Regaliamo un aggiornamento a frate Alfonso...dal 1997 al 2002...prima che scoppiasse la guerra in Iraq...dove la Chiesa Caldea è quella appunto che ha dato vita alla Chiesa Siro-Malabarese.....forse gli manca qualche articolo visto che va alla ricerca di scoop, vediamo se è onesto da inserire anche questo......
Intervista a Mons. Antonios Mina responsabile per la Chiesa Caldea presso la Congregazione per le Chiese Orientali |
Per approfondire la conoscenza della Chiesa Caldea nel mondo e nel contesto iracheno, l'Agenzia Fides ha intervistato: Mons. Antonios Mina, di recente nominato dal Santo Padre Capo Ufficio presso la Congregazione per le Chiese Orientali, e responsabile per la Chiesa Caldea nel medesimo Dicastero; e Mons. Philip Najim, Procuratore della Chiesa Caldea presso la Santa Sede.
Agenzia Fides: Il Papa ha detto che le Chiese di Occidente e Oriente camminano insieme e sono i "due polmoni della Chiesa". Che posto occupa la Chiesa Caldea nel panorama delle Chiese Orientali?
Mons. Antonios Mina: Nelle Chiese orientali abbiamo cinque "famiglie", ognuna con propri riti e tradizioni: Alessandrina, Antiochena, Armena, Caldea, Costantinopolitana. La Chiesa Caldea è una di queste. E' una Chiesa gloriosa, che poi è arrivata fino all'India e dando vita al ramo siro-malabarese. E' una Chiesa con molti santi e martiri. Nei primi secoli del cristianesimo queste comunità erano molto fiorenti. Poi, in Medio Oriente cristiano, con la conquista musulmana, il cristianesimo ha avuto un calo. La Chiesa di Oriente è una ricchezza che si aggiunge alla spiritualità di tutta la Chiesa. Il patrimonio culturale e spirituale di Oriente e Occidente non sono in conflitto, ma camminano insieme, sono i "due polmoni della Chiesa", come li ha definiti il Papa..
Agenzia Fides: Nelle Chiese orientali esiste una grande varietà di riti e ogni Chiesa ha un proprio specifico patrimonio liturgico. Da che cosa nascono e che cosa significano queste differenze? Alcuni le interpretano come un sorta di "particolarismo": non sono piuttosto una ricchezza?
Mons. Antonios Mina: Un rito non è nient'altro che è il modo in cui un popolo adora Dio. Nei primi secoli di espansione della cristianità, l'evangelizzazione incontrava popoli con costumi e tradizioni diverse. Le abitudini sono difficili da cambiare, è accaduto dunque che si sono cristianizzate le abitudini, e così è nato ogni specifico patrimonio rituale liturgico. Per questo tutti i riti sono differenti , perché ogni popolo aveva propria lingua, cultura, costumi. Così si sono sviluppati i riti, giunti fino ad oggi. Per riscoprirne rivedere il nucleo, per capire l'origine e il significato delle diverse preghiera o gestualità, occorre perciò tornare alle origini. Esiste una logica per capire il perché è stato fatto ogni gesto di ciascun rito, che è un modo specifico di arrivare a Dio. La diversità, vista in questa prospettiva, dà alla Chiesa soltanto ricchezza.
Agenzia Fides: La Chiesa Caldea ha conosciuto nei secoli scorsi una grandissima fioritura e si è sempre di più immedesimata nella storia e nella vita del popolo iracheno. Com'è oggi la situazione della Chiesa Caldea?
Mons. Antonios Mina: La Chiesa Caldea era molto fiorente, dal punto di vista spirituale e culturale ma negli ultimi 20 anni la situazione è molto cambiata. La Chiesa Caldea è in difficoltà come tutto il popolo iracheno, che è in miseria. La situazione pesa sulla popolazione e sulla Chiesa (l'anno scorso con l'Obolo di s.Pietro la Chiesa intera collaborò a risanare alcune questioni finanziare legate alle famiglie caldee bisognose-nota all'indice-). A causa della povertà, molti lasciano il paese e ad emigrare sono soprattutto le persone colte, con contatti all'estero, che hanno un certo benessere economico. Anche la Chiesa Caldea ha subito un impoverimento progressivo:La formazione dei seminari lascia a desiderare perché mancano mezzi e sacerdoti. Va notato che oggi le vocazioni sono comunque molte: in genere quando una Chiesa soffre ed è sotto pressione, si aggrappa più a Dio.
