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Mens Nostra Lettera Enciclica di Pio XI sull'importanza degli ESERCIZI SPIRITUALI

Ultimo Aggiornamento: 03/03/2014 12:54
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18/02/2010 19:06
 
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LETTERA ENCICLICA
MENS NOSTRA
AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI,
PRIMATI, ARCIVESCOVI, VESCOVI
E AGLI ALTRI ORDINARI LOCALI
CHE HANNO PACE E COMUNIONE
CON LA SEDE APOSTOLICA:
SULL'IMPORTANZA DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI.
PIO PP. XI
VENERABILI FRATELLI
SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE.


Vi sono certamente note, Venerabili Fratelli, le intenzioni che Ci mossero all’inizio di quest’anno a promulgare uno straordinario Giubileo per tutto il mondo cattolico in occasione del cinquantesimo anniversario del Nostro Sacerdozio. Infatti, come abbiamo solennemente dichiarato nella Costituzione Apostolica «Auspicantibus Nobis» del 6 gennaio 1929 [1], non solo intendevamo invitare tutti i diletti figli della grande famiglia, che il Cuore di Dio ha affidato al cuore Nostro, ad unirsi al giubileo del Padre comune per rendere comuni grazie al sommo Datore di ogni bene; ma in modo particolare Ci arrideva la dolce speranza che, aprendo più largamente i tesori spirituali di cui il Signore Ci ha costituiti amministratori, i fedeli ne avrebbero tratto felice opportunità per rinvigorirsi nella fede, per crescere nella pietà e nella perfezione cristiana e per riformare più efficacemente i costumi privati e pubblici: donde, come frutto della piena pacificazione dei singoli con se stessi e con Dio, sarebbe anche venuta la mutua pacificazione degli animi e dei popoli.

Né vana fu la Nostra speranza. Infatti, quel mirabile slancio di devozione, con cui venne accolta la promulgazione del Giubileo, lungi dall’affievolirsi, andò anzi sempre crescendo, concorrendovi il Signore anche coi memorandi avvenimenti che renderanno imperituro il ricordo di quest’anno veramente salutare.

E Noi, con indicibile consolazione, abbiamo potuto in gran parte seguire con gli occhi Nostri questo magnifico aumento di fede e di pietà attraverso le schiere così varie e così numerose di tanti figli carissimi, che Ci fu dato personalmente vedere e accogliere nella Nostra casa, e che potemmo, stavamo per dire, stringere al Nostro cuore paterno.

Ora, mentre dall’intimo dell’animo Nostro innalziamo al Padre delle misericordie un caldo inno di ringraziamento per tanti e così segnalati frutti che Egli si è degnato seminare, maturare e raccogliere nella sua vigna lungo tutto quest’anno giubilare, la Nostra stessa pastorale sollecitudine Ci muove a vivamente desiderare che tali e tanti frutti si conservino e crescano a bene dei singoli, e per ciò stesso a bene dell’intera società.

Riflettendo su come ciò possa essere conseguito, Ci sovviene che il Nostro Predecessore di felice memoria Leone XIII, nell’indire il sacro Giubileo in altra occasione, con parole che nella già ricordata Costituzione «Auspicantibus Nobis» facemmo Nostre [2], esortava tutti i fedeli « a raccogliersi un poco in se stessi e ad innalzare i pensieri immersi nelle cose terrene a cose migliori » [3]. Ci sovviene altresì che il Nostro Predecessore di santa memoria Pio X, così zelante promotore e vivo esempio di santità sacerdotale, durante l’anno giubilare del suo sacerdozio, in una piissima e memoranda «Esortazione» al clero cattolico [4] dava documenti preziosi di vita spirituale.

Orbene, procedendo sulle orme di questi Pontefici, abbiamo giudicato opportuno fare anche Noi qualche cosa per promuovere un’iniziativa dalla quale confidiamo possano derivare molti rilevanti vantaggi a favore del popolo cristiano. Intendiamo parlare della pratica degli Esercizi spirituali, che desideriamo vivamente venga diffusa in larga scala non solo fra l’uno e l’altro clero, ma anche fra le schiere dei cattolici laici, in modo che sia possibile lasciare ai Nostri diletti figli un ricordo di questo anno sacro. Ciò facciamo tanto più volentieri al tramonto di questo anno giubilare del Nostro Sacerdozio. Infatti, nulla di più lieto possiamo avere che ricordare le grazie celesti e le ineffabili consolazioni da Noi sperimentate negli Esercizi spirituali che fummo soliti frequentare assiduamente, tanto che essi segnarono quasi le varie tappe della Nostra vita sacerdotale. Da essi attingemmo luce e forza per conoscere e compiere la volontà divina, e con non minore soddisfazione ripensiamo al ministero sacerdotale da Noi esercitato per lunghi anni, nel corso del quale Ci fu concesso di dedicarCi più e più volte all’opera degli Esercizi spirituali, e potemmo constatare gl’immensi salutari effetti che ne derivano al bene delle anime.

E veramente, Venerabili Fratelli, sotto molti rispetti si constatano la somma importanza, utilità, opportunità di questi santi ritiri specialmente nei tempi che corrono. La grande malattia dell’età moderna, fonte precipua dei mali che tutti deploriamo, è la mancanza di riflessione, quell’effusione continua e veramente febbrile verso le cose esterne, quella smodata cupidigia delle ricchezze e dei piaceri, che a poco a poco affievolisce negli animi ogni più nobile ideale, li immerge nelle cose terrene e transitorie e non permette loro di assurgere alla considerazione, delle verità eterne, delle leggi divine, di Dio, unica fonte di tutto ciò che esiste, unico fine dell’universo creato, il quale nella sua infinità bontà e misericordia, ai giorni nostri, con effusione straordinaria di grazie, potentemente attira a sé le anime, nonostante la corruzione che dappertutto s’infiltra.

Ora, ad un morbo così profondo della famiglia umana, quale rimedio migliore possiamo Noi proporre che invitare tutte queste anime dissipate e stanche al raccoglimento degli Esercizi?

E veramente anche se gli Esercizi spirituali non consistessero in altro che nell’appartarsi per qualche tempo dalle assillanti occupazioni e preoccupazioni terrene per riposare lo spirito nella quiete non oziosa di un ritiro e nel silenzio di tutte le cose esteriori, per dare comodità all’uomo di pensare ai problemi più vitali che, nei segreti più intimi della coscienza, hanno sempre preoccupato e preoccupano l’umanità, cioè ai problemi della sua origine e del suo fine, «donde venga e dove vada», sarebbe già un grande ristoro per l’anima.

Gli Esercizi spirituali, costringendo l’uomo all’interiore lavoro dello spirito alla riflessione, alla meditazione, all’esame di se stesso, sono per le umane facoltà una mirabile scuola di educazione in cui la mente impara a riflettere, la volontà si rafforza, le passioni si dominano, l’attività riceve una direzione, una norma, un impulso efficace e tutta l’anima assurge alla sua nativa nobiltà e grandezza, conforme a ciò che il Pontefice San Gregorio nel suo libro Pastorale afferma con elegante similitudine: «La mente umana, a guisa dell’acqua, se è rinchiusa si raccoglie in alto, perché ritorna là donde discende; se è rilasciata si disperde, perché si effonde inutilmente in basso» [5].

Oltre a ciò, nel ritiro degli Esercizi spirituali, non solo «la mente, lieta nel suo Signore, viene eccitata come da certi stimoli del silenzio e rinvigorita da ineffabili rapimenti», come dice Sant’Eucherio, Vescovo di Lione [6], ma soprattutto viene con divina larghezza convitata a quel «celeste nutrimento» di cui parla Lattanzio: «poiché nessun cibo è più soave all’anima che la cognizione della verità» [7]; viene ammessa a quella «scuola di celeste dottrina e palestra di arti divine» [8] come la chiama un antico autore che per lungo tempo fu creduto S. Basilio Magno, dove «Dio è tutto quello che si impara, è la via per cui si tende, è il tutto per cui si giunge alla cognizione della verità» [9].

Pertanto, gli Esercizi non solo perfezionano le naturali facoltà dell’uomo, ma hanno un mirabile potere nel formare l’uomo soprannaturale, cioè il cristiano. Nei tempi difficili in cui viviamo, nei quali il vero senso di Cristo, lo spirito soprannaturale, essenza della nostra santa religione, soffre tanti ostacoli ed impedimenti, nell’imperversare del naturalismo, che tende ad illanguidire la vivezza degli ideali della fede e a smorzare gli ardori della carità cristiana, è quanto mai salutare sottrarre l’uomo a quel fascino « della vanità » che « oscura il bene »[10], e trasportarlo in quella beata solitudine, ove in un celeste magistero l’anima apprende il vero valore dell’umana esistenza, riposta appunto nel servizio a Dio, il salutare orrore alla colpa il santo timore di Dio, la vanità delle cose cose terrene, e nella contemplazione di Colui che è « via e verità e vita » [11] impara a deporre l’uomo vecchio [12] e a rinnegare se stesso, e nell’esercizio dell’umiltà, dell’ubbidienza, della mortificazione, a rivestirsi di Cristo, fino a giungere a quell’« uomo perfetto » e a quella « misura dell’età piena di Cristo » [13] di cui parla l’Apostolo, anzi fino a poter dire con lui: «Vivo non già io, ma vive in me Cristo» [14]: sublimi ascensioni e divina trasformazione che l’anima compie sotto l’azione della grazia invocata nelle più frequente e fervorosa preghiera, attinta nella partecipazione più devota ai sacrosanti misteri.

Inestimabili beni soprannaturali sono questi, Venerabili Fratelli, nel felice possesso dei quali solamente è riposta la quiete, il riposo, la vera pace, suprema aspirazione dell’anima, a cui tende con profonda nostalgia il mondo moderno, ma che invano ricerca nel perseguimento di terreni ideali, nel turbine della vita. L’esperienza di anime veramente innumerevoli attraverso i secoli ha luminosamente dimostrato, e dimostra oggi forse più che mai, questo mirabile potere pacificatore e santificatore riposto nel sacro ritiro degli Esercizi spirituali, da cui le anime escono « radicate ed edificate » [15] in Cristo, piene di luce, di vigore, di felicità « che supera ogni senso » [16].

Ma da questa pienezza della vita cristiana, che gli Esercizi spirituali apportano e perfezionano, oltre il frutto soavissimo della pace interiore, germoglia quasi spontaneo un altro importantissimo frutto che ha una più larga risonanza sociale: lo spirito di apostolato. È infatti naturale effetto della carità che un’anima, quando è piena di Dio, senta il bisogno di comunicare alle altre anime la conoscenza e l’amore dell’infinito Bene che essa ha trovato e possiede.

