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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Messaggio Augurali di Bartolomeo I per le Feste Liturgiche comuni

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2010 18:13
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16/02/2010 23:58
 
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Messaggio del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo

Più sobrietà e carità, l'insegnamento della Quaresima


Istanbul, 16. "La Quaresima ci insegna come comportarci nel quotidiano senza la follia degli eccessi, dello sperpero e dell'ostentazione, a respingere l'avidità, a ignorare le provocazioni della pubblicità, la quale non cessa di proporre nuovi bisogni menzogneri. Ci insegna ad accontentarci di ciò che è strettamente indispensabile e necessario, in una degna frugalità".

Nel suo messaggio catechetico in occasione dell'inizio della Quaresima ortodossa (cominciata ieri con il Lunedì puro), il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, sottolinea come essa offra l'opportunità - attraverso il digiuno, la continenza, la limitazione dei desideri, dei piaceri e delle spese inutili che tutto ciò comporta - di pensare meno a se stessi e più agli altri, di dimostrare di essere "non un branco di consumatori composto da individui bulimici, senza testa né cuore", ma "una società di persone sensibili che, nell'amore, fanno posto all'altro e gli tendono la mano". Dove l'altro è "il nostro prossimo che vive nella privazione e nello smarrimento".

La Quaresima - spiega Bartolomeo - "ci insegna la pazienza e la sopportazione, di fronte a una privazione piccola o più importante, e allo stesso tempo a chiedere l'aiuto e la misericordia di Dio, con grande fiducia nella sua provvidenza, piena di affettuosa sollecitudine. Questa è la Quaresima secondo la volontà di Cristo. È così che la nostra Madre Chiesa di Costantinopoli, che ha conosciuto tante prove e non smette di vegliare, la propone e la proclama in ogni tempo e particolarmente nell'attuale, difficile congiuntura internazionale".

Nel messaggio, il Patriarca ecumenico ricorda come la frugalità costituisca una "prescrizione salutare" specialmente in un periodo, come l'anno appena trascorso, "che ha visto l'esplosione della grande crisi economica mondiale, crisi che porta con sé il pericolo del fallimento non solo di società e imprese ma anche di interi Paesi". Ciò comporterebbe "il risultato funesto della crescita esponenziale della disoccupazione, della comparsa di eserciti di nuovi poveri, dello scoppio di rivolgimenti sociali, dell'aumento della criminalità e di altri fenomeni ancora peggiori".

Secondo Bartolomeo, per accogliere degnamente il tempo quaresimale occorre, in primo luogo, "una disposizione di gioia", di spirito. Il digiuno e gli altri elementi caratteristici di questo periodo "non devono essere visti come prove pesanti, come pesi, o come dei lavori forzati" che portano abbattimento o afflizione.

La Quaresima deve essere considerata "un dono prezioso di Dio". Questa grazia - è scritto nel messaggio - "cerca di sottrarci da ciò che è materiale e basso e da tutto ciò che respira morte; essa ci vuole elevare più in alto, verso la sfera dello spirito che è pieno di salute e vita. Vi dobbiamo vedere la grande occasione, che ci viene offerta, per risanare la nostra anima da ogni passione, per liberare il nostro corpo da tutto ciò che è superfluo, nocivo e mortale. Dobbiamo di conseguenza vedervi - conclude il Patriarca - la nostra grandissima allegria e gioia, una vera festa, il giubilo".


(©L'Osservatore Romano - 17 febbraio 2010)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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31/03/2010 00:21
 
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Il messaggio pasquale del Patriarca ecumenico Bartolomeo

La Chiesa
è il miracolo della risurrezione


Istanbul, 30. Solo attraverso la fede in Gesù Cristo - "Dio-uomo capace di abbassarsi fino alla passione, alla croce, al sepolcro, di discendere nelle viscere dell'inferno per risuscitare dai morti" - è possibile purificarsi da una "vecchia ruggine" che sussiste e rende inclini al peccato. Questa fede si esprime in una vita colma dei sacramenti della Chiesa e in una lotta spirituale fatta di sforzi e perseveranza. È la Chiesa, in quanto Corpo di Cristo, che vive senza interruzioni e nei secoli il miracolo della risurrezione. Attraverso i sacramenti, la teologia e gli insegnamenti pratici, "ci offre la possibilità di beneficiare di questo miracolo, di prendere parte alla vittoria sulla morte, di diventare i figli della risurrezione e "partecipi della natura divina" (2 Pietro, 1, 4)".

