A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Magistero Cattolico in pillole, a piccole dosi ma indispensabile...

Ultimo Aggiornamento: 22/09/2012 14:37
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Il sottile e misterioso nemico della Chiesa:

“Esso si trova dappertutto e in mezzo a tutti; sa essere violento e subdolo. In questi ultimi secoli ha tentato di operare la disgregazione intellettuale, morale, sociale dell’unità nell’organismo misterioso di Cristo.
Ha voluto la natura senza la grazia; la ragione senza la fede; la libertà senza la autorità; talvolta l’autorità senza la libertà.
È un “nemico” divenuto sempre più concreto, con una spregiudicatezza che lascia ancora attoniti: Cristo sì, Chiesa no.
Poi: Dio sì, Cristo no. Finalmente il grido empio: Dio è morto; anzi: Dio non è mai stato.
 Ed ecco il tentativo di edificare la struttura del mondo sopra fondamenti che Noi non esitiamo ad additare come principali responsabili della minaccia che incombe sulla umanità: un’economia senza Dio, un diritto senza Dio, una politica senza Dio”.

(Pio XII, Discorso - Nel contemplare - agli Uomini di Azione Cattolica d’Italia, del 12-10-1952, in Discorsi e Radiomessaggi, vol. XIV, p. 359)






Dovunque vado nel mondo intero, la cosa che mi rende più triste è guardare la gente ricevere la Comunione sulla mano.
(Beata Madre Teresa di Calcutta, St. Agnes Church, New York, 1989)





Dove sono le vostre aspirazioni:

Figli miei, lì dove sono gli uomini vostri fratelli, lì dove sono le vostre aspirazioni, il vostro lavoro, lì dove si riversa il vostro amore, quello è il posto del vostro quotidiano incontro con Cristo.
 È in mezzo alle cose più materiali della terra che ci dobbiamo santificare, servendo Dio e tutti gli uomini... Il cielo e la terra, figli miei, sembra che si uniscano laggiù, sulla linea dell'orizzonte.
E invece no, è nei vostri cuori che si fondono davvero, quando vivete santamente la vita ordinaria...

(San Josemaría Escrivá de Balaguer, Amare il mondo appassionatamente, Omelia dell'8.X.1967)






"Gli errori non cessano di essere errori perché diventano mode".
(Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News del 19.04.1930)





Karl Rahner - Tradimento al Concilio

Caro Amico,
su Tempi uscito oggi in edicola c’è un servizio di 5 pagine sul nostro
testo di P. Giovanni Cavalcoli Karl Raner - Il Concilio tradito”. Il fatto che questo libro abbia potuto essere pubblicato dopo tante traversie e ostilità è segno che la Chiesa sta ritornando sulla strada giusta. Grazie soprattutto al Santo Padre Benedetto XVI! In questo libro troverai elencate e sconfessate15 autentiche eresie di Rahner, che purtroppo ancora tanta influenza ha nell’insegnamento teologico e quindi nella pastorale e nella Sacra Liturgia.
Sono convinto che il tuo aiuto nella divulgazione di questo libro sia importante per la Chiesa e per l’Apostolato della Buona Stampa, quella cattolica!
Ecco due frasi di Autori tratte da Tempi:
“Personalità enorme e pericolosa del filosofo che ‘voleva troppo”.
"Se ne avessi la forza, lo combatterei"


Puoi ordinare questo testo cliccando sull’
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Grazie!
Prof. Giovanni Zenone Ph.D. Direttore
Fede & Cultura
viale della repubblica, 16
37126 VERONA
Tel. 045-941851
Fax 045-9251058

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[Modificato da Caterina63 19/02/2010 22:32]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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22/02/2010 16:10
 
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"Le amicizie terrene producono al nostro cuore dolori per l’allontanamento di coloro che amiamo, ma io vorrei che noi giurassimo un patto che non conosce confini terreni né limiti temporali: l’unione nella preghiera."
(Lettera del beato Pier Giorgio Frassati a Isidoro Bonini 15/01/25)





"La Carità nella Verità, di cui Gesù s'è fatto testimone" è "la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell'umanità intera"
( Benedetto XVI Enciclica Caritas in Veritate )




Desidero che la festa della Misericordia sia il riparo e il rifugio per tutte le anime. In quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine. Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me, anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto".
(Diario di santa Faustina pp 699)





Lettera Enciclica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II circa i rapporti tra fede e ragione: la Fides et Ratio. "La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità. E' Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso".



- Un giorno un protestante chiese al santo Curato cosa pensasse del Paradiso e se ci fosse stata la possibilità di condividerlo con i protestanti, risposte il Santo Vianney: " Ahimè amico mio! Noi NON saremo uniti lassù se non in quanto avremo incominciato ad essere uniti sulla terra. La morte non cambierà nulla. Dove cade l'albero, lì rimane. A meno che non venga rinnescato  nella Chiesa..."


"Recitate il Rosario ogni giorno".
(la Madonna a Fatima, il 13 maggio 1917)





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                    Jesus san Padre Pio



Candet nudatum pectus, rubet cruentum latus, tensa arent viscera, decora languent lumina, regia pallent ora, procera rigent brachia, crura pendent marmorea, rigat terebratos pedes beati sanguinis unda.


Bianco è il suo nudo petto. Rosso di sangue il fianco. Le viscere tese inaridiscono. Gli occhi stupendi languono. Il volto regale impallidisce. Le nobili braccia si irrigidiscono. Le gambe pendono come di marmo. E l'onda del sangue beato riga i piedi trafitti.
San Giovanni di Fecamp, X secolo


Tota die expando in cruce manus meas ad te homo ut te amplexer, capud meum inclino ut amplexatum deosculer, latus meum aperio ut osculatum introducam ad cor meum, et simus duo in carne una.

Per tutto il giorno, o uomo, tendo verso di te le mie mani dalla croce per abbracciarti, e dopo averti abbracciato, piego il mio capo per baciarti, e quando ti ho baciato, ti apro il fianco per condurti fino al mio cuore così da essere due in una sola carne
.
John Whiterig, XIV secolo



Nostro Signore trattenne la sua potenza, ed essi lo afferrarono,

così che attraverso la sua morte vivente potesse dare vita ad Adamo.

Egli dette le sue mani per essere forate dai chiodi

per rimediare alla mano che aveva colto il frutto:

Egli fu colpito sulla guancia nella camera del giudizio

per rimediare alla bocca che aveva mangiato nell'Eden;

e mentre il piede di Adamo era libero

i suoi piedi furono trafitti;

nostro Signore fu spogliato perché noi possiamo essere vestiti;

con il fiele e l'aceto Egli addolcì

il veleno del serpente che aveva morso l'uomo.

(S. Efrem il Siro da "L'arpa dello Spirito")





Rifletti, anima, all'esame

che il Giudice farà della tua vita.

Ricordati dei gemiti del Pubblicano, dei lamenti della peccatrice,

e grida tu in pentimento:

“Per le preghiere dei Santi,

concedi il perdono,

tu, che vuoi salvare tutti gli uomini”.
(Romano il Melode)


Dal cielo è sceso come la luce,

da Maria è nato come un germe divino,

dalla croce è caduto come un frutto,

al cielo è salito come una primizia.

Benedetta sia la tua volontà!

Tu sei l'offerta del cielo e della terra,

ora immolato e ora adorato.

Sei disceso in terra per essere vittima,

sei salito come offerta unica,

sei salito portando il tuo sacrificio,

o Signore.

(Efrem il siro)





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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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24/02/2010 12:15
 
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Vieni, Signore! Vieni nel tuo modo, nei modi che tu conosci. Vieni dove c'è ingiustizia e violenza. Vieni nei campi di profughi, nel Darfur, nel Nord Kivu, in tanti parti del mondo. Vieni dove domina la droga. Vieni anche tra quei ricchi che ti hanno dimenticato, che vivono solo per se stessi. Vieni dove tu sei sconosciuto. Vieni nel modo tuo e rinnova il mondo di oggi. Vieni anche nei nostri cuori, vieni e rinnova il nostro vivere, vieni nel nostro cuore perché noi stessi possiamo divenire luce di Dio, presenza tua. In questo senso preghiamo con san Paolo: Maranà, thà! "Vieni, Signore Gesù!", e preghiamo perché Cristo sia realmente presente oggi nel nostro mondo e lo rinnovi.
Amen!

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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 Benedetto XVI ha fatto una catechesi  sulla Parusia:
12 novembre 2008, San Paolo (12): Escatologia - L'attesa della parusia
[Croato, Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]


"Vieni, Signore! Vieni nel tuo modo, nei modi che tu conosci. Vieni dove c'è ingiustizia e violenza. Vieni nei campi di profughi, nel Darfur, nel Nord Kivu, in tanti parti del mondo. Vieni dove domina la droga. Vieni anche tra quei ricchi che ti hanno dimenticato, che vivono solo per se stessi. Vieni dove tu sei sconosciuto. Vieni nel modo tuo e rinnova il mondo di oggi. Vieni anche nei nostri cuori, vieni e rinnova il nostro vivere, vieni nel nostro cuore perché noi stessi possiamo divenire luce di Dio, presenza tua. In questo senso preghiamo con san Paolo: Maranà, thà! "Vieni, Signore Gesù!", e preghiamo perché Cristo sia realmente presente oggi nel nostro mondo e lo rinnovi.

Amen!"

Amici, la Storia non procede verso LA fine....ma verso IL fine... Occhiolino


           


"In ogni eucarestia ricordiamo che Gesù ha sparso il suo sangue per il perdono dei peccati. Questo non significa che doveva placare un Dio furioso. Né significa solamente che se sbagliamo possiamo andare a confessare i nostri peccati ed essere perdonati. Significa molto di più. Significa che, in ogni nostra battaglia per essere persone che amano e sono vive, Dio è con noi. La grazia di Dio è con noi nei momenti di caduta e di confusione, per metterci di nuovo in piedi. Nello stesso modo in cui con la domenica di Pasqua Dio ha convertito il venerdì santo in un giorno di benedizione, possiamo stare sicuri che tutti i nostri tentativi di amare daranno frutto. E perciò non abbiamo nulla da temere! Possiamo addentrarci in questa avventura, con fiducia e coraggio".
 (padre Timothy Radcliffe O.P.)


  



"Anche nell'obbedire, quindi, bisogna rispettare la gerarchia, considerando i diversi gradi dei superiori, affinchè, in qualche modo, sia data la precedenza a quelli maggiori rispetto a quelli minori. Infatti, se due superiori ordinano due cose opposte, bisogna ubbidire in ogni modo a quello maggiore. Quindi, siccome Dio è il nostro superiore assoluto, bisogna ignorare bellamente gli ordini degli uomini, quando ordinano qualcosa contro Dio. Bisogna, infatti, come dice Pietro (At 5) obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.
E' chiaro quindi che non dobbiamo mai compiere il male per obbedienza, mentre per essa è possibile ragionevolmente rinunciare, talvolta, a compiere delle opere buone. Sappiate infatti che la vita contemplativa sopravanza sotto molti aspetti quella attiva. Tuttavia, quando un religioso è trascinato dall'una all'altra, ciò che trascura a causa di un ordine, viene compensato, nell'insieme dei meriti, dalla virtù dell'obbedienza."
(Umberto di Romans O.P.)


    


Sant'Anselmo ci rincuora esclamando in un impeto di gioia: " O beata fiducia, o sicuro rifugio, la Madre di Dio è mia madre! Con quale certezza dobbiamo dunque sperare, poiché la nostra salvezza dipende dal volere di un buon fratello e di una pia madre!". Ecco l'invito che ci rivolge la nostra Madre: " Chi è fanciullo venga da me " (Pro 9,4 Volg.). I bambini hanno sempre sulle labbra il nome della madre e ogni volta che si spaventano, subito alzano la voce chiamando: " Mamma, mamma! ". O Maria, dolce e amorevole madre, questo tu desideri: che, ridivenuti bambini, invochiamo sempre te nei nostri pericoli e ricorriamo sempre a te, perché ci vuoi aiutare e salvare, come hai salvato tutti i figli che a te sono ricorsi.
(Sant'Alfonso Maria de Liguori: i Santi citano sempre altri Santi e fanno altri Santi)


       



Per la prima volta
mi apparve visibilmente
la Chiesa,
nata dalla Passione di Cristo
e vittoriosa sulla morte.
In quel momento stesso la mia
incredulità cedette,
il giudaismo impallidì
ai miei occhi,
mentre si levava dal mio cuore
la luce di Cristo”


 Santa Teresa Benedetta
della Croce
(Edith Stein)



[Modificato da Caterina63 24/02/2010 12:32]
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26/02/2010 14:40
 
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Ritenevo che tutte immerse nell’orazione per i difensori della Chiesa, per i predicatori e per i dotti che le fanno scudo, avremmo aiutato nei limiti del nostro possibile questo mio Signore, così angariato da coloro cui ha fatto tanto bene, da suscitare l’impressione che questi traditori lo vogliano ora rinchiodare in croce, senza lasciargli un luogo ove reclinare il capo. Oh, mio Redentore, il mio cuore non può proprio affrontare tale vista senza rimanerne prostrato! Che razza di atteggiamento è quello assunto ora dai cristiani? Possibile che a torturarti siano sempre alcuni di loro, quelli cui tu fai migliori concessioni, quelli che ti devono di più, quelli che tu scegli per tuoi amici, quelli fra cui convivi e cui ti comunichi coi sacramenti? Non sono ancora sazi, Signore dell’anima mia, dei tormenti a te inflitti dai Giudei?

Santa Teresa d’Avila, Manoscritto dell’Escorial, c.1,2-3.


       




133 - Non so come io mi cullassi nel pensiero caro di entrare nel Carmelo, trovandomi ancora nelle fasce dell'infanzia! Bisognò che il buon Dio facesse un piccolo miracolo per farmi crescere in un momento, e questo miracolo lo compì nel giorno indimenticabile di Natale (N.d.T. Notte tra il venerdì 24 e sabato 25 dicembre 1886); in quella notte luminosa che rischiara le delizie della Trinità Santa, Gesù, il Bambino piccolo e dolce di un’ora, trasformò la notte dell’anima mia in torrenti di luce... In quella notte nella quale egli si fece debole e sofferente per amor mio, mi rese forte e coraggiosa, mi rivestì delle sue armi, e da quella notte benedetta in poi, non fui vinta in alcuna battaglia, anzi, camminai di vittoria in vittoria, e cominciai, per così dire, una "corsa da gigante" (N.d.T. Sal 18, 6). La sorgente delle mie lacrime fu asciugata e non si aprì se non raramente e difficilmente, e ciò giustificò la parola che mi era stata detta: "Piangi tanto nella tua infanzia, ché più tardi non avrai più lacrime da versare!".
Fu il 25 dicembre 1886 che ricevetti la grazia di uscire dall'infanzia, in una parola la grazia della mia conversione completa. Tornavamo dalla Messa di mezzanotte durante la quale avevo avuto la felicità di ricevere il Dio forte e potente. Arrivando ai Buissonnets mi rallegravo di andare a prendere le mie scarpette nel camino, quest’antica usanza ci aveva dato tante gioie nella nostra infanzia, che Celina voleva continuare a trattarmi come una piccolina, essendo io la più piccola della famiglia...

(Santa Teresa del Bambin Gesù: Storia di un Anima)







“Ora posso morire, t'ho visto cristiano”
(Santa Monica, madre di sant'Agostino, celebre frase dalle Confessioni quando Agostino si convertì)



*************************************************

Una Chiesa che affonda le sue radici nella fondazione apostolica di Pietro e Paolo, che mantiene viva questa sua identità non solo nei suoi monumenti storici, ma soprattutto nella sua vitalità e operosità resa ancora più visibile nella persona del Santo Padre, il nostro Vescovo, che è segno dell'unità di tutta la Chiesa. E questa vitalità che deve essere capace di ritornare alle sue radici e permettere ai nostri credenti di approdare a una memoria storica che viene mantenuta viva e che sa generare cultura e fede. Senza la consapevolezza di una tradizione a cui si appartiene è difficile poter pensare che si diventa trasmettitori della fede di sempre.

In questo stesso contesto di cambiamento culturale, i nostri catechisti sentono molto forte il distacco tra il loro insegnamento e l'orientamento culturale odierno con i suoi contenuti spesso effimeri e con l'imposizione di una visione della vita che prescinde completamente dalla visione cristiana. Mi piace riportare un testo di R.Guardini che già negli anni '50 avvertiva questo processo che, purtroppo si è mostrato inarrestabile:

“La verità della Rivelazione cristiana viene messa in dubbio sempre più profondamente; la sua validità per la formazione e la condotta della vita viene posta in discussione in forma sempre più perentoria.
In particolare la mentalità dell'uomo colto si contrappone alla Chiesa in modo sempre più deciso. Sempre più ovvia o naturale appare la nuova pretesa che i diversi campi della vita, politica, economia, ordine sociale, filosofia, educazione, ecc., debbano svilupparsi muovendo unicamente dalle proprie norme immanenti. Si costituisce così una forma di vita non-cristiana, anzi per molti aspetti anti-cristiana, che si impone in modo così conseguente da apparire assolutamente normale; e sembra un abuso l'esigenza della Chiesa che vuole che la vita sia determinata dalla Rivelazione.
Lo stesso credente accetta in buona parte questa situazione, quando pensa che le cose della religione costituiscano un settore a sé e altrettanto le cose del mondo... Ciò significa che l'uomo moderno non solo smarrisce in gran parte la fede nella Rivelazione cristiana, ma subisce anche un indebolimento delle sue disposizioni religiose naturali e viene sempre più portato a considerare il mondo come una realtà profana”
(mons. Fisichella Incontro con i Catechisti 27.9.2001)




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02/03/2010 08:34
 
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Gesù li faceva per strada gli esorcisimi, adesso bisogna farli di nascosto.
 

Uno esce dal seminario, diventa sacerdote, senza aver quasi mai sentito parlare del demonio, mai sentito parlare di esorcisimi e tantomeno del pericolo di maghi ed altre scienze occulte. E quindi non ci crede, non ne predica mai.

La tentazione del suicidio in persone sotto esorcismo è diffusa e molto forte, poichè soffrono di dolori fortissimi. Ma quando una persona cominicia a ricevere esorcismi è comunque impossibile, secondo la mia esperienza, che riesca a togliersi la vita, con la stessa promessa di Cristo, in tutti questi anni, non ne ho mai perso uno di coloro che mi ha mandato. 

La messa nera viene celebrata da un ex frate, che per l'occasione si veste di rosso. Sputano sulle ostie e le bruciano. Usano spesso anche ossa di morti e mandano maledizioni sui loro nemici.
La Comunione alla mano ha facilitato questo mercato che per un Ostia consacrata arrivano a pagare fino a 150 euro, bisogna rieducare alla Presenza reale e la devozione nel prendere l'Eucarestia alla bocca perchè dimostrano di avere più fede i satanisti in quest'Ostia e nella Presenza vera di Nostro Signore che odiano, che non i fedeli che lo trattano come un simbolo fino alla superstizione.

(padre Gabriele Amorth - Memorie di un esorcista)

*******

Il nome, nel linguaggio della Bibbia, esprime l’essere, il carattere, la funzione di colui che lo porta. Il nome di Dio è Dio stesso come l’abbiamo conosciuto dal Figlio Gesù nel cui nome abbiamo ogni salvezza. Sul finire della sua vita terrena Gesù ha detto al Padre: “Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo" (Gv 17,6), per questo non abbiamo altri nomi all'infuori di Gesù Cristo che possano salvarci.
 
********

O uomo, tu non osavi levare il tuo volto verso il cielo, rivolgevi i tuoi occhi verso la terra, e, ad un tratto, hai ricevuto la grazia di Cristo: ti sono stati rimessi tutti i tuoi peccati. Da servo malvagio sei diventato un figlio buono... Leva, dunque, i tuoi occhi al Padre... che ti ha redento per mezzo del Figlio e di’: Padre nostro!...