Orbene in questi tempi di immensi bisogni per le anime, quando le lontane regioni delle Missioni « già biondeggiano per la mietitura » [17] e domandano sempre più numerosi operai; quando nei nostri stessi paesi le crescenti necessità spirituali dei popoli esigono numerosi e scelti manipoli di ben formati apostoli nell’uno e nell’altro Clero dispensatori dei misteri di Dio, e, partecipanti all’apostolato gerarchico, le schiere dei laici consacrati ai molteplici rami dell’Azione Cattolica, Noi, Venerabili Fratelli, ammaestrati dall’esperienza della storia, negli Esercizi spirituali vediamo e salutiamo i provvidenziali Cenacoli, dove i cuori generosi, sotto l’influsso della grazia, apprezzando degnamente al lume delle eterne verità e degli esempi di Cristo il valore inestimabile delle anime, sentiranno la voce del Signore che li invita a farsi suoi cooperatori nella redenzione del mondo, in quel qualunque stato di vita, a cui, con saggia elezione, conosceranno essere chiamati a servire il loro Creatore, e dove apprenderanno gl’ideali, i propositi, gli ardimenti dell’apostolato cristiano.

Del resto, tale fu sempre la via ordinaria tenuta dal Signore per formare i suoi Apostoli. Perciò il divino Maestro, non contento del lungo nascondimento di Nazareth, volle premettere alla sua vita pubblica il severo ritiro di quaranta giorni nel deserto. Perciò in mezzo alle fatiche della predicazione evangelica, spesso invitava gli Apostoli al silenzio dell’isolamento: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco » [18]; perciò soprattutto volle che, dopo la sua Ascensione, gli Apostoli ricevessero la loro ultima formazione nel Cenacolo di Gerusalemme: « perseverando concordi nella preghiera » [19], in attesa dello Spirito Santo in quel memorando ritiro di dieci giorni, che furono, quasi oseremmo dire, i primi Esercizi spirituali praticati nella Chiesa, dai quali anzi la Chiesa stessa nacque con tutta la sua sempre giovanile vigoria: beato ritiro in cui, sotto lo sguardo e nella materna assistenza di Maria, si formarono, insieme con i primi Apostoli, coloro che vorremmo chiamare i precursori dell’Azione Cattolica.

Da quel giorno la pratica degli Esercizi spirituali, se non nel nome e nella forma quale ora si usa, almeno nella sostanza, divenne « famigliare agli antichi cristiani » [20], come dice san Francesco di Sales, e ne troviamo chiari accenni nelle opere dei Santi Padri. Così, per esempio, San Girolamo alla nobile matrona Celanzia: « Scegliti — scriveva — un luogo adatto e lontano dallo strepito della famiglia, in cui tu possa ripararti come in un porto. Quivi lo studio della divina Scrittura sia così intenso, così frequente il ritorno alla preghiera, tanto assidua la riflessione sulle cose future che tu abbia da compensare con questo riposo tutte le occupazioni degli altri tempi. Né diciamo questo quasi volessimo distoglierti dai tuoi: anzi, con ciò intendiamo che ivi tu impari e mediti quale poi tu debba mostrarti verso i tuoi » [21]. Nel medesimo secolo il grande Vescovo di Ravenna, San Pietro Crisologo, lanciava a tutti i fedeli il noto eloquente invito: «Abbiamo dato al corpo un anno, diamo all’animo alcuni giorni… Viviamo un po’ di tempo per Dio, noi che siamo vissuti interamente per il mondo… Risuoni la divina voce ai nostri orecchi: lo strepito domestico non turbi il nostro udito… Così agguerriti, o fratelli, così ammaestrati, dichiareremo guerra al peccato… sicuri della vittoria » [22].

Anche in seguito, lungo i secoli, gli uomini hanno sempre sentito l’attrattiva della tranquilla solitudine, dove l’anima, lontana da qualsiasi osservatore, potesse dedicarsi alle cose divine, e quanto più burrascosi erano i tempi, tanto più forte si faceva sentire l’impulso dello Spirito Santo che sospingeva nel deserto le anime sitibonde di giustizia e di verità, « affinché più assiduamente libere dagli appetiti corporei, possano attendere alla divina sapienza nell’intimo della loro mente, dove, tacendo ogni strepito di sollecitudini terrene, si rallegrino in sante meditazioni e nelle delizie eterne » [23].

Più tardi Dio suscitò nella sua Chiesa illuminati Maestri della vita soprannaturale che diedero sapienti norme e proposero metodi di ascesi attinti alla divina rivelazione ed all’esperienza propria e dei secoli cristiani, e non senza particolare provvidenza del Signore ne uscirono, per opera del grande Servo di Dio Ignazio di Loyola, gli Esercizi spirituali propriamente detti: « tesoro, — come lo chiamava quel venerabile uomo dell’inclito Ordine di San Benedetto, Ludovico Blosio, citato da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori in una bellissima lettera « sugli Esercizi in solitudine— tesoro, che Dio ha manifestato alla sua Chiesa in questi ultimi tempi, per il quale gli si devono rendere speciali azioni di grazie » [24].

Da questi Esercizi, che ben presto sollevarono sì gran fama di sé nella Chiesa, prese ispirazione per correre ancor più generoso nella vita della santità, tra gli altri molti, il Nostro veneratissimo e per tanti titoli a Noi carissimo San Carlo Borromeo, il quale, come avemmo Noi stessi altra volta l’opportunità di ricordare, « ne divulgò l’uso nel clero e nel popolo » [25] non solo con l’impulso del suo zelo e l’autorità del suo nome, ma anche con regole e direttòrii speciali; e giunse persino a farsi fondatore di una casa esclusivamente destinata per gli Esercizi stessi secondo il metodo di Sant’Ignazio. Ad essa diede il nome di «Asceterium», la prima forse, a quanto si sappia, di tal genere: esempio imitato poi ben presto felicemente in ogni parte.

Corrispondente alla stima sempre crescente che si andava diffondendo nella Chiesa per gli Esercizi spirituali, fu il moltiplicarsi di tali Case riservate per questi sacri ritiri, quasi oasi verdeggianti e feconde nel deserto del pellegrinaggio terreno, destinate a raccogliere separatamente i fedeli dell’uno e dell’altro sesso ad un periodo di spirituale ristoro. Dopo l’immane tragedia della guerra, di fronte al profondo rivolgimento sociale che essa ha portato, al tramonto di tante illusioni, al riaffermarsi più potente in molte anime di elevate aspirazioni, ecco risvegliarsi mirabilmente in molti, sotto il soffio dello Spirito Santo, il bisogno dei Ritiri spirituali. Anime desiderose di una vita migliore e più santa, altre sbattute dalle tempeste della vita, dalle preoccupazioni dell’esistenza, dalle distrazioni e dalle seduzioni del mondo, anime avvelenate da una atmosfera satura di razionalismo e di sensualità, cercano rifugio in questi asili di pace, in queste case di preghiera, ove possano riposare lo spirito, ritemprare le forze, orientare soprannaturalmente il cammino della vita.

Dal canto Nostro, mentre dall’intimo del cuore godiamo di tale salutare movimento e vi scorgiamo un efficacissimo rimedio ai mali presenti, siamo risoluti ad assecondare, per quanto sta in noi, i pietosi disegni della Divina Bontà e a non lasciare passare invano questo invito dello Spirito Santo che oggi spira in molti cuori.

Noi Ci apprestiamo a compiere ciò con animo particolarmente lieto, osservando quanto è stato compiuto dai nostri predecessori. Infatti, questa stessa Sede Apostolica, dopo aver tante volte raccomandato gli Esercizi spirituali con la parola, ha voluto precedere i fedeli anche con l’esempio, e già da parecchio tempo, di quando in quando suole per alcuni giorni convertire in Cenacolo di meditazione e di preghiera le auguste aule Vaticane; consuetudine, che Noi ben volentieri abbiamo seguito con grande gioia e conforto. E per procurare in più larga misura questa gioia e questo conforto a Noi ed a quanti più da vicino Ci assistono, soddisfacendo ai loro pii desiderii, abbiamo dato le opportune disposizioni affinché un corso di santi spirituali Esercizi abbia luogo ogni anno in questa Nostra Sede Vaticana.

Anche voi, Venerabili Fratelli, conoscete ed apprezzate altamente gli Esercizi spirituali, coi quali avete temprato dapprima il vostro spirito sacerdotale e vi siete poi preparati alla pienezza del sacerdozio, e ad essi, non di rado, alla testa dei vostri sacerdoti ricorrete per rinfrancare gli animi vostri nella contemplazione dei beni celesti. Ciò costituisce certamente un’apprezzabile azione, per la quale vogliamo darvi un doveroso e pubblico elogio. Sappiamo inoltre, (ed anche questo additiamo come esempio da imitare, tanto più luminoso quanto più alto e di natura sua meno frequente) che in alcune regioni tanto dell’Oriente che dell’Occidente i Vescovi, con a capo il loro Metropolita o Patriarca, talvolta si sono riuniti insieme per attendere ad un ritiro spirituale tutto proprio e adatto alla loro eccelsa dignità e ai doveri che ne derivano. Il che forse non sarà troppo difficile da imitare quando specialmente gravi ragioni chiamano a raccolta tutti i Presuli di una Provincia Ecclesiastica, o per provvedere con comuni decisioni ai più urgenti bisogni spirituali dei loro greggi o per prendere più efficaci deliberazioni secondo le esigenze del momento. Così Noi stessi pensavamo di fare coi Vescovi della regione Lombarda quando per brevissimo tempo fummo preposti alla Chiesa Metropolitana di Milano, e l’avremmo eseguito in quello stesso primo anno, se altri disegni non avesse avuto e compiuto la divina Provvidenza sulla Nostra umile persona.

I sacerdoti e i religiosi, già prima che fosse loro prescritto l’uso degli Esercizi per legge della Chiesa, con lodevole frequenza si valevano di questo mezzo di santificazione; così ora con tanto maggiore impegno vi si applicheranno quanto più solenne è la voce dei sacri Canoni che a questo li sprona.

I sacerdoti del Clero secolare siano fedeli nel frequentare gli Esercizi spirituali almeno nella così discreta misura prescritta loro dal Codice di Diritto Canonico [26], e vi apportino tanto maggior desiderio di trarne frutto, quanto più in mezzo alle sollecitudini del loro ministero sentiranno il bisogno di quella pienezza di spirito che è loro necessaria perché possano, com’è loro dovere, effonderla sulle anime loro affidate. Così hanno sempre sentito i sacerdoti più zelanti, così hanno praticato ed insegnato tutti quelli che si distinsero nella direzione delle anime e nella formazione del Clero, come, per citare un esempio moderno, il Beato Giuseppe Cafasso, da Noi recentemente elevato agli onori degli altari. Egli appunto degli esercizi spirituali si valeva per santificare se stesso e i suoi confratelli di sacerdozio; e fu al termine di uno di tali ritiri che con sicuro intuito soprannaturale poté indicare ad un giovane sacerdote suo penitente, quella via che la Provvidenza gli assegnava e che lo condusse poi a diventare il Beato Giovanni Bosco, per il quale nessun elogio è sufficiente.

