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14/03/2010 10:54 | |
Sempre da questo passo del Blog CRISI DELLE VOCAZIONI qui postato fra il 4 e 5° messaggio a partire dal questo....c'è stato un intervento interessante fra gli altri:
Franco Se alla fine degli anni '50 si è ritenuto di dover indire un concilio ecumenico per attuare un "aggiornamento" vuol dire che gli indicatori del costume e della produzione culturale (letteratura, cinema, filosofia, musica...) permettevano di cogliere i segnali di una crisi di consenso, sia pure incipiente. In Francia ( la "figlia primogenita della Chiesa" ) le cose andavano già piuttosto male, se nel 1943 venne pubblicato il libro, che allora fece scalpore "La France, pays de mission?", autore non so se il cardinale Feltin o Ancel o altro. Già negli anni '30 Bernanos aveva pubblicato il "Diario di un parroco di campagna" sul dramma del curato di una "parrocchia morta", che non risponde minimamente ai suoi sforzi. Già, è questo il problema: il prete, come il professore, ha davanti a sè un pubblico con cui deve interagire. Se la cosa non riesce,si sviluppano avvilimento e frustrazione. Leggendo le testimonianze sull'esperimento dei "preti operai" si vede facilmente che la soluzione intravista da molti sacerdoti era di introdursi alla pari nel mondo laico della produzione; da qui anche la tendenza a procurarsi l'"adrenalina" con l'impegno sociale, o peggio con l'estremismo politico ( tendenza ancor oggi riconoscibile, mi sembra, in parecchi "preti di sinistra" . Io credo che il prete anche nelle situazioni più ostiche possa fare breccia nel muro dell'indifferenza se crede fermamente nella specificità della sua missione ( per dirla in "sociologese": nella imbattibilità commerciale del suo prodotto ). Per questo occcorrono una grandissima solidità dottrinale, la capacità d ivedere come le norme etiche derivanti dalla dottrina della Chiesa corrispondano alle esigenze pratiche e teoriche dell'uomo d'oggi; il tutto originato da un indomabile amore per la Chiesa e da una intensa vita di pietà.
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La mia risposta
Mi rivolgo al primo messaggio qui di Franco: lei ha ragione, la crisi del sacerdozio non è del dopo Concilio o dal Concilio, ma comincia prima solo che lei dimentica di dire che già fra i vari Pontefici Pio IX e Pio XI anche con san Pio X il santo Magistero Pontificio non solo aveva evidenziato il problema, ma aveva tracciato le linee guida per risolverlo o comunque per tenerlo a freno....non fu per capriccio che san Pio X fece fare il GIURAMENTO ANTIMODERNISTA nei seminari....perchè Paolo VI senza alcun atto ufficiale e senza alcuna spiegazione lo abolì? Non dimentichiamo che sotto Pio XII abbiamo la fioritura di sacerdoti "dall'animo SOCIALE" ai quali il Pontefice non dice nulla...segno evidente che se da una parte era necessaria UNA APERTURA del Sacerdote verso i problemi del mondo sociale che naturalmente stavano mutando e non erano quelli del '700 e dell'800, dall'altra parte si tentava ancora di rimanere comunque all'interno della legalità dottrinale.... Fra gli anni '60 e '70 abbiamo L'APICE della crisi delle vocazioni... non certo l'inizio... tuttavia è fuori discussione che l'aver eliminato il giuramento antimodernista e l'aver proprio in quegli anni modificato la Messa con la speranza di RIEMPIRE LE CHIESE, ha invece dato la manata più grossa alla crisi...è qui, in questo frangente che SI SVUOTANO I SEMINARI E LE CASE RELIGIOSI con la dannata frenesia del riempire le chiese a tutti i costi, anche al costo di giungere di PROFANARE L'EUCARESTIA, DARLA ALLA MANO, ELIMINARE ALTARI E TABERNACOLI, FARE STRAGI DI STATUE, PERMETTERE AD UN LAICO COME KIKO DI COSTRUIRE CHIESE NUOVE SENZA PRESBITERI, SENZA CONFESSIONALI, SENZA IL TABERNACOLO SFRATTATO DA QUESTE CHIESE E RINCHIUSO IN STANZETTE A DIACENTI SENZA INGINOCCHIATOI....perdonate le lettere maiuscole, ma necessarie...
Oggi i nodi stanno venendo al pettine, ecco da dove provengono i cambiamenti di Benedetto XVI che più che cambiamenti sono semplicemente un RITORNARE alla serietà della nostra Fede riconoscendo IL FALLIMENTO del tentativo di modernizzare la Chiesa seguendo le mode del tempo... Se riusciremo a capire questo con le conseguenze di un vero pentimento, ritorneranno anche le Vocazioni...
P.S. attenzione poi a cosa intendiamo per CRISI DELLE VOCAZIONI E DEL SACERDOZIO....non è il ruolo del Sacerdote ad essere in crisi giacchè Cristo è IERI, OGGI E SEMPRE, ma in crisi è L'UOMO con la sua vocazione, in crisi E' LA SUA IDENTITA', in crisi sono le PROMESSE che non manteniamo più.... i coniugi rompono le promesse, i sacerdoti rompono le promesse...i fedeli rompono le promesse....è in atto una rottura con le PROMESSE BATTESIMALI, da qui deriva ogni tipo di crisi... in crisi NON è la Chiesa in quanto tale che è UNA , SANTA E CATTOLICA... ma in crisi sono le MEMBRA che la compongono...le membra che tentano di cambiare la Chiesa perchè sono loro in crisi, sono quel fermento di zizzania, non hanno pace e seminano la divisione... il Sacerdote che ha perduto la sua identità come molti uomini nel mondo che credono di essere diventate donne e come le donne che credono di potersi equiparare agli uomini (sic!) SONO PERSONE IN CRISI... Nel momento in cui si comincerà a dire la verità su ciò che è male senza cambiarlo come un finto bene, allora si che inizieremo una vera riforma ed una autentica restaurazione...
Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine) |