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Noi e l'Islam

Ultimo Aggiornamento: 21/02/2010 19:29
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21/02/2010 19:20
 
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena  (Messaggio originale) Inviato: 09/11/2003 15.01
Amici, da questo forum vorrebbe partire una maggior conoscenza dell'Islam in tutte le sue sfaccettature e poter andare oltre, attraverso la carità cristiana, le notizie quotidiane dei giornali....

 
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21/02/2010 19:23
 
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Don AUGUSTO TINO NEGRI, I cristiani e l'islam in Italia. Conoscere, capire, accogliere i musulmani, Elledici, Leumann (Torino) 2000(circa 10 E), pp.140

I musulmani sono oggi la più numerosa comunità religiosa presente in Italia dopo quella cattolica. Con più di 600.000 fedeli hanno superato di molto i Testimoni di Geova (400.000) che sono in ribasso, presenti sul nostro territorio nazionale da ormai un secolo poi, i protestanti di varie denominazioni (in aumento le Assemblee minori) e gli ebrei (stabili) da sempre facenti parte del nostro panorama religioso.

L'Italia è abituata a movimenti religiosi minoritari ed ha una plurisecolare attitudine alla convivenza pacifica, contrariamente alle accuse rivolte di poca ospitalità che poi, essendo l'Italia il centro del Cattolicesimo con la sede papale, si può dire tranquillamente che la stessa Chiesa ha accettato sempre la convivenza. Oggi invece dell'islam si parla sempre più spesso e sempre in modo problematico. Perché questa nuova realtà crea tante incertezze, tanti dubbi, tante domande? I musulmani portano una realtà culturale molto lontana da quella che l'Occidente e l'Italia in particolare, hanno costruito nei millenni. Ecco che lo Stato e la società italiana devono risolvere non solo problemi di accoglienza di stranieri ma un confronto di culture, uno scontro fra visioni della vita e della persona umana talora molto lontane. Se lo Stato deve dare risposte nuove, anche i cristiani si trovano di fronte a problemi importanti: come "accogliere" i musulmani? È giusto dar loro le chiese per pregare? Cos'è il dialogo interreligioso, cos'è la missione verso i musulmani? È opportuno celebrare i matrimoni misti? Perché un cristiano si converte all'islam e un musulmano al cristianesimo?…

A queste domande cerca di rispondere il recente volume di don Tino Negri I cristiani e l'Islam in Italia. Conoscere, capire, accogliere i musulmani.

Il testo cerca di esaminare molti temi con sintesi ma non per questo in modo superficiale. Può essere diviso idealmente in due parti: la prima dedicata all'informazione sull'islam e la seconda al rapporto di questo col cristianesimo.

Dopo una brevissima introduzione (p. 5), utile ad inquadrare lo scopo del saggio, l'autore cerca di individuare i motivi e le diverse tipologie della presenza musulmana in Italia (pp. 7-9) per poi passare a dare una veloce informazione sull'islam (pp. 9-24), elencando anche vari organismi e movimenti di carattere internazionale (pp. 24-28) da cui dipendono le realtà italiane (pp. 31-35).

Il secondo capitolo (pp.36-43) informa il lettore su alcune caratteristiche della vita del fedele muslim. Alcune precisazioni concernono i cibi e le bevande, il divertimento, l'abbigliamento e il calendario delle festività, per concludersi con le letture e quindi gli sforzi editoriali ad intra e ad extra intrapresi dagli organismi musulmani in Italia.

Il capitolo terzo informa sul culto e sulla dottrina musulmana (pp. 44-51) mentre il quarto (pp. 52-60) presenta il Corano prima come scrittura sacra poi come testo verso cui si è rivolto lo sforzo esegetico sia nella sua forma classica sia secondo la moderna ermeneutica.

La presentazione dell'islam si conclude nel capitolo quinto (pp. 61-70) con un esame della figura di Dio e un'indagine sull'immagine che Gesù Cristo assume nelle varie sure coraniche e nella tradizione islamica.

Questi ultimi tre capitoli fanno da ponte per la seconda parte del testo dove ci si avvicina allo spinoso problema del confronto fra cristianesimo e islam. Nel capitolo sesto (pp. 71-75) vengono esaminati con assoluta schematicità i punti di contatto fra le due fedi e subito dopo gli elementi di dissenso.

Il testo pare idealmente rivolto ad un lettore cristiano e quindi il settimo capitolo (pp. 76-78) propone una presentazione (forse un po' troppo sintetica) della teologia delle religioni cattolica a cui fa seguito una breve storia delle relazioni fra cristiani e musulmani (pp. 79-98). Largo spazio è dedicato alla condizione, spesso non felice, dei cristiani in terra musulmana sia nella sua dimensione attuale che in quella storica.

Nel capitolo nono (pp. 99-128) si arriva al vero motivo che ha spinto l'autore a scrivere il testo, ovvero al tema pastorale. Don Negri sviluppa i problemi più direttamente legati alla dimensione familiare: la scuola, l'inserimento sociale, i matrimoni misti ed il delicatissimo aspetto delle conversioni dei musulmani al cristianesimo.

Il testo si conclude con una breve presentazione delle dichiarazioni sui diritti dell'uomo e la loro parziale accettazione nei paesi islamici (pp. 129-131) per passare al non risolto problema dell'Intesa fra stato italiano e organismi islamici (pp. 132-133).

Le ultime pagine sono occupate da un elenco di organizzazioni islamiche presenti in Europa e in Italia (pp. 134-135) e da una indicazione bibliografica di base per una consapevolezza pastorale del problema che si va ad affrontare (pp. 136-137).

Il testo di don Negri risulta essere unico nel suo genere in lingua italiana. Le informazioni che fornisce sono importanti per chiunque voglia conoscere il suo interlocutore prima di iniziare qualsiasi forma di dialogo.

Le modalità con cui affronta i vari temi (sintesi e schematismo) tengono presente il poco tempo e la poca disponibilità che clero ed operatori pastorali hanno verso lo studio dei problemi prima di affrontarli. Ci auguriamo che l'autore abbia agio di sviluppare questa riflessione in una prossima opera di maggiore impegno.

Silvia Introvigne


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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 09/11/2003 15.36
Esce il nuovo libro del priore di Bose: non si può ridurre la storia delle tre grandi religioni a violenze e conflitti (3.5.2002)

Monoteisti, politeisti ...e tanta intolleranza

«Intellettuali come De Benoist e Hillman auspicano un ritorno al paganesimo. Ma non è vero che la religione antica sia stata più pacifica»

Di Enzo Bianchi

Secondo la Bibbia, il primo omicidio è avvenuto nei pressi di un altare e dopo un sacrificio offerto a Dio (cfr. Gen 4,3-8). Ed è innegabile che nella storia il monoteismo sia divenuto motivo di violenze e guerre. Soprattutto quando il singolare «monoteismo» è stato declinato al plurale come «monoteismi», indicando con ciò le tre grandi religioni: ebraica, cristiana e islamica. Possiamo, a mio parere, distinguere tre ambiti in cui si è manifestata l'intolleranza:

a) dei monoteismi fra di loro;

b) di ciascun monoteismo al proprio interno;

c) dei monoteismi nei confronti degli altri uomini, i «pagani», i «non credenti», gli «infedeli».
a) Se ebraismo, cristianesimo e islam si rifanno all'unico Dio e si riconoscono discendenti di Abramo, padre di tutti i credenti nel Dio unico, questa comune eredità è divenuta, come spesso nelle famiglie, motivo di gelosia, di opposizione e perfino di violenza. Ciascuno dei tre monoteismi è stato persecutore e perseguitato nei confronti dell'altro monoteismo, certamente in misure molto diverse e da valutarsi storicamente in maniere differenziate (si pensi al rapporto ebraico-cristiano, in cui non vi è la ben che minima comparabilità tra le persecuzioni ebraiche contro i primi cristiani e l'antigiudaismo cristiano la cui influenza non è stata estranea alla Shoah), o comunque è stato in rapporto conflittuale e di rivalità con esso.
b) Molti periodi storici mostrano che le tre religioni hanno saputo convivere pacificamente tra loro e hanno invece rivolto al loro interno l'atteggiamento inquisitorio e persecutorio. Mostrando così che il rapporto del monoteismo con la tolleranza non è solo il problema dell'altro, ma anzitutto il problema del medesimo. Si può pensare, in campo cristiano, alle cruente repressioni degli eretici e alle lotte fra cattolici e protestanti e, in campo islamico, alle violente repressioni dell'ortodossia islamica n ei co nfronti di sette eretiche, ad esempio, durante l'impero ottomano. Nell'ambito ebraico, così pluralista e tollerante al proprio interno, si può pensare alla questione delle sette giudaiche all'epoca del secondo Tempio, alle opposizioni e agli ostracismi conosciuti dal movimento chassidico al suo sorgere o ai difficili rapporti tra ortodossi, riformati e conservatori in epoca moderna e contemporanea.
c) Il problema dell'intolleranza verso «gli altri» riguarda essenzialmente il cristianesimo e l'islam, in quanto l'ebraismo, pur avendo conosciuto qualche sussulto di proselitismo, non ha sostanzialmente mai interpretato la propria vocazione a essere «luce delle genti» nel senso di quello zelo missionario che ha suscitato in cristiani e musulmani la volontà di «rendere gli altri uguali a sé» convertendo l'umanità alla propria fede.
Detto questo, pare francamente poco fondato tacciare la forma monoteista in quanto tale di autoritarismo, violenza, fanatismo, integrismo, int olleranza. Questo è certamente uno dei rimproveri che i contemporanei propugnatori di una rinascita del politeismo pagano (Alain de Benoist, Louis Pauwels, David L. Miller eccetera) rivolgono al monoteismo. Il monoteismo, secondo questi autori, vorrebbe imporre un solo cammino di verità alla molteplicità della vita, rifiutando le differenze e imponendo il proprio punto di vista come l'unico «vero» ed esercitando così una tirannia sulle coscienze. Esso - dicono ancora questi autori - veicola l'ossessione dell'unico e dell'omogeneo, conduce alla svalutazione dell'altro, genera società totalitarie, si fa garante di un modello politico e si pone come ideologia a servizio di un potere politico. Al contrario, il politeismo rifletterebbe la molteplicità di popoli, culture e valori e perfino della mente umana. James Hillman propugna il politeismo come modello adeguato a una psicologia che sottolinei la pluralità degli archetipi.
In realtà risulta difficile non notare la funziona lità pol itica del politeismo alla religione imperiale romana e l'intolleranza mostrata nella reazione persecutoria contro i cristiani. «Quando la Roma pagana condannava a morte i cristiani per il loro rifiuto di professare il politeismo, era forse più umana dei monoteisti che hanno obbligato chi ancora restava pagano a rinnegare la propria fede?», chiede André Dumas.
Attenendomi al mio ambito religioso, il cristianesimo, si può affermare che il monoteismo politico è stato elaborato dal teologo di corte Eusebio di Cesarea, nel IV secolo. Fino ad allora il cristianesimo era stato essenzialmente religione di martiri e confessori della fede. L'alleanza fra religione e potere politico ha segnato l'epoca della cristianità ed è stata all'origine di intolleranza, violenze, guerre. Ma è anche vero che non questa è la verità del cristianesimo, bensì una sua forma di realizzazione storica che oggi molti cristiani sono pronti a dichiarare indebita.
Anche teologi cristiani, tr a cui è famoso Erik Peterson (in particolare nell'opera Il monoteismo come problema politico), hanno mosso aspre critiche al legame tra religione e potere addebitando al monoteismo la responsabilità del connubio tra fede in Dio e potere politico. Tuttavia questa tesi ha ormai mostrato la sua totale inconsistenza dal punto di vista storiografico. In linea generalissima si può vedere nell'Occidente segnato dal monoteismo una tendenza all'intolleranza, mentre l'Oriente, dominato da una visione «plurale» e «diffusa» del divino, sembra più tollerante e possibilista verso altre espressioni religiose. Tuttavia il problema non risiede nel monoteismo in quanto tale, ma nel suo uso: è questo che lo può rendere funzionale a un regime politico e dunque fattore di inimicizia e divisione tra gli uomini.

 


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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 09/11/2003 16.06
Che cosa possiamo ricavare dalla storia?
 

La storia è segnata anche da periodi di rapporti molto stretti tra i due "mondi" (l'Islam della prima ora e l'Occidente di allora presentato dal Cattolicesimo) e da influenze reciproche talora assai feconde. Le pieghe "oggettive" della storia ci informano inoltre di compromessi di ordine politico ed economico che attraversarono i due campi: la religione passava spesse volte nettamente in secondo piano rispetto a interessi di potere e di denaro. Ma, a partire soprattutto dall’epoca ottomana, il pericolo principale per Europa cristiana è stato individuato nei Turchi musulmani. Non è facile sciogliere l’intrico inestricabile tra religione, affari e politica. Ma l’immaginario tende a demonizzare l’avversario e a santificare la difesa. Così è facile passare alla benedizione delle armi, che in realtà difendono soprattutto la cultura o l’egemonia politica, giustificandola in funzione della difesa della religione "vera" contro le contaminazioni e l’invasione da parte di una religione "falsa" e bugiarda.

Un esempio molto chiaro di questo atteggiamento ambiguo lungo la storia è vicino a noi. Basti pensare alla potenza della Repubblica marinara di Venezia, costituitasi di fatto su continui traffici ora in sintonia con i sultani del dâr al-islâm ora in lotta contro di essi. Venezia (ma Genova non era di meno) trafficò sempre con tutti, a prescindere da questioni religiose, mettendo in primo piano sempre e comunque il proprio interesse commerciale. Che cosa c’era, in realtà, dietro i suoi appelli al Papa o ai governi cristiani d’Europa per organizzare crociate contro il Turco? Veneziani e genovesi, in lotta tra loro per il possesso di concessioni e fòndachi in Costantinopoli, erano il nerbo principale delle truppe che dovevano difendere la capitale dell’impero bizantino nel 1453 dalle truppe di Maometto II; a loro volta ambedue erano fieramente odiati dai cristiani greci ortodossi di Costantinopoli, che preferivano la sottomissione al turbante musulmano che chinarsi alla tiara pontificia del Papa di Roma (e questo la dice lunga sui rapporti tra i cristiani anche in funzione antiislamica. Notiamo che l’imperatore bizantino e un riottoso patriarca avevano appena firmato, con il cappio la collo della necessità assoluta di aiuto da parte dell’occidente, l’unione delle due confessioni cristiane a Firenze, sconfessati subito dopo dai loro sudditi. Il tasso di gelosia era altissimo).

