti caratteristici di Gesù, vergine, povero ed obbediente, il Consacrato del Padre. Nella festa odierna celebriamo, pertanto, il mistero della consacrazione: consacrazione di Cristo, consacrazione di Maria, consacrazione di tutti coloro che si pongono alla sequela di Gesù per amore del Regno di Dio.

Secondo l’intuizione del Beato Giovanni Paolo II, che l’ha celebrata per la prima volta nel 1997, la Giornata dedicata alla vita consacrata si prefigge alcuni scopi particolari. Vuole rispondere anzitutto all’esigenza di lodare e ringraziare il Signore per il dono di questo stato di vita, che appartiene alla santità della Chiesa. Ad ogni persona consacrata è dedicata oggi la preghiera dell’intera Comunità, che rende grazie a Dio Padre, datore di ogni bene, per il dono di questa vocazione, e con fede nuovamente lo invoca. Inoltre, in tale occasione si intende valorizzare sempre più la testimonianza di coloro che hanno scelto di seguire Cristo mediante la pratica dei consigli evangelici con il promuovere la conoscenza e la stima della vita consacrata all’interno del Popolo di Dio. Infine la Giornata della Vita Consacrata intende essere, soprattutto per voi, cari fratelli e sorelle che avete abbracciato questa condizione nella Chiesa, una preziosa occasione di rinnovare i propositi e ravvivare i sentimenti che hanno ispirato e ispirano la donazione di voi stessi al Signore. Questo vogliamo fare oggi, questo è l’impegno che siete chiamati a realizzare ogni giorno della vostra vita.

In occasione del cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, ho indetto – come sapete – l’Anno della fede , che si aprirà nel prossimo mese di ottobre. Tutti i fedeli, ma in modo particolare i membri degli Istituti di vita consacrata, hanno accolto come un dono tale iniziativa, ed auspico che vivranno l’Anno della fede come tempo favorevole per il rinnovamento interiore, di cui sempre si avverte il bisogno, con un approfondimento dei valori essenziali e delle esigenze della propria consacrazione.

Nell’Anno della fede voi, che avete accolto la chiamata a seguire Cristo più da vicino mediante la professione dei consigli evangelici, siete invitati ad approfondire ancora di più il rapporto con Dio. I consigli evangelici, accettati come autentica regola di vita, rafforzano la fede, la speranza e la carità, che uniscono a Dio. Questa profonda vicinanza al Signore, che deve essere l’elemento prioritario e caratterizzante della vostra esistenza, vi porterà ad una rinnovata adesione a Lui e avrà un positivo influsso sulla vostra particolare presenza e forma di apostolato all’interno del Popolo di Dio, mediante l’apporto dei vostri carismi, nella fedeltà al Magistero, al fine di essere testimoni della fede e della grazia, testimoni credibili per la Chiesa e per il mondo di oggi.

La Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, con i mezzi che riterrà più adeguati, suggerirà indirizzi e si adopererà per favorire che questo Anno della fede costituisca per tutti voi un anno di rinnovamento e di fedeltà, affinché tutti i consacrati e le consacrate si impegnino con entusiasmo nella nuova evangelizzazione. Mentre rivolgo il mio cordiale saluto al Prefetto del Dicastero, Monsignor João Braz de Aviz – che ho voluto annoverare tra quanti creerò Cardinali nel prossimo Concistoro –, colgo volentieri questa lieta circostanza per ringraziare lui e i Collaboratori del prezioso servizio che rendono alla Santa Sede e a tutta la Chiesa.

Cari fratelli e sorelle, ringrazio anche ciascuno di voi, per aver voluto partecipare a questa Liturgia, che, grazie anche a alla vostra presenza, si distingue per uno speciale clima di devozione e di raccoglimento. Auguro ogni bene per il cammino delle vostre Famiglie religiose, come pure per la vostra formazione e il vostro apostolato. La Vergine Maria, discepola, serva e madre del Signore, ottenga dal Signore Gesù che “quanti hanno ricevuto il dono di seguirlo nella vita consacrata lo sappiano testimoniare con un’esistenza trasfigurata, camminando gioiosamente con tutti gli altri fratelli e sorelle verso la patria celeste e la luce che non conosce tramonto” (Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsin. Vita consecrata, 112).
Amen.



































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[SM=g1740717] Nella festa della Presentazione di Gesù al Tempio celebriamo un mistero della vita di Cristo, legato al precetto della legge mosaica che prescriveva ai genitori, quaranta giorni dopo la nascita del primogenito, di salire al Tempio di Gerusalemme per offrire il loro figlio al Signore e per la purificazione rituale della madre (cfr Es 13,1-2.11-16; Lv 12,1-8). (Omelia Benedetto XVI 2.2.2010)
E così scopriamo anche la tradizione della Candelora, la benedizione delle candele.
it.gloria.tv/?media=564395

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org



[SM=g1740717]


[SM=g1740738] [SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

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FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE 
XVIII GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Vaticana
Domenica, 2 febbraio 2014

Video







 

La festa della Presentazione di Gesù al Tempio è chiamata anche la festa dell’incontro: nella liturgia, all’inizio si dice che Gesù va incontro al suo Popolo, è l’incontro tra Gesù e il suo popolo; quando Maria e Giuseppe portarono il loro bambino al Tempio di Gerusalemme, avvenne il primo incontro tra Gesù e il suo popolo, rappresentato dai due anziani Simeone e Anna.

