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La Chiesa è in crisi ?

Ultimo Aggiornamento: 17/04/2010 22:03
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17/04/2010 21:59
 
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 05/06/2004 18.03
Mammamia Alfonso.....a te bisogna stare dietro come una chioccia..........., ma che c'azzecca la Chiesa di rito siriana...ma che non lo sapevi che la Chiesa di MALABERESE è di rito ORIENTALE? Sai che vuol dire? che ciò che hai inserito è parte di quella divisione che abbiamo NELLE CHIESE ORTODOSSE..........
Come ti dicevo è SEMPRE CHIESA CATTOLICA, MA ORTODOSSA O DI RITO ORIENTALE....che si differenziano dal Rito Latino...Come quando gli Ortodossi presenziarono la Messa con il Papa, al momento della Consacrazione il Patriarca e il Papa si salutarono......questo è il DOLORE DELLE DIVISIONI E NON CERTO UNO SCOOP COME FAI TU......gongolandoti.....
 
Ma lo vedi che vuoi insegnare rimanendo IGNORANTE???
Correggerai ora il testo? Macchè.....continui  A CENSURARE LA VERITA'.......E SEI disonesto....PERCHè NON STAI METTENDO UNA SOLA CORREZIONE.....
 
LA CONOSCI L'ERESIA NESTORIANA?? Rileggitela Alfonso perchè sotto quella veste si cela la divisione che hai sottoscritto ........
 

Cronologia della Chiesa Siro-Malabarese

1656 Dopo  il Giuramento di Coonan  Roma comincia a  interessarsi più attivamente dei  Cristiani del Kerala e vi invia il Carmelitano  Giuseppe Sebastiani per tentare la riconcializione.

1659 alla giurisdizione portoghese (i portoghesi nominano un  amministratore o un arcivescovo per il Malabar con sede  a Kodungallur) il Papa affianca una giurisdizione sotto le dipendenze della Propaganda(Vicariato Apostolico del Malabar ). Primo Vicario ( e Amministratore dell'arcidiocesi di Cranganore) è Giuseppe Sebastiani.

1663 Gli Olandesi conquistano la regione e i missionari europei sono allontanati. Il Vicariato sopravvive con a capo il prelato indiano Parambil Chandy,consacrato da Sebastiani.

1709 Viene soppresso il Vicariato del Malabar ed eretto quello di  Verapoly .

1787 forte richiesta a Roma al fine di ottenere vescovi nativi.

1838 Viene soppressa la giurisdizione portoghese malabarese (diocesi di Cochin e di  Crnaganore).Resta quale unica giurisdizione quella della Propaganda(Vicariato di Verapoly).

1861 l'arrivo di un  vescovo cattolico caldeo, Tommaso Rokkos, inviato dal patriarca caldeo  crea seri maggiori  problemi. Scomunicato al suo arrivo dal Vicario apostolico di Varapuzha il vescovo dà luogo a uno scisma .

1874 Un altro vescovo  Caldeo, Mar Elias Melus ,arriva in Kerala con analogo esito rispetto alla missione del suo predecessore.Ne consegue un allargamento dello  scisma (che nel 1907 darà luogo al vescovado nestoriano di Trichur).

1887 Leone XIII decreta finalmente  la separazione tra il Rito dei cattolici di S.Tommaso e quello Latino.Vengono creati due Vicariati Apostolici per i Siro-Malabaresi (a Trichur e Kottayam) però con due vescovi latini.

1896 I tre Vicariati Apostolici (in quest'anno viene creato  il Vicariato Apostolico di Chanchanacherry) vengono posti sotto la guida di vescovi nativi.

1911 Papa Pio X erige un quarto vicariato, a Kottayam ,per i Knanaya.

1923 Pio XI stabilisce una gerarchia siro-malabarese.

1934 Pio XI inizia un processo di riforma liturgica al fine di ristabilire effettivamente il rito siro-malabarese viso la pesante latinizzazione cui nei secoli era andato incontro.

1956 Vengono organizzate due metropolie.

1977 La S.Sede comincia a stabilire  diocesi  Siro-Malabaresi  in India fuori del Kerala (come suffraganee di arcidiocesi Latine ).

1992 Papa Giovanni Paolo II eleva la Chiesa alla dignità arcivescovile maggiore.

http://atlasofchurch.altervista.org/comuni/kerala.htm

Perciò caro Alfonso....hai scoperto l'acqua calda.......

Stamme bene......


