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Settimana Santa: Triduo Pasquale (meditazioni fino alla Pasqua) Anno 2010

Ultimo Aggiornamento: 04/04/2010 17:49
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19/03/2010 23:59
 
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In questo thread ricordiamo che ci sono le meditazioni dell'anno scorso 2009

Settimana Santa, Triduo Pasquale (Meditazioni)

Qui apriamo un nuovo spazio per affrontare anche il Tempo di quest'anno dedicato all'Anno Sacerdotale...

Quanto segue ci viene offerto da Rinascimento Sacro dall'amico Daniele:


Il tempo di Passione



1. Origine e indole del tempo di Passione.


Con l'espressione «tempo di Passione» si intendono le ultime due settimane di Quaresima, ossia, secondo la nomenclatura introdotta di recente (1956), la I domenica di Passione con la sua settimana e la II domenica di Passione o delle palme con la Settimana santa.


Anticamente con questo nome si indicava la VI domenica di Quaresima, cioè la domenica delle palme: così nel Sacramentario Gelasiano primitivo, nel quale è chiamata «De Passione Domini» (Wilson, p. 60), e nel Sacramentario di Angoulême; tale denominazione è presupposta anche da S. Leone Magno, che è solito chiamare questa domenica «festa della passione del Signore» (per esempio in Sermo 60, 1). A quel tempo, la V domenica non aveva ancora preso questo nome; anzi, talvolta essa veniva chiamata «dominica in Mediana» (Lectionnarium Wirceburgense, sec. VII), poiché conclude la settimana «mediana» della Quaresima. I libri e le fonti delle liturgie di tipo gallicano la denominano «V domenica di Quaresima» o «II domenica prima di Pasqua»; quelli mozarabici ed ambrosiani anche «Domenica di Lazzaro», a causa della pericope evangelica sulla resurrezione di Lazzaro che si leggeva in questa domenica. Successivamente, nel corso dell'VIII secolo, per la V domenica di Quaresima venne in uso il nome di «domenica di Passione». Di fatto, tuttavia, la beata passione del Signore cominciava ad essere celebrata solo a partire dalla VI domenica di Quaresima o delle palme, mentre la settimana dopo la V domenica manteneva l'indole generale del tempo di Quaresima.


Prima settimana di Passione, o settimana che segue la I domenica di Passione.


a.
I nomi di questa domenica sono: «Dominica surda» o «tranquilla» (slavo «Nedelja gluha» o «thia», ungherese dei secc. XV-XVI «Siket vasárnap»), per via delle omissioni liturgiche del salmo Iudica e del Gloria Patri; «Dominica nigra» (slavo «Nedelja cerna», ungherese anche contemporaneo «Fekete vasárnap»), a causa della velatura delle immagini, che un tempo era fatta con veli di colore non viola ma nero; «Dominica mortis» (slavo «Nedeja smrtelna»), espressione con la quale, probabilmente, si voleva indicare la passione di Cristo. Le denominazioni medievali, oggi non più in uso, sono: «Dominica Iudica», dall'introito della Messa; «Dominica Isti sunt dies», dal primo responsorio del Mattutino; «Dominica Repus», dalla velatura delle croci (detta appunto «repositio»).

b. I testi liturgi mostrano ancora che originariamente questa domenica e la sua settimana non si discostavano dall'indole generale del tempo di Quaresima: tutte le orazioni, infatti, vertono sulla santificazione del digiuno e si cerca di inclulcare lo spirito della penitenza tramite l'esempio dei Niniviti (lettura del lunedì).

c. Tuttavia, l'idea della passione del Signore cominciò, a poco a poco, ad essere anticipata e celebrata anche in questa prima settimana, benché in forma moderata e, potremmo dire, quasi da lontano («con sordino»).

1) A tale aspetto, evidentemente, rimanda la frequente menzione dei «nemici», termine col quale, per accomodamento liturgico, si intendono certamente i nemici del Cristo perseguitato fino alla morte, mentre i lamenti proferiti nei loro confronti sono detti a nome del Cristo sofferente. Così i nemici del Signore sono delineati negli avversari di Daniele, tipo del Cristo, che dicono: «Consegnaci Daniele»; Pilato, a cui venne rivolta un'analoga richiesta, è rappresentato nella persona del re di Babilonia «il quale, costretto dalla necessità, consegnò loro Daniele»; la resurrezione del Signore, invece, è simboleggiata dalla liberazione di Daniele dalla fossa dei leoni (Messa del martedì). Nella lettura del venerdì, Geremia, tipo del Cristo, prega a suo nome: «Restino confusi coloro che mi perseguitano», poiché «hanno scavato una fossa per catturarmi, hanno teso di nascosto un laccio per i miei piedi» (lettura del sabato).

2) I canti corali di questa settimana invocano spesso Dio nella persona di Cristo che parla contro i suoi nemici: «Abbi pietà di me, o Signore, poiché i miei aggressori infieriscono contro di me» (introito del lunedì), «Abbi pietà di me, o Signore, perché sono perseguitato, liberami e salvami dalle mani dei miei nemici» (introito del venerdì e del sabato), «Volgiti, o Signore, e libera la mia anima» (offertorio del lunedì), «liberami dall'uomo iniquo e perfido» (graduale del martedì), «tu mi strappi dall'uomo violento, o Signore» (introito del mercoledì).

3) Le pericopi evangeliche, in particolare, preparano gli animi al ricordo della passione di Cristo, poiché narrano le profezie con cui egli predisse la sua passione e gli episodi in cui egli «si nascose», episodi mediante i quali, con efficace metafora liturgica, si allude alla sua divinità nascosta sotto il velo dell'umana sofferenza. Le profezie sono le seguenti: alle guardie inviate dai principi e dai farisei per arrestarlo Gesù risponde: «Per poco tempo resto ancora con voi; poi ritorno a colui che mi ha mandato» (lunedì); «il mio tempo non è ancora venuto» (martedì); la passione del Cristo è come un chicco di grano che cade in terra: deve nascondersi e morire, poiché «se muore, porta molto frutto» (sabato), in modo che «quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me» (ibid.). Gli episodi in cui Cristo si nasconde sono riferiti molte volte nelle pericopi evangeliche di questa settimana: «non voleva percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo» (martedì); «andò anche lui alla festa, non apertamente, ma quasi di nascosto» (ibid.); durante la festa della Dedicazione al Signore viene chiesto: «Fino a quanto terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, diccelo chiaramente» (mercoledì); quando i sommi sacerdoti e i farisei radunarono un consiglio contro Gesù e «decisero di farlo morire», allora «Gesù non si faceva più vedere in pubblico fra i Giudei, ma si ritirò nella regione prossima al deserto» (venerdì). Il vangelo del sabato si chiude con queste parole: «Così parlò Gesù, poi se ne andò e si nascose da loro».

d. Il ricordo della passione di Cristo è presente specialmente nella V domenica di Quaresima o I domenica di Passione. Il Signore scioglie un lamento contro i suoi nemici per mezzo del celebre salmo 42: «Fammi giustizia, o Dio... liberami dall'uomo iniquo e perverso»; l'epistola celebra il sacrificio redentivo della passione («Cristo,sommo sacerdote dei beni futuri»); il graduale, con le parole dei salmi 142 e 17, richiama la preghiera di Cristo nell'orto: «Liberami, o Signore, dai miei nemici, insegnami a fare la tua volontà»; il tratto, con termini profetici, dipinge quasi il supplizio della flagellazione: «sulla mia schiena hanno infierito i miei avversari»; il vangelo, dopo aver narrato la rivelazione della divinità di Cristo, riferisce che «(essi) presero dei sassi per gettarglieli, ma Gesù si nascose e uscì dal tempio». L'applicazione della salvifica passione del Signore si ha nel sacrificio della Messa, come si evince dal canto di Comunione: «Questo è il corpo che sarà dato per voi; questo è il calice della nuova alleanza nel mio sangue...».

e. Il giovedì di questa settimana si caratterizza per l'indole strettamente ed esclusivamente penitenziale del testo della Messa, fenomeno che, secondo Callewaert, trova spiegazione nel fatto che questo testo corrisponderebbe a quello di un'antichissima Messa, originariamente celebrata il giovedì santo per riconciliare i peccatori che avevano fatto pubblica penitenza. Numerosi elementi consentono di dimostrare tale ipotesi: l'antifona all'Introito deve senza dubbio applicarsi ai peccatori («Tutto hai fatto secondo giustizia, perché abbiamo peccato contro di te... ma tu da' gloria al tuo nome e trattaci secondo la tua infinita misericordia»). Si offre, inoltre, l'esempio di due penitenti: Azaria, che prega il Signore: «Non distruggere la tua alleanza, non privarci della tua benevolenza... ma trattaci secondo la tua dolcezza», ed una peccatrice anonima, della quale il Signore dice: «I suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha dimostrato molto amore». Il graduale prepara i peccatori a celebrare e a partecipare di nuovo al sacrificio, per la prima volta dopo la penitenza: «Portate offerte ed entrate alla sua presenza». Anche le antifone a Benedictus ed a Magnificat, diversamente dal solito, non sono prese dal vangelo del giorno, ma fanno sintomaticamente avvertire la vicinanza della Pasqua, cosa che si addice meglio al giovedì santo: «Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino, fo la pasqua da te, coi miei discepoli» e «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa pasqua con voi, prima del mio patire». Le orazioni primitive di questa Messa non si trovano nel Messale Romano, ma possono essere rintracciate nel Sacramentario Gelasiano del sec. VIII: «Concedi, o Signore, il perdono dei peccati, affinché possiamo celebrare le feste pasquali in modo a te gradito» (Sangallense 348, ed. Mohlberg, n. 448).

f. Il sabato della I settimana era in origine giorno aliturgico, come attesta il Sacramentario Gregoriano: «Sabbato ad Sanctum Petrum, quando helemosyna datur» (ed. Lietzmann, n. 72); nel Gregoriano primitivo: «Sabbato vacat. Dominus Papa eleemosynas dat» (Kl. Gambler, Wege zum Urgregorianum, 1956, 38). Lo Pseudo-Alcuino così riferisce questo fatto: «Il Papa, in memoria della devotissima donna, fa oggi alle membra di Cristo ciò che ella fece al Capo: perciò si astiene dalla stazione pubblica, ma non dalla celebrazione della Messa, poiché si occupa di distribuire l'elemosina» (De div. offic., 13: PL 101, 1200). In origine non si celebrava neppure la Messa; il testo della Messa fu composto successivamente, e i canti corali sono gli stessi del venerdì. ― Un altro uso caratteristico di questo sabato fu quello di mandare il «fermentum», cioè una particola consacrata, che ancora S. Innocenzo faceva portare dagli accoliti ai singoli presbiteri delle chiese titolari di Roma, affinché «non si sentissero separati dalla comunione del pontefice» (PL 20, 556 s.). Tale particola consacrata prendeva il nome di fermentum perché veniva mischiata alle particole consacrate nelle singole chiese titolari, allo scopo di significare l'unità ecclesiastica: come infatti il lievito [lat. fermentum], unito alla farina, fa gonfiare tutta la pasta, così anche l'Eucaristia è vincolo di carità. In tempi successivi l'invio del fermentum rimase in uso soltanto nelle maggiori festività; in questo sabato sembra che l'Eucaristia venisse mandata nei titoli per le Messe della Settimana santa. In molti codici riportanti la serie romana delle pericopi evangeliche si legge: «Questo sabato si manda il fermentum alla chiesa lateranense» (Th. Klauser, Röm. Kapit. Evang., p. 69, n. 98, e 110, 94). L'invio del fermentum cadde in disuso dopo il sec. XI, mentre la distribuzione dell'elemosina si mantenne per tutto il medioevo, come attestano Beleto e Durando: «In questo sabato il Papa è solito prendersi cura dei poveri di Cristo distribuendo l'elemosina» (Rat. div. off., 1, VI, c. 66, 1).


