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Padre G. Cavalcoli O.P. IL CONCILIO TRADITO, gli errori di K.Rahner - imperdibile!

Ultimo Aggiornamento: 23/11/2011 23:36
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19/02/2010 22:21
 
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Karl Rahner - Tradimento al Concilio

Caro Amico,
su Tempi uscito oggi in edicola c’è un servizio di 5 pagine sul nostro
testo di P. Giovanni Cavalcoli Karl Raner - Il Concilio tradito”. Il fatto che questo libro abbia potuto essere pubblicato dopo tante traversie e ostilità è segno che la Chiesa sta ritornando sulla strada giusta.
Grazie soprattutto al Santo Padre Benedetto XVI!

In questo libro troverai elencate e sconfessate15 autentiche eresie di Rahner, che purtroppo ancora tanta influenza ha nell’insegnamento teologico e quindi nella pastorale e nella Sacra Liturgia.

Sono convinto che il tuo aiuto nella divulgazione di questo libro sia importante per la Chiesa e per l’Apostolato della Buona Stampa, quella cattolica!
Ecco due frasi di Autori tratte da Tempi:
“Personalità enorme e pericolosa del filosofo che ‘voleva troppo”.
"Se ne avessi la forza, lo combatterei"


Puoi ordinare questo testo cliccando sull’
immagine, sul link o scrivendo una mail a ordini@fedecultura.com

Grazie!
Prof. Giovanni Zenone Ph.D. Direttore
Fede & Cultura
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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Karl Rahner, un cristianesimo senza radici
 di Fr Giovanni Cavalcoli, op



Un noto teologo odierno ci chiarisce gli errori fondamentali di uno dei maggiori esponenti di quella teologia eversiva che nel XX secolo ha afflitto la Chiesa al suo interno, e le cui nefaste influenze sono dinanzi agli occhi di tutti noi cattolici.


[Da «Radici Cristiane n. 47, Agosto-Settembre 2009]

Sappiamo come di recente il Papa, parlando dell'interpretazione degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, ha rilevato l'esistenza di un' “ermeneutica della rottura", da lui giudicata fuorviante, e l'ha contrapposta all'ermeneutica giusta che ha chiamato "della continuità".

Il teologo gesuita Karl Rahner (1904-1984), secondo quanto sta apparendo con sempre maggiore chiarezza da uno studio critico di molte delle sue opere condotto ormai da decenni, è forse l'esponente maggiore di tale ermeneutica della rottura, che da quarantenni ha attirato e continua ad attrarre schiere di teologi e pastori in tutto il mondo.

L'ermeneutica della rottura è una caratteristica di gran parte della teologia di Rahner, una teologia che enfatizza il nuovo, il moderno assolutizzato, fine a se stesso e senza discernimento, in modo tale da portarlo a una rottura con quel passato nel quale si trovano quelle radici cristiane, dalle quali soltanto può sorgere una sana modernità, che non può essere sana se non in continuità con quelle radici, che contengono valori divini, perenni e immortali.

La modernità secondo Rahner

Rahner ha avuto la buona idea di cercare di ammodernare il cristianesimo, di creare un dialogo del cristianesimo con la modernità. Ma ha sbagliato nel concepire il moderno. È rimasto vittima del mito idealista tedesco della "filosofia moderna". Non è sbagliato di per se aspirare a una filosofia moderna, apprezzare una filosofia moderna, perché si suppone che sia meglio informata, più sapiente, più solida e più intelligente dell'antica. Esiste un tomismo moderno certo migliore di quello del Sei o Settecento.

L'errore di Rahner è stato quello di optare per una filosofia "moderna", la quale è stata sì moderna nel senso temporale, ma non nel senso qualitativo. Che cosa conta che una filosofia sia temporalmente moderna se poi di fatto ricade in antichi errori pagani, che già erano stati corretti dalla filosofia cristiana medievale, autrice delle radici cristiane dell'Europa? Che "moderno" è quel moderno che distrugge un passato, quale quello delle radici cristiane dell'Europa, legato all'immutabilità della parola di Dio, quella parola della quale Cristo ha detto: «Cielo e terra passeranno, ma le mie parole non passeranno?».

