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Le BEATITUDINI

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2010 09:27
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30/03/2010 09:27
 
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Da: Soprannome MSN°Gino¹ Inviato: 17/10/2004 9.18
BEATI I MISERICORDIOSI

1. « Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia » (Mt 5,7). Gesù non si è accontentato di annunciare questa beatitudine, ma ha anche insegnato la via per conseguirla: modellarsi sulla misericordia di Dio. « Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro » (Lc 6, 36 ). Dio, amore infinito, quando vuole raggiungere le sue creature non può farlo se non chinandosi fino al loro nulla, alla loro pochezza con un atto di misericordia infinita. Per misericordia egli ha tratto l'uomo dal nulla e l'ha tanto onorato da crearlo a sua immagine e somiglianza; quando poi l'uomo lo ha tradito, la sua misericordia è andata a cercarlo nell'abisso del peccato: « con eterno affetto ho avuto pietà di te » (Is 54, 8) e per redimerlo ha oltrepassato ogni limite giungendo a sacrificare per lui il suo Unigenito. Gesù, venuto nel mondo a incarnare la misericordia del Padre, ha dichiarato: « Voglio la misericordia e non il sacrificio; non sono venuto infatti a chiamare i giusti ma i peccatori » (Mt 9, 13 ).
La considerazione, o meglio la contemplazione della misericordia divina ha il potere di sciogliere la durezza del cuore dell'uomo, le sue intransigenze; le sue asprezze e di addolcirlo in un atteggiamento pieno di bontà verso i fratelli anche colpevoli, anche suoi debitori. Se la caratteristica dell'amore di Dio per gli uomini è la misericordia, come potranno i cristiani, figli di Dio, amarsi a vicenda senza misericordia? Nel discorso della montagna, dopo aver proclamato le beatitudini, Gesù presenta il precetto del l'amore appunto sotto il profilo della misericordia: « Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite quelli che vi maledicono » (Lc 6, 27-28). Senza questa profonda connotazione di indulgenza e di longanimità l'amore non potrebbe resistere a lungo fra creature che, per la loro debolezza, sono spesso le une alle altre occasione di angustia e quindi bisognose di perdono vicendevole. Come Dio ama l'uomo usandogli misericordia, così devono amarsi gli uomini fra loro, memori che quanto più saranno misericordiosi tanto più « troveranno misericordia».
 
 
2. Il grande premio promesso ai misericordiosi è quello di trovare misericordia, che è quanto dire assicurare la propria salvezza eterna. In cambio di un po' di misericordia usata tra fratelli per offese o debiti che, per quanto grandi siano, sono sempre limitati e passeggeri, il cristiano godrà e canterà in eterno le misericordie di Dio.
Tuttavia non è raro che l'uomo sperimenti una certa difficoltà nell'usare misericordia agli altri; ciò può dipendere dall'essere troppo poco consapevoli della propria indigenza personale e quindi dell'immensa necessità che ognuno ha della misericordia di Dio. Al cospetto di Dio tutti, anche i santi, sono sempre dei grandi debitori, dei poveri indigenti; nessuno, eccettuata la Madonna, può dire di essere stato sempre fedele alla grazia e all'amore, nessuno può dire di non aver mai offeso Dio, almeno lievemente. Profondamente convinti di questo, i santi hanno sperimentato un bisogno immenso della misericordia di Dio e di riflesso hanno sempre giudicato poca cosa l'usare misericordia verso il prossimo, perdonando anche le più gravi offese. La consapevolezza della miseria personale rende comprensivi e indulgenti verso le debolezze altrui; Sentirsi profondamente bisognosi della misericordia di Dio, rende spontaneamente misericordiosi verso i fratelli. Allora il cristiano non trova più duro perdonare, ma sperimenta la gioia di saper perdonare; allora va in cerca di coloro che, avendolo offeso, hanno maggior diritto alla sua misericordia e gli danno l'occasione di imitare la misericordia del Padre celeste.
« Quando un'anima - scrive Teresa di Gesù - si unisce intimamente alla stessa Misericordia, alla cui luce riconosce il suo nulla e vede quanto ne sia stata perdonata, non posso credere che non sappia anch'essa perdonare chi l'ha offesa » (Cm 36,12). Cadono così tutte le tentazioni di giudicare e condannare il prossimo, e il cristiano diventa come Gesù, dispensatore di misericordia, di perdono, di indulgenza.
 