2. Leggi cultuali del tempo di Passione.

Velatura delle croci e delle immagini. a. Il sabato che precede la I domenica di Passione, «finita la Messa e prima dei Vespri, si coprono le croci e le immagini della chiesa con veli violacei; le croci restano coperte fino al termine dell'adorazione della croce da parte del celebrante il venerdì santo, le immagini fino all'intonazione del Gloria nella Messa della vigilia pasquale» (Rubr. spec. Miss.). Quest'ultima indicazione si trova anche nell'Ordo Hebdomadae sanctae instauratus (Missa sol. Vig. pasch., n. 2). Quando il rito della velatura abbia cominciato a diffondersi è ancora incerto: probabilmente non prima del sec. IX.

b. La ragione della velatura non è stata ancora individuata con esattezza.
― 1) Gli antichi liturgisti sostenevano che, per celebrare con maggior frutto la passione di Cristo, si coprivano le rappresentazioni della passione al fine di poter considerare meglio la passione stessa. Ma, se la ragione fosse questa, sarebbe logico esporre la croce e il crocifisso in modo ancor più intenso, piuttosto che velarli, né si capisce perché si debbano coprire anche tutte le altre immagini; del resto, il venerdì santo, quando la celebrazione della passione del Signore raggiunge il suo apice, la croce, velata fino ad allora, viene scoperta.
― 2) Altri autori cercavano la ragione della velatura nella storia dell'arte: nel periodo romanico, i crocifissi rappresentavano il re di eterna gloria, non nudo, ma vestito, e con in testa una corona d'oro e di gemme al posto della corona di spine: perciò, quando nel tempo di Passione si cominciò a venerare il servo sofferente del Signore, «il quale non ha apparenza di bellezza né splendore» (Is. 53, 2), si ritenne opportuno velare l'immagine del Cristo glorioso.
― 3) Thurston individua un'altra ragione storica nell'ipotesi secondo cui questa velatura sarebbe un retaggio della separazione dei penitenti nella chiesa: i penitenti, infatti, erano circondati da un velo, in modo tale da non essere guardati e da non poter vedere la Messa. Successivamente, quando ormai tutti i fedeli ricevevano le ceneri al posto dei penitenti, col velo grande si copriva l'altare maggiore e, in epoca posteriore, soltanto la croce e le immagini. Questo velo grande era chiamato «velum famis» (Hungertuch, Smachtlappen): in molti luoghi, nel medioevo, veniva messo fin dall'inizio della Quaresima e spesso era di colore nero [1].

c. Norme liturgiche per la velatura.
― 1) Devono essere coperte non solo le croci, ma anche tutte le immagini (quindi le pale e le statue degli altari, e i quadri e le statue collocati dentro la chiesa ma fuori degli altari), per tutto il tempo di Passione, anche se si celebra la festa del Titolare o del Patrono; l'immagine di un Santo non può essere scoperta neppure in occasione della sua festa (Decr. S. R. C. 926, 2 e 3396).
― Tutti i veli devono essere di colore viola e non devono recare immagini dipinte o ricamante, poiché sono proprio le immagini che bisogna coprire (Decr. 2524, 4; 3110, 12; cfr. 3108, 11). Il giovedì santo la croce dell'altare maggiore, per il tempo della Messa, si copre con un velo bianco. ― 3) Le immagini della Via Crucis possono restare senza velo per tutto il tempo di Passione (Decr. 3638, 2) [2].


Omissioni liturgiche. Si omettono: a. Il salmo 42 Iudica all'inizio della Messa, verosimilmente perché l'Introito della domenica di Passione è composto con questo salmo e la liturgia cerca di evitare le ripetizioni. Per analogia, per tutto il tempo di Passione il salmo Iudica si deve omettere nelle Messe del Tempo [non però nelle Messe dei Santi o nelle Messe votive] [3]. b. Si omette anche il Gloria Patri all'Introito e al Lavabo, come pure all'«Asperges me» prima della Messa solenne conventuale o parrocchiale; nell'Ufficio divino, all'invitatorio e a tutti i responsori. Non è certo se questa omissione sia un retaggio dell'uso antico di recitare i salmi senza Gloria Patri. Durando le assegna la seguente ragione spirituale: «Si tralascia il Gloria Patri, perché tale versetto è finalizzato alla lode della Trinità, che nella passione del Signore (che si ricorda a partire da questo giorno) fu disonorata. Cristo, infatti, che nella Trinità è la seconda persona, fu disonorato» (1, VI, c. 60, 4).

P. Radó, Enchiridion liturgicum, Herder 1961, pp. 1168-1174
Traduzione di Daniele Di Sorco



[1] Una ragione storica analoga, ma più convincente, è offerta dal Dizionario pratico di liturgia romana a cura di R. Lesage, Roma 1956, pp. 330-31: «Il velo viola (o almeno non trasparente) che nasconde la croce e le immagini dei Santi sembra doversi ricollegare all'uso del cosiddetto "velo quaresimale", con il quale nell'alto medioevo si nascondeva l'altare, in segno di lutto e penitenza, e che si toglieva al momento in cui nel Passio del mercoledì santo si cantava: Velum templi scissum est. L'uso del velo poi fu ristretto alla croce, che restava nascosta per tutta la Quaresima. La rubrica che ne limita l'uso al tempo di Passione si trova codificata per la prima volta al sec. XVII, nel Caeremoniale Episcoporum».

In ogni caso, qualunque sia l'origine storica di questo rito, il suo significato mistico è facilmente comprensibile: si nascondono le immagini del Santi per concentrare l'attenzione su Colui che è stato trafitto, mentre la velatura delle croci rimanda agli episodi evangelici, presenti in quasi tutte le pericopi della settimana di Passione, nei quali Cristo si nasconde, quasi a voler significare che la sua divinità, pur non venendo mai meno, è messa in ombra dalla sofferenza, dalla debolezza, dal disprezzo. La chiesa priva di immagini e coperta di veli viola richiama in modo efficace lo stato d'animo che dovettero avere i discepoli nel travagliato periodo che precedette la passione e la morte del Signore (n.d.t.).

[2] La velatura delle croci e delle immagini, secondo le norme indicate, può essere effettuata anche nelle chiese officiate abitualmente nella forma ordinaria del rito romano: «L'uso di coprire le croci e le immagini nella chiesa dalla domenica V di Quaresima può essere conservato secondo il giudizio della conferenza episcopale. Le croci rimangono coperte fino al termine della celebrazione della passione del Signore il venerdì santo; le immagini fino all'inizio della Veglia Pasquale» (Congregazione per il Culto Divino, Lettera circolare Paschalis sollemnitatis, 16 gennaio 1988, n. 26) (n.d.t.).

[3] Che tale spiegazione sia per lo meno insufficiente è dimostrato dal fatto che il salmo 42 si tralascia anche nelle Messe dei defunti, nei cui formulari non si trova alcun testo desunto dal salmo medesimo. Ciò induce piuttosto a pensare che vi sia una certa connessione tra le funzioni strettamente penitenziali e l'omissione del salmo Iudica, le cui espressioni di gioia e di speranza parvero forse inadatte a circostanze così austere (n.d.t.).



                                                                  



Guarda chi sei, Sacerdote!




[Modificato da Caterina63 20/03/2010 00:07]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Sorriso IMPERDIBILI!

del Vescovo domenicano Pio Alberto del Corona, Fondatore delle Suore Domenicane dello Spirito Santo e arcivescovo di Sardica....

Non perdete queste Meditazioni che RS vi offrirà a piccole dosi per seguire giorno dopo giorno, con il Signore Gesù, i Santi e la Chiesa Cattolica di sempre, i Riti della Settimana Santa con passione e com-passione...
Cliccate qui:

L'Anima Devota nei giorni Santi/1
Devozione e meditazioni nella Settimana Santa.



Premessa

A tutte le Anime amanti, sorelle nostre in Gesù Cristo, offriamo queste pagine, quasi invito a tenere a Lui compagnia nei giorni santi, a seguirlo passo passo dall'entrata in Gerusalemme fino al Calvario, per contemplarne poi lo splendore della Risurrezione; a meditare i suoi dolori, la sua morte, le sue glorie, coi sentimenti stessi che l'angelico nostro Padre ci suggeriva; in quella stessa visione di luce che abbondava nella sua cherubica intelligenza.

Quanto qui è scritto è tratto fedelmente dalle sue Lettere e dai suoi appunti; e il mettere in vista queste perle nascoste ci sembra un doppio vantaggio: far conoscere sempre più le ricchezze versate a piene mani da Dio in quell'anima privilegiata (mons. Pio Del Corona O.P.), ed aiutare ad un tempo le anime tutte nell'arduo cammino verso la perfezione.

Così mons. Del Corona diceva: " Non vi lascio ricchezze dopo la mia morte; ma il patrimonio dè miei scritti vi aiuterà a mantenere il buono spirito dell'Istituto".

Le Suore Domenicane dell'Asilo - Firenze 15 Febbraio 1913.


INTRODUZIONE

Ecco la stupenda e terribile maestà dei sanguinosi misteri a invadere e opprimere i cuori.

Solennità di mestizia, profondità di commozioni, vena dischiusa di lacrime e struggimenti penosi, con dolorosa impotenza di conati per rispondere alle tenerezze e ai patimenti di un Dio.

Se mai la terra fu potente a turbare il cielo e a mettere il lutto e lo spavento, fu tale nei giorni della passione, quando Colui nel quale era la natura di tutti senza la colpa, esclamava: " Triste è l'anima mia fino alla morte"; quando l'Ostia di Pace, l'Agnello Santo, il Dio nella carne pativa, perchè il patimento era del Verbo Incarnato, e il Verbo che nella carne pativa era pur nel seno del Padre e aveva in sè tutta la essenza di Dio.

Il Padre era volto al Figlio, abbassato cò suoi Angeli verso di Lui agonizzante.
Il Paradiso che fu mai nel giorno del Venerdì Santo?
La eclissi di sole fu l'effetto e il simbolo della eterna bellezza eclissata in Croce.

Che fare nella Settimana di questo lutto divino?
Che via tracciare alle anime, spose del Verbo, che vorrebbero meditare e pregare, e non sanno ove volgere i pensieri affannosi?

S'incominci dal dì delle Palme il grido di amore che inneggi a Gesù negli ultimi giorni della sua vita terrena, nell'ultimo tratto del suo esilio sopra la terra, s'incominci l'Osanna che non si smentisca e accompagni il Divino Eroe nella pugna sanguinosa, al festino dell'amore, nei terrori dell'agonia, sul patibolo, nel sepolcro, nel trionfo della risurrezione.

Oh, care anime, siate ebbre e folli di Amore assaporando il mistero che vi redense, splendete di bellezza immacolata da innamorare Colui che vi amò sino a morire!

[segue]


Fraternamente CaterinaLD

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L'Anima devota nei giorni Santi/2: la Domenica delle Palme.

Devozione e meditazioni nella Settimana Santa.



di Pio Alberto Del Corona O.P.*


DOMENICA DELLE PALME

Ricorda Anima Devota:

Nella Domenica delle Palme la Santa Chiesa commemora l'ingresso di Gesù in Gerusalemme colla processione innanzi la
 
Messa e la benedizione dell'olivo. In tutta la Chiesa si eleva il Passio di san Matteo, e le parti della Sacra Liturgia fanno udire
 
il gemito del Redentore che si prepara alle umiliazioni ed alla morte
.


