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19 Aprile: Anniversario di un Pontificato nel segno dei tempi! Grazie Benedetto!

Ultimo Aggiornamento: 18/03/2017 22:21
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19 aprile 2005 un Pontificato sul Calvario (2)

16.04.2013 19:37

 

19 aprile 2005 un Pontificato sul Calvario (2)

perseguitato ed ostacolato, il ministero di Benedetto XVI procede per 8 anni sulle profetiche Stazioni di una gloriosa Via Crucis.

(parte seconda) qui la parte prima

 

Fra le tante citazioni che si potrebbero riportare, di Ratzinger prima di essere eletto come le famose Meditazioni alla Via Crucis del Venerdì Santo 2005, o come l'Omelia alla Messa Pro eligendo Pontifice, ci piace riportare invece il suo appello ai fedeli nell'Omelia per la Messa di intronizzazione del 24.4.2005 quando disse:

" Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi. Preghiamo gli uni per gli altri, perché il Signore ci porti e noi impariamo a portarci gli uni gli altri..."

Con tutto l'amore che vogliamo alla razza dei canidi e l'immagine affettuosa, cara alla tradizione, di un Francesco (il Santo e poverello d'Assisi) alle prese con un lupo, non possiamo non riscontrare un'altra immagine drammatica, quella biblica che ben delinea il Calvario di questo glorioso Pontificato:

"I suoi sacerdoti violano la mia legge, profanano le cose sante. Non fanno distinzione fra il sacro e il profano, non insegnano a distinguere fra puro e impuro, non osservano i miei sabati e io sono disonorato in mezzo a loro. I suoi capi in mezzo ad essa sono come lupi che dilaniano la preda, versano il sangue, fanno perire la gente per turpi guadagni". (Ezech. 22,26-27)

In questo breve e drammatico passo c'è tutto il sunto di questi otto anni di Pontificato benedettiano, momenti difficili e bui per la Chiesa nei quali era proprio la parola e i gesti liturgici di Benedetto XVI a portare speranza, luce, fiducia. L'umile lavoratore nella vigna del Signore è da subito circondato da lupi affamati. Del resto, come ben sappiamo, l'orso di San Corbiniano riportato nel suo stemma ci conduce passo passo all'interno di questa battaglia che, effettivamente, egli combatteva già da molti anni in qualità di Prefetto per la custodia della sana Dottrina. Detta brevemente, la storia dell'orso, ci racconta di come san Corbiniano, durante il suo pellegrinaggio verso la Tomba dell'Apostolo Pietro, venne assalito da un orso che uccise il suo cavallo. A quel punto san Corbiniano , che forse si sarà ricordato pure del Salmo: "Il cavallo non giova per la vittoria, con tutta la sua forza non potrà salvare" (32,17), si mette a parlare con l'orso, lo rimprovera per il suo gesto e così lo addomestica facendosi portare sulle sue spalle fino a Roma.

Benedetto XVI è senza armi umane e senza supporti, si affida a questo racconto per spiegare come egli veda il suo Pontificato: come l'orso che si fa carico dei problemi che hanno oscurato la cristianità del nostro tempo.

Ci si ostina a dire che Benedetto XVI eliminò la tiara dal suo stemma pontificio. Nulla di ciò è più falso. Che Egli abbia deciso di adottare la mitria è tipico del suo carattere mite e mansueto, pronto ad accettare anche una imposizione che lo coglie, invece, a sorpresa, a fatto compiuto. Lo stemma pontificio del Papa infatti venne confezionato a sorpresa e portato al Papa come dono del cardinale Montezemolo. Che piaccia o meno, non era nel carattere di Ratzinger respingere un dono. Prova ne è che sul famoso tronetto rosso usato nelle Messe, venne riportato lo stemma di Benedetto XVI con tanto di tiara e non solo lì, ma anche su alcune stole non ha esitato ad alternare il suo stemma con la tiara a quello con la mitria, per non parlare dell'uso delle stole dei predecessori con tanto di stemma e tiara; ma anche in diversi piviali e perfino si tentò di riportarla sul tappeto domenicale dell'Angelus, ma la comparsa di quello stemma di una domenica di ottobre del 2010, bastò a scatenare gli sproloqui progressisti e così, da buon mansueto, Benedetto sia, fece sparire anche quel tappeto.

Questi piccoli episodi la dicono lunga su cosa Ratzinger dovette sopportare e subire.

Così come le falsi voci sulle firme prestigiose sulle sue scarpe rosse, mantelli, mozzette varie, non sono altro che quel continuo tam-tam diffamatorio atto a voler presentare un Pontefice schivo alla povertà, spendaccione, amante del lusso. In verità lo stile di Benedetto XVI non è stato altro che decoroso e dignitoso al ruolo che ricopriva, sobrio dal punto di vista delle spese visto che per otto anni ha usato paramenti e stole dei suoi Predecessori, sobrio dal punto di vista degli oggetti visto che ha tirato fuori dal museo i vari troni dei suoi Predecessori. Lo stesso pastorale (ferula) non fu altro che un dono del Circolo di San Pietro, una usanza antica quella di donare al nuovo Pontefice la ferula e dopo che ebbe portato sia quella di Paolo VI sia quella di Pio IX. Dunque, dove stanno tutte queste "spese"?