Per non parlare delle innumerevoli alleanze tra principi e re cristiani con capi musulmani per dirimere questioni e dissidi tra potentati cristiani stessi. Le medesime ambiguità ebbero naturalmente luogo anche nel campo avversario: principi musulmani stabilivano tranquillamente alleanze con i corrispondenti cristiani per questioni economiche o di potere. Ambedue le entità poi, lungo il corso dei secoli, si servirono ampiamente di organici militari o amministrativi o intellettuali del campo avverso. La storia della Spagna, con la sua splendida e tormentata presenza dell’Andalusia musulmana fino alla definitiva riconquista sotto i "re cattolici", è lì a testimoniare che la religione era spesso un palliativo, una foglia di fico per nascondere inconfessabili vergogne. La splendida e intricata storia di Federico II nell’Italia del sud, con la sua meravigliosa e illuminata corte di Palermo, è un altro esempio di collaborazione tra le tre religioni in vista di un progetto culturale e politico comune, che rimase però a livello di utopia per il prevalere di altri interessi. La storia è maestra, anche se inascoltata. Ed è piena di ambiguità e di ipocrisie, spesso farisaicamente velate dietro i paraventi della religione, un punto a favore di alcuni Pontefici di quell'epoca espanzionistica occorre darlo: più di uno impartiva ordini volti a non coinvolgere "la sede di Pietro" per questioni "di mercantinaggio", ribadendo che tale Sede aveva solo il compito di sorvegliare che la fede cristiana non subisse decapitazioni ed in questo, benchè non si dica troppo, accordi venivano conclusi per "il quieto vivere". Prima di indire le famose crociate è indiscutibile che fu proprio l'opera diplomatica di alcuni Pontefici, a partire da papa Gregorio ad evitare sanguinose guerre. La vera ambiguità ha inizio con i rapporti sempre più disastrosi con la relatà Bizantina la quale aveva capito il pericolo musulmano, e tuttavia chiusa nel suo orgoglio, non ritiene salutare alcuna alleanza per non dover scendere a compromessi con Roma, tale risoluzione sappiamo bene a cosa porterà e sarà l'inizio di tutto.

Non mi sogno nemmeno di sminuire i problemi, anche religiosi, che si pongono davanti a noi. Invito solo a non essere troppo faciloni, precipitosi, massimalisti in un senso o nell’altro. Distinguere il grano dalla zizzania è difficile sempre e per tutti. E nel breve periodo non è mai appagante.

La storia comunque, imperterrita, si ripete, con poche varianti, fino ai giorni nostri a partire dalla tormentata propaggine europea dei Balcani per allargarsi a livello planetario: definizioni di stati e di regimi musulmani come "moderati", "progressisti" o "fondamentalisti" sono spesso funzionali non a una realtà religiosa ma a rapporti di altro tipo.

Se volessimo indicare delle date che segnano altrettante fasi simboliche dei rapporti tra Islam e Cristianesimo, dovremmo indicare degli eventi che sono stampati nella memoria collettiva dell’Europa:

732: la battaglia di Poitiers segnò la fine (simbolica) della conquista araba musulmana proveniente dalla Spagna.

1099: conquista di Gerusalemme da parte delle truppe crociate. 1187: battaglia di Hattin. Saladino sconfigge le truppe cristiane e termina praticamente il Regno latino di Gerusalemme. L’atto finale è rappresentato dalla caduta in mano musulmana della roccaforte di S. Giovanni d’Acri nel 1291.

1453: caduta di Costantinopoli e fine dell’impero romano d’oriente a opera dei Turchi.

1492: conquista di Granada, con espulsione dalla Spagna di musulmani ed ebrei.

1571, 7 ottobre: battaglia di Lepanto. Vittoria non sfruttata da parte cristiana ma altamente simbolica per l’unione della cristianità e per i riflessi psicologici e soprattutto commerciali che ebbe in tutta l’area del Mediterraneo orientale. Questa vittoria fu ed è tutt'oggi il simbolo della spiritualità di Roma perchè unica nel suo genere la risoluzione dei fatti che non cercò alcun profitto, ma che si "chiuse" in una Lode e Preghiera di ringraziamento che ancora oggi ne commemora i fatti il 7 Ottobre.

1683: battaglia di Vienna e sconfitta dei Turchi. Segna la fine della grande paura da parte dei governi cristiani europei, che vedevano minacciata l’Europa centrale. Anche questa Battaglia che si ha nei periodi in cui una fascia di protestantesimo combatteva i cattolici con le armi, passerà quasi inosservata nei libri di storia di oggi. Eppure anche questa battaglia, con quella di Lepanto, assumono i medesimi contorni ed un finale risolutivo con la preghiera del Rosario che veniva in contemporanea combattuto dalla Riforma. Un paradosso, eppure una realtà ignobilmente messa da parte.

Le immagini negative dell’altro in quanto "musulmano", cosa dire oggi?

La storia del dialogo tra cristiani e musulmani è stato un lungo susseguirsi di scontri politici, culturali e religiosi, in cui le dispute polemiche hanno generato malintesi e pregiudizi che si sono rafforzati con passare del tempo.

Quali sono i pregiudizi che popolano l’immaginario collettivo a proposito dei musulmani? Provo ad accennarne alcuni tra i più comuni, sia nella storia che nell’attualità.

Anzitutto, per l’Europa e in particolare per l’Italia funziona ancora un "corto circuito", che identifica il musulmano con l’arabo o con il turco, mescolando categorie etniche con categorie religiose. Abbiamo già visto che questo assunto è vero solo in parte, anche se gli Arabi e i Turchi sono i popoli a maggioranza musulmana che circondano il mar Mediterraneo.  Il Corano invita, d’altra parte, a essere fedeli alle alleanze e accusa i non musulmani esattamente della stessa cosa che i cristiani addebitano ai musulmani. Resta per l’appunto una tradizione cavalleresca cristiana parallela che attribuisce una qualifica di lealtà ai musulmani e di slealtà ai cristiani. Passerà alla storia la recriminazione del Papa Pio II Enea Silvio Piccolomini, che suona come una terribile accusa ai principi cristiani di essere sleali e attenti solamente ai loro interessi e non alle sorti della cristianità. E parallelamente la sua lode nei confronti dei sultani musulmani, fedeli alle loro consegne. Forse non sarebbe male passare da una anonima accusa generica a rapporti più stretti con le singole persone: ci si accorgerebbe immediatamente che gli stereotipi cadono da soli. Altro aspetto del cristianesimo odierno sono i Movimenti Evangelici di matrice Protestante che pur di non prendere accordi ecumenici con la Chiesa Cattolica, stanno diventando quella fascia di cristiani fondamentalista della nostra Europa, rischiando di danneggiare i lavori di dialogo, confronto, rispetto e reciprocità finora raggiunti con molti gruppi musulmani.

Un secondo "corto circuito" è quello che identifica i musulmani con i "fondamentalisti". A parte il fatto che la terminologia stessa è nata in ambiente cristiano per qualificare gruppi di cristiani, sètte protestanti del 1600 accusavano Roma di fondamentalismo, non dimentichiamo che il fenomeno del fondamentalismo islamico è molto recente e amplificato dai mezzi di comunicazione. I corrispondenti dai paesi musulmani hanno preso l’abitudine di semplificare paurosamente i movimenti musulmani, facendo corrispondere le qualifiche all’atteggiamento dimostrato superficialmente nei confronti della cosiddetta civiltà occidentale. Le notizie che arrivano dal tanto demonizzato Iran sciita proprio in questi giorni stanno dimostrando che il processo in atto in quel paese è molto più significativo e aperto alla libertà e alla democrazia della "moderata" Arabia Saudita. I movimenti cosiddetti "fondamentalisti" o "integristi" o "integralisti" nella loro espressione violenta, armata e terroristica rappresentano una realtà, certamente, ma raggruppano di fatto una minoranza ristretta della popolazione musulmana. Tale minoranza, che ha caratteristiche di indottrinamento e di organizzazione ferrea e strutturata, riceve spesso legittimazione proprio dall’enfatizzazione che ne fanno i mezzi di comunicazione. Essa rappresenta un momento dialettico e senz’altro pericoloso nei paesi musulmani, che stanno cercando faticosamente di trovare una loro via autonoma di presenza nel mondo e una loro visibilità sullo scacchiere internazionale. L’adesione che ricevono talora dalla popolazione locale è spesso fondata sull’ignoranza e sull’unica reazione possibile a governi corrotti e despoti. L’Algeria insegna. Molti di questi movimenti, inoltre, non sono diretti contro l’esterno, ma contro la corruzione e il "paganesimo" interno. La cautela è d’obbligo anche nell’attuale situazione degli immigrati musulmani in Italia.

 


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21/02/2010 19:24
 
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 09/11/2003 17.01

L'Islam (il musulmano) è un "pagano", un "eretico", o che altro?

Lungo i secoli l’accusa reciproca che musulmani e cristiani si sono lanciati è stata quella di "infedeltà", se non direttamente di "paganesimo".

La prima accusa ha basi coraniche e si fonda sull’accusa ai cristiani di "associare" altri (Gesù Cristo, il dogma trinitario) a Dio e di aver dato a Dio un figlio. Tuttavia non dimentichiamo che Maometto arriva 500 anni d.C. pretendere dunque che il Corano, per quanto rispettabile, unica "Verità della Parola" ovviamente sembra ed è azzardato.

 Credo che nell’immaginario musulmano questo pregiudizio rischi di essere invincibile, almeno finché non si cominci a leggere il Corano stesso e gli scritti cristiani con occhio diverso. Ma tale atteggiamento si scontra con l’altro presupposto coranico, che le Scritture dei cristiani sono state irrimediabilmente corrotte per ignoranza o malafede. Un h³adîth racconta che un giorno ‘Umar stava leggendo una pagina delle Scritture degli ebrei. Muh³ammad lo sorprese e lo rimproverò aspramente, dicendogli che quello che di vero era scritto in quelle pagine lo avrebbe trovato nel Corano e che altrimenti avrebbe perso il suo tempo o ne avrebbe avuto pregiudizio la sua fede. Credo pertanto che non resti che accettare la differenza.

Da parte cristiana l’accusa di infedeltà può sottostare alla strana ma diffusissima percezione dell’Islam come eresia cristiana. Già S. Giovanni Damasceno, che abitava a Gerusalemme ed era figlio di un amministratore cristiano della Siria al tempo degli Omayyadi, sosteneva questa tesi: "l’Islam nasce dalla corruzione del messaggio cristiano simile a quella di Ario". Questa tesi ha avuto grande fortuna lungo tutta la storia dei travagliati rapporti tra Cristianesimo e Islam. Basti pensare alla Divina Commedia dantesca, in cui Muh³ammad è catalogato, naturalmente, all’inferno tra gli eresiarchi e non tra i pagani o gli atei. Ma talora rispunta anche in alcuni scritti moderni e contemporanei, là dove si ha il coraggio, ma non la pazienza, di confrontare il Corano e la Sunna con la tradizione ebraico-cristiana precedente, per trovare le radici comuni e i rami divergenti. E non potrebbe essere diversamente poichè quando Maometto scrisse il Corano se pure una tradizione sostiene che gli venne "dettato dall'angelo", la storia, quel poco che abbiamo se pur poco, ci dice che Maometto si "istruì presso un rabbino di una sinagoga che aveva con sè documenti cartacei dell'epoca di Gesù e con gli scritti degli Apostoli che studiava", infatti per un attento studioso, non sfugge che il Corano è impregnato di versi e tesi prese qua e là fin anche dai Vangeli apocrifi, la stessa realtà di un Gesù citato e nominato nel Corano non può che essere che frutto di trascrizioni dai Vangeli sia apocrofi che canonici. Per questo santi cone Francesco d'Assisi desideroso di una "crociata" spirituale vede nel musulmano "un fratello da ricondurre alla verità" che non tanto "da convertire", non pochi personaggi santi dell'epoca sostenevano che il musulmano "non è un pagano e non è un ateo, ma un eretico da ricondurre alla fonte vera della Parola".

Forse, al di sotto di tale presupposto, c’è la difficoltà ad ammettere una nuova religione dopo il Cristianesimo, per noi un messaggio assolutamente inarrivabile. O meglio, una "strada" diversa e nuova per salvaguardare in fondo la cultura di un popolo estraneo alla nostra cultura occidentale, dove la poligamia non era frutto di libidine ma un esigenza di rispettare la parola di Dio quando dice di "occuparsi degli orfani e delle vedove", l'unico modo per rispettarle era sposarle e l'unico modo per riconoscere gli orfani era diventarne "padre", inoltre la donna non vantava la nostra mentalità occidentale perciò dipendeva del tutto dall'uomo, la vedova se non si risposava, moriva letteralmente di stenti e gli orfani morivano drammaticamente abbandonati per le strade di qualche duna del deserto. In questo scenario la poligamia non è la stessa cultura occidentale ed è ingiusto concialiarla alla nostra mentalità. Si potrebbe in un futuro eliminarla, insegnando alle donne di quel mondo una cultura che sostenga la loro vedovanza dando loro la possibilità di un lavoro e di una libera gestione della propria vita, valutando la singolare dignità di ciascuna persona. Ma questo potrà essere soltanto il frutto di un lungo e paziente dialogo che parta dal rispetto dell'altro.

Sotto il pregiudizio reciproco di "paganesimo", che non è un termine coranico nei confronti dei cristiani, ci stanno altri pregiudizi. Modernamente è soprattutto la percezione da parte di tanti musulmani che la morale cristiana, presentata soprattutto dalla televisione, sia caratterizzata da un’intollerabile rilassatezza dei costumi, soprattutto sessuali. In altri termini avviene in questo senso in campo musulmano il medesimo "corto circuito" di cui abbiamo parlato precedentemente: la modernità, con tutti i suoi aspetti negativi, viene identificata in blocco con la cristianità. Da parte cristiana il processo di "paganizzazione" dell’Islam è più elaborato ma non meno significativo. Esso nasce soprattutto nell’epica medievale, parallelamente all’individuazione della religione di Muh³ammad come prodotto del diavolo. "L’etica "pagana" era immaginata come il rovesciamento di quella cristiana, specie per quanto riguardava i piaceri carnali: si diceva che i saraceni erano tenuti dal loro credo a ogni sorta di abuso e di libidine a causa dei pessimi costumi del fondatore della loro dottrina, il quale – per fuggire alla vergogna – li aveva resi obbligatori trasferendoli nella sua legge. Vero o falso che sia purtroppo la storia ci insegna che non erano votati alla castità, tutt'altro, l'impalamento quale atto di condanna verso i cristiani presi e condannati a tale supplizio, non ha nulla da invidiare alle nostre turture occidentali ed ha come sfondo la punizione a livello di sfera sessuale, cioè, con l'impalamento, si voleva punire in termini coranici la depravazione di tutto il mondo occidentale, quindi cristiano, in sostanza uno pagava per tutti, 10 catturati? 10 venivano impalati a testimonianza della punizione coranica.  Ai primi del Duecento Giacomo di Vitry giungeva a sostenere che i saraceni più colti e intelligenti, buoni conoscitori delle Scritture cristiane, si sarebbero senz’altro convertiti se non fossero stati trattenuti nell’osservanza islamica dalla permissività sessuale voluta da Maometto. Anche se tale permessività era rilegata alla questione della poligamia e dove tutte le donne sposate doveva ricevere la loro dose di rapporto, spesso si riscontravano casi di un uomo con 10 mogli, possiamo dunque comprendere a cosa portava come conclusione di logica. Sarà dunque lo stesso Dottore Angelico ad affermare nel suo trattato lo De rationibus fidei contra Saracenos, Graecos et Armenos che l’Islam è una deformazione della verità; è una religione che induce alla violenza e ottiene ragione con la guerra; è fondato sulla licenza sessuale e Muh³ammad è un falso profeta (Cardini, Europa, 133). L’autorità di Tommaso rimarrà a lungo l’unica percezione dell’Islam negli studi di teologia. Come si vede, diversi piani si fondono in questa panoramica, mescolando percezioni legittime per un cristiano (che non può accettare come profeta autentico del proprio Dio Muh³ammad) con percezioni  falsate della religione in sé, derivanti da generalizzazioni di casi specifici e adatte per la controversistica. L'Aquinate non ha certamento colpe, lui del resto ha vissuto nel suo tempo ed è importante invece che nell'Islam abbia individuato la "deformazione della Verità e non la sua compoleta estraneità" .

