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CEI: VADEMECUM SULLA PASTORALE CON LE CHIESE ORTODOSSE

Ultimo Aggiornamento: 05/03/2010 18:41
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03/03/2010 17:48
 
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Vademecum della CEI per la pastorale verso gli ortodossi


Il documento, destinato prevalentemente ai parroci, agli operatori pastorali e ai responsabili delle istituzioni educative cattoliche, raccoglie e organizza tutta la disciplina vigente nella Chiesa cattolica sui “corretti rapporti” con i fedeli appartenenti alle diverse Chiese ortodosse, soprattutto per quanto riguarda l'amministrazione dei sacramenti (battesimo, confermazione, eucaristia, penitenza, unzione degli infermi), i matrimoni misti e l'ammissione dei fedeli alla piena comunione nella Chiesa cattolica.

SCARICATE QUI IL TESTO INTEGRALE pdf

In particolare, la prima parte del vademecum presenta, in modo sintetico, alcuni elementi dottrinali utili per comprendere il profilo delle Chiese orientali non cattoliche in Italia, mentre la seconda parte intende offrire alcune indicazioni relative alla condivisione del culto liturgico sacramentale.

I Vescovi hanno ritenuto necessario mettere a punto questo strumento anche alla luce dei dati sull’immigrazione del 2009, secondo cui i cittadini stranieri regolarmente presenti in Italia ammonterebbero a circa quattro milioni e mezzo (la metà circa di questi sono cristiani, mentre i fedeli ortodossi, secondo le stime del 2008, sono circa un milione centotrentamila).

“Questa nuova realtà – è scritto nell'introduzione – cambia anche i termini dei rapporti ecumenici nel nostro Paese”. “Infatti, il numero dei fedeli è tale da rendere impossibile alle comunità orientali, che pure vanno progressivamente strutturandosi, di fare fronte compiutamente alle loro esigenze spirituali e pastorali”.

“È dunque urgente considerare le conseguenze pastorali e giuridiche della presenza dei fedeli orientali non cattolici all’interno delle comunità cattoliche – si aggiunge –, a motivo dei contatti che si instaurano, per rispondere in maniera corretta alle richieste che essi presentano”.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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03/03/2010 18:53
 
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Il vademecum della Conferenza episcopale italiana per la pastorale verso i cristiani orientali non cattolici
Collaborazione senza proselitismo né relativismo

Roma, 3. Proselitismo e relativismo: sono questi i principali rischi presenti nei rapporti pastorali con i cristiani orientali non cattolici messi in evidenza nel vademecum della Conferenza episcopale italiana (Cei), già disponibile on line - come abbiamo riferito nell'edizione di ieri - che nel pomeriggio di oggi viene ufficialmente presentato ad Ancona. Si conclude infatti oggi nel capoluogo marchigiano la tre-giorni del convegno nazionale dei delegati diocesani per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso dedicato appunto alle "nuove sfide pastorali" e ai "nuovi incontri spirituali" posti dalla presenza, sempre più numericamente consistente, dei cristiani ortodossi in Italia.

Il documento, autorizzato dal Consiglio episcopale permanente del settembre 2009, è a cura di due uffici della segreteria generale della Cei, quello per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso, diretto da don Gino Battaglia, e quello per i problemi giuridici guidato da monsignor Adolfo Zambon. Destinato prevalentemente ai parroci, e agli operatori pastorali, il vademecum raccoglie e organizza tutta la disciplina vigente nella Chiesa cattolica sui "corretti rapporti" con i fedeli appartenenti alle diverse Chiese ortodosse.

Il testo fa il punto in particolare su alcune indicazioni relative all'amministrazione dei sacramenti, ai matrimoni misti e all'ammissione dei fedeli alla piena comunione nella Chiesa cattolica. Nello spiegare cosa ha portato i due uffici Cei alla elaborazione del vademecum, monsignor Zambon e don Battaglia si riferiscono in particolare alla consistenza del fenomeno migratorio dall'Est europeo, che negli ultimi venti anni ha fortemente interessato la penisola italiana. Infatti, circa la metà degli immigrati presenti in Italia sono cristiani: fra di loro i fedeli ortodossi erano stimati nel 2008 in circa un milionecentotrentamila.

E si può prevedere che, se i flussi migratori manterranno le caratteristiche attuali nei prossimi anni l'insieme di tali fedeli diventerà la seconda comunità religiosa italiana. "Questa nuova realtà - scrivono i responsabili dei due uffici della Cei - cambia anche i termini dei rapporti ecumenici nel nostro Paese". Infatti, viene sottolineato, "il numero dei fedeli è tale da rendere impossibile alle comunità orientali, che pure vanno progressivamente strutturandosi, di fare fronte compiutamente alle loro esigenze spirituali e pastorali. È dunque urgente considerare le conseguenze pastorali e giuridiche della presenza dei fedeli orientali non cattolici all'interno delle comunità cattoliche, a motivo dei contatti che si instaurano, per rispondere in maniera corretta alle richieste che essi presentano".

