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La presenza Cattolica in Quèbec (Canada) in due figure eccellenti: un vescovo e una suora

Ultimo Aggiornamento: 17/03/2010 19:10
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17/03/2010 19:10
 
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Convegno in Vaticano sulle due figure chiave della presenza cristiana in Québec:  Marie Guyart e François de Laval

L'"amazzone di Dio"
che cambiò la storia del Canada


di Silvia Guidi

"La raffinata cronaca di un fallimento"; così uno spettatore definiva ieri il docufilm Folle de Dieu che il cineasta-filosofo Jean-Daniel Lafond ha dedicato due anni fa a Marie Guyart, la "Teresa d'Avila del Canada", come la definiva Bossuet.

Un giudizio severo ma realista e argomentato:  la proiezione del "film in progress" di Lafond al Centro culturale san Luigi di Francia ha concluso un'intensa giornata di studi dedicata a Marie Guyart e François de Laval, il primo vescovo del Québec, ricca di spunti e di contributi volti a smentire luoghi comuni, errori di prospettiva, proiezioni successive e generalizzazioni facili, destinati a far saltare le comode semplificazioni di una storiografia che troppo spesso asseconda acriticamente malintesi e schemi à la page.

Il documentario di Lafond è davvero il compendio per immagini di una distanza incolmabile, per quanto sinceramente teso a capire quali fossero i pensieri, le paure e le reali motivazioni dell'amazone de Grand Dieu che ha cambiato la storia del Canada, attraverso la curiosità e l'empatia di un'attrice di provata esperienza come Marie Tifo. Ma niente potrebbe essere più lontano dalla sensibilità della nostra epoca dell'immaginifica e appassionata spiritualità barocca, e la biografia della fondatrice delle orsoline nel Nuovo Mondo sembra fatta apposta per disorientare lo studioso contemporaneo.
 
Maria Guyart nasce a Tours in Francia nell'ottobre del 1599; già da bambina si sente chiamata alla vocazione religiosa, a quindici anni chiede di entrare in convento ma il padre, considerandola inadatta alla vita claustrale in quanto "troppo vivace", le impone di sposare Claude Martin, piccolo proprietario di un setificio. Dopo la nascita del primo figlio, avvenuta nell'aprile del 1619, suo marito muore; Marie non ha ancora 20 anni e deve gestire da sola il laboratorio tessile, gravato di debiti e coinvolto in complesse dispute legali, nel difficile ambiente di un porto fluviale sulla Loira. La sua abilità nel risolvere le situazioni più complesse è tale che anche il cognato affida a lei l'amministrazione della sua azienda di trasporti.

Ma il desiderio di rispondere alla chiamata dello "Sposo celeste", come Marie chiama Gesù nelle sue lettere, si fa sempre più forte:  il 21 gennaio 1631 entra nel convento delle orsoline di Tours, accompagnata alla porta del monastero dal figlio dodicenne, che viene affidato alle cure della sorella. Marie si sente chiamata alla missione:  "Il mio corpo è nel monastero, ma il mio spirito vola lontano, in Giappone, in Cina, nelle Americhe" scrive nelle sue lettere al figlio.

Nel 1639 entra in contatto con madame de la Peltrie, una vedova di Alençon, che intende fondare nel Québec un convento per l'educazione delle bambine indiane; il 4 maggio 1639 parte da Dieppe, insieme a tre agostiniane ospedaliere, per l'America del Nord, dove sbarca il primo agosto 1639. Subito suor Maria dell'Incarnazione si stabilisce in Québec e costruisce un convento; ben presto è costretta a scrivere nuove regole e costituzioni, adatte alle nuove esperienze ed esigenze.
 
Senza mai uscire dal convento, impara i dialetti degli indiani algonchini, montagnesi e uroni e per loro compone canti e scrive catechismi, grammatiche e dizionari, occupandosi nel contempo della cura e dell'educazione dei bambini; educa a distanza anche suo figlio Claude attraverso lunghe, dettagliate e affettuose lettere in cui descrive le sue fatiche e le sue gioie.

Nella certezza che neanche l'amore materno e l'abbraccio più tenero è capace di compiere le attese del cuore, invita suo figlio a non trascurare mai il suo rapporto personale con Gesù.

Nel caso di Marie Guyart, i teoremi sociologici o psicologici non tengono:  è una mistica che sa far quadrare benissimo i conti della missione, che alterna la preghiera a quello che oggi chiameremmo "economia aziendale", è un'educatrice che vuole comunicare la buona novella agli indigeni ma non ha la pretesa di cambiarli a sua immagine e somiglianza ("far diventare stanziali dei nomadi significa ucciderli") e teme l'avidità e il cinismo dei suoi connazionali più della sauvagerie dei popoli che incontra ("è più facile che un francese diventi selvaggio che il contrario" commenta con amara ironia) è consapevole della sua fragilità ma affronta ogni giorno i disagi e le fatiche della vita dei pionieri e i rischi della sanguinosa guerra in corso tra irochesi e uroni.

In questo clima ci sono tutti i presupposti "sociologici" per uno scontro di civiltà con gli autoctoni ma questo, inspiegabilmente, non avviene. È sorprendente anche la storia del figlio, Claude Martin, che ci aspetteremmo segnato a vita dal trauma dell'abbandono; il bambino che bussava in lacrime alle porte del convento delle orsoline di Tours non solo, una volta cresciuto, non odia Chi gli ha portato via sua madre ma entra nei benedettini di Saint-Maur e sarà a sua volta un mistico e un riformatore. Nella storia di Marie Guyart niente è scontato, neanche il sodalizio con François de Laval; tra i due (che saranno beatificati insieme da Giovanni Paolo ii nel 1980) non c'è nessuna simpatia immediata:  appena arrivato nella chiesa del convento, il sacerdote le chiede di non cantare, perché è infastidito dalla ricercatezza dei suoi "ornati" vocali. Se il disagio iniziale diventerà presto sincera stima sarà solo grazie alla consapevolezza di una costruzione comune; è il desiderio di servire un disegno più grande delle proprie idiosincrasie che permette di superare ogni diversità e "reattività" non giudicata, in ogni situazione, chiunque sia l'interlocutore.

L'opportunità di conoscere meglio il metodo delle due figure chiave della presenza cristiana in Québec, due mediatori culturali ante litteram, è arrivata in occasione del quarantennale delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Canada. "Questa non è la celebrazione di due figure perse in un lontano passato - ha detto il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano introducendo la giornata di studi, che si è svolta martedì scorso presso i Musei Vaticani - ma di un riconoscimento a due persone che hanno segnato la storia e la fede canadese.

E, grazie alla fede cristiana, non hanno ceduto all'ostilità verso il diverso". Dopo gli interventi di Luca Codignola (università di Genova), Nicola Gasbarro (università di Udine), Dominique Deslandres (università di Montréal) e monsignor Hermann Giguère, rettore del Seminario di Québec, Anne Leahy, ambasciatore del Canada presso la Santa Sede ha chiuso i lavori con un ricordo personale:  "Da ragazzina un po' discola, mi sono arrampicata anch'io sulle vecchie travi del convento. Il carisma educativo di Marie Guyart ha raggiunto anche me, a quattrocento anni di distanza".


(©L'Osservatore Romano - 18 marzo 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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