Dal canto suo, la Riforma Protestante non fu da meno nella qualifica dell’Islam, se non in certi casi anche più severa, se un Papa era arrivato a dire che i musulmani erano più onesti dei cristiani, ciò giustifica un rapporto, se pur sofferto, fra la Chiesa di allora e i Musulmani, mentre con gli esponenti Protestanti le barriere si faranno più alte e più solide. Lutero nel 1542 qualifica il Corano come "libro maledetto, infame, disperato, diabolico… pieno di menzogne, favole e di ogni abominio", Calvino non gli è da meno: "Soltanto i cristiani hanno la verità assoluta e solo la Bibbia è il libro Sacro, chiunque non riconosce Gesù Cristo e non accetta la Bibbia  è un condannato da candannare". Nemmeno san Tommaso d'Aquino arrivò a dire tanto, nemmeno la sede di Roma condannò mai ufficialmente il Corano.

Accanto alla questione, ancora di moda, che presenta l’Islam come la religione del piacere sessuale sfrenato ed egoista, prerogativa solamente del maschio, resta da sfatare il pregiudizio che le mutilazioni sessuali (infibulazione) praticate sulle donne africane sia un derivato dell’Islam. Esse sono in realtà retaggi preislamico e precristiani propri di alcune tribù dell’Africa soprattutto centro orientale. Tali mutilazioni erano praticate correntemente anche da e su donne cristiane prima dell'avvento dei "missionari cattolici" in quelle terre, il fatto è che essendo l'Islam uno Stato Confessionale" dove queste cose si praticano, la risoluzione di una colpa unica è fatta... Più complesso è il discorso del velo, che ha base coranica ma ha differenti interpretazioni da parte degli stessi musulmani (cf Cor 33,59). Ci sono ambienti cristiani protestanti che obbligano oggi le loro donne ad entrare in chiesa con il velo, sono sottomesse ai mariti in termini che la nostra stessa mentalità occidentale l'ha praticamente superato, impediscono alle loro mogli di lavorare come impiegate o di indossare minigonne, o di adornarsi con percing e varie.

In fondo sono questi ultimi aspetti che il mondo e la cultura musulmana ci condannano, che ognuno ci pensi bene prima di dire che hanno veramente torto!

 


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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 09/11/2003 17.29

Possiamo allora giungere ad un dialogo?

I latini di occidente erano preoccupati anzitutto dall’invasione dei loro territori e dalla condizione delle comunità cristiane sotto il dominio musulmano. Carlo Magno tentò dei rapporti diplomatici con la raffinata corte di Baghdad. Una lettera di Papa Gregorio VII del 1076 a un emiro tunisino sulla situazione di una comunità cristiana è di estrema rilevanza per i rapporti tra le due religioni in quel periodo. Egli infatti riconosce che "sebbene in differente modo, ambedue riconosciamo un Dio unico e ogni giorno lo lodiamo e lo adoriamo come creatore e sovrano dell’universo". Di maggiore rilevanza furono due fatti, che partirono dall’ambiente spagnolo, per secoli culturalmente il più vicino all’Islam. È da segnalare che attorno alla corte Andalusa e nei territori da essa influenzata sia ebrei che cristiani parlavano correntemente l’arabo (ricordare la liturgia mozarabica). Il primo fatto da segnalare è la traduzione dei grandi maestri musulmani della medicina (come Ibn Sînâ o Avicenna), della matematica e della filosofia. In particolare per quanto riguarda quest’ultima è da segnalare l’arrivo in Europa dell’opera filosofica di Ibn Rushd, o Averroè. È attraverso di lui che la filosofia di Aristotele arriva a informare la scolastica cristiana. Ed anche per questo ci sarà avversione da parte del mondo protestante che rinnegherà completamente la scolastica cattolica!

 Il secondo fatto è l’inizio della traduzione in latino del Corano a Toledo, curata da un’équipe mista di musulmani, ebrei e cristiani diretta dall’abate di Cluny, Pietro il Venerabile. Questa edizione del Corano, che porta il nome di Roberto di Ketton, piuttosto lacunosa e naturalmente completata dalla refutazione delle tesi e delle idee musulmane, resterà fondamentale per i quattro secoli successivi; in pratica era l’unico modo per un cristiano latino di accostarsi ai testi base dell’Islam. Questo fatto ci fa comprendere la libertà dei cristiani nei confronti della conoscenza, del resto così come è da sfatare che la Chiesa vietava la lettura della Bibbia, ci fu in quell'ambito un vero e proprio scambio di culture ed alcune copiature della Bibbia, raggiunsero la corte di Bagdad

La seconda grande traduzione del Corano in latino, che a sua volta segnerà un’epoca e che non ha perduto validità fino ai giorni nostri, sarà quella del canonico lucchese Ludovico Marracci, stampata a Padova nel 1698. Ma i tempi saranno cambiati in molte cose, soprattutto dal punto di vista politico coinvolto nella Riforma Protestante. Ma secolo XII sarà dunque uno dei secoli più fecondi per i contatti tra cristiani e musulmani.

L’epoca dell’umanesimo e del rinascimento è segnata da un lato dall’apparizione sulla scena dell’Islam dei Turchi e dall’altro dal progressivo sganciamento dell’occidente dalla filosofia scolastica. Questo fatto porterà l’occidente a identificare il pericolo musulmano con il pericolo turco, che nel frattempo diventava sempre più incombente, fino a occupare progressivamente i Balcani e l’Ungheria e a fare scorrerie in Friuli e addirittura a Vicenza e a staccarsi progressivamente dagli arabi per attingere le sue fonti direttamente all’origine, nei documenti in greco portati da Costantinopoli. È in questo clima che purtroppo, non a torto, i pregiudizi nei confronti dei musulmani si fanno sempre più forti, con l’accusa di magia e di stregoneria e il rinsaldarsi dell’identificazione dell’Islam con il male assoluto. Ma come abbiamo visto non era l'Islam dei secoli precedenti, un altro "Islam" aveva preso vita da questi anni, quello che si distacca dalle origini imbevendo da ogni dove le sue conoscenze, e saranno questi che fonderanno le basi di ciò che oggi conosciamo quale "fondamentalismo".  Caratteristico del periodo della riforma protestante, ad esempio, è il parallelo reciproco che cattolici e protestanti stabiliscono tra il rispettivo nemico e il musulmano turco a causa dei pericoli che vedevono. Come un secolo prima gli ortodossi, i protestanti innalzavano vessilli proclamando: "Meglio Turchi che papisti!", naturalmente si preferì di gran lunga accordi "papisti" dal momento che si era giunti ad un periodo e ad una fase dove i Turchi non concedevano alcuna diplomazia. Eccezioni parziali a questo riguardo possono essere da una parte Nicolò Cusano, il grande umanista che studiò da vicino i testi dell’Islam, anche se per contraddirli, e l’altro gigante dell’epoca, Erasmo da Rotterdam, il quale, pur non ricusando per principio la crociata, affermava tuttavia che la guerra era in ogni caso una pazzia, anche quella contro gli "infedeli" e che i principi cristiani avrebbero fatto meglio a praticare la loro fede piuttosto che prendere le armi.

Ma è da segnalare anche un altro fatto che si verificò nel XVI secolo: la composizione, forse da parte di un cristiano passato all’Islam, di un opuscolo, chiamato Vangelo di Barnaba. Esso si presenta appunto come un vangelo, a bella posta omesso dai cristiani, che testimonierebbe la vera entità del cristianesimo. In esso si afferma a chiare lettere che Gesù non è affatto Dio ma solo un messaggero, che annuncia un altro messaggero che verrà dopo e che si identificherà con Muh³ammad. Alla sua divulgazione si dovrà "ringraziare" il protestantesimo che con l'invenzione della stampa, iniziò a dispetto della Chiesa a stampare tuitto ciò che ritevena idoneo per porsi contro la Chiesa, il vangelo di Barnaba stava quasi per essere adottato fin anche dalla Riforma, quando poi rendendosi conto che non negava solo il papato, ma anche la divinità di Cristo, preferì allora non annoverarlo, ma troppo tardi, è in questo periodo che tale vangelo apocrifo assumerà la sua massima divulgazione, così come gli altri vangeli detti apocrifi e che la Chiesa appunto non riteneva, a buona ragione, di farli leggere. Tale opuscolo fa ancora parte attualmente della controversia tra cristiani e musulmani.

Con il secolo dei lumi comincia il vero e proprio distacco del dâr al-islâm dall’Europa, segnato da una profonda e progressiva decadenza dell’impero ottomano. Rimangono e si rafforzano però i pregiudizi, testimoniati anche in campo laico soprattutto da parte di Voltaire. Con Napoleone e la sua campagna nel Vicino Oriente comincia un moto di rinascita e di presa di coscienza da parte di intellettuali musulmani formati in Europa. Il resto è storia dei nostri giorni, poiché sappiamo bene che siamo figli, lo vogliamo o no, del secolo scorso.

Vorrei concludere con le pagine finali del libro di Cardini: "Oggi, un’Europa politicamente non più al centro del mondo, finanziariamente ed economicamente grande potenza ma non ancora provvista di vere istituzioni unitarie e ancora incapace di esprimere una politica internazionale e una linea diplomatica autonome rispetto "all’alleato" americano, appare indecisa e ambigua di fronte ai governi e ai popoli del dâr al-islâm. I suoi rapporti con gli Stati Uniti d’America sembrano condizionarne la libertà e autonomia quanto d’azione quanto di giudizio nei confronti di paesi come Iran, Irak, Libia; mentre la sua opinione pubblica appare ancora molto poco informata e scarsamente sensibile alle molte articolazioni religiose e culturali del mondo islamico, rispetto alle quali le schematiche distinzioni in "laici" e "integristi" (o analoghi poco precisi aggettivi) appaiono del tutto inadeguate. L’informazione scarsa e di mediocre qualità, che solo una martellante pratica massmediale fa sembrare al contrario abbondante e capillare, si sposa al permanere o addirittura al grottesco rinnovarsi di antichi pregiudizi che, riguardo all’Islam, si giunga a una visione serena e concretamente flessibile delle cose.

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21/02/2010 19:26
 
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GESU', MAOMETTO E LE DONNE

Nei vangeli appare che le donne godano di ampia considerazione. A parte la figura di Maria che viene onorata anche dai musulmani i quali credono di lei la verginità e l'Immacolata,  vi sono quelle che la tradizione poi ha denominate le" pie donne" che seguono  Gesu ed egli stesso spesso si rivolge ad esse. WIlliam  Reich  parlò di una concezione "matristica" dei Vangeli : in realtà però solo agli uomini veniva riconosciuto il ruolo di "apostoli" e tuttora (salvo qualche confessione protestante) il ruolo di sacerdote (e quindi anche di vescovo) viene riservato solo agli uomini

Maometto anche mostra di avere considerazione delle donne: viene riferito che consulta sempre la moglie Cadigia e poi le altre mogli e figlie che conduceva anche alla guerra e non mancano nel Corano riferimenti particolari alle donne.

Maometto ebbe invece un atteggiamento che definiremmo singolare:sposò Cadigia, una ricca vedova di circa 15 anni piu anziana il che sarebbe strano anche per i  parametridi giudizio moderni. Il matrimonio comunque fu felice, Maometto fu marito fedele, ebbero sei figli e Cadigia fu la sua prima seguace. Alla sua morte però Maometto, ormai gia uomo maturo, cambiò atteggiamento: sposò da 10 a 15 mogli giovanissime, intorno a 12 anni : ovviamente non si possono però applicare a questi comportamenti criteri e valori moderni che li condannerebbero duramente, appare invece che Maometto abbia fatto qualcosa di anomalo in questo senso: scrivendo il Corano egli insegna letteralmente la poligamia ma per uno scopo nobile "soccorrere le vedove, prendersi cura degli orfani", l'anomalia sta nel fatto che egli non sposò più una vedova dopo la morte della prima moglie e quelle che sposò erano tutte giovanissime, senza figli quindi, tanto da far sospettare sul suo equilibrio sensuale.

Anche la progenie di Maometto è fatto importante per i Mussulmani: gli Sciti si staccano dagli altri mussulmani proprio perche ritennero che la guida religiosa debba spettare a un parente di Maometto stesso

In seguito principi e potentati vari hanno cercato di rivendicare una propria parentela con il profeta. Persino Saddam Hussein si proclamò discendente dal Profeta senza che naturalmente alcuno gli credesse.

Nulla del genere naturalmente avviene nel mondo cristiano  nel quale l'unica discendenza presa in considerazione  è solo di carattere spirituale....

Nei Vangeli non si tratta mai esplicitamente della gerarchia  fra uomo e donna, nessun precetto particolare viene enunciato. Nelle lettere abbiamo invece un passo fondamentale dell'apostolo Paolo, quello che abbiamo imparato a conoscere di Ef.5,23-33 dove Viene richiamato il principio di gerarchia uomo- donna (l'uomo è capo della donna) ma è contemperato con un paragone mistico (Cristo e la Chiesa) e dal richiamo all'amore che deve unire i coniugi

Nel Corano invece la preminenza maschile viene enunciata con bel altro rigore....

Sura IV An-Nisâ'  (Le Donne ) 34 Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono [per esse] i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l'insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, grande!

Come possiamo leggere la differenza è enorme, la differenza fra le parole dell'apostolo Paolo e la frase della Sura coranica, contiene un abisso non nelle frasi specifiche, ma nella sostanza dell'insegnamento e dello scopo dell'unione fra i due....

Come si vede la prevalenza dell'uomo dipende dalla volontà di Dio e dall'ordine sociale.

Ma l'aspetto più grave è stato scoprire la buona fede dell'iman il quale si stupiva del clamore e ribatteva che aveva solo dato qualche utile consiglio pratico!

Il problema va ricondotto al concetto di Shari'ah  e alla sua interpretazione. Una interpretazione estensiva può superare il problema e avvicinare alla sensibilità occidentale: un'interpretazione letterale invece lo rende insuperabile perchè: il devoto mussulmano che vuole alla lettera seguire il Corano, che è parola non di Maometto ma di Dio stesso "deve" pretendere ubbidienza dalla moglie, "deve" alla fine giungere anche a costringerla con la violenza!

per il problema vedi: "Shari'ah: "la interpretazione" e "gli interpreti" 

da: www.cronologia.it

 


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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 09/11/2003 22.38

IL CELIBATO

Il Cristianesimo, anche per la tradizione evangelica ed apostolica a cui abbiamo gia accennato, si mostra poco incline alla valutazione della sessualità  e del matrimonio tanto  che la Chiesa è stata accusata, in tempi moderni, anche di "sessuofobia"

Pertanto il celibato diventa uno stato superiore al matrimonio e ai celibi in effetti viene riservato un posto di rilievo nella chiesa (il sacerdozio, soprattutto):fra coloro che hanno fama di santità non mancano i coniugati ma la grande maggioranza non è sposata, o se era sposata e rimasta vedova, non si risposavano più, vivendo in castità. Non a caso molti conventi femminili accoglievano queste vedove che dalla vedovanza, si dedicavano così alla preghiera contemplativa e ad accudire il prossimo indigente nei lazzaretti. Sempre dagli Ordini Religiosi, nascevano così i "laicati" nei quali venivano annoverate quelle donne che non si sposavano e che desideravano restare nubili, diverse sono le sante scambiate per monache, ma che in realtà erano laiche "Terziarie" come S.Caterina da Siena, Domenicana. Si noti pure che il pensiero cristiano fu elaborato da uomini che facevano voto di celibato e pertanto per molti di loro  la tentazione più forte  erano proprio le donne: questo spiega anche certi atteggiamenti misogini e se vogliamo anche "sessuofobici" imputati ingiustamente da una cultura che, come dice lo stesso Vangelo, non "avrebbe compreso".