Rahner ha concepito il progresso come rottura, come contraddizione col passalo di una tradizione cristiana sacra e perenne, quella che appunto si chiama sacra Tradizione, sorgente della divina rivelazione insieme con la Sacra Scrittura, come da sempre insegna la Chiesa Cattolica. Questa rottura è nata dal fatto che Rahner non si è accorto della perenne validità di tale Tradizione, come condizione di vero progresso.

Da che cosa sorge, da quali radici sorge la modernità rahneriana? Da un idealismo come quello che - per sua espressa dichiarazione - trae origine da Cartesio, passa per Kant. Fichte. Schelling ed Hegel e giunge ad Heidegger. Ma la tanto declamata novità cartesiana, come dimostrano gli storici del pensiero, in realtà riprende le fila dell'antico pensiero greco presocratico dei parmenidei, degli eraclitei, dei sofisti e degli scettici. Anche la continuità non è un valore, se è la continuità di un vizio perenne della ragione, come quello che si trascina da Protagora ad Heidegger.

Continuità ed evoluzione

Rahner non ha capito qual è la legge dell'evoluzione dogmatica. La vera evoluzione non è rottura, ma esplicitazione nella continuità. Non suppone l'equivocità, ma la continuità analogica. Il dogma di Calcedonia contiene la stessa verità della cristologia del Vaticano II, solo che nel corso di quattordici secoli la Chiesa ha conosciuto meglio (e come diversamente avrebbe dovuto accadere?) quel medesimo mistero di Cristo che già è immutabilmente e definitivamente enunciato dal dogma calcedonese.

Rahner ha inteso gli insegnamenti del Concilio come rottura con la Tradizione. Egli distrugge la Tradizione e quindi non opera in nome di una sana modernità, ma di un rinnovato modernismo peggiore di quello dei tempi di san Pio X. Per Rahner la verità cristiana comincia col Vaticano II da lui interpretato peraltro in modo modernistico. Prima c'è la barbarie, il vuoto, il nulla. Nessuna radice. Nessuna sorgente, nessuna base o nessun principio. Ma tutto comincia con Cartesio per finire con Heidegger. L'idealismo tedesco poi si sposa in Rahner con l'influsso luterano.

Tuttavia uno potrebbe obbiettare: ma in fin dei conti, anche Rahner ha rispetto per il passato e per la Tradizione, giacché anch'egli, almeno a quanto pare, basa la tua teologia sulla Sacra Scrittura e sulla storia del Cristianesimo e della teologia cattolica.

Sì, ma con quale impostazione? Non con l'impostazione del vero cattolico, il quale accoglie docilmente e fiduciosamente tutti i pronunciamenti dottrinali o dogmatici del Magistero della Chiesa e dei concili ecumenici, quali pepite d'oro che appaiono via via nel fiume della storia, ma con l'atteggiamento tipicamente luterano del "libero esame" (con la scusa dell' "esegesi storico-critica''), che di volta in volta, con diversi pretesti, si permette di stabilire in questo preziosissimo e ricchissimo patrimonio della Tradizione, quello che gli garba o non gli garba alla luce di quella che egli chiama "filosofia moderna".

Qual è il risultato? Un puro e semplice gnosticismo (come rivelano chiaramente gli studi di don Ennio Innocenti), come è stato quello dell'idealismo tedesco fino ad Heidegger. Dove va finire la fede? Non e più virtù teologale soprannaturale con la quale si accoglie per vero quanto Dio ha rivelato e la Chiesa ci propone a credere, ma la famosa «esperienza trascendentale aprioristica ed atematica», ispirata all'ermetismo, alla teosofia, a Schleiermacher e ad Heidegger. Insomma, un rinnovato gnosticismo, col quale Rahner crede di conoscere Dio e Cristo meglio di quanto gli insegna la Chiesa Cattolica.

