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Il Rito delle LITANIE (di Rinascimento Sacro - Daniele Di Sorco)

Ultimo Aggiornamento: 26/04/2010 11:46
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Quaestio/18: Le Litanie – 1

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By Daniele Di Sorco
Published: aprile 20, 2010
Il carattere gioioso del tempo pasquale viene interrotto dalle processioni penitenziali delle Litanie maggiori e minori; le Litanie maggiori si celebrano sempre il 25 aprile, le Litanie minori i tre giorni che precedono l’Ascensione (1). Il rito di queste Litanie è il medesimo. Le maggiori ebbero origine in Roma, le minori in Gallia; entrambe, poi, furono accettate nella liturgia universale romana e sono oggi in uso.

1°. Litanie maggiori.

a. Origine.

― 1) L’ultimo rimaneggiamento delle Litanie, senza dubbio entrate nell’uso già da tempo, si deve a S. Gregorio Magno († 604). Esiste ancora la cartula invitationis del Santo Pontefice letta nella basilica di S. Maria nell’anno 592: «La solennità di questa festa annuale ci ricorda, figli carissimi, che dobbiamo celebrare con animo attento e devoto, invocando l’aiuto di Dio, la litania che da tutti è chiamata maggiore, per mezzo della quale, supplicando la sua misericordia, possiamo almeno in parte essere purificati dai nostri eccessi. Occorre infatti considerare, dilettissimi, quante continue calamità ci affliggono a causa delle nostre colpe e offese e vedere in che modo possiamo essere soccorsi dalla medicina della pietà celeste» (Registr. App., ep. 3: PL 77, 1329). Tra le calamità qui ricordate bisogna annoverare l’alluvione del 589, seguita dalla pestilenza nella quale, insieme a molti altri, morì anche Papa Pelagio II nel 590.
 
― 2) La data del 25 aprile fu scelta perché in questo giorno si svolgeva un’antichissima processione pagana («ambarvalia») lungo la Via Flaminia, fino alla quinta pietra miliare presso il Ponte Milvio: lì si trovava un boschetto sacro, dove il sacerdote di Quirino sacrificava un cane e una pecora al dio Robigo per ottenere la protezione delle messi dal carbonchio.

― 3) Ideatore della processione cristiana sembra essere stato, alla metà del IV secolo, Papa Liberio, come riferisce (Rat. div. off., c. 123) Giovanni Beleth († 1182): il che è possibile, ma non certo. In ogni caso, nel sec. IV la processione pagana godeva ancora di un certo favore popolare, quindi la Chiesa romana volle sostituirla con un rito che fosse gradito al vero Dio. In effetti la processione cristiana seguiva lo stesso percorso di quella pagana.

b. L’itinerario della processione si trova accuratamente descritto nel Sacramentario Gregoriano (Lietzmann, p. 64): il corteo usciva dalla chiesa di S. Lorenzo in Lucina, percorreva la Via Lata, usciva dalla città attraverso la Porta Flaminia, celebrava la stazione alla basilica di S. Valentino e al Ponte Milvio, tornando in città faceva sosta presso qualche Croce e di lì procedeva fino all’atrio della basilica di S. Pietro, nella quale veniva infine celebrata la Messa.

c. Il rito della processione è descritto nell’Ordo Romanus XXI (Andrieu, III, 247-249). Nella basilica si intonava e si cantava l’antifona all’introito, poi il Pontefice, stando di fronte all’altare e rivolto al popolo, diceva: «Dominus vobiscum» e il diacono «Flectamus genua»; quindi, dopo una breve pausa, aggiungeva: «Levate» e il Pontefice diceva l’orazione. «Nel frattempo tutti escono dalla chiesa. Precedono i poveri dell’ospizio, con la croce di legno dipinto, recitando prima Kyrie eleison, poi Christe eleison, quindi Christe audi nos, poi Sancta Maria ora pro nobis e le altre invocazioni. Dopo di loro escono le sette croci stazionali portate dai crociferi, con tre ceri accesi su ciascuna di esse. Seguono poi i vescovi, i sacerdoti, i suddiaconi, infine il Pontefice con i diaconi, preceduto da due croci portate dai suddiaconi e dall’incenso portato dai mansionari della chiesa; dopo il Pontefice viene la schola che esegue i canti» (n. 10, p. 248). In tutte le stazioni si dicevano antifone ed orazioni, mentre la Messa veniva offerta nella chiesa di arrivo.

2°. Litanie minori o Rogazioni.

a. Origine.