I Religiosi, poi, che ogni anno sono chiamati ai sacri Esercizi [27], qualunque sia la regola sotto cui militano, vi troveranno una miniera inesauribile e ricca di ogni genere di tesori, a cui tutti possono attingere secondo i loro particolari bisogni per perseverare e progredire nella pratica più perfetta della legge e dei consigli evangelici. Gli annui Esercizi sono per loro come un mistico « albero della vita » [28], valendosi del quale tanto gli individui quanto le comunità conserveranno sempre vigoroso e vivace il primitivo spirito della loro vocazione.

I Sacerdoti dell’uno e dell’altro Clero non ritengano perduto per l’apostolato il tempo che consacreranno agli Esercizi spirituali. San Bernardo non esitava a raccomandare perfino a colui che, già suo discepolo, era allora Sommo Pontefice, il Beato Eugenio III: « Se vuoi essere di tutti, ad imitazione di Colui che si fece tutto a tutti, lodo tale umanità, purché sia completa. E come mai sarà completa, se escludi te stesso? Anche tu sei uomo: affinché dunque tale umanità sia intera e piena, accolga anche te dentro di sé quel cuore che accoglie tutti gli altri; altrimenti, che ti giova guadagnare tutti, se perdi te stesso? Perciò, siccome tutti ti posseggono, sii anche tu uno dei tuoi possessori. Ricordati, non dico sempre, non dico spesso, ma almeno talvolta di restituire te a te stesso » [29].

Né meno ci stanno a cuore, Venerabili Fratelli, gli Esercizi ai vari gruppi di quell’Azione Cattolica che non Ci stanchiamo né Ci stancheremo di promuovere e raccomandare, essendo l’utilissima, per non dire necessaria, partecipazione dei laici all’apostolato gerarchico della Chiesa. Vediamo con immensa consolazione organizzarsi ovunque corsi d’Esercizi particolarmente riservati alle pacifiche schiere di questi valorosi soldati di Cristo, e specialmente ai più giovani, che numerosi vi accorrono per addestrarsi alle sante battaglie del Signore, e vi trovano non solo la forza di migliorare la propria vita, ma spesso sentono nel cuore la voce misteriosa che li chiama a diventare apostoli in tutta la magnifica pienezza del nome. Splendida aurora di bene che Ci fa salutare e sperare un prossimo luminoso meriggio, se la pratica degli Esercizi spirituali più universalmente e più regolarmente verrà promossa e caldeggiata nelle file delle varie Associazioni cattoliche, specialmente giovanili [30].

Ed è ora veramente disposizione ammirabile della misericordiosa provvidenza di Dio che in un tempo, in cui i beni temporali e il conseguente benessere materiale e una certa agiatezza di vita tendono ad estendersi in qualche notevole misura ai lavoratori e ad un maggior numero dei figli del popolo, è provvidenziale, diciamo, che si vada facendo comune anche alla massa dei fedeli questo tesoro spirituale, destinato a controbilanciare il peso dei beni terreni, affinché non trascinino le anime verso il materialismo teorico e pratico.

Diamo dunque il Nostro plauso e il Nostro paterno incoraggiamento alle Opere « pro Exercitiis » che già sorgono in varie regioni, specialmente quelle così fruttuose e così opportune dei « Ritiri Operai » con le relative « Leghe di Perseveranza », e le raccomandiamo vivamente, Venerabili Fratelli, alla vostra cura e alla vostra sollecitudine.

Ma tutto quello che abbiamo riferito circa gli Esercizi spirituali e i loro mirabili frutti suppone che il sacro ritiro sia praticato veneramente come si conviene, e che non diventi come una semplice consuetudine che si pratica senza interiore slancio ed energia e, conseguentemente, con poco o nessun frutto per l’anima.

Pertanto, anzitutto bisogna che gli Esercizi si facciano nel ritiro, appartandosi dal frastuono delle ordinarie sollecitudini della vita quotidiana; poiché, come esattamente insegna l’aureo libretto «Dell’Imitazione di Cristo »: «Nel silenzio e nella quiete fa profitto l’anima devota » [31].

Ond’è che quantunque siano certamente lodevoli e da promuoversi con ogni pastorale sollecitudine, come sono sempre dal Signore largamente benedetti, gli Esercizi spirituali, predicati pubblicamente al popolo, Noi però particolarmente insistiamo sugli Esercizi « chiusi », nei quali la segregazione dalle creature è più facilmente ottenuta, e l’anima nel silenzio e nella solitudine attende unicamente a sé e a Dio.

Inoltre gli Esercizi spirituali esigono un certo periodo di tempo perché possano dirsi tali; un periodo di tempo che può variare a seconda delle circostanze e delle persone, da alcuni giorni fino ad un intero mese, ma che in ogni caso non dovrebbe essere troppo ristretto se si vogliono sperimentare tutti quei vantaggi che abbiamo sopra enumerati. Come per il corpo la permanenza in luoghi salubri deve prolungarsi alquanto perché se ne senta l’effetto, così anche in questa cura salutare dello spirito l’anima deve trattenersi un certo tempo, se vuole veramente sentirne ristoro e riportarne nuovo vigore.

Infine, condizione importantissima perché gli Esercizi siano fatti bene e riescano fruttuosissimi è il farli secondo un metodo sapiente e pratico.

Or non vi è dubbio che fra tutti i metodi di Esercizi spirituali che lodevolmente si attengono ai princìpi della sana ascetica cattolica, uno ha riscosso le piene e ripetute approvazioni di questa Sede Apostolica, ha meritato gli amplissimi elogi dei Santi e dei Maestri della vita spirituale, ha raccolto incalcolabili frutti di santità attraverso ormai quattro secoli: intendiamo alludere al metodo di sant’Ignazio di Loyola, di questo che Ci piace chiamare Maestro specializzato degli Esercizi, il cui « ammirabile libro degli Esercizi » [32], piccolo di mole ma grande e prezioso di contenuto, dal dì che venne solennemente approvato, lodato, raccomandato dal Nostro Predecessore Paolo III di santa memoria [33], « quasi subito si affermò ed impose» — per usare le parole che Noi stessi prima del Sommo Pontificato avemmo già occasione di scrivere — « quale il più sapiente ed universale codice di governo spirituale delle anime, quale sorgente inesauribile della pietà più profonda ad un tempo e più solida, quale stimolo irresistibile e guida sicurissima alla conversione ed alla più alta spiritualità e perfezione » [34]. E quando agli inizi del nostro Pontificato « assecondando i voti e gli ardentissimi desideri dei sacri Pastori di quasi tutto l’orbe cattolico dell’uno e dell’altro rito » con la Costituzione Apostolica « Summorum Pontificum » del 25 luglio 1922 « abbiamo dichiarato e costituito Sant’Ignazio di Loyola celeste patrono di tutti gli Esercizi Spirituali, e quindi degli istituti, sodalizi, e associazioni di qualunque genere che curano ed assistono coloro che fanno gli Esercizi spirituali » [35], non abbiamo fatto altro che sancire con la Nostra suprema Autorità quello che già sentivano comunemente i Pastori e i fedeli; quello che implicitamente più volte avevano detto i Nostri Predecessori lodando gli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio, specialmente, oltre il ricordato Paolo III, i grandi Pontefici Alessandro VII [36], Benedetto XIV [37], Leone XIII [38]; quello che hanno dichiarato con alti elogi, e ancor più con la loro virtù attinta o aumentata a questa scuola, tutti coloro (per usare le parole dello stesso Nostro Predecessore Leone XIII) « che o per la dottrina ascetica o per la santità dei costumi » in quest’ultimi quattro secoli « sommamente fiorirono » [39]. La sodezza della dottrina spirituale, lontana dai pericoli e dalle illusioni dei pseudomistici, l’ammirabile adattamento ad ogni ceto e condizione di persone (dalle anime dedite per vocazione alla vita contemplativa sino agli uomini viventi nel mondo), l’unità organica delle sue parti, il mirabile ordine con cui si succedono le verità da meditare e i documenti spirituali, ordinati a condurre l’uomo dalla liberazione della colpa [40] alle più alte vette dell’orazione e dell’amor di Dio per la via sicura dell’abnegazione e della vittoria sulle passioni, rendono il metodo degli Esercizi di Sant’Ignazio il più commendevole e il più fruttuoso.

Resta, Venerabili Fratelli, che a mantenere negli animi il frutto degli Esercizi spirituali da Noi ampiamente magnificato, ed a risvegliarne le salutari impressioni, raccomandiamo un compendioso rinnovamento degli Esercizi, cioè il ritiro mensile o trimestrale: costume, diremo col Nostro venerato Predecessore Pio X, che « godiamo di vedere introdotto in molti luoghi » [41], specialmente nelle Comunità religiose e tra i Sacerdoti, desiderando vivamente che se ne estenda il benefico vantaggio anche ai laici: tanto più che a questi potrà talvolta supplire in qualche misura il frutto degli Esercizi stessi, quando per gravi ragioni non fosse loro possibile praticarli. In questo modo, Venerabili Fratelli, dalla diffusione degli Esercizi spirituali in tutte le classi della società cristiana e soprattutto dall’uso fervoroso di essi, Noi Ci ripromettiamo i più salutari frutti di rigenerazione, di vita spirituale, di apostolato, cui terrà dietro la pace individuale e sociale.

Fu nel silenzio di una notte misteriosa, lungi dal frastuono del mondo, in luogo solitario, che il Verbo eterno fatto carne si rivelò all’umanità, ed echeggiò nel cielo il canto angelico: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà » [42]. Questo canto di pace cristiana, che è supremo anelito del nostro cuore apostolico e meta a cui tendono gli sforzi e l’opera Nostra — Pax Christi in regno Christi ! — risuonerà, potente nelle anime dei cristiani che, segregati dal frastuono assordante della vita moderna, si ritireranno nella solitudine e nel silenzio a meditare le verità della Fede e i misteri di Colui che portò al mondo, e gli lasciò come sua preziosa eredità, il dono della pace: «Vi dò la mia pace » [43].

Questo saluto di pace Noi intanto inviamo a voi tutti, Venerabili Fratelli, in questo giorno in cui si compiono i cinquant’anni del nostro Sacerdozio, sotto gli auspici e quasi alla vigilia di quel dolcissimo mistero di pace che è la Natività di nostro Signore Gesù Cristo; e questa pace invochiamo con fervide preghiere da Colui che è stato salutato Principe della pace.