Care Anime, nella Domenica delle Palme ogni anima amante in Cristo deve adorare e raccogliere le lacrime di Gesù che pianse nell'ora del suo trionfo. La Gerusalemme terrena col popolo festante apparve a Gesù come specchio della umana famiglia che traversa i secoli e negli eletti e nei reprobi d'allora vide gli eletti e i reprobi di tutte le età, e pianse. Dio solo seppe il mistero e il prezzo infinito di quelle lacrime. All'anima mesta del Redentore brillava nel suo orrore e anche nel suo splendore, la Santissima Croce. Innamorato delle anime le abbracciò tutte, le chiamò tutte al bacio e alle nozze di sangue, e alla vista dell'altare sanguinoso, come amante fremè, come gigante esultò. Proferì allora le parole fatidiche:" Esaltato che io sia da terra, trarrò tutto a me".

Guardò voi, Anime care, pensò a voi, tirò voi a sè, vi noverò tra le sue conquiste, nel Cuore di Dio viveste. Cerchi ciascuna di voi il suo palpito, la sua lacrima, dacchè l'Uomo-Dio, l'amante vostro, ebbe per ciascuna un palpito ed una lacrima. Raccogliete e custodite il tesoro: chiedete al vostro cuore un palpito immenso, e andategli incontro. Mettete sul suo passaggio non le vestimente vostre, ma voi, e supplicatelo che vi conculchi col suo piede, ma vi rialzi subito con la sua potente mano e vi accosti al suo Cuore Misericordioso.


Oh! il volto della Sposa sul Cuore del Divino Amante e il volto dell'Amante divino chinato verso la Sposa per far cadere sopra di lei una delle sue lacrime! Sarebbe la beatitudine della terra e l'assaggio del Paradiso. Andate sulla sera di questo giorno a trovare Gesù nella sua solitudine del Santo Tabernacolo, come nella scena di Betania e inginocchiatevi davanti a Lui, chiedendo luce e fuoco di amore per questi giorni. Ringraziatelo di aver pianto per voi; e ditegli che volete seguirlo passo passo nel cammino dè suoi dolori, al Getzemani, al Pretorio, al Calvario.

Ditegli che volete amarlo con tutte le vostre forze, tirarlo coll'empito dell'amore a voi e dentro di voi, per imprimerlo tutto coi suoi misteri di sangue nel vostro cuore. Ditegli che lo seguirete sino alla Croce, e che allora lo chiamerete a piegarsi, ad abbassarsi sino al vostro labbro per darvi un bacio di sangue. Ditegli qualcosa di nuovo, e per imparare a dire qualcosa di nuovo, cercate Lei, la Madre santissima, Maria, guardate nè suoi occhi, tendete anche verso di Lei addolorata le vostre braccia e avvicinate a Lei i vostri cuori.


Gridate sovente in questi giorni:

"O Dio Crocefisso, abbassati a me e dammi il bacio di sangue, che m'infuochi il cuore. O Dio-Ostia pura, santa e immacolata, dammi il tuo fuoco d'amore, che mi faccia struggere di tenerezza per Te. O Maria, Madre Addolorata abbracciatemi; o Gesù, il vostro bacio, ecco il mio paradiso! O Gesù, mio Sposo, ditemi parole d'infinita dolcezza; voglio esser vostro per tutta l'eternità! O Trinità redentrice, attirate in questi giorni Santi tutte le anime che ancora non vi conoscono, perchè Gesù possa essere amato e il destino di queste anime salvato!" Così sia.
[segue]


*Mons. Pio Alberto Del Corona O.P. Arcivescovo di Sardica, tratto da L'Anima Devota nei giorni Santi, a cura delle Suore
 
Domenicane con Imprimatur del Vicario Generale dell'Ordine dei Predicatori fr. Petrus Tani Firenze 10.2.1913 e con
 
l'approvazione della Curia Arcivescovile di Firenze del 15.2.1913. Si ringrazia vivamente D.A. per la preziosa trascrizione.

Fraternamente CaterinaLD

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L'Anima devota nei giorni Santi/3: Lunedì Santo

Devozione e meditazioni nella Settimana Santa.




di Pio Alberto Del Corona O.P.



LUNEDI' SANTO




Ricorda Anima Devota:

Nel Vangelo del Lunedì Santo la Chiesa ricorda e rivive il convito di Betania, presente Lazzaro resuscitato da morte e le due sorelle Marta e Maria.

Ti sia dolce ricordare come sul fine del convito, Maria, prese una libbra di prezioso unguento ed unse i piedi di Gesù e poi li asterse coi suoi capelli. Mentre rammenta bene Giuda Iscariota, che era presente, mormorò sullo sperpero di quell'unguento che poteva vendersi per trecento danari, mentre Gesù ebbe per Maria parole di lode.

L'addolorante amante prevenne il rito pietoso della sepoltura, e manifestò a Gesù il distacco dalle cose terrene e l'amore per quelle celesti.




Lunedì Santo! che parola impegnativa!... Oggi la Chiesa un convito familiare, fra amici, ci sono anche Marta e Maria.

Qui siamo ad un fatto storico intervenuto il Sabato prima dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme. Ma la Chiesa lo ricorda oggi, perchè quel fatto porse argomento a Gesù di alludere alla sua sepoltura, e a Giuda di tramare il tradimento del suo Maestro.

Il Vangelo di oggi ci parla di un olio profumato, prezioso, d'un nardo spigato e d'un alabastro. Parla delle trecce di Maria consacrate a un ministero di tenerezza e di espiazione. Parla di profumi effusi sui piedi e sul capo di Gesù e di una fragranza che riempì tutta la casa.

E' davvero un bell'ammaestramento sul modo di passare la Settimana Santa.

Contemplare, recidere, effondere.

E' settimana di Misteri, e bisogna contemplare, ne abbiamo davvero bisogno!

E' settimana di Sacrificio Divino, e bisogna sacrificarsi.

E' settimana di Misericordia divina, e dobbiamo ungere i piedi a Cristo.

Anime Amanti, Anime devote, contemplate con la Beata Vergine Maria i misteri della umanità e divinità di Gesù Signore. State ai fianchi di Lui e adoratelo, manifestandogli con atti concreti l'intero amore che a lui vi stringe.

Fate di tutti gli incitamenti di vanità altrettanti olocausti, spogliatevi di ogni orgoglio, uccidetelo, interratelo affinchè non rigermini più.

Se negate a Gesù qualche sacrificio del vostro amor proprio, se gli ricusate qualcosa in questi giorni, mostrate di avere un cuore per nulla gentile ed anche superbo, indurito; a Dio che ama sino a morire, nulla si nega!

Spezzate anche voi il vostro alabastro, il cuore... e niente di umano vi resti dentro; versate il pianto quasi unguento prezioso sui piedi adorabili, e tutta la casa dell'anima vostra si empirà della fragranza dell'unguento gradito a Gesù.



Un atto di detestazione delle colpe, uno slancio dell'anima pentita delle sue viltà e dè suoi orgogli è un bacio ai piedi del Divino Redentore; un atto di consacrazione di tutta sè è unguento effuso sul Capo di Lui. Solo per le due vie del dolore e dell'amore si giunge alla vera divinità, il cui raggio è a sua volta un bacio che angelifica il cuore. Trascorrete il vostro giorno con fra le vostre mani la potente arma del Rosario.


[segue
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Inni della Settimana Santa:  "Vexilla regis prodeunt"

In trono sul patibolo


di Inos Biffi


Incominciano con la Settimana Santa i giorni della prolungata e appassionata contemplazione della Croce. Vi risuona, in particolare, il grande inno del Vexilla Regis. L'autore, Venanzio Fortunato - nato a Valdobbiadene (530/540) e morto vescovo di Poitiers (600/610) -, viene considerato come "il creatore della mistica simbolica della Croce, di cui più tardi si faranno cantori ispirati san Bonaventura o Iacopone da Todi" (Henry Spitzmuller).

La composizione, in dimetri giambici acatalettici, fu cantata la prima volta a Poitiers, nel 568, in occasione della deposizione di un frammento della Santa Croce nella chiesa del monastero a essa dedicata, retto dall'abbadessa Radegonda, che aveva ricevuto quel frammento dall'imperatore Giustino ii.
I versi, pur non privi di qualche enfasi e retorica, sono animati da una fede ardente e pervasi da una profonda ispirazione. E a emergere subito con chiarezza è il senso salvifico della Croce, insieme dolorosa e gloriosa.

Al nostro giudizio terreno, la croce appare un ignominioso strumento di morte, un orrendo marchio di infamia, un segno di insensatezza e di impotenza. Qui, invece, la Croce è esaltata come "il vessillo del Re" (vexilla Regis), come "un luminoso mistero" (fulget Crucis mysterium).

Il pensiero va alla "Parola della Croce", di cui parla Paolo, la quale è "stoltezza per quelli che si perdono", ma "potenza di Dio" "per quelli che si salvano". "I Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza - dichiara l'apostolo - noi invece annunciamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani" (cfr. 1 Corinzi, 1, 18ss). La Croce, dal profilo umano, è quanto di più debole e ignobile si possa pensare; e, pure, Dio l'ha scelta per manifestare la sua sapienza e la sua potenza. Dio ha scelto quel legno funesto come il trono della regalità del suo Figlio.

Pilato credeva di irridere Gesù, presentandolo con una "corona di spine" e con addosso "un mantello di porpora" (Giovanni, 19, 5); in realtà, non faceva che esprimere il sorprendente disegno di Dio, che dall'eternità aveva predestinato come Re dell'universo il Crocifisso risorto e come esemplare dell'uomo l'umanità gloriosa del Figlio morto sulla Croce.

Sorprendentemente, sulla Croce non falliva, ma al contrario, di là da ogni ragionevole attesa, si compiva e aveva successo esattamente la scelta divina, presente da sempre nel cuore della Trinità. A Dante, che contemplava estatico la "luce eterna", parve di intravvedere dipinta nel "lume riflesso", il Verbo, la "nostra effigie" (Paradiso, 33, 131):  ossia il mistero dell'Incarnazione. Potremmo precisare:  in quel "lume riflesso", era impresso il mistero della passione e della risurrezione del Signore, o il Crocifisso glorioso.

La regalità del Risorto da morte - per il quale tutto era stato ed era voluto - non si giustappose, infatti, a riparare un imprevisto divino, dovuto all'uomo, ma era la ragione per la quale tutto da principio era stato creato. Per questo Venanzio Fortunato può avviare felicemente il suo inno, cantando la luce che risiede e promana dal mistero della Croce.

Al patibolo - prosegue il poeta, fissando il suo sguardo pietoso sui particolari di quella crocifissione - è appeso il corpo del "Creatore del mondo":  "Straziato nelle carni / con le mani e i piedi trapassati dai chiodi / vi si è immolato come vittima del nostro riscatto" (redemptionis gratia / hic immolata est hostia).

Poi viene "il colpo di lancia crudele", che "squarcia il suo fianco" (Quo vulneratus insuper / mucrone diræ lanceæ):  ne "fluisce sangue e acqua", come da fonte "che lava ogni crimine" (ut nos lavaret crimine / manavit unda, sanguine). Sul fatto si era soffermata l'attenzione dell'evangelista Giovanni, che lo attesta con speciale autorevolezza:  la tradizione cristiana vi lesse un evento ricco di simboli:  dal Crocifisso, vero Agnello pasquale, scaturisce lo Spirito, e sgorgano i sacramenti, in particolare il lavacro battesimale e il sangue eucaristico.