 
PREGHIERA: Accorro a te, Signore Gesù, a motivo della tua bontà, perché so che non disprezzi i poveri; né hai orrore dei peccatori. Tu non hai respinto il ladrone che confessava il suo peccato, né la peccatrice in lacrime, né la cananea supplicante, né la donna colta in flagrante adulterio e neppure il gabelliere assiso al suo banco; non hai respinto il pubblicano implorante misericordia o l'apostolo che ti rinnegava, né il persecutore dei tuoi discepoli e nemmeno i tuoi crocifissori. Il profumo delle tue grazie mi attira... Fa' , o Signore, che a questo profumo rianimi il mio cuore, a lungo tormentato dal fetore dei miei peccati, affinché abbondi di questi profumi non meno soavi che salutari... Insegnami ad effondere il profumo della misericordia che è composto delle necessità dei poveri, delle angosce degli oppressi, delle ansie degli afflitti, delle colpe dei peccatori e infine di tutte le sofferenze di coloro che sono nel dolore, anche se sono nemici. Queste cose appaiono spregevoli [alla natura], ma il profumo che se ne ricava è superiore a tutti gli altri. È un balsamo che risana: « Beati infatti i misericordiosi perché troveranno misericordia »... felice l'anima che si studia di provvedersi abbondantemente di questi aromi, infondendo in essi l'olio della misericordia e infiammandoli con il fuoco della carità...
Fa', o Signore, che io abbia il cuore pieno di compassione per i miseri, che sia incline a compatire, pronto a soccorrere, che mi ritenga più beato nel dare che nel ricevere. Fa' che sia facile a perdonare e sappia resistere alla collera; che non acconsenta mai alla vendetta e in tutte le cose considèri le necessità degli altri come mie: che la mia anima sia impregnata della rugiada della tua misericordia, il mio cuore traboccante di pietà, in modo che sappia farmi tutto a tutti... e sia così morto a me stesso da non vivere più che per il bene altrui.
SAN BERNARDO, In Cantica Cant. 22,8; 11,8: 12, 1.

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Da: Soprannome MSN°Gino¹ Inviato: 17/10/2004 9.37
BEATI I PURI
 
l. « Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio » (Mt 5,8). L'uomo che ama Dio è affamato di giustizia, di perfezione, di santità, ma è anche ansioso di contemplare Dio, di fissare in lui il suo sguardo. « Io ricerco il tuo volto, Signore. Non nascondermi i1 tuo volto » (Sal 27, 8-9 ). Ma Dio sfugge agli occhi dei mortali. Mosè che aveva desiderato ardentemente di vederne la gloria, si è sentito rispondere: « Non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo resterà vivo dopo avermi veduto » (Es 33, 20). Finche l'uomo è pellegrino su questa terra non può che sospirare verso Dio: « Finche abitiamo nel corpo - dice S. Paolo - siamo esuli dal Signore, poiché camminiamo nella fede e non ancora nella visione» ( 2 Cr 5,6-7); La visione di Dio è riservata all’eternità e sarà il premiò di coloro che in terra non avranno cessato di cercarlo con cuore puro, retto, sincero. Dio, purezza immacolata, non può essere visto che da cuori puri, da occhi limpidi, i soli capaci di riflettere la chiarezza divina.
Gesù nel Vangelo ha parlato della purezza del cuore e dell'occhio come indice della purezza interiore ed esteriore di tutto l'uomo. « Le cose che escono dalla bocca provengono dal cuore e sono quelle che rendono impuro l'uomo. Dal cuore infatti provengono pensieri cattivi, omicidi, adulteri, fornicazioni, furti, false testimonianze, bestemmie » (Mt 15, 18-19). Solo quando il cuore è purificato da ogni ombra di passione, di desiderio cattivo, egoistico, disordinato, tutte le azioni dell'uomo sono splendenti di purezza e la sua vita è trasparente, senza macchia. Allora anche l'occhio è puro. « La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è limpido tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è torbido tutto il tuo corpo sarà tenebroso » (Mt 6, 22-23). L'occhio limpido suppone il cuore puro. La purezza del cuore è la luce della vita, la luce che apre gli occhi dell'uomo sulle cose divine e lo dispone gradualmente alla visione di Dio e dei suoi misteri. L'occhio puro è la lucerna che addita al cristiano la via per giungere alla visione eterna e, nello stesso tempo, gliene fa intravedere fin da quaggiù gli splendori.
 