Con questi sentimenti, con l’animo aperto ad una lieta e sicura speranza, a voi, Venerabili Fratelli, al Clero e al vostro popolo, cioè a tutta la Nostra dilettissima famiglia cattolica impartiamo nel Signore, con grande affetto, l’Apostolica Benedizione.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 20 dicembre 1929, anno ottavo del Nostro Pontificato.

PIUS PP. XI



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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NOTE  dell'Enciclica e collegamenti ai link:

[1] Acta Apost. Sedis, vol. XXI (1929), p. 6.

[2] Acta Apost. Sedis, vol. XXI (1929), p. 6.

[3] Litt. Encycl. Quod auctoritate, 22 Dec. 1885 (Acta Leonis XIII, vol. II, pp. 175 ss.).

[4] Exhortatio ad clerum catholicum: Haerent animo, 4 Aug. 1908 (Acta Sanctae Sedis, vol. XLI, pp. 555-577).

[5] S. Greg. M., Pastor., 1. III, adm. 15 (Migne, P.L., tom. 77, col. 73).

[6] S. Eucher., De laud. eremi, 37 (Migne, P.L., tom. 50, col. 709).

[7] Lactant., De falsa relig., l, I, c. 1 (Migne, P.L., tom. 6, col. 118).

[8] S. Basil. M., De laude solitariae vitae, initio (Opera omnia, Venetiis, 1751, tom. 2, p. 379.

[9] Ibid.

[10] Sap., IV, 12.

[11] Ioann., XIV, 6.

[12] Rom., XIII, 14.

[13] Ephes., IV, 13.

[14] Galat., II, 20.

[15] Coloss., II, 7.

[16] Philipp., IV, 7.

[17] Ioann., IV, 35.

[18] Marc. VI, 31.

[19] Act., I, 14.

[20] S. Franc. Sal., Traité de l’amour de Dieu, l. 12, c. 8.

[21] S. Hieronym., Ep. 148 ad Celant., 24 (Migne P.L., tom. 22, col. 1216).

[22] S. Petr. Chrysolog., Serm. 12 (Migne, P.L., tom. 52, col. 186).

[23] S. Leo Magn., Serm. 19 (Migne P.L., tom. 54, col. 186).

[24] S. Alf. M. De’ Liguori, Lettera sull’utilità degli Esercizi in solitudine ; Opere ascet. (Marietti, 1847), vol. III, p. 616.

[25] Const. Apost. Summorum Pontificum, 25 Iul. 1922 (Acta Apost. Sed., vol. XIV, p. 421).

[26] Cod. iur. can., can. 126.

[27] Cod. iur. can., can. 595, par. 1.

[28] Gen., II, 9.

[29] S. Bern., De consider., l. I, c. 5 (Migne, P.L., tom. 182, col. 734).

[30] Cf. Ordine del giorno di Mons. Radini-Tedeschi in « Congr. cattol. ital. », an. 1895.

[31] De imit. Chr., l. I, c. 206.

[32] Brev. Rom., in festo S. Ign. 31 Iul., lect. 4.

[33] Litt. Apost. Pastoralis officii, 31 Iul. 1548.

[34] S. Carlo e gli esercizi spirituali di S. Ignazio, in « S. Carlo Borromeo nel 3° Centenario della canonizzazione », n. 23, Sett. 1910, p. 488.

[35] Const. Apost. Summorum Pontificum, 25 Iul. 1922 (Acta Apost. Sedis, vol. XIV, p. 1922).

[36] Litt. Apost. Cum sicut, 12 Oct. 1647.

[37] Litt. Apost. Quantum secessus, 20 Mart. 1753; litt. Apost. Dedimus sane, 16 Maii 1753.

[38] Epist. Ignatianae commentationes, 8 Febbr. 1900 (Acta Leonis XIII, vol. VII, p. 373.

[39] Ibid.

[40] Epist. apost. Pii Pp. XI: Nous avons appris, 28 Mart. 1929 ad Card. Dubois.

[41] Exhort. ad Cler. cathol. Haerent animo, 4 Aug. 1908 (Acta Sanctae Sedis, vol. XLI, p. 575)

[42] Luc., II, 14.

[43] Ioann., XIV, 27.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Pio XI: una parola paterna ai sacerdoti

«Ed ora a voi, diletti Figli, rivolgiamo direttamente la Nostra paterna parola, quanti siete sacerdoti dell'Altissimo, dell'uno e dell'altro clero, sparsi per tutto l'orbe cattolico; a voi " gloria Nostra e Nostro gaudio " (1 Ts 2,20), che portate con tanta generosità il " peso e l'ardore della giornata " (Mt 20,12) e così validamente aiutate Noi e i Nostri Fratelli nell'episcopato, nell'adempimento del dovere di pascere il gregge di Cristo, giunga il Nostro paterno ringraziamento e il Nostro fervido incoraggiamento insieme con l'accorato appello che, pur conoscendo ed apprezzando il vostro encomiabile zelo, vi rivolgiamo nei bisogni dell'ora presente. Quanto più questi si vanno aggravando, tanto più deve crescere ed intensificarsi l'opera vostra redentrice; poiché " voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo " (cf Mt 5,13-14).

Ma perché l'opera vostra sia davvero benedetta da Dio e copiosi ne siano i frutti, è necessario ch'essa sia fondata nella santità della vita. Questa è, come abbiamo dichiarato di sopra, la prima e più importante dote del sacerdote cattolico: senza questa, le altre doti poco valgono; con questa, anche se le altre doti non sono in grado eminente, si possono compiere meraviglie, come avvenne (per citare solo qualche esempio) in San Giuseppe da Copertino, e, in tempi a noi più vicini, in quell'umile Curato d'Ars, San Giovanni Maria Vianney, già ricordato, che Noi volemmo assegnare a tutti i Parroci come modello e celeste Patrono. Pertanto, " considerate - vi diremo con l'Apostolo delle Genti - considerate la vostra vocazione " (1 Cor 1,26); e questa considerazione non potrà non farvi apprezzare sempre più quella grazia, che vi fu data nella sacra ordinazione, e non spronarvi " a diportarvi in modo degno della chiamata che vi fu fatta " (Ef 4,1).
A ciò vi gioverà immensamente quel mezzo, che il Nostro predecessore di santa memoria Pio X nella sua così pia e così affettuosa Exhortatio ad Clerum catholicum, la cui assidua lettura caldamente vi raccomandiamo, pone in primo luogo tra i più validi aiuti per custodire ed accrescere la grazia sacerdotale; quel mezzo che Noi stessi più volte, e soprattutto con la Nostra Lettera Enciclica Mens Nostra, abbiamo paternamente e solennemente inculcato a tutti i Nostri figli, ma più specialmente ai sacerdoti; cioè l'uso frequente degli Esercizi spirituali. E come al chiudersi del Nostro giubileo sacerdotale non abbiamo creduto di poter dare ai Nostri figli un migliore e più salutare ricordo di quella fausta ricorrenza, che con l'invitarli per mezzo della ricordata Lettera ad attingere più largamente l'acqua viva che sale alla vita eterna (cf Gv 4,14), a questa fonte perenne aperta da Dio provvidenzialmente nella sua Chiesa, così ora a voi, diletti figli, che più ci siete cari, perché più direttamente lavorate con Noi all'avvento del Regno di Cristo sulla terra, non crediamo di poter meglio mostrare il Nostro paterno affetto che con l'esortarvi vivamente a valervi di questo stesso mezzo di santificazione, nel miglior modo possibile, secondo i principi e le norme da Noi esposte nella memorata Enciclica, chiudendovi nel sacro ritiro degli Esercizi spirituali, non solo nei tempi e nella misura strettamente prescritta dalle leggi ecclesiastiche, ma anche più spesso e più a lungo che vi sarà concesso, prendendovi poi ogni mese un giorno per consacrarlo ad una più fervida orazione, ad un maggior raccoglimento, come hanno sempre usato i più zelanti sacerdoti.

Nel ritiro e nel raccoglimento potrà pure " ravvivare la grazia di Dio " (cf 2 Tm 1,6) chi mai fosse entrato " nell'eredità del Signore " non per la via diritta della vera vocazione, ma per fini terreni o meno nobili; poiché, essendo anch'esso ormai indissolubilmente legato a Dio e alla Chiesa, non gli rimane che di seguire il consiglio di San Bernardo: " Procura d'ora in avanti di rendere buone le tue vie e i tuoi affetti, e santo il tuo ministero; e così se la santità della vita non è preceduta, che almeno essa segua ". La grazia di Dio, e segnatamente quella che è propria del sacramento dell'Ordine, non mancherà di aiutarlo, se sinceramente lo desidera, a correggere quello che allora vi fu di difettoso nelle disposizioni personali, e a compiere tutti i doveri del proprio stato, comunque ci sia entrato.

Tutti poi dal raccoglimento e dalla preghiera uscirete rinfrancati contro le insidie del mondo, pieni di santo zelo per la salute delle anime, tutti infiammati d'amore in Dio, quali devono essere i sacerdoti, più che mai in questi tempi, nei quali, accanto a tanta corruzione e diabolica perversità, si sente in tutte le parti del mondo, un potente risveglio religioso nelle anime, un soffio dello Spirito Santo che pervade il mondo per santificarlo e per rinnovare con la sua forza creatrice la faccia della terra (cf Sal 103,30). Pieni di questo Spirito Santo, comunicherete questo amor di Dio come sacro incendio a quanti vi si accosteranno, diventando davvero portatori di Cristo in mezzo alla società così sconvolta, la quale solo da Gesù Cristo può sperare salvezza perché egli solo e sempre è " veramente il Salvatore del mondo " (Gv 4,42).

E prima di terminare, a voi, o giovani chierici, che vi educate al sacerdozio, rivolgiamo con una tenerezza tutta particolare il Nostro pensiero e la Nostra parola, e dall'intimo del cuore vi raccomandiamo di prepararvi con ogni impegno alla grande missione, a cui Dio vi chiama. Voi siete le speranze della Chiesa e dei popoli, che molto, tutto anzi aspettano da voi, perché da voi aspettano quella attiva e vivificante cognizione di Dio e di Gesù Cristo, in cui consiste la vita eterna (cf Gv 17,3). Cercate dunque nella pietà, nella purezza, nell'umiltà, nell'obbedienza, nella disciplina e nello studio, di formarvi sacerdoti davvero secondo il Cuore di Dio; persuadetevi che la diligenza, con cui attenderete a questa vostra solida formazione, per quanto accurata e solerte, non sarà mai eccessiva, perché da essa in gran parte dipende tutta la vostra futura attività apostolica. Fate che la Chiesa, nel giorno della vostra sacerdotale ordinazione, possa trovarvi davvero quali vi vuole, che cioè " una sapienza celeste, costumi illibati e una diuturna osservanza della giustizia vi renda commendevoli ", affinché poi " il profumo della vostra vita sia di consolazione alla Chiesa di Cristo, perché con la predicazione e con l'esempio abbiate ad edificare la casa, cioè la famiglia di Dio ". Solo così potrete continuare le gloriose tradizioni del sacerdozio cattolico e affrettare l'ora auspicatissima in cui sarà dato all'umanità di godere i frutti della Pace di Cristo nel Regno di Cristo»

Dall'Enciclica Ad catholici Sacerdotii di S.S. il Papa Pio XI (20 dicembre 1935)
Fraternamente CaterinaLD

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PAPA PIO XI PROMOTORE ESERCIZI SPIRITUALI IN VATICANO


CITTA' DEL VATICANO, 15 FEB. 2005 (VIS). La consuetudine degli Esercizi Spirituali in Vaticano risale al Pontificato di Papa Pio XI, che, il 20 dicembre 1929, in occasione del 50° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, pubblicò l'Enciclica "'Mens nostra': sulla promozione degli Esercizi Spirituali", indirizzata ai "Patriarchi, Primati, Arcivescovi, Vescovi e altri Ordinari locali in pace e comunione con la Sede Apostolica".