Nel mondo mussulmano invece non avviene nulla di simile: il profeta stesso abbondava in fatto di mogli e mai fu considerato auspicabile o superiore lo stato del celibe, anzi in genere il matrimonio viene considerato un dovere. La conseguenza sul ruolo e la figura della donna di questa duplice tradizione è stata notevole e ha avuto conseguenze contrastanti.  Nella tradizione cristiana la donna intesa come portatrice di sessualità viene identificata con la tentazione da evitare ma d'altra parte essa non è solo considerata solo come moglie e madre e quindi assume un ruolo rilevante nell'ambito di tutta la comunità religiosa, tanto è vero che solo nella Chiesa Cattolica si hanno centinaia di figure femminili Fondatrici di Ordini Religiosi e santificate per la condotta di vita legata alle virtù evangeliche, l'ultimo esempio è Madre Teresa di Calcutta.

Nell'Islam invece la mancanza del celibato (e soprattutto del nubilato ,anche per la poligamia) riduce il ruolo della donna solo all'essere moglie e  madre:  in questo unico ruolo la donna può dare molto ma ben difficilmente può avere un posto di rilievo nella società. Non solo, nell'Islam una donna non sposata non ha nessun altra via d'uscita, non è accolta nei gruppi della società familiare dei vicini, non ha diritto a "crearsi o inventarsi", nè comunque sia, può usare il Corano come una cristiana usa la Bibbia.  La donna dell'Islam, per esempio, non prega con il marito, nè può recarsi nella Moschea con lui. La preghiera è separata proprio perchè il concetto coniugale non ha un rivestimento spirituale, ma esclusivamente materiale di soddisfazione al marito: la loro unione è solo di facciata per la comunità e la ricerca quindi di un rispetto, e nel letto. Diversa è la situazione di quei musulmani che di fatto si sono e si stanno integrando nella società Europea, con grande vantaggio delle donne.

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 09/11/2003 22.56

LE   TRADIZIONE RELIGIOSE

In sostanza, solo nella tradizione cristiana-cattolica la donna ha quindi assunto una grande rilevanza nella comunità  religiosa, cosa che invece non è accaduto in quella islamica e se vogliamo anche in gran parte del mondo Protestante la cui Riforma ha riportato il valore della donna ad essere in retrocessione. Innanzitutto già al tempo delle persecuzioni i martiri erano sia donne che uomini. Anzi una particolare rilievo assumevano le fanciulle che accettavano il martirio  "le teoria delle vergini e martiri": la devozione della recita del rosario  pare che si origini proprio dalla preghiera che si recitava su ogni "rosa" che adornava le fanciulle che andavano al martirio.  Nello Islam lo Shahid  (martire : vedi GIHAD) era soprattutto un guerriero e quindi la donna era esclusa.

Altre donne cristiane furono figure di rilievo per la conversione dei mariti in particolare al tempo delle invasioni barbariche di principi pagani o ariani. La shari'ah invece proibisce alle donne mussulmane di sposare un non mussulmano e quindi nessun rilievo alle donne in questo campo. Una curiosità dei giorni nostri è che un musulmano può sposare chi vuole anche donne non musulmane (anche se dovrebbe farle poi diventare tali), ma una donna musulmana, nata in un Paese Islamico non può ancora oggi sposarsi un non musulmano, se lo fa, viene cancellata dalla famiglia. Diverso è una donna musulmana nata in Occidente ed è forse questo che preme di più "all'invasione" Islamica nel nostro mondo.

Il contributo femminile fu poi grandissimo in tutti gli ordini religiosi come abbiamo ricordato: furono più numerose degli uomini e ogni figura di grande santo fondatore di ordine religioso ebbe un suo equipollente donna (S. Benedetto e Santa Scolastica, S. Francesco e S.Chiara.),il  culto delle sante non ebbe meno importanza di quello dei santi, ed anche se solo in questo ultimo secolo, la Chiesa ha dichiarato Dottore tre Donne. 

Nell'Islam non esistono  ordini  religiosi riservati ai celibi, il "clero" è esclusivamente maschile ( come nel Cristianesimo) e pertanto la donna non potè mai assumere un posizione di rilevanza, nè può leggere in pubblico il Corano, nè può interpretarlo, nè può spiegarlo ad un pubblico, nè può scrivere su di esso.

Soprattutto poi  Maria " la signora per eccellenza ("madonna", "dame"," frau", "panna" secondo le varie lingue) divenne oggetto di un culto superiore a quello di  qualunque altro santo uomo: la sua figura materna che intercede presso il suo Divino figliolo  è dominante in tutta la tradizione cattolica come Dante  mostra nel  33° canto  del Paradiso:

Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,

tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura

Nulla di simile avviene nel campo dell'Islam. Si mostra grande rispetto per le spose di Maometto ma il loro ruolo non va al di da di quello di madre e sposa, ruolo che, come prima detto, è tanto importante ma non dà rilievo sociale....


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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 09/11/2003 23.13

POLIGAMIA E MONOGAMIA

E' la differenza più appariscente fra Cristianesimo ed Islam ma è anche il luogo del maggior fraintendimento. Per noi occidentali la poligamia pare qualcosa di peccaminoso, di torbido, di sopraffazione maschile ma sarebbe  una prospettiva del tutto errata 

Notiamo innanzi tutto che la poligamia ha una diffusione nel mondo  molto più ampia della monogamia e che essa ha una giustificazione demografica  molto chiara. Benchè nascano un numero quasi pari di femmine e di maschi tuttavia le guerre e le epidemie falciavano soprattutto i maschi per cui il numero delle femmine risultava notevolmente superiore a quello dei maschi. Conseguentemente la monogamia costringe molte donne al nubilato: in una società tradizionale in cui la donna ha come unico  ruolo quello di moglie e madre  molte donne non possono realizzarsi, anzi mancano proprio loro anche i mezzi per vivere. La poligamia invece permette a tutte le donne di trovar marito e sistemazione

Nella nostra società molte donne si davano alla vita religiosa , altre invece restavano nelle famiglie di fratelli e sorelle: un tempo un pò tutti avevano in casa una zia nubile.

D'altra parte i  mussulmani accusano i cristiani di ipocrisia: spesso i mariti avevano una seconda donna illegale, una "amante" e la cosa era comunemente accettata. Si ricorda che Luigi XVI fece addirittura delle sue amanti e favorite una vera istituzione. Il sistema Islamico appare invece più ordinato e morale.

Secondo la Shar'i'ah il marito può avere fino a quattro mogli, ma poi anche il profeta ne ebbe molte di più e comunque è consentito avere anche oltre le quattro mogli legali anche delle concubine per cui potentati grandi e piccoli nel passato gareggiarono  a chi avesse l'harem piu ampio. Da qui si ebbe poi l'accusa del mondo cristiano ai musulmani di favorire appunto il concubinato come legge divina.

Il pio marito mussulmano deve trattare tutte le mogli allo stesso modo, non deve mostrare preferenze nemmeno nei rapporti sessuali: non è prevista come in Cina un moglie principale che abbia una posizione dominante sulle altre.

Poichè è il marito che deve provvedere al sostentamento della moglie e dei suoi figli solo persone ricche possono permettersi più di una moglie e questo porta a un certo" accapparramento "  delle donne da parte dei più facoltosi.

Nei tempi più recenti la diminuzione delle epidemie e delle guerre riduce drasticamente il numero delle donne in  eccedenza e quindi vien meno anche la base  demografica   della poligamia che  tende a sparire anche per la influenza occidentale. Solo però in Turchia e Tunisia essa è espressamente vietata  dalle leggi statali.

Anche se, come prima accennato, la poligamia è una istituzione che favorisce le donne tuttavia è innegabile che essa porta a una maggiore subordinazione della donna che deve rivaleggiare con le altre per avere la benevolenza del marito dalla quale alla fine  dipende.

IL MATRIMONIO

Il matrimonio nella tradizione cristiana è un sacramento: nell'Islam non esistono sacramenti e comunque il matrimonio (in arabo :Nikah) non è un fatto religioso anche se nella cerimonia naturalmente viene invocato l'aiuto di Dio. ma rientra nei contratti e precisamente nei contratti di vendita (in arabo " bay"'). In  Occidente il matrimonio è retto dalle leggi religiose e/o civili e non è possibile introdurre clausole che sarebbero nulle: un tempo si usava il contratto di nozze ma esso riguardava esclusivamente la consistenza della dote  della sposa ed era quindi un atto preparatorio che non faceva parte del matrimonio stesso. Nell'Islam invece il matrimonio è un contratto fra gli sposi che viene stipulato con l'aiuto di due "adoul"   (legali) come ogni altro contratto. In esso è possibile introdurre delle clausole che generalmente sono a favore della sposa: si puo stabilire il suo diritto di chiedere il divorzio,il divieto al marito di sposare altra donna senza il suo consenso, l'entità della dote e altro ancora

E richiesto,il consenso degli sposi come da noi: tuttavia la sposa deve avere il consenso del  wali (tutore ) cioè del parente maschio più vicino (ordinariamente il padre) 

Nel mondo Islamico non è avvenuto l'evoluzione che si è avuto in Occidente nell'ultimo secolo e non è nato il concetto del così detto "amore romantico." Non vi è coeducazione dei sessi e quindi praticamente i giovani non si conoscono e non possono liberamente scegliersi . Non esiste il fidanzamento come periodo in cui i giovani possano frequentarsi liberamente: in generale non è permesso che donne e uomini si frequentino perchè secondo quanto affermano gli hadith del Profeta,

"Quando, un uomo ed una donna sono insieme da soli, vi è una terza presenza (cioè Shaitani - Satana)"

Il consenso degli sposi è quindi poco più che una formalità specie da parte della donna : non è tanto che  ella  voglia ubbidire alla famiglia ma in pratica non ha alternativa  se non accettare il marito che le è stato destinato. Situazione analoga si aveva nel passato anche in Europa: si ricordi la situazione descritta dal Goldoni ne "I quattro rusteghi". Almeno in Occidente la donna poteva sempre scegliere il convento  e nessuno poteva impedirglielo, oppure in Sicilia c'era la "fuitina" bastava trascorrere la notte fuori e la donna era "compromessa" dunque obbligata a sposarsi con l'uomo che l'aveva "rapita" questo era un espediente usato da molti innamorati non scelti però dalle rispettive famiglie: ma nell'Islam non esiste nemmeno questa possibilità.

Viene tradizionalmente richiesta la verginità della sposa (ovviamente a meno che non si tratti di vedova o divorziata): la pratica però di verificare preventivamente questo stato da parte di una donna di fiducia della famiglia dello sposo non è una pratica Islamica ma è diffusa in alcune aree. Da noi invece era antica tradizione che dopo la consumazione del matrimonio venisse mostrata la biancheria macchiata di sangue verginale in alcune zone dell'Italia meridionale, non a caso in Sicilia influenzata da una cultura musulmana.

Le mutilazione genitali femminili non rientrano nell'Islam e per questo fenomeno tanto ripugnante alla sensibilità moderna i mussulmani respingono ogni responsabilità: tuttavia sono però praticate in zone Islamiche dell'africa (soprattutto in Corno d'africa, Sudan e anche in Egitto ) senza  che le autorità religiose Islamiche vi si oppongano: ci pare che  almeno vi sia una responsabilità di "omissione".

Oltre al matrimonio vero e proprio a tempo indeterminato (in arabo :Nikah )di cui abbiamo fino ad ora trattato è anche previsto stranamente anche un matrimonio temporaneo detto Mut'a che rientra nella categoria giuridica dei contratti degli "affitti"  (ijara). Il matrimonio coè viene stipulato per un tempo determinato e rinnovabile scaduto il quale il matrimonio ha termine e gli sposi sono liberi da ogni vincolo. Questo istituto è contrastato una volta tanto  dagli innovatori che dai tradizionalisti perchè in effetti viene ad essere una legalizzazione di un rapporto extraconiugale: si badi però che l'uomo puo essere sposato (essendo ammessa la poligamia e il concubinato ) ma non la donna.

Questo istituto,  d'altronde ormai quasi del tutto abbandonato, è stato conosciuto in Occidente in anni recenti per fatti avvenuti in Algeria. Quivi infatti militanti del FIS (fronte Islamico) entravano in villaggi conquistati   e sposavano "temporaneamente" ragazze del posto per  qualche giorno fino a che andavano poi  via. In effetti si trattava di uno stupro, dal momento che la donna comunque non poteva scegliere, che veniva legalizzato. Da notare  che la notizia è stata riportata dalla stampa algerina strettamente controllata dal governo: non ci è possibile controllare la veridicità e l'estensione del fenomeno, nè la continuità, nè una statistica delle donne coinvolte.

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21/02/2010 19:27
 
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 10/11/2003 13.23
Affrontiamo ora un altro versante...quello dottrinale.....
 
Per tutte e tre le fedi Monoteiste (Cristiani, Ebrei e Musulmani), tra uomini e donne non ci sono differenze per quanto riguarda l'esito finale: nell'anima siamo tutti uguali, anche se nel corpo siamo diversi. Le differenze sociali fra uomini e donne dipendono dagli usi dei vari paesi più che dalla religione. La donna islamica si copre i capelli e il corpo per ricordare che importante non sono queste cose ma l'anima. In alcune sinagoghe le donne ebree sono separate dagli uomini così come lo sono nelle Moschee, soltanto il cristianesimo ha sviluppato una pluralità fra i sessi che ha anticipato da 2000 anni il movimento femminista e la parità dei sessi di questo secolo, che naturalmente ha deformato ed eliminato il contesto cristiano ed è quanto ci imputano i musulmani oggi, dando la colpa alla Chiesa e quindi al cristianesimo della depravazione raggiunta oggi dalla donna. Il fatto è che l'Islam identifica l'Occidente con la Chiesa Cattolica, mentre il vero paradosso è che frangie cristiane fuori della Chiesa intendono al mantenimento delle distanze.
 
Per quanto riguarda le Preghiere e le feste maggiori abbiamo:
Gli ebrei che pregano nelle sinagoghe dove non ci sono immagini per rappresentare Dio, come per i musulmani. Le loro preghiere, recitate in "raibò", sono soprattutto di ringraziamento. Le principali ricorrenze sono: la Pasqua, che ricorda la liberazione degli ebrei dalla schiavitù egiziana; la Pentecoste, durante la quale si festeggia il momento in cui Dio rivelò a Mosè i dieci comandamenti; la festa delle capanne, che ricorda il soggiorno nelle capanne durante la fuga dall'Egitto. Nella Bibbia è segnalato come giorno festivo il sabato.
 