Quello fu anche un incontro all’interno della storia del popolo, un incontro tra i giovani e gli anziani: i giovani erano Maria e Giuseppe, con il loro neonato; e gli anziani erano Simeone e Anna, due personaggi che frequentavano sempre il Tempio.

Osserviamo che cosa l’evangelista Luca ci dice di loro, come li descrive. Della Madonna e di san Giuseppe ripete per quattro volte che volevano fare quello che era prescritto dalla Legge del Signore (cfr Lc 2,22.23.24.27). Si coglie, quasi si percepisce che i genitori di Gesù hanno la gioia di osservare i precetti di Dio, sì, la gioia di camminare nella Legge del Signore! Sono due sposi novelli, hanno appena avuto il loro bambino, e sono tutti animati dal desiderio di compiere quello che è prescritto. Questo non è un fatto esteriore, non è per sentirsi a posto, no! E’ un desiderio forte, profondo, pieno di gioia. E’ quello che dice il Salmo: «Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia … La tua legge è la mia delizia (119,14.77).

E che cosa dice san Luca degli anziani? Sottolinea più di una volta che erano guidati dallo Spirito Santo. Di Simeone afferma che era un uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione di Israele, e che «lo Spirito Santo era su di lui» (2,25); dice che «lo Spirito Santo gli aveva preannunciato» che prima di morire avrebbe visto il Cristo, il Messia (v. 26); e infine che si recò al Tempio «mosso dallo Spirito» (v. 27). Di Anna poi dice che era una «profetessa» (v. 36), cioè ispirata da Dio; e che stava sempre nel Tempio «servendo Dio con digiuni e preghiere» (v. 37). Insomma, questi due anziani sono pieni di vita! Sono pieni di vita perché animati dallo Spirito Santo, docili alla sua azione, sensibili ai suoi richiami…

Ed ecco l’incontro tra la santa Famiglia e questi due rappresentanti del popolo santo di Dio. Al centro c’è Gesù. E’ Lui che muove tutto, che attira gli uni e gli altri al Tempio, che è la casa di suo Padre.

E’ un incontro tra i giovani pieni di gioia nell’osservare la Legge del Signore e gli anziani pieni di gioia per l’azione dello Spirito Santo. E’ un singolare incontro tra osservanza e profezia, dove i giovani sono gli osservanti e gli anziani sono i profetici! In realtà, se riflettiamo bene, l’osservanza della Legge è animata dallo stesso Spirito, e la profezia si muove nella strada tracciata dalla Legge. Chi più di Maria è piena di Spirito Santo? Chi più di lei è docile alla sua azione?

Alla luce di questa scena evangelica guardiamo alla vita consacrata come ad un incontro con Cristo: è Lui che viene a noi, portato da Maria e Giuseppe, e siamo noi che andiamo verso di Lui, guidati dallo Spirito Santo. Ma al centro c’è Lui. Lui muove tutto, Lui ci attira al Tempio, alla Chiesa, dove possiamo incontrarlo, riconoscerlo, accoglierlo, abbracciarlo.

Gesù ci viene incontro nella Chiesa attraverso il carisma fondazionale di un Istituto: è bello pensare così alla nostra vocazione! Il nostro incontro con Cristo ha preso la sua forma nella Chiesa mediante il carisma di un suo testimone, di una sua testimone. Questo sempre ci stupisce e ci fa rendere grazie.

E anche nella vita consacrata si vive l’incontro tra i giovani e gli anziani, tra osservanza e profezia. Non vediamole come due realtà contrapposte! Lasciamo piuttosto che lo Spirito Santo le animi entrambe, e il segno di questo è la gioia: la gioia di osservare, di camminare in una regola di vita; e la gioia di essere guidati dallo Spirito, mai rigidi, mai chiusi, sempre aperti alla voce di Dio che parla, che apre, che conduce, che ci invita ad andare verso l’orizzonte.

Fa bene agli anziani comunicare la saggezza ai giovani; e fa bene ai giovani raccogliere questo patrimonio di esperienza e di saggezza, e portarlo avanti, non per custodirlo in un museo, ma per portarlo avanti affrontando le sfide che la vita ci presenta, portarlo avanti per il bene delle rispettive famiglie religiose e di tutta la Chiesa.

La grazia di questo mistero, il mistero dell’incontro, ci illumini e ci conforti nel nostro cammino. Amen.







PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 2 febbraio 2014

Video

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Oggi celebriamo la festa della Presentazione di Gesù al tempio. In questa data ricorre anche la Giornata della vita consacrata, che richiama l’importanza per la Chiesa di quanti hanno accolto la vocazione a seguire Gesù da vicino sulla via dei consigli evangelici. Il Vangelo odierno racconta che, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, Maria e Giuseppe portarono il Bambino al tempio per offrirlo e consacrarlo a Dio, come prescritto dalla Legge ebraica. Questo episodio evangelico costituisce anche un’icona della donazione della propria vita da parte di coloro che, per un dono di Dio, assumono i tratti tipici di Gesù vergine, povero e obbediente.