― 1) Nel sec. V la città di Vienna, in Gallia, fu sconvolta da numerose calamità: frequenti terremoti, continue sterilità dei campi, guerre incessanti atterrivano la popolazione. Perciò il vescovo S. Mamerto, nel 469, istituì tre giorni di Rogazioni [dal latino rogare = chiedere, pregare, supplicare] prima dell’Ascensione: «prescrisse al popolo un digiuno, istituì una formula di preghiera, una serie di processioni, una felice distribuzione di elemosine» (S. Gregorio di Tours, Hist. Franc., II, 34: PL 71, 231 s.). Il digiuno, sconosciuto a Roma nella ricorrenza del 25 aprile, a Vienna era considerato essenziale, come afferma S. Avito: «Questa festa è tale che la sua gioia consiste nell’austerità più completa, i suoi conviti nelle lacrime, i suoi cibi nella fame; la sua origine risiede nella necessità, il suo mantenimento nella carità, la sua celebrazione nel riposo e il suo riposo nella fatica» (PL 59, 293).

― 2) Le altre città della Gallia soggette al dominio dei Franchi adottarono a poco a poco le Rogazioni di Vienna, prima la città di Clermont-Ferrand, su iniziativa di Sidonio Apollinare († 482), poi le rimanenti, finché il primo Sinodo di Orléans, nel 511, prescrisse i tre giorni di Rogazioni.

― 3) Anche in altri luoghi d’Europa furono introdotte le Rogazioni: in Spagna, nel 517, il Concilio di Gerona le raccomandò (can. 2), ma, volendo conservare la prassi di non digiunare durante il tempo pasquale, le trasferì alla settimana dopo Pentecoste. A Milano furono adottate tra il V e il VII sec., di certo erano in uso prima Carlo Magno, ma venivano celebrate la settimana dopo l’Ascensione, quando «lo sposo se ne era ormai andato» (Borella, cit. in Righetti, Storia liturgica, II, 398-401). In Germania il Sinodo di Magonza le istituì nell’813: i partecipanti alla processione dovevano incedere «non a cavallo né indossando di abiti preziosi, ma coperti di cenere e vestiti di cilicio, a meno che una malattia non lo impedisca» (can. 30: Mansi, XIV, 72).

b. Descrizione delle antiche Rogazioni. All’epoca della loro origine, le Rogazioni erano molto lunghe e duravano quasi tutto il giorno; i servi, durante il triduo, erano esonerati dal lavoro, in modo che tutto il popolo potesse digiunare senza difficoltà: «in questo triduo tutti si astengano e usino cibi quaresimali» (I Concilio di Orléans). Si effettuavano molte stazioni.

Il Messale Gotico ha una «serie di collette (collectiones) per le Rogazioni, da recitarsi nei vari luoghi dedicati ai Santi» (PL 72, 290 s.), «in S. Pietro, in S. Paolo, in S. Stefano, in S. Martino, in S. Gregorio». Tutti i giorni, al termine della processione, veniva detta una Messa particolare (Miss. Goth., PL 72, 287-290) e ad ogni stazione veniva letta una pericope della S. Scrittura. Dalla prolissità di queste pericopi (P. Salmon, I, 138-168) si può capire quanto impegno venisse profuso nell’istruzione del popolo tramite la lettura delle Scritture: nel corso del triduo, infatti, si leggevano integralmente i seguenti libri: Giacomo, I Pietro, Tobia (primo giorno); II Pietro, I Giovanni, Giuditta (secondo giorno); II e III Giovanni, Giuda, Ester (terzo giorno).

c. Scopo di questa istruzione era raccomandare la preghiera, il digiuno e soprattutto gli atti di carità (elemosina). I canti processionali erano salmi, come riferisce più volte S. Gregorio di Tours: «procedono salmeggiando dopo la croce, preceduti dagli stendardi» (Hist. Franc. ,IV, 5; V, 4; V, 11). Secondo il Messale Gotico: «in questo digiuno di mortificazione, istituito per tre giorni, pregando, tracciando il segno (= della croce) con la moltitudine del popolo e lodando la divina Maestà col canto della salmodia, chiediamo…» (PL 72, 288). Per quanto riguarda la durata, S. Cesario di Arles scrive: «Non vi allontanate dall’assemblea della chiesa, poiché non ci affatichiamo per un arco di tempo tanto lungo da non poterlo sopportare. Infatti, colui che in queste sei ore non abbandona l’assemblea della chiesa, consegue un grande rimedio per la propria anima» (Sermo 208: G. Morin, S. Caes. Arel. opera omnia, 1937, 190).

P. Radó, Enchiridion liturgicum, Romae-Friburgi Brisg.-Barcinone, 1961, pp. 1256-1258
Traduzione di Daniele Di Sorco


(1) Tradizionalmente la festa dell’Ascensione si celebra il giovedì che segue la V domenica dopo Pasqua, ossia quaranta giorni dopo la Pasqua. Soltanto in tempi recenti è stata introdotta, in certi Paesi (tra cui l’Italia), la possibilità di trasferirla alla domenica successiva, per ragioni di uniformità col calendario civile. Le Litanie minori o rogazioni, quindi, si svolgono il lunedì, il martedì e il mercoledì che seguono la V domenica dopo Pasqua.

(segue)




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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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