Lo sguardo è quindi rivolto all'albero della Croce, di cui è elogiata, con profusione un po' barocca di immagini, la luminosità, il pregio, il profumo, la dolcezza e la fecondità.

In apparenza è uno squallido legno; in realtà è un "albero rivestito di bellezza e di fulgore", "adorno del sangue come di porpora regale" (Arbor decora et fulgida / ornata regis purpura), "scelto tra tutti per essere il tronco degno / di portare membra tanto sante" (electa, digno stipite / tam sancta membra tangere!). Un "albero beato, sulle cui braccia aperte / fu sospeso il prezzo della redenzione del mondo" (Beata, cuius bracchiis / pretium pependit sæculi!), simile a "bilancia", su cui venne pesato il corpo di Cristo, e che strappò la preda all'inferno. Un albero che emana un profumo soave, e stilla una dolcezza più gustosa del miele, e su cui maturano frutti copiosi.

Segue, a conclusione, il solenne saluto alla Croce, e alla Vittima su di essa sacrificata come sopra un altare:  luogo dove la Vita sopporta la morte, e la morte elargisce la vita:  "Salve,  Croce adorabile! / Su questo altare muore / la Vita e morendo ridona / agli uomini la vita" (Salve ara, salve victima / de passionis gloria / qua Vita mortem pertulit / et morte vitam reddidit).

È il paradosso del progetto salvifico:  sperimentata dal Figlio di Dio, la morte diviene sorgente di vita:  l'onnipotenza divina mirabilmente trasforma uno strumento di rovina in mezzo di redenzione.
"Salve, Croce adorabile - ripete con slancio rinnovato il poeta - sola nostra speranza!" (O crux, ave spes unica); "Concedi perdono ai colpevoli / accresci nei giusti la grazia" (piis adauge gratiam / reisque dona veniam).

Quando apparve il contenuto del "mistero nascosto da secoli e da generazioni" (Colossesi, 1, 26), si rivelò come la gloria del Crocifisso, e come la regalità di Cristo sul trono della Croce. Gesù stesso aveva dichiarato che, una volta innalzato, avrebbe tratto tutto a sé (cfr. Giovanni, 12, 32). E, infatti, tutte le creature, quelle del cielo e quelle della terra, portano l'impronta di Gesù risuscitato da morte, essendo state progettate dal Padre fin dall'origine a sua immagine. "Sul legno avviene la regalità di Dio", canta un verso splendido di Venanzio (Regnavit a ligno Deus).

Non stupisce, allora, che san Massimo di Torino, con esegesi fantasiosa e, pure, acuta e suggestiva, abbia ricercato e rinvenuto "il sacramento della Croce" e la presenza del suo segno nell'intero universo:  nella "vela sospesa del marinaio all'albero", nella "struttura dell'aratro, con il suo dentale, i suoi orecchi e il manico", nella disposizione "del cielo in quattro parti", nella "posizione dell'uomo quando innalza le mani":  "Da questo segno del Signore è solcato il mare, è coltivata la terra, è governato il cielo, sono salvati gli uomini".

Tutto il mistero che ci avvolge è racchiuso nel Crocifisso glorioso. Tutta la nostra aspirazione è di poterlo comprendere, per poter vivere.

Il testo dell'inno


Vexilla regis prodeunt fulget crucis mysterium quo carne carnis Conditor suspensus est patibulo Confixa clavis viscera tendens manus, vestigia; redemptionis gratia hic immolata est hostia Quo vulneratus insuper mucrone diræ lanceæ; ut nos lavaret crimine, manavit unda, sanguine Impleta sunt quae concinit David fideli carmine dicendo nationibus:  "Regnavit a ligno Deus". Arbor decora et fulgida ornata Regis purpura $\electa, digno stipite tam sancta membra tangere! Beata, cuius bracchiis pretium pependit sæculi! Statera facta est corporis praedam tulitque Tartari Fundis aroma cortice vincis sapore nectare iucunda fructu fertili plaudis triumpho nobili Salve ara, salve victima de passionis gloria qua Vita mortem pertulit et morte vitam reddidit O Crux, ave, spes unica! hoc passionis tempore piis adauge gratiam reisque dona veniam


(©L'Osservatore Romano - 29-30 marzo 2010)





Crocifisso di san Padre Pio

(Crocifisso dal quale si impressero le stimmate su san Padre Pio)

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MARTEDI SANTO

Ricorda Anima Devota:

La Chiesa canta nel Martedì Santo il Passio di san Marco (*) e vuole, come dice san Girolamo: "leggere e rileggere il Crocifisso".
Infatti è per questo che le Croci vengono velate, ma l'anima amante si introduce sotto quel velo e bacia piangendo le piaghe del Redentore.

Gli ultimi giorni di sua vita Gesù andò a cercare ospitalità ove sapeva di essere amato: e nei viaggi che fece il Lunedì e il Martedì al Tempio gittò tesori di luce nelle parabole, si studiò di ritrarci come in tanti quadri la fine del mondo e il secolo immortale, ove le anime che lo amano quaggiù lo incontreranno per star sempre con Lui.
Anime Amanti, invitate Gesù a fissare in questi giorni presso di voi la sua dimora; seguitelo oggi al Tempio, e ascoltate da quel divino labbro gli oracoli di vita, gli ammaestramenti di salute.
Egli parlò con veri accenti di fiamma, e la parabola delle Vergini e delle lampade, pressochè alla vigilia del tradimento e della morte, gli uscì da un cuore profondamente innamorato.

Era già avviata la Sua passione, nel predicare vagheggiava la Croce, quale talamo di sanguinose nozze, per la Sua dolce Sposa Chiesa pensò in dote i Divini Sacramenti. Parlava dell'olio della Carità , esortava a non lasciar spegnere le lampade e parlando della morte sotto forma di sonno, immediatamente indicava il cielo.
Considerate Anime Devote che l'altare vostre nozze è la santissima Croce.
E' la ch'Egli sposa a sè le Anime e le veste di sangue; e alla croce, come ad altare, portate le vostre lampade, ossia i vostri cuori accesi di fiamma d'amore ardente perchè qui dovete rifornirli dell'olio che sgorga dalle piaghe adorate.

Meditate con serena pacatezza tutti i tratti sanguinosi della Passione e, andando sotto il velo che ricopre le Croci, baciate con altrettanta passione ardente quella eterna bellezza impallidita in morte, e fate da cotale meditazione intima e penetrante spuntar fiori di sentimenti pietosi, di virili propositi, di struggimenti beati.

La Vittima Divina vi apra il tesoro immenso dè suoi dolori.
Mesta fino alla morte, vi faccia meste con sè. Vi narri come il Padre lo diede a morte per giustizia, i Giudei e Giuda per odio. Ma ancor più Egli stesso si diede, vi si offerse qual pio pellicano solo per amore, come al dire di Paolo: " Cristo amò me, e diede se stesso a morte per me, ero ancora nella corruzione del peccato e già Cristo aveva pensato a me, morì così per me "...

L'anima vostra si empia fin da oggi delle rimembranze del Golgota; salutatelo fin da ora, preparandovi con ampiezza di desideri alle scene sublimi della Passione che vi attendono, e cominciate a seppellirvi nel Cuore del vostro Sposo, perchè solamente là dentro si può capire qualcosa dei Misteri della Settimana Santa.
In quel Cuor fremente, pieno di misericordia, vicino a versar sangue ed a rompersi per abbondanza d'affetto, bisogna squagliarsi, fondersi, perdere ogni idea umana per rivestirsi di Cristo, odiare il peccato come Lui lo odiò perchè tanto lo fece soffrire, ma amare come Lui ci amò tutte le anime, creature di Dio.




Nota

(*) si tratta del Rito detto san Pio V, la Messa nella Forma Straordinaria liberalizzata da Benedetto XVI nel Summorum Pontificum con Motu Proprio del luglio 2007 dopo anni di incomprensibili divieti. Tutti i riferimenti alla Messa sono dunque da intendersi nella Forma, detta oggi, Straordinaria che fino al Concilio Vaticano II era Ordinaria.


(nei messaggi sopra trovi le altre meditazioni )

Fraternamente CaterinaLD

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30/03/2010 13:48
 
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Antifona:
Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis!
Nulla talem silva profert flore, fronde, gérmine.
Dulce lignum, dulci clavo dulce pondus sústinens


- En acétum, fel, arúndo, sputa, clavi, láncea;
mite corpus perforátur, sanguis, unda prófluit;
terra, pontus, astra, mundus quo lavántur flúmine!

Ant.

Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis!
Nulla talem silva profert flore, fronde, gérmine.
Dulce lignum, dulci clavo dulce pondus sústinens!

- Flecte ramos, arbor alta, tensa laxa víscera,
et rigor lentéscat ille quem dedit natívitas,
ut supérni membra regis miti tendas stípite.

Ant.

- Sola digna tu fuísti ferre sæcli prétium,
atque portum præparáre nauta mundo náufrago,
quem sacer cruor perúnxit fusus Agni córpore.

Ant.

Æqua Patri Filióque, ínclito Paráclito,
sempitérna sit beátæ Trinitáti glória,
cuius alma nos redémit atque servat grátia.

Amen.

[SM=g1740717] [SM=g1740720]

Traduzione:

Ant. Croce fedele, nobile albero, unico tra tutti! Nessun bosco ne offre uno simile per fiore, fogliame, germoglio. Dolce legno, dolce palo, che porti un dolce peso.

1. Ecco aceto, fiele, canna, sputi, chiodi, lancia; il corpo mansueto è perforato e ne scaturiscono sangue ed acqua; la cui corrente lava la terra, il mare, le stelle, il mondo!

2. Croce fedele, nobile albero, unico tra tutti! Nessun bosco ne offre uno simile per fiore, fogliame, germoglio. Dolce legno, dolce palo, che porti un dolce peso.

3. Piega i rami, alto albero, rilascia le [tue] fibre distese e si pieghi quella rigidità, che avesti dalla natura, per concedere alle membra del re celeste un tronco clemente.

4. Tu sola fosti degna di portare il riscatto del mondo e di preparare un porto al mondo, navigante naufrago, che il sangue sacro, effuso dal corpo dell’Agnello, ha unto.

5. Al Padre e al Figlio e all’illustre Paraclito, sia un’eguale e sempiterna gloria, alla Trinità beata , la cui grazia vivificante ci ha redento e ci preserva. Amen.


[SM=g1740738]



[SM=g1740717] [SM=g1740720]


[SM=g1740738]

Pange Lingua (compresi Crux Fidelis)
Ci sono due Pange Lingua in uso, uno da S. Thomas Aquinas e poi questo, da Venantius Fortunatus (530-609 dC)
Troppo raramente ascoltato nella liturgia Novus Ordo, ma sempre ascoltato nella liturgia tradizionale
E ampiamente utilizzati nella preghiera pubblica della Chiesa e la liturgia
in particolare Santo settimana / Venerdì Santo
esaltando il trionfo della Santa Croce. Questa versione Monastica processione con una serie di intervallati.

FEDELI Croce! Sopra tutti gli altri,
uno solo e nobile albero!
Nessuno nel fogliame, nessuno in fiore,
nessuno in frutta tuo coetanei può essere;
dolce legno e ferro dolce!
Peso dolce è appeso su di te!
Canto, la mia lingua, la gloria del Salvatore;
raccontare il suo trionfo in lungo e in largo;
dire ad alta voce la famosa storia
del suo corpo crocifisso;
come la croce su di una vittima,
sconfiggere / conquistare la morte, Egli è morto
.
-etc. etc. ...