La prima parte del vademecum presenta, in modo sintetico, alcuni elementi dottrinali utili per comprendere il profilo delle Chiese orientali non cattoliche in Italia. La seconda intende offrire alcune indicazioni relative alla condivisione del culto liturgico sacramentale. Il vademecum è dunque uno strumento che intende venire incontro alle difficoltà incontrate quotidianamente dalle parrocchie italiane, riguardo alcuni temi assai delicati, quali l'amministrazione dei sacramenti e i matrimoni misti - il cui numero negli ultimi dieci anni è aumentato notevolmente - che spesso sono fonte di equivoci e disorientamento.

L'indicazione generale è pertanto quella che il sacerdote cattolico debba valutare molto bene le "concrete circostanze" che conducono un fedele delle Chiese ortodosse a richiedere l'accesso a un sacramento, perché se non lo si facesse "si potrebbe cadere nel rischio di assecondare atteggiamenti di indifferentismo o relativismo ecclesiologico o di esporsi al dubbio di un latente proselitismo".

Nel documento si chiarisce, infatti, che "le Chiese orientali che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica hanno validi e veri sacramenti, garantiti dalla successione apostolica". Non essendoci, tuttavia, ancora la piena comunione tra le Chiese, il principio generale da seguire è che "i ministri cattolici amministrano lecitamente i sacramenti ai soli fedeli cattolici, i quali parimenti li ricevono lecitamente dai soli ministri cattolici".

La Chiesa cattolica, a ogni modo, permette la condivisione di vita sacramentale "in certe circostanze e a determinate condizioni", e comunque sempre "per singole persone". Riguardo poi all'eucaristia, si afferma che l'ammissione alla comunione di un fedele orientale non cattolico da parte di un ministro cattolico può avvenire in "circostanze speciali e in casi singoli". Si richiede che "il singolo fedele abbia un grave bisogno spirituale" e che non sia "divorziato e risposato" e questo, si sottolinea, "nonostante nella sua Chiesa ciò sia permesso".


(©L'Osservatore Romano - 4 marzo 2010)


 
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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05/03/2010 18:41
 
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Ad Ancona il convegno dei delegati diocesani per l'ecumenismo

Quotidianità della testimonianza
di cattolici e ortodossi in Italia


di Riccardo Burigana


"L'impegno per la costruzione dell'unità visibile della Chiesa costituisce un impegno prioritario, una scelta irreversibile per la Chiesa cattolica, chiamata a vivere nella quotidianità della testimonianza della fede l'obbedienza alle parole di Cristo:  ut unum sint":  con queste parole Ercole Lupinacci, vescovo di Lungro e presidente della Commissione per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale italiana (Cei), ha concluso mercoledì 3 ad Ancona la tre-giorni del convegno nazionale dei delegati diocesani per l'ecumenismo. L'incontro ha affrontato il tema della presenza del mondo ortodosso in Italia, come occasione di "sfide" e di "incontri pastorali".

La storia, la liturgia, la dottrina, la spiritualità delle Chiese ortodosse sono state prese in esame, sempre nella prospettiva di offrire un quadro, necessariamente sintetico, della complessità del mondo ortodosso, con il quale le diocesi italiane, soprattutto negli ultimi anni, stanno imparando a vivere una nuova stagione del dialogo ecumenico. Infatti, come ha ricordato don Gino Battaglia, direttore dell'ufficio della Cei per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso, nella presentazione del convegno, i fedeli delle Chiese ortodosse presenti in Italia costituiscono ormai la seconda comunità religiosa, dopo quella cattolica, a causa della forte immigrazione dall'Europa orientale. Anche per questo s'è avuta una crescita esponenziale delle comunità ortodosse con la nascita di nuove parrocchie, che sono venute ad affiancare quelle realtà, come la comunità greca di Venezia, presenti in Italia da secoli.

Negli ultimi anni, proprio per il grande aumento del numero dei fedeli, la Chiesa ortodossa romena e la Chiesa ortodossa russa hanno istituito due diocesi. Ciò ha provocato anche qualche tensione all'interno del mondo ortodosso, poiché in Italia era già presente l'arcidiocesi ortodossa d'Italia e Malta, che dipende dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, che, da sempre, rivendica il diritto di giurisdizione sui fedeli di questi territori. La situazione non è migliorata neanche con la creazione della Conferenza episcopale ortodossa d'Italia e Malta, che comprende il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e i patriarcati di Bulgaria, Romania, Russia e Serbia; nella prima riunione lo scorso 16-17 novembre a Venezia, pochi mesi dopo la decisione di istituire queste conferenze da parte della iv Assemblea presinodale panortodossa di Chambésy nel giugno 2009, è stata lanciata la proposta di "collaborare ancora più strettamente per il bene dei fedeli ortodossi, come anche di tutti gli uomini di buona volontà, allo scopo di testimoniare nella società contemporanea i comuni valori cristiani", nella convinzione che sia necessario superare le tensioni esistenti.