Nell'Enciclica il Papa comunica ai fedeli di aver disposto di tenere ogni anno in Vaticano gli Esercizi Spirituali, una consuetudine seguita dal Santo Padre Giovanni Paolo II e dai membri della Curia Romana. Nei primi anni il ritiro spirituale si teneva la prima settimana di Avvento, attualmente si svolge la prima settimana di Quaresima.

Il Cardinale Achille Ratti, Arcivescovo di Milano, eletto al soglio pontificio il 6 febbraio 1922, con il nome di Pio XI, morì il 10 febbraio 1939.

Il 6 gennaio 1929, Solennità dell'Epifania, Pio XI indisse un Anno Giubilare per celebrare il 50° anniversario della sua ordinazione sacerdotale e chiese ai fedeli di "condividere la gioia del loro Padre comune e di unirsi a noi nel rendere grazie al Supremo Datore di ogni bene".

L'Anno Giubilare si concluse con la pubblicazione dell'Enciclica "Mens nostra", nella quale Papa Pio XI ricordava "i molteplici e ricchi frutti" dell'Anno Giubilare e scriveva che: "Nell'esprimere la nostra sentita riconoscenza, (...) abbiamo ritenuto opportuno (...) di raccomandare a tutti una eccellente pratica che, confidiamo, sarà fonte di straordinari benefici per il popolo cristiano. Intendiamo la pratica degli Esercizi Spirituali, che vivamente desideriamo vedere diffondersi sempre più, non solo fra il clero, secolare e regolare, ma anche fra la moltitudine del laicato cattolico".

Pio XI scrisse profusamente sulla storia dei "Sacri Ritiri" citando i suoi predecessori, i Dottori della Chiesa e i fondatori di ordini religiosi, quali San Giovanni Bosco, e in particolare, Sant'Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù "che abbiamo la gioia di definire principale Maestro degli Esercizi Spirituali". Il 22 luglio 1922, Papa Pio XI "proclamò Sant'Ignazio di Loyola Patrono Celeste di tutti gli Esercizi Spirituali e, conseguentemente, degli istituti, dei sodalizi e digli organismi di ogni tipo che assistono coloro che seguono gli Esercizi Spirituali".

Papa Pio XI sottolineò la "gioia e la consolazione" che trovava negli Esercizi Spirituali ed annunciò che: "Allo scopo di assicurarci questa gioia e consolazione, sia per noi stessi che per coloro che ci sono vicini, abbiamo già disposto di tenere gli Esercizi Spirituali ogni anno in Vaticano". Nel ribadire il valore del ritiro spirituale, il Papa allo stesso tempo ammoniva: "Né i sacerdoti del clero, secolare e regolare, devono pensare che il tempo impiegato negli Esercizi Spirituali tenda ad essere a detrimento del loro ministero apostolico".

.../STORIA RITIRI:VATICANO/PIO XI VIS 20050215 (460)


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Esercizi Spirituali di S. Ignazio

 

 

Che cosa hanno di speciale questi esercizi?

È una storia che comincia da molto lontano:

SANT'IGNAZIO DI LOYOLA (o Iñigo López de Loyola, Azpeitia 1491 - Roma 1556), nel 1521, costretto al letto per una ferita riportata nella difesa di Pamplona, leggendo le vita dei santi, fu acceso dal desiderio di seguire le orme di Cristo. Ritiratosi a Manresa, visse un'intensa esperienza spirituale alla scuola della Vergine Santa, che condensò nel libro degli Esercizi Spirituali. Divenuto preposito generale della Compagnia di Gesù, attese per il resto della vita all'organizzazione della Compagnia, stilandone le Costituzioni, inviando nelle Indie i primi missionari, avviando l'attività dei collegi e dando definitiva sistemazione ai suoi Esercizi spirituali, la cui pratica costituisce il fondamento della spiritualità gesuitica.

Il Ven. Padre PIO BRUNONE LANTERI (1759-1830), formatosi alla scuola del padre gesuita Nicolaus Von Diessbach e allo spirito degli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio, operò contro Napoleone soprattutto proponendo la verità evangelica con una serie di iniziative intelligenti, miranti anche combattere la modernità. Fondò una Congregazione per dare gli Esercizi Spirituali, secondo il metodo di S. Ignazio, a tutte le categorie di persone, sia sotto forma di Missioni popolari, sia come Esercizi dettati in un clima di silenzio e solitudine, sia a gruppi, sia a singole persone, per aiutarli a cercare e trovare la volontà di Dio, per la scelta dello stato di vita, oppure per mettere ordine e meglio orientare la propria condizione di coniugato, sacerdote, religioso, professionista.

Dopo la soppressione e il ristabilimento della Compagnia di Gesù, il Padre Generale JOHANNES PHILIPPE ROOTHAN (1783-1853), visse il tempo della nuova fondazione nella percezione che tutto il corpo della Compagnia di Gesù deve riallacciarsi autenticamente al carisma di sant'Ignazio e che per questo è di importanza capitale riprendere in mano e riscoprire la fonte primaria dello spirito ignaziano. Nel 1835, come segno concreto di tale urgenza, lo stesso padre generale pubblica una nuova traduzione latina degli Esercizi. Egli rivedrà più volte il testo, fino alla definitiva pubblicazione del 1852.

 
Un religioso di questo secolo, FRANCESCO DA PAOLA VALLET (1883/1947), fu un grandissimo predicatore di Esercizi, che dettò a decina di migliaia di persone. Riuscì genialmente a condensare l'essenziale degli esercizi in cinque giorni. Grazie a lui, sono diventati accessibili a tutti. Indispensabili sono il silenzio e un luogo adatto alla contemplazione per restare in preghiera con il Signore. Gli ES sono fondamentalmente una scuola di preghiera: si sono contati più di dieci metodi di preghiera all'interno degli ES. Ma per pregare occorre silenzio e ascolto della Parola di Dio. Inoltre non bisogna "tradire" Ignazio togliendo parti essenziali del metodo. Anche nei cinque giorni ci sono dei capisaldi come gli esercizi di purificazione della prima settimana che sfociano nel Sacramento della Confessione, l'esercizio della "Considerazione della regalità di Cristo e la sua chiamata" all'inizio della seconda settimana, "i due stendardi" e l' "elezione" entrambe sempre nella seconda settimana e il mistero centrale della nostra fede cioé Passione e Resurrezione. Eliminare queste meditazioni significa non aver compreso lo spirito di Ignazio. Certo si possono usare esempi e parole più comprensibili per l'uomo moderno ma senza cambiare la sostanza del metodo. E' fondamentale comunque lasciare la struttura delle quattro settimane.


Serramazzoni (MO)

[Modificato da Caterina63 29/01/2013 14:57]
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[SM=g1740758] Diario Vaticano / Quelli che fanno la predica al papa

Sono i prescelti a predicare gli esercizi spirituali al pontefice e alla curia. Il prossimo sarà il cardinale Ravasi. Ecco una rassegna ragionata di tutti quelli che hanno avuto questo incarico prima di lui

di ***




CITTÀ DEL VATICANO, 24 gennaio 2013 – Dopo già averlo chiamato nel 2007, quando era ancora semplice sacerdote, a scrivere le meditazioni per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo, Benedetto XVI ha ora scelto Gianfranco Ravasi, divenuto cardinale presidente del pontificio consiglio della cultura, come predicatore degli esercizi spirituali al papa e alla curia romana all'inizio della prossima Quaresima.

Finora questa doppia chiamata era toccata solo ad altri due ecclesiastici: il cardinale Angelo Comastri, che predicò gli esercizi nel 2003 e scrisse le meditazioni nel 2006, e lo stesso Joseph Ratzinger, che Giovanni Paolo II chiamò a predicare gli esercizi nel 1983 e a comporre le meditazioni della Via Crucis nel 2005, pochi mesi prima di essere eletto al soglio di Pietro come Benedetto XVI.

Questo raro privilegio, che associa la figura di Ravasi a quella di Ratzinger, probabilmente aumenterà il suo punteggio di “papabile” nel circo mediatico, più che nel collegio cardinalizio.

Ma nel frattempo, la notizia offre l’occasione per gettare uno sguardo retrospettivo sull’istituto stesso delle prediche quaresimali in curia, che ormai sono una tradizione, anche se non molto antica.

*

La loro istituzione come appuntamento fisso risale al 1929. Pur esistendo dal XVI secolo la figura del predicatore apostolico – oggi chiamato predicatore della casa pontificia, incarico che dal 1743 è riservato all'ordine dei francescani cappuccini –, è solo con Pio XI che in Vaticano cominciano ad essere predicati degli esercizi spirituali secondo lo stile ignaziano.

Papa Achille Ratti era un convinto ammiratore di sant'Ignazio di Loyola tanto che nel luglio 1922, pochi mesi dopo la sua elezione, lo proclamò "patrono degli esercizi spirituali e di tutte le istituzioni che in qualunque modo vi prestano la loro opera".

Il 20 dicembre 1929 Pio XI pubblicò un'enciclica dedicata agli esercizi spirituali, la "Mens nostra", nella quale, tra l'altro, comunicò "urbi et orbi" la sua decisione di tenere in Vaticano ogni anno un corso di esercizi.

In precedenza il pontefice milanese aveva già promosso corsi di esercizi nel Palazzo Apostolico – nel 1925 e nel 1928 ad esempio – ma fu solo con la "Mens nostra" che gli esercizi spirituali diventarono un appuntamento fisso per il papa e i suoi più stretti collaboratori.

Un appuntamento – inizialmente stabilito nella prima settimana di Avvento – che è venuto meno pochissime volte, per motivi ben determinati.