(Sant'Ambrogio)

*********

“Fratelli, state allegri, ridete pure, scherzate finché volete, ma non fate peccato!”. Occhiolino

(san Filippo Neri)

********

Gridate sovente in questi giorni: " O Dio Crocefisso, abbassati a me e dammi il bacio di sangue, che m'infuochi il cuore.O Dio-Ostia pura, santa e immacolata, dammi il tuo fuoco d'amore, che mi faccia struggere di tenerezza per Te.O Maria, Madre Addolorata abbracciatemi; o Gesù, il vostro bacio, ecco il mio paradiso!O Gesù, mio Sposo, ditemi parole d'infinita dolcezza; voglio esser vostro per tutta l'eternità!O Trinità redentrice, attirate in questi giorni Santi tutte le anime che ancora non vi conoscono, perchè Gesù possa essere amato e il destino di queste anime salvato!"

Così sia.

(Fr. Alberto Pio Del Corona O.P. arcivescovo di Sardica - Meditazioni per la Settimana Santa -)





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Lettera di San Pio da Pietrelcina a Padre Agostino - da Unafides -  - 7 aprile 1913:



«Mio carissimo Padre, venerdì mattina ero ancora a letto, quando mi apparve Gesù. Era tutto malconcio e sfigurato. Egli mi mostrò una grande moltitudine di sacerdoti regolari e secolari, fra i quali diversi dignitari ecclesiastici, di questi chi stava celebrando, chi si stava parando e chi si stava svestendo dalle sacre vesti. La vista di Gesù in angustie mi dava molta pena, perciò volli domandargli perché soffrisse tanto. Nessuna risposta n'ebbi. Però il suo sguardo mi portò verso quei sacerdoti; ma poco dopo, quasi inorridito e come se fosse stanco di guardare, ritirò lo sguardo ed allorché lo rialzò verso di me, con grande mio orrore, osservai due lagrime che gli solcavano le gote. Si allontanò da quella turba di sacerdoti con una grande espressione di disgusto sul volto, gridando: "Macellai! E rivolto a me disse": "Figlio mio, non credere che la mia agonia sia stata di tre ore, no; io sarò per cagione delle anime da me più beneficiate, in agonia sino alla fine del mondo. Durante il tempo dell'agonia, figlio mio, non bisogna dormire. L'anima mia va in cerca di qualche goccia di pietà umana, ma ahimè mi lasciano solo sotto il peso della indifferenza. L'ingratitudine ed il sonno dei miei ministri mi rendono più gravosa l'agonia. Ahimè come corrispondono male al mio amore!

Ciò che più mi affligge e che costoro al loro indifferentismo, aggiungono il loro disprezzo, l'incredulità. Quante volte ero li per li per fulminarli, se non fossi stato trattenuto dagli angioli e dalle anime di me innamorate... Scrivi al padre tuo e narragli ciò che hai visto ed hai sentito da me questa mattina. Digli che mostrasse la tua lettera al padre provinciale..." Gesù continuò ancora, ma quello che disse non potrò giammai rivelarlo a creatura alcuna di questo mondo»




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Sei diventato bigotto?

gli chiesero al giovane Frassati....

no, rispose sorridendo: SONO RIMASTO CRISTIANO....

(Piergiorgio Frassati, laico Domenicano e beatificato da Giovanni Paolo II)









[SM=g27998]

«Pare, santissimo Padre, che questa Verità eterna voglia fare di voi un altro Lui; e si perché siete suo vicario di Cristo in terra, e si perché nell’amaritudine e nel sostenere vuole che riformiate la dolce Sposa sua e vostra, che tanto tempo è stata impallidita (…). Ora è venuto il tempo che Egli vuole che per voi, suo strumento, sostenendo le molte pene e persecuzioni, la Sposa sia tutta rinnovata. Di questa pena e tribolazione ella nascerà come fanciulla purissima…»

(Santa Caterina Da Siena, Lett. n. 346)


[SM=g1740738]

Cari Genitori, cari Papà....insegnate ai Vostri Figli queste virtù... [SM=g1740733]


Obbedienza alla vita, da un padre a un figlio ....
da una lettera di Giorgio Montini al figlio Giovanni Battista (futuro Paolo VI), 8 gennaio 1923, in G. Montini - G.B. Montini, Affetti familiari spiritualità e politica. Carteggio 1900-1942, a cura di Luciano Pazzaglia, Brescia-Roma, Istituto Paolo VI-Edizioni Studium, 2009 [Quaderni dell'Istituto, 30]

"Le vie per le quali (la Provvidenza) ci guida, per le quali Ti conduce ci preparano certo dei gravi sacrifici: ma quale sincerità sarebbe stata la nostra quando Ti abbiamo offerto e Ti sei consacrato al Signore, se poi innanzi alla prova ci sentissimo riluttanti o sgomenti? Ti avrei voluto vedere in cura d'anime o su una cattedra in seminario: saresti rimasto presso a noi e avresti coltivato il campo nostro, nel quale poveramente anch'io ho cercato di arare e seminare. Questa consolazione ci fu vietata: segui dunque tranquillo la tua strada sapendoci rassegnati. Sereno e modesto: pio, e rassegnato anche Tu, rassegnato dico non solo per ciò che di sacrificio Ti può essere richiesto pei distacchi da quelli che Ti sono cari - persone e luoghi - ma rassegnato alla prova grave che Ti può essere imposta per le responsabilità, per i pericoli, per le tentazioni inseparabili da ciò che splende. Accetta umilmente e generosamente il dovere, e il Signore farà il resto".


[SM=g1740717] [SM=g1740720]


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L’ottimismo cristiano


Testi di San Josemaría Escrivà.


Dobbiamo essere ottimisti, ma di un ottimismo che nasce dalla fede nel potere di Dio. L'ottimismo cristiano non è ottimismo dolciastro, e neppure la fiducia umana che tutto andrà bene. È un ottimismo che affonda le sue radici nella coscienza della libertà e nella sicurezza del potere della grazia; un ottimismo che porta a essere esigenti con noi stessi, a sforzarci per corrispondere in ogni momento alle chiamate di Dio.
Forgia, 659

Compito del cristiano: annegare il male nella sovrabbondanza del bene. Non si tratta di far campagne negative, né di essere antiqualcosa. Al contrario: si tratta di vivere di affermazioni, pieni di ottimismo, con gioventù, allegria e pace; di guardare tutti con comprensione: quelli che seguono Cristo e quelli che lo abbandonano o non lo conoscono. Ma comprensione non significa astensionismo, né indifferenza, bensì azione.
Solco, 864

Il Signore, ripeto, ci ha dato il mondo in eredità. E noi dobbiamo avere anima e intelligenza vigili; dobbiamo essere realisti, pur senza cadere nel disfattismo. Solo una coscienza incallita, o l'insensibilità dell'abitudinarismo, o lo stordimento frivolo, possono permettere che si guardi il mondo senza vedere il male, l'offesa a Dio, il danno a volte irreparabile arrecato alle anime. Dobbiamo essere ottimisti, ma di un ottimismo che nasce dalla fede nel potere di Dio — e Dio non perde battaglie — un ottimismo che non si fonda sulla sufficienza umana, su di un senso di soddisfazione sciocco e presuntuoso.
E’ Gesù che passa, 123

La gioia, l'ottimismo soprannaturale e umano, sono compatibili con la stanchezza fisica, col dolore, con le lacrime — perché abbiamo un cuore —, con le difficoltà nella vita interiore o nel lavoro apostolico.
Egli, “perfectus Deus, perfectus Homo” — perfetto Dio e perfetto Uomo —, che possedeva tutta la felicità del Cielo, volle provare la fatica e la stanchezza, il pianto e il dolore..., perché comprendessimo che essere soprannaturali implica essere molto umani.
Forgia, 290

Il Signore ha voluto che noi suoi figli, che abbiamo ricevuto il dono della fede, manifestiamo l'originaria visione ottimistica della creazione, l'“amore per il mondo” che palpita nel cristianesimo.
— Pertanto, non deve mai mancare lo slancio nel tuo lavoro professionale, e nel tuo impegno per costruire la città terrena.
Forgia, 703

Perché questo scoraggiamento? Per le tue miserie? Per le tue sconfitte, talvolta ripetute? Per un tonfo grande, grande, che non ti aspettavi?
Sii semplice. Apri il tuo cuore. Guarda che nulla ancora è perduto. Puoi ancora andare avanti, e con più amore, con più affetto, con più fortezza.
Rifugiati nella filiazione divina: Dio è il tuo Padre amantissimo. Questa è la tua sicurezza, il fondale in cui gettare l'àncora, succeda quel che succeda alla superficie del mare della vita. E troverai gioia, fortezza, ottimismo, vittoria!!
Via Crucis, 7, 2

Prima eri pessimista, indeciso e apatico. Adesso ti sei completamente trasformato: ti senti audace, ottimista, sicuro di te stesso..., perché finalmente hai deciso di cercare appoggio solo in Dio.

(fonte:
http://www.it.josemariaescriva.info/articolo/l92ottimismo-cristiano)

                                            
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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20/03/2010 15:59
 
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it.gloria.tv/?media=60009



Da questo filmato secondo me....il Signore ci sta dicendo che ciò che si vede è il come è ridotto IL NOSTRO TEMPIO INTERIORE....la Casa di Dio intesa dottrinalmente ed ECCLESIALMENTE...il "Castigo di Dio", in questo senso e in questo caso proprio dal filmato che si vede... non fa altro che METTERE A NUDO CIO' CHE SIAMO E VERSO DOVE STIAMO ANDANDO....

non c'è certo un invito a scoraggiarsi, ma a rimboccarsi piuttosto le maniche ed essere FEDELI a Dio
...

[SM=g1740733]

Fraternamente CaterinaLD

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23/03/2010 21:35
 
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Sangue contro parole

Si possono fare un miliardo di discorsi sull’aborto, ma stringi stringi occorre partire dalla realtà. Cioè dall’aborto. Andate a vedere un aborto, ossia un bambino abortito, meglio se dal vivo. Si chiama metodo scientifico, toccare con mano, usare i propri occhi. Andate a vedere un bambino abortito. Guardatelo bene. Poi ditemi se in tutta coscienza potete invocare le parole progresso, civiltà o dirittosu quello che starete vedendo. Ditemi se in tutta coscienza ve la sentite ancora di usare delle parole, magari urlate, per giustificare quel piccolo corpo sanguinante
.


         


venerdì 11 aprile 2008

Lettera a Rosy Bindi di Giuliano Ferrara sul tema dell'aborto.
 
Il candidato premier di Aborto? No, grazie scrive:
 "Lei ha detto a Firenze che ci sono due libertà, quella di abortire e quella di coscienza dei medici che non collaborano. E ha aggiunto che vanno rispettate entrambe.
Non so se la sua affermazione sia cattolica, so che non è giusta da un punto di vista laico.
Nel nostro paese, grazie alla legge 194 del 1978, il diritto riconosce la possibilità di interrompere volontariamente una gravidanza a certe condizioni e soltanto nelle strutture pubbliche, allo scopo di arginare l'orrendo fenomeno dell'aborto clandestino".
Ferrara aggiunge: "Che un ex ministro cattolico della Sanità e della Famiglia predichi la libertà di aborto, con un lapsus moralmente indifferente che in questi trent'anni ha ridotto a idolo libertario questa pratica arcaica e oscurantista di dare la morte a un essere umano concepito, è molto peggio di qualsiasi pomodoro, fumogeno, uovo o sedia tirato sulle mie manifestazioni. Io vado avanti, lei si cerchi un direttore spirituale". (AGI)

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IL PENSIERO DELLA ROSY BINDI NON E' AFFATTO CATTOLICO! UN GRAZIE A GIULIANO FERRARA PER QUESTA LIMPIDEZZA DI PENSIERO LAICO!

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Forse sono un pò OT e me ne scuso....ma credo che questa parentesi ci fa capire bene certa situazione... Occhiolino


Stiamo davvero lavorando (tutti) per Lui?
Autore: Parravicini, Jacopo  Curatore: Buggio, Nerella
Fonte: CulturaCattolica.itlunedì 12 maggio 2008


Storia di un premio assegnato e poi rifiutato
 
Giunge notizia da
www.maranatha.it che il 3 Maggio era stato comunicato che il sito aveva vinto il premio “miglior sito cattolico” assegnato dalla “associazione WeCa-Webmaster Cattolici”. Qualche giorno dopo l’associazione ha fatto una clamorosa retromarcia e i responsabili di maranatha.it sono stati avvisati, via telefono (!) di non essere più i vincitori del premio (http://www.maranatha.it/premio.htm). Viste le modalità a dir poco eterodosse di queste comunicazioni e visti gli orientamenti “progressisti” di “WeCa-Webmaster Cattolici”, facendo “due più due” gli amici di “fattisentire.net” ipotizzano che questo clamoroso dietro-front sia dovuto alla presenza sul sito maranatha.it dei materiali del Vetus Ordo Missae. D’altra parte un famoso esponente cattolico, molto citato, dice che “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”...

Di sicuro quanto avvenuto denota nel migliore dei casi una enorme mancanza di serietà e professionalità e nel peggiore una grande malafede. In particolare mi viene da chiedere:
ma stiamo lavorando tutti per lo stesso scopo? Tutti noi cattolici, e cattolici sulla rete in particolare, stiamo lavorando tutti, almeno tentativamente, per la Gloria di Dio e della Sua Chiesa su questa Terra? Oppure siamo impegnati a far trionfare l’idea di Dio e di Chiesa che ha ciascuno, a discapito degli altri fratelli che “sì, si dicono cattolici, ma in realtà non hanno capito niente, soprattutto dello spirito dei tempi”?





Autore: Buggio, Nerella
Fonte: CulturaCattolica.it
lunedì 4 febbraio 2008

«Un neonato vitale, in estrema prematurità, va trattato come qualsiasi persona in condizioni a rischio e assistito adeguatamente».
Così scrivono in un documento i direttori delle cliniche di Ostetricia e Ginecologia di tutte e quattro le facoltà d Medicina delle università romane.

LIBERAZIONE li chiama “medici folli” “Primari, talebani e Vaticani” temono si tratti di una mossa per minare la 'libertà di aborto'.

Questa è follia.

La follia sta nel fatto che se malauguratamente vi capitasse di partorire un figlio prematuro, molto prematuro ma vitale, c’è gente che non vorrebbe gli si prestasse soccorso, ma solo “cure compassionevoli”.
In attesa che muoia, perché salvarlo potrebbe essere discriminante nei confronti dei suoi simili, nati nelle stesse condizioni, ma frutto di un aborto.

Ipocriti.

Che se ne fa della compassione uno che sta morendo sul ciglio della strada?


***********************

Omicidio perfetto

Curatore: Buggio, Nerella
Fonte: CulturaCattolica.it
martedì 15 gennaio 2008

Diceva il leader radicale Franco Roccella: «l’omicidio non è la cancellazione del passato, ma la negazione di un futuro. Non esiste omicidio più perfetto di quello di un embrione nel grembo di una madre, perché cancella tutto il futuro dell’essere umano».



**********************

Lo diceva Leopardi

Curatore: Parravicini, Jacopo
Fonte: CulturaCattolica.it


"Questo malato è assolutamente sfidato e morrà di certo fra pochi giorni. I suoi parenti per alimentarlo come richiede la malattia in questi giorni, si scomoderanno realmente nelle sostanze: essi ne soffriranno danno vero anche dopo morto il malato: e il malato non ne avrà nessun vantaggio e forse anche danno perché soffrirà più tempo.
Che cosa dice la nuda e secca ragione?
Sei un pazzo se l'alimenti.
Che cosa dice la natura?
Sei un barbaro e uno scellerato se per alimentarlo non fai e non soffri il possibile. È da notare che la religione si mette dalla parte della natura"

da Zibaldone - Luglio, agosto 1817 [15]



*************************

Cos'è l'ideologia?

Curatore: Buggio, Nerella
Fonte: clandestinozoom
venerdì 21 novembre 2008

L'ideologia sono quegli occhiali che non ti fanno vedere il vero, ma l'immagine che c'è stampata sulle loro lenti
Esempio? Lo spiega molto bene Clandestinozoom:

La scienza e la censura

E' stata trapiantata una trachea.
A Barcellona, per mano e grazie a studi di un italiano, l'operazione d'avanguardia ha avuto grande successo e la giovane mamma sudamericana sorride nelle foto.
I giornali ne hanno parlato.
Peccato che pochi hanno detto che l'intervento è stato possibile grazie all'uso di cellule staminali adulte, cioè non prelevate da embrioni. Come dire: la via alternativa al congelamento e all'uso di vite umane c'è, volendo.
Corriere e Repubblica però mentre pur ci spiegano quanto prenderebbe in Italia un ricercatore bravo come quello etc etc e naturalmente ritirando in ballo la riforma universitaria etc etc, omettono quel particolare.
L'ideologia è il male dell'Italia. Le varie ideologie pronte all'uso da parte di chi è cresciuto a pane e ideologia.


         
Fraternamente CaterinaLD

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31/03/2010 15:14
 
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Dal discorso di Paolo VI alla Sacra Rota nel 1974


Accenniamo,
a prova di ciò, ad un'erudita, e certo a voi notissima, citazione
di Ulpiano, rievocata dal nostro venerato Predecessore Papa Pio XII,
in un memorabile discorso su la professione giuridica, e referita, sì,
alla giurisprudenza, ma con quale ripercussione religiosa ai suoi cultori !
Ecco : divinarum atque humanarum rerum notitia, iusti atque iniusti
scientia.5 E per corroborare questo senso religioso, che deve penetrare la
coscienza del magistrato, ci possiamo valere della testimonianza d'un
illustre maestro del foro civile italiano, da non molto tempo scomparso,
Piero Calamandrei : « Mi convinco sempre più che tra il rito
giudiziario e il rito religioso esistono parentele storiche molto più
strette di quanto non indichi l'uguaglianza della parola ... La sentenza
in origine era un atto sovrumano, il giudizio di Dio; le difese erano
preghiere ...)).

E poi : « Nell'ordine giudiziario affluivano un tempo
dalle Università i giudici migliori, richiamati non dalla speranza di
lauti guadagni, ... ma dall'alta considerazione di cui la magistratura
godeva nella pubblica opinione e soprattutto dall'attrattiva che su
certi spiriti religiosi ha sempre esercitato l'austera intimità di questo
ufficio, in cui il giudicare gli altri implica in ogni istante il dovere di
fare i conti colla propria coscienza
»


[SM=g1740733]





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14/04/2010 14:19
 
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Il 31 dicembre 2001, il cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna, celebrava il tradizionale Tè Deum di ringraziamento nella cattedrale di San Petronio, ricordando i 33 missionari cattolici uccisi nel corso di quell'anno nel mondo. Il coraggioso prelato metteva in guardia i cattolici dal rischio di dimenticare la propria identità quando avevano a che fare con culture e religioni diverse:

"II cristiano non deve aver paura di niente e di nessuno se non della propria insipienza, della sua strana pròpensione alla resa, della sua assurda disponibilità a sacrificare al dialogo e all'accoglienza ogni manifestazione e ogni segno della sua identità"

[SM=g1740722]

Nella Sacra Scrittura ricorrono 366 volte l'espressione NON TEMERE, NON AVERE PAURA o parole analoghe che incoraggiamento a vivere con la certezza dell'aiuto di Dio.

Ve n'è una per ogni giorno dell'anno e ne avanza anche per l'anno bisestile!!!!
Abbiamo ottimi motivi perciò per essere sempre sereni di fronte a qualsiasi prova della vita, se viviamo secondo il volere di Dio.