Rahner non è capace di unire l'immutabile col mutevole sul piano dei concetti. Immutabile e universale è soltanto l’ “esperienza trascendentale", ma essa è ineffabile ("Mistero assoluto") e non concettualizzabile; viceversa il concetto (il "categoriale"), anche quello dogmatico, è privo di universalità e immutabilità. Ne viene la conseguenza incresciosa che la verità teologica esiste, ma è inesprimibile; mentre ciò che può essere espresso appartiene solo al campo del particolare, del mutevole e dell'incerto.

Divinizzazione dell’uomo

L'etica rahneriana. come sempre avviene, è conseguenza logica dei suoi princìpi metafisici, gnoseologici e antropologici. La base fondamentale di tutto, come fu acutamente denunciato a suo tempo da Cornelio Fabro. è l'identificazione dell'essere col pensiero, identificazione che perla verità, è propria solo dell'essenza divina, ma che invece Rahner pone come principio di tutto il reale. Da qui il panteismo in metafisica e l'idealismo in gnoseologia.

Da qui viene anche l'identificazione dell'essere con l'agire e col divenire e la tendenza monistica che non distingue più adeguatamente il vero dal falso, il bene dal male, l'eterno dal temporale, il finito dall'infinito. Dio dal mondo. Ciò non gli impedisce peraltro di cadere in dualismi irresolubili, che qui non è il caso di esaminare. Per distinguere egli separa, e per unire, confonde.

Da questi principi fondamentali discende la sua concezione del rapporto dell'uomo con Dio: la ragione umana non dimostra l'esistenza di Dio partendo dagli effetti creati, come insegna san Paolo (Rm. 1,20) e il libro biblico della Sapienza (Sap. 13,5), ma possiede originariamente ed atematicamente un'«esperienza preconcettuale dell'essere» (“Vorgriff”). nella quale legge immediatamente la propria autocoscienza e l'esistenza di Dio. Come nella conoscenza divina, non si passa dalle cose a Dio, ma da Dio alle cose. Rahner confonde il sapere umano col sapere divino.

L'uomo dunque è già di per sé originariamente, benché "atematicamente". potenzialmente Dio; Dio non è che la piena attuazione dell'uomo (Dio è l' «orizzonte trascendentale dell’autotrascendenza umana»). Dunque nessuna reale distinzione tra natura umana e grazia. L'uomo è per essenza in grazia, la natura umana è definita dalla grazia, senza la grazia è nulla, è pura "astrazione", pura "possibilità" (polemica contro la "natura pura").

La quale grazia poi non è un dono di Dio, o un accidente (qualità) dell'anima, ma è Dio stesso, che così diventa il costitutivo sostanziale dell'uomo ("causa formale" dell'uomo), confondendo così Dio con l'anima umana. La grazia dunque è inammissibile, così come l'uomo non può perdere la sua essenza. Da qui l'estrema difficoltà con la quale Rahner cerca di spiegare l'esistenza del peccato.

La distruzione del cristianesimo

Da qui la tesi secondo la quale tutti per essenza tendono a Dio, tutti sono sempre in grazia, tutti si salvano ("buonismo"), il peccato diventa impossibile oppure è un costituivo irrilevante della natura perché sempre perdonato da Dio (Lutero), da qui la negazione della redenzione di Cristo come sacrificio espiativo e riparatore del peccato (e quindi la crisi del sacerdozio, della Messa e della Liturgia).

Da qui la negazione dì una natura umana oggettiva. universale e immutabile (difetto dell'esistenzialismo), dell'immortalità dell'anima (col rischio del materialismo), della legge naturale (con conseguente relativismo morale), dell'oggettività della conoscenza concettuale-razionale (con la conseguenza del relativismo dogmatico) e del libero arbitrio (con la conseguenza di un'etica spontaneistica, antiascetica e schiava delle passioni: Freud), la negazione della Parusia futura di Cristo (Parusia adesso), dei privilegi mariani (niente verginità), dell'esistenza degli angeli (sono solo "possibili"), di dannati nell'inferno (non c'è nessuno) e la tesi secondo la quale anche l'ateo è credente ("cristianesimo anonimo").

