È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Magistero Cattolico in pillole, a piccole dosi ma indispensabile...

Ultimo Aggiornamento: 22/09/2012 14:37
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
14/07/2010 14:31
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

  " fino a vent'anni si è convinti di avere cose originali, messaggi travolgenti da consegnare all'umanità, e generi letterari inediti da utilizzare. Più avanti, ci si accorge che si arriva sempre almeno secondi, e che nulla, o quasi, è nuovo sotto il sole. Tranne il Signore Gesù ".
(Vescovo Maggiolini di venerata memoria)



**************************************

Dagli "Atti del martirio" dei santi Giustino (*) e Compagni
(Cap. 1-5; cfr. PG 6,1366-1371)

Ho aderito alla vera dottrina



Dopo il loro arresto, i santi furono condotti dal prefetto di Roma di nome Rustico.
Comparsi davanti al tribunale, il prefetto Rustico disse a Giustino: "Anzitutto credi agli dèi e presta ossequio agli imperatori".

Giustino disse: "Di nulla si può biasimare o incolpare chi obbedisce ai comandamenti del Salvatore nostro Gesù Cristo".
Il prefetto Rustico disse: "Quale dottrina professi?". Giustino rispose: "Ho tentato di imparare tutte le filosofie, poi ho aderito alla vera dottrina, a quella dei cristiani, sebbene questa non trovi simpatia presso coloro che sono irretiti dall'errore".

Il prefetto Rustico disse: "E tu miserabile, trovi gusto in quella dottrina?". Giustino rispose: "Sì, perché io la seguo con retta fede".

Il prefetto Rustico disse: "E qual è questa dottrina?". Giustino rispose: "Quella di adorare il Dio dei cristiani, che riteniamo unico creatore e artefice, fin da principio, di tutto l'universo, delle cose visibili e invisibili; e inoltre il Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, che fu preannunziato dai profeti come colui che doveva venire tra gli uomini araldo di salvezza e maestro di buone dottrine. E io, da semplice uomo, riconosco di dire ben poco di fronte alla sua infinita Deità. Riconosco che questa capacità è propria dei profeti che preannunziarono costui che poco fa ho detto essere Figlio di Dio. So bene infatti che i profeti per divina ispirazione predissero la sua venuta tra gli uomini".

Rustico disse: "Sei dunque cristiano?". Giustino rispose: "Sì, sono cristiano".

Il Prefetto disse a Giustino: "Ascolta, tu che sei ritenuto sapiente e credi di conoscere la vera dottrina; se dopo di essere stato flagellato sarai decapitato, ritieni di salire al cielo?". Giustino rispose. "Spero di entrare in quella dimora se soffrirò questo. Io so infatti che per tutti coloro che avranno vissuto santamente, è riservato il favore divino sino alla fine del mondo intero".

Il prefetto Rustico disse: "Tu dunque ti immagini di salire al cielo, per ricevere una degna ricompensa?". Rispose Giustino: "Non me l'immagino, ma lo so esattamente e ne sono sicurissimo".

Il prefetto Rustico disse: "Orsù torniamo al discorso che ci siamo proposti e che urge di più. Riunitevi insieme e sacrificate concordemente agli dèi". Giustino rispose: "Nessuna che sia sano di mente passerà dalla pietà all'empietà".
Il prefetto Rustico disse: "Se non ubbidirete ai miei ordini, sarete torturati senza misericordia". Giustino rispose: "Abbiamo fiducia di salvarci per nostro Signore Gesù Cristo se saremo sottoposti alla pena, perché questo ci darà salvezza e fiducia davanti al tribunale più temibile e universale del nostro Signore e Salvatore".

Altrettanto dissero anche tutti gli altri martiri: "Fa' quello che vuoi; noi siamo cristiani e non sacrifichiamo agli idoli".
Il Prefetto Rustico pronunziò la sentenza dicendo: "Coloro che non hanno voluto sacrificare agli dèi e ubbidire all'ordine dell'imperatore, dopo essere stati flagellati siano condotti via per essere decapitati a norma di legge".
I santi martiri glorificando Dio, giunti al luogo solito, furono decapitati e portarono a termine la testimonianza della loro professione di fede nel Salvatore.