Nel 1950 Pio XII li rinviò all'inizio dell'anno seguente per non interrompere le manifestazioni e le udienze – praticamente quotidiane – previste per l'Anno Santo in corso. E così nel 1951 gli esercizi furono predicati due volte: in gennaio – quelli rinviati l'anno prima – e in dicembre.

Nel 1962 Giovanni XXIII li sostituì con un ritiro personale di una settimana nella Torre di San Giovanni, in preparazione dell'imminente concilio ecumenico.

E anche nel 1963 essi non ebbero luogo perché Paolo VI, eletto nel giugno di quell'anno, li ritenne un impedimento alla celebrazione della seconda sessione del Concilio e decise di trasferirli al febbraio successivo, all'inizio della Quaresima.

Lo stesso avvenne per le sessioni conciliari del 1964 e 1965. E così da temporaneo questo spostamento divenne definitivo. Dal 1964 gli esercizi vengono abitualmente celebrati in Vaticano non più in Avvento ma nella prima settimana di Quaresima.

*

Ma chi sono stati in questi ottant'anni e più gli uomini scelti dal papa a predicare gli esercizi alla curia? Il registro è tenuto dalla prefettura della casa pontificia, che ne ha pubblicato un elenco quasi completo.

Con Pio XI i prescelti sono soprattutto gesuiti (i padri Galileo Venturini, Giovanni Oldrà, Alessio Magni, Giuseppe Filograssi, Agostino Garagnani, Giuseppe Golia, Antonio Savani, Ottavio Marchetti, Pietro Righini, Giuseppe Maria de Giovanni), ma anche oblati di Rho (il vescovo di Ascoli Piceno Ludovico Cattaneo e padre Giustino Borgonovo), cappuccini (il vescovo Luca Ermenegildo Pasetto e padre Leone da Caluso) e redentoristi (il vescovo di Aversa Carmine Cesarano e padre Michele Mazzei).

Pio XII concentra la scelta sui gesuiti (i padri Filograssi, Giuseppe Messina, Paolo Dezza – futuro cardinale –, Ambrogio Fiocchi, Venturini, Giuseppe Massaruti, Vittorio Genovesi, Luigi de Poletti, Righini, Luigi Celebrini, de Giovanni, Antonio Tucci, Luigi Ambruzzi, Maurice Flick, Giorgio Lojacono, Anselmo Arù), con la sola eccezione del 1941 quando chiama un oblato di Rho (padre Borgonovo).

Giovanni XXIII nel 1958 sceglie un gesuita (padre Carlo Messori Roncaglia), nel 1959 il vescovo di Casale Monferrato Giovanni Angrisani, nel 1960 il parroco romano monsignor Pirro Scavizzi (di cui è in corso la causa di beatificazione) e nel 1961 il predicatore apostolico padre Ilarino da Milano.

Paolo VI inaugura le sue scelte – nel 1964 – con il padre redentorista tedesco Bernard Häring, rompendo così la consuetudine di chiamare solo ecclesiastici italiani. Ed è sempre papa Giovanni Battista Montini a chiamare per la prima volta un cardinale a predicare gli esercizi. Il prescelto, nel 1976, è Karol Wojtyla che due anni dopo sarà eletto papa.

A parte il caso eclatante appena citato, più volte, a partire dal 1973, è capitato che alla predicazione degli esercizi spirituali sia seguito un avanzamento nel "cursus honorum" ecclesiastico.

Basta scorrere gli elenchi dei predicatori riprodotti più sotto per verificarlo.

Molti dei predicatori sono poi diventati cardinali: Dezza, Javierre Ortas, Pironio, Anastasio Ballestrero, Carlo Maria Martini, Lucas Moreira Neves, James A. Hickey, Georges M. Cottier, Ersilio Tonini, Jorge A. Medina Estevez, Tomas Spidlik, Christoph Schonborn, Francois-Xavier Nguyen van Thuan, Angelo Comastri.

Altri – in tempi brevissimi – sono stati elevati all’episcopato, come Mariano Magrassi con Paolo VI, Bruno Forte con Giovanni Paolo II ed Enrico dal Covolo con Benedetto XVI.

All'inizio del suo pontificato, Benedetto XVI ha chiamato a predicare gi esercizi dei cardinali a fine carriera: Marco Cè, emerito di Venezia, nel 2006; Giacomo Biffi, emerito di Bologna, nel 2007; il gesuita ultraottantenne Albert Vanhoye nel 2008; e Francis Arinze, prefetto emerito della Congregazione per il culto divino, nel 2009. Poi però ha cambiato criteri di scelta.

Sono pochi coloro che hanno avuto il privilegio di predicare gli esercizi più di una volta. Tra questi spiccano i nomi del gesuita Dezza (nel 1942 con Pio XII e nel 1967 con Paolo VI) e del cardinale Biffi (scelto anche nel 1989 con Giovanni Paolo II).

Una curiosità riguarda l'attuale pontefice. In una intervista al mensile "30 Giorni" dell'agosto del 2003, l'allora cardinale Ratzinger ha rivelato che alcuni anni prima della sua nomina nel 1977 ad arcivescovo di Monaco e Frisinga, "forse nel 1975", Paolo VI lo aveva invitato a predicare gli esercizi spirituali in Vaticano. "Ma non mi sentivo sufficientemente sicuro né del mio italiano né del mio francese per preparare e osare una tale avventura, e così avevo detto di no".

Si trattò comunque di un "no" provvisorio. Nel 1983 infatti, meno di due anni dopo essere stato chiamato a Roma da Giovanni Paolo II a presiedere la congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Ratzinger viene chiamato a predicare gli esercizi.

*

Come già detto, Ratzinger è stato anche l’autore delle meditazioni dell’ultima Via Crucis di Giovanni Paolo II al Colosseo, quella del 2005, passata alla storia per il riferimento alla "sporcizia nella Chiesa".

La tradizione di assegnare le meditazioni della Via Crucis a personalità esterne è piuttosto recente, essendo stata introdotta da Giovanni Paolo II nel 1985.

Ma mentre le prediche quaresimali sono state sempre tenute da chierici, le meditazioni – come si vede nell’elenco riprodotto in coda – sono state affidate anche a laici – compresi un gruppo di giornalisti e una coppia di coniugi focolarini – e a rappresentanti di altre confessioni cristiane, come il patriarca ortodosso Bartolomeo I o la monaca protestante Minke de Vries.

Oltre al teologo Hans Urs von Balthasar, l’unico altro caso di promozione susseguente alla scrittura delle meditazioni è quello che riguarda Ravasi, che pochi mesi dopo, da prefetto qual era della Biblioteca Ambrosiana di Milano, fu chiamato a Roma come arcivescovo e presidente del pontificio consiglio della cultura.

Per il prossimo 29 marzo, Venerdì Santo, il compito di scrivere le meditazioni per la Via Crucis al Colosseo è stato affidato ad alcuni giovani libanesi che parteciparono alla veglia di preghiera celebrata a Beirut durante il viaggio di Benedetto XVI in Libano dello scorso settembre.

__________



I PREDICATORI DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI AL PAPA E ALLA CURIA



Con Paolo VI

1964 Bernard Haring, redentorista tedesco, teologo
1965 Ambroise-Marie Carré, domenicano francese, predicatore a Notre-Dame a Parigi
1966 Giuseppe Carraro, vescovo di Verona
1967 Paolo Dezza, gesuita, cardinale nel 1991
1968 René Voillaume, sacerdote francese, dei Piccoli Fratelli di Gesù
1969 Gabriel M. Brasò, catalano, abate presidente dei benedettini sublacensi
1970 Jacques Loew, domenicano francese, iniziatore dell’esperimento dei preti operai
1971 Divo Barsotti, sacerdote italiano, fondatore della Comunità dei figli di Dio
1972 Maurice Zundel, sacerdote svizzero
1973 Antonio Maria Javierre Ortas, spagnolo, rettore pontificia Università salesiana, cardinale nel 1988
1974 Eduardo F. Pironio, argentino, vescovo di Mar del Plata e presidente del CELAM, cardinale nel 1976
1975 Anastasio Ballestrero, carmelitano, arcivescovo di Bari e poi di Torino, cardinale nel 1979
1976 Karol Wojtyla, cardinale arcivescovo di Cracovia, eletto papa nel 1978
1977 Mariano Magrassi, abate benedettino, nominato nello stesso anno arcivescovo di Bari
1978 Carlo Maria Martini, gesuita, rettore del pontificio istituto Biblico, arcivescovo di Milano nel 1979 e cardinale nel 1983

Con Giovanni Paolo II

1979 Tullio Faustino Ossanna, frate conventuale
1980 Lucas Moreira Neves, domenicano, cardinale nel 1988
1981 Jerzy Ablewicz, vescovo di Tarnow in Polonia
1982 Stalislas Lyonnet, padre gesuita
1983 Joseph Ratzinger, cardinale prefetto della congregazione per la dottrina della fede
1984 Alexandre do Nascimento, cardinale arcivescovo di Luanda in Angola
1985 Achille Glorieux, arcivescovo, nunzio in pensione
1986 Egidio Viganò, rettore maggiore dei salesiani
1987 Peter-Hans Kolvenbach, preposito generale dei gesuiti
1988 James A. Hickey, arcivescovo di Washington, cardinale nel giugno dello stesso anno
1989 Giacomo Biffi, cardinale arcivescovo di Bologna
1990 Georges Marie Cottier, padre domenicano, teologo della casa pontificia, cardinale nel 2004
1991 Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna, cardinale nel 1994
1992 Ugo Poletti, cardinale, già vicario di Roma
1993 Jorge A. Medina Estévez, vescovo di Rancagua in Cile, cardinale nel 1998
1994 Giovanni Saldarini, cardinale arcivescovo di Torino
1995 Tomás Spidlík, padre gesuita, cardinale nel 2003
1996 Christoph Schönborn, domenicano, arcivescovo di Vienna, cardinale nel 1998
1997 Roger Etchegaray, cardinale presidente del pontificio consiglio della giustizia e della pace
1998 Ján Chryzostom Korec, gesuita, cardinale vescovo di Nitra in Slovacchia
1999 André-Mutien Léonard, vescovo di Namur in Belgio, promosso arcivescovo di Malines-Bruxelles nel 2010
2000 François Xavier Nguyen Van Thuan, arcivescovo presidente del pontificio consiglio della giustizia e della pace, cardinale nel 2001
2001 Francis E. George, oblato di Maria Immacolata, cardinale arcivescovo di Chicago
2002 Cláudio Hummes, francescano, cardinale arcivescovo di São Paulo del Brasile
2003 Angelo Comastri, arcivescovo prelato di Loreto, cardinale nel 2007
2004 Bruno Forte, teologo, promosso arcivescovo di Chieti-Vasto nel giugno dello stesso anno
2005 Renato Corti, vescovo di Novara