La cristologia è concepita hegelianamente in modo evolutivo-dialettico come passaggio dall'umano al divino e viceversa (riappare l'eresia di Eutiche), sicché Rahner giunge alla conclusione che antropologia, teologia e cristologia sono la stessa cosa (effetto del panteismo). Le tre Persone divine non sono tre relazioni sussistenti ovvero tre sussistenze, ma tre "modi di sussistenza" di un'unica persona-natura-sussistente (modalismo), mentre l'essenza della Trinità si risolve nel suo manifestarsi al mondo («la Trinità immanente è la Trinità economica»). Allora Dio è obbligato a creare? È obbligato a incarnarsi? A manifestarsi all'uomo? Qui si vede l'influsso della fenomenologia di Husserl e viene anche in mente Hegel: «Senza il mondo. Dio non è Dio».

In particolare, in morale, la persona appare come soggetto meramente spirituale (cf. la res cogitans di Cartesio), che liberamente (come in Fichte, Gentile e Sartre) pone o progetta la propria essenza e quindi la legge morale, la quale quindi non è posta da Dio nella natura umana, ma il soggetto liberamente la pone da sé onde porre la propria essenza e la propria natura. Salvo poi a porre la persona come emergente dalla materia, per il fatto che viene negata la distinzione fra anima e corpo.

La persona non appare come «individua substantia rationalis naturae», ma alla maniera idealistica, come autocoscienza e libertà, come una specie di relazione sussistente in atto, sicché c'è poi da chiedersi come potranno essere persone quei soggetti i quali per vari motivi non possono o non vogliano relazionarsi a Dio ed agli altri.

Figlio dell'orgoglio moderno

I princìpi di fondo possono riassumersi in una divinizzazione gnostica dell'uomo e in una secolarizzazione del soprannaturale, si fanno sentire in vari modi: nel suo stesso metodo di pensare e di argomentare, dettato spesso da presunzione nei confronti delle massime autorità nel campo della filosofia come della religione, nell'aver sempre ignorato le osservazioni e le critiche che gli sono state fatte per decenni da eccellenti studiosi e teologi, nel sollecitare o suggerire una condotta morale improntata a un esagerato amore per la libertà personale, nel disprezzo dei valori oggettivi, eterni e universali, insomma un'esaltazione dell'io che ben poco ha a che vedere con un sano amore di sé riconosciuto dal cristianesimo, ma assomiglia molto di più al soggettivismo e alla presunzione tipici della religiosità luterana e al limite alla spropositata esaltazione dell'io propria dell’etica fichtiana.

Appare l'ombra sinistra di Nietzsche. Siamo ancora nel Cristianesimo? È questa l'interpretazione del Concilio?

© Radici Cristiane
www.radicicristiane.it/

[Un grazie al sito Rassegna stampa - Centro Cattolico di Documentazione di Marina di Pisa per aver messo in rete, a disposizione di tutti, l'articolo]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Abbiamo il piacere di proporvi un’intervista rilasciata ad Antonio Gaspari da Padre Giovanni Cavalcoli, autore del libroKarl Rahner – Il Concilio tradito” edito da Fede & Cultura.
Questo testo di Cavalcoli è di grande attualità e importanza, perché affronta, confutandole con argomentazioni chiare e profonde, alcune tesi postconciliari che contengono gravi errori dottrinali.
Mentre ringraziamo l’amico Antonio Gaspari per l’intervista, Vi consigliamo anche di leggere la recensione di Piero Vassallo sull’inserto “libri”, selezionabile andando in home page di LA RISCOSSA CRISTIANA


Di Antonio Gaspari


E’ appena uscito in libreria il libro del professor Giovanni Cavalcoli o.p. “Karl Rahner – Il Concilio tradito” edito da Fede & Cultura.
Si tratta di un libro straordinario, dove il domenicano Padre Cavalcoli affronta con coraggio e competenza i tanti problemi che sono emersi nella Chiesa nel periodo post conciliare.
Il professore di Teologia Dogmatica e Morale presso lo Studio Teologico Accademico Bolognese analizza in maniera puntuale e accurata la teologia del professore gesuita Karl Rahner, indicata da molti come quella che ha creato più problemi.