 
2. La visione di Dio « faccia a faccia » è il premio che i puri di cuore riceveranno nell'eternità; ma ad essi ne è riservato un anticipo anche in questa vita. Se a Mosè è stato negato di vedere il volto di Dio, gli è stato però permesso di percepirne la grandezza e la bontà infinita. « Farò passare davanti a te tutto il mio bene e proclamerò il mio nome... davanti a te » (Es 3,19). Un privilegio simile fu accordato ad Elia quando sul monte Horeb, in una brezza leggera, gli si rivelò la presenza di Dio e udì la sua voce ( l Re 19, 12-18). S. Paolo parlando di se stesso, narra di un uomo che « fu rapito in paradiso, e udì parole ineffabili che non è possibile ad un uomo di proferire » (2 Cr 12, 4). La vita dei santi testimonia che, pur senza arrivare a comunicazioni così eccelse, Dio si compiace di rivelarsi in segreto a chi lo cerca in purezza di cuore. È il dono della contemplazione che Dio concede « come vuole, quando vuole e a chi vuole » (T.G. M IV, 1,2), ma che non lascia mancare del tutto, almeno nelle forme più semplici, a coloro che sono veramente affamati e assetati di lui. La disposizione fondamentale è sempre quella della purezza interiore; « Oh! - esclama Giovanni della Croce - se gli uomini sapessero di quanta abbondanza di luce divina sono privati a causa della cecità dovuta ai loro affetti e ai loro desidèri [... sgregolati ], e in quanti mali e danni cadono ogni giorno perché non li mortificano! » (Sal 8,6). Uno dei più grandi danni è certamente quello di rendersi incapaci delle grazie contemplative.
Dio ha creato l'uomo per se: lo ha reso capace di amarlo, di conoscerlo, di contemplarlo nella fede in questa vita, per poi goderlo in eterno nella visione beatifica; ma l'uomo riempiendo il cuore e gli occhi di beni terreni si chiude alle comunicazioni intime di Dio e alle irradiazioni della sua luce. « Chi mi ama - ha detto Gesù - …io l'amerò e gli manifesterò me stesso » ( Gv 14,21 ); Se sono rari coloro ai quali Dio si manifesta è perché sono altrettanto rari coloro che, amando Dio al di sopra di tutte le cose, lo cercano con cuore assolutamente puro.
 
 
PREGHIERA: Che io impari a desiderarti, Signore; che lo impari a prepararmi per poterti vedere. Beati i puri di cuore perché ti vedranno.. E ti vedranno non perché sono poveri di spirito, né perché sono mansueti o piangenti o famelici e sitibondi della giustizia o misericordiosi, ma perché sono puri di cuore... Buona è l'umiltà per avere il regno dei cieli, buona la mansuetudine per possedere la terra, buono il pianto per essere consolati, buona la fame e la sete della giustizia per essere saziati, buona la misericordia per ottenere misericordia, ma,è la purezza del cuore che fa vedere te o Signore (Sr 53,1.9).
Io ti voglio vedere: è buona, è grande la cosa che voglio... Aiutami a purificare il mio cuore.. perché puro è ciò che io voglio vedere, e impuro è il mezzo con cui lo voglio vedere. Purificami Signore, con la tua grazia, purifica il mio cuore con i tuoi aiuti e i tuoi conforti. Aiutami a produrre per tuo mezzo e in unione con te, frutti abbondanti di opere buone, di misericordia, di benignità, di bontà (Sr 261,4.9). 
SANT’AGOSTINO
 