Ma torniamo alle cose più serie.

 

Il 17 aprile del 2008 è la prima volta nella storia della Chiesa che un Pontefice incontra uomini e donne vittime di abusi sessuali commessi da sacerdoti cattolici.

Ben consapevole di tal piaga oramai purulenta, dopo che sotto il Pontificato precedente i Vescovi e cardinali l'avevano avuta vinta di far passare tutto sotto silenzio, Benedetto XVI decide di far emergere tutto il pus velenoso che si era addensato nella piaga e convoca, non a caso, un Anno Sacerdotale (2009/2010) durante il quale le tenebre si accaniscono contro la Chiesa e cercano di ottenere il suo più completo disfacimento, ma invano!

E come non ricordare il tentativo di rovesciare questo Trono Petrino quando in quel 12 settembre del 2006, all'università di Ratisbona, di proposito si vollero usare le parole del suo Discorso storpiandole, manipolandole in modo da dare origine al "caso", ma anche qui invano!

 

E come non dimenticare il vile tentativo di far passare la sua breve esperienza militare (obbligatoria e dalla quale si defilò disertando) con indosso una divisa della aviazione, scambiata volutamente e diabolicamente quale divisa delle SS?

Ricorderemo tutti le parole di Benedetto XVI sull'aereo che lo portava a Fatima (11-14 maggio 2010) quando rispiegò il valore del Terzo Segreto di Fatima:

" Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio, vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia. Con una parola, dobbiamo ri-imparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera, la penitenza e le virtù teologali. Così rispondiamo, siamo realisti nell’attenderci che sempre il male attacca, attacca dall’interno e dall’esterno, ma che sempre anche le forze del bene sono presenti e che, alla fine, il Signore è più forte del male, e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia...."

E come non menzionare le sue tre Encicliche diabolicamente mai fatte circolare nelle varie Diocesi e parrocchie, mai usate come strumento di evangelizzazione.

Con la Deus Caritas est Benedetto XVI mette a nudo il pericolo socialista e marxista così come il pericolo della Teologia della Liberazione;

con la Caritas in veritate mette a nudo le contraddizioni delle principali teorie economiche che dominando nel mercato politico vedono l'uomo solo come oggetto di consumo e ricavo, lo sfruttamento dell'uomo e di conseguenza il suo vero indebolimento e la conseguente crisi economica, sociale e culturale;

e infine con l'enciclica Spe Salvi nella quale, e potremmo dire davvero impietosamente, denuncia il come siamo giunti a toccare il fondo di un processo evolutivo drammatico per l'uomo, specie in Occidente, a causa di un progressivo allontanamento dalla vera unione tra fede e ragione che a fatica era stata portata già con San Benedetto per la formazione di una Europa "ragionevolmente" cristiana. Benedetto XVI non risparmia di denunciare in questa enciclica il degrado generato dal fideismo e dal liberalismo protestante, che ha negato il ruolo della ragione, poi denuncia il degrado perpetrato a causa di un prepotente laicismo illuminista che ha eliminato la fede, infine sono sopraggiunte le ideologie del XX Secolo che si sono imposte come nuove "religioni" secolari ed anticristiane, per raggiungere a quel nichilismo oggi imperante che è, appunto, quel relativismo che ha colpito l'Uomo in ogni suo ruolo, da quello familiare a quello politico, e inevitabilmente anche all'uomo religioso, al sacerdote, al vescovo...

 

Vale qui la pena di riportare un altro passo dell'articolo già citato nella prima parte, a firma del teologo Padre Giovanni Cavalcoli O.P. "Forza e debolezza del Papato" quando dice:

" Se dunque nei primi anni del postconcilio avevamo per lo più soltanto teologi rahneriani colpevolmente tollerati dai loro vescovi, adesso abbiamo vescovi rahneriani, che sono gli antichi seminaristi di un tempo formati da insegnanti rahneriani. Una situazione incancrenita e pericolosissima. Rahner è diventato un “classico” quasi fosse un Padre della Chiesa o un nuovo S.Tommaso d’Aquino. (..)

Il potere di questi prelati, essendo immediatamente e spazialmente vicino, conta più di quello del Papa, è più temibile di questo. Disobbedire al Papa in molti ambienti non porta a nessuna conseguenza, anzi si ottiene successo e si passa per moderni ed avanzati, ma disobbedire ai prelati modernisti si paga caro e può compromettere o bloccare la stessa carriera o attività ecclesiastica o sacerdotale, per quanto si possa essere teologi o docenti stimati e di lunga esperienza.