Nel messaggio per la Pasqua, il Patriarca ecumenico Bartolomeo, arcivescovo di Costantinopoli, ricorda come sia "una necessità assoluta di purificarci da questa ruggine con ogni attenzione e cura, affinché la luce vivificante del Cristo risuscitato risplenda senza intralci nel nostro spirito, nella nostra anima e nel nostro corpo e allontani le tenebre dell'ybris, e affinché l'"abbondanza" della vita si spanda sul mondo intero". Un tale risultato può essere ottenuto - sottolinea Bartolomeo - non attraverso la filosofia o la scienza, l'arte o la tecnica, ma solo con la fede in Gesù Cristo. "Il solo Potente, il solo Datore di vita - scrive il Patriarca ecumenico - dopo aver volontariamente assunto, per mezzo della sua incarnazione, tutta la miseria della nostra natura e la sua capitolazione, cioè la morte, ha ormai messo a morte l'ade con la folgore della divinità e donato all'uomo la vita, una vita "in abbondanza" (cfr. Giovanni, 10, 10). Questa abbondanza di vita che il Risorto ci ha donato, il diavolo, in accordo con il suo nome "il calunniatore", non smette di calunniarla e di screditarla benché ora fiaccato, totalmente impotente e insignificante. Egli la calunnia - si legge ancora nel messaggio - per mezzo della ybris che regna ancora nel mondo e che oltraggia Dio, il nostro prossimo, così come il creato nel suo insieme".

Secondo Bartolomeo, il diavolo è sempre presente, "con l'esistenza dentro di noi di una vecchia ruggine, in particolare della tendenza al peccato. Il calunniatore la usa sempre per prenderci in trappola, che si tratti del peccato in sé o dell'errore riguardo la fede". L'ybris, ovvero l'orgoglio smodato, la superbia, l'arroganza, è il frutto di quella "ruggine" ed entrambe costituiscono "la sinistra coppia responsabile del turbamento delle relazioni con noi stessi, con gli altri, con Dio e con il creato". La naturale predisposizione al male, il fascio di spine delle passioni, che si nutre delle ruggini dell'"uomo vecchio" (Efesini, 4, 22), deve per necessità essere trasfigurata, attraverso Cristo e l'amore di Cristo, alla stregua di tutte le sue icone viventi che ci circondano, in un fascio di virtù, di santificazione e di giustizia.

Così - ricorda Bartolomeo - a questo proposito il santo innografo canta:  "Rivestiti dell'abito della giustizia, più bianco della neve, rallegriamoci in questo giorno di Pasqua nel quale Cristo, sole di giustizia, sorgendo dai morti ci ha fatti tutti risplendere di incorruttibilità" (Vespri del giovedì di Tommaso). La veste bianca della giustizia "ci è stata data simbolicamente durante il santo battesimo e siamo chiamati, per mezzo di una continua conversione, di lacrime portatrici di gioia, di una preghiera ininterrotta, di un controllo dei desideri, della pazienza nelle cose dolorose della vita, a mettere in pratica tutti i comandamenti di Dio e la legge capitale dell'amore. Siamo chiamati - conclude il Patriarca - a purificarci a fondo, partecipando così alla kenosi della croce del Dio e Uomo, affinché giunga la letizia pasquale, la luce fulgida della risurrezione e la salvezza nella nostra vita e nel mondo".


(©L'Osservatore Romano - 31 marzo 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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21/12/2010 18:13
 
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Messaggio natalizio del Patriarca Bartolomeo

Il pane quotidiano
a quanti sono nel bisogno


Pubblichiamo, in una nostra traduzione dall'inglese, il messaggio per il Natale 2010 del Patriarca ortodosso di Costantinopoli, Bartolomeo.
 

Grazia, pace e misericordia dal Salvatore Cristo nato a Betlemme.