 
Chi potrebbe ridire la bellezza di un cuore puro? ...Oh quant'è bella, quant'è incantevole questa fonte incorruttibile che è un cuore puro! Tu, o Dio, ti compiaci di rimirarti in esso come in uno specchio perfetto; vi imprimi la tua immagine in tutta la sua bellezza... La tua purità, o Dio, si unisce alla nostra che tu stesso hai prodotto in noi; e i nostri sguardi purificati ti vedranno risplendere in noi stessi di eterna luce...
Beato il cuore puro: esso ti vedrà, o Dio... Vedrà te, vedrà ogni bellezza, ogni bontà, ogni perfezione; vedrà il Bene, la sorgente di ogni bene, tutto il bene... Vedrà e amerà; ma se amerà sarà amato; canterà le tue lodi e ti vedrà e amerà senza fine. Sarà saziato dall'abbondanza della tua casa e inebriato dal torrente delle tue delizie... Beato dunque colui che ha il cuore puro... Fa', o Signore, che io non cessi di purificarmi sempre più. 
 J. B. BOSSUET, Meditazioni sul Vangelo I,7; v l, p 26-7

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Da: Soprannome MSN°Gino¹ Inviato: 17/10/2004 9.39
BEATI I PACIFICI
 
l. « Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio » (Mt 5, 9). Il regno dei cieli è promesso ai misericordiosi come misericordia, ai puri di cuore come visione, ai pacifici come filiazione divina. L'uomo pacifico, facitore di pace, meriterà in modo speciale di essere riconosciuto quale figlio di colui che è « il Dio dell'amore e della pace » (2 Cr 13,11).
La storia della salvezza è la storia della pace fra Dio e gli uomini, pace offerta dal Padre all'umanità tramite il suo Figlio divino. Cristo è venuto nel mondo « per dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1, 79), cosi l'ha previsto Zaccaria e cosi l'hanno annunziato gli angeli cantando alla sua nascita: « pace in terra agli uomini» (Lc 2, 14 ). Mandando i discepoli a predicare, Gesù ha voluto che fossero messaggeri di pace: « In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa! » (Lc 10,5); la vigilia della sua morte ha lasciato ad essi, quale conforto e pegno di amore, la pace: « Vi lascio la pace, vi do la mia pace » (Gv 14, 27) e, risorto, si è presentato salutandoli: « Pace a voi! » (Gv 20,21 ).
Il cristiano è vero figlio di Dio nella misura in cui prolunga nel mondo la missione pacificatrice del suo Unigenito, Gesù benedetto fattosi egli stesso « nostra pace » (Ef 2, 14 ). Ma per essere portatori di pace, bisogna anzitutto possederla in sé. Pace perfetta con Dio vivendo con amore filiale i suoi comandamenti, pacificando il cuore e i desideri personali nell'adesione amorosa al volere divino, in modo che non vi siano più dissensi tra la volontà dell'uomo e quella di Dio. Pace perfetta con i fratelli adempiendo il precetto di Cristo: « state in pace tra voi » (Mc 9,50), « amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati » (Gv 15, 12). Quella pace che Cristo dona ai credenti nel battesimo e continua a ridonare mediante gli altri sacramenti e in modo speciale per mezzo della penitenza, essi devono conservarla intatta non solo per la propria salvezza, ma perché, trasmettendola; agli altri, diventi salvezza di tutti gli uomini e pacifichi tutto il mondo.
 