Proverò a postare il testo più integralmente che potrete seguire nel secondo video, considerate che in ogni Chiesa tale Inno è spesso abbreviato a seconda delle necessità come appunto è dimostrato con i due file postati dove, entrambi, riportano il medesimo Inno ma con strofe diverse, il secondo video è riportato più integralmente! [SM=g1740733]


Antifona:
Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis!
Nulla talem silva profert fronde, flore, gérmine.
Dulce lignum, dulci clavo dulce pondus sústinens!


(Croce fedele, nobile albero, unico tra tutti! Nessun bosco ne offre uno simile per fiore, fogliame, germoglio. Dolce legno, dolce palo, che porti un dolce peso.)

- Pange lingua, gloriosi, proelium certaminis,
et super Crucis tropaeo dic triumphum nobilem,
qualiter Redemptor orbis immolatus vicerit.

(Esalti ogni lingua nel canto lo scontro e la grande vittoria,
e sopra il trofeo della Croce proclami il suo grande trionfo,
poichè il Redentore del mondo fu ucciso e fu poi vincitore.)

(si ripete l'Antifona)

- Quando venit ergo sacri plenitudo temporis,
missus est ab parce Patris, Natus orbis conditor,
atque ventre verginali, carne factus prodiit.

(E quando il momento fu giunto del tempo fissato da Dio,
ci venne qual dono del Padre il Figlio, creatore del mondo;
agli uomini venne incarnato nel grembo di Vergine Madre.)

* si ripete l'Antifona ma solo questo passo:

Dulce lignum, dulci clavo dulce pondus sústinens!
Dolce legno, dolce palo, che porti un dolce peso.

- Vagit infans inter arta conditus praesaepia,
membra pennis involuta, Virgo Mater alligat,
et manus pedesque et crura stricta cingit fascia.

(Vagisce il Bambino, adagiato in umile, misera stalla,
le piccole membra ravvolge e copre la Vergine Madre,
ne cinge le mani ed i piedi, legati con candida fascia.)

(si ripete l'Antifona integralmente: Crux Fidelis)
Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis!
Nulla talem silva profert fronde, flore, gérmine
.

- Lustra sex qui iam peregit tempus implens corporis,
se volente, natus ad hoc, passioni deditus,
Agnus in crucis levatur immolandus stipite.

Dulce lignum, dulci clavo dulce pondus sústinens!
Dolce legno, dolce palo, che porti un dolce peso.

- Aequa Patri Filioque, inclito Paraclito,
sempiterna sit beatae Trinitati gloria;
cuius alma nos redemit atque serva gratia.





[SM=g1740738]
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31/03/2010 00:11
 
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L'Anima devota nei giorni Santi: 5: Mercoledì Santo.

Devozione e meditazioni nella Settimana Santa.


di Pio Alberto Del Corona O.P.


MERCOLEDI SANTO

Rammenta Anima Devota:

Nella Sacra Liturgia della mattina del Mercoledì Santo, la Santa Chiesa intreccia le profezie dei futuri dolori del Cristo, quelle specialmente di Isaia, col racconto pietoso della passione secondo l'Evangelista Luca. Alla sera hanno inizio gli "Uffizi delle tenebre" soliti recitarsi nella notte; si cantano le Lamentazioni di Geremia che piange la rovina di Gerusalemme; e nei Salmi di Davide si odono i gemiti di Gesù che narra al Padre i suoi affanni e si offre vittima di dolore e di amore.
Fra gli altri un grido si leva: è contro Giuda che usò il bacio per segnar guerra al cielo, per tradire, è questo infatti il giorno in cui Giuda patteggiò con i Giudei la vendita di Gesù per trenta denari.


Eccoci al Mercoledì Santo; tutte le fibre del cuore cristiano sono in movimento e l'anima è un tremito. Comincia l'Uffizio delle tenebre: le Lamentazioni di Geremia provocano a piangere; e David con mesti ritmi canta gli obbrobri e l'umiliazione di Gesù venuto nell'alto mare dè dolori umani.

Anime Amanti, bisogna piangere con Gesù sulle ingratitudini degli Uomini, e unirsi a Geremia che deplora le rovine di Gerusalemme, parricida del suo Messia. Anche oggi le Nazioni sono parricide, dormono nell'odio di Cristo e sono diventate già un cumulo di rovine degne delle lacrime di un Dio.
Se Gesù è immortale e beato, è Dio, e non può più piangere, piangono le Spose di Lui e lo invitano a ripararsi nel loro cuore per difenderLo dai colpi del mondo che ancora una volta lo flagella e che di nuovo lo ricrocifigge impietosamente.

Ogni Anima fedele diventi un'arpa e frema d'amore e di dolore. Il Sangue adorabile della Vittima Divina scalderà i petti e susciterà anche qualche morto nel suo tempo, a cui la Croce in questi giorni non dice nulla. Per noi la Croce è l'altare delle sanguinose Nozze, ed è la che noi sentiamo di essere amati!
Guardate Anime care, guardate Gesù che si offre vittima espiatrice, e meditate le parole di Isaia: " Oblatus est quia ipse voluit et dolores nostros ipse portavit", si è immolato perchè ha voluto e portò i nostri dolori.
Isaia 800 anni prima vede Gesù qual virgulto in arida terra, e lo mira disfatto nelle sembianze e divenuto come un lebbroso, o forse peggio.
Il Verbo di Dio dettava al Profeta il racconto dè suoi dolori, la storia delle sue Nozze di Sangue con le anime, annunciò questo Amore e dell'amore per le anime più della sua stessa vita.

Anime amanti, nel volto del Divino lebbroso, nell'ignominia del Dio percosso e umiliato, nei lividi della sua carne adorata che si fece per noi Eucarestia, mettete le anime vostre, o spose del Verbo, e nel dolore di Lui perdetevi come in un abisso.
Detestate il tradimento di Giuda, che pattuì in questo giorno la vendita del dolce Agnello e ripensate alle parole terribili di Giobbe: " Riveleranno i cieli le iniquità di Giuda e la terra si leverà fremente contro di lui nel giorno delle vendette ".

Anime fedeli, fatevi giganti dell'Amore, slanciatevi e date a Gesù i vostri baci a disfare l'onta del bacio di Giuda.
Stringete quel caro Agnello, cui il lupo morse col bacio del tradimento, e offrite al Divino Amante il vostro vergine cuore e se qualche timor sentite, alla sequela della Vergine Madre non perderete mai la strada, è proprio con Lei che nel passar per strada e così virilmente amando, passerete raccattando anime che s'eran perse per la via, ed insieme sosterete ai piè della Santa Croce.



[Modificato da Caterina63 31/03/2010 01:05]
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Amici.....NON DIMENTICHIAMO il dramma di Antonio Socci e la famiglia:
difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

la situazione è ancora stazionaria, stiamo vicini a lui ed alla Famiglia in questi giorni Santi....l'inspiegabile arresto cardiaco della figlia, che non ha riscontrato alcuna spiegazione scientifica, ci deve far interrogare sulla preziosità della vita soprattutto in questi giorni di Passione e di speranza....



[SM=g1740738]



[SM=g1740717] [SM=g1740720]

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31/03/2010 15:43
 
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L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa ha incentrato la sua meditazione sul significato del Triduo Pasquale, culmine dell’itinerario quaresimale.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

  • CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA



  • Cari Fratelli e Sorelle,stiamo vivendo i giorni santi che ci invitano a meditare gli eventi centrali della nostra Redenzione, il nucleo essenziale della nostra fede. Domani inizia il Triduo pasquale, fulcro dell'intero anno liturgico, nel quale siamo chiamati al silenzio e alla preghiera per contemplare il mistero della Passione, Morte e Risurrezione del Signore.

  • Nelle omelie i Padri fanno spesso riferimento a questi giorni che, come osserva Sant’Atanasio in una delle sue Lettere Pasquali, ci introducono «in quel tempo che ci fa conoscere un nuovo inizio, il giorno della Santa Pasqua, nella quale il Signore si è immolato» (Lett. 5,1-2: PG 26, 1379).

  • Vi esorto pertanto a vivere intensamente questi giorni affinché orientino decisamente la vita di ciascuno all'adesione generosa e convinta a Cristo, morto e risorto per noi.


  • La Santa Messa Crismale, preludio mattutino del Giovedì Santo, vedrà domani mattina riuniti i presbiteri con il proprio Vescovo. Nel corso di una significativa celebrazione eucaristica, che ha luogo solitamente nelle Cattedrali diocesane, verranno benedetti l’olio degli infermi, dei catecumeni e il Crisma. Inoltre, il Vescovo e i Presbiteri, rinnoveranno le promesse sacerdotali pronunciate il giorno dell’Ordinazione. Tale gesto assume quest’anno, un rilievo tutto speciale, perché collocato nell’ambito dell’Anno Sacerdotale, che ho indetto per commemorare il 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars. A tutti i Sacerdoti vorrei ripetere l’auspicio che formulavo a conclusione della Lettera di indizione: «Sull’esempio del Santo Curato d’Ars, lasciatevi conquistare da Cristo e sarete anche voi, nel mondo di oggi, messaggeri di speranza, di riconciliazione, di pace!».

  • Domani pomeriggio celebreremo il momento istitutivo dell’Eucaristia. L’apostolo Paolo, scrivendo ai Corinti, confermava i primi cristiani nella verità del mistero eucaristico, comunicando loro quanto egli stesso aveva appreso: «Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me» (1Cor 11,23-25). Queste parole manifestano con chiarezza l’intenzione di Cristo: sotto le specie del pane e del vino, Egli si rende presente in modo reale col suo corpo donato e col suo sangue versato quale sacrificio della Nuova Alleanza. Al tempo stesso, Egli costituisce gli Apostoli e i loro successori ministri di questo sacramento, che consegna alla sua Chiesa come prova suprema del suo amore.

  • Con suggestivo rito, ricorderemo, inoltre, il gesto di Gesù che lava i piedi agli Apostoli (cfr Gv 13,1-25). Tale atto diviene per l’evangelista la rappresentazione di tutta la vita di Gesù e rivela il suo amore sino alla fine, un amore infinito, capace di abilitare l’uomo alla comunione con Dio e di renderlo libero. Al termine della liturgia del Giovedì santo, la Chiesa ripone il Santissimo Sacramento in un luogo appositamente preparato, che sta a rappresentare la solitudine del Getsemani e l’angoscia mortale di Gesù. Davanti all’Eucarestia, i fedeli contemplano Gesù nell’ora della sua solitudine e pregano affinché cessino tutte le solitudini del mondo. Questo cammino liturgico è, altresì, invito a cercare l’incontro intimo col Signore nella preghiera, a riconoscere Gesù fra coloro che sono soli, a vegliare con lui e a saperlo proclamare luce della propria vita.

  • Il Venerdì Santo faremo memoria della passione e della morte del Signore. Gesù ha voluto offrire la sua vita in sacrificio per la remissione dei peccati dell’umanità, scegliendo a tal fine la morte più crudele ed umiliante: la crocifissione. Esiste una inscindibile connessione fra l’Ultima Cena e la morte di Gesù. Nella prima Gesù dona il suo Corpo e il suo Sangue, ossia la sua esistenza terrena, se stesso, anticipando la sua morte e trasformandola in un atto di amore. Così la morte che, per sua natura, è la fine, la distruzione di ogni relazione, viene da lui resa atto di comunicazione di sé, strumento di salvezza e proclamazione della vittoria dell’amore. In tal modo, Gesù diventa la chiave per comprendere l’Ultima Cena che è anticipazione della trasformazione della morte violenta in sacrificio volontario, in atto di amore che redime e salva il mondo.