[SM=g1740722] [SM=g1740721]

Mettiamoci alla scuola dei Santi, grandi interpreti della vera pietà eucaristica. In loro la teologia dell'Eucaristia acquista tutto lo splendore del vissuto, ci "contagia" e, per così dire, ci "riscalda"

(Giovanni Paolo II "Ecclesia de Eucharistia", n. 62)


“Dai sacerdoti i fedeli attendono soltanto una cosa: che siano degli specialisti nel promuovere l'incontro dell'uomo con Dio. Al sacerdote non si chiede di essere esperto in economia, in edilizia o in politica. Da lui ci si attende che sia esperto nella vita spirituale”.
(Benedetto XVI 4.8.2006 Festa di san Giovanni Maria Vianney)


[SM=g1740717] [SM=g1740720]

Intervista breve ad Alda Merini da Avvenire ottobre 2004

«La nostra epoca è pervasa di inquietudini forse mai viste prima. E il mio senso è di impotenza. Il mondo sembra impazzito, un'immensa Babele senza possibilità di dialogo e comprensione, una gara di crudeltà. Prendiamo i terroristi di Beslan: come si può realmente, concretamente, arrivare a tanta bestialità? Il mio parere è che questi animi, così terribili e terrificanti, sono stati inaspriti. Come il figlio discolo, riempito di botte, si incattivisce. Non parlo di politica, e non esiste giustificazione alcuna per atti così disumani, dico solo che anche Barabba, preso in un altro modo, avrebbe lodato Dio, invece hanno innalzato la sua cattiveria

Che cosa potrebbe restituire al mondo parte del suo equilibrio?

«La fede, innanzitutto: chi ha vera fede non ha paura nemmeno della morte. Nessuna i nquietudine può agitare chi crede. La fede aiuta: riconoscere che non possiamo arrivare a tutto ci permette di non dibatterci invano.»

E che altro?

«Il silenzio: occorre osservare il silenzio. Oggi si parla a sproposito, parole, parole al vento, parole a vanvera, tutti pensano di aver qualcosa da dire, la gente si sente frustrata se non diffonde la propria opinione, ma così perde la Verità.»

Qualcuno sostiene che le generazioni passate erano troppo inquiete, penso al '68, ma che oggi i giovani sono caduti nell'eccesso opposto: ignavi, incapaci - direbbe Dante - di seguire un'insegna, un ideale.

«È vero: noi eravamo inquieti, nel bene o nel male, loro spesso non hanno un campo d'azione preciso. Hanno perso, per colpa nostra, le fondamenta da cui partire anche solo per ribellarsi a qualcosa: il senso dell'obbedienza, che era sacrosanto. Noi sentivamo forte l'osservanza delle leggi della famiglia, l'obbedire anche a qualcosa che sembrava sbagliato era un principio, una base di sottomissione che era fede negli adulti e che almeno nei primi anni di vita è necessaria

******

«C'è qualcosa che non va, nel mondo, ma spesso questo qualcosa origina da un altro qualcosa che non va in noi stessi».

«Ci sono, gli innocenti, ci sono: e sono i santi. Ma quanti sono? Il grido "sono innocente" ha aperto tutti i capitoli più bugiardi della storia. Il fatto è che oggi ci siamo costruiti una scorza di individualismo dentro la quale avevamo l'illusione di salvarci, invece stiamo perdendo l'anima. Ci vuole una grande pazienza per moralizzare l'anima: niente è più devastante di un cuore che si innamora di se stesso

(Alda Merini, poetessa)


[SM=g1740733] [SM=g1740750] [SM=g1740752]





[Modificato da Caterina63 12/07/2010 08:12]
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10/05/2010 23:56
 
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Il genio di Teresa di Lisieux [SM=g1740752]

Diversamente da Calvino, lei fa entrare l'anima nei disegni della predestinazione misericordiosa senza alcun elemento di angoscia.

Dopo circa quaranta secoli di civiltà orale la Parola è una moneta inflazionata.

Gli uomini ordinari hanno più fiducia in chi è arrivato d'un colpo a quello stato ed è naturalmente onesto, che non in chi ha dovuto compiere tutto un penoso e doloroso sforzo per arrivarci.

Ho sempre avuto come regola di parlare in maniera atemporale, vera oggi, domani e sempre.

I generali non lottano con la paura della truppa, preferiscono tenerla occupata.

Il vero metodo per resistere alla tentazione è girarsi dall'altra ed andarsene.

In che cosa consiste il fascino di un essere? Difficile dirlo, perché è indefinibile, il fascino. È una certa presenza della persona al di là dei suoi limiti, come l'irraggiamento di certi volti puri.

L'amore ci avviluppa sempre: siamo noi, con il nostro atteggiamento verso esso, a trasformarlo in fuoco oppure in luce.

La bellezza è uno splendore che deve staccarsi da chi la possiede senza lui l'avverta e senza che ci torni sopra.

La bellezza è una specie di supplemento d'essere, d'irradiazione che si aggiunge all'essere.

La situazione più invidiabile non è essere soggetto di bellezza e sapersi bello, ma essere oggetto di bellezza e tale che soltanto l'altro goda di ciò che emana da noi.

Nella vita spirituale crescere significa semplificare e semplificarsi, per farsi più vicini alla semplicità increata ed ineffabile.

Per Teresa la via di Maria è una via di fede, senz'estasi, senza miracoli, perfino senza parole.

Teresa darà nuovo splendore alla parola. Ciò che lei dice lo fa. E le sue parola sono oracoli. Ho detto parole; io le tengo distinte dalle frasi. La frase di Teresa, in verità, è imperfetta. Imperfetta a causa della debolezza degli uomini, che le hanno trasmesso un linguaggio ben mediocre.

[Jean Guitton, Il genio di Teresa di Lisieux, traduzione di Lorenzo Bacchiarello, Sei, 1995]



[SM=g1740738]



La Vergine Maria

Il pensiero ebraico era orientato verso l'avvenire. Nella storia del passato ricercava l'immagine di ciò che non esisteva ancora.

Non è sufficiente che il passato sia passato. Bisogna anche che sia veramente superato – che abbia perduto ogni legame di causa ed effetto con il presente – per non avere che quel legame di spirito che è il legame dell'immagine alla realtà, della figura al compimento.

Ogni segmento temporale s'illumina ancorché finito. Occorre una morte, una conversione, un'interruzione perché possiamo comprendere un frammento qualsiasi della nostra vita.

Scoprendosi come termine della storia, la Madonna aveva ormai la luce per interpretare il tempo anteriore.

[Jean Guitton, La Vergine Maria, traduzione di Lorenzo Fenoglio, Rusconi, 1987]


[SM=g1740738]


Quello che credeva al cielo e quello che non ci credeva

Credere in Dio significa credere in un essere inintelligibile ma di cui si conosce la capacità di ascolto. Ecco cosa significa inginocchiarsi.

Credo in Dio a causa degli incontri. Tutte le spiegazioni sono inutili, io credo agli incontri.

Il Papa è un caso unico nel suo genere. Un uomo che, a motivo della sua funzione, è obbligato a restare attaccato «al soffitto», a vedere le cose «dal punto di vista del soffitto»

L'ateo conferma la fede. E' come una cavia che conferma la mia tesi o la mia fede in Dio.

Paolo VI mi diceva che la preghiera che recitava ogni mattina era: "Mio Dio, richiamami a Te, richiamami a Te, non ne posso più". Credo che tutti i papi recitino questa preghiera, anche Giovanni Paolo II.

Per un cristiano, quella che chiamiamo vita è una preparazione a quello che chiamiamo l'aldilà, l'altra vita.


Trovo che a vent'anni è facile essere un eroe, un santo, un uomo fuori del comune. Credo invece che a novant'anni sia molto difficile essere all'altezza del momento.


[Jean Guitton, Quello che credeva al cielo e quello che non ci credeva, traduzione di Piero Gribaudi, Gribaudi, 1995]







[SM=g1740757]
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15/05/2010 22:41
 
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Il vescovo di Imola monsignor Tommaso Ghirelli scrive del suo predecessore

Chiaramonti insegna
anche dopo due secoli


"È davvero sorprendente che la diocesi di Imola abbia ricevuto dal suo Signore, nel giro di appena mezzo secolo, due vescovi insigni, che furono poi chiamati a guidare la Chiesa universale, entrambi in tempi quanto mai tempestosi:  Pio VII e Pio IX. (...)

Non si può fare a meno di indagare quale eredità spirituale abbia lasciato il passaggio di due pastori tanto straordinari nella piccola ma importante Chiesa locale appartenente all'area romagnola". Con queste parole Tommaso Ghirelli, vescovo di Imola, apre la sua introduzione al catalogo della mostra "La porpora e la tiara" curata da Marco Violi, aperta fino al 23 maggio nel Museo diocesano e allestita per celebrare e far meglio conoscere l'episcopato imolese (1785-1816) del cardinale Gregorio Barnaba Chiaramonti che dal 1800 al 1823 guidò la Chiesa con il nome di Pio VII e che mantenne il governo della diocesi anche dopo l'elezione papale per oltre un quindicennio.

L'indagine sull'eredità spirituale di Chiaramonti - spiega monsignor Ghirelli - è stata anche affidata alla ricerca storica e archivistca di Andrea Ferri, vicedirettore dell'archivio diocesano, ma può essere senz'altro aiutata da un mezzo di ancor più immediata fruibilità per il grande pubblico come può essere quello di un'esposizione.

Le opere e i documenti selezionati, in tutto centoventotto, sono stati suddivisi in otto sezioni tematiche:  dipinti, sculture, mobili e arredi sacri, tessuti liturgici, incisioni, documenti e stampe, miscellanea, medaglie. Un materiale non ingente per quantità ma - come spiega il curatore della mostra - fortunatamente esemplificativo dell'attenzione del vescovo per la sua diocesi, attenzione che si protrasse ben oltre la sua elezione al Soglio pontificio.

Un atto di omaggio dovuto e sentito perché, come scrive ancora il vescovo Ghirelli, "guidata responsabilmente da Barnaba Chiaramonti, la nostra diocesi evitò i bagni di sangue, sopportò con dignità lo spogliamento dei beni, soffrì defezioni al proprio interno senza dividersi, esercitò il discernimento sulle idee e sulle istituzioni politiche". Ed è un insegnamento che vuole essere proposto anche nella sua attualità:  "Allo stesso modo, la diocesi oggi è chiamata a fronteggiare i processi mediatici, la confusione dottrinale e morale, la subalternità ai potenti. Tutto sia ad maiorem Dei gloriam e anche a conforto della Chiesa, sospinta al largo dal soffio dello Spirito, spesso attraversando acque agitate; possa essere servita da uomini secondo il cuore di Dio, decisi a reggere il timone senza lasciarsi intimidire".


(©L'Osservatore Romano - 16 maggio 2010)
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28/05/2010 20:24
 
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L’incenso…

incenso

Il modo soave, naturale e materno in cui il turibolo diffonde il profumo dell’incenso nei diversi spazi del recinto sacro è simile al modo naturale, soave e materno col quale la Chiesa parla ai suoi figli. Essi si sentono conquistati dall’aspetto materno del turibolo. Tutto ciò che la Chiesa fa, lo fa con bellezza.

(Plinio Corrêa de Oliveira)





«Mentre (san Domenico) andava a Parigi e dopo aver trascorso la notte nella Chiesa di santa Maria di Rocamadour, si associarono a lui come compagni di cammino alcuni pellegrini tedeschi, i quali, ascoltandolo recitare con il suo compagno i salmi e la litania, si unirono ad essi con devozione. Per quattro giorni li mantennero a loro carico.  Più tardi l'uomo di Dio lamentandosi, disse al suo compagno, fra Bertrando: “Sono ben consapevole che raccogliamo questi beni materiali, ma non stiamo seminando in loro i beni spirituali; chiediamo a Dio in ginocchio che ci ottenga di poterli comprendere e di poter parlare con loro in modo che possiamo annunciare loro la Parola di Dio”. Dopo aver fatto così, parlarono tedesco per quattro giorni tra lo stupore di quelli; camminando insieme predicavano a loro». 
Rodrigo di Cerrato, Vita di san Domenico, 30



 

"L'Ordine nacque a causa dell'attenzione di Domenico ai bisogni della
gente nel mondo in cambiamento del XIII secolo. Come Domenico noi
siamo chiamati a ritornare sulla strada, per riprendere la nostra
eredità di mendicanti, per renderci conto che siamo tutti mendicanti
di fronte alla verità, che non vede l'ora di sorprenderci"

fra Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell'Ordine

("CAMMINIAMO CON GIOIA E PENSIAMO AL NOSTRO SALVATORE"
ALCUNE RIFLESSIONI SULL'ITINERANZA DOMENICANA)





In una intervista che cadeva proprio il giorno 29 Aprile, Festa di santa Caterina da Siena san Escrivà (Fondatore dell'Opus Dei) alla domada sul come servire la Chiesa rispose:
" In Italia avete una grande Santa che sa insegnare ancora oggi
come si ama e si serve la Chiesa,
bisogna riscoprire Caterina da Siena
....."


Gridate con cento migliaia di lingue. Veggo che, per tacere, il mondo è guasto, la Sposa di Cristo è impallidita, toltogli è il colore, perchè gli è succhiato il sangue da dosso, cìoè che il sangue di Cristo, che è dato per grazia e non per debito, egli sel furano con la superbia, tollendo l'onore che debbe essere di Dio, e dannolo a loro; e si ruba per simonia, vendendo i doni e le grazie che ci sono dati per grazia col prezzo del sangue del Figliuolo di Dio. Oimè! ch'io muoio, e non posso morire. Non dormite più in negligenzia; adoperate nel tempo presente ciò che si può. Credo che vi verrà altro tempo che anco potrete più adoperare; ma ora pel tempo presente v'invito a spogliare l'anima vostra d'ogni amore proprio, e vestirla di fame e di virtù reale e vera, a onore di Dio e salute dell'anime. Confortatevi in Cristo Gesù dolce amore: chè tosto vedremo apparire i fiori.

Studiate che il gonfalone della croce tosto si levi; e non venga meno il cuore e l'affetto vostro per veruno inconveniente che vedeste venire; ma più allora vi confortate, pensando che Cristo crocifisso sarà il facitore e adempitore degli spasmati desiderii de' servi di Dio. Non dico più. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso: ponetevi in croce con Cristo crocifisso: nascondetevi nelle piaghe di Cristo crocifisso: fatevi bagno nel sangue di Cristo crocifisso.

   Perdonate, padre, alla mia presunzione. Gesù dolce, Gesù Amore.
(Lettera 16 -XVI- di santa Caterina da Siena al cardinale di Ostia)



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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[SM=g1740733] LETTERE AL DIRETTORE

dal Bollettino salesiano del 2009 riportiamo alcune domande dei lettori ed utili risposte per TUTTI... [SM=g1740722]


VOCAZIONE. Caro direttore, a volte mi chiedo se tutto ciò che faccio sia opportuno farlo. Sono un ragazzo e vorrei seguire le vie di Cristo ma non riesco a trovare la mia vera vocazione. Mi dedico molto alla vita parrocchiale […]. Spesso mi da soddisfazione ma talvolta mi capita di rimanere smarrito… un po’ nervoso […]. Mi pongo molti dubbi sulla resurrezione di Cristo, e se non fosse risorto dai morti? Ho molta fede, ma a volte mi rendo conto che non basta.

Luca N.N.

Risposta:
Caro Luca N.N., sei uno dei pochi che si pone certi interrogativi, quindi aggiungo a “pochi” anche il sostantivo “fortunato”. Chiedi una cosa grande e terribile: come si fa a percepire la “chiamata”, come è possibile scoprire la propria vocazione? Non credo sia così difficile individuare il percorso migliore per la propria vita, la difficoltà è nelle premesse, negli atteggiamenti previi, nella posizione (o disposizione) di partenza… Mi spiego. Occorre prima di ogni altra cosa essere coraggiosi e pronti alla battaglia con i troppi che credono di sapere della tua vita e delle tua tendenze più di quello che sai tu. Tra i saccenti di questo tipo spesso, ahimè, ci sono anche i familiari. Un’altra delle disposizioni indispensabili è la personale convinzione che la società, il mondo, hanno urgenza di Dio più dell’acqua e del pane. Se si va sempre peggio, è perché sempre più devastante è l’assenza dell’Unico che può cambiare il cuore e la mente dell’uomo, dell’Unico per cui vale la pena vivere e morire.

Gli indizi di vocazione, non sono difficili da scoprire. Se oltre all’amicizia, allo sport, agli affetti, ti piace pregare, senti il desiderio di aiutare chi è debole, vorresti che attorno a te tutto fosse più limpido, più vero, più pacifico, più giusto, più santo; se ti attira la figura di Gesù che ha dato il sangue per salvare l’uomo dalle secche in cui perennemente naviga; se senti che è bello dare speranza, prospettare un “oltre” che dia senso all’adesso, un Princìpio che dia ragione al creato, un Fine che giustifichi l’Inizio… allora è quasi certo che sei uno di quei – ripeto il vocabolo – “fortunati” che la forza misteriosa di Dio spinge verso una strada speciale. “Se mi vuoi bene, seguimi”, dice ancora e sempre Gesù a chi gli domanda “Che devo fare?”.

(Nel numero di ottobre 2008 ho già risposto a una lettera più o meno simile alla tua, intitolandola “La propria strada”).



VELINE. Caro direttore, sono scandalizzato da mia nipote che da quando ha fatto la velina in una tv privata è diventata impossibile… ha messo su una cresta… pare che esiste solo il ballo. Non ha più pudori… è la ragazza di tutti… Mi dia uno spunto, una pista, un’idea… Ma perché mio figlio non le dà quattro ceffoni come Dio comanda?

Alfonso, prov. Frosinone

Risposta:
Caro signore, il discorso sarebbe lungo; le trascrivo, citando a memoria, una breve riflessione di don Milani, che purtroppo non sono riuscito a ritrovare, ma ne ricordo bene il contenuto e potrebbe fare al caso nostro (forse lo spunto che chiede). Dice dunque il famoso prete di Barbiana, parlando di una ragazza tutta ballo e superbia, che “La scemetta che tutti cercano è felice, va a casa e se la fa sotto senza nemmeno accorgersene, perché è troppo gonfia e tronfia… Tutti l’adorano. E l’adorano non perché l’hanno trovata intelligente o perché l’hanno trovata dotta e colta, ma semplicemente perché l’hanno trovata capace di sgambettare – ma lo fanno anche le oche – e capace di lasciarsi toccare – ma lo fanno anche le vacche – oppure perché l’hanno trovata bella! – Ma non è merito suo, non si è fatta da sé!”. Con ciò voglio dirle che… “dura minga!”, dietro l’angolo si nasconde la trappola, se non altra, la livella del tempo. Dica a sua nipote di aprire un po’ di più gli occhi, anche quelli dell’anima. Tuttavia mi punge vaghezza che sarebbe da dire qualcosa di “forte” e “pepato” anche e soprattutto ai suoi genitori.



LA QUESTIONE ROM. Caro Direttore […] lei ricorderà che nel maggio 2008 il quotidiano “la Repubblica” ha dato evidenza all’accusa contro due rom che a Catania si credeva volessero rapire una bimba (l’accusa fu della madre). Ebbene saprà anche che i due si sono beccati 4 mesi 4 di carcere e li hanno fatti e poi, a settembre, sono stati prosciolti evidentemente perché non avevano commesso il fatto. Ebbene crede lei che “la Repubblica” abbia pubblicato la smentita con l’evidenza con cui aveva sostenuto l’accusa? Affatto […] Per farla breve, il quotidiano ha perso un lettore; vabbè, loro se ne fregheranno, ma io sto meglio!

Marino, Genova

Risposta:
Caro signore, può essere che il noto quotidiano sia scivolato sulla classica buccia di banana. Non sarebbe la prima né sarà l’ultima volta. Checché se ne dica, i giornali cosiddetti “seri”, spesso dimenticano di esserlo. La tentazione di ricercare lo scoop invece che la verità è la malattia di molti giornalisti; la tentazione di giudicare prima del giudice è un vezzo che qualcuno ha definito nazionale. E la deontologia professionale? Beh, può attendere, tanto alcuni non sanno nemmeno cosa sia.