 
2. « La pace terrena, che nasce dall'amore del prossimo, è immagine ed effetto della pace di Cristo, che promana dal Padre. Il Figlio incarnato infatti, principe della pace, per mezzo della sua croce ha riconciliato tutti gli uomini con Dio,... ha ucciso nella sua carne l'odio e, dopo il trionfo della sua risurrezione, ha diffuso lo Spirito di amore nel cuore degli uomini » (GS 78). Il Concilio Vaticano II ricorda cosi che non si può essere autentici « pacifici », ossia facitori di pace, senza sacrificio personale. Come Cristo si è immolato per riconciliare gli uomini col Padre, per distruggere l'odio, per donare ai credenti lo Spirito di amore, cosi il cristiano deve essere costruttore di pace pagando di persona. Il discepolo di Gesù non può aspettare che siano gli altri a fare la pace e tanto meno può esigere che la pace sia fatta a spese altrui, ma deve prenderne l'iniziativa spianando ai fratelli la strada, rinunciando in loro favore ai suoi interessi e anche ai suoi diritti personali quando questi ostacolano, urtano o intralciano quelli altrui. Chi di fronte ad un ambiente, ad una comunità o alla società in lotta, si chiude nel proprio guscio, lasciando che gli altri contendano tra loro e accontentandosi di sperare che qualcuno li metta finalmente in pace, non è pacifico, ma egoista. L'autentico pacifico non può godere pace se intorno a se c'è guerra. Egli scende in lizza non tanto per rimproverare i contendenti o per predicare la pace, quanto per fare in pratica tutto quello che può dipendere da lui per promuovere la pace e non retrocede quando ciò esige il sacrificio personale. Del resto il cristiano autentico, che ha nel cuore e nel volto la pace di Dio, è di per se un facitore di pace: il suo gesto, la sua parola hanno una efficacia particolare per calmare gli animi, per sedare le contese, per comporre le liti. Oggi, in ogni ambiente, il mondo ha più che mai bisogno di questi pacifici figli di Dio, instancabili seminatori di pace. Fin d'ora essi sono beati, ma lo saranno immensamente di più quando il Padre celeste, riconoscendo in loro l'immagine del suo Unigenito, li chiamerà suoi figli e li accoglierà nel suo Regno. 
 
PREGHIERA: O Dio, concedi a noi di essere pieni di comprensione vicendevole, imitando la tua compassione e la tua dolcezza, o Creatore nostro... Fa' che aderiamo a coloro che con religiosità schietta conservano la pace, e non a coloro che solo per ipocrisia dicono di volerla... Noi fissiamo il nostro sguardo in te, Padre, Creatore di tutto l'universo, ammiriamo i tuoi magnifici, ricchi doni e i benefici della tua pace; fissiamo col pensiero e guardiamo con gli occhi dell'anima la longanimità del tuo volere; e riflettiamo quanto tu, in tutto il tuo creato, ti mostri clemente... A tutte le cose ordinasti, o grande artefice e sovrano dell'universo, di mantenersi in pace e in concordia.
A tutti tu hai elargito i tuoi benefici, ma li hai elargiti soprattutto a noi, che abbiamo trovato il nostro rifugio nella tua misericordia, per opera di nostro Signore Gesù Cristo. A lui sia gloria e maestà per tutti i secoli dei secoli.
SAN CLEMENTE ROMANO, Prima lettera ai Corinti 14-15.19-20
 
