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19 Aprile: Anniversario di un Pontificato nel segno dei tempi! Grazie Benedetto!

Ultimo Aggiornamento: 18/03/2017 22:21
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19/04/2010 17:28
 
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Il pranzo del Papa con i cardinali nel quinto anniversario dell’elezione. Il saluto del cardinale Sodano

Pope Benedict XVI shakes hand with French Cardinal Roger Etchegaray during a lunch offered to the cardinals to mark his fifth anniversary of pontificate at the Vatican April 19, 2010.

In this photo released by the Vatican newspaper L'Osservatore Romano, Pope Benedict XVI, center, wearing white with back to camera, delivers a blessing prior to a luncheon with Cardinals to mark the fifth anniversary of his election, in the Ducale Hall, at the Vatican, Monday, April 19, 2010. Monday's anniversary is clouded by a clerical sex abuse scandal that has been rocking the Catholic Church for months, causing it its gravest crisis of recent times.

Pope Benedict XVI sits with Italian cardinals Angelo Sodano (L), Tarcisio Bertone (2nd R) and Giovanni Battista Re during a lunch offered to the cardinals to mark his fifth anniversary of pontificate at the Vatican April 19, 2010.





Un’occasione per ringraziare Benedetto XVI, con affetto fraterno, nel quinto anniversario del suo Pontificato: con tale spirito, si è tenuto nella Sala Ducale del Palazzo apostolico un pranzo offerto al Papa dal cardinale decano del Collegio cardinalizio, Angelo Sodano. Il Papa ha ringraziato il Collegio cardinalizio per la sua vicinanza e il sostegno che egli sente nell'esercizio del suo Ministero. Al momento conviviale hanno partecipato i 60 cardinali residenti nell’Urbe e spiritualmente anche i 121 porporati sparsi nel resto del mondo. Il servizio di Alessandro Gisotti.

Nel suo indirizzo d’omaggio, il cardinale Sodano ha innanzitutto ringraziato Benedetto XVI per il suo servizio alla Chiesa e al mondo. Ed è tornato con la memoria al 19 aprile di 5 anni fa:

“Animato da un grande amore a Cristo ed alla sua Chiesa, Ella manifestò il suo “Sì” al Buon Pastore ed iniziò così con grande generosità la Sua missione. Oggi noi desideriamo ringraziarLa per tutto ciò che ha fatto in questo quinquennio, al servizio della Chiesa e del mondo intero”.
Il Collegio cardinalizio, ha affermato il cardinale Sodano, “è una grande famiglia, sempre unita al Successore di Pietro ed impegnata a vivere in un vicendevole spirito di comunione fraterna”. Certo, ha osservato il porporato, non si possono dimenticare “le sfide che il mondo moderno pone ad ogni discepolo di Cristo”. Ma, ha osservato, “ci sostiene la luce della speranza cristiana, con la certezza che la grazia del Signore continua ad operare in mezzo a noi”. Quella speranza nella Provvidenza, ha poi ricordato, che ha sempre guidato il cardinale Tomáš Špidlík, scomparso venerdì scorso. Il cardinale Sodano ha infine rinnovato la gratitudine al Papa per il suo messaggio di speranza, ed ha concluso il suo discorso con il beneaugurante “Ad multos Annos”.



La Chiesa si stringe attorno a Benedetto XVI per festeggiare i 5 anni di Pontificato


Tra le tante iniziative per celebrare questo anniversario, anche una Giornata di preghiera per il Papa promossa dalla Conferenza episcopale italiana. La presidenza della Cei ha invitato tutti i cattolici a stringersi oggi intorno a Benedetto XVI, “centro di unità e segno visibile di comunione”. Su questi primi 5 anni di Pontificato di Benedetto XVI, contraddistinti dalla testimonianza mite e ferma della “Carità nella Verità”, Fabio Colagrande ha intervistato l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Mons. Ravasi muove la sua riflessione dalla definizione di “Papa-teologo” che viene usualmente attribuita a Benedetto XVI:

R. – Di solito, è una cosa che notiamo tutti, è questa definizione di “Papa-teologo” che alla fine diventa, però, una sorta di etichetta che viene imposta per dire che non è quindi un Papa che può conoscere la complessità delle situazioni pastorali, ma le vede nell’interno di un disegno solo generale. Questo termine, riprendiamolo in mano nel senso vero del termine e scaviamo perciò nelle sue dichiarazioni, per scoprire quanto il rigore del pensiero comporti, in verità, una vera nuova interpretazione, anche, del reale, della storia, delle situazioni ecclesiali. Il Papa ci ha ricordato che è necessario sempre ritornare alle fondazioni. E su questo, credo che sia un grande appello-invito che viene rivolto ai pastori e viene rivolto ai credenti; appello che si riconnette ad un lontanissimo, remoto appello che abbiamo nel Nuovo Testamento stesso quando Pietro scriveva, nella sua Prima Lettera, che i cristiani devono essere capaci di rendere ragione della speranza che è in loro. E questo lo facciano con dolcezza, con attenzione, anche contro le provocazioni che ricevono; ma rendere ragione della speranza vuol dire riconoscere la funzione pastorale, sociale, culturale della fede.


D. – Questo è proprio quello che fa Benedetto XVI come Successore di Pietro…


R. – E’ quello che io vorrei che venisse ancora riscoperto, proprio ritornando qualche volta di più, meditando, approfondendo proprio la “Spe salvi”, la “Deus caritas est” e la “Caritas in veritate”, perché lì si vede, nell’interno di tutti questi testi, che da un lato c’è una riflessione teologica – indubbiamente. Questa riflessione teologica ha dimensioni molteplici: pensiamo, per esempio, che la “Spe salvi” ha la dimensione escatologica che è una dimensione fondamentale della teologia stessa, andare oltre la frontiera del tempo e dello spazio, della storia e del cosmo. Ma dall’altra parte, soprattutto nella terza Enciclica, “Caritas in veritate”, scoprire come alla fine la riflessione teologica sia la lampada che illumina i passi nel cammino concreto della pastorale. Abbiamo bisogno perciò di rifondare in maniera seria, autentica, ricca l’impegno quotidiano che il credente ha nel mondo e nella storia.


Sui 5 anni di Pontificato di Benedetto XVI, Sergio Centofanti ha chiesto un commento a Sergio Marelli, segretario generale della Focsiv, organismo che riunisce numerose associazioni del volontariato cristiano:

R. – Sono sicuramente cinque anni ricchi, caratterizzati da Encicliche che per noi che lavoriamo nel sociale, in particolare nel sociale con un’attenzione ai fenomeni della mondializzazione, sono insegnamenti molti importanti. Quindi, forse quando si dice che questo Papa è un Papa teologo, accademico, si dimentica che è un Papa molto attento ad arricchire, nella continuità il Magistero della Chiesa, la Dottrina sociale cattolica. E il messaggio fondamentale che viene da Benedetto XVI credo sia proprio il farsi carico di chi è più sfortunato, di chi è nella miseria, nella povertà, e questo farsi carico degli altri, che è il fondamento del nostro agire da cristiani, è la carità.

Ascoltiamo infine il prof. Francesco D’Agostino, presidente dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani, al microfono di Sergio Centofanti:

R. – La grandezza del Pontificato di Benedetto XVI non dipende tanto dal fatto che lui abbia utilizzato il Seggio di Pietro per diffondere la “propria” teologia, ma perché lui ci ha insegnato a fare teologia e a riflettere sul cristianesimo facendo convergere la nostra attenzione sul principio del Verbo, il folgorante inizio del Vangelo di San Giovanni: “In principio era il Verbo” o, per usare l’espressione greca, “In principio era il Logos”. Il Papa, da quando è salito al Pontificato, ha insistito su questo tema come il messaggio centrale del suo insegnamento pastorale. Dio non si rivela a noi come assoluto mistero, come volontà imperscrutabile, esoterica, degna di essere adorata ma incomprensibile: non è così. Attraverso Gesù Cristo – questo ci ha insegnato il Papa – Dio si è rivelato come uomo accanto agli uomini, e tutto quello che concerne il mistero di Dio attraverso Gesù Cristo, anche se non può essere ridotto a formule razionali calibrate sull’intelligenza umana, non fa violenza a questa stessa intelligenza umana ma le apre un nuovo orizzonte. Sicuramente, l’infinità dell’amore di Dio è un mistero, ma altrettanto sicuramente attraverso Gesù Cristo la ragione umana riesce a comprendere che può esserci su questa terra, nell’esperienza storica, nell’Incarnazione di Gesù di Nazareth un amore che diventa carne, cioè che assume la nostra veste umana. Io credo che questo insegnamento sia formidabile perché è costitutivo della fede cristiana, ma nello stesso tempo lancia un messaggio a tutti gli uomini che è l’unico messaggio che possa garantire quella fraternità di tutti i popoli che dall’epoca della Rivoluzione francese, è diventato uno dei principi costitutivi del genere umano, insieme alla libertà ed insieme all’eguaglianza. Non possiamo separare la fraternità dalla libertà e dall’eguaglianza, ma se vogliamo dare un fondamento autentico alla fraternità, abbiamo una sola strada da percorrere: i fratelli sono quelli che si amano come tali perché si riconoscono figli di un Padre comune. Credo che il Papa continui, giorno per giorno, a mandarci questo insegnamento che non è il suo insegnamento privato di teologo ma il grande insegnamento pastorale e, oserei dire, che è la ragione fondamentale per cui esiste il Papato.


Oggi 5° anniversario dell'elezione di Benedetto XVI. La nota di padre Lombardi


La Chiesa vive oggi il 5° anniversario dell’elezione al soglio papale di Benedetto XVI. Erano le 18.43 del 19 aprile 2005 quando venne annunciato al mondo il nome del 264° successore di Pietro. Su questi cinque anni di Pontificato, ascoltiamo la nota del nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:

Il tempo è passato rapido e le vicende sono state intense nei cinque anni ormai compiuti di questo Pontificato. Per leggerli correttamente è d’obbligo tornare col pensiero alla Cappella Sistina, la mattina dopo l’elezione, quando il nuovo Papa raccoglieva l’eredità spirituale del suo grande predecessore e indicava le priorità che avrebbero orientato il suo servizio “nella vigna del Signore”. Il rapporto dell’uomo con Dio, rivelatoci da Gesù Cristo, incontrato in particolare nell’Eucarestia, nel culto della Chiesa. L’impegno “senza risparmio di energie” per ricostituire “la piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo”. Il desiderio di rispondere alla “richiesta di aiuto da parte dell’odierna umanità che, turbata da incertezze e timori, si interroga sul suo futuro”. Il dialogo “aperto e sincero” con i seguaci delle altre religioni o con coloro che semplicemente cercano risposta alle domande fondamentali dell’esistenza, “per la ricerca del vero bene dell’uomo e della società”. Non c’è dubbio che queste siano state le priorità reali del pontificato. Perseguite con coerenza e coraggio in un contesto spesso non privo di tensioni e di ostacoli. Ma Benedetto XVI diceva che non avrebbe cercato di far brillare la luce propria, ma quella di Cristo. Auschwitz, Istanbul, New York, Sydney, Parigi, l’Africa, Gerusalemme. Sinagoghe e moschee, encicliche sulla carità, sulla speranza, sull’etica nello sviluppo, nell’economia e nel rispetto dell’ambiente. Un bilancio ricco e pieno, di servizio di Dio e dell’umanità. Un cammino da continuare con una rotta sicura.