Il libro di Cavalcoli analizza una delle questioni più importanti, della Chiesa di oggi e cioè la retta interpretazione e quindi la giusta applicazione del Concilio Vaticano II.
Il docente domenicano ricorda che gli ultimi Pontefici, sino a Benedetto XVI, sono intervenuti più volte e in vari modi su questo argomento lamentando cattive interpretazioni ed esortando ad interpretare il Concilio in conformità a quel medesimo Magistero della Chiesa che è alla base delle sue dottrine.
Cavalcoli ricorda anche come il ruolo della teologia di Rahner nella confusione del post concilio è stato più volte sottolineato.
Già negli anni sessanta il Cardinale Pietro Parente, già Segretario del Sant‟Uffizio, scrisse un saggio dal titolo “ La crisi della verità e il Concilio Vaticano II” (Istituto Padano di Arti Grafiche, Rovigo, 1983), in cui si evidenziava la crisi dottrinale che è seguita al Concilio, causata non certo da esso, ma da un ritorno alle utopie eretiche del ‘modernismo’. E a questo proposito, veniva criticata la teologia di Karl Rahner.
Più di recente si è svolto un congresso teologico internazionale organizzato dai dell’Immacolata dal titolo “Da Karl Rahner, un’analisi critica. La figura, l‟opera e la recezione teologica di Karl Rahner (1904-1984)”. Gli atti sono stati raccolti in un libro a cura di Padre Serafino M. Lanzetta, (Editrice Cantagalli, Siena, 2009)

Il prof. Giovanni Cavalcoli o.p. è autore di un numero impressionante di saggi e libri. Dal 1978 al 1982 docente di Filosofia presso lo Studio Teologico Accademico Bolognese. Dal 1980 al 1982 docente di Psicologia e Metafisica presso il Seminario Arcivescovile di Ravenna. Dal 1982 al 1990 Officiale della Segreteria di Stato del Vaticano. Dal 1988 al 1990 docente di Teologia presso la Facoltà di Magistero “Maria Assunta” di Roma. Dal 1990 docente di Filosofia presso lo Studio Filosofico Domenicano di Bologna.
Dal 1992 al 2004 docente stabile straordinario di Teologia Dogmatica e Morale presso lo Studio Teologico Accademico Bolognese – Sezione San Domenico. Dal 1992 Socio ordinario della Pontificia Accademia Teologica Romana, oggi Pontificia Academia Theologica.
Per quanto riguarda la teologia di Karl Rahner, il prof. Cavalcoli è uno dei maggiori studiosi.
Nel libro Karl Rahner – Il Concilio tradito” ogni singola questione viene confrontata con il Magistero e le tesi scritte da Rahner.
La critica è profonda, chiara, documentata e argomentata.
Per comprendere il contesto e le implicazioni di una tale riflessione teologica Antonio Gaspari, per La Riscossa Cristiana ha intervistato il prof. Giovanni Cavalcoli o.p.

Sul Concilio e sui suoi insegnamenti ci sono tesi diverse e contrapposte. Lei parla di Concilio Tradito. Che vuole dire?

Cavalcoli: Intendo rifarmi all’interpretazione autentica del Concilio, che proviene dai documenti del Magistero della Chiesa, della Santa Sede e del Papa dalla fine del Concilio ad oggi. È in riferimento a tale interpretazione che parlo di “Concilio tradito”, in quanto intendo respingere le interpretazioni che divergono da quelle fatte dalla Chiesa.


Secondo alcuni Karl Rahner è il “grande architetto della teologia del secolo XX”, un Capo indiscusso della teologia “moderna”. Mentre nel suo libro lei sostiene che molte tesi della teologia di Rahner sono così erronei da essere prossimi all’eresia. Ci fa qualche esempio?