(*)
Giustino nacque a Flavia Neapoli, città fondata da Vespasiano nel 72 d.C. poco dopo la conquista di Gerusalemme da parte dei romani. La città esiste ancora nella Samaria, col nome di Nablus e si trova fra due montagne bibliche: l’Ebal e il Garizzim. Molto vicina alla biblica Sichem, dove Dio era apparso ad Abramo, e dove lui Gli dedicò un altare (cfr. Gn 12, 6-7). Giosuè a Sichem convocò le dodici tribù d’Israele per ratificare la Alleanza fra Dio e il suo popolo (cfr. Gs 24). Lì vicino si conserva il pozzo di Giacobbe, dove il nostro Signore annunziò alla Samaritana che era arrivata l’ora in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità (cfr. Jn 4,23).

San Giustino racconta la sua conversione nel Dialogo con Trifone, nel quale il santo ci manifesta l’itinerario della sua anima verso Dio. Lo stile letterario non diminuisce bensì abbellisce la verità della sua testimonianza. La conversione di Giustino ci aiuta a comprendere quali erano i motivi che potevano spingere ad un pagano, di cultura greca, verso il cristianesimo nel secondo secolo dopo Cristo. In quel' epoca le speculazioni filosofiche erano piene di preoccupazioni religiose. Come dice Gilson, in quell’epoca "convertirsi al cristianesimo era, spesso, passare da una filosofia animata da uno spirito religioso ad una religione capace di visioni filosofiche". Anche se geograficamente vicino ai Samaritani, non sembra che siano stati questi ad avvicinarlo al monoteismo né ad ispirargli il desiderio di conoscere la verità. Secondo la testimonianza dello stesso Giustino, la lettura dei profeti e degli amici di Cristo (gli apostoli ed evangelisti) viene, nella sua vita, dopo la lettura dei filosofi. In ogni modo nessuna spiegazione naturale, psicologica o sociologica è sufficiente a spiegare la sua conversione. Come afferma il P Lagrange: "La migliore spiegazione, quella che risolve il problema dalla radice, è che la grazia attirava questa anima privilegiata. Senza dubbio l’uso della ragione l’aveva allontanato dalle pratiche politeistiche"

Speriamo che San Giustino, filosofo e martire, sia un esempio per tutti noi cristiani, affinché siamo trovati degni di questo nome che portiamo.

http://www.paginecattoliche.it/modules.php...article&sid=526



*************************


Altra componente della disciplina sacerdotale è l'amore del proprio posto. Lo so: non è facile amare il posto e rimanervici quando le cose non vanno bene, quando si ha l'impressione di non essere compresi o incoraggiati, quando inevitabili confronti con il posto dato ad altri ci spingerebbero a farci mesti e scoraggiati. Ma non lavoriamo per il Signore? L'ascetica insegna: guarda non a chi obbedisci, ma per Chi obbedisci. Soccorre poi la riflessione. Io sono Vescovo da vent'anni: parecchie volte ho sofferto per non poter premiare qualcuno, che veramente meritava; ma, o mancava il posto premio o non sapevo come sostituire la persona o sopravvenivano circostanze avverse. D'altra parte, ha scritto S. Francesco di Sales: « Non c'è nessuna vocazione che non abbia le sue noie, le sue amarezze, i suoi disgusti. A parte quelli che sono pienamente rassegnati alla volontà di Dio, ognuno vorrebbe cambiare la propria condizione con quella degli altri. Quelli che sono Vescovi non vorrebbero esserlo; quelli che sono sposati vorrebbero non esserlo e quelli che non lo sono vorrebbero esserlo. Da dove viene questa generale inquietudine degli spiriti, se non da una certa allergia che noi abbiamo alla costrizione e da uno spirito non buono, il quale ci fa supporre che gli altri stiano meglio di noi? »

(Giovanni Paolo I - Discorso al Clero Romano - 7 settembre 1978)


**********************************************

IL DISCORSO RIVOLTO DA BENEDETTO XVI AL COLLEGIO DEGLI SCRITTORI DE "LA CIVILTÀ CATTOLICA"

Rinnovarsi leggendo correttamente
i "segni dei tempi"


"La Civiltà Cattolica, per essere fedele alla sua natura e al suo compito, non mancherà di rinnovarsi continuamente, leggendo correttamente i "segni dei tempi"". È la consegna che Benedetto XVI ha affidato al Collegio degli Scrittori de "La Civiltà Cattolica", ricevendoli in udienza nella mattina di venerdì 17 febbraio, nella Sala dei Papi. Questi sono i punti nodali del discorso pronunciato dal Papa:


"Conosco e apprezzo l'opera che la Rivista svolge a servizio della Chiesa dal 1850, quando il mio Predecessore di venerata memoria, il beato Pio IX, la istituì "in modo perpetuo", dotandola di un particolare Statuto, nel quale è stabilito uno speciale legame con la Santa Sede";