In Italia si celebra oggi la Giornata di preghiera per il Papa


“Rendere grazie al Signore per il magistero illuminato e la cristallina testimonianza del Papa”: così la Conferenza episcopale italiana invita i fedeli a pregare per Benedetto XVI nella giornata di oggi, 19 aprile, quinto anniversario della sua elezione al Soglio pontificio. Nelle grandi città come nei piccoli paesi, migliaia di persone si riuniranno in cattedrali e santuari. Accogliendo l’invito dei vescovi italiani, in tutte le diocesi si moltiplicano celebrazioni eucaristiche, liturgie della Parola, veglie, adorazione di Gesù Eucaristia e recite del rosario: un enorme popolo in preghiera intorno al Papa, centro di unità e segno visibile di comunione. Tra loro ci saranno anche gli abitanti di Lorenzago, in Cadore, dove il Pontefice ha soggiornato nel 2007; una mamma di Onna che nel terremoto ha perso due dei quattro figli e che non dimentica l’abbraccio del Papa tra le tende del piccolo borgo raso al suolo; un gruppo di detenuti della casa di reclusione di Brucoli, in Sicilia, che frequentano il corso di teologia e che hanno scritto una lettera d’auguri a Benedetto XVI chiamandolo “il dolce Cristo in Terra”, usando un’espressione di Santa Caterina da Siena.

Secondo le indicazioni della Cei, nelle preghiere di domani si ricorderanno anche le vittime di abusi sessuali e quanti si sono macchiati di tali odiosi crimini. Confidando nella Parola del Signore, si chiederanno per la Chiesa anche nuove vocazioni: sacerdoti che con dedizione e rinnovata passione educativa si spendano nelle situazioni più difficili. Tra le iniziative proposte, a Napoli l’arcivescovo, cardinale Crescenzio Sepe, guiderà la recita del Rosario nella Basilica di Santa Restituta; a Pesaro l’invito a pregare dell’arcivescovo Piero Coccia è stato raccolto da Comunione e Liberazione che ha organizzato un momento comunitario. Un invito a stringersi intorno al Papa viene anche dall’arcivescovo di San Benedetto del Tronto, mons. Gervasio Gestori, e dal vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, che guiderà una veglia. Da Frosinone, dove il vescovo Ambrogio Spreafico officierà una Messa, arriva l’augurio che Benedetto XVI “con la forza del suo magistero continui a illuminare la Chiesa e il mondo”, mentre l’arcivescovo di Rossano, in Calabria, mons. Santo Marcianò, nella sua lettera esprime tutto l’amore della diocesi “per questa Chiesa, per la quale il Pontefice sta donando realmente la vita”. Vicinanza al Pontefice, espressa anche con la recita di un rosario, dall’arcivescovo di Siena, Antonio Buoncristiani.

Dalla Sicilia, l’arcivescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, invita i fedeli a pregare per il Papa; da Trapani il vescovo Francesco Micciché scrive che nell’appello di Benedetto XVI a pregare per le vittime di abusi sessuali, si coglie “tutta la sua forza, la bontà e la grandezza del servizio petrino esercitato con fermezza e determinazione paterna. Che il Santo Padre possa continuare il suo prezioso e necessario servizio alla Chiesa”. Anche lo storico cattolico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, in un’intervista al quotidiano Avvenire, ha ripercorso questi primi cinque anni del Pontefice, evidenziandone la mitezza, la scelta forte di proporre il cuore dell’esperienza spirituale cristiana, la fiducia nella Parola di Dio, nella comunicazione del Vangelo, nella liturgia, il candore di credere soprattutto che la Parola del Signore rigeneri i cuori. I viaggi nel mondo, il dialogo ecumenico e con l’ebraismo: per il professor Riccardi Benedetto XVI è un Papa che “porta in sé le ferite del Novecento: la guerra, inutile strage, e la secolarizzazione occidentale che cerca la libertà o il futuro senza Dio”.

(A cura di Roberta Barbi)




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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