VIOLENZA. Caro direttore, qualche tempo fa ho assistito – perché invitata dal direttore didattico – a una conferenza dove un tale professore, forse un sociologo, ha continuato a blaterare sui nostri figli, alunni delle elementari, affermando che sono fragili ma anche molto recettivi e assorbono tutto, ecc. Perciò occorre vigilare, perché altrimenti si creano dei piccoli robot. L’educazione deve essere aperta, non ideologica, quindi l’illustre professore ha detto che non va bene la preghierina, il crocifisso, il presepe, ecc. perché sono violenza psicologica e la violenza poi resta dentro per tutta la vita. Che cosa significa questa storia della violenza?

Rosanna, Sesto San Giovanni

Risposta:
Cara signora, una statistica di quelle fatte non certo da preti e frati ma da agenzie laiche specializzate, predica che un bambino italiano al termine delle elementari (11 anni circa) ha già visto in TV circa 80mila omicidi e più o meno 100mila atti di violenza… Allora le consiglio un atto di coraggio: informi l’illustre (ma mi pare che riluce solo per anticlericalismo un po’ demodé) conferenziere (e anche il direttore didattico che l’ha invitato) che, stando alle statistiche, hanno proprio sbagliato bersaglio: invece che prendersela con la “preghierina” e il presepe, dovrebbero scagliarsi contro la TV. Guardando il piccolo schermo, sì che i nostri figli imparano la violenza! Ma, ahimè, la TV è un feticcio, non si tocca; ormai ha conquistato ogni stanza della casa (anche il bagno!), scalzando il crocifisso.

Invece sembra che abbiano deciso di non interessarsi di quel che vedono i propri figli e di non ascoltare quello che ormai si sente urlare in tutti i toni e le lingue, ogni giorno. E questa è una colpa. Grave. Ne dovranno rendere conto. “Vedrà, vedrà, caro direttore – mi scrive un’insegnate elementare – se si continua di questo passo va a finire che il bullismo di cui soffrono troppe scuole elementari è colpa… del crocifisso appeso al muro! Io che ci insegno da molto tempo sono invece convinta del contrario: la protervia del bullismo è colpa del fatto che stiamo togliendo il crocifisso non solo dalle pareti delle aule ma dal cuore, in nome di una laicità che non si sa che bestia sia!”. Non esagera la maestrina. Anzi, forse l’ha proprio azzeccata. Lo sfascio che avanza è segno che la religione sta regredendo. Conviene che ci pensino i genitori e gli educatori. Domani sarà troppo tardi. È forte il giudizio di un ragazzo di prima liceo: “I miei genitori, caro direttore, si sono dotati di un filtro selezionatore che distrugge tutte le notizie non conformi alle loro precomprensioni. Una specie di antivirus alla rovescia”.



SANTITÀ E ALLEGRIA. Caro direttore, Don Bosco diceva sempre che la santità consiste nello stare molto allegri. Ebbene, io non riesco ad essere allegro. Le ingiustizie, la povertà, le malattie, la precarietà, la violenza, veder soffrire tanta gente non riesce a darmi allegria. Però sono sicuro che esiste un modo per essere allegri ma non so qual è. Può aiutarmi?

Claudio.@...

Risposta:
Caro sig. Claudio,l’allegria nasce “dentro”.
Quella di cui parlava Don Bosco ai suoi ragazzi si riferiva principalmente alla serenità interiore che poi sfocia nella imperturbabilità esteriore.
Il che non significa affatto chiudere gli occhi di fronte alla realtà, far finta di non vedere “le ingiustizie, le malefatte, le precarietà”, come scrivi tu (spero che mi concederai il tu!). Significa invece continuare a sperare contro ogni speranza, significa aumentare la propria fede in una Provvidenza che nonostante possa apparire il contrario, è vigile.

Mi scriveva qualche tempo fa un’anziana professoressa, da tempo in pensione: “Caro direttore, sono ormai quasi novantenne, ne ho viste e passate tante che, se gliele raccontassi tutte, lei stenterebbe a crederci. Ma le assicuro di non aver mai dubitato che il pennello di Dio continuasse a disegnare il suo invisibile capolavoro. Ho sempre creduto che sotto il fumo degli incendi, le macerie delle bombe, i disastri dell’ecosistema, il Suo disegno invisibile ai miei occhi (che continuavano a vedere solo fumo e macerie e morte) continuasse a prendere forma secondo il suo programma, che considera non solo la piccola bilia di questa nostra Terra sperduta nell’immensità dello spazio, ma per l’appunto l’intera creazione che va ben oltre il globo terrestre e supera le galassie, e dà senso ai buchi neri, ed espande sempre più gli indeterminati confini dell’immensità…”.Le assicuro, caro sig. Claudio, che la lettera, scritta con mano ormai incerta, ma con grande lucidità, mi ha sorpreso e commosso: mi sembrò di essere di fronte alla “Saggezza” che aveva preso forma umana. La vecchia insegnante aveva capito tutto. C’è un disegno, non può non esserci, sotto il mistero d’iniquità che sembra dominare il mondo. Così, siamo di fronte al mistero di iniquità e al mistero di Dio. Non ho dubbi su come andrà a finire, di chi sarà la vittoria finale. Questa è la fede, da questa fede nasce quella tranquillità interiore, che Don Bosco – seguendo San Paolo – chiamava allegria. Tale stato d’animo non può lasciare per nessuna ragione il credente.




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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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09/06/2010 15:42
 
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- Quid prodest tibi alta de Trinitate disputare, si careas humilitate, unde displiceas Trinitati?
Vere alta verba non faciunt sanctum et iustum, sed virtuosa vita efficit Deo carum. Opto magis sentire compunctionem, quam scire eius definitionem.

- Che ti serve saper discutere profondamente della Trinità, se non sei umile, e perciò alla Trinità tu dispiaci?
Invero, non sono le profonde dissertazioni che fanno santo e giusto l'uomo, ma è la vita virtuosa che lo rende caro a Dio. Preferisco sentire nel cuore la compunizione che saperla definire.
(Libro I, cap.1 Imitazione di Cristo)

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07/07/2010 10:07
 
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Sorriso stupenda riflessione che traggo da Rinascimento Sacro:

Attenzione alle: Zuccherose intenzioni per laiche preghiere.

Dai tempi del Sinderio, il mondo insipido baratta il fiele amaro di Gesù Cristo con qualunque zuccherino. Ma noi siamo il sale della Terra, che sulle ferite del mondo brucia, l’erba amara che disgusta il crapulone. Liberaci, o Signore, dal diabete spirituale.
 (L’eremita)




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"Non è vero che tutte le religioni sono uguali poichè Dio non si diverte a portare la divisione fra gli Uomini infatti, Egli, è disceso dal Cielo, si è incarnato nel seno della beata Vergine Maria, e si è fatto Uomo per guidare gli uomini alla conoscenza del Dio Uno e Trino, Uno e vero, per portarli dentro un solo Ovile  per il quale Egli è fatto anche l'unico Buon Pastore.
Tutte le persone che ignorando il Cristo, seguono religioni diverse che si fondano sulla ricerca del Dio vero, vanno rispettate ma anche evangelizzate, poichè solo la Chiesa Cattolica, una e santa, Sposa del Cristo e Corpo santo del Verbo Incarnato, detiene non una immagine di Dio, ma la presenza reale del Dio unico e Vero. Se vuoi praticare la vera Carità, devi dire la verità su dove Dio ha deciso di abitare  su questa terra in attesa del Suo ritorno glorioso: Egli ha scelto la Chiesa, si è costruito la Chiesa, ivi ha deciso di abitarvi nella Santissima Eucarestia, dal Suo santo Costato trafitto e aperto dalla lancia, fece scaturire quelle gocce di sangue ed acqua che stabilirino i Santi Sacramenti che solo la Chiesa Cattolica ha ricevuto in potere di dover distribuire per la salvezza degli Uomini.
Non è Dio dunque che divide, non è la religione, ma sono gli uomini che, rifiutando il Cristo vivo e vero, rifiutando la santa Chiesa, alimentano le divisioni preferendo di perseguire una immagine del Dio che cercano, anzichè seguire la Persona del Dio fatto Carne nel seno della beata Vergine Maria.
Una sola divisione è opera di Dio, Egli divide l'Uomo dal peccato, Egli porta la divisione santa fra ciò che è vero Bene e ciò che è vero Male, Egli divide i mediocri dai santi, Egli è segno di contraddizione nel mondo il quale è regno in cui opera Satana, l'ingannatore, il bugiardo.
L'autentico Figlio di Dio si preoccupa di fare la sua volontà, non la propria, ma per fare questa volontà occorre conoscerla per evitare di perseguire le proprie opinioni, i propri "credi" e spacciarli per volontà divina, questa volontà divina è scritta nelle Sacre Scritture che la Chiesa ha dispiegato lungo i secoli, nessun altra religione ha ricevuto questa autorità da Dio".


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12/07/2010 08:01
 
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Lei, caro padre, si ricordi di una massima inculcatami dal P. Marani, ed era questa: "Chi confida in se stesso, confida nel più grande asino del mondo"
e soggiungeva: "tutta la nostra confidenza deve essere in Dio".
E in ciò vengono meno molte anime sante che io conosco, e tanti Gesuiti, e frati, e preti pii, e religiosi che si mettono il cilicio, e si battono il petto, e Trappisti e Certosini e anime di grande orazione etc. etc. i quali con una vita santa, e con molta orazione dicono di confidare in Dio (li ho veduti coi miei occhi e sentiti colle mie orecchie, e non solamente religiosi e preti, ma prelati, ve­scovi, e qualche cardinale), dicono Dio può tutto, Dio farà tutto, provvederà a tutto, portiamo la croce umiliamoci, annientiamoci, etc......

Ma quando capita la tempesta, vien meno la speranza umana, non vedono luccicare il denaro, tutto è croce, capita l'umiliazione, sentono che non han credito, etc. etc. allora cadono sotto il peso la fiducia in Dio è zero (confidavano nel più grande asino di questo mondo), e la vera e reale perfezione è andata in fumo.

Tutto questo è toccato a me cento volte, ed ho conchiuso che il P. Marani avea ragione, e che l'unico labaro e rifugio e fortezza è met­tere tutta la propria fiducia in Dio, che è un galantuomo, e l'unico galantuomo, che ha testa, cuore, e coscienza, e che da noi può far far miracoli; ed ho sperimentato che la piena fiducia negli uomini non ci assicura affatto, fossero vescovi, santi (che mangiano) cardinali, principi, re, potenti etc., insomma fiducia piena nell'uomo, va soggetta a disillusione.

(san Daniele Comboni, vescovo, in una lettera a padre Giuseppe Sembianti 16.7.1881)

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Possiamo allora dire che, nonostante le alte mura, gli orari di visita determinati, la clausura, il silenzio, le comunità monastiche non sono luoghi inaccessibili e per pochi intimi, ma vere “piazze” dove la vita scorre senza sosta, come la “notte bianca”, veri luoghi d’appuntamento dove gli uomini approdano, in tanti momenti importanti e tragici della loro esistenza, trovando sempre accoglienza ed ascolto, la discrezione della confidenza consegnata e la certezza del ricordo custodito nella preghiera.
Con le alte mura rese di cristallo, correndo continuamente sul filo dell’ortodossia carismatica - la tensione tra contemplazione e azione -, la comunità claustrale esercita le ministerialità della presenza e della consolazione, restando profondamente radicata nel vissuto della sua chiesa e della sua città, fino a sentire l’altro, indipendente dalla sua condizione sociale, come uno che gli abita la vita.
La claustrale non è un mondo a parte, un’egoista, ma è “un’autentica centrale di energia spirituale che si alimenta alla sorgente della contemplazione, sull’esempio della preghiera a cui Gesù si dedicava nella solitudine” (BENEDETTO XVI, Alle Carmelitane Scalze di Villair de Quart –Aosta)
e per questo motivo è in grado di guardare se stessa, gli altri, la storia degli uomini e delle donne con gli occhi compassionevoli di Cristo.
Non abdica al suo modo di vedere, ma impara a vedere veramente passando da una prospettiva soggettiva, il suo stare dirimpetto a Cristo –“davanti a Lui per tutti” (E. Stein) – guardandolo e lasciandosi guardare, ad una prospettiva d’insieme, tentando di vedere quello che vede Cristo, perché amare è guardare nella stessa direzione, è dimorare nello stesso sguardo.
Questo significa entrare nelle coordinate di Cristo, abitare nelle sue viscere di tenerezza (Lc 10,33.37), stare nella stessa lacrima, imparare a vedere nello spirito delle beatitudini (Mt 5,8), contemplare la realtà sospesi fra il cielo e la terra (Preghiera Eucaristica della Riconciliazione I), tornando a vedere, come il buon samaritano, quello che per molti è semplicemente invisibile (Lc 10,31-33).

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L’amore che salva dice: «Ti amo non perché sei buono, ma perché sei un amico, e ti amo tanto che alla fine sarai buono. Io, per quanto sta in me, voglio aiutarti a far emergere la parte luminosa dite».
Perdonare è l’atto più grande di tutta la creazione: rifare una novità di vita a partire dalle esperienze sbagliate, far rifiorire una creatura spenta. Solo chi è abitato dallo Spirito di Dio, è capace di questo gesto divino: aprire le realtà più chiuse, quali sono la morte e il peccato. Occorre arrivare a vedere la sofferenza più che la colpa. Il peccatore non è un gaudente: è un sofferente.
Le parole che Gesù rivolge a Giuda: «Meglio che non fossi mai nato», vogliono significare: «Infelice amico, perché con un bacio tradisci la più alta amicizia della tua vita? Quanto dolore te ne verrà di conseguenza!». Sono queste parole di pietà e di misericordia.
Anche noi possiamo diventare capaci di pietà e di amore. Là dove facciamo fatica ad amare, dobbiamo imparare a vedere, oltre la colpa, la sofferenza. Dove c’è sofferenza deve esserci, infatti, pietà. Con la fantasia del cuore dobbiamo essere un angelo amico che faccia sentire a chi soffre la nostra pietà e il nostro amore.

Dio ci aiuti ad avere pietà verso ogni creatura, a vedere la pena segreta che c’è nel cuore di ogni uomo, non bloccandoci a considerare la sua colpa. Signore, aiutaci a perdonare, a fare, come te, nuove tutte le cose. Il peccato non è violazione di una norma, non è un fatto giuridico. Per Giovanni, il peccato è il rifiuto di Cristo, è il peccato contro la luce. In questa visione emerge la grandezza sacra di ogni uomo. Siamo icona di Dio e dobbiamo essere fedeli a questa verità divina, altrimenti rischiamo di perdere la vera misura di noi e di tutte le cose. La penitenza è, dunque, il sacramento dell’ascolto, non del giudizio, è un cammino, una progressiva purificazione del nostro modo di sentire, di essere e di pensare. Nel Vangelo, infatti, la penitenza si rivela come beatitudine, festa, buona novella, un ritrovare la bellezza che ci fa nuovi, sotto lo sguardo di chi ci restituisce la vita nella sua pienezza e nella sua gioia.
(Da Vita Pastorale 2, 2009) Don Michele Do (+ 2005)

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Ma come rendere visibile la presenza permanente del Risorto?
Quando, dopo il crollo del Muro di Berlino, si riunì la Prima Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Europa e si interrogò sulla nuova evangelizzazione del continente, un religioso ungherese sottolineò che l’unica Bibbia che è letta dai cosiddetti «lontani» è la vita dei cristiani. E potremmo aggiungere: siamo noi, è la nostra vita, l’unica eucaristia di cui si ciba il mondo non cristiano.
Per la grazia del battesimo e particolarmente per l’Eucaristia siamo inseriti in Cristo, ma è nella fratellanza vissuta che la presenza di Gesù nella Chiesa si manifesta e diventa operante nell’esistenza quotidiana.
Nel silenzio, due o tre credenti possono testimoniare nell’amore reciproco ciò che costituisce la loro identità profonda: l’essere Chiesa nella cura dei più deboli, nella correzione fraterna, nella preghiera in unità, nel perdono senza limiti. San Paolo dice: «Camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore» (Ef 5, 2).Ritroviamo questo orientamento nel cosiddetto «mandato missionario del Quarto Vangelo»: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 35).
(Card. F.X. NGUYEN VAN THUAN )

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IL SACERDOTE INDEGNO

Commento a 2 Tm 2

Dimmi: se trovandoti malato, vai dal medico, forse che, finita la cura,vai a chiedere ai medico se ha una malattia o no?
E se lui ce l’ha, te ne prendi cura tu? o perché lui è malato tu trascuri te stesso e dici: bisogna che il medico stia bene, perché lui è il medico; mi tengo il mio guaio?
Così, se un sacerdote è indegno,,che vantaggio ne ha il fedele ? Nulla; ma lui pagherà la sua parte e tu la tua infatti il divino Maestro ha già disposto “Tutti avranno la loro parte da Dio”.
E non diranno: riconosci il Signore, perché tutti mi riconosceranno, dal più grande al più piccolo”.

E
allora tu dirai: perché quel prete presiede i fedeli? perché sta:a quel posto? Ma via non stiamo a prendercela coi maestri, non diciamo male di nessuno. Rispetta quel giorno in cui lui ti ha illuminato. Se uno ha suo padre afflitto da mille mali, li nasconde.
Infatti (dice il Signore:): “Non ti vantare della miseria di tuo padre”, perché non ti è certo di vanto ma di vergogna. Anche se perdesse il cervello, tu lo devi compatire.
Ora se tanto si deve dire dei guai materiali del proprio babbo, tanto più di quelli spirituali. Rispettalo, perché ogni giorno ha cura di te. Si fa premura che tu legga le Scritture, adorna la tua casa per te, veglia per te, prega per te, sta sempre davanti al Signore per te. Abbi presente tutto ciò; pensaci e rivolgiti a lui con filiale pietà.
Ma tu mi dici: è indegno! E che ti importa? Ma forse chi non è indegno ti dà di meglio? Affatto!

Tutto avviene a misura della tua fede: non ti giova il giusto se tu non sei fedele,e non ti nuoce il cattivo se tu sei fedele. Dio ha operato prodigi anche con le vacche dell’Arca,quando volle salvare il suo popolo. Forse la vita o la virtù d’un sacerdote ha fatto altrettanto? Dio non fa tali cose in grazia della virtù d’un sacerdote. E’ già tutto grazia di Dio che ne apra la bocca; è Dio che opera tutto, lui, il sacerdote adempie solo il Credo. Pensa un po’ quanta differenza c’era Giovanni e Gesù. Senti Giovanni che dice:”Io devo essere battezzato da Te”, e “ non son degno di sciogliergli i calzari”,  Eppure, con tanta differenza, lo Spirito discese su Gesù non su Giovanni. Dice infatti (l’altro Giovanni): “Della pienezza di lui noi tutti abbiamo avuto e grazia su grazia”. Però lo Spirito non discese prima che Gesù fosse battezzato da Giovanni! Giovanni aveva il potere di farlo discendere. Allora come è avvenuto ciò? Perché tu intenda che il sacerdote non fa che applicare il Credo. Nessun uomo dista da un altro quanto Giovanni da Gesù, eppure lo Spirito è disceso, perché tu intenda che Dio può fare e compiere tutto.. Voglio aggiungere qualcosa d’altro, stupendo! Non vi stupite, non vi turbate E che è ?
L’offerta eucaristica è la stessa, che la faccia Pietro o la faccia Paolo, perché è la stessa che Cristo ha da dato da fare ai Discepoli, come quella che fa ora il sacerdote, perché non sono gli uomini che consacrano ma Colui stesso che per primo la consacrò. Come infatti le parole che il Cristo pronunziò sono quelle stesse che il sacerdote pronunzia, così medesima è l’offerta, come lo stesso è il battesimo conferito, e che Gesù istituì. E’ tutto questione di fede.
Lo Spirito investì il centurione Cornelio, perché lo Spirito ha fatto il Suo e Cornelio la sua parte con la fede. Dunque, questo pane è il Corpo di Cristo come quello. Chi invece pensa che quello sia meno di questo, ignora che Cristo ha fatto questo e quello. Sapendo ciò, poiché non invano l’abbiamo affermato, correggiamo le nostre menti, siamo più cauti per l’avvenire, vigiliamo su quanto diciamo. Se stiamo solo ad ascoltare, non profitteremo di quanto abbiamo detto.

