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Dolce Vicario di Cristo in terra, abbiamo bisogno di Lei! Lettere aperte al Santo Padre

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2012 11:00
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16/07/2011 11:22
 
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Mons. Forte: "Nessuno come Benedetto XVI ha parlato con tanto coraggio della pedofilia, una piaga atroce che tocca l'intera società e purtroppo anche alcuni uomini di Chiesa. Gli attacchi che ne sono conseguiti sono facilmente spiegabili: questo Papa che ama la verità, la dice senza giri di parole" (O.R.)

L'arcivescovo di Chieti-Vasto sulla «nuova evangelizzazione»

Una sfida e una promessa per le antiche terre cristiane

Pubblichiamo ampi stralci di una meditazione tenuta dall'arcivescovo di Chieti-Vasto su «La “nuova evangelizzazione”: una sfida e una promessa».

di Bruno Forte

Di fronte al mutato contesto culturale dell'Occidente e all'impatto che tutto questo ha sulla vita degli uomini, nasce la domanda su come si possa annunciare oggi credibilmente la buona novella di Gesù.

Afferma Benedetto XVI nel discorso del 30 maggio 2011 in occasione della prima assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione: «Il termine “nuova evangelizzazione” richiama l'esigenza di una rinnovata modalità di annuncio, soprattutto per coloro che vivono in un contesto, come quello attuale, in cui gli sviluppi della secolarizzazione hanno lasciato pesanti tracce anche in Paesi di tradizione cristiana. Il Vangelo è il sempre nuovo annuncio della salvezza operata da Cristo per rendere l'umanità partecipe del mistero di Dio e della sua vita di amore e aprirla a un futuro di speranza affidabile e forte. Sottolineare che in questo momento della storia la Chiesa è chiamata a compiere una nuova evangelizzazione, vuol dire intensificare l'azione missionaria per corrispondere pienamente al mandato del Signore». Ciò che cambia, insomma, non è il Vangelo, ma il destinatario cui va annunciato: occorre aprirsi alle nuove sfide, apprendere nuovi linguaggi, tentare nuove forme di approccio.

«La nuova evangelizzazione -- afferma ancora il Papa -- dovrà farsi carico di trovare le vie per rendere maggiormente efficace l'annuncio della salvezza, senza del quale l'esistenza personale permane nella sua contraddittorietà e priva dell'essenziale. Anche in chi resta legato alle radici cristiane, ma vive il difficile rapporto con la modernità, è importante far comprendere che l'essere cristiano non è una specie di abito da vestire in privato o in particolari occasioni, ma è qualcosa di vivo e totalizzante, capace di assumere tutto ciò che di buono vi è nella modernità».
Alla radice di questa novità di linguaggi e di approcci sta sempre però la novità dell'incontro col Cristo vissuto da chi crede: «All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (Deus caritas est, 1). In questo senso, l'aggettivo «nuova» posto innanzi al termine «evangelizzazione» va ben compreso: non si tratta di una semplice novità cronologica, quasi che quanto fatto finora è stato sbagliato o parziale, e ora inizi l'anno zero della proclamazione del Vangelo al mondo.