Agenzia Fides: Come vivono i fedeli Caldei il loro patrimonio di fede, in un contesto che limita la libertà di religione e di evangelizzazione?
Mons. Antonios Mina: I Caldei hanno una fede profonda e radicata, sono molto attaccati a Dio: oggi, in questa fase di sofferenza, non vedono altra salvezza che nella Croce di Cristo. Mi ha sempre colpito la grande fede dei cattolici iracheni. Vivono da cristiani, testimoniano la fede con la vita, nei limiti indicati dallo stato. All'interno della propria comunità c'è libertà religiosa, se non si supera il recinto.
Agenzia Fides: I rapporti fra le autorità religiose e civili in Medio Oriente sono sempre un punto molto delicato: come è la situazione Iraq?
Mons. Antonios Mina: I rapporti col governo sono buoni: nel governo c'è il vicepremier Tareq Aziz che è cattolico Caldeo, sua moglie è molto credente. Il Patriarca Caldeo Raphael Bidawid è molto stimato, rispettato dalle autorità civili e rappresenta, in sede governativa, tutta la comunità cristiana presente in Iraq.
Agenzia Fides: Nei paesi a maggioranza islamica la condizione dei cristiani oscilla fra timide garanzie di libertà e rischi di subire violenze e persecuzioni. Come sono i rapporti fra la comunità Caldea e i fedeli musulmani? Vi sono attriti o episodi di intolleranza verso i Caldei?
Mons. Antonios Mina: Anche le relazioni islamo-cristiane sono buone, anche se di tanto in tanto avvengono alcuni incidenti, soprattutto da quando una corrente fondamentalista si è pian piano diffusa nel mondo arabo. Ma oggi in Iraq, con la fame e la miseria imperante, non si ha tempo di "fare filosofia" o trovare elementi di conflitto. Il comune denominatore della povertà crea solidarietà. Anche se c'è il rischio che cresca il fanatismo, alimentato dall'ignoranza e dalla miseria. Se vogliamo aiutare i cristiani che vivono in Iraq o nei paesi a maggioranza islamica, bisogna aiutare tutta la popolazione a conoscere la propria religione, ed avere una vita dignitosa.
Agenzia Fides: Il Santo Padre ha sempre dimostrato grande attenzione e cura verso la Chiesa Caldea , diffondendo appelli invitando tutti i credenti alla preghiera. Oggi tutti i cattolici del mondo oggi hanno gli occhi puntati sulla Chiesa Caldea e sulla comunità cattolica in Iraq. Come voi sostenete la Chiesa Caldea?
Mons. Antonios Mina: Noi seguiamo in pieno la volontà del Santo Padre, che ha sempre mostrato massima sollecitudine verso la Chiesa Caldea. Cerchiamo di venire incontro ai bisogni spirituali e materiali della comunità Caldea, da un lato con l'aiuto economico, dall'altro provvedendo alla formazione dei sacerdoti, ai sussidi, ai mezzi per il catechismo. La Congregazione per le Chiese Orientali si prende cura di tutto quanto concerne la vita pastorale, escluse le materie di competenza esplicita di altri dicasteri (la Dottrina della fede, le questioni giuridiche, le cause dei santi, etc.). Poi teniamo costanti incontri con i Vescovi e i Patriarchi, che conosciamo tutti.
Oggi, in conseguenza dell'emigrazione dall'Iraq, si nota una crescita della diaspora caldea che sta costituendo molte comunità fuori dall'Iraq.
Agenzia Fides: La comunità internazionale attraversa attualmente una fase di grande preoccupazione, a tutti i livelli, per questo clima di guerra imminente. Come sta vivendo questo momento la comunità Caldea?
Mons. Antonios Mina: La possibilità di una guerra è considerata come una assoluta ingiustizia . Il popolo iracheno vede gli effetti dell'embargo sulle famiglie, sui bambini. Mancano il latte, il cibo, altri beni di prima necessità, in particolare medicine. Da un lato la situazione non è felice, c'è molta sofferenza; dall'altra il popolo subisce una sorta di indottrinamento che addossa solo all'esterno la responsabilità di tutte le ingiustizie.
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