                                                                                                        san Giovanni Crisostomo


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Omelia (41) di sant'Agostino Vescovo circa la santità del presbitero.

[Al servizio di Dio, nella libertà di Cristo.]

12. Ma se quanto alla carne sei soggetto alla legge del peccato, fa' quanto dice l'Apostolo: Il peccato, dunque, non regni più nel vostro corpo mortale sì da piegarvi alle sue voglie, né vogliate offrire le vostre membra quali armi di iniquità al servizio del peccato (Rm 6, 12-13). Non ha detto: non ci sia, ma non regni.
E' inevitabile che il peccato perduri nelle tue membra; gli si tolga almeno il regno, non si faccia ciò che comanda. Insorge l'ira? non concedere all'ira la lingua per maledire, non offrire all'ira la mano o il piede per colpire.
Non insorgerebbe questa ira irragionevole se nelle tue membra non esistesse il peccato; però privala del potere, sicché non possa disporre di armi per combattere contro di te; quando non troverà più armi, cesserà d'insorgere. Non vogliate offrire le vostre membra quali armi di iniquità al servizio del peccato; altrimenti sarete del tutto schiavi e non potrete dire con la mente servo alla legge di Dio.
 Se la mente infatti controlla le armi, le membra non potranno muoversi al servizio delle voglie insane del peccato. Il comandante interiore occupi la fortezza, perché il subalterno si muova agli ordini del comandante superiore; freni l'ira, reprima la concupiscenza.
Sempre vi è qualcosa da frenare, qualcosa da reprimere, qualcosa da dominare. Che altro voleva quel giusto, che con la mente serviva alla legge di Dio, se non che non ci fosse assolutamente nulla da frenare? E questo deve sforzarsi di ottenere chiunque tende alla perfezione, che la concupiscenza, privata di membra obbedienti, diminuisca via via che uno progredisce. Sono in grado di volere il bene, - dice ancora l'Apostolo - ma non di portarlo a compimento (Rm 7, 18). Ha forse detto che non è in grado di fare il bene? Se avesse detto questo, non rimarrebbe alcuna speranza. Ha detto che non è in suo potere non il "fare", ma il portare a compimento.
E in che consiste la perfetta attuazione del bene, se non nella distruzione e nella radicale eliminazione del male? E in che consiste la eliminazione del male se non in ciò che dice la legge: Non aver concupiscenze (Es 20, 17)? La perfezione del bene consiste nell'essere totalmente liberi dalla concupiscenza, perché in ciò consiste la eliminazione del male.
Questo è ciò che afferma l'Apostolo: L'attuazione perfetta del bene non è in mio potere. Non era in suo potere non sentire la concupiscenza: era in suo potere frenare la concupiscenza per non assecondarla, e rifiutarsi di offrire le sue membra al servizio della concupiscenza. Compiere perfettamente il bene, non è in mio potere, dato che mi è impossibile adempiere il comandamento: Non aver concupiscenze. Che cosa è dunque necessario?
 Che tu metta in pratica il precetto: Non seguire le tue concupiscenze (Sir 18, 30). Fa' così finché nella tua carne permangono le concupiscenze illecite: Non seguire le tue concupiscenze. Rimani fedele nel servizio di Dio, permani nella libertà di Cristo; assoggettati con la mente alla legge del tuo Dio. Non seguire le tue concupiscenze: seguendole, le rinforzi; e se le rinforzi come potrai vincerle? Come potrai vincere i tuoi nemici, se li nutri contro di te con le stesse tue forze?

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Omelia sui vangeli ( I, XVII) di san Gregorio Magno


 Per il nostro ministero in verità, i fedeli ricevono il santo battesimo, sono benedetti dalle preghiere che noi pronunciamo, e ricevono da Dio lo Spirito santo per l’imposizione delle nostre mani; essi giungono al regno dei cieli, e noi ne siamo deviati a motivo della nostra negligenza.
Gli eletti sono ammessi alla patria celeste, purificati dal ministero dei sacerdoti, mentre questi precipitano verso i supplizi dell’inferno a motivo della loro vita riprovevole. A che cosa dunque paragonerò sacerdoti indegni se non all’acqua del battesimo che, cancella i peccati dei battezzati, li introduce al regno dei cieli, ma poi deve essere posta tra i rifiuti?
Temiamo, fratelli, che il nostro ministero incorra in una vicenda simile. Facciamo di tutto ogni giorno per essere purificati dalle nostre colpe, perché non ne resti incatenata la vita, mediante la quale Dio onnipotente purifica ogni giorno gli altri dal male. Riflettiamo senza tregua a ciò che siamo, meditiamo sul nostro ministero e rendiamoci conto delle responsabilità assunte. Rivolgiamo ogni giorno a noi stessi gli interrogativi ai quali dovremo rispondere di fronte al Giudice.
Dobbiamo anche aver cura di noi, così da non trascurare il prossimo, in modo che chiunque ci accosti venga condito dal sale della nostra parola. Quando vediamo qualcuno libero e dissoluto, esortiamolo a riscattare nella condizione coniugale la sua condotta scorretta, per poter sconfiggere con ciò che è lecito i comportamenti difformi dall’onestà.
Quando incontriamo una persona  sposata esortiamola ad impegnarsi negli affari del secolo in modo da non staccarsi dall’amore di Dio, e aderire alla volontà del coniuge senza contrastare il Creatore. Se accostiamo un chierico, sia da  noi ammonito in modo da offrire ai laici un esempio di vita, perché non  si riscontri in lui qualcosa di riprovevole da cui verrebbero motivi di disistima per la nostra religione. Incontrando un monaco, esortiamolo a portare rispetto al proprio abito nel comportamento ,nella parola e nei pensieri, così da staccarsi totalmente da ciò che appartiene al mondo e da offrire al cospetto di Dio, con il comportamento i valori che indica agli uomini col proprio abito.
Se uno ha già raggiunto la santità, sia incitato perché cresca in essa; chi è ancora nel peccato sia esortato a correggersi, in modo che chi accosta in sacerdote possa partire da lui come condito con il sale della sua parola.
Riflettete con sollecitudine a tutto questo nel vostro intimo, e attuatelo al cospetto del vostro prossimo, rendendovi, così pronti a presentare a Dio onnipotente i frutti del ministero che vi è stato affidato. A queste mete, di cui si è detto, si arriverà più con la preghiera che con la parola.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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14/07/2010 14:31
 
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  " fino a vent'anni si è convinti di avere cose originali, messaggi travolgenti da consegnare all'umanità, e generi letterari inediti da utilizzare. Più avanti, ci si accorge che si arriva sempre almeno secondi, e che nulla, o quasi, è nuovo sotto il sole. Tranne il Signore Gesù ".
(Vescovo Maggiolini di venerata memoria)



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Dagli "Atti del martirio" dei santi Giustino (*) e Compagni
(Cap. 1-5; cfr. PG 6,1366-1371)

Ho aderito alla vera dottrina



Dopo il loro arresto, i santi furono condotti dal prefetto di Roma di nome Rustico.
Comparsi davanti al tribunale, il prefetto Rustico disse a Giustino: "Anzitutto credi agli dèi e presta ossequio agli imperatori".

Giustino disse: "Di nulla si può biasimare o incolpare chi obbedisce ai comandamenti del Salvatore nostro Gesù Cristo".
Il prefetto Rustico disse: "Quale dottrina professi?". Giustino rispose: "Ho tentato di imparare tutte le filosofie, poi ho aderito alla vera dottrina, a quella dei cristiani, sebbene questa non trovi simpatia presso coloro che sono irretiti dall'errore".

Il prefetto Rustico disse: "E tu miserabile, trovi gusto in quella dottrina?". Giustino rispose: "Sì, perché io la seguo con retta fede".

Il prefetto Rustico disse: "E qual è questa dottrina?". Giustino rispose: "Quella di adorare il Dio dei cristiani, che riteniamo unico creatore e artefice, fin da principio, di tutto l'universo, delle cose visibili e invisibili; e inoltre il Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, che fu preannunziato dai profeti come colui che doveva venire tra gli uomini araldo di salvezza e maestro di buone dottrine. E io, da semplice uomo, riconosco di dire ben poco di fronte alla sua infinita Deità. Riconosco che questa capacità è propria dei profeti che preannunziarono costui che poco fa ho detto essere Figlio di Dio. So bene infatti che i profeti per divina ispirazione predissero la sua venuta tra gli uomini".

Rustico disse: "Sei dunque cristiano?". Giustino rispose: "Sì, sono cristiano".

Il Prefetto disse a Giustino: "Ascolta, tu che sei ritenuto sapiente e credi di conoscere la vera dottrina; se dopo di essere stato flagellato sarai decapitato, ritieni di salire al cielo?". Giustino rispose. "Spero di entrare in quella dimora se soffrirò questo. Io so infatti che per tutti coloro che avranno vissuto santamente, è riservato il favore divino sino alla fine del mondo intero".

Il prefetto Rustico disse: "Tu dunque ti immagini di salire al cielo, per ricevere una degna ricompensa?". Rispose Giustino: "Non me l'immagino, ma lo so esattamente e ne sono sicurissimo".

Il prefetto Rustico disse: "Orsù torniamo al discorso che ci siamo proposti e che urge di più. Riunitevi insieme e sacrificate concordemente agli dèi". Giustino rispose: "Nessuna che sia sano di mente passerà dalla pietà all'empietà".
Il prefetto Rustico disse: "Se non ubbidirete ai miei ordini, sarete torturati senza misericordia". Giustino rispose: "Abbiamo fiducia di salvarci per nostro Signore Gesù Cristo se saremo sottoposti alla pena, perché questo ci darà salvezza e fiducia davanti al tribunale più temibile e universale del nostro Signore e Salvatore".

Altrettanto dissero anche tutti gli altri martiri: "Fa' quello che vuoi; noi siamo cristiani e non sacrifichiamo agli idoli".
Il Prefetto Rustico pronunziò la sentenza dicendo: "Coloro che non hanno voluto sacrificare agli dèi e ubbidire all'ordine dell'imperatore, dopo essere stati flagellati siano condotti via per essere decapitati a norma di legge".
I santi martiri glorificando Dio, giunti al luogo solito, furono decapitati e portarono a termine la testimonianza della loro professione di fede nel Salvatore.

(*)
Giustino nacque a Flavia Neapoli, città fondata da Vespasiano nel 72 d.C. poco dopo la conquista di Gerusalemme da parte dei romani. La città esiste ancora nella Samaria, col nome di Nablus e si trova fra due montagne bibliche: l’Ebal e il Garizzim. Molto vicina alla biblica Sichem, dove Dio era apparso ad Abramo, e dove lui Gli dedicò un altare (cfr. Gn 12, 6-7). Giosuè a Sichem convocò le dodici tribù d’Israele per ratificare la Alleanza fra Dio e il suo popolo (cfr. Gs 24). Lì vicino si conserva il pozzo di Giacobbe, dove il nostro Signore annunziò alla Samaritana che era arrivata l’ora in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità (cfr. Jn 4,23).

San Giustino racconta la sua conversione nel Dialogo con Trifone, nel quale il santo ci manifesta l’itinerario della sua anima verso Dio. Lo stile letterario non diminuisce bensì abbellisce la verità della sua testimonianza. La conversione di Giustino ci aiuta a comprendere quali erano i motivi che potevano spingere ad un pagano, di cultura greca, verso il cristianesimo nel secondo secolo dopo Cristo. In quel' epoca le speculazioni filosofiche erano piene di preoccupazioni religiose. Come dice Gilson, in quell’epoca "convertirsi al cristianesimo era, spesso, passare da una filosofia animata da uno spirito religioso ad una religione capace di visioni filosofiche". Anche se geograficamente vicino ai Samaritani, non sembra che siano stati questi ad avvicinarlo al monoteismo né ad ispirargli il desiderio di conoscere la verità. Secondo la testimonianza dello stesso Giustino, la lettura dei profeti e degli amici di Cristo (gli apostoli ed evangelisti) viene, nella sua vita, dopo la lettura dei filosofi. In ogni modo nessuna spiegazione naturale, psicologica o sociologica è sufficiente a spiegare la sua conversione. Come afferma il P Lagrange: "La migliore spiegazione, quella che risolve il problema dalla radice, è che la grazia attirava questa anima privilegiata. Senza dubbio l’uso della ragione l’aveva allontanato dalle pratiche politeistiche"

Speriamo che San Giustino, filosofo e martire, sia un esempio per tutti noi cristiani, affinché siamo trovati degni di questo nome che portiamo.

http://www.paginecattoliche.it/modules.php...article&sid=526



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Altra componente della disciplina sacerdotale è l'amore del proprio posto. Lo so: non è facile amare il posto e rimanervici quando le cose non vanno bene, quando si ha l'impressione di non essere compresi o incoraggiati, quando inevitabili confronti con il posto dato ad altri ci spingerebbero a farci mesti e scoraggiati. Ma non lavoriamo per il Signore? L'ascetica insegna: guarda non a chi obbedisci, ma per Chi obbedisci. Soccorre poi la riflessione. Io sono Vescovo da vent'anni: parecchie volte ho sofferto per non poter premiare qualcuno, che veramente meritava; ma, o mancava il posto premio o non sapevo come sostituire la persona o sopravvenivano circostanze avverse. D'altra parte, ha scritto S. Francesco di Sales: « Non c'è nessuna vocazione che non abbia le sue noie, le sue amarezze, i suoi disgusti. A parte quelli che sono pienamente rassegnati alla volontà di Dio, ognuno vorrebbe cambiare la propria condizione con quella degli altri. Quelli che sono Vescovi non vorrebbero esserlo; quelli che sono sposati vorrebbero non esserlo e quelli che non lo sono vorrebbero esserlo. Da dove viene questa generale inquietudine degli spiriti, se non da una certa allergia che noi abbiamo alla costrizione e da uno spirito non buono, il quale ci fa supporre che gli altri stiano meglio di noi? »

(Giovanni Paolo I - Discorso al Clero Romano - 7 settembre 1978)


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IL DISCORSO RIVOLTO DA BENEDETTO XVI AL COLLEGIO DEGLI SCRITTORI DE "LA CIVILTÀ CATTOLICA"

Rinnovarsi leggendo correttamente
i "segni dei tempi"


"La Civiltà Cattolica, per essere fedele alla sua natura e al suo compito, non mancherà di rinnovarsi continuamente, leggendo correttamente i "segni dei tempi"". È la consegna che Benedetto XVI ha affidato al Collegio degli Scrittori de "La Civiltà Cattolica", ricevendoli in udienza nella mattina di venerdì 17 febbraio, nella Sala dei Papi. Questi sono i punti nodali del discorso pronunciato dal Papa:


"Conosco e apprezzo l'opera che la Rivista svolge a servizio della Chiesa dal 1850, quando il mio Predecessore di venerata memoria, il beato Pio IX, la istituì "in modo perpetuo", dotandola di un particolare Statuto, nel quale è stabilito uno speciale legame con la Santa Sede";


"Vi è in ciò l'espressione di una particolare fiducia nei confronti della Rivista da parte dei Pontefici miei Predecessori, ma vi è anche l'appello alla vostra fedeltà nei confronti delle direttive della Santa Sede";


"Pur nel tumultuoso mutare delle contingenze storiche, tale legame non è mai venuto meno, come mostrano gli attestati di benevolenza che i Romani Pontefici hanno espresso alla Rivista nei suoi 155 anni di vita. In tali documenti, infatti, emerge l'interesse con cui essi hanno seguito e seguono il lavoro della Civiltà Cattolica, riconoscendone l'utilità per il bene della Chiesa ed apprezzandone la costante fedeltà alle direttive del Magistero";


"In questo nostro tempo in cui il Signore Gesù chiama la sua Chiesa ad annunciare con nuovo slancio il Vangelo di salvezza, non ci si può tuttavia dispensare dalla ricerca di nuovi approcci alla situazione storica in cui oggi vivono gli uomini e le donne, per presentare ad essi in forme efficaci l'annuncio della Buona Notizia";


"Oggi va sempre più affermandosi una cultura caratterizzata dal relativismo individualista e dallo scientismo positivista; una cultura, quindi, tendenzialmente chiusa a Dio e alla sua legge morale, anche se non sempre pregiudizialmente avversa al cristianesimo";


"È grande perciò lo sforzo che i cattolici sono chiamati a compiere per sviluppare il dialogo con la cultura odierna e aprirla ai valori perenni della Trascendenza";


"Ecco dove si colloca la missione di una rivista di cultura come La Civiltà Cattolica: partecipare al dibattito culturale contemporaneo, sia per proporre, in modo serio e nello stesso tempo divulgativo, le verità della fede cristiana in maniera chiara e insieme fedele al Magistero della Chiesa, sia per difendere senza spirito polemico la verità, talvolta deformata anche attraverso accuse prive di fondamento alla comunità ecclesiale";


"Come faro sulla strada che La Civiltà Cattolica è chiamata a percorrere vorrei indicare il Concilio Vaticano II. Le ricchezze dottrinali e pastorali che esso contiene - e, soprattutto, l'ispirazione di fondo - non sono state ancora assimilate appieno dalla comunità cristiana, anche se sono passati 40 anni dalla sua conclusione";


"Un particolare impegno la Rivista deve porre nella diffusione della Dottrina sociale della Chiesa, uno dei temi che durante i suoi 155 anni di vita essa ha più ampiamente trattato".

(©L'Osservatore Romano - 18 Febbraio 2006)

GRAZIE BENEDETTO XVI..........


preferire l'antica fede


"Quando il veleno ariano ebbe contaminato non una piccola regione ma il mondo intero, quasi tutti i vescovi latini cedettero all'eresia, alcuni costretti con la violenza, altri sedotti con la frode. Una specie di nebbia offuscò allora le menti, per cui non era possibile distinguere la via da seguire. Per essere al riparo da questa peste contagiosa il vero e fedele discepolo di Cristo dovette preferire l'antica fede a queste false novità"

(San Vincenzo da Lerino, Commonitorium)




Il dogma va predicato

San Giovanni Bosco diceva…

«Il dogma va predicato. Esso è la sostanza della nostra Religione, quindi è necessario che i fedeli ne siano istruiti e lo conoscano: esso ha relazione intima colla morale. Il dogma va predicato:

1) perché esso è la parte più nobile e vitale della religione;

2) il dogma è il segno, il carattere con cui il fedele si distingue dall’infedele;

3) il dogma è germe delle virtù soprannaturali;

4) il dogma è la materia della nostra fede: perché “fides est sperandarum substantia rerum”, dice san Paolo, “non apparentium”; e deve essere noto ai fedeli, affinché possa essere esercitata la loro fede;

5) il dogma dimostra la relazione che passa tra le verità naturali e le soprannaturali. Supera la forza della ragione, ma non è mai contrario a questa. Vi è tal nesso tra le verità dogmatiche, che negata una logicamente si dovrebbero negare tutte.

6) Il dogma va predicato, perché nutrisce l’umiltà che è il fondamento della vita morale. É la sottomissione dell’intelligenza a Dio rivelatore e alla Chiesa docente.»

(IX,733-4)

[Modificato da Caterina63 23/07/2010 23:57]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Sacerdoti, vi scongiuriamo: SIATE SANTI! Se siete santi voi, noi siamo salvi. Se non siete santi voi, noi siamo perduti!