O Signore, che buona cosa è amare la pace! Amarla è lo stesso che averla. E chi non vorrebbe vedere aumentare ciò che ama? Se voglio pochi in pace con me, sarà poca la pace che avrò. Perché questo possesso cresca, bisogna che aumenti il numero dei possessori... Se distribuisco del pane, quanto maggiore è il numero di coloro a cui lo spezzo, tanto minore ne diventa la quantità. Ma la pace è come quel pane che nelle mani dei tuoi discepoli si moltiplicava a misura che veniva spezzato e distribuito. 
Dammi dunque la pace, Signore, per potervi attirare gli altri, l'abbia io per primo, io per primo la possegga. Arda in me il mio fuoco, perché possa accendere altri... Amante della pace, io per primo sia interamente preso dalla sua bellezza e bruci dal desiderio di attirarvi gli altri. Vèdano anch'essi ciò che io vedo, amino ciò che io amo, possiedano ciò che io possiedo. O pace diletta che mi sei sommamente cara tu mi dici: amami e subito mi possederai. Induci quanti più puoi ad amarmi: sarò casta e rimarrò integra. Induci quanti più puoi: mi cerchino, mi possiedano, godano di me.
SAN AGOSTINO, Sermo 357,2-3

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Da: Soprannome MSN°Gino¹ Inviato: 17/10/2004 9.45
BEATI I PERSEGUITATI
 
1. « Beati i perseguitati per la giustizia, perchè di loro e il regno del cieli » (Mt  5, 10). Molte volte Gesù ha predetto ai suoi discepoli che avrebbero dovuto condividere la sua sorte: « Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me. - Un servo non è da più del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. – Anzi, viene l’ora che chiunque vi ucciderà, crederà di rendere ossequio a Dio » (Gv 15, 18.20; 16,2).
Cristo non ha illuso i suoi discepoli, non ha promesso successi e trionfi, ma ha additato con chiarezza la stessa via battuta da lui: contraddizioni, odi, persecuzione, morte di croce. Chi si mette alla sequela di Cristo, se vuol essere nel vero, non può aspettarsi altro. Tuttavia ciò non vuol dire essere pessimisti, né scoraggiarsi o vivere nella tristezza, perché mentre Gesù preannuncia ai discepoli le persecuzioni, li proclama beati. « Beati quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e diranno, mentendo ogni sorta di male contro di voi » (Mt 5,11). Anzi è questa l’unica beatitudine ripresa e sviluppata in più versetti quasi per persuadere i discepoli di quello che all’occhio umano è un vero controsenso: ritenersi beati quando si soffre.
Certo l’essere beati non consiste direttamente nella persecuzione, che è sempre reale sofferenza fisica e morale, ma nel fatto che questo patire è pegno di beatitudine eterna.
« Godete e rallegratevi – dice Gesù - , perché grande è la vostra ricompensa » (ivi 12).
Il Signore non chiede, al cristiano di chiamare gioia ciò che è dolore, non esige che diventi indifferente alle persecuzioni al punto di non soffrirne, ma gli chiede di ,credere, sulla sua parola infallibile, che quanto patisce per la causa di Dio, sarà certamente trasformato in gaudio di vita eterna. È la sovrabbondanza di questa fede che permette ai santi di gioire nelle persecuzioni sofferte per Cristo, ad imitazione degli Apostoli i quali se ne andavano « lieti di essere stati condannati all'oltraggio a motivo del nome di Gesù » (At 5, 41). 
 