Una simile lettura sarebbe fuorviante: dal passato ci vengono straordinari esempi di rinnovato slancio evangelizzatore in epoche di grande creatività pastorale e missionaria. Si pensi, per fare solo un esempio, all'opera delle missioni nell'età moderna, che ha conquistato al Vangelo interi popoli e diversissime culture. Ciò che deve essere nuovo nello sforzo dell'evangelizzazione oggi richiesto si pone piuttosto sul piano qualitativo: per ricorrere alla terminologia del greco neotestamentario, in gioco è la novità del kainòs, non quella del neòs, la novità qualitativa ed escatologica, non quella meramente cronologica di ciò che accade adesso e prima non era accaduto. Non a caso Gesù chiama kainè il suo comandamento nuovo: entolè kainè (1 Giovanni, 2, 7s) per indicare che solo gli uomini nuovi, resi tali dal Figlio, possono vivere la novità dell'amore da Lui richiesto e darne testimonianza credibile.
In questa luce, l'evangelizzazione sarà «nuova» se nascerà da un impegno di profondo rinnovamento e riforma di tutta la Chiesa e di ciascuno dei protagonisti che la vivranno: il Papa afferma che «non si deve pensare che la grazia dell'evangelizzazione si sia estesa fino agli Apostoli e con loro quella sorgente di grazia si sia esaurita». Citando sant'Agostino, osserva che «questa sorgente si palesa quando fluisce, non quando cessa di versare. E fu in tal modo che la grazia tramite gli Apostoli raggiunse anche altri, che vennero inviati ad annunciare il Vangelo (…) anzi, ha continuato a chiamare fino a questi ultimi giorni l'intero corpo del suo Figlio Unigenito, cioè la sua Chiesa diffusa su tutta la terra» (Sermo 239, 1).

Benedetto XVI conclude perciò affermando che «la grazia della missione ha sempre bisogno di nuovi evangelizzatori capaci di accoglierla, perché l'annuncio salvifico della Parola di Dio non venga mai meno, nelle mutevoli condizioni della storia» (discorso del 30 maggio 2011). È giustificato, allora, ricorrere a modelli del passato e pensare, per esempio, che la «nuova evangelizzazione» possa stare al concilio Vaticano II come il grande processo della «riforma cattolica» stette al concilio di Trento: quello che lo Spirito ha detto alla Chiesa attraverso questi grandi eventi conciliari, va tradotto nella vita nuova dei battezzati, nel nuovo entusiasmo dell'incontro col Signore risorto, che la Chiesa rende sempre di nuovo possibile, e nello slancio a trasmettere credibilmente ciò che ha segnato e trasformato la nostra vita di discepoli di Gesù.
Anche in questa convinta chiamata alla «nuova evangelizzazione» si manifesta, allora, quella che sempre più si rivela come una caratteristica fondamentale di questo Pontificato: l'impegno per la riforma della Chiesa a partire dalla conversione dei cuori.
Già da cardinale Joseph Ratzinger non aveva nascosto la sua sofferenza davanti a ciò che aveva definito la «sporcizia» nella Chiesa. I suoi interventi da Papa hanno affrontato con fermezza e veracità la sfida della purificazione della comunità ecclesiale.

Nessuno come Benedetto XVI ha parlato con tanto coraggio della pedofilia, una piaga atroce che tocca l'intera società e purtroppo anche alcuni uomini di Chiesa. Gli attacchi che ne sono conseguiti sono facilmente spiegabili: questo Papa che ama la verità, la dice senza giri di parole.
È su questa convinzione che Benedetto XVI chiama tutta la Chiesa a camminare fiduciosa «fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio», come ripeteva Agostino (De civitate Dei, 18, 51, 2).
L'autentica riforma passa attraverso l'amore, e questo vuol dire farsi carico delle colpe, fare penitenza e camminare speditamente sulla via della conversione, volere la giustizia, anche umana, e la giusta riparazione, stando accanto alle vittime senza alcuna ipocrisia: ispirato dal primato della carità e dei bisogni reali, chi intende operare per il rinnovamento della vita ecclesiale, dovrà tornare all'amore, con la pazienza di rispettare anche i cammini più lenti, nella docilità e nella decisa obbedienza allo Spirito.

È la via cui Benedetto XVI sta chiamando la Chiesa intera, a tutti i livelli. Proprio così questo Papa si rivela un «riformatore»: e la riforma che persegue è quella profonda della «metànoia» evangelica, la sola capace di riportare la Chiesa alla sua bellezza originaria e di farla risplendere così come segno levato fra i popoli.

(©L'Osservatore Romano 16 luglio 2011)

Molto bello, davvero!
R.
[Modificato da Caterina63 02/10/2011 18:49]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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