Con Benedetto XVI

2006 Marco Cé, cardinale, patriarca emerito di Venezia
2007 Giacomo Biffi, arcivescovo emerito di Bologna
2008 Albert Vanhoye, gesuita francese, cardinale
2009 Francis Arinze, cardinale, prefetto emerito della congregazione per il culto divino
2010 Enrico dal Covolo, salesiano, nello stesso anno nominato rettore della Pontificia Università Lateranense e vescovo
2011 Francois-Marie Lethel, carmelitano scalzo francese, prelato segretario della pontificia accademia di teologia
2012 Laurent Monsengwo Pasinya, cardinale arcivescovo di Kinshasa
2013 Gianfranco Ravasi, cardinale presidente del pontificio consiglio della cultura

__________



GLI AUTORI DELLE MEDITAZIONI DELLA VIA CRUCIS AL COLOSSEO


Con Giovanni Paolo II

1985 Italo Alighiero Chiusano, scrittore italiano
1986 André Frossard, giornalista e scrittore francese
1987 Miguel Obando Bravo, salesiano, cardinale arcivescovo di Managua
1988 Hans Urs von Balthasar, teologo svizzero, designato cardinale per il concistoro del giugno 1988
1989 Marek Skwarnicki, scrittore polacco
1990 Michel Sabbah, patriarca latino di Gerusalemme
1991 Ignacio M. Calabuig Adan e Silvano M. Maggiani, Servi di Maria
1992 Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga, cardinale nel 1994
1993 Anna Maria Canopi, abbadessa dell'abbazia benedettina "Mater Ecclesiae" , Isola di San Giulio
1994 Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli
1995 Minke de Vries, monaca della comunità protestante di Grandchamp, Svizzera
1996 Vinko Puljic, cardinale arcivescovo di Vrhbosna-Sarajevo
1997 Karekin I, catholicos di tutti gli armeni
1998 Olivier Clément, teologo ortodosso francese
1999 Mario Luzi, poeta italiano
2000 Giovanni Paolo II (meditazioni scritte da lui personalmente)
2001 John H. Newman (dai suoi scritti)
2002 I giornalisti John M. Thavis, CNS, Stati Uniti; Alexej M. Bukalov, Russia; Henri Tincq, "Le Monde", Francia; Gregory Burke, Fox News, USA; Angel Gómez Fuentes, Spagna; Erich B. Kusch, Germania; Hiroshi Miyahira, Giappone; Jacek Moskwa, Polonia; Marina Ricci, TG 5, Italia; Aura Miguel Vistas, Radio Renasença, Portogallo; Luigi Accattoli, "Corriere della Sera", Italia; Sophie De Ravinel, "I-Media", Francia; Valentina Alazraki, Messico; Marie Czernin, Germania
2003 Karol Wojtyla (dagli esercizi spirituali da lui predicati alla curia romana nel 1976)
2004 André Louf, monaco trappista belga
2005 Joseph Ratzinger, cardinale prefetto della congregazione per la dottrina della fede

Con Benedetto XVI

2006 Angelo Comastri, arcivescovo coadiutore arciprete di San Pietro, l'anno dopo cardinale
2007 Gianfranco Ravasi, sacerdote, nel settembre dello stesso anno arcivescovo presidente del pontificio consiglio della cultura, cardinale nel 2010
2008 Joseph Zen, cardinale vescovo di Hong Kong
2009 Thomas Menamparampil, salesiano, arcivescovo di Guwahati in India
2010 Camillo Ruini, cardinale, già vicario di Roma
2011 Maria Rita Piccione, monaca di clausura, preside dei monasteri agostiniani d’Italia
2012 Danilo e Anna Maria Zanzucchi, coniugi focolarini
2013 Giovani libanesi

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24.1.2013




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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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02/11/2013 14:34
 
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Il vero volto della FSSPX negli esercizi spirituali di S. Ignazio

 
Un altro contributo di un lettore, che pubblico per la condivisione. Una testimonianza che può accendere in qualcuno il desiderio di fare un'esperienza che non è mai fine a se stessa, ma rivela e nello stesso tempo orienta e fonda, aiutando la persona a immettersi o a proseguire nella Via Maestra, che non è la Fraternità, ma il Signore, Presente e operante nella Sua Chiesa in ogni luogo in cui si incontra la Verità tutta intera.

Passato qualche tempo, mi decido a buttar giù questo resoconto degli esercizi spirituali ignaziani svolti presso il priorato di Montalenghe della Fraternità San Pio X.
La mia consueta pigrizia, con annessa tendenza alla procrastinazione, per una volta si è rivelata provvidenziale: dopo i recenti avvenimenti di cronaca e conseguenti giudizi affrettati su una delle più importanti realtà tradizionali, risulta specialmente necessario mostrare il vero volto della pia associazione sacerdotale di cui trattiamo, ben distante da qualsivoglia strumentalizzazione ideologica proveniente dalla solita approssimazione giornalistica. E descriverne questo “servizio” offerto ai fedeli mi pare il miglior modo per riabilitarla, agli occhi di chi ne avesse bisogno.
 
Mi accingo però a scrivere questo articolo con una qualche incertezza. Non è facile riportare un'esperienza così personale e intimamente trasformante, anche se al contempo a suo modo “pratica” e con effetti permanenti, oltre che sull'anima, sulla vita quotidiana di chi ha la grazia di esserne coinvolto. Cercherò di esporre il tutto come riesco, nella speranza di invogliare il maggior numero di persone a profittare di una così enorme occasione di progresso verso l'imitazione di Nostro Signore.
Premetto che la spinta maggiore a partecipare agli esercizi è stata una situazione personale di vita in cui, purtroppo, oggi si possono ritrovare in molti. Un periodo di tendenza all'apatia, di tiepidezza a livello religioso, le cui cause si rifanno ad una serie di problemi irrisolti e ad una conseguente, sostanziale “sfiducia esistenziale”.
 
Come sarà successo, presumo, a non pochi, prima di partire per la “5 giorni” di ritiro mi sono lasciato un po' prendere dallo scetticismo (che spesso è la più classica delle tentazioni del Nemico). “Sarà tempo sprecato?”, “Non farei meglio a dedicarmi ad altre cose che sto lasciando indietro?”, “e se poi torno uguale a prima, o persino peggio?”. Alla fine, mi ha spinto a buttarmi la paura di perdere una preziosa occasione di crescita spirituale (gli esercizi si sarebbero ripetuti solo mesi dopo), l'incoraggiamento di diversi amici che vi sono già andati, e la semplice considerazione che alla fine ne valeva la pena. Mai scelta fu più azzeccata.
 
Qual è l'aspetto maggiormente caratteristico di tali giornate? Secondo il sottoscritto è la cosiddetta “consegna del silenzio”: ci viene strettamente proibito di parlare, tranne che per la preghiera o per rivolgersi ai preti o ai loro assistenti. Si tratta dunque di cinque giorni nell'astinenza più assoluta dalla conversazione: solo esteriore però, dato che il pensare a Dio e il colloquiare intimamente con Lui è continuo, favorito dalla tranquillità immersa nel verde delle pacifiche colline torinesi di Montalenghe (o, per altri, dell'analogo ambiente di Albano). E' vero pure che, ritrovandomi attualmente disoccupato, non ho in un certo senso potuto apprezzare come alcuni il “pieno distacco” dal vortice del mondo: per chi è preso in mille affari terreni (penso per esempio ai padri di famiglia, o a chi svolge incarichi che comportano una certa responsabilità), l'occasione di poter stare continuamente “a cuore a cuore” con Nostro Signore, senza altri stimoli di alcun tipo, può avere effetti ancora più profondi di quelli, seppur intensi, sperimentati dal sottoscritto.
 
Dicevo, il continuo raccoglimento. Esso viene alimentato, oltre che con le normali pratiche di pietà (Messa al mattino, S. Rosario, frequenti visite al SS. Sacramento comunitarie o personali, Via Crucis, ecc..), soprattutto da quello che costituisce il “nerbo” degli esercizi: le meditazioni in camera (un altro immenso vantaggio tra l'altro, per chi ancora non fosse allenato, è l'apprendere in queste giornate un corretto metodo di “orazione mentale”, una delle armi indispensabili alla vita spirituale del buon cristiano), precedute dalle “istruzioni” da parte dei bravissimi e preparati sacerdoti, nel nostro caso don Luigi Moncalero e don Giuseppe Rottoli. 
I primi giorni sono dedicati alla preparazione a quello che sarà appunto il momento culminante del ritiro: la confessione generale. Specifico che essa non è obbligatoria e che volendo si potrebbe sostituire anche con la semplice contrizione... tuttavia, gli esercizi sono l'ambiente ideale per prepararla ed eseguirla al meglio.
Propedeuticamente dunque si riflette sul senso della vita, sulla natura del peccato, sul giudizio divino e l'inferno. In un clima di distacco, si ha la possibilità di rivedere sotto la luce dello Spirito Santo tutti propri trascorsi. Si comprende meglio la gravità delle nostre ingratitudini, del nostro cattivo vivere cristiano, delle nostre piccole o grandi offese a Dio... ottenendo una forte contrizione, che a sua volta conduce ad un vero pentimento e cambiamento di vita.
 
Un punto da sottolineare è la costante disponibilità dei sacerdoti per un confronto. Ci è stato inculcato fin dall'inizio che gli esercizi non si fanno da soli: una delle regole è andare a parlare con un sacerdote almeno una volta al giorno, aprendosi riguardo ai movimenti del proprio spirito, in particolare sulle consolazioni o desolazioni provate durante le singole meditazioni. Appoggio utilissimo nonché garanzia per un retto svolgimento del programma ignaziano.
 
Tornando alla struttura degli esercizi: alle lezioni illustrative dei vari argomenti da meditare, se ne alternano altre a carattere maggiormente “pratico-orientativo”, tendenti a fornire gli strumenti per la “buona battaglia” che ci attende una volta ritornati nel mondo. Oltre ai famosi punti per il “discernimento degli spiriti”, molto interessanti le conferenze sul “sentire cum Ecclesia” riferite però al giorno d'oggi, nei quali di fatto il Corpo Mistico è lacerato da una profonda crisi a tutti i livelli; in pratica due brevi ed essenziali excursus sui principali problemi che affliggono la Chiesa odierna: la nuova messa e il magistero conciliare e postconciliare. Utile studio per chi è già consapevole, punto di partenza per chi deve approfondire la situazione attuale della cattolicità.
 
Alla fine giunge il “gran momento”: la confessione generale di tutta la propria vita, preceduta da un'opportuna istruzione sul come fare l'esame di coscienza, con il supporto di uno schema e la disponibilità dei sacerdoti per un colloquio preparativo. E devo dire che in questo clima, un passo così decisivo e che in altri contesti può risultare difficile, viene compiuto con molta agevolezza. Personalmente, mi sono trovato assolutamente a mio agio. Dopo quella che è stata la mia prima confessione generale, ricordo di aver provato un senso di fervore pari all'inizio della mia conversione. Ancora adesso mi sovviene un sentimento di dolcezza interiore a riportare alla mente quei momenti di pace. E' come il figliol prodigo che ritorna nuovamente tra le braccia del Padre Celeste, per riprendere il santo cammino...
 
