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Dolce Vicario di Cristo in terra, abbiamo bisogno di Lei! Lettere aperte al Santo Padre

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2012 11:00
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08/01/2011 22:03
 
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Il grande abbraccio
   

Giovedì 12 novembre 2009, ad Assisi, nella Basilica di santa Maria degli Angeli, di fronte ai partecipanti dell’Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, ha rinnovato l’assoluta fedeltà al Papa e la consacrazione dell’Italia al Cuore immacolato di Maria.

Nel corso dell’omelia, nel Santuario che custodisce la Porziuncola, il Presidente della Cei ha espresso affetto e ubbidienza a Benedetto XVI.

«Nel cuore dell’Eucaristia – ha confessato – il nostro pensiero va al Santo Padre: il ricordo non viene dall’esterno, ma sorge dall’affetto che abbiamo per lui, la sua persona e il suo compito: "Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia Chiesa"». «Nasce da quel vincolo di radicata e obbediente comunione che il divino Maestro chiede innanzitutto a noi, pastori della sua Chiesa», ha sottolineato.

«Davanti all’altare e sotto lo sguardo della Madre di Dio – ha affermato l’Arcivescovo di Genova – rinnoviamo il che abbiamo pronunciato un giorno, quello della nostra Ordinazione episcopale. È affiorato trepidante sulle nostre labbra, coscienti che per essere vescovi secondo il cuore di Dio avremmo dovuto farci in modo più deciso e amoroso discepoli di Cristo».

«Siamo qui – ha detto – anche per fare memoria del 50° anniversario della consacrazione dell’Italia al Cuore immacolato di Maria (13.9.1959), un evento che ha segnato coloro che l’hanno vissuto in prima persona e che ha segnato altresì la storia religiosa della Chiesa e del Paese». Il Porporato ha spiegato che i gesti che si compiono nel segno della fede non restano in superficie come dei gesti esteriori e convenzionali, ma scendono in profondità come dei semi buoni che, una volta deposti, portano frutto secondo i tempi e i modi che Dio solo conosce.

In questo contesto, il Presidente della Cei ha affermato come da un capo all’altro dell’Italia il numero sconfinato di chiese e santuari, di cappelle ed edicole dedicati alla Madonna siano come «un grande abbraccio, il segno visibile di una presenza che illumina e rassicura come lo sguardo di una madre».

Di fronte alla devozione del popolo alla Vergine, alle tradizioni radicate nel cuore della gente, non solo degli adulti, ma anche dei ragazzi e dei giovani, il Cardinale ha sostenuto che i vescovi sono «testimoni spesso commossi e grati».

Un   primo piano del card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e   presidente della Cei.
Un primo piano del card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei (foto Giuliani).

Il Presidente della Cei ha riconosciuto che «la devozione alla Madonna non subisce tracolli col tempo, è sempre fresca e profonda, irriga l’anima e orienta a Dio, supera indenne e feconda le temperie culturali più diverse».

Ha reso noto il messaggio di Benedetto XVI che in merito ha scritto: «I vescovi italiani vollero consacrare l’Italia al Cuore immacolato di Maria. Di tale atto così significativo e profondo, voi rinnoverete la memoria, confermando il particolarissimo legame di affetto e devozione che unisce il popolo italiano alla celeste Madre del Signore. Volentieri mi unisco a questo ricordo».

Facendosi guidare dall’esempio di Maria, la quale «è stata anche la prima e più fedele discepola», il Cardinale ha auspicato che «la devozione nostra e del nostro popolo tocchi l’anima e la vita, i sentimenti e le decisioni» di tutti i credenti.

«Tutti – ha riconosciuto – siamo esposti alla tentazione di correre sulle cose disperdendo quanto il Signore ci dona di ispirazioni, grazie, incontri, affetti. Anche noi vescovi corriamo questo rischio pressati da responsabilità molteplici e gravi».

Ma «il cuore della Vergine – ha continuato il Porporato – non è un semplice e geloso contenitore di ricordi, un puro esercizio di memoria: è anche il luogo della riflessione» perché «è storia di salvezza. La riflessione di Maria si rivela così desiderio e ricerca della volontà di Dio. Per questo è preghiera».