Sacerdoti, noi vi vogliamo ai piedi dell'Altare. A costruire opere, fabbriche, giornali, lavoro, a correre qua e là in Lambretta o in Millecento, siamo capaci noi. Ma a rendere Cristo presente ed a rimettere i peccati, siete capaci SOLO VOI!

Siate accanto all'Altare. Andate a tenere compagnia al SIGNORE. La vostra giornata sia: preghiera e Tabernacolo, Tabernacolo e preghiera. Di questo abbiamo bisogno. Nostro Signore è solo, è abbandonato. Le chiese si riempiono [si fa per dire] soltanto per la Messa. Ma Gesù sta là 24 su 24 e chiama le anime. A tutti, anche a noi, ma in particolare a te, sacerdote, dice di continuo: «Tienimi compagnia. Dimmi una parola. Dammi un sorriso. Ricordati che t'amo. Dimmi soltanto "Amore mio, ti voglio bene": ti coprirò di ogni consolazione e di ogni conforto».

Sacerdoti, parlateci di DIO! Come ne parlavano Gesù, Paolo Apostolo, Benedetto da Norcia, Francesco Saverio, Santa Teresina. IL MONDO HA BISOGNO DI DIO! DIO, DIO, DIO Vogliamo. E non se ne parla. Si ha paura a parlare di DIO. Si parla di problemi sociali, del pane. Ve lo dice uno scienziato: nel mondo C'E' PANE! CI SONO RISORSE CHE, se ben distribuite, possono garantire una vita, forse modesta, ma CERTAMENTE PIU' CHE DIGNITOSA A 100 MILIARDI DI UOMINI! L'UOMO HA FAME DI DIO! E si uccide per disperazione. Dobbiamo credere, ecco il compito delle Missioni: donare DIO al mondo!

Suore, scusate se vi parlo così: tornate ad abituarvi al silenzio!
Bello tutto, la preghiera collettiva è potentissima davanti al Signore. Ricordatevi, però, che si può fare una preghiera insieme anche lontani 100.000 km. La vicinanza è nel cuore di DIO, non nel contatto dei gomiti. Anzi, anche a contatto di gomiti, perché noi non disprezziamo le realtà concrete, visibili e materiali. Ma attenti a non esagerare. Chi volesse dire solitudine soltanto sbaglia, ma chi dice solo appiccicamento di cuore sbaglia. Sbagliano l'uno e l'altro.


Enrico Medi



"L'unica risposta all'angoscia del vivere - ha proseguito - sta nella contemplazione di questa luce che irradia della sua verità ogni creatura. Questa rivelazione di verità è lo specifico del cristiano nella vita culturale e sociale, un servizio irrinunciabile pena la riduzione della fede a una opinione vuota di significato, per la quale non merita impegnarsi".

Al tempo stesso occorre rivendicare che "questa parola di verità vale per tutti gli uomini e per tutto l'uomo. L'evangelizzazione non accetta confini e ci rende responsabili dell'annuncio verso tutti, senza distinzioni. Come pure ci chiama a illuminare della sapienza del Vangelo ogni dimensione dell'umano, evitando di relegare la fede a spazi e tempi delimitati, lasciando il di più della vita fuori della sua influenza. C'è una luce che proviene dal Vangelo che sola può illuminare definitivamente il volto della persona umana e, in forza di questa esigenza, c'è una parola della fede che interessa ogni ambito dell'esistenza dell'uomo".
(Omelia card. Tarcisio Bertone per i suoi 50 anni di Sacerdozio 24.6.2010)




Dalle confidenze di un frate domenicano:

dopo due anni che ero anche sacerdote, entrai in crisi...gli studi mi avevano aperto la mente, ma la missione che vivevo in contrasto spesso con il Magistero mi stava chiudendo il cuore...ero arrivato a contestare TUTTO nella Chiesa... Mi salvarono le LETTERE DI SANTA CATERINA DA SIENA....il mio padre spirituale me le diede come penitenza, come umiltà da applicare, come vera conoscenza della vita della Chiesa...
Non ricordo di aver mai pianto così tanto... santa Caterina da Siena mi ha davvero salvato dal naufragio, da allora ho messo da parte la scienza e la sapienza degli uomini, e sono diventato apostolo del Rosario...qui è CONCENTRATA tutta la sapienza di Dio e tutto ciò che un buon sacerdote deve davvero sapere per il suo ministero a salvezza delle anime, qui nasce la conoscenza dell'Incarnazione divina, qui il Mistero della morte di Cristo che diventa SORGENTE dell'Eucarestia e di ogni Sacramento...qui il prodigio della Risurrezione e della Chiesa...
Il resto è dato in più, ma non è necessario specialmente quando si mette a rischio LA FEDE VERA...ciò che è a rischio oggi è la vera fede spesso sostituita dal sapere umano che con prepotenza si impone a quello divino
...

Naturalmente  spiegava poi della Messa...e con quale fede e gesti semplici va fatta...diceva: c'è un paradosso sulla questione della Messa ed è che nel mentre essa è davvero semplice perchè basta RIPETERE DEI GESTI TRASPORTATI DALL'AMORE, DALLA GRATITUDINE E DALLA FEDE in ciò che si fa, abbiamo finito per COMPLICARLA con la scusa della conoscenza, della pretesa di carpirne i misteri, della vanagloria di diventare i protagonisti della Liturgia...come se Cristo non potesse fare nulla di suo. Gesù è vero che ha voluto il sacerdote, ma è sempre lui a chiamare e a scegliere, il protagonista è lui, senza di lui non ci sarebbe alcuna messa, ma soltanto una ritualità mossa spesse volte dalle nostre voglie, spesso dubito perfino che molte messe siano valide perchè delle volte ho saputo che in molti sacerdoti non vi sono, mentre si celebra, le stesse intenzioni della Chiesa, ma i personali pensieri spesso confusi ed ambigui. E poichè è proprio la Comunione, la Messa che ci unisce, mi chiedo spesso se diciamo davvero la stessa Messa, se davvero siamo in comunione, se davvero facciamo comunione. Gesù ci rammenta che non è ciò che è esteriore a contagiarci, ma ciò che portiamo nel cuore e se la contestazione alla sana Tradizione, se la contestazione alla Messa antica producono certi pensieri che infettano il cuore e la mente, quale comunione potrà mai esserci? e cosa insegneremo alle anime che vengono da noi per chiedere consiglio, chiarezza, conoscenza? Ai miei penitenti do da leggere tutte le Lettere di santa Caterina, compreso il Dialogo...e quando mi chiedono sul Papa perchè hanno sentito dire che egli avrebbe detto che...rispondo loro: ANDATE ALLA SORGENTE, LEGGETE IL TESTO INTEGRALE e non tentate di interpretarlo, ma ASSORBITELO, RUMINATELO e poi cominciate a metterlo in pratica senza contestarlo....






libertà e liberali

Pensieri del Padre Reginald Garrigou-Lagrange

"Possiamo fare (...) della libertà religiosa un argomento ad hominem contro coloro che, pur proclamando la libertà di religione, perseguitano la Chiesa (stati laici e socialisti), o ostacolano il suo culto, direttamente o indirettamente (stati comunisti, islamici, ecc). Questo argomento ad hominem è giusto e la Chiesa non lo respinge, usandolo per difendere efficacemente il proprio diritto alla libertà. Ma non ne consegue che la libertà religiosa, considerata in se stessa, sia per i cattolici sostenibile in linea di principio, perché è intrinsecamente assurdo ed empio che la verità e l'errore debbano avere gli stessi diritti "

"I liberali sono larghi in dottrina, perché non credono fermamente, e spietati in pratica, perché non amano veramente"
[Modificato da Caterina63 10/08/2010 14:54]
Fraternamente CaterinaLD

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21/08/2010 18:55
 
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Alcuni ANTIDOTI del grande Rino Cammilleri

«Suor Meena, dell’ordine religioso delle Servitrici, svolgeva la sua missione nel centro pastorale Divyajyoti a K Nuagaon, nel distretto di Kandhamal, insieme a un sacerdote, padre Thomas Chellan». Siamo nello stato indiano dell’Orissa. Il 25 agosto 2008 «è stata presa, picchiata, spogliata e fatta andare in giro per il villaggio. A un certo punto i fondamentalisti volevano bruciarla viva insieme al presbitero, ma poi l’hanno violentata. Solo in tarda serata, mentre continuavano ad essere oltraggiati e malmenati, la polizia ha soccorso lei e padre Chellan». Ancora: «Molte suore sono state attaccate, abusate sessualmente, uccise». Tuttavia, in India «ci sono ancora molte vocazioni». Monsignor John Barwa, vescovo di Rourkela e zio della suora, l’ha accompagnata e sostenuta nei giorni del processo contro gli estremisti indù.


                                                   





Ecologia:

“Il termine ‘ecologia’ apparve per la prima volta nel 1866 nell’opera ‘Generelle Morphologie der Organismen’ di Ernst Haeckel (1834-1919), uno dei più ferventi discepoli di Darwin. “Il movimento romantico tedesco si basava sul Volk legato all’ambiente; senza ambiente, niente Volk” (Paul Johnson, “Storia del mondo moderno,1917-1980”, Mondadori 1989, p. 135).


Dote:


In tutto il subcontinente indiano è drammatico il numero di infanticidi di neonate. Ora tale è pure schizzato, perché con la diagnosi prenatale si può conoscere in anticipo il sesso del nascituro, con impennata degli aborti selettivi. E il governo indiano si ritrova con 10 milioni di maschi in eccedenza. Il problema (anche nel Bangladesh) è la dote: le famiglie si indebitano e molte finiscono in miseria. Le mogli i cui genitori non riescono a saldare il debito dotale vengono maltrattate, talvolta uccise o sfigurate con l’acido. Anche nel famoso film “La città della gioia” (tratto da un fortunato bestseller) si vede un poveraccio che, con l’acqua fino al petto, tira il risciò per dotare le figlie.


Shechita:


Anche gli ebrei osservanti, come gli islamici, hanno la loro macellazione rituale. Si chiama “Shechita” ed è, se non vado errato (e, se ci vado, accetto volentieri correzioni), praticamente uguale a quella islamica. Nel maggio di quest’anno nella Nuova Zelanda è stata proibita perché crudele nei confronti degli animali (che vengono lasciati morire dissanguati, come richiede il rito). La Nuova Zelanda si allinea così all’Islanda, alla Norvegia e alla Svezia (ringrazio il lettore che mi ha passato il link con la notizia). Ovviamente, ci sono state proteste. Ma, chissà perché, da noi (e non solo) gli animalisti, quelli che fanno i blitz nelle cliniche dove si pratica la vivisezione e tirano vernice addosso alle signore che indossano pellicce, tacciono. Un ricordo personale: quando abitavo a Milano una certa cura omeopatica (che non seguo più) mi aveva vietato la carne di maiale; così, per sicurezza, facevo spesa in una macelleria islamica, dove anche il salame era “sicuro”. Il gestore, per garantirsi con la sua clientela abituale, proiettava a ciclo continuo su un piccolo schermo un documentario in cui si vedeva l’esecuzione della macellazione rituale: un bue infilato in una specie di camera iperbarica da cui usciva solo la testa; un addetto gli recideva la gola con un coltellaccio; la “camera” ruotava su se stessa e il bue, testa semirecisa penzoloni, si liberava dal sangue (ci voleva, certo, qualche tempo). Il filmato rassicurava, certo, i devoti, ma raccapricciava me. Così, smisi di andarci.


I-PAZZI(A)

Hanno rotto l’anima e le scatole e tutto il rompibile con lamentele, raccolte di firme, “denunce” e guaiti alti lai perché in Italia il Vaticano (sic) boicottava il film su Ipazia. Non era vero niente, tanto per cambiare. Ora, però, qualcuno ci spieghi perché il film “The Blind Side”, con cui Sandra Bullock ha vinto l’Oscar, da noi non viene neanche tradotto. Forse perché è un film cristiano? Senza forse…


Aborto

Ci si faccia caso: sono ormai migliaia gli studi prodotti dagli antiaboristi, di fronte al silenzio totale degli abortisti, di solito così queruli. Il fatto è che non hanno argomenti. Sanno benissimo, infatti, che si tratta di un omicidio tout court. Non per nulla si avvolgono di pezze come l’autodeterminazione della donna e l’utero è mio. Il prossimo passo del ritorno al paganesimo sarà la legalizzazione della schiavitù e della pedofilia (per ora torna buona per dare addosso ai preti, ma è questione di poco). Fossero almeno contenti… (v. i numeri degli ammazzamenti e dei suicidi).


Kazakistan e l'Eucarestia

Leggo su Zenit.org del 5 luglio 2010 la trascrizione di un’intervista fatta da Mark Riedemann per “Where God Weeps” (programma televisivo e radiofonico settimanale, prodotto da Catholic Radio and Television Network e Aiuto alla Chiesa che Soffre) al vescovo Athanasius Schneider, segretario della Conferenza episcopale kazaka. Nel Kazakistan i cristiani sono presenti fin dal III secolo ma il boom attuale è dovuto paradossalmente a Stalin: “Alla fine degli anni ’30, Stalin ha fatto deportare milioni di europei in Kazakistan, che è diventato un enorme campo di concentramento in cui improvvisamente si sono ritrovati quasi mezzo milione di cattolici”. I genitori del vescovo “facevano parte degli insediamenti tedeschi nel Mar Nero, vicino Odessa. Verso la fine della Seconda guerra mondiale le forze armate tedesche hanno preso tutta questa gente – 300mila persone – e l’hanno portata a Berlino per proteggerla dai russi. E quando l’esercito russo ha occupato Berlino questa gente è stata ripresa e messa ai lavori forzati, dislocandola in tre luoghi: Kazakistan, Siberia e gli Urali”. Lui, nato in Kirghizistan, ricorda che i suoi genitori andavano a messa solo una volta al mese in quanto la chiesa più vicina stava a 100 km. Prendevano il treno di notte e tornavano di notte perché avevano quattro figli ed era vietato portare i bambini in chiesa. Nel 2009 il vescovo ha pubblicato un libro (“Dominus Est. It is the Lord: Reflections from a Bishop in Central Asia on Holy Communion”), nel quale auspica un ritorno alla comunione in ginocchio. “Mi veniva detto che lì era realmente presente Dio. Era quindi del tutto naturale inginocchiarsi davanti al Santissimo”. Sua madre una volta aveva nascosto un prete alla polizia e, poiché la nonna era molto malata, chiese al prete di lasciarle un’ostia. “Mia madre poi diede la Santa Comunione a mia nonna e per farlo si mise un paio di guanti nuovi, per non toccare l’ostia con le mani nude, (…) e utilizzò un cucchiaio per amministrarla”. Dice il vescovo: “È innegabile che vi sia stata una banalizzazione; come distribuire fette di torta (…). Quando il Signore risorto è apparso alle donne e queste lo videro, si inginocchiarono”.






Gubbio

E’ uscito un libro che consiglio con tre stelle, “Gli occhi di Maria su Gubbio”, di L. Girlanda, L. Padeletti e C. Crescimanno. Potrete procuravelo scrivendo a:
ass.benedettoxvi@gmail.com  C’è la prefazione di Vittorio Messori e prende spunto dal libro che facemmo io e quest’ultimo a proposito della “ondata di miracoli” che nel 1796 travolse l’Italia centrale invasa da Napoleone. Alcuni volenterosi autori eugubini ne hanno preso spunto per indagare quel che successe nella loro città. Mi auguro che altri prendano analoga iniziativa per altri luoghi, indagando quel che io e Messori, per ovvi motivi, non approfondimmo nel nostro “Gli occhi di Maria” (Rizzoli).



Umiltà


Non se se ci avete fatto caso ma l’umiltà -degli altri- non basta mai. L’autore cattolico, poi, dovrebbe sempre procedere con la lingua per terra per essere, secondo alcuni (tanti, ahimè), credibile. Così, se uno (mai visto né sentito prima) ti si rivolge con una sequela di insulti e tu lo mandi a quel paese, subito ti accusa di superbia e fa le meraviglie. È il classico bue che dice cornuto all’asino, nulla di nuovo sotto il sole. Ma, devo dirlo, ciò avviene anche per colpa dei cattolici. Decenni di moderatismo calabrache democristiano; poi, venuto meno lo scudo (crociato), la Chiesa istituzionale si è ritrovata sola di fronte al branco. Ora, la suddetta Chiesa istituzionale è composta da preti e frati, cioè da persone consacrate. Da cui è lecito (anche se non in tutti i casi) aspettarsi l’altra guancia e, generalmente, un atteggiamento francescano. Ma i laici credenti fanno gli insegnanti, i poliziotti, i soldati, i magistrati, gli impiegati… gli scrittori. Dunque, se (per esempio) sull’accoglienza oves et boves a tutti gli immigrati e alle loro famiglie anche poligamiche dicono niet, non sono per questo meno cattolici. Il resto degli esempi potrete agevolmente trovarlo da soli. Io mi limito a questo: se un cialtroncello arrogante mi dà gratuitamente del cretino, io lo mando a fare in c… tout court. Dare una lezione a chi la merita è altrettanto cattolico che porgere l’altra guancia. E se volete l’esempio evangelico, eccolo qua: nel Getsemani, prima che la «turba» (tanti contro uno) lo arrestasse, Gesù li sbatté tutti quanti a terra per ben tre volte. Così, quelli si guardarono bene dall’inseguire gli Apostoli che scappavano.



Focaimbranata

A commento di un precedente Antidoto (“Dueminuti”) la lettrice mia quasi coetanea Focaimbranata (davvero, w la foca, che Dio la benedica!) ha inviato un post che a mio avviso merita un Antidoto tutto suo, che qui riassumo con i miei sinceri complimenti. Eccolo. Se un profilattico può essere talvolta permeabile agli spermatozoi, l’Hiv è infinitamente più piccolo. Noi donne, lo dico con amarezza, siamo davvero meno intelligenti degli uomini. Ci siamo fatte buggerare su tutti i fronti e non ce ne rendiamo conto. Ci hanno convinte che il lavoro in casa era frustrante. Abbiamo abboccato e lasciato casa e figli per procurarcene uno “gratificante”. I nostri figli sono finiti negli istituti pubblici, dove si inculca loro il politically correct. E ora il ménage familiare (le donne di casa sapevano fare tutto), pur con due redditi, risulta inadeguato. Ci hanno convinte che, se il matrimonio non funziona, meglio dividersi, anche per il bene dei figli (meglio genitori separati che litigiosi). Ma il divorzio è cosa per ricchi: ha ridotto in povertà un sacco di gente. Ci hanno dato gli anticoncezionali e istigate a riappropriarci della nostra sessualità. Abbiamo solo ottenuto un degrado del nostro status pure agli occhi dei maschi stessi, che un tempo si facevano in quattro per noi ragazze. Stiamo attente alla forma e a quel che mangiamo. Ma non al bombardamento chimico/ormonale che ingurgitiamo con le pillole contraccettive: possibile che non lascino conseguenze sulla salute, nostra e dei figli? Ci hanno fatto credere di essere parte attiva nella sessualità ma sono i maschi a essersi liberati da ogni responsabilità: noi prendiamo la pillola, noi abortiamo, noi siamo abbandonate emotivamente a noi stesse. Siamo un sacco che si riempie e poi si vuota. Ma non basta mai (a chi ci guadagna): ora le dodicenni (sperando che siano ancora vergini) devono vaccinarsi contro il papilloma virus e i profilattici sono distribuiti nelle scuole. In verità c’è un solo sistema sicuro al 100% per evitare gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili: il santo timor di Dio, l’amor proprio, il rispetto per la famiglia e tenere le gambe chiuse. Ma oggi anche a quarant’anni gli uomini sono “ragazzi”.