  • Il Sabato Santo è caratterizzato da un grande silenzio. Le Chiese sono spoglie e non sono previste particolari liturgie. In questo tempo di attesa e di speranza, i credenti sono invitati alla preghiera, alla riflessione, alla conversione, anche attraverso il sacramento della riconciliazione, per poter partecipare, intimamente rinnovati, alla celebrazione della Pasqua.

  • Nella notte del Sabato Santo, durante la solenne Veglia Pasquale, "madre di tutte le veglie", tale silenzio sarà rotto dal canto dell’Alleluia, che annuncia la resurrezione di Cristo e proclama la vittoria della luce sulle tenebre, della vita sulla morte. La Chiesa gioirà nell’incontro con il suo Signore, entrando nel giorno della Pasqua che il Signore inaugura risorgendo dai morti.


  • Cari Fratelli e Sorelle, disponiamoci a vivere intensamente questo Triduo Santo ormai imminente, per essere sempre più profondamente inseriti nel Mistero di Cristo, morto e risorto per noi. Ci accompagni in questo itinerario spirituale la Vergine Santissima. Lei che seguì Gesù nella sua passione e fu presente sotto la Croce, ci introduca nel mistero pasquale, perché possiamo sperimentare la letizia e la pace del Risorto.

    Con questi sentimenti, ricambio fin d’ora i più cordiali auguri di santa Pasqua a tutti voi, estendendoli alle vostre Comunità e a tutti i vostri cari.

    [00438-01.01] [Testo originale: Italiano]


                                       Benedetto XVI Settimana Santa

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    ricevo e volentieri condivido dall'amico Andrea:

    Tolentino.
    Portato straordinariamente in processione dalla Chiesa della Confraternita nella Basilica Concattedrale di San Catervo il venerato Crocefisso della Confraternita dei Sacconi.
    Esposti, per il prossimo “Altare della Reposizione” i candelabri penitenziali ( era dal periodo dell’ultimo conflitto mondiale che non venivano mostrati).

    Domenica delle Palme 2010.
    Come ogni anno la Confraternita dei Sacconi di Tolentino si reca nel pomeriggio della Domenica delle Palme nella Concattedrale di San Catervo per l’adorazione al Sacramento solennemente esposto per le Quarantore.
    Ques’anno è stato straordinariamente portato il venerato crocefisso, settecentesco, che la tradizione vuole che si stato donato alla Confraternita dal fondatore dei Sacconi di Tolentino San Vincenzo Maria Strambi quando era vescovo diocesano .
    Le preghiere che sono state proposte durante l’adorazione a San Catervo sono state per il Papa, bersaglio di ignobili macchinazioni internazionali, per i Sacerdoti, nell’anno speciale dedicato a loro dedicato ed ai giovani della città.
    Il Priore della Confraternita si è così rivolto quando il Crocefisso è ritornato nella chiesa del Sacro Cuore :
    “ Carissimi Confratelli .
    Questo venerato, meraviglioso Crocefisso per la prima volta in oltre due secoli ha straordinariamente percorso le vie della nostra Città  perché, diciamolo pure con onestà, la Chiesa si trova ora in stato di pericolo.
    Gli attacchi che potenti organizzazioni economiche- comunicative stanno ripetutamente sferrando contro la Chiesa ed il Papa sono paragonabili al periodo storico in cui la nostra confraternita è stata istituita a Tolentino considerato che anche nel 1805 la Santa Religione Cattolica era pesantemente perseguitata a causa della rivoluzione francese..

    Cari Confratelli ancora una volta la Barca di Pietro è in preda alle tempeste della menzogna e dell’odio.
    Tutto questo ha un nome : Satana il nemico del genere umano !
    Ma abbiamo anche visto, poco, fa il rimedio che ognuno di noi deve avere in cuore : stringere forte la vittoriosa Croce di Cristo, come ha fatto il nostro confratello con tanto vigore e come fa quotidianamente l’amatissimo Successore di Pietro  Papa Benedetto XVI.
    Il Papa, con l’ispirazione dello Spirito Santo, tiene ben saldo e fermo il timone della barca per condurci al porto sicuro della Verità che è Cristo Signore.
    Il Papa agisce con fermezza per ripulire la Chiesa soprattutto con i cambiamenti di mentalità : non si erano mai udite tante espressioni di fermezza come sta facendo
    Papa Benedetto XVI !
    Per questo il Papa viene attaccato !
    Noi dobbiamo amare il Papa e i nostri Sacerdoti !

    Che cosa possiamo noi fare senza la Chiesa e senza l’autorità morale e santificante dei Sacerdoti?
    Quanti cori, bande, orfanatrofi, istituzioni di carità, fondazioni sono intitolati a tanti degnissimi Sacerdoti che hanno , con sudore e sacrificio, santificato la nostra gente e la nostra terra !
    Quante volte abbiamo ammirato e, lo facciamo quotidianamente con riconoscenza, la  schiera silenziosa di sacerdoti, religiosi, religiose che ogni giorno offrono la loro vita per Cristo e per il bene delle anime.
    Ma il principe di questo mondo li perseguita con il fango della diffamazione perchè non riesce a soggiogarli al suo potere e alle sue lusinghe e li odia: “...se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi...ma abbiate fede, Io ho vinto il mondo...”

    I nostri giovani, sotto l’influsso dei mass media e sempre più dimentichi della storia, sono diabolicamente indotti a pensare male di tutti, non solo dei criminali colpevoli , facendo volutamente di ogni erba un fascio.
    Carissimi vi leggo un passo dell’omelia che il Cardinale Castrillòn Hoyos fece il pomeriggio della scorsa Epifania nel bel  Santuario di Campocavallo :
     “I nemici più o meno manifesti di Gesù pare che vogliano fare del mondo come un'immensa corte di Erode, impegnati a scorgere una qualsiasi traccia di vita cristiana per distruggerla radicalmente. A somiglianza del loro modello, dapprima sono ipocriti, poi spietati, Infatti inizialmente sì mostrano nostri amici volendo far credere che essi tengono al decoro della vita cristiana e per ciò la vogliono sfrondata da ogni cosa che la deformi; poi si manifestano a viso aperto affermando che il cristianesimo soffoca l'autodeterminazione dell’individuo e per ciò lo combattono senza quartiere”.

    Aggrappiamoci dunque, cari Confratelli, al Sacro Legno della Croce “al quale fu sospeso il Salvatore del mondo” e facciamoci portavoce nei nostri posti di lavoro, nelle nostre famiglie di un passa-parola a favore della Verità.
    Dobbiamo reagire con fermezza agli attacchi dei nemici di Cristo e della Sua unica Chiesa : Cattolica, Apostolica e Romana al di fuori della quale non esiste la salvezza.

    Cari Confratelli fra pochi giorni ci ritroveremo per i tradizionali pii esercizi legati al Giovedì ed al Venerdì Santo : in queste occasioni raddoppiamo e quadruplichiamo le preghiere per il Papa e la Chiesa , chiediamo anche ai Confratelli che , a causa della malattia, non potranno venire in processione per le strade della nostra amata Città, di pregare con noi.

    Facciamo un proposito,cari Confratelli, per il futuro : aiutare il Papa :
    comportiamoci da buoni cattolici, impegnandoci a seguire il suo Magistero e i suoi consigli, rimaniamo di esempio e non di scandalo ai nemici della Chiesa e di Cristo e diffondiamo la Verità contro le calunnie delle furibonde orde laiciste, i nuovi barbari invasori della nostra civiltà con la forza della preghiera.
    Cessino per sempre i  terribili errori , che a causa dell’abbraccio mortale con il mondo, gli uomini di Chiesa hanno voluto scelleratamente praticare da qualche decennio e cessino le espressioni oranti “orizzontali” e  gli sguardi dei fedeli siano finalmente indirizzati solo alla Croce “ da cui venne la nostra salvezza”.
    “Ecco la Croce del Signore! Fuggite potenze nemiche”
    Amen.

















    Fraternamente CaterinaLD

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    L'Anima devota nei giorni Santi: 6 Giovedì Santo

    Devozione e meditazioni nella Settimana Santa.

    di Pio Alberto Del Corona O.P.


    GIOVEDI SANTO

    Rammenta Anima Devota:

    Nel Giovedì Santo la Santa Chiesa rivive, possiamo ben dire, quel grande eccesso d'Amore che fu l'Istituzione dell'Eucarestia con il Sacerdozio Divino nel quadro indelebile dell'Ultima Cena.
    Durante l'Ultima Cena vediamo l'apostolo Giovanni posare il capo sul cuore di Gesù e al tempo stesso Gesù rivela ai Suoi che "qualcuno quella notte, lo tradirà" e all'odio del traditore segue la lavanda dei piedi e l'umiltà di Gesù che laverà anche i piedi del traditore.
    La Chiesa prepara i Santi Sepolcri, sugli Altari è deposta l'Urna santa con la Sacra Eucarestia perchè il grande dono che abbiamo ricevuto con questo Sacramento, non si cancelli neppure nei due giorni più dolorosi della nostra storia: il Venerdì Santo e il Sabato Santo. Lo chiamiamo Sepolcro, ma sappiamo che non è; in Esso è chiuso il Cuore stesso di Cristo che è Re ed è Vita.
    E Gesù va al Getsemani, piange e suda sangue, è tradito, è arrestato ed è condotto ad un tribunale come un comune malfattore.


    E' il giorno dell'Amore, ci avete mai pensato?
    Tutte le fibre del nostro essere come corde di strumento, mandino ora onde d'armonie e i nostri cuori, come ceri ardenti di fiamma pura, brillino per amore e gratitudine per Colui che con l'Eucarestia si è fatto per noi Cibo di salvezza.


    Entrate Anime fedeli nel Cenacolo, interrogate gli sguardi di Gesù, accostatevi anche voi al suo petto e fermatevi a contare i palpiti di quell'amabile Cuore Divino.
    Contemplatelo quando prende il pane e dice: " Questo è il mio Corpo, è il mio pegno per voi, il pegno di tutte le mie promesse, il pegno dell'eternità - Ecco questo è il mio Sangue con il quale sigillerò le mie nozze con la Sposa, con la Santa Chiesa che avrà in dote i miei Sacramenti", e quando avviene tutto questo, ma lì, lì sul Golgota, su quella Croce non è la fine ma l'inizio di tutto.

    Raccoglietevi quando vi accostate all'Eucarestia, si dilati il vostro cuore, e Gesù stesso vi sussurri qual tenerezza sentì per voi quando istituiva il Divino Sacramento, vi ricordi le lacrime versate e il Sangue che gli siete costate.
    Offritevi per le tante Comunioni mal fatte, piangete per i tanti sacrilegi che si compiono con l'Eucarestia, diventate Anime Riparatrici, state in ginocchio anche più tempo per supplire a quanti non si inginocchiano più davanti al Divino Sacramento, benediteLo e ringraziateLo dell'Eucarestia anche da parte di chi non ringrazia più o non ha più tempo.

    In questo giorno entrate dentro quell'Urna, cercate i piedi divini, cercate le piaghe redentrici per baciarle e ribaciarle.
    Sul Suo Sacro Cuore palpitate, vivete, respirate con Lui, struggetevi amando e giammai disperando!
    Adorate sapendo di essere circondati dai Santi e dagli Angeli, e bramate di penetrare dentro nei tesori della eterna Carità, chiedete luce e fuoco per adorare l'Ostia d'infinito amore che ci abbracciò in quel Cenacolo, offritevi come Lui vittime per le vocazioni sacerdotali, vittime per i Ministri indegni, vittime come la Vergine Santissima ai piedi dell'unico Sommo Sacerdote.