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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 05/06/2004 18.10
E solo per completare la citazione alfonziana....... rammento quanto segue....
 
....UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO GIUBILARE
DELLA CHIESA SIRO-MALANKARESE
E DELLA COMUNITÀ DEL PONTIFICIO ISTITUTO
SAN GIOVANNI DAMASCENO IN ROMA

Lunedì, 20 Novembre 2000

Caro Arcivescovo Baselios,
cari pellegrini della Chiesa siro-malankarese,
personale e studenti del Pontificio Istituto san Giovanni Damasceno,

1. Dall'India e da ogni luogo siete giunti a Roma per celebrare il Grande Giubileo dell'Anno 2000 e la vostra preghiera sulle Tombe degli Apostoli Pietro e Paolo è un segno luminoso della nostra unione profonda in Cristo.

Settant'anni fa, l'Arcivescovo metropolitano Mar Ivanios, il Vescovo Mar Theophilos e i loro compagni entrarono nella piena comunione con la Sede di Pietro perché erano profondamente convinti della verità delle parole trovate sotto la cupola della Basilica Vaticana: Hinc una fides mundo refulget "Da qui l'unica fede risplende nel mondo". Compresero che "la Chiesa è una, la Chiesa di Cristo fra l'Oriente e l'Occidente" (Orientale Lumen, n. 20). Sapevano che entrando nella comunione cattolica "non intendevano affatto rinnegare la fedeltà alla loro tradizione" (ibidem, n. 21). Da allora Dio ha abbondantemente benedetto la Chiesa siro-malankarese nella sua opera di unità cristiana.

Mentre coronate le vostre celebrazioni giubilari offrendo il Santo Qurbana, vi chiedo di invocare l'amore di Dio sui cristiani delle Chiese Orientali affinché in modo nuovo e più intenso sappiano che camminano "verso l'unico Signore, e quindi gli uni verso gli altri" (ibidem, n. 28). Pregate anche affinché questa nuova scoperta fra i cristiani d'Oriente sia una benedizione per tutta la Chiesa all'alba del terzo millennio.

2. Sono molto lieto di accogliervi, Rettore, personale e sacerdoti studenti del Pontificio Istituto di san Giovanni Damasceno che, in questo anno, il giorno della Festa del vostro patrono celeste, celebrerete il sessantesimo anniversario dell'Istituto, creato da Papa Pio XII. Oggi ringraziamo Dio per le numerose grazie che questi anni hanno portato.

I vostri sacerdoti residenti nell'Istituto provengono dalle Chiese siro-malabarese e siro-malankarese e quindi sono tutti figli di san Tommaso Apostolo, alla cui opera missionaria dovete la vostra fede cristiana. Siete giustamente orgogliosi non solo della ricca eredità delle vostre Chiese, ma anche del loro fervore apostolico, della loro energia pastorale e delle loro numerose vocazioni. Questa è la vitalità cristiana che portate con voi a Roma, mentre a sua volta la Chiesa di Roma vi offre i suoi doni. Potete così giungere a un senso più profondo della missione speciale del Successore dell'Apostolo Pietro, il primo servitore dell'unità di tutti i fedeli di Cristo. Potete imparare di più circa il significato dell'appartenenza alla Chiesa universale e circa la gioia e la gratitudine che essa suscita nel cuore dei cristiani.

Cari fratelli Vescovi, cari amici in Cristo, nel corso delle vostre celebrazioni giubilari, che le parole del salmista echeggino in ognuno di voi: "Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!" (Sal 132, 1). Che la Madre Santissima di Dio, attraverso la quale la luce ha illuminato la terra, vi guidi nel vostro pellegrinaggio!

In pegno di grazia e di pace nel Suo figlio divino, Gesù Cristo nostro Signore, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

....

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 05/06/2004 18.18
Faccio osservare ad Alfonso che il testo che ha inserito è del numero

N. 10 - ottobre 1997

........mentre......l'udienza dal Papa è di TRE ANNI DOPO.....
ce li hai gli aggiornamenti su quell'articolo Alfonso?.....
 
e gli rammento che l'articolo da lui inserto si conclude, nel 1997 con queste parole:
 
E proprio da lui, monsignor Alphonse Mathias, viene una proposta concreta: «Dobbiamo raggiungere degli accordi zona per zona, in modo che non ci siano Chiese cattoliche di rito diverso nella stessa area. Non è tanto alla dottrina quanto allo spirito di collaborazione che dobbiamo fare appello»
..........
 
sai cosa vuol dire Alfonso? che la divisione NON E' DOTTRINALE COME INVECE EMERGE DA VOI......ma di COLLABORAZIONE APPUNTO, evidentemente le contese sempre presenti nella Chiesa non finiscono mai...una di queste contese SEI TU.......
 