Questa offerta di sé stessi a Dio riguarda ogni cristiano, perché tutti siamo consacrati a Lui mediante il Battesimo. Tutti siamo chiamati ad offrirci al Padre con Gesù e come Gesù, facendo della nostra vita un dono generoso, nella famiglia, nel lavoro, nel servizio alla Chiesa, nelle opere di misericordia. Tuttavia, tale consacrazione è vissuta in modo particolare dai religiosi, dai monaci, dai laici consacrati, che con la professione dei voti appartengono a Dio in modo pieno ed esclusivo. Questa appartenenza al Signore permette a quanti la vivono in modo autentico di offrire una testimonianza speciale al Vangelo del Regno di Dio. Totalmente consacrati a Dio, sono totalmente consegnati ai fratelli, per portare la luce di Cristo là dove più fitte sono le tenebre e per diffondere la sua speranza nei cuori sfiduciati.

Le persone consacrate sono segno di Dio nei diversi ambienti di vita, sono lievito per la crescita di una società più giusta e fraterna, sono profezia di condivisione con i piccoli e i poveri. Così intesa e vissuta, la vita consacrata ci appare proprio come essa è realmente: è un dono di Dio, un dono di Dio alla Chiesa, un dono di Dio al suo Popolo! Ogni persona consacrata è un dono per il Popolo di Dio in cammino. C’è tanto bisogno di queste presenze, che rafforzano e rinnovano l’impegno della diffusione del Vangelo, dell’educazione cristiana, della carità verso i più bisognosi, della preghiera contemplativa; l’impegno della formazione umana, della formazione spirituale dei giovani, delle famiglie; l’impegno per la giustizia e la pace nella famiglia umana. Ma pensiamo un po’ cosa succederebbe se non ci fossero le suore negli ospedali, le suore nelle missioni, le suore nelle scuole. Ma pensate una Chiesa senza le suore! Non si può pensare: esse sono questo dono, questo lievito che porta avanti il Popolo di Dio. Sono grandi queste donne che consacrano la loro vita a Dio, che portano avanti il messaggio di Gesù.

La Chiesa e il mondo hanno bisogno di questa testimonianza dell’amore e della misericordia di Dio. I consacrati, i religiosi, le religiose sono la testimonianza che Dio è buono e misericordioso. Perciò è necessario valorizzare con gratitudine le esperienze di vita consacrata e approfondire la conoscenza dei diversi carismi e spiritualità. Occorre pregare perché tanti giovani rispondano “sì” al Signore che li chiama a consacrarsi totalmente a Lui per un servizio disinteressato ai fratelli; consacrare la vita per servire Dio e i fratelli.

Per tutti questi motivi, come è stato già annunciato, l’anno prossimo sarà dedicato in modo speciale alla vita consacrata. Affidiamo fin da ora questa iniziativa all’intercessione della Vergine Maria e di san Giuseppe, che, come genitori di Gesù, sono stati i primi ad essere consacrati da Lui e a consacrare la loro vita a Lui.


Dopo l'Angelus:

Saluto le famiglie, le parrocchie, le associazioni e tutti i pellegrini venuti da Roma, dall’Italia e da tante parti del mondo. In particolare saluto gli studenti spagnoli di Villafranca de los Barros e Zafra; i devoti del beato Stefano Bellesini provenienti da Verona, i fedeli di Taranto, i cori di Turriaco, di Modena e della provincia di Taranto.

Oggi si celebra in Italia la Giornata per la Vita, che ha come tema «Generare futuro». Rivolgo il mio saluto e il mio incoraggiamento alle associazioni, ai movimenti e ai centri culturali impegnati nella difesa e promozione della vita.
Mi unisco ai Vescovi italiani nel ribadire che «ogni figlio è volto del Signore amante della vita, dono per la famiglia e per la società» (Messaggio per la XXXVI Giornata nazionale per la Vita). Ognuno, nel proprio ruolo e nel proprio ambito, si senta chiamato ad amare e servire la vita, ad accoglierla, rispettarla e promuoverla, specialmente quando è fragile e bisognosa di attenzioni e di cure, dal grembo materno fino alla sua fine su questa terra.

Saluto il Cardinale Vicario e quanti sono impegnati nella Diocesi di Roma per l’animazione della Giornata per la Vita. Esprimo il mio apprezzamento ai docenti universitari che, in questa circostanza, hanno dato vita a convegni sulle attuali problematiche legate alla natalità. Grazie tante.

Il mio pensiero va alle care popolazioni di Roma e della Toscana, colpite dalle piogge che hanno provocato allagamenti e inondazioni.Non manchi a questi nostri fratelli, che sono nella prova, la nostra solidarietà concreta e la nostra preghiera. Cari fratelli e sorelle, vi sono tanto vicino!

Auguro a tutti una buona domenica







 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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