Ovviamente, nei successivi momenti di “sazietà spirituale” veniamo subito messi in guardia sul rischio della “dissipazione”, ovvero della trascuratezza nello svolgimento della seconda metà degli esercizi: superata la prima parte, la pars destruens, la rinuncia all'uomo vecchio e ai propri peccati passati, non è il caso di adagiarsi sugli allori ma di dedicarsi intensivamente alla pars construens, ovvero (ri)edificare o arricchire le basi per il futuro progresso spirituale. Le meditazioni cambiano tono: quello su cui si va a focalizzarsi ora è la vita di Nostro Signore dalla quale prendere esempio, dalla nascita fino all'aspro Calvario.
Per tale scopo, molto utile e gradita risulta la possibilità di avere, nel tempo libero, il supporto di una variegata scelta di testi religiosi. Si va da quelli apologetici ai libretti polemici sulla chiesa attuale, ma soprattutto i libri sono volti ad approfondire la dottrina cristiana, sia illustrata che narrata negli esempi (o tramite divulgazioni) dei santi e testimoni della fede.
 
Ho avuto occasione di leggere e meditare diversi scritti... permettendomi una breve digressione, quelli che mi sono risultati più utili sono stati innanzitutto Cento problemi di fede, di mons. Landucci: un ottimo, e purtroppo introvabile, testo apologetico, che risponde in maniera puntuale ed ineccepibile alle maggiori contestazioni e dubbi sul cattolicesimo e argomenti connessi. Ha qualche decennio ma sembra scritto ieri, per l'attualità dei problemi posti. Per quanto riguarda il versante spirituale, molto edificanti sono state la consultazione di un libro riportante i famosi sogni di don Giovanni Bosco, e la lettura di un altro che svela uno dei tanti lati della intensissima vita di Padre Pio: il suo rapporto con i padri di famiglie numerose. Non sono genitore, ma è sempre bello poter di nuovo constatare la tenerezza del santo (che è stato alle origini della mia conversione) verso chi risponde con generosità al piano di Dio.
Anche in questo caso, la lettura mi ha riportato ai primi tempi del riavvicinamento alla fede, quando divoravo famelicamente gli scritti che mi parlavano in qualche modo di Nostro Signore...
 
Ci avviamo alla conclusione. Gli esercizi non sarebbero veramente tali se non terminassero con un fermo proposito di cambiamento pratico delle azioni concrete delle vita. In una delle ultime lezioni ci viene consegnato un foglio illustrato, con le indicazioni per una vera e propria riforma delle proprie consuetudini. I propositi si articolano in quattro direzioni principali: liberazione dalle schiavitù o cattive abitudini (che possono essere le più varie: il bere, fumare, ma anche le conversazioni troppo lunghe o sconvenienti, internet, l'apparire, ecc...), ristrutturazione della propria vita di preghiera, programmazione della propria formazione spirituale e dottrinale, intenzioni per l'apostolato e le opere di bene. E' pure questo il momento in cui è possibile valutare opzioni determinanti per il proprio futuro, scrivendone i pro e i contro dal punto di vista della salute dell'anima, nel caso la partecipazione agli esercizi fosse servita a far discernimento davanti ad una decisione importante (vita religiosa o matrimonio, oppure scelta tra diversi posti di lavoro, o qualsiasi altro bivio cruciale). 
Il programma va ovviamente discusso con uno dei sacerdoti. 
 
L'ultima meditazione è sulla Resurrezione gloriosa di Cristo (che è pure il nostro fine ultimo, al quale ci debbono orientare tutti i nostri sforzi di santificazione), alla quale seguirà più tardi un fervorino finale di congedo, prima di abbandonare l'oasi e di riprendere il cammino nel proprio stato di vita. “I veri esercizi iniziano la fuori!”, ci avverte saggiamente don Luigi, come dandoci uno sprone alla vigilanza e a far tesoro di questi momenti per affrontare il futuro. Poi ci invita a ritornare, magari anche solo dopo un anno, per fare il punto della situazione sull'attuazione della nostra personale riforma e anche per fermarsi nuovamente a prender ristoro dalla corsa spirituale, raddrizzando quel che c'è da raddrizzare; infine ci invita a testimoniare i benefici di questa pratica ed invogliarvi gli altri, come nel mio piccolo tento di fare tramite questo articolo. Gli esercizi terminano ufficialmente quando ci viene ricordata la massima più importante: “qualsiasi cosa succeda, non scoraggiatevi mai!”.
 
Qualcuno a questo punto se ne è già andato, ma la maggior parte dei partecipanti rimane a cena al priorato, la prima nella quale possiamo in effetti parlare fra di noi e fare conoscenza in un momento di (passatemi il termine un po' inflazionato dai modernisti) “fraterna condivisione”. Eppure, nonostante il silenzio, devo dire che non mi è mai capitato di sentirmi così unito a dei perfetti sconosciuti (che non ho in effetti più rivisto) come in quei cinque giorni. E' una cosa che deve essere provata, per capirla.
 
E adesso che son passati più di due mesi, quali sono stati i frutti? Beh, per quanto mi riguarda, mentirei nel dire che sto rispettando i miei propositi alla perfezione... dopo il fervore iniziale, devo fare i conti con una seppur prevedibile parziale involuzione. Però... la linea di demarcazione nella mia vita c'è stata. Ho riscoperto l'utilità e la ricchezza della meditazione quotidiana. Ho un maggiore stimolo a lottare, per esempio contro la mia congenita pigrizia e la tendenza all'apatia di questo periodo, sono inoltre spinto a rimanere attivo per realizzare l'ideale quotidiano che ho scorto in quei cinque giorni di paradiso. Nel silenzio, ho avuto delle vere e proprie illuminazioni su me stesso che adesso mi è utilissimo ricordare, e per la vita di ogni giorno posso dire di avere la mia bussola di riferimento che mi mostra dove tendere per migliorarmi. Siccome una parte obbligatoria delle meditazioni è stata quella di segnarmi i lumi ricevuti, volendo posso tornare a consultarli e farne tesoro a distanza di tempo.
 
Certo, non sono diventato un santo e i momenti di forte difficoltà, tentazione e tristezza non sono spariti. Ma la consapevolezza di essere nel solco di una strada chiaramente tracciata è ben presente.
In definitiva, posso dire con ragionevole certezza che si è trattata della più bella esperienza religiosa che abbia mai vissuto dopo la conversione. E per questo mi sento di consigliarla a tutti: a chi è già ben avviato nel cammino cristiano, per rivedere un po' il suo percorso e migliorare ancora grandemente nella sequela Christi;  a chi si trova in un momento di difficoltà nel progresso interiore, per ravvivare la propria fede e sperimentare la gioia di una novella conversione; a chi infine è cristiano da poco (o è poco cristiano) e sente l'esigenza di convertirsi seriamente a Cristo, per partire con un bagaglio completo e intraprendere il migliore degli inizi nella via di perfezione. Infine posso consigliarli anche a chi magari non è vicino alla Chiesa ma sta attraversando un periodo buio... chissà che non possa essere l'occasione per trovare un senso alla propria vita (ovviamente in questo caso si valuti bene con un sacerdote).
 
Non vi resta a questo punto che rimandarvi all'opportuna pagina informativa sugli esercizi, dove sono riportate date e luoghi per chi fosse interessato a vivere l'esperienza. I prossimi inizieranno il 4 novembre ad Albano per gli uomini, e l'undici dello stesso mese riservati alle signore presso Montalenghe. I 18 novembre iniziano quelli per i sacerdoti (sempre ad Albano). Non sono previsti particolari requisiti economici: basta portare vestiti e accessori per la cura quotidiana (prodotti per il bagno ecc...). Per coprire le spese di vitto e alloggio è richiesta, facoltativamente, un'offerta libera, secondo le disponibilità di ognuno.
 
Ho cercato di fare un resoconto, ma le parole sono un mezzo assai limitato per descrivere appieno la ricchezza dell'esperienza. Mi auguro solo che molti possano approfittare di questa occasione straordinaria, di intima unione con Nostro Signore all'insegna della più genuina spiritualità ignaziana.
L. M.



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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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03/03/2014 12:54
 
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  Il Papa: importante fare Esercizi spirituali, non si conosce Dio “per sentito dire”




Gli Esercizi Spirituali sono “un’esperienza” dell’amore di Dio. E’ quanto affermato da Papa Francesco ricevendo oggi 3 marzo i partecipanti all’assemblea della Fies, Federazione Italiana Esercizi Spirituali, nel 50.mo dell’anniversario di fondazione.
Il Papa ha, quindi, sottolineato che gli uomini di oggi hanno bisogno di incontrare Dio “non per sentito dire”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“Proporre gli Esercizi Spirituali significa invitare ad un’esperienza di Dio, del suo amore e della sua bellezza”. Papa Francesco ha esordito così il suo discorso alla Fies aggiungendo che chi “vive gli Esercizi” ritorna “rinnovato, trasfigurato alla vita ordinaria, al ministero, alle relazioni quotidiane, portando con sé il profumo di Cristo”:

“Gli uomini e le donne di oggi hanno bisogno di incontrare Dio, di conoscerlo 'non per sentito dire' (cfr Gb 42,5). Il vostro servizio è tutto orientato a questo, e lo fate offrendo spazi e tempi di ascolto intenso della sua Parola nel silenzio e nella preghiera”. 

“Luoghi privilegiati per tale esperienza spirituale – ha soggiunto – sono le Case di Spiritualità, che vanno, a questo scopo, sostenute e fornite di personale adeguato”: 

“Incoraggio i Pastori delle varie comunità a preoccuparsi perché non manchino Case di Esercizi, dove operatori ben formati e predicatori preparati, dotati di qualità dottrinali e spirituali, siano veri maestri di spirito. Tuttavia, non dimentichiamo mai che il protagonista della vita spirituale è lo Spirito Santo. Egli sostiene ogni nostra iniziativa di bene e di preghiera”. 

Un buon corso di Esercizi Spirituali, ha soggiunto, “contribuisce a rinnovare in chi vi partecipa l’adesione incondizionata a Cristo, e aiuta a capire che la preghiera è il mezzo insostituibile di unione a Lui”. Il Papa ha, quindi, concluso ringraziando la Fies “per il servizio prezioso” reso “alla Chiesa, affinché la pratica degli Esercizi Spirituali sia diffusa, sostenuta e valorizzata”.






 

Fraternamente CaterinaLD

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