"Vi è in ciò l'espressione di una particolare fiducia nei confronti della Rivista da parte dei Pontefici miei Predecessori, ma vi è anche l'appello alla vostra fedeltà nei confronti delle direttive della Santa Sede";


"Pur nel tumultuoso mutare delle contingenze storiche, tale legame non è mai venuto meno, come mostrano gli attestati di benevolenza che i Romani Pontefici hanno espresso alla Rivista nei suoi 155 anni di vita. In tali documenti, infatti, emerge l'interesse con cui essi hanno seguito e seguono il lavoro della Civiltà Cattolica, riconoscendone l'utilità per il bene della Chiesa ed apprezzandone la costante fedeltà alle direttive del Magistero";


"In questo nostro tempo in cui il Signore Gesù chiama la sua Chiesa ad annunciare con nuovo slancio il Vangelo di salvezza, non ci si può tuttavia dispensare dalla ricerca di nuovi approcci alla situazione storica in cui oggi vivono gli uomini e le donne, per presentare ad essi in forme efficaci l'annuncio della Buona Notizia";


"Oggi va sempre più affermandosi una cultura caratterizzata dal relativismo individualista e dallo scientismo positivista; una cultura, quindi, tendenzialmente chiusa a Dio e alla sua legge morale, anche se non sempre pregiudizialmente avversa al cristianesimo";


"È grande perciò lo sforzo che i cattolici sono chiamati a compiere per sviluppare il dialogo con la cultura odierna e aprirla ai valori perenni della Trascendenza";


"Ecco dove si colloca la missione di una rivista di cultura come La Civiltà Cattolica: partecipare al dibattito culturale contemporaneo, sia per proporre, in modo serio e nello stesso tempo divulgativo, le verità della fede cristiana in maniera chiara e insieme fedele al Magistero della Chiesa, sia per difendere senza spirito polemico la verità, talvolta deformata anche attraverso accuse prive di fondamento alla comunità ecclesiale";


"Come faro sulla strada che La Civiltà Cattolica è chiamata a percorrere vorrei indicare il Concilio Vaticano II. Le ricchezze dottrinali e pastorali che esso contiene - e, soprattutto, l'ispirazione di fondo - non sono state ancora assimilate appieno dalla comunità cristiana, anche se sono passati 40 anni dalla sua conclusione";


"Un particolare impegno la Rivista deve porre nella diffusione della Dottrina sociale della Chiesa, uno dei temi che durante i suoi 155 anni di vita essa ha più ampiamente trattato".

(©L'Osservatore Romano - 18 Febbraio 2006)

GRAZIE BENEDETTO XVI..........


preferire l'antica fede


"Quando il veleno ariano ebbe contaminato non una piccola regione ma il mondo intero, quasi tutti i vescovi latini cedettero all'eresia, alcuni costretti con la violenza, altri sedotti con la frode. Una specie di nebbia offuscò allora le menti, per cui non era possibile distinguere la via da seguire. Per essere al riparo da questa peste contagiosa il vero e fedele discepolo di Cristo dovette preferire l'antica fede a queste false novità"

(San Vincenzo da Lerino, Commonitorium)




Il dogma va predicato

San Giovanni Bosco diceva…

«Il dogma va predicato. Esso è la sostanza della nostra Religione, quindi è necessario che i fedeli ne siano istruiti e lo conoscano: esso ha relazione intima colla morale. Il dogma va predicato:

1) perché esso è la parte più nobile e vitale della religione;

2) il dogma è il segno, il carattere con cui il fedele si distingue dall’infedele;

3) il dogma è germe delle virtù soprannaturali;

4) il dogma è la materia della nostra fede: perché “fides est sperandarum substantia rerum”, dice san Paolo, “non apparentium”; e deve essere noto ai fedeli, affinché possa essere esercitata la loro fede;

5) il dogma dimostra la relazione che passa tra le verità naturali e le soprannaturali. Supera la forza della ragione, ma non è mai contrario a questa. Vi è tal nesso tra le verità dogmatiche, che negata una logicamente si dovrebbero negare tutte.

6) Il dogma va predicato, perché nutrisce l’umiltà che è il fondamento della vita morale. É la sottomissione dell’intelligenza a Dio rivelatore e alla Chiesa docente.»

(IX,733-4)

[Modificato da Caterina63 23/07/2010 23:57]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:43. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com