 
2. Le persecuzioni « per la giustizia » sono quelle stesse sofferte, Come soggiunge Gesù, «per cagion mia ». La causa della giustizia, ossia della salvèzza e della santificazione degli uomini, è la causa stessa di Cristo, la causa della sua incarnazione, passione e morte, la causa sostenuta dal suo insegnamento e dal suo esempio. Le persecuzioni di cui parla l'ottava beatitudine sono dunque quelle che il mondo prepara a chi abbraccia fino in fondo la causa di Cristo e del suo Vangelo seminando ovunque disinteresse, mitezza, misericordia, purezza, amore, pace. Se una simile condotta induce molti al bene, è inevitabile che susciti anche la reazione del male; dell'odio, dell'invidia; e mentre il bene si compie nel silenzio, il male reagisce con violenza tumultuosa, sicché in certi momenti le persecuzioni sembrano prendere il sopravvento. È stato così anche di Gesù, la cui vita spesa unicamente nel bene è sembrata ad un tratto sommersa e vinta dalle forze del male. Ma è proprio questo il contrassegno degli autentici discepoli di Cristo: condividere la sorte del loro Maestro; ed è questo il motivo profondo della loro beatitudine: trovare nelle persecuzioni la garanzia di non aver sbagliato strada.
« Guai quando tutti gli uomini dicessero bene di voi - ha detto Gesù -. Allo stesso modo facevano i loro padri con i falsi profeti » (Lc 6,26). Le lodi, le approvazioni del mondo, i successi continui non sono mai il distintivo dell'autentica sequela di Cristo, ma piuttosto l'eredità dei falsi profeti. Il vero profeta presto o tardi incontra sempre la contraddizione; ed è provvidenziale. Ciò lo preserva dalle lusinghe dell'orgoglio , lo rende cosciente
della sua pochezza, lo difende dall'illusione esaltante di essere capace di salvare, di trasformare il mondo e quindi lo mantiene nel numero di quei poveri che, pur adoperandosi con tutte le forze per la salvezza propria e altrui, l'attendono però dall’unico Salvatore. Chi invece si lascia irretire dal plauso del mondo corre il rischio tremendo di deformare o sminuire il Vangelo per non incappare nell'impopolarità, e finisce così con lo schierarsi tra i falsi profeti.
 
 
PREGHIERA. O Gesù, non ti è bastato fare, di tutte... le fonti di pene, fonti di gioia celeste, di gioia eterna; ne hai fatto gioie, dolcezze, delizie anche per questa vita, abbracciandole tu stesso. Tu hai abbracciato povertà, fame, lacrime, persecuzione; tutto in una misura inaudita; cosicché dopo di te, chiunque piange, è povero, ha fame, è perseguitato, ti assomiglia, ti imita. E che cosa mai c'è di più dolce della rassomiglianza con chi si ama? Qual bisogno mai, per il cuore, è più imperioso di quello di imitare l'essere amato? Qualsiasi povertà, fame, lacrime, persecuzione è dunque diventata una cosa soave, un bene prezioso e prediletto per colui che ti ama, perché questi sono altrettanti elementi di rassomiglianza con te, altrettanti punti di unione con te, o Gesù... Quanto sei buono, o Medico divino, che hai trasformato, sino alla fine del mondo, i nostri mali in gioie e in sorgenti di vita eterna!
C. De FOUCAULD, Meditazioni sul Vangelo, Op. sp. p 222-3
 
O altissimo Signore, eccomi pronto ad ogni pena, conoscendo che le tue croci nascono da tenerissimo amore e che solo è beato chi è da te crocifisso... Non si lamentino più gli uomini tiepidi dicendo che tu tratti male i tuoi amici, ma aprano con me gli occhi per conoscere la tua infinita benignità con la quale tu guidi per via di molto patire i tuoi cari amici, e intendano una volta quanto sia degno di commiserazione chi non è da te afflitto in questa vita temporale...
O pietosissimo Gesù mio, io non ardisco chiederti né croci né afflizioni, ma aiutato dalla tua forte ispirazione, con vivo, desiderio dal fondo del mio cuore mi rimetto e mi abbandono a te. Se ti parrà bene, o altissimo Signore, che io sia molto travagliato da tutti gli uomini con il tuo aiuto sopporterò ogni pena a lode del tuo santo nome, purché io patisca innocente; qualora poi fossi colpevole, sopporterò i tormenti a gloria e lode della tua santissima giustizia, il cui onore mi sarà sempre più caro del mio proprio. E quando sarò nel fondo dei dolori griderò a te con il buon ladrone: « Io, Signore, nolto giustamente patisco questi tormenti, ma tu non hai fatto nulla di male; Signore, ricordati di me nel tuo Regno ».
 
B. ENRICO SUSONE,  Dialogo d'amore, 17. 26, Vita ed, opere p 159.192-3
 
Con questa Beatitudine termino il mio lavoro, grazie a quanti hanno letto e meditato.
 
Pace a tutti, Gino
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