    Questi pensieri e questi sentimenti furono nell'anima di Gesù e dobbiamo farli passare dalla sua alla nostra per pensare come Lui, per amare come Lui, per avere un cuore simile al Suo.
    In questa sera Santa entrate con Gesù nel Getsemani, condividetene le lotte, gli affanni, la preoccupazione, la tribolazione, adorate queste ore Sante, salutate tra le ombre della malinconica notte l'anima di Gesù affaticata e con Essa rattristatevi col Dio mesto sino alla morte.
    Le Anime fedeli fanno ora ciò che fecero gli Angeli: consolano il Divin Verbo, l'Eroe Divino, lo acclamano vincitore del peccato e terrore della morte!

    O Anime Amanti e devote, sappiate quanto brillate allo sguardo di Gesù, raccogliete ora le stille del Divin Sangue, aprite le vostre braccia alla Vittima Sacrificale che a voi si abbandona: i Suoi occhi vi cercano, Anime affrante, e allora accorrete, correte e consolate il Dio mesto!

    [SM=g1740753]

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    L'Anima devota nei giorni Santi/7: Venerdì Santo.
     
    Devozione e meditazioni nella Settimana Santa.


    di Pio Alberto Del Corona O.P.*


    VENERDI SANTO

    Rammenta Anima Devota:

    Il Venerdì Santo è il giorno del gran lutto per la Chiesa. Gesù muore sulla Croce alla presenza dell'afflittissima Madre Maria, è deposto dalla Croce nel grembo di Lei, è portato alla sepoltura, è chiuso dentro il Sepolcro.

    La Santa Chiesa ricorda oggi i dolori del Redentore leggendo la Passio di san Giovanni; gli altari sono completamente spogliati, i sacerdoti e i ministri si scalzano e adorano e baciano la Croce; alla Croce si elevano meste melodie; non si celebra il Divino Ufficio, l'Ostia conservata Giovedì nell'Urna viene così consumata.

    E' il giorno del Testamento di Gesù morente: rivolto alla Madre dice "Ecco tuo figlio - e rivolto a Giovanni l'apostolo - Ecco la tua Madre " e alla Madre nostra addolorata corriamo con affetto e con Lei vogliamo passare queste ore tristi ed oscure, con Lei vogliamo meditare e adorare la Santa Croce.

    Oh Venerdì Santo! giorno del trionfo della Croce, giorno della mestizia, giorno del grande Sacerdote, giorno di Sangue, giorno in cui la promessa dell'Ultima Cena diventa realtà, ecco il Sacrificio perfetto: "questo è il mio corpo, questo è il mio sangue", sono proprio io, dice ancora oggi Gesù, guardatemi, sono IO!

    Venite, accorrete, Anime innamorate di Gesù, ripercorrete col pensiero tutta la trama dei dolori di un Dio tradito, percosso, schernito, flagellato, coronato di spine, vestito di porpora illusoria, dannato come ribelle e blasfemo, barattato con un malfattore, caduto sulla via del Calvario, spogliato ed umiliato, inchiodato al patibolo degli schiavi... Orsù venite Anime riparatrici, prendete posto sul Calvario, e mettetevi vicino alla Croce.

    Contemplate la bellezza del Verbo appena visibile sotto l'intreccio delle spine, appena vedibile quel volto tra le lacrime degli occhi velati dalle torture, lividi, sanguinanti.

    Gema la fede, gridi il cuore, fino ad abbassare il Dio Crocefisso sulle vostre labbra e il cuore.

    Come implorava la nostra Maestra santa Caterina da Siena che ben s'intendeva di passione: " annegatevi nel Sangue di Cristo", fatevi di quel Sangue Divino una porpora e così vestite volgetevi al Padre Celeste il quale, al vederci rilucenti di quella porpora sorride e davvero perdona.

    Ora domandategli quel che vi aggrada e nulla vi sarà negato.

    Ecco dischiusa la via regia, la via del Sangue versato, la strada di un corpo spianato che lava l'anima, ecco quando assistete alla Messa, è il Sangue che voi adorate e offrite per le mani del Sacerdote alla Giustizia infinita e quando vi comunicate, è la sostanza di quel Sangue che viene in voi e che sentite correre in ogni fibra del vostro corpo, pensate Anime Amanti, con quel Corpo siamo un tutt'Uno: Dio e noi.

    E' giusto che oggi ci soffermiamo di più, lasciate ogni mestiere, venite ad adorare, a contemplare, oggi è il tempo di sostare al Calvario a vedere quel Costato trafitto dal quale, come da fonte di paradiso, abbiamo veduto sgorgare l'onda di vita e la fiumana dei Sacramenti.

    Ecco la Chiesa, si, eccola qui in quel Corpo straziato, Essa uscì dal fianco aperto del Divino Redentore, dote di nozze furono per Lei i Sacramenti e da questi si formarono santi, dottori, vergini e martiri, anche voi Anime fedeli e devote, anche voi dunque uscite da li; là è la vostra cuna, l'altare delle vostre nozze di Sangue, il trono da cui Dio vi trasse a sè.

    Non vi partite dai piedi del Crocefisso. Pregate e piangete, adorate con Lui sotto il velo delle tenebre, accogliete ogni supremo accento delle sue parole, supplicate che l'anima sua benedetta venga a dare il bacio alla vostra.

    S'infiammi il vostro cuore in quel Bacio ardente, stringetevi al Dio morente, ogni lingua taccia davanti al Dio morto e in questo silenzio straziante, rimanete vigilanti, non perdete la speranza!

    Le tre Ore di agonia siano spese nell'andare dal Crocefisso all'Addolorata, alla Desolata, alla Madre dei Dolori, chiedendo che Gesù entri nei vostri cuori, vi metta a nudo l'orrore dei peccati che tanto lo fecero penare, penate e raccogliete santi propositi, raccogliete quel suo Testamento che è il Suo perdono, il Paradiso promesso al Buon Ladrone, il dono della sua santissima Madre, la sua sete, la sua stessa obbedienza al Padre fino alla morte, i santi Sacramenti, ecco il testamento e la cara eredità che ci ha dato.

    Ora aspettate che il Divin Corpo, posato sulle ginocchia della Madre affranta, venga deposto nel sepolcro; aiutate la Madre in quel ministero di tenerezza, poi entrate con Lei nel Sepolcro, guardate con Lei il Suo Gesù e attendete con speranza che si desti da quel sonno d'amore. Presto sarà una Tomba vuota!

    La Croce anche se spogliata del suo adorabile peso, restò tinta di Sangue, quel legno ne bevve a sazietà, contempliamo questi segni, adoriamo quelle tracce di Sangue indelebili.

    Abbracciamoci gli uni gli altri nel segno della Croce, alla nuda Croce e meditiamo, poi consoliamo gli afflitti, vestiamo gli gnudi, sfamiamo l'affamato, visitiamo i carcerati, accarezziamo gli ammalati, a tutti portiamo la speranza che non muore e non delude, a tutti corriamo a dire: La Croce vi farà santi e sarà la vostra giustizia!




    [segue]



    *Mons. Pio Alberto Del Corona O.P. Arcivescovo di Sardica, tratto da L'Anima Devota nei giorni Santi, a cura delle Suore Domenicane con Imprimatur del Vicario Generale dell'Ordine dei Predicatori fr. Petrus Tani Firenze 10.2.1913 e con l'approvazione della Curia Arcivescovile di Firenze del 15.2.1913. Si ringrazia vivamente D.A. per la preziosa trascrizione
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    Il tradizionale rito al pilone della Veronica nella mattina del Venerdì Santo

    La benedizione con la Croce nella basilica Vaticana



    Una tradizione che affonda le sue radici nei secoli e che si rinnova ogni anno nella mattina del Venerdì Santo. È la benedizione solenne con le reliquie della santa Croce conservate nel pilone della Veronica della basilica di San Pietro.

    A officiare la cerimonia sono i canonici del Capitolo Vaticano. Il rito vero e proprio della benedizione è preceduto dal canto dell'Ufficio delle letture, delle lodi e dell'ora terza, nella cappella del coro, con i responsori cantati alternativamente dai canonici e dalla Cappella Giulia.

    Al termine della liturgia delle Ore, i canonici in processione, al canto del Vexilla regis, si dirigono verso il pilone della Veronica e si dispongono sotto la loggia. Tre sacerdoti del Capitolo Vaticano a turno - quest'anno è toccato ai monsignori Camillo Perle, Tarcisio Cola e Désiré Xavier - salgono la scala a chiocciola per raggiungere la loggia del pilone. Lì sono conservate, in uno scrigno, le reliquie maggiori della basilica:  frammenti della Croce, della lancia di Longino e il sudario della Veronica.
    In particolare, la reliquia che viene venerata il Venerdì Santo è composta da frammenti della Croce raccolti da varie chiese di Roma e messi insieme nel 1629 da Urbano viii per farne dono alla basilica. Il prezioso reliquiario reca impresso, infatti, lo stemma di Papa Barberini.

    Durante la Quaresima vengono venerate anche le altre due reliquie maggiori:  la lancia di Longino nella seconda domenica e il sudario della Veronica nella quinta domenica.

    Alla cerimonia di venerdì mattina, 2 aprile, hanno partecipato, tra gli altri, il cardinale Angelo Comastri, arciprete della basilica papale di San Pietro in Vaticano, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro, l'arcivescovo Giuseppe De Andrea, segretario del Capitolo, il vescovo Vittorio Lanzani, delegato della Fabbrica di San Pietro e vicario del Capitolo.


    (©L'Osservatore Romano - 3 aprile 2010)
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    03/04/2010 00:42
     
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    L'Anima devota nei giorni Santi/8: Sabato Santo.
     
    Devozione e meditazioni nella Settimana Santa.


    di Pio Alberto Del Corona O.P.*


    SABATO SANTO




    Rammenta Anima Devota:

    Il Sabato Santo, giorno di indugio pietoso presso le chiese spoglie e fredde, nella quiete di Gesù nel sepolcro, fu figurata nel riposo di Dio nel settimo giorno della creazione; e la Santa Chiesa leggendo le Profezie ricorda l'opera dei sei giorni ed il riposo dell'Artefice eterno!

    Nel Sepolcro il corpo di Cristo giacque accarezzato con mirra e aloe, dalle lacrime della Santissima Madre che già in quel momento raffigurava tutta la Chiesa, ed ora involto in candido lenzuolo.

    Il Sepolcro era nell'orto di Giuseppe d'Arimatea presso il Calvario stesso, li rimasero le Pie Donne, così restino oggi le Anime Amanti di Gesù presso il suo Sepolcro tra le balze e le pendici del Golgota fino all'alba, quand'essa stessa sarà irradiata dai Divini fulgori della Risurrezione Gloriosa.

    La Croce impregnata di Sangue Divino che ci redense è rimasta là, nuda sul Calvario, la Madre Santissima la vediamo lì a fare la spola tra il Sepolcro e quel Legno intriso di Sangue ancora fresco, seguiamo la Madre di Dio mentre solca il mare delle sue amarezze, muta e adorante nel suo dolore immenso. E' morto suo Figlio! E' morto il Figlio dell'Incarnazione prodigiosa, Lei lo sa, è Morto il Verbo Divino.

    Ma nel cuore della Madre non c'è posto per le tenebre: Oh cara Tomba - le sentiamo sussurrare - ove il mio Dio morto, DORME! Oh sepoltura santa, mistero santo, mistero soave, tutti i credenti sono qui con me ad attendere che Tu ora mantenga le tue promesse, tutti ti udirono: "uccidete questo corpo e dopo tre giorni risusciterà", noi siamo i tuoi credenti e Ti aspettiamo!