I Cattolici che pregano nelle Chiese e adorano il Sacramento dell'Eucarestia, le immagini non sono obbligatorie e suscitano sentimenti di pietà e di preghiera. Le Feste principali sono il Natale, la Pasqua che racconta la Risurrezione di Gesù dai morti, la Pentecoste quale memoria della nascita della Chiesa; la Trinità; l'Assunzione al cielo di Gesù quale momento storico non di scomparsa di Gesù ma di assistenza spirituale e presenza  continua; ricorrenze della memoria dei Santi; degli Angeli, dei Defunti per un richiamo costante alla Comunione dei Santi. Giorno festivo è la Domenica dal latino "Giorno del Signore" in ricordo della sua risurrezione.
Ma nella Chiesa Cattolica dobbiamo distinguere:
I cristiani protestanti, che si suddividono in luterani, valdesi, anglicani e calvinisti (Chiese della Riforma), pregano leggendo la Bibbia e una persona scelta commenta le letture. Hanno come unico sacramento il battesimo. Le Chiese sono prive di immagini, ma gli anglicani hanno il Sacramento dell'Eucarestia. Non hanno un "capo", ma dei "Presidenti" ed ognuno mantiene la sua indipendenza, nella Chiesa Anglicana esiste un "Primate". 
Gli ortodossi , che si divisero dalla chiesa di Roma per tornare alla sua vera identità, ricevono contemporaneamente tre sacramenti:  
battesimo, eucarestia e cresima.  
Non hanno un "capo " religioso ma ci sono dei patriarchi e pregano in tipiche chiese con riti molto complessi e lunghi dando ampio risalto alla sacralità con gesti e simboli. L'Eucarestia se pur uguale nella dottrina a quella Cattolica, non rimane nel Tabernacolo.
I musulmani pregano tre volte al giorno, recitando versetti del Corano. Pregano a piedi scalzi, dopo essersi lavati le mani e il viso e si inchinano verso la Mecca. Pregano in ginocchio per ricordarsi  che in confronto a Dio sono piccolissimi e  le preghiere devono essere recitate in arabo. Almeno una volta nella vita devono, se possono, fare un pellegrinaggio alla Mecca, dove, vestiti di bianco, in segno di purezza e di uguaglianza, girano intorno ad una casa vuota coperta da un drappo nero per sette volte, perché 7 è la cifra della perfezione. La casa è vuota per significare che Dio non abita lì, ma nel cuore degli uomini. Nella Mecca è custodita anche la "pietra nera", parte di un meteorite caduto nell'antichità, considerato sacro. I luoghi di culto degli islamici sono le moschee riservate agli uomini, mentre un ala è riservata alle donne. Hanno il Ramadan, un mese di preghiere e di digiuno, digiuno anche dai rapporti sessuali.
 
Islamismo e cristianesimo sono nati  da una stessa radice: l'ebraismo. I  punti fondamentali della religione islamica sono 4:
1) la fede in un solo Dio,
2) l'esistenza di un giorno del giudizio,
3) l'invio sulla Terra di Mosè, 
4) Maometto e Gesù come profeti del Signore, ma Maometto è più grande.
Tutti gli uomini discendono da Adamo ed Eva e quindi siamo tutti fratelli. Il Corano è il libro sacro ed è stato trasmesso dal Dio Allah in arabo a Maometto. Riconoscono la verginità di Maria e la nascita miracolosa di Gesù, sostengono che il non aver creduto a questo ha causato nel popolo ebreo il crollo della loro storia. Alcuni ambienti musulmani credono nell'Immacolata e la venerano grandemente, appare veramente un paradosso questo particolare per come poi invece viene considerata la donna nella loro società.
 
Gli ebrei non ritengono che Cristo sia il Messia e considerano valido solo l'Antico Testamento, mentre i cristiani l'Antico e il Nuovo Testamento e i musulmani vanno oltre la Bibbia con il Corano. Nonostante le differenze  con l'ebraismo, i cristiani mantengono ancora oggi alcune tradizioni ebraiche, come la papalina che i vescovi portano sulla testa che ricorda quella dei rabbini ebraici, oppure alcune preghiere.

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 10/11/2003 14.01

Quale situazione ecumenica possiamo presentare? Esiste un dialogo?

Cristiani e musulmani in tandem
Secondo lo Yearbook (annuario) 2002 delle Chiese statunitensi, le prime dieci, per numero di fedeli, sono:

1) cattolica romana 63,6 milioni;

2) Southern Baptist Church 15,9;

3) metodista 8,3;

4) Chiesa di Dio in Cristo 5,4;

5) Chiesa di Gesù Cristo dei santi dell'ultimo giorno (mormoni, anche se non sono ben visti nel mondo cristiano) 5,2;

6) evangelica luterana 5,1;

7) Convenzione nazionale battista 3,5;

8) Pcusa (Presbiteriani) 3,4;

9) Assemblee di Dio 2,5;

10) luterana del Sinodo del Missouri (si è scissa dalla Chiesa Lutyerana) 2,5.

 Primeggia, dunque, la Chiesa romana; ma, nell'insieme, sono più numerose le Chiese protestanti ed "evangelicali" perché, oltre alle citate, ce ne sono molte altre, le denominazioni sono circa 30.000, anche se frazionate. La Pcusa (Chiesa Presbiteriana Americana) è all'ottavo posto nella "classifica"; tuttavia il suo peso politico ed ecclesiale nel paese è più grande di quello che dicano i nudi numeri.

La Pcusa - una Chiesa riformata, cioè legata alla tradizione calvinista - già da anni aveva programmi di "Peacemaking" (promozione della pace) e di dialogo inter-religioso; ma in vista dell'anniversario dell'11 settembre, ha varato il Presbyterian Interfaith Listening Pilot Project (progetto pilota presbiteriano per l'ascolto inter-religioso). Esso prevedeva che da dieci paesi (Kenya, Egitto, Niger, Etiopia, Libano, Giordania, India, Filippine, Indonesia, Italia) venissero due persone, l'una cristiana (protestante, cattolica-romana e ortodossa) e l'altra musulmana, che in tandem visitassero varie città statunitensi, per incontrare comunità presbiteriane, ma anche un pubblico più variegato e università, per raccontare - partendo dal proprio vissuto - del dialogo inter-religioso e del rapporto Cristianesimo-Islam all'interno dei propri paesi.

Gli invitati hanno ottenuto il visto per gli Usa, ma con due eccezioni, il che ha obbligato a cambiamenti nella rete di incontri previsti da mesi. Mostafa El Ayoubi, nato in Marocco, musulmano, da dodici anni residente in Italia, giornalista a Confronti, malgrado le molte attese - protrattesi per oltre due mesi - al Consolato statunitense a Roma, ha ottenuto il visto fuori tempo massimo per poter partecipare al programma; nessun visto invece per Hadji Billamin Hasan, musulmano, filippino, impegnato nell'isola di Mindanao in negoziati per la liberazione di ostaggi (presi da gruppi islamici che si oppongono al governo centrale di Manila). Nel caso di Mostafa, malgrado le molte sollecitazioni della direzione di Confronti e della Pcusa, nessuna spiegazione plausibile ha dato il Consolato Usa a Roma per motivare un rifiuto che sembra violare in modo flagrante la Carta dell'Onu.

L'intero gruppo degli invitati (per la Chiesa Cattolica un cardinale e due vescovi) ha trascorso tre giorni (7-9 settembre) a Stony Point, un villaggio nello stato di New York, a quaranta chilometri della metropoli, ove la Pcusa ha un centro adatto per incontri. Il dialogo tra gli intervenuti, e tra essi e i dirigenti della Pcusa, ha permesso di inquadrare meglio modi e contenuti delle conferenze che i vari tandem avrebbero dovuto poi tenere dalla Florida alla California, dal Texas al Michigan, dall'Illinois al Missouri.

A Stony Point era presente anche il moderatore della Pcusa, Fahed Abu-Akel. Nato da una famiglia cristiana araba nel 1944, a Kafr-Yassif, un villaggio della Galilea che allora faceva parte della Palestina del Mandato britannico (e che oggi fa parte di Israele), Fahed già da bambino ha conosciuto le sofferenze legate alla contestata spartizione del suo paese, che originò il conflitto arabo-israeliano. Nel 1966 emigrò negli Stati Uniti, dove nell'81 ottenne la cittadinanza. Laureato in teologia a Chicago, ordinato ministro nel '78, nel giugno scorso è stato eletto moderatore (carica che di norma dura un anno) della stessa Chiesa. Il fatto che, dopo September eleventh, i presbiteriani abbiano eletto al loro "vertice" un cristiano di origine palestinese è stato certamente un atto di singolare coraggio politico ed ecclesiale, in un paese ove per molti vigono le equazioni musulmano=arabo, ed arabo=terrorista.

A Stony Point hanno parlato anche rappresentanti dell'Islam: Naeem Baig, segretario generale dell'Islamic circle del Nordamerica, Mokhtar Maghraoui, altro dirigente musulmano, e Aisha al-Adawiya, direttrice dell'associazione statunitense "Donne nell'Islam". I tre hanno ribadito che una lettura attenta del Corano spinge ad operare per la pace; confermato che essi, come tutti i cittadini degli Usa, hanno sofferto per la tragedia dell'11 settembre, condannando con fermezza assoluta i responsabili della strage; e ripetuto che i musulmani statunitensi (secondo alcuni cinque-sei milioni, secondo altri, più verosimilmente, sui due-tre milioni) sono gente tranquilla che non mira a sovvertire le istituzioni.

Un "pellegrinaggio" a "Ground Zero" ha concluso la tre-giorni di Stony Point. Lascia sgomenti la vista del buco nero nel cuore di Manhattan. Le torri gemelle che là sorgevano ora si possono vedere solo in gigantografie appese ai vicini grattacieli. Le inferriate del giardino della vicinissima chiesa episcopaliana (anglicana) di San Paolo, rimasta miracolosamente illesa dal crollo delle torri colpite dagli aerei-kamikaze, sono ricoperte da migliaia di bandierine, fazzoletti, foto, in ricordo delle vittime della tragedia. Su molti fogliettini è scritto: "Perché?".

Poi, i "tandem" sono partiti in "missione" nei vari Stati, tornando due settimane dopo a Stony Point, dove si sono condivise le diverse esperienze vissute. Ne è nato un'ampio dibattito al temine del quale Jay Rock, co-direttore con Debby Vial del Pilot Project, ci ha chiesto con umile franchezza: "Diteci come si possa annunciare credibilmente l'evangelo nel cuore dell'impero".

L'incontro di Stony Point si è concluso il 24 settembre con una singolare preghiera in comune, preparata insieme dai partecipanti; una preghiera vista non come scorciatoia per superare le grandi divergenze teologiche tra Cristianesimo ed Islam, ma per invitare ciascun credente in Dio a collaborare con il fratello per costruire la pace sulla terra. "Quale che sia il nome e quale che sia la via con cui conosciamo l'Unico Dio - diceva il testo - celebriamo la nostra comune chiamata e rivolgiamoci al Solo Santo. Il Dio Vivente ci ha riuniti in testimonianza, in impegno e in celebrazione. Ringraziamo Dio il tutto-misericordioso… O Dio dai mille nomi e dalle mille facce, Madre e Padre di ogni vita sulla terra, Tu che vivi nelle cellule di ogni vita, insegnaci a conoscerTi e ad amarTi".

Quindi Sheik Abdurahman Hussein Mussa, capo del Supremo Consiglio etiopico per gli affari islamici, ha cantato un versetto del Corano; e i cristiani hanno letto alcuni passi biblici. I diversi testi invitavano i credenti alla fede in Dio ed alla pace.

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21/02/2010 19:28
 
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 10/11/2003 15.46
Come abbiamo potuto verificare....semi ecumenici vengono sparsi da molta gente di buona volontà da ambo le parti....qualcuno dirà: "ma perchè allora mettere in un forum così anche i fatti più cruenti?" Perchè la storia ci ha insegnato che non è utile IGNORARE I PROBLEMI e non è vero ecumenismo o dialogo interreligioso (con i musulmani l'aspetto più idoneo è il secondo) fare finta che le divisioni non ci siano, perciò conoscere quali siano i reali problemi può aiutare al concetto DEL RISPETTO reciproco, fin dove la tolleranza lo consente......Un detto anctico dice "il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi"........., facciamo emergere allora i problemi...E PARLIAMONE...con serenità, questa è la vera strada dell'ecumenismo o dialogo interreligioso che ci può condurre appunto al DIALOGO vero e proprio.....Abbiamo letto il gesto bellisimo della Chiesa Presbiteriana in America, una iniziativa che dovrebbe essere conosciuta di più..leggiamo ora cosa disse Giovanni Paolo II in visita alla Moschea di Damasco........
 
 

INCONTRO CON LA COMUNITÀ MUSULMANA 
NEL CORTILE DELLA GRANDE MOSCHEA OMAYYĀDE DI DAMASCO

DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 6 maggio 2001

 

Cari Amici Musulmani,

As-salámu ‘aláikum!

1. Di cuore rendo lode a Dio Onnipotente per la grazia di questo incontro. Vi sono molto grato per la vostra calorosa accoglienza nella tradizione dell'ospitalità tanto cara al popolo di questa regione. Ringrazio in modo particolare il Ministro del Waqf e il Gran Mufti per i loro cordiali saluti, che hanno espresso con le parole il grande desiderio di pace che riempie il cuore di tutte le persone di buona volontà. Il mio pellegrinaggio giubilare è stato caratterizzato da numerosi incontri importanti con i capi musulmani al Cairo e a Gerusalemme e ora sono profondamente commosso per il fatto di poter essere vostro ospite nella Grande Moschea degli Omayyādi, tanto ricca di storia religiosa. La vostra terra è cara ai cristiani: qui la nostra religione ha vissuto momenti fondamentali della sua crescita e del suo sviluppo dottrinale, e qui vi sono comunità cristiane che hanno vissuto in pace e armonia con i loro vicini musulmani per molti secoli.

2. Ci incontriamo nei pressi di quella che sia i cristiani sia i musulmani considerano la tomba di Giovanni Battista, noto come Yahya nella tradizione musulmana. Il figlio di Zaccaria è un personaggio che riveste un'importanza fondamentale nella storia del cristianesimo, poiché da Precursore preparò la via a Cristo. La vita di Giovanni, dedicata interamente a Dio, è stata coronata dal martirio. Possa la sua testimonianza illuminare tutti coloro che qui venerano la sua memoria, affinché essi possano - e affinché anche noi possiamo - comprendere che il grande compito della vita è la ricerca della verità e della giustizia di Dio!

Il fatto che il nostro incontro avvenga in questo famoso luogo di preghiera ci ricorda che l'uomo è un essere spirituale, chiamato a riconoscere e a rispettare la priorità assoluta di Dio in ogni cosa. I cristiani e i musulmani concordano sul fatto che l'incontro di Dio nella preghiera è il nutrimento necessario per la nostra anima, senza il quale il nostro cuore appassisce e la nostra volontà non cerca più il bene ma cede al male.

3. Sia i musulmani sia i cristiani hanno cari i loro luoghi di preghiera, come oasi in cui incontrano il Dio Misericordioso lungo il cammino per la vita eterna, e i loro fratelli e le loro sorelle nel vincolo della religione. Quando, in occasione di matrimoni o funerali o di altre celebrazioni i cristiani e i musulmani portano un silenzioso rispetto alle preghiere dell'altro, recano testimonianza di ciò che li unisce senza nascondere o negare ciò che li separa.