Amati fratelli concelebranti e figli benedetti nel Signore, nella cupa atmosfera che pervade il mondo, a causa di vari problemi legati alla crisi finanziaria, sociale, morale e in particolare spirituale e che ha creato sempre più frustrazione, amarezza, confusione, ansietà, delusione e paura fra molte persone a proposito del futuro, la voce della Chiesa risuona dolce:  "Venite, o fedeli, eleviamo la nostra mente alle cose divine e contempliamo la celeste condiscendenza che è apparsa dall'alto, a Betlemme" (Inno dell'Ora sesta, del giorno di Natale).

Secondo il credo incrollabile dei cristiani, Dio non osserva semplicemente e con indifferenza dall'alto il cammino dell'umanità, che Egli ha creato personalmente a sua immagine e somiglianza. Per questo l'incarnazione del suo Verbo e Figlio unigenito è stata fin dall'inizio la sua "buona volontà", la sua intenzione originale. La sua "volontà pre-eterna" è stata proprio quella di assumere nella sua persona, in un atto d'amore estremo, la natura umana che ha creato per renderla "partecipe della natura divina" (2 Pietro, 1, 4). Infatti, Dio ha voluto questo prima della "caduta" di Adamo e di Eva, anche prima della loro stessa creazione! Dopo la "caduta" di Adamo e di Eva, la "volontà pre-eterna" dell'Incarnazione ha abbracciato la croce, la sacra passione, la morte datrice di vita, la discesa negli inferi, e la resurrezione dopo tre giorni. In tal modo, il peccato che è penetrato nella natura umana infettando ogni cosa e la morte che è entrata furtivamente nella vita sono stati scacciati del tutto e in via definitiva, mentre l'umanità ha potuto godere della pienezza dell'eredità paterna ed eterna.
 
Tuttavia, la condiscendenza divina del Natale non si limita alle cose relative all'eternità, ma include anche elementi legati al nostro viaggio terreno. Cristo è venuto nel mondo per diffondere la buona novella del Regno dei Cieli e per iniziarci al suo Regno. Ancora, egli è anche venuto per aiutare e per guarire la debolezza umana. Ha nutrito miracolosamente e ripetutamente coloro i quali hanno ascoltato la sua parola; ha curato i lebbrosi, sostenuto gli infermi, concesso la vista ai ciechi, l'udito ai sordi e la parola ai muti, ha liberato gli indemoniati dagli spiriti impuri, ha fatto risorgere dai morti, ha difeso i diritti degli oppressi e degli abbandonati, ha condannato la ricchezza illegale, l'insensibilità verso i poveri, l'ipocrisia e la hýbris nei rapporti umani. Ha offerto se stesso come esempio di sacrificio volontario di svuotamento di sé per la salvezza degli altri!

Forse quest'anno si dovrebbe evidenziare in particolare questa dimensione del messaggio dell'incarnazione divina. Molti nostri amici e colleghi stanno attraversando le prove terribili della crisi attuale. Ci sono innumerevoli disoccupati, nuovi poveri, senza tetto, giovani con sogni "infranti". Ciononostante, Betlemme si traduce con "Casa del Pane". Quindi, come fedeli cristiani, dobbiamo a tutti i nostri fratelli e a tutte le nostre sorelle non solo il "pane essenziale", ovvero Cristo in fasce in una umile mangiatoia a Betlemme, ma anche il pane quotidiano concreto per la sopravvivenza e tutto ciò che "attiene a ciò che è necessario per il corpo" (Giacomo, 2, 16). Ora è tempo di applicare il messaggio evangelico in modo pratico con un senso decoroso di responsabilità!

Ora è tempo di mettere in pratica in modo chiaro e preciso le parole dell'apostolo:  "con le mie opere ti mostrerò la mia fede" (Giacomo, 2, 18). Ora è  opportuno  per noi "elevare la mente alle cose divine", all'altezza della virtù regale dell'amore che ci avvicina a Dio.

Questo proclamiamo a tutti i figli del Patriarcato ecumenico da questa sede sacra e mistica, la Chiesa dei Poveri di Cristo, e invochiamo su tutti voi la condiscendenza divina e la misericordia infinita nonché la pace e la grazia del Verbo e del Figlio unigenito di Dio, che si è incarnato per la nostra salvezza per mezzo dello Spirito Santo e della Vergine Maria. A lui appartengono la gloria, la forza, l'onore e l'adorazione con il Padre e lo Spirito, nei secoli dei secoli.

Amen.


(©L'Osservatore Romano - 22 dicembre 2010)

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