Risposta: Certamente. Elenco qualcuna di queste tesi:

1) l’identità dell’essere col pensiero estesa a tutto il reale, mentre quest’identità appartiene solo a Dio. Questo è panteismo;

2) la confusione dell’essere con l’essere pensato (“esperienza trascendentale”). Questo è idealismo;

3) l’idea che Dio muti con la conseguente negazione delle due nature di Cristo. Questa è negazione del dogma dell’incarnazione;

4) la conoscenza di Dio senza la mediazione del mondo. Questo è ontologismo;

5) la persona divina come modo di sussistenza. Questo è modalismo;

6) la negazione dell’universalità e immutabilità del concetto (“piano categoriale”). Questo è relativismo;

7) la mutabilità e relatività dei concetti dogmatici. Questo è modernismo;

8) l’idea di Dio come “orizzonte della trascendenza dell’uomo”. Questo è ancora panteismo;

9) l’assorbimento della natura nella grazia (“esistenziale soprannaturale”). Questo è soprannaturalismo;

10) la riduzione della grazia a natura: secolarismo (“svolta antropologica”);

11) la persona umana come coscienza e libertà. Questo è idealismo;

12) l’idea che tutti sono in grazia. Questa è la negazione del dogma del peccato (“cristiani anonimi”);

13) la negazione dell’oggettività ed universalità della natura umana. Questo è relativismo antropologico;

14) la negazione dell’immortalità dell’anima;

15) negazione della legge morale universale ed immutabile (“etica esistenziale formale”). Questo è relativismo morale;

16) la negazione del sacrificio espiatorio di Cristo, con la conseguente negazione del sacerdozio e della Messa. Questa è la negazione del dogma della redenzione.

Indubbiamente occorrerebbe spiegare per ognuna di queste tesi perché e come o sono eresie o prossime all’eresia. A titolo di esempio, mi limito ad illustrarne qualcuna, tra le più gravi, sempre con la possibilità di un errore di interpretazione da parte mia. Ma se sbaglio, chiedo che mi venga mostrato. Per le altre, rimando al mio libro e alla letteratura critica che vi ho citato. Osservo inoltre che è possibile che Rahner stesso non si sia reso conto di questi errori, così come pure coloro che lo seguono. Porrò prima la dichiarazione di Rahner e sotto la dottrina della Chiesa.

Tesi 3: “La realtà assoluta, o più esattamente colui che è assoluto, nella pura libertà della sua infinita arelazione, che sempre conserva, ha la possibilità di divenire egli stesso l’altro, il finito, la possibilità di Dio; proprio nel fatto e per il fatto di alienarsi, di concedersi. Pone l’altro come sua propria realtà”(Cit. da H.Küng, Incarnazione di Dio, Ed.Queriniana, Brescia 1972, pp.646-647.

“Sancta catholica apostolica Romana Ecclesia credit et confitetur unum esse Deum, … una singularis simplex omnino et incommutabilis substantia spiritualis”, Concilio Vaticano I, Costituzione dogmatica “Dei Filius”, c.I, Denzinger 3001.

“Sequentes sanctos Patres, unum eundemque confiteri Filium Dominum nostrum Iesum Christum consonanter omnes docemus … in duabus naturis inconfuse, immutabiliter, indivise, inseparabiliter agnoscendum …”. Definizione del dogma cristologico del Concilio di Calcedonia del 451 (Denzinger 302).

Tesi 5: “L’unica autocomunicazione dell’unico Dio si attua intre diversi modi di presenza nei quali l’unico e medesimo Dio ci è dato concretamente in se stesso. … . … L’unico Dio sussiste in tre distinti modi di sussistenza. … La concreta realtà di Dio ci viene incontro in modi diversi” La Trinità, Ed.Queriniana, Brescia 1998, p.105.