È nelle moschee e nelle chiese che le comunità musulmane e cristiane forgiano la loro identità religiosa ed è lì che i giovani ricevono una parte significativa della loro educazione religiosa. Quale senso di identità viene instillato nei giovani cristiani e nei giovani musulmani nelle nostre chiese e moschee? Auspico vivamente che i responsabili religiosi e gli insegnanti musulmani e cristiani presentino le nostre due grandi comunità religiose come comunità in un dialogo rispettoso e mai più come comunità in conflitto. È importante che ai giovani vengano insegnate le vie del rispetto e della comprensione, affinché non siano portati ad abusare della religione stessa per promuovere o giustificare odio e violenza. La violenza distrugge l'immagine del Creatore nelle Sue creature e non dovrebbe mai essere considerata il frutto delle convinzioni religiose.

4. Auspico vivamente che l'incontro odierno, nella Moschea degli Omayyādi, sia segno della nostra determinazione a portare avanti il dialogo interreligioso tra la Chiesa cattolica e l'Islam. Questo dialogo ha acquisito maggiore slancio negli ultimi decenni; e oggi possiamo essere grati per il cammino finora percorso. Ai massimi livelli, la Chiesa cattolica in questo compito è rappresentata dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Per oltre trent'anni il Consiglio ha inviato un messaggio ai musulmani in occasione dell'Îd al-Fitr al termine del Ramadan e sono lieto che questo gesto sia stato accolto da molti musulmani come un segno di crescente amicizia tra noi. Negli ultimi anni il Consiglio ha istituito un comitato di collegamento con le Organizzazioni Islamiche internazionali, nonché con l'al-Azhar in Egitto, che ho avuto il piacere di visitare lo scorso anno.

È importante che i musulmani e i cristiani continuino a esplorare insieme questioni filosofiche e teologiche, al fine di ottenere una conoscenza più obiettiva e completa delle credenze religiose dell'altro. Una migliore comprensione reciproca certamente porterà, a livello pratico, a un modo nuovo di presentare le nostre due religioni, non in opposizione, come è accaduto fin troppo nel passato, ma in collaborazione per il bene della famiglia umana.

Il dialogo interreligioso è più efficace quando nasce dall'esperienza del "vivere gli uni con gli altri", ogni giorno, in seno alla stessa comunità e cultura. In Siria, i cristiani e i musulmani hanno vissuto per secoli fianco a fianco ed è stato portato incessantemente avanti un ricco dialogo di vita. Ogni individuo e ogni famiglia conosce momenti di armonia e momenti in cui il dialogo viene meno. Le esperienze positive devono rafforzare le nostre comunità nella speranza della pace; e non si dovrebbe permettere alle esperienze negative di minare tale speranza. Per tutte le volte che i musulmani e i cristiani si sono offesi reciprocamente dobbiamo cercare il perdono dell'Onnipotente e offrire il perdono gli uni agli altri. Gesù ci insegna che dobbiamo perdonare le offese altrui se vogliamo che Dio perdoni i nostri peccati (cfr Mt 6, 14).

Come membri della famiglia umana e come credenti, abbiamo degli obblighi verso il bene comune, la giustizia e la solidarietà. Il dialogo interreligioso porterà a molte forme di cooperazione, soprattutto nel compiere il dovere di assistere i poveri e i deboli. E' questo che testimonia l'autenticità del nostro culto di Dio.

5. Nel percorrere il cammino della vita verso il destino celeste, i cristiani sentono la vicinanza di Maria, Madre di Gesù; e anche l'Islam rende omaggio a Maria e la saluta come "eletta tra tutte le donne del mondo" (Corano, III, 42). La Vergine di Nazareth, Signora di Saydnâya, ci ha insegnato che Dio protegge gli umili e "ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore" (Lc 1, 51). Possano i cuori dei cristiani e dei musulmani volgersi gli uni verso gli altri con sentimenti di fraternità e amicizia, affinché l'Onnipotente ci benedica con la pace che solo il cielo può dare! All'Unico Dio Misericordioso sia lode e gloria in eterno. Amen.

 


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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 10/11/2003 16.41
Quanto stiamo per inserire non piacerà a molti, ma la verità va detta......
A causa di una certa politica che non approfondiremo.....dei mass-media, lo scenario che ci si prospetta dal Medio Oriente ha un effetto falso sull'Europa che si ferma alle notizie dei TG dando così una immagine sfalsata della situazione palestinese in Gerusalemme, quasi fossero, i palestinesi di quell'aera, responsabili della situazione in Medio Oriente.....
Tuttavia, e qui è l'inganno, sono molti gli europei e cristiani-europei ad ignorare che il palestinese di cui si parla, vittima della guerra Israeliana non è affatto un musulmano, MA sopratutto UN CRISTIANO...sono infatti i PALESTINESI CRISTIANI AD ESSERE I PIU' COLPITI, tanto che stanno fuggendo in massa dalla Palestina facendo così raggiungere lo scopo ad una politica mondiale sionista che vuole cacciare TUTTI i cristiani da Gerusalemme......
Attenzione...evitiamo di fare di Israele o dell'ebraismo un UNICO corpo, non è così, vi è una situazione vecchia quanto il mondo che spesso si ripresenta, si chiama SIONISMO ed è quella risoluzione FONDAMENTALISTA che tutti noi dovremmo conoscere e condannare, così come è da condannare OGNI FONDAMENTALISMO, la nostra Chiesa ci è passata anch'Essa, ha capito gli sbagli commessi.....si può dunque imparare dalla storia per migliorarci.
Quanto segue è la lettera aperta di un frate Francescano che viveva a Gerusalemme, ci facciano meditare le sue parole.....
 

I CRISTIANI OCCIDENTALI DOVREBBERO VERGOGNARSI!

Padre Labib Kobti

 

Sono devastato da cio' che sta accadendo nel luogo piu' santo per la cristianita'. La Basilica della Nativita', Betlemme, luogo di nascita del nostro Signore, Gesu' Cristo. (ometto la questione di quando delle persone furono rese prigioniere dentro la Basilica)

Come possono, i palestinesi cristiani, tollerare di vivere sotto una cosi' brutale e violenta occupazione? Questa situazione puo' creare conseguenze catastrofiche per i cristiani della Terra Santa. I palestinesi cristiani stanno emigrando in massa e questo e' il preciso desiderio di Israele.

Israele vuole spingere i palestinesi cristiani fuori dalla Terra Santa perche' il suo desiderio ed il suo fine ultimo e' liberare la terra da tutti i cristiani. Solo in questo modo avra' l'opportunita' di dire al mondo che la guerra in Palestina e' una guerra contro il "terrorismo" e fare dei nostri amati fratelli palestinesi musulmani l'obiettivo di questa guerra. La stessa guerra che gli USA stanno combattendo in Afghanistan. (la stessa guerra che ha avuto seguito in Iraq)

Eppure, molti cristiani americani ed occidentali sono inconsapevolmente bombardati da bugie che essi accettano come verita' sacra - e cioe' che Israele sta combattendo contro i palestinesi musulmani la stessa guerra che si e' combattuta contro i Talebani. Essi ignorano che il problema e' L'OCCUPAZIONE ISRAELIANA e che questa non e' una guerra contro il terrorismo, ma e' resistenza contro l'occupazione. E la resistenza palestinese e' cristiana prima di tutto  e musulmana poi.....

I cristiani palestinesi della Terra Santa che da secoli vivono in armonia con i musulmani si sentono abbandonati e soli. Sono adirati contro i cristiani occidentali, specie contro i cristiani americani....

I loro fratelli di sangue musulmani possono fare ben poco per consolarli e difenderli. I musulmani del Qatar e del mondo arabo si sono offerti di riparare le distruzioni che Israele ha arrecato al luogo piu' santo della cristianita', la Basilica di Betlemme....

In quella Chiesa, i palestinesi cristiani e musulmani dividono da secoli, da dopo le crociate specialmente, lo stesso cibo, la stessa acqua e difendono il luogo dall'aggressione israeliana. Non sono terroristi: e' il loro diritto, secondo la legge internazionale, difendere la citta' dagli occupanti. I palestinesi lottano da 35 anni contro il male e la frustrazione dell'occupazione israeliana. E' UN DIRITTO, NON UN CRIMINE. Il fatto che i cristiani del mondo non riescono a vedere questa realta' e ad esercitare pressioni per salvare i religiosi, la gente e coloro che lottano per difendere i loro luoghi sacri, ne' ad esercitare pressioni affinche' Israele permetta il passaggio di viveri, acqua e medicine per gli assediati fa infuriare i cristiani del Medioriente. Questa indifferenza e' certamente basata su un certo razzismo ed odio contro gli arabi, non importa a quale religione appartengano....

I palestinesi cristiani sono irritati perche' sentono di essere stati abbandonati nelle grinfie di un'occupazione feroce semplicemente perche' sono cristiani arabi. Questo e' cio' che sento durante l'esercizio della mia missione pastorale. Se fossimo italiani, inglesi, irlandesi, americani, tedeschi, francesi accadrebbe la stessa cosa? Immaginate se fosse assediata Notre Dame de Paris, o il Vaticano o San Patrizio a New York. Immaginate se un gruppo di ebrei fosse assediato da giorni in una sinagoga, privato di cibo, acqua, elettricita', e fatto bersaglio di tiri mortali da parte di cecchini? Sarebbe tollerato e accettato o il mondo correrebbe immediatamente in soccorso di quegli ebrei assediati in un luogo di preghiera dove si erano rifugiati per scampare all'assassinio degli occupanti??

Vi imploro! Non usiamo diversi metri di misura! Razzismo è anche scegliere chi difendere abbandonando a sè stessi coloro che ci sono fratelli nella fede cristiana!

Perche' accade cio' al nostro popolo palestinese? Perche' l'occidente ci odia cosi' tanto? Cosa hanno fatto i palestinesi al mondo per meritare tutto cio'? Chi siamo, per il mondo? E noi, palestinesi cristiani, non siamo forse i primi cristiani, coloro che hanno tradotto la Bibbia, che hanno creato il monachesimo e i primi missionari??

Durante la sua visita nel marzo 2000, il Papa si disse fiero dei cristiani palestinesi, della loro storia e li ringrazio' per cio' che avevano dato al mondo, benedicendo l'armonia tra cristiani e musulmani di Terra Santa. Come possiamo ricordare, oggi, con orgoglio, quelle parole? Come possiamo ricordare i discorsi dei cardinali, dei vescovi, dei sacerdoti cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti? Essi ci sembrano oggi vuote parole prive di azione e significato....A parole hanno pietà, ma nei fatti il popolo palestinese è visto dai media quale fonte del terrorismo, nessun telegiornale ha parlato o spiega che i morti che esibisce nei canali televisivi non sono musulmani, ma cristiani-palestinesi, gli ultimi due bambini morti non erano muslmani, ma cristiani-palestinesi e così i musulmani vengono accusati di terrorismo che andrebbe ricercato nei meandri di una politica contorta mondiale e di grandi interessi economici, dall'altra a pagarne le spese sono i cristiani-palestinesi!

E' una vergogna.
Gli occidentali ritengono che uccidere gli arabi, cristiani e musulmani, sia una cosa buona per il mondo. Il nostro popolo lo dice e lo ripete. Ed io, come prete cattolico arabo, capisco la loro frustrazione dopo mesi di distruzioni e massacri da parte di Israele. Cosa si aspetta? Un olocausto arabo?
I cristiani palestinesi che scappano dalla Terra Santa, mi dicono:
<< Quando Sharon fece la sua provocazione nella spianata delle Moschee, i musulmani palestinesi non furono lasciati soli, poiche' tutto il mondo musulmano insorse con fierezza per difendere quel luogo santo, sicche' Sharon dovette ritirarsi immediatamente di fronte a tanta condanna, ma quando tocca a noi cristiani-palestinesi, nessun cristiano Occidentale si alza a nostra difesa, l'unico che ha avuto il coraggio di esporsi è stato il Papa, accusato così di essere un razzista! >>
E i cristiani, invece, cosa hanno fatto per il luogo per noi piu' santo sulla terra, il luogo di nascita di Gesu'? Nulla! Non solo nulla, ma contribuiscono alle false accuse contro il popolo palestinese di essere la culla del terrorismo, sappiate discernere gli spiriti malvagi, ci dice Gesù, ma non illudetevi di trovarli nel popolo palestinesi che vive in quella terra dai tempi di Gesù e da dove ha avuto inizio il cristianesimo, non rinnegate le nostre radici comuni!

Mai nella storia, prima d'oggi, la Basilica della Nativita' era stata attaccata in questo modo. Persino quando i persiani conquistarono Betlemme, nel 622, rispettarono assolutamente la santita' di quel luogo poiche' vi videro dei mosaici che raffiguravano i magi provenienti dalla Persia...Tutti gli Sceicchi di turno tutti ebbero rispetto per queste Basiliche e per gli occupanti ai quali mai venne mai fatto alcun torto, mai i musulmani si avventarono contro i cristiani di questi luoghi, la stessa Chiesa dovette constatare l'ingiustizia di alcune indizioni delle crociate e così desistette e mai i musulmani si vendicarono contro i cristiani-palestinesi, ma da subito impararono a convivere. Perchè da quando Israele è ritornata qui ha avuto inizio una guerra senza fine? Solo gli stolti o gli incoscienti non si rendono conto che esiste una nascosta politica perversa che vuole ingannare l'Occidente ed inganna quella parte di popolo ebraico innocente anch'esso di questa lotta che ha ben altre mire che se gli stessi ebrei scoprissero, la condannerebbero.

Nel 1948, il 20%dei palestinesi della Terra Santa era composto da cristiani; oggi, a causa dell'occupazione israeliana e della sua incredibile violenza, miseria e discriminazione, quel numero e' sceso all'1,8%. Le statistiche indicano che, tra pochi anni, la Terra Santa sara' un museo cristiano senza pietre viventi. E cosa sara' la Terra Santa senza i palestinesi cristiani? Senza i palestinesi, gli abitanti originari di questa terra, discendenti dai Cananei, Gebusiti, Aramei e Filistei? Cosa e' la Terra Santa senza i suoi veri figli? I figli di questa terra non sono solo gli Ebrei, entrambi hanno diritto alla convivenza civile, ma se l'Occidente cristiano non aiuta i suoi legittimi fratelli nella fede, cosa potrà sperare il popolo palestinese?

Sono stato mandato negli Stati Uniti per servire la comunita' cristiana arabo-americana dal mio superiore, il Patriarca Latino di Gerusalemme, Michel Sabbah. Sono pastore in California da 10 anni. Sono testimone del fatto che la comunita' arabo-cristiana di San Francisco continua a crescere con gli emigrati da Ramallah, Bir-Zeit, Gifna, Betlemme, Gerusalemme, Taybeh, che vengono qui per sfuggire alla miseria dell'occupazione sionista. Oggi ci sono piu' palestinesi cristiani di Ramallah a San Francisco che nella stessa Ramallah, identificata ingiustamente come culla musulmana, c'è una profonda ignoranza su questa storia del Medio Oriente, vi imploro a non arrestare la vostra conoscenza alle nostizie dei media!

Padre Labib Kobti

San Francisco

LabibKobti@aol.com

per chi volesse contattare padre Labib anche scrivendo in italiano.

 


Ci tengo a sottolineare che noi qui NON ci intendiamo di POLITICA......ma ho ritenuto che questa lettera andasse pubblicata anche qui...affinchè possiamo come cristiani, meditare sull'altra "faccia della medaglia"....