Preti

Vado alla messa solenne per s. Giovanni Battista, vorrei confessarmi. Macché: i preti sono tutti dietro all’altare, nei confessionali non c’è nessuno. Concelebrazione. Secondo loro è più “solenne” così. L’omelia è di quelle: siccome non ho niente da dire lo dico lo stesso, anzi, la mèno più lunga del solito, rimestando il torrone per trenta-minuti-trenta. Alla consacrazione, giacché non ci si può certo esibire in un’ammucchiata, ecco i saluti romani a distanza verso il calice. Consacratum est. Il tutto al ritmo delle chitarre pop (già: è “solenne”…). Gli avvisi parrocchiali: data la solennità, ognuno di essi viene corredato da commento spiritoso, tanto per totalizzare un’ora abbondante complessiva. Certo, lo so, i preti come Dio comanda esistono. Ma sono tutti a sacrificarsi nel terzomondo. Certo, lo so, esistono anche quelli svegli. Ma sono tutti occupati a far carriera in curia e/o nei Sacri Palazzi. Eh, verrà la ghigliottina, già se ne sente il cupo brontolìo. Ma poi non si dica che i cattolici non se la sono meritata.



Iraq

Il 2 luglio il papa ha ricevuto l’ambasciatore dell’Irak e, tra le altre cose, ha detto che i cristiani irakeni hanno bisogno innanzitutto di sicurezza. La mente (mia) corre al suo predecessore Urbano II, che predicò la prima crociata per lo stesso, identico motivo. Ma i cristiani occidentali di oggi, tutti, guarderebbero con orrore a una proposta del genere. Anche il papa. Eh, in mille anni hanno cambiato testa e radicalmente. Al contrario, non pochi islamici continuano ad avere la stessa testa che avevano nel VII secolo. Eh, difficile “dialogare” con chi capisce una sola cosa…


Trotula

La prima grande scuola di medicina fu quella di Salerno, laica e aperta a tutti indistintamente. Infatti, pare sia stata fondata da quattro maestri: Helinus ebreo, Pontus greco, Adela arabo e Salernus latino. Al tempo di Carlo Magno. Ebbe il suo massimo splendore tra il 1100 e il 1300. Fu abolita dal solito Napoleone nel 1811. Vi si praticava la dissezione anatomica a scopo di studio (vietata alla medicina pagana ma anche a quelle ebraica e islamica). Solo chi proveniva da tale scuola non doveva sottostare agli esami di abilitazione professionale previsti dal re normanno Ruggero II. I testi usciti da Salerno furono di base per generazioni. Tra i massimi esponenti si annoverano diverse donne, le più importanti delle quali sono Rebecca, Costanza e Trotula. Quest’ultima, vissuta attorno al Mille, «era una bellissima donna i cui insegnamenti sono raccolti nel libro “De mulierum passionibus” (…) che fece testo fino al secolo XV» (Luciano Sterpellone, “Storia della medicina”, San Paolo 1998). Come si vede, per trovare antiche donne-scienziato da celebrare non c’è bisogno di risalire a Ipazia, più unica che rara nel mondo antico, più mitica che reale e che, tra l’altro, non ha inventato nulla né ha lasciato alcunché ai posteri.


Mentre scrivo (17 giugno 2010) i morti negli scontri (con stupri e pulizia etnica) tra kirghizi e minoranza uzbeka sono più di 170 e i profughi 250mila. Scrive l’agenzia Zenit.org: «Nonostante la Chiesa cattolica conti appena 500 fedeli su quasi cinque milioni di abitanti, molte persone hanno chiesto aiuto alle strutture cattoliche. Dopo i saccheggi dei negozi delle città, il governo ha chiesto aiuti umanitari anche alle varie confessioni cristiane presenti nel Paese». Così va il mondo: comunisti ed ex, laicisti e islamisti, induisti e omosessualisti, relativisti e –isti vari, quando sono nei guai ricorrono ai soli che hanno l’amore del prossimo nel loro statuto. Poi, passato il bisogno, ricominciano.


Coma

Notizia del 28 maggio 2010 («Il Giornale»): Massimiliano Tresoldi tornerà perfettamente normale. Nel 1991 non aveva ancora vent’anni quando si era schiantato con l’auto ed era entrato in coma. Come per Eluana Englaro, i medici dicevano che era irreversibile. Ma i genitori di Massimiliano non erano come quelli di Eluana. Per dieci anni, ogni sera la madre gli ha preso il braccio e fatto fare il segno della croce. Fino al Natale del 2000, quando, stanca, ha sbottato: basta, fattelo da solo. E Massimiliano, lentamente, se lo è fatto. Sì, si è svegliato e, per giunta, ha detto che per dieci anni ha sentito tutto quel che dicevano attorno a lui, compresi i commenti negativi dei medici. Poi, la lunga riabilitazione.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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03/09/2010 11:55
 
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Pillole importanti da:

I GIURAMENTI della Chiesa Cattolica in difesa della Dottrina nel corso dei secoli


L’ambiguità del termine "credere" deriva dal fatto che riveste due atteggiamenti spirituali diversi. Nel linguaggio quotidiano, credere significa "pensare, supporre"; questo è un grado inferiore del sapere rispetto a realtà di cui non abbiamo ancora certezza. Ora, è comunemente ammesso che la fede cristiana stessa è un insieme di supposizioni su argomenti di cui non abbiamo una conoscenza esatta. Ma una tale opinione manca totalmente il suo obiettivo.  
 
Il più importante catechismo cattolico, il Catechismo Romano pubblicato sotto Pio V in seguito al Concilio di Trento - e al quale dovremo sovente ritornare -, in merito al fine e al contenuto della catechesi, che è la somma delle conoscenze cristiane, si esprime, infatti, conformemente a un detto di Gesù riportato da san Giovanni: "E la vita eterna è questa, che conoscano te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Gv. 17,3. Cfr. Catechismo Tridentino, prefazione, n. 10 [trad. it., Cantagalli, Siena 1981, p. 26]).
 
 
( a Lione e a Parigi, nelle chiese di Notre-Dame delle due città di Francia, il prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale Joseph Ratzinger, arcivescovo già di Monaco di Baviera e di Frisinga, tenne questa importante conferenza)




Fa dunque mestieri di uscir da un silenzio, che ormai sarebbe colpa,   per far conoscere alla Chiesa tutta   chi sieno infatti costoro che così mal si camuffano   
(S. Pio X: "Pascendi Dominici Gregis")
  

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[...] non possiamo deplorare abbastanza la cecità di tante donne di ogni età e condizione, le quali, infatuate dall’ambizione di piacere non vedono quanto sia stolta certa foggia di vestire, con cui non solo suscitano la disapprovazione degli onesti, ma, ciò che è più grave, recano offesa a Dio. E in tale abbigliamento — che esse stesse in passato avrebbero respinto con orrore come troppo disdicevole alla modestia cristiana — non si limitano a presentarsi soltanto in pubblico, ma neppure si vergognano di entrare così indecentemente nelle chiese, di assistere alle sacre funzioni e di recare persino alla stessa mensa Eucaristica (nella quale si va a ricevere il divino Autore della purezza) i lenocini delle turpi passioni. Tralasciamo poi di parlare di quei balli esotici e barbari, uno peggiore dell’altro, venuti ora di moda nel gran mondo elegante; non si potrebbe trovare un mezzo più adatto per togliere ogni resto di pudore. 
 
[Brano tratto dall'enciclica "Sacra Propediem" di Papa Benedetto XV]  
 
 
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la gravità di queste parole non sta neppure nella descrizione di cosa è deplorevole, MA DEL FATTO CHE OGGI NOI NON CI SCANDALIZZIAMO PIU'  di questi costumi.... lo scandalo è l'apatia e l'indefferentismo...  
Forse le parole di Benedetto XV sono eccessive?  
Si, forse si, ma non sarà che esse vanno lette  alla luce DEL DECADIMENTO MORALE e non tanto alla moda vestiaria in se?  
 
********  
" Si guardino i sacerdoti dall'accettare nessuna delle idee del liberalismo, che, sotto la maschera del bene, pretende di conciliare la giustizia con l'iniquità...  
I cattolici liberali sono lupi coperti dalla pelle di agnello; perciò il sacerdote, che è veramente tale, deve svelare al popolo, commesso alle sue cure, le loro perfide trame, i loro iniqui disegni. ]Sarete chiamati papisti, clericali, retrogradi, intransigenti. Vantatevene! Siate forti, ed ubbidite a quel comando che è ricordato in Isaia :"Grida, non darti posa, alza la voce come una tromba, e annunzia al popolo mio le sue scelleratezze e alla casa di Giacobbe i suoi peccati"......"
 
 
(san Pio X)  
 
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Can. 750 - § 1. Per fede divina e cattolica sono da credere tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o tramandata, vale a dire nell'unico deposito della fede affidato alla Chiesa, e che insieme sono proposte come divinamente rivelate, sia dal magistero solenne della Chiesa, sia dal suo magistero ordinario e universale, ossia quello che è manifestato dalla comune adesione dei fedeli sotto la guida del sacro magistero; di conseguenza tutti sono tenuti a evitare qualsiasi dottrina ad esse contraria.  
 
 
§ 2. Si devono pure fermamente accogliere e ritenere anche tutte e singole le cose che vengono proposte definitivamente dal magistero della Chiesa circa la fede e i costumi, quelle cioè che sono richieste per custodire santamente ed esporre fedelmente lo stesso deposito della fede; si oppone dunque alla dottrina della Chiesa cattolica chi rifiuta le medesime proposizioni da tenersi definitivamente.  
 
(Giovanni Paolo II Ad Tuendam Fidem 1998 )




altre perle.... dal blog Cordialiter  
 
Coloro che seguono da tempo questo blog, sanno che apprezzo moltissimo l'illuminante magistero del Cardinale Giuseppe Siri e il suo coraggio nel difendere la purezza della Dottrina Cattolica. Ho ascoltato la registrazione dell'omelia di commiato dalla diocesi di Genova, pronunciata nella Cattedrale di San Lorenzo, il 15 ottobre del 1987. Avrebbe potuto fare un discorso “politically correct” per ottenere gli applausi del mondo almeno per una volta in vita sua. Invece, da vero combattente qual'era (con la Cresima si diventa soldati di Gesù Cristo), questo eroico Principe di Santa Romana Chiesa, esortò i suoi confratelli a non ingannare i fedeli. Ecco un brano dell'omelia:  
 
Abbiamo vissuto un periodo in cui anche la Chiesa ha sofferto. Si capisce benissimo che quando c’è una sofferenza, qualche cosa succede che non è desiderabile. Ma vorrei richiamare coloro che, perduta - perduta, dico - la capacità di capire le cose anche semplici, hanno dedotto, da questo periodo di transizione dell’intero genere umano, conseguenze irrazionali, illogiche, dannose, forse fatali. Bisogna che impariamo a vivere senza diventare i poveri servi delle tenebre e delle nubi che vanno camminando nel cielo e restano nubi. E’ meglio essere servi di Dio che paurosi delle nubi. Questo periodo l’abbiamo vissuto insieme. Domando: chi ha capito? E se non avesse capito faccia presto.  
Mi rivolgo in modo speciale ai miei confratelli che, dovendo dare agli altri la verità, non possono accettare le tenebre.  
E questo è l’ultimo invito.  
Guardatevene bene! Non ingannate voi e i fedeli che hanno il dovere di apprendere da noi la verità di Cristo.  
 
******************  
e per non scadere nel moralismo ricordiamo il valore della morale e del SENSO DEL PUDORE.... (riporto dal blog cordialiter )  

APPETITO....E VERGOGNA

Il signor Ravagnan, poi famoso predicatore gesuita, in un pranzo si era trovato al fianco di una signorina elegante, poco vestita. Egli rimase male, e fu taciturno. Alla fine la giovane azzardò:
- Signor Ravagnan, non avete dunque appetito?
- E voi, signorina, non avete dunque vergogna? replicò pronto il vicino interpellato.
A sua volta, anche la signorina perdette l'appetito...
Vent'anni dopo se ne ricordava ancora con amarezza; come lei stessa confessò dopo la sua conversione.

[Tratto da “Catechesi in esempi” di Fratel Remo di Gesù, Edizione “Sussidi”, 1956].


 
Nel 1951 il grande Pontefice Pio XII (di gloriosa ed immortale memoria) nell'allocuzione "Una gioia", benedisse ed incoraggiò le giovani di Azione Cattolica a combattere la crociata della purezza contro le mode indecenti.  
Ovviamente le "armi" da utilizzare in questo tipo di battaglie sono il buon esempio, i buoni consigli, la preghiera, e cose di questo genere. Diceva il Santo Giobbe: "militia est vita hominis super terram" (Iob 7,1).  
E' vero, la vita degli uomini sulla terra è un combattimento continuo contro i nemici delle anime. Continuiamo dunque a combattere la "crociata della purezza", e anche se non riuscissimo ad ottenere la sconfitta delle mode immorali, almeno avremo dato gloria a Dio nel combattere questa buona battaglia.  
 
Wink

L'adorazione del Santissimo Sacramento


La adorazione a Cristo, a Dio va ribadita in modo metodico e deciso perché la grande tentazione di molti uomini è quella di non riconoscere alcuna superiorità in Cielo e in terra. Più che tentazione è, forse, illusione, perché non occorre molto a capire che siamo i sudditi di infinite cose e che dobbiamo portare infinite prevalenze. Tuttavia la tentazione c’è ed è tanto accolta che per molti l’ideale è il rinnegamento di qualsiasi rispetto a tutte le cose.
E’ per questo che si parla di ateismo e si osa parlare della “morte di Dio”.
L’antica mitologia, per quanto pagana, aveva conosciuto taluni di questi sforzi e ne aveva narrata la ridicola fine. Per tutto questo il discorso sulla adorazione non vale solo per se stesso — e se ne è discorso —, ma è un vero, forse il vero equilibratore specialmente all’interno della Chiesa, di tutta una situazione spirituale e pratica. Il rifiuto di inginocchiarsi va molto al di là di quello che sembra e la pratica della giusta e doverosa adorazione sistema di questo mondo in decomposizione molto più questioni di quanto non si creda. Pertanto il discorso sulla ‘adorazione al Santissimo Sacramento‘ è molto più ampio ed abbraccia un arco che sovrasta la vita e la storia.

[Brano tratto dalla lettera pastorale del 12 settembre 1970 dell'Arcivescovo di Genova il Cardinale Giuseppe Siri].


Circa i sacerdoti che non protestano contro i peccati del popolo


Un sacerdote non può farsi sopraffare dallo spirito del mondo; ogni dedizione al mondo lo rende idolatra delle creature ed infedele alla missione ricevuta da Dio. Se il sacerdote, indulge al male stesso e lascia correre ogni disordine senza protestare, è reo innanzi a Dio di tutti i peccati che quel popolo commette.

[Brano tratto dal libro “La Sacra Scrittura”, volume II, Esodo - Levitico, Don Dolindo Ruotolo, Apostolato Stampa]

[Modificato da Caterina63 03/09/2010 12:13]
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11/10/2010 09:59
 
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dal teologo domenicano p. Reginald Garrigou-Lagrange nel suo libro Dieu, son existence et sa nature, Paris 1923, (p. 725):

L’Eglise est intransigeante en principe parce qu’elle croit, elle est tolérante en pratique parce qu’elle aime. Les ennemis de l’Eglise sont tolérants en principe parce qu’ils ne croient pas, et intransigeants en pratique parce qu’ils n’aiment pas.
Ovvero:
La Chiesa è intransigente sui principi, perché crede, è tollerante nella pratica, perché ama. I nemici della Chiesa sono invece tolleranti sui principi, perché non credono, ma intransigenti nella pratica, perché  non amano.
E' proprio da incorniciare!
Detto fatto:


                                                

Testo presto da: http://www.cantualeantonianum.com/#ixzz122FVjQ7Q






Delicatezza col prossimo


Da Cordialiter:

Suor Rosalìa (+ 1856) per oltre cinquant'anni beneficò il quartiere San Marcello a Parigi, soccorrendo i poveri, i malati e gli infelici di tutte le categorie sociali. Sapeva aiutare le persone bisognose senza umiliarle, aggiungendo la grazia di un inimitabile sorriso a tutti i soccorsi che riusciva a fornire.

Un giorno le si presentò, fra tanta altra gente, un povero che in passato era stato di condizioni economiche agiate. Non osava entrare troppo nella stanzetta che serviva da parlatorio, per timore di essere riconosciuto dai presenti.

Suor Rosalìa, che il giorno prima aveva ricevuto da lui una richiesta di indumenti per lettera, aveva già preparato il pacco; intuendo dall'aria imbarazzata, il timore del richiedente, gli chiese, alla presenza di tutti: - Signore, volete aver la gentilezza di portare questo pacco, a uno che abita tanto vicino a voi? Io non ho tempo di andarci oggi; eppure desidero che gli arrivi al più presto. Mi fareste proprio un favore! -

Qualsiasi persona si sarebbe sentita onorata di fare un favore a Suor Rosalìa. Pertanto quell'uomo prese il pacco, e uscì, senza aver avuto il coraggio di ripetere la sua richiesta di indumenti.

Uscito per strada, scoprì che sul pacco vi era scritto il suo nome e indirizzo. E così Suor Rosalìa riuscì ad aiutare un povero senza umiliarlo dinanzi al prossimo.

(Fatto raccontato in “Suor Rosalìa”, di C. Lhotte ed E. Dupeyrat. 1952, Roma, e raccontato anche in “Catechesi in esempi” di Fratel Remo di Gesù, Edizione “Sussidi”).








[Modificato da Caterina63 01/12/2010 19:26]
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15/12/2010 18:15
 
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[SM=g1740733]
Ci sono troppi cattolici così rispettosi delle idee degli altri da rinunciare alle proprie.
(Guido Clericetti da labussolaquotidiana.it)

riflettiamo:
 
Almanacco di Rino Cammilleri:

Eutropia di Remis

Era sorella di s.Nicasio, vescovo di Reims, ed era rinomata per la sua bellezza. Assisteva il fratello nei rapporti con il popolo e nelle faccende della diocesi. Nel 407 i Vandali, ariani, invasero la Gallia. Ni...casio non se la sentì di abbandonare il suo gregge. Quando la città fu espugnata, il vescovo attese gli invasori sulla porta della sua chiesa. Con lui c’erano la sorella e un gruppo di fedeli che cantavano i salmi. Appena i barbari irruppero nella piazza rimasero interdetti di fronte allo spettacolo di quei cattolici che li aspettavano cantando. Avanzarono e chiesero chi fosse il vescovo. Nicasio si qualificò e subito fu ucciso. I barbari misero poi gli occhi su Eutropia e uno di essi allungò le mani, ricevendone in cambio un manrovescio. Allora fu macello.

****

 
I Progetti di Dio, l'Immacolata e le...date ^__^

l’8 dicembre 1991 cessava per implosione l’impero sovietico. Il 25 successivo, Natale, sulla Piazza Rossa veniva ammainata per sempre la bandiera comunista. Gli analisti e i commentatori si s...ono sbizzarriti a spiegare le cause e i perché. I cattolici, invece, si sono ricordati della profezia della Madonna a Fatima: «…la Russia seminerà i suoi errori per il mondo… Ma alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà».


***

 Il 10 dicembre si ricorda la traslazione angelica della Santa Casa di Maria a Loreto. Comparve là, d’incanto, quasi fuggendo davanti all’espansione islamica. Certo, anche i musulmani venerano Maria. Ma solo per i cattolici è la Madre di Dio. Attorno alla Casa è stata costruita una grande basilica. Non tutti sanno che le cancellate delle cappelle laterali sono state ricavate dalle catene degli schiavi cristiani ai remi sulle navi turche e liberati grazie alla vittoria di Lepanto.