A questo proposito, dopo aver ricordato grandi mistici come Francesco d’Assisi, Teresa d’Avila, il Curato d’Ars e Teresa di Calcutta, il Cardinale ha concluso invocando la Madonna affinché «ci faccia crescere come pastori secondo il cuore di Cristo, ricordando le parole di Giovanni Maria Vianney: "Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù"» (cf A. Gaspari, Zenit, 12.11.2009).

E a Redona… Il 17 e 18 febbraio 2009 si è tenuto nella località bergamasca un incontro organizzato dalla Provincia italiana dei Missionari monfortani sul tema: Insieme… per evangelizzare.

Nel suo intervento il monfortano Santino Epis ha ripercorso la storia della consacrazione dell’Italia al Cuore immacolato di Maria, illustrandone l’attualità e l’efficacia pastorale per l’oggi. Il religioso, chiedendosi alla luce delle sfide cui deve far fronte la Chiesa italiana quale significato assuma tale evento, ha sottolineato che non è tanto un’occasione per rinnovare, in forma magari solenne, un atto di fede e di amore, col pericolo che esso resti un gesto "formale". La consacrazione a Maria va rinnovata e vissuta soprattutto come tappa nel lungo e difficile itinerario della continua opera di conversione che impegna tutta la Chiesa italiana. Si tratta di prendere coscienza del ruolo di Maria in questo comune sforzo di conversione, riscoprendo l’insostituibilità della sua missione materna.

Inoltre, la ricorrenza può diventare un’occasione provvidenziale per riproporre una catechesi adeguata sul culto mariano in genere, e in particolare sulla consacrazione a Maria. Essa riveste tutti i caratteri di un’autentica forma di spiritualità, cioè di una vita cristiana non passivamente ricevuta, ma responsabilmente accolta; non dispersiva, ma unificata; non vissuta a intermittenze, ma coinvolgente tutta l’esistenza.

Don Giacomo Panfilo. Il Parroco di Clusone (Bergamo) ha accompagnato l’assemblea di Redona in un percorso mariano profondamente biblico e ricco di esperienza. Nel suo primo intervento su La consacrazione a Gesù per mezzo di Maria è partito dalla definizione della consacrazione come dono esplicito di sé a Dio. Consacrazione è riconoscere che si è suoi, che non ci si appartiene più, ma che si appartiene a lui e lasciare che questa verità segni la propria vita.

Così la consacrazione richiama con forza il Battesimo perché si radica nella connessione a Gesù Cristo che avviene nel Sacramento. Lì si diventa figli nel Figlio, consacrati nel Consacrato che mette se stesso nelle mani del Padre, scegliendo di essere una cosa sola con lui e che fa della sua volontà il suo cibo e la sua vita.

Il Battesimo è l’inizio di questo cammino che dovrà divenire sempre più consapevole e totale.

Il culmine della consacrazione di Gesù sarà la croce e anche il discepolo è chiamato ad unirsi alla sua obbedienza, a consacrarsi con lui e come lui.

E Maria? Lei è presente nel Battesimo e nel Battesimo il discepolo ancora una volta è affidato a Maria; è chiamato, con il suo aiuto materno e seguendo il suo esempio, a ridiventare sempre più del Signore.

Don Giacomo, poi, ha gettato una bella luce sul senso della ricorrenza della consacrazione dell’Italia a Maria. È una chiamata rivolta a noi perché viviamo veramente la nostra consacrazione. Così il nostro Paese sarà consacrato!

Nella seconda relazione, don Giacomo, a partire dal Vangelo, ha proposto alcuni atteggiamenti "mariani" che dovrebbero animare il fare pastorale. In particolare, riferendosi alle parole di Maria alle nozze di Cana, ha ricordato che Gesù va riconosciuto come il Signore, il punto di riferimento, il centro, il motore, la ragione di tutto quello che si fa da cristiani e come Chiesa.

Gesù Cristo è l’alfa e l’omega anche della pastorale e Maria porta a dipendere da lui (cf sito Internet; voce: Convegno Redona).

d.m.
   

«Come potremmo vivere il nostro Battesimo senza contemplare Maria, così accogliente del dono di Dio?».

Giovanni Paolo II



http://www.stpauls.it/madre/1003md/1003md00.htm
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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