Come in tutte le cose c'è sempre un risvolto....preghiamo il Signore perchè ILLUMINI I GOVERNANTI a non fare di un popolo innocente...il "caprio espiatorio" di progetti ambiziosi che potranno in futro portare altra morte e distruzione.....

Fraternamente Caterina

 

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Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 10/11/2003 16.57
Tutta questa esposizione è stata molto interessante e anche istruttiva.
Io credo, mi auspico almeno, che la convivenza pacifica tra Cristianesimo ed Islam sarebbe possibile, almeno per quanto riguarda i cristiani e gli islamici moderati. Ciò che rende difficile questo traguardo è l'eccessivo fondamentalismo, dal quale scatta poi l'intolleranza e quindi l'odio.
Anche se c'è da dire che questa caratteristica sia più radicata negli islamici, ciò non toglie che tutti dobbiamo cercare di giungere ad un assoluto rispetto delle rispettive tradizioni e non è cosa facile.
Credo che solo le future generazioni, ammesso che ce ne saranno ancora più d'una, potranno giungere a questo traguardo.
Oggi come oggi sono ancora troppo radicati certi sentimenti di risentimento e odio che vengono da alcuni continuamente alimentati.
Credo che nulla possa valere più dell'esempio, e i cristiani sono i primi ad essere tenuti a darlo.
Insomma, dove non arriva l'uno deve arrivarci l'altro.
Ma finchè la sopraffazione e la guerra continueranno a dettare legge, arrivare ad una vera convivenza sarà sempre un'utopia.
 
Fraternamente
iyvan

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 10/11/2003 18.53
Onde evitare che la lettera del Padre messa sopra possa sembrerare una denuncia isolata, inserisco quest'altra che parla di missionari operanti in Africa coinvolti anch'essi in questa contorta politica......
 

Avvenire 14 novembre 2001

DIBATTITO Cristiani troppo «ingenui» nel dialogo coi musulmani? L’autocritica di un missionario

Cattolici e islam: generosi nella chiarezza

di padre Bernardo Cervellera

L’Italia, e l’Italia cattolica, forse non era preparata a incontrare o a scontrarsi — con l’islam «guerriero» di questi mesi. Ma i missionari? Quelli che da anni vivono in ambiente musulmano? Possibile che non ci abbiano mai avvertiti del pericolo?

Forse c’è stato davvero uno scollamento, mia mancanza di comunicazione fra esperienze in missione e vita in Italia. Come mai? Anzitutto per un motivo di cautela. Preti che lavorano in Africa del Nord e in Paesi asiatici-musulmani, dove i cristiani sono minoranza, non possono sbandierare ai quattro venti le violenze che i cristiani (e i musulmani) subiscono dal potere politico o dai gruppi fondamentalisti. In più, siccome il cristianesimo è visto come una religione straniera, le notizie date ad occidentali sono lette come una nuova forma di colonialismo culturale. Con tutto questo non si può dire che i missionari non abbiano dato «da pensare» all’Occidente. Per esempio, sono stati proprio loro ad avvertire che prestare chiese agli immigrati per la preghiera islamica significava perderle per sempre, perché esse divenivano di fatto «terra dell’islam». (L'Olanda è il Paese che più di tutti ha perso molte Chiese rimaste vuote con questo sistema)

Quando ero corrispondente in Libano, si faceva fatica a convincere l’Occidente che i cristiani libanesi volevano convivere coi musulmani e che rischiavano di essere buttati fuori dal loro Paese. Tutti parteggiavano per i profughi palestinesi e, in ogni caso, pensavano che i cristiani fossero dei persecutori che volevano far fuori i «poveri musulmani». Al tempo dell’Iran di Khomeini, vi è stato un periodo in cui la stampa italiana, anche cattolica, osannava la liberazione dell’ayatollah contro i soprusi di Reza Pahlevi.

Un atteggiamento a priori così ”filo-islamico” penso abbia due cause. Anzitutto negli anni del post-Concilio si è sottolineato così tanto il dialogo con le religioni da ritenere gli atteggiamenti missionario critici verso l’islam ( alcuni elementi dell’islam) una specie di frutto retrogrado di mentalità conquistatrice. Il punto è che il dialogo, anche quello religioso, non si può fare solo sulle cose spirituali: c’è bisogno del corpo, della cultura, del confronto con gli stili di vita In Occidente, invece, mentre si cercava di eliminare il «corpo» greco-giudeo-cristiano della propria cultura, si sospirava un incontro etereo (e forse inesistente) sui «valori spirituali».

Inoltre, sulla questione della missione e dell’immigrazione musulmana non si è tenuto conto dell’elemento culturale, dando invece tanta enfasi alla giustizia, alla carità, alla generosità . Per anni - e questa è forse una colpa di diversi missionari - parlando dei popoli del Terzo Mondo, si è sottolineata la povertà e la dimensione economica, senza mai domandarsi troppo sulla loro cultura e religione.

 (Vi è in questo aspetto il danno maggiore propagato dalla Teologia della Liberazione per fortuna condannata ufficialmente dalla Chiesa, ma la quale ha provocato non pochi danni sia verso i sacerdoti, sia verso coloro che ne venivano a contatto)

Quando poi centinaia di migliaia di immigrati sono approdati alle sponde italiane, nessuno ha messo in luce la questione dell’integrazione culturale. preferendo solo spalancare il cuore alla generosità senza intelligenza. Chi ha osato levare la voce sui problemi che nascono nell’incontro fra due culture e religioni è stato bollato come razzista. Non considerando la cultura e lo spirito di questi immigrati, si è preferito ridurli a quantità di forza lavoro o  numero per le nostre azioni meritorie. Si è persa l’occasione di considerarli individui (e non gruppo o umma, comunità) anzichè presentare un altro stile di rapporto con la fede, che esalta la libertà di coscienza e di adesione personale.

Quanto detto finora non è per chiudere le frontiere e lanciare crociate contro l’islam. Voglio solo dire che la presenza di musulmani in Italia è una questione di dialogo fra culture e religioni. Esso va quindi preparato e chiarito all’estero e in patria perché l’ospitalità di un’altra cultura e religione non soffochi la cultura ospitante. Occorre quindi che i governi creino strutture per l’integrazione culturale, ma occorre pure che gli occidentali e i cristiani non dimentichino di testimoniare la loro fede nella cultura, nel loro impegno e lavoro, anche quello a favore dei musulmani.

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 10/11/2003 19.25

Dalla moschea alla chiesa: islamici e cattolici in marcia assieme

Una marcia ed una settimana di iniziative di dialogo nelle provincie di Bergamo e Brescia

BERGAMO —- Sfileranno fianco a fianco, lungo le vie del paese, partendo dalla moschea di Paratico, in provincia di Brescia, per arrivare sino all’oratorio della vicina Sarnico, in provincia di Bergamo. E questo per dimostrare che l’integrazione tra musulmani e cattolici è possibile; che si può creare una convivenza civile anche tra due popoli di religione differente, che da secoli si scontrano ferocemente tra di loro. E’ questo il senso della «Marcia per il dialogo», in programma questo pomeriggio dalle 15 alle 17, una iniziativa che si propone di favorire uno scambio interculturale e interreligioso, ancor più importante in questo periodo caratterizzato da forti tensioni tra modno cattolico e mondo islamico. La manifestazione sarà caratterizzata dal rituale musulmano della rottura del digiuno (siamo in pieno Ramadan), che è stato fissato per le 17,15. Un quarto d’ora più tardi ci sarà invece un momento di preghiera,ognuno secondo la propria fede, mentre alle 18 interverranno alla manifestazione le autorità religiose. La marcia si concluderà alle 18,30 con una grande e festosa cena multietnica. Ma l’iniziativa non si esaurirà con la giornata di oggi. Per tutta la settimana, infatti, nel salone dell’oratorio di San Filastro, a Villongo, verrà proposta una mostra fotografica dal titolo "Frontiere - Borders - Fronteras". Verranno anche proiettati filmati sul tema dell’immigrazione nel Basso Sebino, proposte danze e animazioni interculturali per i bambini, incontri sull’identità cristiana e le religioni. L’iniziativa si concluderà domenica 16 con una solenne celebrazione eucaristica animata dalle comunità cattoliche straniere

Lunedì, 10 novembre 2003

Visto che sarà già avvenuto, dato l'orario...preghiamo lo stesso perchè questa iniziativa porti frutti........Per domenica 16 chi si trova dalle parti di Bergamo, provi a parteciparvi....., con chi non può troviamoci in Preghiera.....

 


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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 12/01/2004 21.20

Lahore (Agenzia Fides) – “Ho studiato al Foreman Christian College e nessuno mi ha mai imposto di diventare cristiano. Oggi sono un buon credente musulmano”, ha detto Pervaiz Chaudhry, Primo Ministro della Provincia pakistana del Punjab (nel Pakistan Nordorientale) parlando di recente a un’assemblea di oltre mille fra cristiani e musulmani.
Come riferito da una fonte di Fides presente all’incontro, il Primo Ministro ha riconosciuto che i cristiani svolgono un ruolo prezioso nel settore dell’istruzione e ha annunciato la consegna di borse di studio per l’anno 2004 a cittadini del Punjab senza discriminazione di religione, ma su base di merito. Il Primo Ministro si è distinto anche per aver consegnato una cospicua donazione di 2,5 milioni di rupie (circa 35mila euro) a istituti cristiani che operano nel sociale, occupandosi del recupero degli emarginati, di orfani e vedove. Chaudhry ha anche sottolineato i benefici derivanti dal fatto che il governo attuale ha denazionalizzato le scuole cristiane, mentre i rappresentanti cristiani del Punjab hanno ringraziato il Primo Ministro, confermando di voler continua a lavorare per la stabilità e la prosperità della regione.
Il Primo Ministro ha lanciato un messaggio di dialogo e tolleranza fra religioni, invitando di leader musulmani a farsi promotori di pace: p. Francis Nadeem, responsabile della Commissione per il Dialogo Interreligioso dei Vescovi indiani, ha assicurato il sostegno nel lavoro per creare armonia e pace nella società pakistana.
La atmosfera di generale armonia nei rapporti islamo-cristiani si è notata anche durante le festività natalizia: alcuni programmi radio televisivi hanno dato spazio alle iniziative natalizie del cristiani e numerosi capi musulmani e leader civili, a livello nazionale e locale, hanno inviato auguri ai Vescovi.
(PA) (Agenzia Fides 9/1/2004 lines 29 words 292)


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Da: Soprannome MSNamdg0266 Inviato: 02/02/2004 11.32
Per riguardo ad Allah, vietato il rosario!!

Piacenza - Si fa davvero fatica a crederci, ma è così. Il regolamento del presidio ospedaliero di Valdarda (in pratica l’ospedale di Fiorenzuola) ha vietato ogni manifestazione religiosa nelle camere ardenti, salvo la benedizione delle salme. Chi volesse dunque recitare anche un solo sommesso rosario per un proprio caro non potrà farlo. E fin qui la decisione appare alquanto discutibile, ma quello che lascia esterrefatti e che inquieta è la motivazione. Il divieto è stato deciso per evitare discriminazioni e nel rispetto delle altre religioni. Colui che hapartorito la brillante idea si considera probabilmente un campione del “politically correct”, ma è solo un esempio di fanatismo a rovescio. Ed un esempio non isolato, tempo fa in alcune scuole bolognesi fu proposto di vietare i presepi per non discriminare i bambini di altre religioni. Esiste un filone di pensiero, basato su una malintesa idea di società multirazziale e su un fondamentalismo antixenofobo che rischia di fare un pessimo servizio alla giusta causa antirazzista. La strada per far prevalere la comprensione e la solidarietà tra popoli e religioni non passa certo attraverso la distruzione dell’identità e della cultura del proprio paese.

Da Il Resto del Carlino


Chi ha l’occhio “pulito” e la mente “sana” fa fatica a credere a tutto questo. Gli ideatori di questi bandi accampano le loro pretese nell’intento di evitare discriminazioni e dispregio delle altre religioni. Cose incredibili e assurde! Queste misure non vanno certo a favore della solidarietà fra i popoli e religioni e sono emesse non da mussulmani o buddisti, nostri ospiti, ma da cristiani passati all’ateismo con l’obiettivo di combattere la Chiesa cattolica e le sue istituzioni, di eliminarla dalla vita e dalla storia, dalle attività culturali e sociali, dall’esercizio del suo magistero morale e spirituale. Essi sembrano ignorare la democrazia ormai troppo invecchiata per i suoi venticinque secoli di età, ma ci tengono a sbandierarla ad ogni pie’ sospinto nei parlamenti e negli incontri di popoli... è una pura ipocrisia! Infatti come può essere democratico chi impone silenzio ad una comunità di tempra cristiana nel momento di congedarsi con la preghiera del rosario da un proprio fratello defunto; chi ha il coraggio di proibire i presepi e tutti gli altri segni cattolici in una scolaresca di 27 alunni cristiani e 3 mussulmani? Sono casi in cui non c’è neppure l’ombra della democrazia, ma il suo opposto o peggio ancora... Esperienze del genere sono infinite in Africa, nell’Asia e nelle Americhe. Quando poi questi assertori di tale democrazia si trovano di fronte a sporadiche e a volte esagerate reazioni, come quelle di un sindaco leghista che in un’ordinanza vieta ai non cristiani di avvicinarsi alle chiese, esprimono forti critiche e bollano tutti di razzismo e xenofobia. Ma c’è di più. Il francese Jean Kahn, presidente dell’Osservatorio europeo sul razzismo e la xenofobia -l’organo permanente istituito dall’Unione Europea nella scorsa primavera-, scrive di “essere rimasto scioccato” dalle dichiarazioni del cardinale di Bologna, Mons. Giacomo Biffi, sugli immigrati. La stampa , spesso fonte di manipolazione dei fatti e dei testi, passa sotto silenzio tutto ciò che si oppone alla sua tesi. Infatti non riporta che il Biffi ha detto fra l’altro: “Gli appartenenti alle religioni non cristiane vanno amati e, per quanto possibile, aiutati nelle loro necessità. Da alcuni di loro possiamo tutti imparare la fedeltà ai loro esercizi rituali e ai loro momenti di preghiera”. Nella Chiesa cattolica non ci sono “stranieri”, perché essa segue la verità del suo divino Maestro che la vuole “Chiesa dei popoli”, “Chiesa pluralista”, fatta per riunire tutte le diversità umane, per adattarsi a tutte le culture e rispettare le identità proprie di ciascun popolo. Chi vuol presentarla diversamente è un suo pernicioso nemico e l’ateismo va a dimostrarlo perfino nelle camere ardenti.
Don Attilio Galli


Per approfondimenti: www.genitoricattolici.org/dialogo.html

http://213.92.16.98/ESW_articolo/0,2393,42021,00.html






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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 02/02/2004 12.25
Piacenza - Si fa davvero fatica a crederci, ma è così. Il regolamento del presidio ospedaliero di Valdarda (in pratica l’ospedale di Fiorenzuola) ha vietato ogni manifestazione religiosa nelle camere ardenti, salvo la benedizione delle salme. Chi volesse dunque recitare anche un solo sommesso rosario per un proprio caro non potrà farlo.
..........
 
è vero Giacomo.....e ad onor del vero informiamo comunque che la notizia così data nasconde IL DIRITTO A CHI VUOLE DI DIRE IL ROSARIO......
 
La questione è già stata riveduta per il fatto che molti musulmani, vedasi Milano, OCCUPANO INTERI MARCIAPIEDI per la loro preghiera con un notevole e non indifferente disagio per i passanti......
 