Amen!
 

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 05/06/2004 18.51
Regaliamo un aggiornamento a frate Alfonso...dal 1997 al 2002...prima che scoppiasse la guerra in Iraq...dove la Chiesa Caldea è quella appunto che ha dato vita alla Chiesa Siro-Malabarese.....forse gli manca qualche articolo visto che va alla ricerca di scoop, vediamo se è onesto da inserire anche questo......
 
Intervista a Mons. Antonios Mina responsabile per la Chiesa Caldea presso la Congregazione per le Chiese Orientali
Per approfondire la conoscenza della Chiesa Caldea nel mondo e nel contesto iracheno, l'Agenzia Fides ha intervistato: Mons. Antonios Mina, di recente nominato dal Santo Padre Capo Ufficio presso la Congregazione per le Chiese Orientali, e responsabile per la Chiesa Caldea nel medesimo Dicastero; e Mons. Philip Najim, Procuratore della Chiesa Caldea presso la Santa Sede.
 
Agenzia Fides: Il Papa ha detto che le Chiese di Occidente e Oriente camminano insieme e sono i "due polmoni della Chiesa". Che posto occupa la Chiesa Caldea nel panorama delle Chiese Orientali?
Mons. Antonios Mina: Nelle Chiese orientali abbiamo cinque "famiglie", ognuna con propri riti e tradizioni: Alessandrina, Antiochena, Armena, Caldea, Costantinopolitana. La Chiesa Caldea è una di queste. E' una Chiesa gloriosa, che poi è arrivata fino all'India e dando vita al ramo siro-malabarese. E' una Chiesa con molti santi e martiri. Nei primi secoli del cristianesimo queste comunità erano molto fiorenti. Poi, in Medio Oriente cristiano, con la conquista musulmana, il cristianesimo ha avuto un calo. La Chiesa di Oriente è una ricchezza che si aggiunge alla spiritualità di tutta la Chiesa. Il patrimonio culturale e spirituale di Oriente e Occidente non sono in conflitto, ma camminano insieme, sono i "due polmoni della Chiesa", come li ha definiti il Papa..
 
Agenzia Fides: Nelle Chiese orientali esiste una grande varietà di riti e ogni Chiesa ha un proprio specifico patrimonio liturgico. Da che cosa nascono e che cosa significano queste differenze? Alcuni le interpretano come un sorta di "particolarismo": non sono piuttosto una ricchezza?
Mons. Antonios Mina: Un rito non è nient'altro che è il modo in cui un popolo adora Dio. Nei primi secoli di espansione della cristianità, l'evangelizzazione incontrava popoli con costumi e tradizioni diverse. Le abitudini sono difficili da cambiare, è accaduto dunque che si sono cristianizzate le abitudini, e così è nato ogni specifico patrimonio rituale liturgico. Per questo tutti i riti sono differenti , perché ogni popolo aveva propria lingua, cultura, costumi. Così si sono sviluppati i riti, giunti fino ad oggi. Per riscoprirne rivedere il nucleo, per capire l'origine e il significato delle diverse preghiera o gestualità, occorre perciò tornare alle origini. Esiste una logica per capire il perché è stato fatto ogni gesto di ciascun rito, che è un modo specifico di arrivare a Dio. La diversità, vista in questa prospettiva, dà alla Chiesa soltanto ricchezza.
 
Agenzia Fides: La Chiesa Caldea ha conosciuto nei secoli scorsi una grandissima fioritura e si è sempre di più immedesimata nella storia e nella vita del popolo iracheno. Com'è oggi la situazione della Chiesa Caldea?

Mons. Antonios Mina: La Chiesa Caldea era molto fiorente, dal punto di vista spirituale e culturale ma negli ultimi 20 anni la situazione è molto cambiata. La Chiesa Caldea è in difficoltà come tutto il popolo iracheno, che è in miseria. La situazione pesa sulla popolazione e sulla Chiesa (l'anno scorso con l'Obolo di s.Pietro la Chiesa intera collaborò a risanare alcune questioni finanziare legate alle famiglie caldee bisognose-nota all'indice-). A causa della povertà, molti lasciano il paese e ad emigrare sono soprattutto le persone colte, con contatti all'estero, che hanno un certo benessere economico. Anche la Chiesa Caldea ha subito un impoverimento progressivo:La formazione dei seminari lascia a desiderare perché mancano mezzi e sacerdoti. Va notato che oggi le vocazioni sono comunque molte: in genere quando una Chiesa soffre ed è sotto pressione, si aggrappa più a Dio.
 