“Il modalismo è un’eresia trinitaria fiorita nei secc.II-III e consistente essenzialmente nell’asserire che nella SS.Trinità il Padre, il Figlio e lo Spirito santo non sono persone tra loro realmente distinte, ma solo modi diversi di manifestarsi e di agire di un’unica persona divina. E’ detto anche ‘sabellianismo’”, Enciclopedia cattolica, vol.VIII, coll.1162-1163, voce “Modalismo”. Il modalismo fu condannato dal Concilio Costantinopolitano I, can.1 nel 381(Denzinger 151) in questi termini: “Fidem non esse violandam Patrum qui apud Nicaeam convenerunt”(Concilio di Nicea), “sed manere eam firmam et stabilem, et anathematizandam omnem haeresim, et specialiter … Sabellianorum …”. La persona divina non è un modo di sussistenza, ma è un sussistente e precisamente unarelazione sussistente: “In Deo omnia sunt unum, ubi non obviat relationis oppositio” (Concilio di Firenze del 1442, Denzinger 1330).

Tesi 6 “Il concetto è un’asserzione storicamente condizionata”, Nuovi saggi, vol.I, Ed.Paoline 1968, pp.105-106. “L’idoneità di un concetto per comprendere un contenuto può mutare, senza che la Chiesa … possa impedirlo”, La Trinità, p.104. “Anche la convinzione più vera, oggettivata in proposizioni e dottrine, non costituisce ancora una garanzia di ‘essere’ nella ‘verità’ dell’esistenza”, Nuovi saggi, vol.I, Ed.Paoline 1968, p.92. “un uomo, nella suastoricità, non è affatto in grado di distinguere in maniera riflessamente adeguata la propria veste storica della verità da quest’ultima come tale, nella sua permanente validità”, Nuovi saggi, vol.V, p.332; “Sempre e dappertutto l’uomo, nelle sue decisioni assolute ed irrivedibili della sua vita, si basa su realtà storiche sulla cui esistenza e natura egli non possiede teoreticamente alcuna assoluta sicurezza”, Corso fondamentale sulla fede, Ed.Paoline 1978, p.305.

“Veritas non est immutabilis plus quam ipse homo, quippe quae cum ipso, in ipso et per ipsum evolvitur”. Proposizione condannata tra gli errori dei modernisti dal Decreto del S.Uffizio del 1907 “Lamentabili”, prop.n.58 (Denzinger 3458).

Tesi 12: “La grazia non ha bisogno di essere pensata comeevento intermittente di Dio in un mondo in sé profano, ma è un esistenziale della creatura spirituale permanentementedato, che finalizza la creatura al contatto immediato con Dio. … E’ sempre insita nella natura e nella storia dell’uomo, quale sua dinamica e sua finalizzazione. E’ un oggetto spirituale a priori”, Nuovi saggi, vol.V, Ed.Paoline 1975, p.689.

“Si quis dixerit, amissa per peccatum gratiam simul et fidem semper amitti, … , anathema sit”. Concilio di Trento, Canoni sulla Giustificazione, n.28, (Denzinger 1578).

Tesi 16. “Con tutta prudenza si può dire che i concetti paolini di ‘sacrificio’, di ‘riscatto’, ‘sangue di riconciliazione’, ecc. non rispecchiano la comprensione originaria della portata salvifica universale della croce di Gesù”, Teologia dell’esperienza dello Spirito, Ed.Paoline 1978, p.326; “Se diciamo che questo sacrificio va inteso come libero atto di obbedienza al Padre da parte di Gesù; … che Dio … dà al mondo la possibilità di soddisfare alla giusta santità divina, … abbiamo non solo chiarito, bensì anche criticato l’idea divittima espiatrice”, Corso fondamentale sulla fede, pp.364-365.