Una consulta (appena ritrovo il testo con la legge indicata lo riporto) ha stabilito che è anche nel cristiano il diritto di testimoniare la sua fede...il rosario tenuto in mano è un oggetto personale che non può essere toccato se non si vuol incorrere nella denuncia per REATO ALLA PERSONA.....(come dare un cazzotto ad una persona insomma...); così come il Crocefisso può essere indossato dalle persone e nessuno può mettere le mani addosso per toccarlo.....
 
Il rosario può dunque essere detto ovviamente, specialmente se la salma, in questo caso, è di un parente ed è in una stanza apposita dove non c'è l'obbligo ad altri di assistervi.
 
Al gruppo di persone che pregano in un corridoio adiacente alle camere mortuarie, è chiesta l'etica della buona educazione: "non disturbare il dolore altrui" che letto in chiave DI RECIPROCITA' E TOLLERANZA è ancora, grazie al cielo, garantita dalla nostra Costituzione......
Basterà perciò "abbassare la voce".....
 
Sul resto concordo..quello di evitare ricostruzioni del Presepiuo ed altro...in una quinta elementare per un solo bambino musulmano, non si è fatta alcun riferimento al Natale, dodici mamme hanno ritirato immediatamente i figli dalla scuola che dopo diverse riunioni, hanno raggiunto una via di mezzo: si è parlato del Natale di Cristo quale evento storico......ma la lezione più grande l'ha data il bambino musulmano che ha detto al padre: " A me non danno fastidio, sono amici miei!"
 
credo che il problema non sia un semplice problema musulmano, quanto della nostra politica comunista e laicista-agnostica in Italia che sta cercando di cavalcare ogni cavallo per porre odio alla Chiesa Cattolica.....
 
occorre dunque non solo rimanere esterefatti da queste notizie, ma tocca che ogni CATTOLICO faccia la sua parte....
 
Cristo difende la Sua Sposa....ma noi dobbiamo difendere la fede in essa ricevuta...
 
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSNamdg0266 Inviato: 03/02/2004 18.53
L'ISLAM

Davanti alla probabilità che il Parlamento Italiano approvi la legge sulla parità delle Religioni o che l’Unione Europea accolga paesi troppo distanti dalla sua cultura e dalle sue istituzioni, quali la Turchia, chiediamo di riflettere bene sulle conseguenze pericolose che questa apertura può comportare, soprattutto nei confronti delle comunità islamiche che pretendono in maniera sempre più aggressiva di essere riconosciute anche in sede legislativa, oltre che in quella sociale e religiosa, finora mai negata loro. Non illudiamoci di risolvere problemi di questo genere con il tanto conclamato “dialogo”, perchè per noi occidentali vissuti all’ombra della cultura cristiana, il dialogo, vale a dire la convivenza pacifica fra diverse religioni, è una cosa ovvia perché ammettiamo la libertà religiosa e di coscienza, ma per il mondo musulmano questo è impossibile, proprio perché “l’essenza” della cultura islamica è fondata sulla intransigenza più inflessibile e sulla totale identificazione tra fede e politica, tra diritto divino e norma giuridica, così da rendere impossibile un’intesa che si basi sui “diritti dell’uomo”. (S Nitoglia, L’Islam com’è, Minotauro). Tant’è vero che la stessa Corte di Giustizia Europea in data 31 luglio 2001 ha affermato con sentenza l’incompatibilità della Legge Coranica (Shari’ah) con la Convenzione per i diritti dell’uomo. (Affaire Refah Partisi)
La nostra Associazione Cultura Cristiana si è proposta di affrontare brevemente questo argomento lungo due diverse direzioni: 1) i contenuti della fede islamica e 2) i 1400 anni di storia dell’Islam.
1) I CONTENUTI: l’unica fonte della dottrina islamica (Shari’ah) è il Corano, Libro-divinità, consegnato da Maometto ai suoi fedeli. Maometto (570-632) si sentì investito del compito di sottrarre gli uomini alla idolatria “sottomettendoli” ad un unico Dio, Allah, un Dio lontano, inconoscibile, impenetrabile all’intelletto umano, arbitro assoluto di tutto, che esige la punizione dell’uomo anche con la mutilazione e la morte violenta, un Dio nei confronti del quale l’uomo non ha né libertà né responsabilità. Due conoscitori della legge coranica, Bausani e Fahad, fanno notare che l’Islam, non ammettendo la conoscenza razionale di Dio e del mondo, fonda le sue conoscenze solo sulla fede come valore assoluto, cioè su un fideismo cieco in nome del Corano, dove prevale una concezione della vita fatalistica e sensuale.
Siamo ben lontani dalla teologia cattolica la quale insegna che Dio è nostro Padre, ricco di misericordia, rispettoso della libertà dell’uomo, fatto a Sua immagine e somiglianza, un Dio che si fa conoscere all’intelletto umano non solo attraverso l’opera della creazione ma soprattutto attraverso la Rivelazione di Gesù Cristo, suo Figlio fatto uomo; questo Dio che ama l’uomo a tal punto da affidargli un preciso Comandamento: quello dell’Amore. Ma la difficoltà più grossa per un’intesa con l’Islam non riguarda solo l’aspetto teologico-religioso ma investe, come accennato, anche l’ambito cosiddetto “laico”, cioè quello civile, sociale e legale perché la visione dell’uomo, della vita, della società, della famiglia, della legge, è del tutto stravolta. Infatti:
• l’Islam non conosce il concetto di “persona” come soggetto di diritto, concetto tipicamente cristiano, ma solo il diritto della “ummah”, cioè della comunità;
• l’Islam non concepisce la famiglia intesa come libera scelta di un uomo e di una donna, ma come scelta unilaterale di un uomo che decide di “comprare” una o più donne, le quali sono escluse dalle decisioni e dalla vita del marito, e possono essere ripudiate e private dei figli in qualunque momento. Maometto, che ebbe una ventina di mogli, più le concubine, sancì il diritto dell’uomo alla più libera poligamia, a spese della donna (Cor.IV,3).
• l’Islam non concepisce il concetto di libertà, né quella personale, né di associazione, né di stampa, ecc. Chi non riverisce Maometto oppure osa obiettare un qualunque punto del Corano viene ucciso senza processo perché il Corano è l’unica legge, religiosa e civile, immutabile e intoccabile. Carlo Sgorlon in un articolo sul quotidiano “Il Tempo” affermava: “Il maomettano “tipo” non si integra, chiede che ogni suo costume religioso sia rispettato, ma egli nulla concede al cristiano perché il vero mussulmano non cede mai, non conosce né la tolleranza, né la mutazione di atteggiamento. O fai ciò che lui vuole, oppure si arriva alla guerra.
• l’Islam divide il mondo in “territorio dell’Islam” e in “territorio di guerra degli infedeli” e quest’ultimo deve essere conquistato con la “guerra santa”, obbligo imposto da Dio a tutti i musulmani finché il mondo intero non sia stato “sottomesso” ad Allah, cioè allo Stato Islamico. Anche la penetrazione silenziosa dei musulmani attraverso l’immigrazione punta alla conquista del mondo.(G.Vignelli, “L’invasione silenziosa”, Ed. Minotauro).

Mons. Fouad Twal, arcivescovo di Tunisi, in una dichiarazione sulla rivista “Nuntium”, afferma che l’Islam è portatore di un modello di società mirante all’istituzione di uno Stato teocratico e totalitario fondato sulla “Shari’ah”, e che la “Jiahad”, la guerra santa, non è un aspetto marginale dell’Islam, ma costituisce un obbligo grave del credente, e contro coloro che hanno voluto interpretare questo termine in modo riduttivo, come se fosse solo un combattimento spirituale, l’Arcivescovo risponde che i testi e i fatti sono chiari: “Si tratta di una vera lotta armata contro gli infedeli, cioè contro tutti coloro che non sono musulmani. E’ la religione della forza perché si impone solo con la forza e cede solo davanti alla violenza. Islamismo e violenza fanno parte integrante dell’Islam”.
Recita infatti il Corano: “Vi è prescritta la guerra, anche se non vi piace” (Cor.2,216). “Uccidete gli idolatri ovunque li troviate” (Cor. 9,5). “Profeta! Lotta contro gli infedeli e gli ipocriti e sii duro con loro” (Cor. 66,9). In questa lotta gli “infedeli” non possono rivendicare alcun diritto inerente la loro condizione di esseri umani, perché l’Islam non riconosce, come soggetti giuridici, persone o Stati non musulmani, e nemmeno riconosce i diritti dei prigionieri che sono “proprietà” dei vincitori. La schiavitù abolita in Occidente dal Cristianesimo, è legittimata nei Paesi islamici perché riconosciuta ufficialmente dal Corano (Cor.2,221)

2) I “1400” ANNI DI STORIA. Come si è diffuso l’Islam? A forza di guerre. Ne diede il primo esempio il fondatore, Maometto, trucidando sia i “popoli idolatri”, che dovevano essere ricondotti alla fede in un solo Dio, sia il “popolo del libro”, cioè Cristiani ed Ebrei presenti in Arabia con numerose comunità. A soli vent’anni dalla morte del “Profeta” gli arabi musulmani, condotti dal califfo Caleb, conquistarono la Palestina, tutta l’Africa cristiana mediterranea, sconfissero l’impero persiano e minacciarono Bisanzio. Quindi dal Marocco passarono in Spagna, cacciarono i Visigoti e da lì avrebbero invaso l’Europa se non fossero stati fermati a Poitiers da Carlo Martello (732). Quegli arabi musulmani che rimasero in Spagna dopo la sconfitta di Poitiers costituirono una forte comunità, sempre più insidiosa e aggressiva per il resto d’Europa. Solo dopo ben sette secoli, nel 1482, con il Re Ferdinando d’Aragona, gli arabi furono cacciati. Il contatto con la civiltà greco-bizantina e romano-cristiana plasmò per qualche secolo la durezza di quei guerrieri che seppero dare il meglio di sé come filosofi e scienziati.
Tuttavia dal secolo XV° la cultura islamica cominciò un inesorabile declino. L’indole bellicosa dell’Islam arabo, resa ancor più terribile dalla presenza massiccia dei Turchi musulmani (Ottomani), riemergeva prepotente minacciando seriamente tutta la civiltà cristiana. In questo spirito di difesa della cultura occidentale i cristiani combatterono a Lepanto (1571), a Vienna (1683), a Belgrado (1717) impedendo l’avanzata mussulmana in Europa.
Le stesse Crociate condotte dai cristiani contro l’Islam tra il XII° e XIII° secolo nulla hanno da spartire con le guerre sante islamiche perché le Crociate furono spedizioni militari promosse non per imporre la fede cattolica, ma per liberare i luoghi santi occupati dai musulmani che impedivano l’accesso, pena la morte, ai pellegrini cristiani.
La rivista Mashrek International rendeva pubbliche le risoluzioni prese dal Consiglio Islamico tenuto a Lahore (Pakistan) nel 1980, le quali stabilivano che “la regione mediorientale deve essere tutta islamica entro il 2000. I gruppi popolari che non appartengono al credo islamico devono essere distrutti”. Così è realmente avvenuto. Commenta a tale proposito l’islamista prof. Onorato Bucci che dal Libano, in quindici anni di guerra civile, senza contare il numero dei morti trucidati, si è avuto un drammatico esodo di oltre due milioni di cristiani, maroniti e di altre confessioni, in Europa e nelle Americhe. Non meno drammatica, continua Bucci, la situazione nelle altre Nazioni mediorientali: Egitto, Turchia, Siria e, più recentemente, Sierra Leone, Sudan, Nigeria, isole Molucche, isola di Timor e tutta l’Indonesia in generale che hanno subito eccidi incalcolabili e la cui popolazione, prima in maggioranza cristiana, è ora per forza quasi tutta mussulmana. Anche nelle Filippine, mansueto Stato cattolico, è entrato un gran numero di musulmani che vuole creare uno Stato musulmano a suon di guerre, persecuzioni e uccisioni. Ci sono molte ragioni per credere che anche in Italia e in Europa potrebbe accadere la stessa cosa. A tutti è noto il recente massacro in Nigeria di 250 cristiani a causa di una innocentissima frase su Maometto! C’è di che riflettere! Il bilancio dei cristiani uccisi nel mondo, in prevalenza dove vige la shari’ah islamica, è di circa 160.000 vittime all’anno, come documenta Antonio Socci nel suo ultimo libro “I cristiani perseguitati” Ed. Piemme.
Davanti a questa prospettiva, che significato hanno parole come “dialogo” o “pace”? Significano forse un atteggiamento passivo e rinunciatario come il massimo bene da raggiungere, grazie al quale si può avere salva la vita perdendo la propria identità e la propria libertà? E come si vivrà dopo? E’ evidente che una simile concezione di pace non significa solo rifiuto della guerra ma diventa una dottrina, uno stile di vita, un mito irenico e relativistico secondo il quale non esiste alcuna verità da difendere. Questa pace falsa in nome della quale vengono sepolte non solo le armi ma anche i princìpi, i valori, la fede, l’onore, la cultura ecc. di tutto un popolo, non fa altro che modellare una povera umanità-fantoccio in balìa dei prepotenti.
Mons. Bernardini, da oltre 40 anni Arcivescovo di Smirne in Turchia, ha dichiarato “Durante un incontro sul dialogo islamo-cattolico, un autorevole personaggio musulmano disse ai partecipanti: “Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo; grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo”. E aggiunge il Prelato che c’è proprio da crederci perché il “dominio” è già cominciato con i petroldollari, usati non per creare lavoro nei paesi poveri del Nord Africa o del Medio Oriente, ma per costruire moschee nei paesi cristiani attraverso l’immigrazione continua. Come non vedere in questo, continua l’Arcivescovo, un chiaro programma di espansione e di riconquista? I musulmani, infatti non sanno creare industrie ma sono magnifici guerriglieri che non temono la morte (…)”. E noi ci chiediamo sconcertati: “Com’è possibile che questi timori non sorgano mai nella mente dei nostri politici?”
Forse questa potrebbe essere la punizione che noi cristiani dobbiamo pagare per aver annacquato la nostra fede in un qualunquismo religioso senza identità, non esitando a cedere chiese cattoliche ai musulmani in segno di ecumenismo, a togliere i crocifissi in segno di tolleranza, a fare sfoggio di ateismo o di libertinaggio sessuale anche contro natura perché di moda ecc. tutte colpe che gridano vendetta al cospetto di Dio e che non restano impunite.
Tuttavia prendendo esempio dal coraggio di coloro che hanno arrestato l’avanzata islamica nei secoli precedenti, ci resta solo questo compito: imitarli. Li imiteremo innanzitutto irrobustendo la nostra fede con buone letture che, oltre a vincere l’ignoranza religiosa, ci possono caricare di entusiasmo e di fiducia (F. Rancan, Il senso del vivere. Uomo, tempo, eternità Ed.Ares, 2000) e poi utilizzando quell’arma efficacissima contro tutti i pericoli che è il Santo Rosario, unito alla potenza della Messa perché quella che forse si presenterà non sarà solo una lotta fra gli uomini ma vedrà direttamente impegnate le potenze dei Cieli. Non per nulla il Santo Padre ha voluto dedicare tutto il 2003 al Santo Rosario invitando ciascuno ad affidarsi al Cuore Immacolato di Maria, Regina di tutti i cristiani.
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