Agenzia Fides: Come vivono i fedeli Caldei il loro patrimonio di fede, in un contesto che limita la libertà di religione e di evangelizzazione?

Mons. Antonios Mina: I Caldei hanno una fede profonda e radicata, sono molto attaccati a Dio: oggi, in questa fase di sofferenza, non vedono altra salvezza che nella Croce di Cristo. Mi ha sempre colpito la grande fede dei cattolici iracheni. Vivono da cristiani, testimoniano la fede con la vita, nei limiti indicati dallo stato. All'interno della propria comunità c'è libertà religiosa, se non si supera il recinto.
 
Agenzia Fides: I rapporti fra le autorità religiose e civili in Medio Oriente sono sempre un punto molto delicato: come è la situazione Iraq?

Mons. Antonios Mina: I rapporti col governo sono buoni: nel governo c'è il vicepremier Tareq Aziz che è cattolico Caldeo, sua moglie è molto credente. Il Patriarca Caldeo Raphael Bidawid è molto stimato, rispettato dalle autorità civili e rappresenta, in sede governativa,  tutta la comunità cristiana presente in Iraq.
 
Agenzia Fides: Nei paesi a maggioranza islamica la condizione dei cristiani oscilla fra timide garanzie di libertà e rischi di subire violenze e persecuzioni. Come sono i rapporti fra la comunità Caldea e i fedeli musulmani? Vi sono attriti o episodi di intolleranza verso i Caldei?

Mons. Antonios Mina: Anche le relazioni islamo-cristiane sono buone, anche se di tanto in tanto avvengono alcuni incidenti, soprattutto da quando una corrente fondamentalista si è pian piano diffusa nel mondo arabo. Ma oggi in Iraq, con la fame e la miseria imperante, non si ha tempo di "fare filosofia" o trovare elementi di conflitto. Il comune denominatore della povertà crea solidarietà. Anche se c'è il rischio che cresca il fanatismo, alimentato dall'ignoranza e dalla miseria. Se vogliamo aiutare i cristiani che vivono in Iraq o nei paesi a maggioranza islamica, bisogna aiutare tutta la popolazione a conoscere la propria religione, ed avere una vita dignitosa.
 
Agenzia Fides: Il Santo Padre ha sempre dimostrato grande attenzione e cura verso la Chiesa Caldea , diffondendo appelli  invitando tutti i credenti alla preghiera. Oggi tutti i cattolici del mondo oggi hanno gli occhi puntati sulla Chiesa Caldea e sulla comunità cattolica in Iraq. Come voi  sostenete la Chiesa Caldea?

Mons. Antonios Mina: Noi seguiamo in pieno la volontà del Santo Padre, che ha sempre mostrato massima sollecitudine verso la Chiesa Caldea. Cerchiamo di venire incontro ai bisogni spirituali e materiali della comunità Caldea, da un lato con l'aiuto economico, dall'altro provvedendo alla formazione dei sacerdoti, ai sussidi, ai mezzi per il catechismo. La Congregazione per le Chiese Orientali si prende cura di tutto quanto concerne la vita pastorale, escluse le materie di competenza esplicita di altri dicasteri (la Dottrina della fede, le questioni giuridiche, le cause dei santi, etc.). Poi teniamo costanti incontri con i Vescovi e i Patriarchi, che conosciamo tutti.
Oggi, in conseguenza dell'emigrazione dall'Iraq, si nota una crescita della diaspora caldea che sta costituendo molte comunità fuori dall'Iraq.
 
Agenzia Fides: La comunità internazionale attraversa attualmente una fase di grande preoccupazione, a tutti i livelli, per questo clima di guerra imminente. Come sta vivendo questo momento la comunità Caldea?

Mons. Antonios Mina: La possibilità di una guerra è considerata come una assoluta ingiustizia . Il popolo iracheno vede gli effetti dell'embargo sulle famiglie, sui bambini. Mancano il latte, il cibo, altri beni di prima necessità, in particolare medicine. Da un lato la situazione non è felice, c'è molta sofferenza; dall'altra il popolo subisce una sorta di indottrinamento che addossa solo all'esterno la responsabilità di tutte le ingiustizie.
 
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