Di fronte a queste tensioni, che pesano sul dialogo ecumenico a livello locale, la Chiesa cattolica in Italia si propone di favorire la comprensione della centralità del cammino ecumenico per rendere sempre più efficace la testimonianza evangelica nella società contemporanea, invitando così tutti i cristiani a proseguire sulla strada che conduce all'unità visibile, senza rinunciare alle proprie tradizioni, che costituiscono un elemento fondamentale nel dialogo ecumenico, che si fonda sulla conoscenza e sulla condivisione del patrimonio teologico, liturgico e spirituale delle Chiese e delle comunità ecclesiali.

La necessità di un rinnovato impegno dei cristiani per l'unità della Chiesa e per la missione evangelizzatrice è stata al centro dell'intervento di apertura del cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, che era stato preceduto da un saluto di Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo, che ha evocato la storia di Ancona, che per secoli è stata la "Porta d'Oriente" dell'Italia e che ora è in cammino verso la celebrazione del venticinquesimo Congresso eucaristico, che si svolgerà ad Ancona nel settembre 2011.

Fin da questi primi passi il convegno si è così configurato come un cammino di approfondimento e di condivisione tanto più dopo che Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia e presidente della Federazione biblica cattolica, ha parlato del rapporto tra la Scrittura e il dialogo ecumenico, utilizzando l'immagine dei discepoli di Emmaus. Per Paglia, infatti, i cristiani devono sentirsi come i discepoli in cammino verso Emmaus, accompagnati dalla Parola di Dio, che illustra loro il disegno di amore di Dio fino al momento nel quale si troveranno uniti nella condivisione della mensa. Paglia ha insistito pertanto sull'importanza di fare l'esperienza della lettura personale e comune della Scrittura e su questo aspetto è tornato anche Siluan Span, vescovo della Chiesa ortodossa romena per l'Italia, che ha raccontato della gioia delle comunità romene per l'accoglienza da parte dei cattolici.

Sono stati poi presentati alcuni aspetti della storia delle Chiese ortodosse, come le vicende storico-teologiche della Chiesa ortodossa russa nel xx secolo, con una particolare attenzione alle posizioni assunte negli ultimi anni riguardo alla modernità e alle possibili soluzioni per contrastare il processo di secolarizzazione; si è tracciato un quadro dell'ortodossia greca nel corso dei secoli e della spiritualità slavo-ortodossa degli ultimi secoli. E uno spazio particolare è stato riservato a una descrizione della storia, della teologia e dei rapporti ecumenici delle Antiche Chiese d'Oriente.

Sempre nella prospettiva d'una sempre migliore conoscenza della complessità del mondo ortodosso, anche in relazione al dialogo ecumenico in atto, si è passati ad analizzare lo stato dei lavori della Commissione teologica cattolica-ortodossa, dopo l'approvazione del documento di Ravenna, che rappresenta un punto di partenza d'un cammino teologico sulla natura e sulla struttura della Chiesa, un cammino nel quale non mancano le difficoltà, come è stato ricordato dall'arcivescovo Ioannis Spiteris, membro della commissione, anche perché affronta un tema centrale nella vita e per il futuro delle Chiese.

Il dialogo cattolico-ortodosso vive anche di riflessioni comuni sui sacramenti, in particolare sul matrimonio, perché, come è stato evidenziato, molte delle questioni sottoposte agli uffici diocesani dell'ecumenismo nella celebrazione dei sacramenti rimandano a un intenso dibattito che va conosciuto in modo approfondito. La riflessione sulla storia delle Chiese ortodosse e sulle questioni centrali del dialogo cattolico-ortodosso si è arricchita di alcune testimonianze sull'esperienza monastica romena in Italia da parte del monaco Nicodemo Burcea e sui "gemellaggi ecumenici" dei quali ha parlato don Vincenzo Solazzi che da anni è il promotore di queste iniziative che costituiscono una delle più straordinarie testimonianze dell'ecumenismo del popolo. Queste testimonianze, relative all'Italia, sono state introdotte da una relazione di Cesare Alzati sul significato della presenza della comunità ortodossa romena in Italia, della quale è stata ripercorsa la storia nel xx secolo.

Apparentemente su un altro piano s'è collocata la comunicazione sui dati della ricerca sui matrimoni misti, che ha, in realtà, affrontato il tema della presenza ortodossa all'interno di un quadro più articolato; si tratta di una ricerca che vuole fare il punto a dieci anni dall'ultimo "censimento" dei matrimoni misti. Infine, è stato presentato il vademecum per la pastorale delle parrocchie cattoliche verso gli orientali non cattolici. Il testo è il risultato di un lungo lavoro degli uffici della Cei, nel tentativo d'offrire delle indicazioni chiare, essenziali, giuridicamente fondate ai tanti problemi emersi nella pastorale quotidiana chiamata a confrontarsi con il desiderio di celebrare dei sacramenti, in particolare il matrimonio, nel pieno rispetto delle proprie tradizioni cristiane. Il dibattito che è seguito alla presentazione del documento ha mostrato l'importanza e la necessità di questo documento, utile strumento per la vita quotidiana di cattolici e ortodossi in Italia.


(©L'Osservatore Romano - 6 marzo 2010)

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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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