    Ecco il Verbo che fece il mondo in sei giorni e al settimo si riposò! Forse Egli era stanco? non certo di creare ma di redimere certo si affaticò ed ecco che il Verbo nella inferma carne si affaticò e nella Tomba ebbe requie, ma giunto è il tempo di riprendere la vita, Lui datore della Vita non poteva certo finire così.

    Coraggio Anime penitenti, adorate quel Corpo in requiem, è nel sonno dell'Amore, è andato a liberare le Anime rimaste prigioniere, ora ritornerà vittorioso dopo aver spezzato le catene della morte.




    Correte dalla Tomba al Tabernacolo, preparate gli altari: il sepolcro era nell'Orto dello stesso Monte Calvario; l'Orto figurava la Chiesa che possiede il Tabernacolo di Gesù nel Sacramento dell'Amore Eterno.

    E' attorno a questo Tabernacolo che sono i veri Amici di Gesù, le Spose di Gesù e alle tante Anime in mezzo alle quali si mescolano fiumi di Angioli e così si fa del cielo e della terra un giardino ed una Mensa Divina.

    Stando ai piedi del Tabernacolo noi viviamo la vita nascosta di Gesù e con Cristo in Dio proprio come insegna san Paolo.




    Non dimentichiamoci di Maria Santissima, l'Addolorata e la Regina, la Desolata e l'Immacolata, guardiamola mentre portò nel cuore gli spasimi di quella Passione e Morte, spasimi di quelle piaghe doloranti, dolore vivente delle sue stesse agonie per meritare la dignità di Madre degli Uomini.

    Cadete nel grembo di questa Santa Madre per inondarla del vostro pianto, invitate anche Lei a piegare il suo Cuore Immacolato sul vostro, trovi lì il conforto delle Anime Amanti del Divin Figlio.

    E al Gloria in excelsis cantate con l'anima innamorata il dolce Alleluja, ma senza partire dal Sepolcro, girate per le pendici del Golgota e con Maria Santissima attendiamo di incontrare il Risorto.

    Ecco le promesse or vengono mantenute, andate in tutto il mondo a dare a tutti il lieto annuncio!




    [segue]



    *Mons. Pio Alberto Del Corona O.P. Arcivescovo di Sardica, tratto da L'Anima Devota nei giorni Santi, a cura delle Suore Domenicane con Imprimatur del Vicario Generale dell'Ordine dei Predicatori fr. Petrus Tani Firenze 10.2.1913 e con l'approvazione della Curia Arcivescovile di Firenze del 15.2.1913. Si ringrazia vivamente D.A. per la preziosa trascrizione.


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    L'Anima devota nei giorni Santi/9: Domenica Pasqua di Resurrezione.
     
    Devozione e meditazioni nella Settimana Santa.


    di Pio Alberto Del Corona O.P.*



    PASQUA DI RESURREZIONE

    Rammenta Anima Devota:

    Nella Santa Pasqua la Santa Chiesa depone le vesti del lutto e inneggia al Cristo Risorto.
    La Sposa ammira ora quel Corpo glorificato, bellezza umana ma insieme Divina, pur conservando i segni della Passione e della morte, lo splendore della divinità è di gran  lunga superiore, indescrivibile.
    La Tradizione ama sottolineare che anche la Madre fu tra le prime a vedere il Figlio Risorto ed ecco che cantando il Regina Coeli (che sostituirà l'Angelus per tutto il Tempo Pasquale), la invita ad allietarsi e con Lei stessa tutti ci allietiamo.
    E' Festa nella Chiesa, le campane sono state sciolte, l'Alleluja è di nuovo intonata, la Sposa è tutta vestita a festa.
    Corre Giovanni, corre Pietro, all'annuncio delle Donne tutti accorrono, c'è ora trepidazione: dove sarà il Maestro?
    Si unisce Gesù, come pellegrino ai discepoli che andavano ad Emmaus, scompare per ricomparire di nuovo, mangia con loro, spezza il pane con loro, discute, rispiega, lascia dei comandi da eseguire.
    E queste scomparse e riapparizioni si rinnovano allorchè Gesù, sotto i veli dell'Eucarestia in Persona viene ad albergare proprio dentro il nostro petto e al cessare delle specie dissolte nel nostro corpo, vi resta colla sua Grazia invitandoci così sovente alla Mensa Divina.


    Ecco finiti i sanguinosi Misteri solenni.
    Dopo le tenebre del Calvario e i silenzi della Tomba, ecco il fulgore della vita e tutto a distanza di poche ore, poche ore che hanno mutato il corso della storia, hanno dato origine alla cultura cristiana, hanno dato vita ad un popolo immenso sparso in tutto il mondo, hanno creato un nuovo stile di vita...

    Cercate ora, Anime Amanti, il Divino Sposo Gesù: le sue piaghe filavano sangue, ora sono raggianti di luce, brillano come diamanti, risplende la sua bellezza dopo essere stata deturpata dall'odio; i suoi occhi irradiano ora la beatitudine, dal fianco squarciato brilla ora un Cuore soavissimo.
    Ecco come è andata a finire la Croce e la tragedia del Golgota: nella gloria e con la gloria del Redentore, per la gloria dei redenti.
    Una nuova scienza è sorta: una gioia nuova, un giorno nuovo dell'umanità non più schiava del peccato ma liberata e liberata dalla morte, l'Umanità ha scoperto di avere un Dio che la ama a tal punto da farsi Uomo, lasciarsi crocifiggere per poi risorgere vincitore ed ha così intrapreso a dialogare con Lui, a creare la società con Lui, a vivere di Lui.

    Esultate e godete Anime Devote, cantate a Lui vincitore, Alleluja.
    Non perdete d'occhio la divina Madre nostra, fu la sola Creatura che abbracciasse nel silenzio dell'anima sua tutte le fila del disegno di Dio, tutto il dramma del dolore  e dell'amore consumato dal Verbo in terra.
    Ella aveva preso parte alle doglie della Vittima Santa, ora Ella doveva accogliere nell'anima la smisurata letizia della Risurrezione.
    Le sue labbra baciano ora il Divino Pontefice vittorioso, è davvero una Festa in Famiglia!

    Seguite ora il Divino Redentore Risorto nelle sue apparizioni alla Maddalena, alle donne, a Pietro, ai due discepoli di Emmaus, agli Apostoli nel Cenacolo: tutti descrivono la tenerezza del Risorto ma anche l'autorevolezza.
    Pietro che lo aveva rinnegato e la Maddalena prima peccatrice, sono visitati con amore da Gesù e tra i primi; la Pace è annunciata alle Donne, alle Donne affida la prima missione del primo Annuncio, a quelle Anime Amanti che sostarono fino alla fine ai piedi della Croce.
    Muove con autorevolezza un rimprovero ai due discepoli di Emmaus, poi si ferma con loro e spezza il pane e si fa riconoscere, nel Cenacolo mostra le piaghe divine, mangia con i suoi amici, con autorità affida ad essi la potestà e il Sacramento di rimettere i peccati, li invia ad annunciare a tutti la grazia della salvezza, della liberazione dalla schiavitù del peccato e nell'Ascendere al cielo promette di ritornare e al tempo stesso promette di essere sempre con noi fino al suo stesso ritorno glorioso, come è possibile questo? Santa Anima, ciò è possibile solo con l'Eucarestia, Gesù è qui già in mezzo a noi, non ne attendiamo altri, per questo ci mise in guardia dagli impostori e dai cattivi maestri, per questo ci ha dato la Chiesa.

    Oh! pensate Anime adoratrici che grande conforto è davvero l'Eucarestia, il Divino Ufficio della Messa, nella Comunione davvero diventiamo Tempio di Dio, quanto dovremo tremare di fronte ai sacrilegi, alle imposture, alle anime macchiate dal peccato che si accostano al Divino Sacramento, ai Sacerdoti che celebrano con irriverenza, o peggio, che dubitano della Divina Presenza, quanto dolore che viene inferto ancora oggi all'amato Gesù!

    La umanità glorificata e deificata serba davvero i segnali della Passione, le radiose impronte delle piaghe.
    Corra il nostro cuore a quelle piaghe divine!
    Sono rose vermiglie che olezzano, sono soli che splendono, sono fonti che gettano fiumi di grazie: odorano di Paradiso, illuminiamoci a tanta luce di gloria, beviamo da questa Fonte perenne l'acqua che disseta, corriamo dal nostro Divino Salvatore Gesù Cristo.
    E semmai dovessimo smarrire la via, Anime Amanti, non scoraggiamoci, ricorriamo alla Beata Vergine Maria!


    CONCLUSIONE

    A tutte le Anime Amanti, alle Anime sofferenti, alle Anime incredule:

    Cara Settimana Santa dei Misteri Dolorosi e Gloriosi, tu ora sei passata e ti serbiamo la memoria come in una visione arcana ed ineffabile.
    L'aver pianto con te per amore di Colui che volle così tanto patire, è davvero un evento soave.
    Anime tutte, fedeli compagne di Gesù, conservate il tesoro di quelle lacrime.
    Le tenebre del Calvario vi facciano lume per tutta la vita, e le lacrime e il Sangue del Crocefisso siano la vostra delizia.
    Gli spasimi dell'Addolorata, siano il vostro studio perenne per conoscere il Divin Redentore e se il Calvario dovesse disgraziatamente allontanarsi dalla vostra mente, ripigliatelo, rincorretelo, ritrovatelo, perchè senza Golgota non c'è neppure alcuna redenzione, non c'è risurrezione.

    Non vi arrischiate di vivere nelle tenebre dell'ignoranza, non allontanatevi mai da quel Crocifisso, bellezza suprema di amore doloroso che nel trionfare scosse il creato rifacendo nuove tutte le cose.

    L'amore pellegrino in terra trova il suo paradiso lì, ai piedi della Croce, ai margini di una tomba vuota, in ginocchio davanti al Tabernacolo dell'Eucarestia.
    Stando qui il cuore perde la sua ruggine e le sue scorie, si fa puro, si fa divino.
    Ogni bellezza delle nostre anime proviene da quel fianco squarciato, ogni nostro gaudio proviene dal Crocefisso-Risorto!




    *Mons. Pio Alberto Del Corona O.P. Arcivescovo di Sardica, tratto da L'Anima Devota nei giorni Santi, a cura delle Suore Domenicane con Imprimatur del Vicario Generale dell'Ordine dei Predicatori fr. Petrus Tani Firenze 10.2.1913 e con l'approvazione della Curia Arcivescovile di Firenze del 15.2.1913. Si ringrazia vivamente D.A. per la preziosa trascrizione.







    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    04/04/2010 17:47
     
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    Concludiamo questa pagina preziosa lasciandola alla vostra meditazione e rimandandovi al thread dedicato ai testi del Santo Padre:

    La Quaresima e la Pasqua 2010 qui, con Benedetto XVI



    Ringraziamo quanti ci hanno seguito ed hanno pregato con noi ed anche per noi...per il Santo Padre e per la Chiesa, per i Sacerdoti ai quali va tutto il nostro affetto filiale e il nostro Grazie per la loro opera....


    Buona Pasqua a Tutti, Cristo è veramente Risorto, Alleluia, Alleluia!

              



    ATTENZIONE E' COMINCIATA LA NOVENA PER LA FESTA DELLA DIVINA MISERICORDIA CHE SARA' DOMENICA PROSSIMA:

    La preziosa Coroncina alla Divina Misericordia




    [Modificato da Caterina63 04/04/2010 17:49]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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