***

 
‎Il 13 dicembre, è il giorno di s. Lucia, la quale, com’è noto, protegge la vista. Si tratta di un bene preziosissimo per tutti, e specialmente per chi fa il mestiere di leggere e scrivere. Ebbene, sarà una coincidenza, ma oggi si ricorda anch...e un’altra Santa “degli occhi”, s. Odilia, vissuta nel VII secolo. Era la figlia del duca alsaziano Aldarico e nacque cieca. Per fortuna non c’erano i mezzi di pre–visione del feto odierni, altrimenti sarebbe stata abortita. Infatti il padre, quando vide le condizioni della neonata, non ne volle sapere e la affidò a una serva. Questa, a sua volta, se ne sbarazzò portandola al monastero di Balma. Ma quando il vescovo s. Eraldo le conferì il battesimo la piccola riacquistò la vista. Divenne badessa del monastero di Hohenburg.

***

 ‎"Guardati o figlio, se vuoi davvero vincere l'errore segui quanto ti dico: quando NON sai, non fingere di sapere; e se vuoi davvero sapere, accetta di sapere che NON sai, solo così davvero imparerai...." (sant'Agostino)

***

 “Per tutta la vita ho cercato Dio con la mia ragione: alla fine mi sono dovuto arrendere all’irrazionale”; questa cavalleresca resa è di Luciano Mencaraglia, senatore comunista, toscano, morto dopo aver ricevuto i Sacramenti nel 2001! C'è sempre speranza .....

***

 Leunam Aeport: "La salute è madre di tutte le fortune. La natura è madre di tutti i rimedi, e poichè la natura risponde al suo Creatore, perchè tu, o uomo, non rincorri questa Fortuna?"

****

Se sceglierai ora, cosa essere in punto di morte, avrai esorcizzato la morte nel modo migliore, perchè, che tu ci o creda o meno, vivrai con Dio o senza Dio per l'eternità. Ti sarà saggio fare, fin da ora, la scelta migliore! (Sant'Ignazio di Loyola)

***
Dio è amore e solo quando ci si apre, totalmente e con fiducia totale, a questo amore e si lascia che esso diventi l’unica guida dell’esistenza, tutto viene trasfigurato, si trovano la vera pace e la vera gioia e si è capaci di diffonderle intorno a sé. (Benedetto XVI all'Udienza su santa Giuliana)

***

Ognuno di noi, dunque, specialmente in questo Tempo che ci prepara al Natale, può domandarsi: io, che cosa attendo? A che cosa, in questo momento della mia vita, è proteso il mio cuore? (Angelus Benedetto XVI - Auguri d'Avvento 28.11.2010)

***
 Unione Europea, il grido d’allarme di Monsignor Fisichella: “Il vecchio Continente non avrà futuro se non difenderà il Cattolicesimo, la Vita e la Famiglia

***

 ‎"Fate il possibile per allontanare da voi ogni miseria, ogni inquietudine, ogni angoscia, ma fatelo rigettando il tutto nel Crocefisso e queste si tramuteranno in ricchezza, quiete e soddisfazioni" (santa Teresa d'Avila)

 ‎.... spesse volte abbiamo davvero ricette geniali ed efficaci, che solo per pigrizia non usiamo, perdendone ogni beneficio..

***

 ‎"Tutta la mia vita è sempre stata attraversata da un filo conduttore, questo: il cristianesimo dà gioia, allarga gli orizzonti. In definitiva un'esistenza vissuta sempre e soltanto "contro" sarebbe insopportabile. " Benedetto XVI nel Libro intervista di Peter Seewald

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Se ti piace vivere bene, come è giusto che sia e vivere bene è un dovere per ogni uomo, così anche è un dovere intrattenersi con Dio perchè, come dice sant'Agostino: Chi ha imparato a ben pregare, ha imparato a ben vivere! (san Giovanni Bosco)

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Spesso si vive una fede nella Chiesa NON con il Signore, ma con l'assurda pretesa di adattare il Signore ai nostri insipidi cammini, modellando una Chiesa ad immagine dei nostri stessi difetti! Purtroppo la virtù dell'obbedienza alla vera Fede della Chiesa, sta diventando troppo rara! (un santo Sacerdote)

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 Insegnava san Padre Pio ai suoi fedeli: "La povertà che Cristo ci propone non è il rifiuto del danaro, ma la libertà di fronte al danaro, affinché non diventi un idolo al posto di Dio. La ricchezza non rende infelici se con il danaro compiamo il progetto di Dio. " e san Padre Pio realizzò la Casa Sollievo, un grande ospedale!!

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 Il sentimento generato da Dio insegnato dalla santa Chiesa, e concretamente vissuto che cambia una vita, cambia la vita dell'Uomo rendendolo migliore, non è irragionevolezza, nè sentimentalismo, ma è puro frutto DELLA RAGIONE e senza dubbio anche di una Fede accolta incondizionatamente!

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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04/01/2011 19:39
 
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...Antiochia.... Dafne.... Giuliano l'apostata....la persecuzione contro i cristiani non paga.....
dal sito Antidoti di Rino Cammilleri.... il quale comunica anche quanto segue:

Comunico ai lettori degli Antidoti che ogni sabato uno speciale Antidoto uscirà su www.labussolaquotidiana.it  , dove ho anche un rubrica giornaliera (Almanacco). I primi li pubblicherò anche sul mio sito, ma poi compariranno solo sul quotidiano on line. Gli affezionati sono avvisati. Sappiate che su La Bussola Quotidiana (BQ) scrivono anche Introvigne, Messori, Tornielli e compagnia (davvero) bella.




«A quaranta stadi da Antiochia era situata Dafne», dove esisteva un famoso tempio di Apollo. Nei pressi del tempio sgorgava la fonte Castalia, sede di un oracolo altrettanto famoso. Gallo, fratello di Giuliano l’Apostata, prima di finire ucciso nel 354 aveva cercato di «controbilanciare l’affluenza dei pagani con quella dei cristiani; di fronte al tempio aveva fatto costruire una chiesa e vi aveva fatto trasportare le reliquie di san Babila, un vescovo di Antiochia martirizzato sotto Decio». Ma «a un certo punto gli idoli ammutolirono cessando di dare oracoli». Giuliano, giunto ad Antiochia per preparare la spedizione contro i persiani (in cui poi perse la vita), intendeva servirsi degli oracoli. «Consultando un esperto negromante, gli fu risposto che la ragione del silenzio consisteva nel fatto che il luogo era contaminato» e che «la contaminazione era prodotta specialmente dalle reliquie di san Babila. Immediatamente Giuliano dette ordine di rimuovere le reliquie». I cristiani accompagnarono in massa il carro con le reliquie levando inni, ma Giuliano «arrestò molti cristiani e ne rinchiuse altri in carcere». Il 22 ottobre di quell’anno 362, «nel colmo delle notte il tempio di Apollo prese fuoco e fu totalmente distrutto (…). Per scoprire i colpevoli Giuliano sottopose alla fustigazione i custodi del tempio e alla tortura il sacerdote d’Apollo, ma non ricavò alcuna indicazione». Il fatto era che «l’incendio si era propagato dall’alto in basso, e quindi era fuoco calato dal cielo: contadini delle vicinanze attestavano di aver visto cadere un fulmine». Malgrado ciò, Giuliano ordinò contro i cristiani «rappresaglie lontane e vicine». Cfr. Giuseppe Ricciotti, Giuliano l’Apostata (Mondadori, 1956, pp. 265 ss.).




Giuliano l’Apostata era convinto che il tempio di Apollo in Dafne, vicino ad Antiochia, fosse stato incendiato dai cristiani e non da un fulmine. Per vendetta, nello stesso anno 362, in Antiochia «la principale chiesa cristiana fu chiusa e poi saccheggiata dei preziosi arredi donati da Costantino e da Costanzo». Se ne incaricò lo zio di Giuliano e suo omonimo, «ch’era stato cristiano anche lui ma poi era ritornato al paganesimo» come il nipote. Fu coadiuvato dal sovrintendente Felice. Non contento, orinò sull’altare e defecò nei vasi sacri. «Il vescovo ariano Euzoio, quello che aveva battezzato in punto di morte Costanzo, protestò ma in riposta fu schiaffeggiato». Felice «morì poco dopo per emorragie violente dalla bocca». Lo zio Giuliano fu «preso da una violentissima affezione intestinale, il suo interno si disfaceva in marciume e gli escrementi uscivano dalla bocca». Sua moglie, che era rimasta cristiana, gli disse che ciò era dovuto al male fatto alla chiesa. Giuliano pregò suo nipote di porvi rimedio «ma l’imperatore non acconsentì, e lo zio dopo lunga agonia morì». La gente cominciò a pensare che prima o poi la stessa sorte sarebbe toccata a Giuliano l’Apostata. Infatti, cadde l’anno seguente in battaglia contro i persiani. Giuseppe Ricciotti (Giuliano l’Apostata, Mondadori 1956, pp. 268-269) fa notare che un cinquantennio prima, dopo la grande persecuzione di Diocleziano, il cristiano Lattanzio aveva scritto un libro, De mortibus persecutorum, in cui si mostrava la fine che facevano i persecutori dei cristiani.



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Alberto Leoni, nel suo L’Europa prima della Crociate (Ares, 2010) rammenta «l’episodio della tempesta miracolosa, raffigurata nella cosiddetta Colonna Antonina, che, in realtà, ricorda un episodio delle campagne di Marco Aurelio. Nel 174, durante un’offensiva contro i Marcomanni, l’imperatore era andato a cacciarsi in quella che appariva essere una trappola senza scampo. Rinchiusi in un valle, con le alture presidiate da una moltitudine di barbari, torturati dal caldo e dalla sete, i soldati romani stavano per essere annientati, quando si scatenò sulla zona un uragano di prima grandezza. I legionari si dissetarono con l’acqua piovana mentre le folgori abbrustolivano i barbari. Storia o leggenda? Pagani e cristiani che, senza dubbio, avevano pregato con fervore i propri dèi per uscire da quella brutta situazione, si contesero il merito di tale prodigio e tal fatto induce a pensare che l’avvenimento sia autentico, oltre ad accertare la presenza di numerosi cristiani nella XII legione “Fulminata”, protagonista dell’episodio». La legione in questione prese quel nome proprio a ricordo dell’evento.

 

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Apprendo dall’agenzia Zenit del 5 giugno 2011 l’uscita (in inglese) del libro «Why Catholics Are Right» (Perché i cattolici hanno ragione), ed. McClelland and Stewart, del giornalista canadese Michael Coren. Nato in una famiglia non praticante da padre ebreo, si è convertito al cattolicesimo. Nel libro l’autore ripercorre strade a noi già note per le opere di Rodney Stark, Michael Heseman e altri. Quel che mi ha colpito, però, è questo: «Essere ebreo lo ha aiutato nella sua carriera, mentre – come spiega nell’introduzione al suo libro – la sua fede cattolica lo ha portato a perdere due lavori e a vedersi chiudere molte porte in faccia nel mondo dei media».


La Presidenza (ungherese) dell’Unione europea ha organizzato nei giorni scorsi (giugno 2011) una conferenza internazionale per il dialogo interreligioso tra cristiani, ebrei e musulmani, a Gödollö (Budapest). Tra i relatori c’era anche il rappresentante dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), Massimo Introvigne. Questi ha fatto sapere che ogni anno 105mila cristiani vengono uccisi perché tali. In media, uno ogni 5 minuti. «Se non si riconosce che la persecuzione dei cristiani è la prima emergenza mondiale in materia di violenza e discriminazione religiosa, il dialogo tra le religioni produrrà solo bellissimi convegni ma nessun risultato concreto», ha detto. Uno ogni 5 minuti. Eh, Diocleziano era, al confronto, un bravo ragazzo. Comunque, non c’è da farsi illusioni: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me (…). Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15, 18). Non finirà mai. Fino alla fine del mondo.


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Da diverse fonti mi è arrivata via internet una profezia di Anna Maria Taigi (1769-1837), una Beata senese. Madre di sette figli, per le sue profezie, sempre azzeccate, era consultata da teste coronate e santi canonizzati. Ecco l’estratto che ci interessa: «…andranno per le vie della Eterna Città Santa bagnata dal Sangue dei Principi (gli Apostoli, ndr), portando la Lussuria in processione (…). Sacrilegi compiranno contro i tempi (templi, ndr) del Santo Spirito e contro la Religione: gli uomini si vestiranno da donne e le donne si vestiranno da uomini, la Voce del Santo Vicario non sarà ascoltata e l’Alma Sua figura sarà fatta oggetto di scherno e risa…». So che adesso state pensando all’EuroPride del 2011 ma cose del genere sono avvenute più volte a Roma, fin dai tempi dell’occupazione giacobina. Forse anche durante il Sacco del XVI secolo, pur se è improbabile –ma non impossibile- che i lanzichenecchi luterani abbiano sfilato vestiti da donna.


Bellissimo "appello" di Rino Cammilleri


Cari amici degli Antidoti, chi di voi mi segue da tempo sa che ogni tanto sento l’esigenza di fermare i lavori e fare due chiacchiere con voi. Lo spunto, questa volta, mi viene da certe piccate riposte ai miei Antidoti sul GayPride. Poiché io ribatto per le rime, non è a loro che mi rivolgo per chiarire ma a voi. Il tempo passa e certi, magari giovani, non hanno ancora colto lo spirito degli Antidoti. Sono stati concepiti come brevi e tali resteranno. I luoghi per le analisi sono altri: i libri, per esempio, a cui rimando. I miei, soprattutto. Infatti, le questioni che tratto, di solito le ho già con abbondanza affrontate e, se non li leggete, i libri, è inutile farmi perdere tempo qui. Lo stesso vale per i testi non miei che segnalo. Da qui le mie repliche brevissime e, talvolta, dure, tese a scoraggiare quelli che adorano «dibbattere»: vadano per altri siti. Altra cosa: gli omosessuali che soffrono della loro condizione sono miei fratelli in Cristo e posso aiutarli. Quelli che invece, fanno propaganda gay per aumentare la materia prima non contino sul mio tempo. Alcuni, infine, pensano che io sia «di destra» e che, dunque, debba preferire l’islam alla corruzione occidentale. Non ci penso nemmeno. Con un occidentale corrotto si può sempre ragionare, come cerca di fare perfino il papa. Qualcuno, bontà sua, ha letto il mio libro «Cianciana» e pensa che io abbia nostalgia del VII secolo, quello in cui visse e operò Maometto. Ha capito male: ho nostalgia della mia infanzia, come tanti. E di un mondo profondamente cristiano. Non della mancanza del frigorifero. Detto questo, buona estate a tutti e ricordatemi nella preghiera.









[Modificato da Caterina63 23/06/2011 22:43]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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07/01/2011 15:12
 
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Anna 

   

«Facciamo l’elogio delle persone illustri, dei nostri antenati secondo le loro generazioni. Essi furono persone virtuose, i cui meriti non furono dimenticati...» (cf Sir 44,1.10-15). Così proclama la Liturgia della Messa di sant’Anna, la cui festa si celebra il 26 luglio. Chi è sant’Anna? E dove andiamo a raccogliere qualche dato della sua vita, che possa aiutarci a vivere con più intensità la nostra fede? È un dato di fatto che chi andasse a cercare il nome, le caratteristiche psicologiche e spirituali della "nonna di Gesù", della mamma di Maria di Nazaret nei Vangeli canonici, rimarrebbe deluso e un po’ confuso.

Per saturare la nostra intelligente e devota immaginazione, occorre riferirci alla letteratura apocrifa, cioè fantasiosa, specialmente al Protovangelo di Giacomo, che risale al II secolo. La lettura di tale documento può diventare interessante in quanto il testo intende colmare le lacune di notizie biografiche sulla vita storica di Maria di Nazaret e della sua famiglia. Maria, del resto, è una garanzia dell’umanità storica di Cristo e quindi il desiderio di conoscere meglio la sua vita e quella dei suoi genitori (che la tradizione ci presenta con i nomi di sant’Anna e san Gioachino), è un desiderio ottimo, soprattutto al fine di difenderci da ogni tentazione docetista.

Rimane pur sempre vero che la grande cultura ebraica, con i suoi riti, le sue preghiere, i suoi modi di vivere e i suoi costumi, può sostituire, in parte, la mancanza dei dati storici dei personaggi in questione. Basta lasciarci immergere nel mare profondo della tradizione midrashica per sentire il polso della storia stupenda del popolo d’Israele, di cui i genitori di Maria fanno parte.

Il significato etimologico del nome Anna, nella lingua ebraica, è "Yahvè ha avuto misericordia". Questo nome ci riempie il cuore di lode, di gioia, di ringraziamento a Dio che, a sant’Anna, come ad ognuno di noi, ha dato il suo cuore, amandoci follemente anche e soprattutto quando siamo piccoli, svantaggiati, poveri e deboli.

Del resto, ci assicura san Paolo che «è proprio quando siamo deboli che noi siamo forti», perché è tra i deboli che Dio scende a cercarci.

Sant’Anna sembra proprio essere stata "cercata" da Dio. Se la pianta si conosce dai frutti, il frutto della maternità di sant’Anna si chiama Maria, e il frutto della maternità di Maria si chiama Gesù, il "Servo di Yahvè", nato da colei che aveva detto all’Angelo, inviato da Dio per annunciarle la sua maternità, «Ecco, sono la serva del Signore». È certamente anche da sua madre che Maria aveva imparato la logica del vivere a servizio del progetto di Dio. Forse, anche sant’Anna, qualora fosse ancora stata in vita, avrà partecipato alla trasferta dei parenti di Gesù, i quali, insieme a Maria, la madre, vanno personalmente a rendersi conto di quel figlio che, a Cafarnao, a detta della gente, sembrava fosse andato un po’ fuori testa (cf Mc 3,21).

Se fosse così, anche sant’Anna, la nonna materna di Gesù, poté sentire dire chiaramente dal suo caro ed amato nipote: «Chi è mia madre e chi sono i miei familiari? Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella, madre (e nonna)» (Mc 3,31-35). Una nonna veramente beata fu sant’Anna, la cui vita può proclamare a tutti la misericordia di Dio, partecipando, così, alla vocazione delle grandi donne che la Scrittura ricorda come antenate di Gesù Cristo, figlio di Dio e figlio di Maria di Nazaret.

Mariaxaveria Bertola,
superiora generale delle suore Oblate di san Luigi Gonzaga

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Immaculata victrix



"Quando il veleno ariano ebbe contaminato non una piccola regione ma il mondo intero, quasi tutti i vescovi latini cedettero all'eresia, alcuni costretti con la violenza, altri sedotti con la frode. Una specie di nebbia offuscò allora le menti, per cui non era possibile distinguere la via da seguire. Per essere al riparo da questa peste contagiosa il vero e fedele discepolo di Cristo dovette preferire l'antica fede a queste false novità"
(San Vincenzo da Lerino, Commonitorium).

“È possibile che i nostri nemici debbano dispiegare tanta attività, fino ad avere la superiorità, mentre noi restiamo senza far niente, tutt’al più applicati a pregare, senza metterci all’opera? Non abbiamo forse delle armi più potenti, la protezione del Cielo della Vergine Immacolata? L´Immacolata, vittoriosa e trionfatrice su tutte le eresie, non cederà il posto al nemico che rialza la testa, se troverà dei servitori fedeli e docili ai suoi ordini: riporterà nuove vittorie più grandi di tutto quello che si può immaginare"
(San Massimiliano Kolbe)
[Modificato da Caterina63 21/01/2011 11:47]
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22/09/2012 14:37
 
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Amici, visto il grande successo della rubrica: MAGISTERO CATTOLICO IN PILLOLE, A PICCOLE DOSI MA INDESPENSABILI....

vi offriamo una nuova pagina per una lettura immediata dell'altro e di questo, in una sola pagina....
Buona riflessione e condivisione..... [SM=g1740721]

CLICCATE QUI PER LA CONTINUAZIONE DI QUESTO PREZIOSO THREAD

[SM=g1740758]
Fraternamente CaterinaLD

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