In tal modo il Papato con i pochi collaboratori fedeli che gli restano tra i vescovi e tutti i buoni cattolici, è una specie di stato maggiore di un esercito dove però l’esercito si è costituito capi per conto suo, i quali non seguono affatto le direttive dello stato maggiore, ma vanno per conto proprio con una loro politica ecclesiastica, una loro teologia ed una loro pastorale che non riflette la vera concezione cattolica, ma quella concezione ereticale di cui sopra.

E i Papato ha le mani legate, non può far quasi nulla dal punto di vista del governo, del controllo della dottrina e delle nomine ecclesiastiche. Queste ultime sono per lo più imposte od ottenute con raggiri dai modernisti, sicchè il Papa deve, come si suol dire, “far buon viso a cattivo gioco”, si trova ad avere a che fare con “collaboratori” finti o di facciata che non sono affatto copertamente o scopertamente veri collaboratori, ma che gli remano contro se non in modo plateale e sfacciato, certo comunque in modo reale e come un tarlo che corrode ogni giorno il sistema del Papato.

Il Papa è così sottoposto ad uno stillicidio quotidiano, ad una vita logorante difficilmente sopportabile[5], se non fosse che abbiamo avuto in questi decenni Papi santi che hanno saputo offrire la loro vita per la Chiesa in unione con la croce di Cristo. Con tutto ciò è chiaro che il Papa ha i suoi buoni collaboratori, presenti grazie a Dio in tutti i settori della Chiesa in tutto il mondo, ma in scarsissimo numero, e tutto quello che possono fare, oltre a soffrire insieme col Vicario di Cristo, è la proclamazione della sana dottrina, peraltro sistematicamente ed immediatamente criticata, fraintesa, derisa e contestata dai potenti mezzi propagandistici dei modernisti. E’ possibile dunque sapere, in linea di principio, che cosa pensa il Magistero, ma è assai difficile metterlo in pratica a causa degli ostacoli, delle minacce, delle seduzioni e delle persecuzioni provenienti dal potere modernista.

Questa situazione di debolezza e di impotenza sorge col papato di Paolo VI e si protrae sino ai nostri giorni. Essa certamente è all’origine delle dimissioni di Benedetto XVI[6]. Il Papato con Paolo VI non è più Cristo che guida le folle[7], che compie prodigi, che corregge i discepoli, che caccia i demòni, che minaccia farisei, sommi sacerdoti e dottori della legge, ma è Cristo sofferente, “crocifisso e abbandonato”, inascoltato, disobbedito, contestato, beffato, emarginato, angosciato..."

 

Perdonate la lunga citazione, ma indispensabile per comprendere questi 8 anni di calvario di Benedetto XVI, perché parliamo appunto di Calvario, descritto da una firma assai più prestigiosa della nostra.

Va anche annotato che il cardinale Joseph Ratzinger era stato nominato Prefetto per la Congregazione della Dottrina della fede da Giovanni Paolo II il 25 novembre del 1981 e che da allora, neppure in questi 8 anni da Pontefice, egli ha mai lasciato davvero questo incarico.

Lo dicono le nomine da lui fatte in cerca di un sostituto a lui stesso diventato Pontefice, nomine insufficienti, inadeguate, inconcludenti.

Con mons. Levada (forse l'unico idoneo al ruolo) gli unici Documenti firmati risalgono a bozze che erano già state preparate da Ratzinger prima di diventare Papa. In ultimo, la nomina di mons. Muller la dice lunga sull'inadeguatezza a chi affidare questo delicato ma decisivo ruolo (anzi ci auguriamo di sbagliare riguardo alla scelta), in sostanza appare evidente che a differenza di questi due ultimi Pontificati, attualmente non abbiamo un "Defensor fidei" di elevato spessore o paragonabile all'allora Ratzinger.

Certo, qui è la responsabilità stessa del Papa che fa le nomine, ma probabilmente anche la forte carenza di Prelati adatti e soprattutto "cattolici nella Dottrina", come ha spiegato Padre Cavalcoli nell'articolo sopra, la dice lunga della grave situazione interna in cui vive la Chiesa e delle scelte difficili che spettano poi al Papa.

Ricapitolando questa seconda puntata, traspare tutto il Calvario con le Stazioni vissute da Benedetto XVI, ma tante altre se ne potrebbero citare e saranno ricordate nella terza parte dell'articolo che intendiamo preparare dopo questo.

Abbiamo voluto ricordare questi eventi perché se è vero che Benedetto XVI non è più Vescovo di Roma, Sommo Pontefice dal 28 febbraio 2013 per sua scelta, è altrettanto vero che sarà "Papa e Vicario di Cristo" fino all'ultimo dei suoi giorni perché, come si deduce dallo stesso Diritto Canonico, il ruolo di "ex Papa o ex Vicario di Cristo" non esiste, così come non esiste quello di "ex-sacerdote", il che significa, almeno per noi, che Benedetto XVI pur non essendo più alla guida della Chiesa egli è nella Chiesa, come detto da lui stesso nell'ultimo Angelus:

"Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze..." (Angelus 24.2.2013).

 

(continua nella terza parte fra qualche giorno)

 

***



Maggiori informazioni http://anticlericali-cattolici.webnode.it/blog/


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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