“La morte di Cristo è il sacrificio pasquale che compie laredenzione definitiva degli uomini; … di nuovo mette l’uomo in comunione con Dio riconciliandolo con lui mediante ilsangue ‘versato per la remissione dei peccati’ (Mt 26,28)”,Catechismo della Chiesa cattolica, n. 613. “Nel medesimo tempo è offerta del Figlio di Dio fatto uomo che, liberamente e per amore, offre la propria vita al Padre nello Spirito Santo per riparare la nostra disobbedienza”, n.614. “E’ l’amore ‘sino alla fine’(Gv 13,1), che conferisce valore di redenzione e di riparazione, di espiazione e di soddisfazione al sacrificio di Cristo”, n.615. Con la negazione del sacrificio di Cristo crolla evidentemente anche la dottrina del sacerdozio e della S.Messa, in quanto, come insegna il Concilio di Trento (Dottrina sul Sacrificio della Messa, Denzinger 1743), “in hoc divino sacrificio idem ille Christus continetur et incruenterimmolatur, qui in ara crucis semel seipsum cruenter obtulit”. Ed il compito del sacerdote è appunto quello di offrire il sacrificio, che, nel caso del cristianesimo, è lo stesso sacrificio di Cristo attualizzato incruentemente (Eb 5,1).


Sempre nel suo libro lei accomuna le tesi di Rahner a una corrente di pensiero che ha prodotto “disaffezione per la verità, saccenteria, superbia, sete di potere ed empietà, ribellione al Magistero e al Papa, cedimento agli errori della modernità, assenza di confutazione degli errori, profanazione della liturgia”. Accuse gravissime, quali le prove?

Cavalcoli: le prove si ricavano dalla considerazione degli stessi errori di Rahner, perché ne sono le cause. Essi non possono che portare a quei risultati. I vizi e i difetti che elenco vanno soggetti però a molti gradi. Sono gravissimi solo nel loro grado massimo. Non intendo riferirmi necessariamente al tale grado massimo e non intendo dire che tale grado sia frequente. Solo così le mie accuse sarebbero gravissime. Ciò che invece constato di solito è la loro presenza in un grado modesto o a volte anche minimo. Ma ciò non significa che anche in questo grado queste cose non siano pericolose per la vita morale.
Secondo quanto lei ha scritto il Rahnerismo, col pretesto dell’apertura al mondo moderno, del dialogo, del pluralismo, della democrazia, della libertà religiosa e di ricerca, dell’ecumenismo, dell’ispirazione dello Spirito Santo, ha eliminato nel Corpo di Cristo le difese immunitarie, rendendo insipida o discutibile la Parola di Dio, e ha tolto il muro di cinta della Vigna del Signore”.

Come ha fatto Rahner a compiere queste azioni e perché?

Cavalcoli: Perché ha frainteso il vero spirito del Concilio, quasi che esso fosse un ritorno di modernismo e rinunciasse alla tradizionale condanna degli errori. Inoltre egli ha affrontato la trattazione di tutti quei temi e quei valori senza quel discernimento e quello spirito critico che gli sarebbero stati forniti da una sana preparazione filosofica e teologica fondata sulla fedeltà al Magistero della Chiesa e in special modo a S.Tommaso d’Aquino, raccomandato dal ConcilioVaticano II e da secoli dai Papi come guida negli studi filosofici e teologici.

È vero che lei ha avuto difficoltà nella pubblicazione di questo libro?

Cavalcoli: I miei Superiori in un primo tempo non volevano concedermi la licenza di pubblicazione, prevista dalle leggi del mio Ordine, elencando una serie di punti che, a loro giudizio, impedivano ad essi di darmi tale licenza. Tuttavia mi hanno esortato a proseguire le mie ricerche e a migliorare la mia esposizione. Ho tenuto conto delle loro critiche e alla fine mi hanno concesso il permesso.

E come se ne esce dal Rahnerismo per una corretta interpretazione del Concilio?

Cavalcoli: Si devono riconoscere gli aspetti positivi del pensiero rahneriano, presenti soprattutto nel Rahner giovane, che giustamente meritò l’onore di fungere da perito del Concilio. In secondo luogo occorre correggere i suoi errori alla luce della dottrina della Chiesa e della sana filosofia. In terzo luogo occorre un intervento prudente, mirato, sistematico ed organizzato dell’episcopato sotto la guida della Santa Sede per quest’opera di correzione, che richiederà molto tempo, ma che, con l’assistenza dello Spirito Santo, giungerà certamente a buon fine. Solo allora si potrà dire che il Concilio sarà veramente realizzato.

 

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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